Entol: entro, drentro, rento, intro, entel, intel, entol

Entol: entro, drentro, rento, intro, entel, intel, entol

Messaggioda Berto » gio gen 02, 2014 9:26 pm

Entro, drentro, rento, intro, entel, intel, entol
viewtopic.php?f=85&t=286


Entel venetego xe atestà entol:

Pa 14 (çipo/çepo/cippo/asta paralelopipeda)

A) . e.n.to.l.lo.u.ki / te.r.mo.n .........B) [-]etiio.s. / te.u.te.r.s
A) entollouki termon B) [-]edios teuters

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Re: Entol: entro, drentro, rento, intro, entel, intel, entol

Messaggioda Berto » gio gen 02, 2014 9:28 pm

Dixen ke łe raixe de sti moti łe xe asè lonse e co łe voxi latine a se gà na corispondensa ma no na derivansa;
corispondense łe ghè anca co łe vecie lenghe de l’area tałega difarenti dal latin e co l’ara çeltega:


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3.1.4. Preposizioni e avverbi PIE: casi notevoli

È probabile che nel periodo più antico, isolante, di Homo loquens Ia, la forma e la funzione dei termini grammaticali si distinguessero appena da quella di nomi, verbi e aggettivi semanticamente vicini al significato relazionale dei termini grammaticali.
Per questo, è utile rilevare i casi in cui i termini grammaticali PIE lasciano ancora intravedere rapporti con la semantica nominale e verbale.

In alcuni casi il significato pieno della preposizione è stato ipotizzato dagli specialisti: per esempio negli avverbi locativi *uper «sopra» e *iner «dentro», *anter «anteriore» è stato visto un composto di *up, *in e *ant + *er col significato di «terra», deducibile da greco érā, tedesco Erde, inglese earth. veneto tera, ecc.
Nei casi che seguono il rapporto è ancora trasparente.

(I) Un primo esempio potrebbe essere quello della preposizione *en, con la quale torniamo nell'ambito della lessicalizzazione dei rapporti elementari di Homo loquens con lo spazio.

In IE la preposizione è attestata in quasi tutta l'area, e viene ricostruita nelle forme *eṇ, *ṇ- *eni- *n(e)i- ecc. (P. 311).
La troviamo in antico indiano ni já- «in-nato», avestico ni-zgnta- «in-genuus», armeno i, greco en, éni, ení, latino in, osco umbro en, albanese inj «fino a», antico irlandese in-, cornico e bretone en, gallico en-, gotico in, antico alto tedesco, anglosassone in, antico islandese i, lettone ie-, antico prussiano en, antico slavo on-; nella forma *ni-*nei- ha il significato di «giù, in basso, sotto»: antico indiano , avestico , armeno ni-, celtico *né; dal comparativo *nitero- antico alto tedesco nidar, antico islandese niðr, antico sassone nithana «sotto», ecc., antico slavo nizъ.

Anche gli altri significati che questa preposizione assume nella sua forma *enter, * ṇter, *entero-, rientrano nella sfera delle relazioni spaziali essenziali, come per esempio «fra» attestato quasi ovunque: antico indiano antàr, avestico antarə, albanese nder, latino inter, intrō, intrā, osco anter, antico irlandese eter, etir, etar, bretone entre, gallico inter, cornico ynter, antico alto tedesco untar.

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Re: Entol: entro, drentro, rento, intro, entel, intel, entol

Messaggioda Berto » gio gen 02, 2014 9:30 pm

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3.1.4. Preposizioni e avverbi PIE: casi notevoli

È probabile che nel periodo più antico, isolante, di Homo loquens Ia, la forma e la funzione dei termini grammaticali si distinguessero appena da quella di nomi, verbi e aggettivi semanticamente vicini al significato relazionale dei termini grammaticali.
Per questo, è utile rilevare i casi in cui i termini grammaticali PIE lasciano ancora intravedere rapporti con la semantica nominale e verbale.
(I) Un primo esempio potrebbe essere quello della preposizione *en, con la quale torniamo nell'ambito della lessicalizzazione dei rapporti elementari di Homo loquens con lo spazio.

In IE la preposizione è attestata in quasi tutta l'area, e viene ricostruita nelle forme *eṇ, *ṇ- *eni- *n(e)i- ecc. (P. 311).
La troviamo in antico indiano ni já- «in-nato», avestico ni-zgnta- «in-genuus», armeno i, greco en, éni, ení, latino in, osco umbro en, albanese inj «fino a», antico irlandese in-, cornico e bretone en, gallico en-, gotico in, antico alto tedesco, anglosassone in, antico islandese i, lettone ie-, antico prussiano en, antico slavo on-; nella forma *ni-*nei- ha il significato di «giù, in basso, sotto»: antico indiano , avestico , armeno ni-, celtico *né; dal comparativo *nitero- antico alto tedesco nidar, antico islandese niðr, antico sassone nithana «sotto», ecc., antico slavo nizъ.

Teuters, teuta, touta, totam, touto, toutatis, tuath, teutoni, tote, tutore, ...
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... FXREE/edit


Cfr.co edile/aediles
http://it.wikipedia.org/wiki/Edile_(storia_romana)
Gli edili (in latino aediles) erano magistrati di antiche città sabine e latine, tra cui Roma.

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /aedes.jpg

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???

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Re: Entol: entro, drentro, rento, intro, entel, intel, entol

Messaggioda Berto » gio gen 02, 2014 10:03 pm

N'altra eiscrision venetega:

*Padova 20:
fugioiuposedioiepearis
fugioi uposedioi epetaris


http://adolfozavaroni.tripod.com/padua.htm
http://www.tragol.it/flaminio/flaminio-6/55-82.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Edile_(storia_romana)
Gli edili (in latino aediles) erano magistrati di antiche città sabine e latine, tra cui Roma.

Oltre a Roma si trova traccia di un collegio di tre edili a Tusculum e in altre città volsche in seguito latinizzate (Arpino, Fondi, Formia), e di coppie di edili nel governo ottumviro di altre città prevalentemente sabine (Amiterno, Nursia, Trebula Mutuesca, Interamnia Praetuttianorum, Plestia); mentre per le prime è accertata l'originalità dell'istituto, per le seconde è possibile un'importazione romana (nella stessa Roma l'edilità non è originaria in quanto in un primo tempo è costituita da funzionari plebei e non da magistrati civici).
Essi vennero successivamente esportati anche nelle province romane.

Originariamente gli edili plebei (aediles plebis) erano due, costituiti in collegio ed eletti annualmente dai plebei riuniti in comitia tributa. Addetti in origine alle funzioni del tempio di Cerere, acquisirono col tempo ulteriori mansioni civili, quali l'applicazione delle sentenze dei tribuni della plebe dei quali costituivano una sorta di segretari.

A partire dal 367 a.C. vennero istituiti altri due edili, detti edili curuli (aediles curules). Potevano essere solo patrizi e sono a rigore i soli edili con caratteristiche di magistrati civici, come testimonia l'aggettivo curulis (da currus, il carro su cui era originariamente issata la sella curule, il seggio che occupavano nell'esercizio delle loro funzioni).
In epoca più tarda (44 a.C.) Cesare creò altri due edili plebei, detti edili ceriali (aediles ceriales), specificamente addetti a sorveglianti dell'annona e responsabili anche dell'approvvigionamento del grano per la città di Roma.
L'edilità decadde progressivamente in epoca imperiale a partire da Augusto, con l'assegnazione dei vari compiti ad altre magistrature anche di nuova istituzione (pretori, prefetti dell'annona, dell'Urbe e dei vigili, magistrati speciali per la cura delle acque e delle opere pubbliche) fino a scomparire completamente con Diocleziano.
Competenze [modifica]Le differenze tra la varie componenti della magistratura edile si affievolirono via via, sia pure mantenendo alcune competenze specifiche.
I loro compiti comprendevano principalmente tre aree di competenza: la prima era la cura urbis: la gestione delle strade cittadine, dei bagni pubblici e degli edifici; la seconda era la cura annonae: la gestione dei mercati, e infine la terza non era altro che la cura ludorum: la gestione dei giochi pubblici e circensi.

Essi avevano inoltre dei compiti meno definiti relativi all'archivio di stato, all'ambito giudiziario (nella giurisdizione tribunizia) e alla capacità di elevare multe.

http://it.wikipedia.org/wiki/Edilizia
La parola edilizia, come la parola "edile" deriva dal latino aedile, a sua volta derivazione di aedes che significa "casa" o "abitazione" ma anche "tempio". La parola "edificio" ha la medesima radice aedes legata al suffisso ficium che significa "fare", "costruire", "realizzare".




Lessico venetico, da Lingua Venetica di Prosdocimi e Fogolari, da p 411

6. LA POSIZIONE DEL VENETICO
6.1. IL LESSICO

Si offre qui solo una scelta, in quanto pertinente alla classificazione o comunque caratterizzante;
questo schizzo presuppone la trattazione sotto le singole iscrizioni, cui si rimanda.
Si organizza la materia in modo latamente concettuale (campi semantici per paradigma o solidarietà sintagmatica) c/o categorie (verbo, etc.).

...

*teuta: «Le nom *teutà- du «peuple» en tant qu’unité politique a una aire englobant le messapien, l'osco-ombrien, le vénète (163, etc.), le gaulois, le celtibère, le brittonique, le gaélique, le germanique et le baltique, mais ne comprenant pas le latin» (Lejeune 1974 ‘Manuel’).

Anche qui l’importante non è la conservazione lessicale ma la configurazione semantico-istituzionale (sul concetto Prosdocimi 1978 ‘Lessico’) e il sistema in cui entra.
Come semantica istituzionale è il nome della comunità che agisce quale persona giuridica (soggetto di un verbo votivo: Ca 13), in nome di cui si agisce (u teuta [ : Ca 24), e arriva a coprire il concetto politico (in senso stretto e non generico) di ‘pubblico’, come è supposto dal denominale teuters ‘publice statuerunt’ (Pa 14, § 2.2.4) e dall'abbreviazione te(utike?) `publice’ apposta a cippi terminali (inediti da Oderzo: v. ad *Pa 14 cit.); teuta forma nell’Italia antica un microsistema tipico (Prosdocimi 1978 ‘Lessico’ cit., da correggere per un presunto valore ‘nomen’ secondo Prosdocimi 1982 ‘Safini’).

L’importante non è la conservazione, ma il sistema in cui entra:
– nelle istituzioni italiche entra con ocri-/ocar;
– in latino vi è assenza ma per sostituzione recente della coppia italica; vi è rimasto come spazio semantico (riadattato) ma non come lessema: urbs – arx nella coppia canonica ‘salva urbe arceque’; il lessico – eccetto arx che va con acri- ne rimpiazza uno precedente: urbs è imprestito, e civitas derivato, successivo all’elaborazione istituzionale di civis;
– in venetico il tipo ocri- sembra escluso da *poli-‘πόλις’; in Pilpotei è trasparente: *p°li-poti- ‘signore dell’arx’.
La vocalizzazione di -l- è indipendente, come altrove, dall’esito di “l̥”(cfr. § 4..1.2); qui dipenderà dal colorito della vocale successiva (i); cfr., ma la situazione non è identica, Silis < *selis < *selio- + -s (v. sopra § 4.2).
A parte il valore per questa onomastica ‘aristocratica’, è di grande importanza il dato istituzionale: la cittadella ha il nome non italico di ocri- (cfr. s.v. teuta) ma quello del greco, lituano, etc. *p°li-; come panindeuropeo è meno significativo, ma è comunque un dato acquisito.
Da questo punto di vista il venetico sembra appartenere al tipo greco con πόλις, cui però non è ignoto il lessema corrispondente a ocri e arx, cfr. il tipo Þró-polij.

Tuttavia il tipo ocri- è attestato dal toponimo Ocra (e, forse, nella variante akr- in Acerra: § 5.3.3 e ghe xonto mi in Trinacria), il che propone una situazione lessicale non difforme da ‘quella dell’italico e del latino, che pure conosce il termine ocri- ma nel senso di ‘mons confragosus’ (Livio Andronico in Festo, cfr. Walde-Hofmann s.v. e Prosdocimi 1978 ‘Lessico’ cit.), il che permette per il venetico la sopravvivenza di un termine come poli: sopravvivenza a che titolo istituzionale? Fossile onomastico o vitale e significante, così da dare un nome trasparente?
Nel caso estremo che *poli- fosse in venetico il corrispettivo di ocri- nella coppia istituzionale ‘comunità’ (teuta) e ‘centro munito’ (di riferimento), non si avrebbe ancora una diversità dall’italico significativa a fini classificatori, ma solo una diversa utilizzazione lessicale per spazi semantico-istituzionali comuni: non diversamente il latino ha urbs al posto di teuta.
Se questa è una spiegazione per l’ipotesi più contraria a quel tipo di unità storico-culturale latino(-italo)-venetica presupposta da termini come louko-(appresso e § 2.2.4), la verisimiglianza diacronica porta a una ricostruzione per cui vi è un primo stadio comune nel quale c'è una terminologia comune poco fissata e mobile, nel senso non di vaghezza (che non avrebbe senso istituzionale)


[-]edios: (Pa 14, § 2.2.4) nome di magistrati e sicuro nominativo plurale in -os (termonios deivos in Vi 1 è più probabilmente accus. plurale) come l’italico contro il latino. La parola non è restituibile: pare escluso dallo spazio un [es]edios < *en-sedios; [us]edios < *upsedio-, *uposedio- (attestati); è probabile un (h)edios < *ghedh- ‘vereiningen’, cfr-, sscr. gádhyah ‘festzuhalten’ etc., anglosassone (ge)gada ‘Genosse’, ‘Gatte’; gotico gadiliggs ‘Vetter’; (a.s.) antico sassone gaduling ‘Verwandter’ etc.
Si tratterebbe dei ‘confratelli’, il corrispondente locale di latino ‘Fratres’ (Arvales).
Se questa è la corretta etimologia, la posizione semantica deve trovare posto rispetto a f(r)ater(e)s di un testo (ora in Prosdocimi-Frescura 1986), probabilmente dal santuario di Reitia e con verbo al plurale, donasa[ (alla fine di § 2.1.2.1): la premessa per questo è una fraternità giuridica e non di sangue (cfr. Benveniste 1969 `Voc.' p. 212 sgg., con alcune diversità), esattamente parallela alla paternità giuridica di ie. *pətēr, così da essere epiteto che qualifica la paternità divina = regalità di *Djeus pətēr, cfr. latino Iuppiter, greco Ζεū Πάτερ etc. (questa funzione di pater è particolarmente evidente nell’Italia antica sia nella giuridicità civile sia in quella divina: cfr. Prosdocimi 1987 ‘Religione’).
Il venetico pare conoscere anche il valore ristretto ‘fratello’ in Es 28 (cfr. anche appresso).


uposedioi (dativo; *Pa 20, LV I p. 654), appositivo da un uposed- potrebbe parimenti riflettere un termine lessicale rispondente ad una tassonomia sociale: sed- si presta a molte possibilità quale posizione: su trono o su seggio (nota 3); su carro da guerra (?); etc. In ogni caso per la sua applicazione in composto con preposizione è in valore istituzionale preciso: cfr. lat. adsiduus (tecnico nella legislazione arcaica già nella clausola relativa ad una figura sorpassata come il vindex) e il corrispondente gallico ad-sedo-, assedo- aδδedo- ‘le fait d’etre installé sur le sol = établi, domicilié, permanent’ (cfr. Vendryes, Et. celi. V, 1950-1, p. 247, ripreso da K.H. Schmidt, Komposition in gallischen Personennamen, 1957, pp. 65, 103, 116). G.B. Pellegrini crede di ritrovarne un corrispondente nella nuova faccia di Pa 14, ma è escluso dalla lacuna (ad Pa 14, § 2.2.4).

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Re: Entol: entro, drentro, rento, intro, entel, intel, entol

Messaggioda Berto » sab feb 01, 2014 3:42 pm

Teuters, teuta, touta, totam, touto, toutatis, tuath, teutoni, tote, tutore, ...
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