Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia e Bisanzio

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Messaggioda Berto » dom ott 07, 2018 9:44 pm

Il ducato della Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia, l'impero della Serenissima e Bisanzio
viewtopic.php?f=49&t=2803
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia e Bisanzio

Messaggioda Berto » dom ott 07, 2018 9:45 pm

Dapprima vi fu lo sviluppo dell'area veneta lagunare o Venetia Marittima (di cui Rivoalto/Venezia era solo una località secondaria), durante l'Esarcato di Ravenna. L'area cresce economicamente e politicamente all'interno dell'Impero romano bizantino o Impero romeo dei romei o romani d'oriente di lingua greca la cui capitale era Costantinopoli, poi Chiamata Bisanzio e poi Istanbul.
In questa cornice si forma Rivoalto/Venezia e i suoi domini, grazie all'impero bizantino, con Bisanzio e a volte anche contro Bisanzio.

http://www.imperobizantino.it/old/VeneziaBisanzio.htm


Ducato veneziano
https://it.wikipedia.org/wiki/Repubblic ... del_ducato
La repubblica nacque nel IX secolo dai territori greco-bizantini della Venetia maritima, dipendenti dall'Esarcato di Ravenna fino alla conquista di questa città da parte dei Longobardi nel 732. La tradizione vuole che il primo doge, Paulicio Anafesto, fosse eletto nel 697 dai Venetici, tuttavia la nascita del ducato è da inquadrarsi nella riforma delle province italiche di Bisanzio promossa dall'imperatore Maurizio, con la nomina a capo di queste di duces (dux o dukas, δούκας in greco-bizantino), cioè comandanti militari (di nomina imperiale per tramite dell'esarca ravennate), nel tentativo di arginare l'invasione longobarda. La figura del dux bizantino, divenuto nei secoli doge, conquistò quindi una sempre maggiore autonomia, attuando una politica via via sempre più indipendente. La capitale del nuovo ducato venne originariamente posta nella città di Eracliana.

Venezia marittima
https://it.wikipedia.org/wiki/Venezia_marittima

Esarcato di Ravenna
https://it.wikipedia.org/wiki/Esarcato_d%27Italia

Impero bizantino
https://it.wikipedia.org/wiki/Impero_bizantino

Costantinopoli o Bisanzio (poi Istanbul)
Le date di inizio e fine dell'indipendenza della capitale, 395 e 1453, vennero originariamente usate per definire i limiti temporali del Medioevo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Costantinopoli



Duki e doxi/dogi (ducati e dogado - dux e duce)
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =49&t=1201

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... ta-oro.jpg


I Duki e łe grandi fameje venete
http://www.filarveneto.eu/forum/viewforum.php?f=179

I Duki o Doxi de ła teraferma veneta
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 179&t=1318
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Re: Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia e Bisanzio

Messaggioda Berto » dom ott 07, 2018 9:46 pm

In un certo senso Venezia fu la continuazione di Bisanzio dopo la fine dell'Impero Bizantino conquistato dagli ottomani; anche se nei secoli precedenti Venezia e Bisanzio si fecero più volte la guerra per il controllo del commercio orientale e Bisanzio preferì allearsi con Genova contro Venezia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_tr ... (1122-1126)
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_tr ... (1171-1175)
Nonostante gli scarsi episodi militari, questo conflitto causò pesanti e durature conseguenze per i due contendenti, sia per Bisanzio, che si trovò alla fine del conflitto con le casse svuotate e i commerci danneggiati, sia ancor di più per Venezia. La crisi istituzionale provocata dalla fallita spedizione di Vitale II Michiel, segnò infatti per la Repubblica di San Marco il definitivo passaggio tra un sistema politico in bilico tra i sistemi monarchico, aristocratico e democratico ad uno pienamente aristocratico, che si consolidò rapidamente, durando fino alla caduta della Repubblica.



I cavalli di San Marco
https://it.wikipedia.org/wiki/Cavalli_di_San_Marco
Il gruppo scultoreo dei Cavalli di San Marco si compone di quattro statue di cavalli in lega bronzea, in origine appartenute a una quadriga in trionfo collocata all'ippodromo di Costantinopoli, oggi visibili nella Basilica di San Marco di Venezia, nella quale furono traslati dall'inizio del XIII secolo in seguito al saccheggio della città ad opera dei crociati.
Furono trasportati nella città lagunare nel 1204, sottratti a Costantinopoli dalla Repubblica di Venezia in seguito all'assedio e saccheggio della città avvenuto l'anno prima durante la IV crociata. Poco dopo la fine della crociata, Enrico Dandolo, doge di Venezia, inviò i cavalli nella Serenissima, dove furono installati sulla terrazza della facciata della Basilica di San Marco nel 1254. Petrarca li poté ammirare quando fece visita alla città nel 1364.

Sarebbe interessante indagare sulle responsabilità dell'Europa cristiano cattolica, di Roma papale e di Venezia sulla fine dell'Impero Bizantino e sulla caduta di Bisanzio, conquistata dai nazi maomettani ottomani.


Venesia e Bixansio

https://www.facebook.com/veniceandhishi ... 1479521087

Il 12 marzo 1171 l'imperatore bizantino Manuele Comneno, geloso della crescente potenza di Venezia, ordina che in tutto l'impero i veneziani siano imprigionati ed i loro beni confiscati. Nella sola Costantinopoli gli arrestati sono ben diecimila.
La notizia viene accolta con sdegno e furore e da tutte le parti si grida: "Guerra! Guerra!".
Il popolo, in un unanime slancio di fervore patriottico, offre allo Stato i mezzi destinati all'armamento d'una flotta per vendicare l'affronto subito.
Per regolare l'afflusso dei versamenti viene creata la Camera degli imprestiti, o «Monte vecchio», che si dice esser stata la prima banca istituita in Europa per la emissione di obbligazioni di stato: ciascun cittadino sarà tassato dell'uno per cento sul capitale posseduto mentre il governo si obbliga a corrispondere. un interesse annuo del quattro per cento. Si dice che, per agevolare l'esazione delle imposte, sia avvenuta in questa occasione la divisione di Venezia in sei parti, dette sestieri (comunque sia, l'individuazione dei sestieri, tre a sinistra, S. Marco, Cannaregio, Castello, e tre a destra, Dorsoduro, S. Polo e S. Croce, del Canalgrande è da riferirsi intorno a questi anni).

In sei mesi l'Arsenale di Venezia allestì qualcosa come cento galee e venti navi tonde, che salparono nel mese di settembre al comando del doge Vitale II Michiel.
La flotta investì per prima Ragusa, poi proseguì verso l'Egeo, puntando su Negroponte, dove il governatore bizantino presentò l'offerta di pace dell'Imperatore.
Le tregua stipulata per consentire le trattative, alle quali partecipavano i futuri dogi Sebastiano Ziani, Orio Mastropiero ed Enrico Dandolo, consentì ai Greci di guadagnare l'inverno, quando la flotta veneziana dovette ritirarsi a Chio per trascorrere la brutta stagione. L'affollamento e le dure condizioni di vita sulle galee portarono alla diffusione del morbo tra gli equipaggi veneziani, così che infine la flotta fu costretta a rientrare, con l'arrivo della primavera, a Venezia.

Il 28 maggio 1172 il Doge, ormai circondato di nemici e ritenuto colpevole della tragedia per aver accettato le pretestuose trattative dell'Imperatore, cercò rifugio nel monastero di San Zaccaria, ma venne ugualmente assassinato.
La morte di Vitale II fornì l'occasione per una resa dei conti politica e ad una profonda revisione costituzionale che privò definitivamente l'assemblea popolare del potere politico e dell'elezione ducale, in favore del patriziato, che costituì un nuovo organo sovrano, il Maggior Consiglio.

Nel settembre 1175 la guerra ebbe fine grazie alle alleanze strette dalla Serenissima con Guglielmo II di Sicilia, storico rivale dei Bizantini, e, persino, con il sacro romano imperatore Federico Barbarossa,
Gli effetti del conflitto inaspriranno ancora di più le reciproche diffidenze tra Veneziani e Bizantini: il culmine si raggiunse nel 1204, durante la Quarta Crociata con la presa di Costantinopoli da parte di Enrico Dandolo, comandante a capo della flotta veneziana.

(foto: "The Intervention" - callmevargo, da deviantart.com)

https://www.facebook.com/veniceandhishistory
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Re: Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia e Bisanzio

Messaggioda Berto » dom ott 07, 2018 9:46 pm

Sarebbe interessante indagare sulle responsabilità dell'Europa cristiano cattolica, di Roma papale e di Venezia sulla fine dell'Impero Bizantino e sulla caduta di Bisanzio, conquistata dai nazi maomettani ottomani.


BATTAGLIA DI COSTANTINOPOLI (6 aprile - 29 maggio 1453)
Enrico Giustiniani

http://www.giustiniani.info/costantinopoli.html

La caduta della città di Costantinopoli è un nuovo esempio del millenario scontro tra due civiltà: quella occidentale e quella orientale, che, come nei miti greci, avrebbe caustao una serie di lutti secolari e di infinite sciagure per la Cristianità. La "seconda Roma" era caduta, e un impero millenario con essa, mentre la "grande paura del mondo", cioè i turchi, si affacciava pericolosamente sul continente dopo aver distrutto l'ultimo baluardo cristiano che era stato posto tra Europa ed Asia: in parole povere sia Roma che Venezia che lo stesso Sacro Romano Impero vedevano ai loro orizzonti non più la croce di Cristo ma le verdi bandiere del profeta. Il termine "turco" indica generalmente un insieme di popoli nomadi e allevatori, che abitavano in origine le steppe nord-orientali dell'Asia. La parola Turk ("forza") la troviamo per la prima volta nel V secolo d.C. circa, quando quei popoli si allearono con i Wei della cina settentrionale contro i Juan-Juan che probabilmente li tenevano in regime di schiavitù. Sconfitti qesti ultimi i Turchi si impadronirono dei loro territori e i loro capi assunsero il titolo di Khagan o Khan che successivamente, crearono un vastissimo regno nell'Asia centrale, ma che viste le discordie interne (tipiche delle tribù nomadi) si dissolse ben presto; i Turchi vennero così sconfitti prima dalla dinastia T'ang nell' VIII secolo, e poi dagli Arabi nella battaglia del fiume Talas (751). Il loro valore militare restò comunque immutato, il califfo al-Mu'tasim cominciò ad arruolare truppe presso la tribù dei Buyidi, che col tempo ereditarono la gestione del potere militare arabo anche se formalmente restavano mercenari. Nel 1055 un'altra tribù turca quella dei Selgiukidi rovesciò il potere dei Buyidi per impadronirsi definitivamente del potere, installandosi a Baghdad. Al califfo (a cui rimaneva il potere religioso e morale) si sostituì il "Sultano" cioè il "detentore del potere", quello assoluto: fu proprio uno dei primi sultani a sconfiggere a Manzikert l'esercito bizantino dell'imperatore Romano VI. Da lì in poi i destini dei Turchi e dei Bizantini sarebbero stati sempre legati in un modo o nell'altro, anche se i Selgiukidi furono rovesciati dall'invasione Mongola di Hugalu, e sostituiti da un altra tribù turca, se possibile ancora più feroce, quella degli Ottomani, dal nome del loro primo signore Osman, in arabo Othman. La guerra tra Impero Romano d'Oriente ed Ottomani, ad eccezione di brevi periodi di non belligeranza, non ebbe molte soste, e andò avanti con una serie di sconfitte degli Imperiali: caddero Nicea (1331), Pergamo, Nicomedia, la Tracia fu saccheggiata (1353), Gallipoli fu presa, e, nel 1359 i Turchi giunsero fino alle mura di Costantinopoli e conquistando anche Adrianopoli, in Tracia, dove spostarono subito la loro capitale. Le capacità dei Turchi comunque non erano solo militari, seppero infatti approfittare delle rivalità dei popoli balcanici (Serbi, Greci, Bulgari) per consolidare il loro potere, in modo che la loro superiorità militare divenisse sempre più schiacciante. La crociata indetta da Urbano V nel 1363 (nella quale erano coinvolte Ungheria, Serbia, Bosnia e Valacchia) fallì, come fallirono gli altri tentativi di coalizzare le forze balcaniche contro la minaccia turca: con le sconfitte nel Kosovo di Serbia (1389) e di Varna (1444), nella quale morirono il re Ladislao d'Ungheria e il cardinale Cesarini, tramontò definitivamente ogni tentativo di resistenza organizzata unitariamente, mentre gli Ottomani proseguivano strappando Salonicco ai Veneziani e arrivando fino all'Albania e all'Ungheria.

I Protagonisti

COSTANTINO XI PALEOLOGO (Imperatore bizantino)(1403-1453)

Figlio di Emanuele II Paleologo a ventisei anni sconfisse i Franchi della Morea, e riuscì a tenere quasi sempre a bada i Turchi in Beozia ed in Tessaglia. Dopo la contesa per il trono con il fratello Demetrio, divenne nel 1449 l'ultimo Imperatore Romano d'Oriente. Nonostante l'Occidente si disinteressasse completamente della sorte di Costantinopoli, Costantino cercò di ricucire i rapporti tra la Chiesa cristiano-ortodossa d'Oriente e quella cattolica-romana d'Occidente per creare un fronte di solidarietà e salvare almeno la città, l'unica cosa che ormai retsava dell'impero. Il suo popolo e il clero, però, erano ancora memori del saccheggio dei Crociati nel 1204 ai danni della città stessa, quindi non appoggiavano assolutamente questa sua iniziativa, così sia Venezia che la Chiesa di Roma si limitarono nel loro appoggio ai bizantini. La resitenza di Costantino sulle mura della città fu, però, così tenace che i turchi furono tentati più di una volta di abbandonare l'assedio della città, l'ultimo dei basileus morì su una breccia alla testa di un manipolo di nobili mentre già irrompevano i giannizzeri

GIOVANNI GUGLIELMO GIUSTINIANI LONGO (?-1453)(Capitano di ventura genovese, alleato dei bizantini)
Il comandante della difesa di Costantinopoli, Giovanni Giustiniani-Longo, era già podestà di Caffa al momento dell'offensiva turca. Di propria iniziativa aveva raggiunto la città con due galere e 700 uomini, sfuggendo al poderoso blocco navale operato dai turchi. Tursun Beg, lo storico di Maometto II, racconta che "il capo dei demoni" sarebbe stato trafitto da un ghazi (soldato senza paga, che viveva solo del bottino di guerra) sul muro più esterno della città mentre si scatenava l'ultimo assalto. Per i Veneziani e per i Greci invece sarebbe stato lui a diffondere il panico tra gli assediati, diffondendo la falsa notizia che i turchi stavano già dilagando nella città; salvato a stento dai suoi mentre Costantinopoli crollava sarebbe stato condotto sull'isola di Chio dove successivamente morirà.
Figura controversa, interpretata dagli storici sotto luci diverse e contraddittorie, Giovanni Giustiniani Longo fu un valoroso soldato.
Nei Commentari de’ Turchi di Andrea Gambini (1541), ideale prosecuzione del libro che porta lo stesso titolo, scritto da Paolo Giovio nel 1531, una storia scritta quasi cento anni dopo la caduta di Costantinopoli e perciò cristallizzata nella tradizione e nell’immaginario collettivo, due sole figure emergono con connotati personali: l’imperatore e il genovese Giovanni Giustiniani Longo.
Il Giustiniani Longo, gravemente ferito, si allontanò dalle mura e riuscì a mettersi in salvo, mentre la città che aveva valorosamente difeso insieme ai propri soldati, ormai capitolava. Due mesi dopo, per le conseguenze della ferita, "Giovanni Iustiniano Genovese" moriva. Galata (nota anche con il nome di Pera), la città dei Genovesi, era perduta.
Il governatore della città, Angelo Giovanni Lomellino, scriveva una lettera carica di dolore e di trattenuta rassegnazione e la inviava in patria, a un parente, per narrare l’accaduto. Pochi giorni dopo, i Genovesi mandavano ambasciatori a Maometto II per trattare la pace e chiedere l’autorizzazione a proseguire i propri commerci.
Il Sultano impose condizioni piuttosto aspre e, nonostante lo studio dei documenti notarili rogati a Pera in quel periodo abbia dimostrato una prosecuzione abbastanza normale (più certo di quello che ci si aspetterebbe) della vita e delle attività quotidiane, la decadenza della città sarebbe stata, di lì a poco, inarrestabile.
Pera, per i Genovesi, per l’economia genovese, era perduta.
Il sospetto di tradimento che gravò sul Giustiniani, in realtà dovrebbe investire anche tutti gli altri esponenti delle famiglie occidentali legate a Costantinopoli per prestigio e censo. In effetti si verificarono "strani" fatti durante l'assedio della città: la flotta pontificia era rimasta ferma a Chio nell'attesa che "cambiasse il vento", la flotta veneziana era bloccata a Negroponte in "attesa di ordini", poichè il senato lagunare aveva appena discusso l'ipotesi di abbandonare la città al suo destino; inoltre le navi turche trascinate per via di terra passarono indistuurbate di fronte al quartiere genovese di Galata; infine, la maggior parte delle famiglie occidentali restò incolume dalla strage conseguente all'irruzione turca, godendo addirittura della concessione di poter scegliere se lasciare la città o restarvi, nonchè di nuovi privilegi commerciali. Testimonia contro il sospetto, invece, il comportamento valoroso dimostrato dalle navi veneziane e genovesi durante un combattimento svoltosi il 20 aprile. Probabilmente non conosceremo mai la consistenza degli interessi tra turchi e commercianti italiani, ma le "dicerie" riportate dai cronisti indicano che, tra i partecipanti ai fatti, vi fu un "balletto di responsabilità" provocato da un evidente senso di colpa sviluppatosi in Occidente a seguito della caduta di Costantinopoli.

GIORGIO CASTRIOTA (generale cristiano)

Figlio di un nobile Albanese, questo personaggio entrò nella storia per essere stato uno dei pochi, se non l'unico, ad aver sconfitto i turchi nel loro momento di massima espansione balcanica. Ceduto come ostaggio ai turchi stessi ed educato all'Islam, aveva combattuto contro i cristiani maturando una grande esperienza, che gli fruttò il soprannome di "Iskander Beg", ossia "Principe Alessandro", con riferimento ad Alessandro il Grande. Più tardi però il Castriota abiurò l'islamismo e, tornato cattolico, liberò il suo popolo. Dopo la sua morte (1468) l'Albania venne riconquistata palmo a palmo dai turchi, ma molte delle comunità albanesi si trasferirono nel meridione d'Italia dove ancora oggi attraverso i dialetti, perpetuano la loro lingua. Un bellissimo canto popolare immagina che Skanderbeg in punto di morte chiami il figlio e gli ordini di fuggire al di là del mare: "giungendo alla spiaggia troverai un cipresso, profumato e funesto, a quel cipresso lega il mio cavallo [...] presso il cavallo, al vento del mare, spiega la mia bandiera e alla bandiera lega la mia spada. Quando soffierà la tramontana il cavallo nitrirà, la bandiera sventolerà, e la spada tintinnerà dal funebre cipresso: il Turco sentirà, e ricordando la morte che dorme sulla mia spada, non vi seguirà dove sarete andati."



Fu la scissione del cristianismo europeo (lo Scisma d'Oriente) e i successivi conflitti tra i cristiani europei che indebolirono l'Europa e la resero vulnerabile e conquistabile dagli ottomani nazi-maomettani


CRISTIANI ORTODOSSI e scisma d'Oriente

http://www.claudiopenna.it/seconde/ortodossi.html

Nel 1054 avviene il primo grande scisma all'interno del Cristianesimo. La parola scisma , nella storia del Cristianesimo, indica le divisioni che si sono avute all'interno della Chiesa.
La divisione tra i Cristiani d'Occidente e i Cristiani di Oriente si chiama Scisma d'Oriente, perché è avvenuta a Costantinopoli (in Oriente) nel 1054.
L'Oriente (anche se l'Oriente di allora è l'attuale Medio Oriente) è stato la culla del Cristianesimo: lì è nata la Chiesa, lì sono sorte grandi e importanti comunità di cristiani, lì si sono svolti i primi concili ecumenici (infatti solo dopo il 1000 si avrà il primo Concilio ecumenico, quello Lateranese I).

I motivi che hanno portato allo scisma sono vari, motivi storici e politici, motivi culturali (usanze e lingue differenti tra i due popoli), motivi dottrinali (diverse interpretazioni su alcuni aspetti della religione cristiana).

Già nel 451, dopo il Concilio di Calcedonia ci fu la prima separazione, perché alcune Chiese d'Oriente non accettarono le conclusioni di questo concilio ecumenico. Nacquero le Antiche Chiese orientali (sono: la Chiesa siro-ortodossa in Siria, la Chiesa assiro o caldea in Persia, attuale Iran; la Chiesa siro-ortodossa in India, la Chiesa armena in Armenia, la Chiesa copta in Egitto, la Chiesa etiopica in Etiopia).

Nel 330 d.C. l'imperatore Costantino fonda la città che portava il suo nome, Costantinopoli, la dichiarò la seconda capitale dell'Impero, dandole il titolo di Nuova Roma. Nel 395, alla morte dell'imperatore Teodosio, l'Impero romano si divide in due: Oriente e Occidente. Ma già negli ultimi anni dell'Impero Romano, la politica, la cultura, la religione comincia a spostarsi sempre più verso l'Oriente. Quando poi nel 476 d.C. crolla l'Impero Romano d'Occidente, l'Oriente (e Costantinopoli in particolare) assumerà sempre più importanza e verrà rimarcata sempre di più la separazione tra Occidente e Oriente, una separazione anche linguistica (in Occidente, infatti, si parlava il latino; in Oriente, invece, il greco).

Tutti questi fattori causarono ben 8 scismi in otto secoli tra Roma e Costantinopoli, ma la pace fu poi sempre ricomposta.
Tra Oriente e Occidente iniziano grandi discussioni, anche su temi religiosi. Si discuterà di tutto: di argomenti secondari (come l'obbligo per i preti di portare la barba!) e di argomenti importanti (primato del Papa, il credo). C'è da aggiungere che nel 691-692 la Chiesa bizantina celebrò il concilio Trullano che con i suoi 102 canoni realizzò una vera e propria riforma, non sentita però dalla Chiesa occidentale.
Inoltre, quando in Occidente, a Natale dell'800 Carlo Magno fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero, nella Basilica di San Pietro, l'Oriente perse il suo primato di difensore della cristianità e dovette anche "cedere" il posto al Sacro Romano Impero come nuovo erede del vecchio impero romano, mentre - finora - l'Oriente si era ritenuto l'erede dell'antico impero romano!
Con questa incoronazione di Carlo Magno, l'Occidente sembrava voltare definitivamente le spalle all'Oriente!

Intorno all'anno 1000 d.C. le incomprensioni erano diventate sempre più profonde. Per questo motivo, papa Leone IX mandò a Costantinopoli una sua delegazione guidata dal cardinale Umberto da Silva Candida per ricucire i rapporti tra la Chiesa di Roma e quella di Oriente. In realtà l'incontro tra i legati del Papa e il patriarca di Costantinopoli (Michele Cerulario) ebbe effettivi opposti: si scomunicarono a vicenda: questo atto, avvenuto il 16 luglio 1054 segna l'atto ufficiale della prima divisione dei Cristiani: da questo momento si parlerà di Cristiani Cattolici (=universali) e di Cristiani Ortodossi (= fedeli alla retta dottrina).
I primi, i Cattolici, sono i Cristiani d'Occidente; i secondi, gli Ortodossi, sono i Cristiani d'Oriente.

I principali motivi religiosi della divisione sono soprattutto due: il problema del "Primato del Papa" e l'aggiunta del "Filioque" fatta al Credo Niceno-Constantinopolitano.

Successivamente alla divisione del 1054, ci sono state le Crociate, la IV in particolare (1204), che ha sicuramente aumentato il divario tra occidente ed oriente, tra chiesa cattolica e chiesa ortodossa, perché i crociati (cristiani cattolici) invasero Costantinopoli (cristiani ortodossi) e la saccheggiarono.
Infine, la caduta di Costantinopoli (1453) in mano ai turchi, che erano musulmani, non permise contatti regolari fra Roma e Costantinopoli, cioè fra cattolici e ortodossi; per cui, a partire dal XV secolo, le due Chiese si allontanarono sempre di più.

Ai giorni nostri, il comunismo, fin dal 1917 ha scosso fortemente le chiese ortodosse della Russia e dell'Europa occidentale in generale (dal 1944). Ciò ha fatto sembrare che l'oriente fosse diventato ateo ed ha spinto la chiesa cattolica a considerare l'oriente "terra di missione", terra da evangelizzare.
Questo ha notevolmente "infastidito" la chiesa orientale, tanto che nel 1992 i primati ortodossi, riuniti a Costantinopoli, hanno protestato contro tale attività missionaria (voluta da papa Giovanni Paolo II) che va a scapito del cammino di riconciliazione dei cristiani d'oriente e d'occidente.

PROBLEMA DEL FILIOQUE
Nei primi due concili ecumeni (Nicea, 325; Costantinopoli, 381) la Chiesa aveva formulato il Credo che, proprio per questo, fu chiamato "Credo niceno-costantinopolitano".
Il terzo concilio, quello di Efeso, aveva stabilito che il Credo non poteva essere più modificato.
A Toledo, in Spagna, quindi in occidente, nel 587 i cattolici, per combattere l'arianesimo e chiarire quindi che anche il Figlio è Dio, aggiunsero al Credo la parola "Filioque" (che significa e dal Figlio) proprio per indicare che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio ed è quindi persona della Trinità a tutti gli effetti, Dio a tutti gli effetti come il Padre e come il Figlio.

Credo nello Spirito Santo
che è Signore e dà la vita
e procede del Padre e del Figlio ( in latino: qui ex Patre Filioque procedit)
e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato
e ha parlato per mezzo dei profeti...

Sarà soltanto nel 1014 che verrà utilizzato tale nuovo termine nel Credo, e soltanto nel 1274 (nel II Concilio di Lione) fu ufficialmente aggiunto al Credo.

PROBLEMA DEL PRIMATO DEL PAPA
I testi evangelici mostrano chiaramente che l'apostolo Pietro ha un ruolo di primo piano rispetto agli altri undici apostoli. Gesù in diversi passi ha indicato Pietro come una figura di primo piano. Dopo che Gesù è salito al cielo, gli apostoli si sono rivolti a Pietro per avere una guida in alcuni momenti importanti.
Prima della loro morte, gli apostoli si sono scelti dei successori (i vescovi): tra tutti i vescovi, quello che è succeduto all'apostolo Pietro ha continuato a godere di maggiore autorità e fu chiamato (per distinguerlo dagli altri vescovi: Papa). Il Papa è quindi il capo della Chiesa perché è il successore dell'apostolo Pietro.
Per gli Orientali, nel periodo che ha preceduto il grande scisma d'oriente, il Papa non doveva essere più il capo di tutta la chiesa, anche di quella orientale. Per loro il capo della Chiesa, se proprio dovrebbe essercene uno, doveva essere il patriarca della città più importante, della città in cui risiedeva l'imperatore: il patriarca di Costantinopoli. Non ritenevano quindi giusto che il Papa reclamasse la sua autorità anche sugli altri quattro patriarcati (quello di Costantinopoli, di Alessandria, di Gerusalemme e di Antiochia).

(Notiamo che nei giorni in cui il cardinale Umberto da Silva Candida era a Costantinopoli per incontrare il patriarca Michele Cerulario e avvennero le reciproche scomuniche, il Papa Leone IX era morto: pertanto, l'autorità del Cardinale Umberto, legato pontificio, era già venuta meno, e per questo motivo non avrebbe potuto scomunicare il Patriarca Cerulario. Inoltre, nessun concilio considerato ecumenico dall'altra parte ha mai scomunicato l'altra Chiesa. Molte Chiese Orientali affermano di non essersi mai separate dalla Chiesa occidentale, sebbene queste chiese ora non facciano parte della Chiesa Ortodossa.)
Gli eventi successivi (come le crociate) hanno ulteriormente separato Oriente ed Occidente

Il dato di fatto è che tuttora la Chiesa occidentale e la Chiesa orientale sono separate, e ognuna si autodefinisce "Chiesa Una Santa Cattolica ed Apostolica".
Il nome che viene dato a questo scisma in qualche modo intende incolpare qualcuno, dare cioè a qualcuno la maggiore responsabilità: per i Cattolici si tratta del Grande Scisma d'Oriente facendo intendere che sia stata colpa soprattutto della Chiesa d'Oriente a provocare lo scisma; gli Ortodossi questo stesso scisma lo chiamano "Scisma dei Latini".
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Re: Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia e Bisanzio

Messaggioda Berto » dom ott 07, 2018 9:48 pm

Il declino di Venezia dominatrice del mare Mediterraneo e del suo impero/dominio veneziano, inizia con la fine dell'Impero bizantino e la sua conquista da parte degli ottomani maomettani nel 1453.
http://www.imperobizantino.it/old/VeneziaBisanzio.htm


Venezia era veneta ma di una veneticità bizantina, diversa da quella delle città venete di terra che erano di una veneticità germanica.
Non vi fu mai una vera fusione tra queste due "anime" o tradizioni storico-politico-culturali dei veneti, se fosse avvenuto il miracolo della fusione oggi i veneti sarebbero nazione e stato indipendente e l'intera storia dell'Italia e dell'Europa sarebbe stata altra.
I veneti di terra, nei secoli 13° e 14°si allearono con Venezia con le dedizioni delle loro città, ma a Venezia prevaleva l'anima orientale, bizantina
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Re: Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia e Bisanzio

Messaggioda Berto » dom ott 07, 2018 9:52 pm

Le battaglie cristiane di mare e di terra che fermarono la conquista ottomano-maomettana dell'Europa


Costantinopoli (anno 674)
https://it.wikipedia.org/wiki/Assedio_d ... opoli_(674)
L'assedio di Costantinopoli del 674 fu il primo assedio da parte delle forze arabe contro la capitale dell'Impero Romano d'Oriente e fu anche la prima battuta d'arresto dell'Islam nella sua trionfale avanzata verso l'Occidente.


Poitiers (anno 732)
https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia ... tiers_(732)
La battaglia di Poitiers o battaglia di Tours fu combattuta l'11 ottobre del 732 tra l'esercito arabo-berbero musulmano di al-Andalus, comandato dal suo governatore, ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAbd Allāh al-Ghāfiqī, e quello dei Franchi di Carlo Martello, maggiordomo di palazzo (equivalente a capo dell'esecutivo e dell'esercito) dei re merovingi.
La battaglia sul breve termine non fu determinante, in quanto i franchi, l'indomani, scoprirono che i musulmani si erano ritirati col favore delle tenebre. Anche da un punto di vista tattico, il risultato fu abbastanza contenuto, dal momento che la minaccia musulmana non era stata fermata - tant'è che un decennio dopo, gli Arabi conquisteranno le città provenzali di Avignone ed Arles (744 d.C.), anche se mai più ritorneranno tanto a nord[5] - e i musulmani di Spagna erano in grado di armare un altro esercito in tempi assai brevi, anche se i vuoti lasciati dalle perdite furono incolmabili.
Invece, sotto un profilo strategico essa fu decisamente di grande portata, più che per aver fatto fallire il piano delle forze musulmane per aver invece fornito il destro a Carlo Martello di gettare le prime basi di un ambizioso futuro imperiale per sé e la sua casata che sarebbe stato poi portato a pieno compimento dal nipote Carlo Magno.
A giudizio dello storico belga Henri Pirenne, la battaglia di Poitiers «non ha l'importanza che le si attribuisce» perché «segna la fine di un'incursione ma in realtà non arresta nulla». I musulmani, infatti, proseguiranno le loro devastanti scorrerie negli anni immediatamente successivi. Secondo Pirenne, inoltre, «se Carlo fosse stato vinto non ne sarebbe risultato che un saccheggio più considerevole del Paese».
Il bizantinista Georges Ostrogorsky è del parere che «nella grande lotta per la difesa dell'Europa dall'avanzata araba» la vittoria «più grande» fu in realtà quella conseguita dall'Imperatore bizantino Costantino IV Pogonato, che nel 674, nell'assedio di Costantinopoli, respinse «l'offensiva più minacciosa da parte araba cui il mondo cristiano abbia mai dovuto far fronte». «Costantinopoli - scrive - era l'ultimo argine che si opponeva all'invasione. Il fatto che questo argine abbia retto significò la salvezza non solo dell'impero bizantino, ma di tutta la cultura europea».


Lepanto (7 ottobre 1571)
https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Lepanto
La battaglia di Lepanto (Lèpanto; chiamata Efpaktos dagli abitanti, Lepanto dai veneziani e İnebahtı in turco), detta anche battaglia delle Echinadi o Curzolari[7], fu uno scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571[8], nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle cristiane (federate sotto le insegne pontificie) della Lega Santa che riuniva le forze navali della Repubblica di Venezia[9], dell'Impero spagnolo[9] (con il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia),[9] dello Stato Pontificio,[9] della Repubblica di Genova,[9] dei Cavalieri di Malta,[9] del Ducato di Savoia,[9] del Granducato di Toscana[9] del Ducato di Urbino, della Repubblica di Lucca (che partecipò all'armamento delle galee genovesi), del Ducato di Ferrara e del Ducato di Mantova.
La battaglia, quarta in ordine di tempo[10] e la maggiore, si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d'Austria, su quelle ottomane di Müezzinzade Alì Pascià, che morì nello scontro.

Ai primi di settembre, la flotta della Lega era riunita nel porto siciliano: al comando di Don Giovanni erano 209 galere (di cui 203 o 204 avrebbero preso parte alla battaglia) e 6 galeazze veneziane, oltre ai trasporti e al naviglio minore[15].

Le forze risultavano così composte: 12 galere del papa armate dal granduca di Toscana di cui 5 equipaggiate dai Cavalieri di Santo Stefano[16], 10 galere di Sicilia, 30 galere di Napoli, 14 galere di Spagna, 3 galere di Savoia, 4 galere di Malta, 27 galere di Genova (di cui 11 appartenenti a Gianandrea Doria), 109 galere (di cui 60 giunte da Candia) e 6 galeazze di Venezia. La flotta della Lega, salpata da Messina il 16 settembre si mosse con velocità differenti e si trovò riunita solo il 4 ottobre successivo nel porto di Cefalonia[17]. Qui la raggiunse la notizia della caduta di Famagosta e dell'orribile fine inflitta dai musulmani a Marcantonio Bragadin, il senatore veneziano comandante la fortezza[18].

La battaglia di Lepanto fu la prima grande vittoria di un'armata o flotta cristiana occidentale contro l'Impero ottomano. La sua importanza fu perlopiù psicologica, dato che i turchi erano stati per decenni in piena espansione territoriale e avevano precedentemente vinto tutte le principali battaglie contro i cristiani d'oriente. La vittoria dell'alleanza cristiana non segnò comunque una vera e propria svolta nel processo di contenimento dell'espansionismo turco. Gli ottomani infatti riuscirono già nel periodo successivo a incrementare i propri domini, strappando, fra l'altro, alcune isole, come Creta, ai veneziani. La parabola discendente vissuta dall'impero ottomano nel corso del Seicento, riflette semmai una fase di declino che coinvolse all'epoca tutti i Paesi affacciati nel bacino del Mediterraneo in seguito allo spostamento verso le rotte oceaniche dei grandi traffici internazionali.

In realtà più di un secolo dopo Lepanto i turchi erano ancora sotto le mura di Vienna (1683), mentre Venezia dovette combattere altre lunghe guerre con l'Impero ottomano, perdendo infine il controllo su tutte le isole e i porti che possedeva in Egeo, eccettuate le isole Ionie. Inoltre la flotta ottomana riuscì a sconfiggere quella veneziana presso capo Matapan al principio del Settecento; segno che l'impero, pur in relativa decadenza, continuava a essere una delle principali potenze europee. La scarsa coesione tra i vincitori impedì alle forze alleate di sfruttare appieno la vittoria per ottenere una supremazia duratura sugli Ottomani. Non solo: l'esercito cristiano non riconquistò neppure l'isola di Cipro, che era caduta da appena due mesi in possesso ottomano. Questo a causa del volere di Filippo II, il quale non voleva che i Veneziani acquisissero troppi vantaggi dalla vittoria, visto che essi erano i più strenui rivali del progetto politico spagnolo di dominio della penisola italiana[48].

Nel 1573 la Serenissima fu quindi costretta a firmare un trattato di pace a condizioni poco favorevoli. Il Gran Visir Sokollu, in quell'occasione, disse ai Veneziani che avrebbero potuto fidarsi più degli ottomani che degli altri Stati europei, se solo avessero ceduto al volere del Sultano. Dal canto suo, l'Impero Ottomano, nella persona del sultano, esprimeva all'ambasciatore veneziano a Costantinopoli (presumibilmente un anno dopo Lepanto), le sensazioni della Porta sulla sconfitta: Gli infedeli hanno bruciacchiato la mia barba; crescerà nuovamente.[49]


Famagosta (anni 1570-1571)- Sconfitta dei veneziani
https://it.wikipedia.org/wiki/Famagosta
La conquista dell'isola di Cipro ebbe inizio nel 1570. I turchi presero l'iniziativa dopo la notizia di uno scoppio nell'Arsenale di Venezia che aveva distrutto il magazzino delle polveri e dei legnami, probabilmente un sabotaggio ad opera di agenti al soldo del sultano Selim II, e dopo che l'ultimatum turco fu rifiutato dal Senato veneziano. Nel luglio del 1570 la forza d'invasione sbarcò a Cipro. Era formata da circa 100 000 soldati e per prima cosa essa attaccò la capitale di Cipro, Nicosia, difesa dal governatore civile, ma la città non aveva abbastanza viveri e mezzi necessari per resistere a un lungo assedio. Cadde il 9 settembre dopo che i turchi uccisero a tradimento i 500 difensori e il governatore che si erano rifugiati nel palazzo del governatore, dove si tentava l'ultima e disperata resistenza. Malgrado avessero accettato la resa in cambio della vita, i turchi massacrarono l'intera popolazione della città, tranne 2000 giovani i quali furono inviati come schiavi a Istanbul.




La Battaglia di Vienna (anno 1683)
https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Vienna
La battaglia di Vienna (polacco: Bitwa pod Wiedniem; tedesco: Schlacht am Kahlenberg; ucraino: Віденська відсіч, Viděns'ka Vidsič; turco: İkinci Viyana Kuşatması) ebbe luogo l'11 e il 12 settembre 1683 e pose fine a due mesi di assedio posto dall'esercito turco alla città di Vienna.

L'assedio di Vienna fu posto a partire dal 14 luglio 1683 dall'esercito dell'Impero Ottomano, composto da circa 150 000- 300 000uomini. La battaglia decisiva cominciò l'11 settembre, quando cioè si concluse il raggruppamento dei rinforzi dalla Polonia, comandati da Giovanni III Sobieski stesso, dalla Germania e dal resto dell'Austria, oltre alle forze presenti nella città.

L'imperatore Leopoldo I si era rifugiato a Passavia, da cui dirigeva l'attività diplomatica (sostenuto dalla diplomazia del papa Innocenzo XI) indispensabile per tenere unito un esercito variegato in un momento tanto drammatico; di conseguenza i capi militari della città non esitarono a conferire a Sobieski il comando dell'esercito così composto:

30 000 polacchi al comando di Giovanni III Sobieski con cosacchi ucraini (3 000-5 000);
18 500 austriaci, toscani, veneziani e mantovani, al comando di Carlo V duca di Lorena e di Eugenio di Savoia;
19 000 franconi, svevi e bavaresi, al comando di Giorgio Federico di Waldeck;
9 000 sassoni, al comando di Giovanni Giorgio III di Sassonia.

In tutto quindi le forze europee contavano su circa 80 000 uomini, contro 150 000-300 000 ottomani che avevano invaso l'Austria. La maggior parte di essi tuttavia non si trovava a Vienna il giorno della battaglia.

I turchi persero circa 15 000 uomini, a fronte dei 2 000 dei cristiani, i quali recuperarono anche una gran parte del bottino accumulato dagli ottomani nel corso delle loro scorrerie nei Balcani. Poiché fu la cavalleria polacca la prima ad entrare nel campo turco si crearono non pochi malumori con i tedeschi, visto che il bottino raccolto in quell'occasione non fu diviso. Il saccheggio degli accampamenti periferici turchi (posti in ogni direzione attorno alla capitale) stemperò gli animi. Comunque sia il Re di Sassonia che il principe di Baviera lasciarono Vienna dopo pochi giorni, il primo senza partecipare all'inseguimento degli ottomani in ritirata,

Kara Mustafa pagò con la vita i suoi errori strategici e soprattutto tattici: il 25 dicembre successivo, per ordine del Sultano Mehmed IV, fu strangolato a Belgrado, che a sua volta si apprestava a capitolare. Subito prima aveva fatto impiccare Ibrahim di Buda, privando così i turchi dell'unico generale che sarebbe riuscito a gestire la ritirata.
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Re: Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia e Bisanzio

Messaggioda Berto » mar ott 09, 2018 7:09 am

Riporto una discussione del 2013 su Lepanto


Lepanto, battaglia epica. Intitoliamo una via di ogni Comune

http://www.lindipendenza.com/lepanto-ba ... ent-103149
(la pagina non esiste più)

di ETTORE BEGGIATO

Oggi, 7 ottobre è l’anniversario della grande battaglia navale di Lepanto (1571) nella quale la flotta cristiana (col fondamentale apporto degli uomini e delle navi della Repubblica Veneta) sconfisse la flotta ottomana. Una battaglia violentissima, dove ci furono ben 30.000 morti da parte degli ottomani (che chiamarono “Capo insanguinato” il teatro della battaglia) e 7.500 i cristiani dei quali ben 4.700 veneti guidati da due straordinari eroi, Sebastiano Venier e Agostino Barbarigo.

Una battaglia determinante per le sorti dell’intera Europa, per le sorti della cultura e della civiltà europee. E per celebrare degnamente la vittoria di Lepanto il grande Andrea Palladio progettò in piazza dei Signori a Vicenza la Loggia del Capitaniato (o Loggia Bernarda). Ecco cosa si legge su “Vicenza città bellissima” (R. Schiavo, B. Chiozzi, foto di T. Cevese) a propositi dell’opera palladiana: “Negli intercolumni sono poste due statue allegoriche ricordanti l’ultima vittoria navale veneziana. ….Sulla base, è scolpita una duplice iscrizione: – Palman genuere carinae – e – Belli secura quiesco -. Il significato è da comprendersi interpretando le due figure: la prima rappresenta la dea della vittoria navale, mentre la seconda la pace ormai ottenuta. Il piano superiore presenta altro quattro statue: la prima, verso la piazza è la Virtù secondo il significato classico; la seconda, di misura minore, la Fede; la terza, simile alla precedente, la Pietà; la quarta di grandezza uguale alla prima, l’Onore. L’interpretazione di questi simboli è sufficientemente chiara: la Virtù e l’Onore seguendo la Fede e la Pietà ottengono la Vittoria e la Pace. Venezia ha vinto i turchi unendo questi valori”.

La grandiosità della Loggia è un segno inequivocabile di quale importanza veniva attribuita, all’epoca, alla battaglia di Lepanto. Ai giorni nostri, purtroppo, è ben diverso; e allora, perché non intitolare una via o una piazza dei nostri comuni alla battaglia di Lepanto? È possibile che nella toponomastica veneta si trovi anche la più insignificante battaglia garibaldina e non ci sia un riferimento a una delle battaglie fondamentali per le sorti del Veneto e dell’intera Europa?


1.Paolo L Bernardini 7 Ottobre 2013 at 1:11 pm #

Caro Ettore, hai ragione. Tuttavia occorre ricordare che era un evento bellico, non rischiamo di farne un evento culturale, e ancor meno uno “scontro di civiltà”, perché il mondo islamico ha prodotto immensa cultura. Inoltre, val la pena di ricordare che i francesi erano alleati con i turchi, anche se non combatterono. Come spesso è accaduto nella storia, erano motivi economici e politici alla base dello scontro, e accadeva spesso poi che vi fossero alleanze tra musulmani e cristiani in numerose guerre (ad esempio, quella di Crimea). Suggerisco il bel volume di Ian Almond, che ora insegna in Qatar, “Two Faiths One Banner”.
Saluti cari,
Paolo


1.Heinrich 7 Ottobre 2013 at 6:00 pm #

Lepanto, historia docet, nei fatti non significò nulla.
Che poi i paesi che quella battaglia la vinsero abbiano amplificato e gonfiato la cosa visto che, ovviamente, non potevano ammettere di aver fatto tanto casino per nulla, è un altro discorso.
L’unico effetto simbolico che ebbe fu che, per la prima volta, la flotta ottomana era stata sconfitta.
Simbolo potente, certo, ma nella pratica rimase solo quello.
Non cambiò di una virgola le cose, né in politica né nei rapporti di forza nel mediterraneo. Dopo Lepanto nessuna squadra navale occidentale osò più sfidare in mare aperto la flotta del Sultano, perché a differenza dello Stato ottomano le perdite per i paesi occidentali, per quanto minime, in termini di galee, erano un costo esorbitante.
Nel giro di un anno la Sublime Porta ricostituì al 100% la propria flotta, tornando a dominare i mari come se nulla fosse.
Nel giro di pochi mesi dalla vittoria la Lega Santa vincitrice a Lepanto si era invece già spaccata e gli Stati che ne facevano parte erano tornati a scannarsi l’un l’altro senza osare più sfidare insieme la potenza turca.
Gli eroi che combatterono (ambo le parti) in quella battaglia si rispettavano reciprocamente in modo molto profondo, fieri e convinti del proprio credo religioso, ma mai lo usarono per disprezzare il valore dei propri rivali. Un conto era la vuota retorica, ed a credere alla prima era più portata la soldataglia rozza ed ignorante che componeva le rispettive truppe, un altro la realtà, ben conosciuta dai comandanti politici e militari.
Costoro sapevano che la fede nulla centrava in guerra, ma che si combatteva solo per potere e guadagno; sapevano che la vittoria di oggi poteva venire bilanciata da una sconfitta domani, e tutta la guerra non era che una enorme partita a scacchi in cui la religione non era altro che il pretesto, l’involucro, entro il quale nascondere le ambizioni politiche.
Lepanto, come gran parte delle guerre che hanno visto coinvolti Stati rinascimentali (in particolare Venezia) può essere invece un ottimo esempio della stoltezza cupida ed ipocrita dell’occidente cattolico, dove il vero miracolo è stato il fatto che siano riusciti a trovare un accordo ed a farlo durare il tempo per vincere una battaglia, perché di creare “leghe sante” si era cercato sia prima che dopo Lepanto, ma tutti i tentativi naufragarono miseramente per il prevalere di questa o quella potenza, ricordando soprattutto che le potenze “cattolicissime” (in primis Venezia e Francia) di allora non disdegnavano accordi ed alleanze con gli “infedeli” turchi musulmani, pur di danneggiare i propri rivali.
Durante tutta questa fase del conflitto ad esempio la Francia offrì ai turchi il porto di Marsiglia come base per la flotta (ed infatti la squadra berbera della flotta ottomana approfittò subito di tanta generosità per usare la cittadina francese come base per raid contro le coste liguri, toscane e laziali), mentre gli Stati membri della Lega Santa erano perennemente allerta in quanto davano per scontato che Venezia, quando ancora l’alleanza non era stata stipulata, fosse perennemente ad un passo dal trovare un accordo con il Sultano e lasciare con i pantaloni abbassati gli ex alleati di fronte all’offensiva turca (voltafaccia veneziano che, nei fatti, si concretizzerà in maniera pretestuosa subito dopo Lepanto, sancendo lo scioglimento definitivo della Lega).
Quindi sbandierali come campioni della cristianità è tutto tranne che intellettualmente onesto.
Se si volesse davvero prendere ad esempio una battaglia che cambiò la storia del mondo cristiano, mettendolo al riparo per secoli dall’invasione musulmana, allora andrebbe preso l’assedio di Costantinopoli del 717, quando a venire sconfitta fu l’ondata araba nel pieno della propria forza espansiva, e la cui importanza macrostorica è unanimemente sottoscritta da tutti gli storici, quale ben più importante della di poco successiva battaglia di Poitiers (732) e della battaglia di Vienna (1683).
Sarebbe invece il caso che l’occidente cattolico rammentasse contrito la caduta di Costantinopoli (1453), di cui fu corresponsabile (in primis Venezia), alla quale seguirono 3 secoli di minacce ottomane all’Europa centrale ed alla cristianità tutta.



Alberto Pento

Osservazioni e considerazioni sui commenti:

1) il commento del professore di storia Paolo Bernardini denota una scarsissima conoscenza della storia dell'Islam e una considerazione sbagliata dell'Islam, dovuta a questa poca conoscenza, in cui egli attribuisce all'Islam il valore di civiltà e di immensa cultura.
https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Bernardini_(storico)

2) interessante il commento critico di Heinrich improntato al realismo critico più che all'esaltazione acritica della battaglia di Lepanto.
Da approfondire le responsabilità dell'Europa cristiana e di Venezia sulla caduta di Bisanzio in mano ai nazi maomettani ottomani.
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Re: Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia e Bisanzio

Messaggioda Berto » mar ott 09, 2018 7:22 am

La fine del ducato e dell'Impero veneziano 1797

Ła Repiovega Veneto Venesiana lè termenà entel 1797 el 12 de majo
viewtopic.php?f=160&t=807
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Re: Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia e Bisanzio

Messaggioda Berto » mar ott 09, 2018 8:09 pm

Considerazioni sulla storia

Furono ceramente queste origini bizantine, nella formazione del ducato lagunare e di Venezia, nonché della sua espansione e potenza politica ed economica che resero oggettivamente impossibile per Venezia una vera fusione con le altre città venete della terra veneta (con la loro storia secolare vissuta in una Europa a dominio germanico, contrapposto a quello bizantino) e che quindi impedirono la formazione di un popolo e di una nazione unitaria veneta con un stato a dominio di tutti i veneti, un po' come la Svizzera.
Fu questa mancanza che rese le terre venete vulnerabili all'invasione napoleonica e impedì loro di resistere e di difendersi e che poi dispose i veneti ad abbracciare le idee e i miti risorgimentali italiani.





I veneti del Veneto xełi on popoło e na megnoransa nasional?
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 183&t=1731

Coel parlamento veneto de tuti i veneti, mai nato e ke i venesiani ke łi gheva el poder no łi ga mai promòso
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 183&t=2597

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... i-nato.jpg


Il mito risorgimentale e le sue falsità italico-romane
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 139&t=2481
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Re: Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia e Bisanzio

Messaggioda Berto » mar ott 09, 2018 9:23 pm

Sul sentimento identitario veneto dei veneziani:

si tenga conto che nel 1200 circa, dopo varie catastrofiche innondazioni, di un'incendio che distrusse buona parte di Rivoalto (che ancora non si chiamava Venezia), allora fatta di legno, di una pestilenza che decimo i suoi abitanti, in seno al Maggior Consiglio di dibattè e si votò sull'opportunità di trasferire Rivoalto/Venezia in Armenia.

Veneti e Armeni
viewforum.php?f=186

Nel 1214, a seguito di molteplici disgrazie (innondazioni, incendi, ecc.) il doge Pietro Ziani, propose al Maggior Consiglio, di prendere le reliquie di San Marco e di trasferire Venezia nelle terre del Levante, fu solo per 2 voti e l'opposizione del procuratore di San Marco Angelo Falier che Venezia restò nella laguna veneta (??? da verefegar).
http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Ziani
http://cronologia.leonardo.it/storia/bi ... dogi03.htm
[i]... Ma quello che più impensierì Pietro Ziani, durante il suo dogado, furono i veneziani di Costantinopoli, già in contrasto con la madre patria per la mancata elezione del loro prescelto, con l'andar degli anni avevano intrecciato rapporti sempre più stretti con l' Imperatore latino (latin ???) Pietro di Courtenay.
http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_di_Courtenay
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