« Albero» e «onda» o evoluzione genetica e diffusione geografica nel mutamento linguisticohttps://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Iwcjg/edit4.6. Dialetti viventi più arcaici del LatinoChe la concezione stadiale tradizionale sia errata è dimostrato da un altro fatto.
In certi casi, i dialetti viventi preservano stadi più arcaici dei presunti stadi antichi.
Nel caso dell'area “neolatina”, per esempio, certi aspetti dei dialetti sono più antichi del Latino stesso.
È uno degli aspetti più interessanti della linguistica storica romanza, ben noto alla romanistica tradizionale, che però non ne ha tratto tutte le possibili implicazioni.
Questo tema sarà oggetto di uno dei capitoli più importanti del secondo volume.
Per ora, mi limito a due esempi storico fonetici e ad alcuni lessicali.
4.6.1. Esempi storico-foneticiVediamo il primo esempio.
Sia la seguente sequenza ordinata:
(8) lat.
-u- tonica breve > it. centr.
-o- tonica chiusa
In termini tradizionali, questa sequenza è quella che spiega il rapporto fra lat. class.
buccam > lat. volg. *
bocca, da cui it.
bocca e fr.
bouche, lat.
nucem >
*noce da cui
noce e
noix, lat,
curro >
*corro da cui it.
corro e fr.
cours, lat,
turrem >
*torre da cui it.
torre e fr.
tour, lat.
tussem >
*tosse da cui it.
tosse e fr.
toux ecc.
Alla luce di quanto ho detto, la sequenza (8) implica la coesistenza di due norme, di cui una ibridata e l'altra ibridatrice. Mentre nella teoria tradizionale si parla di «passaggio» o «sviluppo», ciò che può dare l'idea della scomparsa magica del primo termine e della nascita altrettanto magica del secondo, si tratta invece della prevalenza di uno dei due tipi, per il suo maggior peso (sociale, economico, demografico, culturale, politico ecc.) rispetto all'altro.
Ci doveva essere, già in epoca latina, un rapporto di coesistenza fra geo- e sociovarianti, presumibilmente preesistenti alla formazione del Latino come norma scritta del ceto dominante.
Se questa tesi è corretta, e non può non esserlo, dovremmo trovarne le prove nel Latino stesso.
Una di queste prove potrebbe essere nello stesso nome di Roma.
Il nome di Roma si collega, nell'ipotesi a mio avviso più probabile - quella di bruno Migliorini -, a ruma o rumis «mammella» [Gasca Queirazza et al. 1990, s.v. Roma). Sarebbe il nome dato all'aspetto più caratteristico e famoso del paesaggio di Roma, i suoi colli. In molti dialetti, anche neolatini, il colle si chiama infatti «mammella» [REW 5276, FEW, s.v. mamilla] : per esempio sp. mamella «tumulo, colle», port. mamelão «idem», fr. mamelon «petite élévation de terrain de forme arrondié, sommet arrondi d'une colline» ecc.
Ora, se si accetta questa etimologia, il passaggio da ruma a Roma è lo stesso che caratterizza il rapporto fra Latino classico e Latino volgare, e documenterebbe la presenza del tratto già in epoca preromana, nel nome stesso attribuito ai primi insediamenti di Roma. In casi simili, la linguistica tradizionale utilizza la formula del «dialettalismo», che è un modo di dire meno esplicito che certi tratti dialettali poi affermati come generali preesistevano al Latino classico.
Teorizzata più attentamente, la corrispondenza ruma = Roma esemplifica la regola di corrispondenza fra
-u- tonica breve latina e
-o- tonica chiusa, considerata volgare e romanza.
In altre parole, la regola di mutamento romanza, ben lungi dall'essere «romanza», rappresenta una regola di corrispondenza «preistorica», già esistente in epoca latina.