Sarebbe interessante indagare sulle responsabilità dell'Europa cristiano cattolica, di Roma papale e di Venezia sulla fine dell'Impero Bizantino e sulla caduta di Bisanzio, conquistata dai nazi maomettani ottomani.BATTAGLIA DI COSTANTINOPOLI (6 aprile - 29 maggio 1453)Enrico Giustiniani
http://www.giustiniani.info/costantinopoli.html La caduta della città di Costantinopoli è un nuovo esempio del millenario scontro tra due civiltà: quella occidentale e quella orientale, che, come nei miti greci, avrebbe caustao una serie di lutti secolari e di infinite sciagure per la Cristianità. La "seconda Roma" era caduta, e un impero millenario con essa, mentre la "grande paura del mondo", cioè i turchi, si affacciava pericolosamente sul continente dopo aver distrutto l'ultimo baluardo cristiano che era stato posto tra Europa ed Asia: in parole povere sia Roma che Venezia che lo stesso Sacro Romano Impero vedevano ai loro orizzonti non più la croce di Cristo ma le verdi bandiere del profeta. Il termine "turco" indica generalmente un insieme di popoli nomadi e allevatori, che abitavano in origine le steppe nord-orientali dell'Asia. La parola Turk ("forza") la troviamo per la prima volta nel V secolo d.C. circa, quando quei popoli si allearono con i Wei della cina settentrionale contro i Juan-Juan che probabilmente li tenevano in regime di schiavitù. Sconfitti qesti ultimi i Turchi si impadronirono dei loro territori e i loro capi assunsero il titolo di Khagan o Khan che successivamente, crearono un vastissimo regno nell'Asia centrale, ma che viste le discordie interne (tipiche delle tribù nomadi) si dissolse ben presto; i Turchi vennero così sconfitti prima dalla dinastia T'ang nell' VIII secolo, e poi dagli Arabi nella battaglia del fiume Talas (751). Il loro valore militare restò comunque immutato, il califfo al-Mu'tasim cominciò ad arruolare truppe presso la tribù dei Buyidi, che col tempo ereditarono la gestione del potere militare arabo anche se formalmente restavano mercenari. Nel 1055 un'altra tribù turca quella dei Selgiukidi rovesciò il potere dei Buyidi per impadronirsi definitivamente del potere, installandosi a Baghdad. Al califfo (a cui rimaneva il potere religioso e morale) si sostituì il "Sultano" cioè il "detentore del potere", quello assoluto: fu proprio uno dei primi sultani a sconfiggere a Manzikert l'esercito bizantino dell'imperatore Romano VI. Da lì in poi i destini dei Turchi e dei Bizantini sarebbero stati sempre legati in un modo o nell'altro, anche se i Selgiukidi furono rovesciati dall'invasione Mongola di Hugalu, e sostituiti da un altra tribù turca, se possibile ancora più feroce, quella degli Ottomani, dal nome del loro primo signore Osman, in arabo Othman. La guerra tra Impero Romano d'Oriente ed Ottomani, ad eccezione di brevi periodi di non belligeranza, non ebbe molte soste, e andò avanti con una serie di sconfitte degli Imperiali: caddero Nicea (1331), Pergamo, Nicomedia, la Tracia fu saccheggiata (1353), Gallipoli fu presa, e, nel 1359 i Turchi giunsero fino alle mura di Costantinopoli e conquistando anche Adrianopoli, in Tracia, dove spostarono subito la loro capitale. Le capacità dei Turchi comunque non erano solo militari, seppero infatti approfittare delle rivalità dei popoli balcanici (Serbi, Greci, Bulgari) per consolidare il loro potere, in modo che la loro superiorità militare divenisse sempre più schiacciante. La crociata indetta da Urbano V nel 1363 (nella quale erano coinvolte Ungheria, Serbia, Bosnia e Valacchia) fallì, come fallirono gli altri tentativi di coalizzare le forze balcaniche contro la minaccia turca: con le sconfitte nel Kosovo di Serbia (1389) e di Varna (1444), nella quale morirono il re Ladislao d'Ungheria e il cardinale Cesarini, tramontò definitivamente ogni tentativo di resistenza organizzata unitariamente, mentre gli Ottomani proseguivano strappando Salonicco ai Veneziani e arrivando fino all'Albania e all'Ungheria.
I Protagonisti
COSTANTINO XI PALEOLOGO (Imperatore bizantino)(1403-1453)
Figlio di Emanuele II Paleologo a ventisei anni sconfisse i Franchi della Morea, e riuscì a tenere quasi sempre a bada i Turchi in Beozia ed in Tessaglia. Dopo la contesa per il trono con il fratello Demetrio, divenne nel 1449 l'ultimo Imperatore Romano d'Oriente. Nonostante l'Occidente si disinteressasse completamente della sorte di Costantinopoli, Costantino cercò di ricucire i rapporti tra la Chiesa cristiano-ortodossa d'Oriente e quella cattolica-romana d'Occidente per creare un fronte di solidarietà e salvare almeno la città, l'unica cosa che ormai retsava dell'impero. Il suo popolo e il clero, però, erano ancora memori del saccheggio dei Crociati nel 1204 ai danni della città stessa, quindi non appoggiavano assolutamente questa sua iniziativa, così sia Venezia che la Chiesa di Roma si limitarono nel loro appoggio ai bizantini. La resitenza di Costantino sulle mura della città fu, però, così tenace che i turchi furono tentati più di una volta di abbandonare l'assedio della città, l'ultimo dei basileus morì su una breccia alla testa di un manipolo di nobili mentre già irrompevano i giannizzeri
GIOVANNI GUGLIELMO GIUSTINIANI LONGO (?-1453)(Capitano di ventura genovese, alleato dei bizantini)
Il comandante della difesa di Costantinopoli, Giovanni Giustiniani-Longo, era già podestà di Caffa al momento dell'offensiva turca. Di propria iniziativa aveva raggiunto la città con due galere e 700 uomini, sfuggendo al poderoso blocco navale operato dai turchi. Tursun Beg, lo storico di Maometto II, racconta che "il capo dei demoni" sarebbe stato trafitto da un ghazi (soldato senza paga, che viveva solo del bottino di guerra) sul muro più esterno della città mentre si scatenava l'ultimo assalto. Per i Veneziani e per i Greci invece sarebbe stato lui a diffondere il panico tra gli assediati, diffondendo la falsa notizia che i turchi stavano già dilagando nella città; salvato a stento dai suoi mentre Costantinopoli crollava sarebbe stato condotto sull'isola di Chio dove successivamente morirà.
Figura controversa, interpretata dagli storici sotto luci diverse e contraddittorie, Giovanni Giustiniani Longo fu un valoroso soldato.
Nei Commentari de’ Turchi di Andrea Gambini (1541), ideale prosecuzione del libro che porta lo stesso titolo, scritto da Paolo Giovio nel 1531, una storia scritta quasi cento anni dopo la caduta di Costantinopoli e perciò cristallizzata nella tradizione e nell’immaginario collettivo, due sole figure emergono con connotati personali: l’imperatore e il genovese Giovanni Giustiniani Longo.
Il Giustiniani Longo, gravemente ferito, si allontanò dalle mura e riuscì a mettersi in salvo, mentre la città che aveva valorosamente difeso insieme ai propri soldati, ormai capitolava. Due mesi dopo, per le conseguenze della ferita, "Giovanni Iustiniano Genovese" moriva. Galata (nota anche con il nome di Pera), la città dei Genovesi, era perduta.
Il governatore della città, Angelo Giovanni Lomellino, scriveva una lettera carica di dolore e di trattenuta rassegnazione e la inviava in patria, a un parente, per narrare l’accaduto. Pochi giorni dopo, i Genovesi mandavano ambasciatori a Maometto II per trattare la pace e chiedere l’autorizzazione a proseguire i propri commerci.
Il Sultano impose condizioni piuttosto aspre e, nonostante lo studio dei documenti notarili rogati a Pera in quel periodo abbia dimostrato una prosecuzione abbastanza normale (più certo di quello che ci si aspetterebbe) della vita e delle attività quotidiane, la decadenza della città sarebbe stata, di lì a poco, inarrestabile.
Pera, per i Genovesi, per l’economia genovese, era perduta.
Il sospetto di tradimento che gravò sul Giustiniani, in realtà dovrebbe investire anche tutti gli altri esponenti delle famiglie occidentali legate a Costantinopoli per prestigio e censo. In effetti si verificarono "strani" fatti durante l'assedio della città: la flotta pontificia era rimasta ferma a Chio nell'attesa che "cambiasse il vento", la flotta veneziana era bloccata a Negroponte in "attesa di ordini", poichè il senato lagunare aveva appena discusso l'ipotesi di abbandonare la città al suo destino; inoltre le navi turche trascinate per via di terra passarono indistuurbate di fronte al quartiere genovese di Galata; infine, la maggior parte delle famiglie occidentali restò incolume dalla strage conseguente all'irruzione turca, godendo addirittura della concessione di poter scegliere se lasciare la città o restarvi, nonchè di nuovi privilegi commerciali. Testimonia contro il sospetto, invece, il comportamento valoroso dimostrato dalle navi veneziane e genovesi durante un combattimento svoltosi il 20 aprile. Probabilmente non conosceremo mai la consistenza degli interessi tra turchi e commercianti italiani, ma le "dicerie" riportate dai cronisti indicano che, tra i partecipanti ai fatti, vi fu un "balletto di responsabilità" provocato da un evidente senso di colpa sviluppatosi in Occidente a seguito della caduta di Costantinopoli.
GIORGIO CASTRIOTA (generale cristiano)
Figlio di un nobile Albanese, questo personaggio entrò nella storia per essere stato uno dei pochi, se non l'unico, ad aver sconfitto i turchi nel loro momento di massima espansione balcanica. Ceduto come ostaggio ai turchi stessi ed educato all'Islam, aveva combattuto contro i cristiani maturando una grande esperienza, che gli fruttò il soprannome di "Iskander Beg", ossia "Principe Alessandro", con riferimento ad Alessandro il Grande. Più tardi però il Castriota abiurò l'islamismo e, tornato cattolico, liberò il suo popolo. Dopo la sua morte (1468) l'Albania venne riconquistata palmo a palmo dai turchi, ma molte delle comunità albanesi si trasferirono nel meridione d'Italia dove ancora oggi attraverso i dialetti, perpetuano la loro lingua. Un bellissimo canto popolare immagina che Skanderbeg in punto di morte chiami il figlio e gli ordini di fuggire al di là del mare: "giungendo alla spiaggia troverai un cipresso, profumato e funesto, a quel cipresso lega il mio cavallo [...] presso il cavallo, al vento del mare, spiega la mia bandiera e alla bandiera lega la mia spada. Quando soffierà la tramontana il cavallo nitrirà, la bandiera sventolerà, e la spada tintinnerà dal funebre cipresso: il Turco sentirà, e ricordando la morte che dorme sulla mia spada, non vi seguirà dove sarete andati."
Fu la scissione del cristianismo europeo (lo Scisma d'Oriente) e i successivi conflitti tra i cristiani europei che indebolirono l'Europa e la resero vulnerabile e conquistabile dagli ottomani nazi-maomettaniCRISTIANI ORTODOSSI e scisma d'Orientehttp://www.claudiopenna.it/seconde/ortodossi.html Nel 1054 avviene il primo grande scisma all'interno del Cristianesimo. La parola scisma , nella storia del Cristianesimo, indica le divisioni che si sono avute all'interno della Chiesa.
La divisione tra i Cristiani d'Occidente e i Cristiani di Oriente si chiama Scisma d'Oriente, perché è avvenuta a Costantinopoli (in Oriente) nel 1054.
L'Oriente (anche se l'Oriente di allora è l'attuale Medio Oriente) è stato la culla del Cristianesimo: lì è nata la Chiesa, lì sono sorte grandi e importanti comunità di cristiani, lì si sono svolti i primi concili ecumenici (infatti solo dopo il 1000 si avrà il primo Concilio ecumenico, quello Lateranese I).
I motivi che hanno portato allo scisma sono vari, motivi storici e politici, motivi culturali (usanze e lingue differenti tra i due popoli), motivi dottrinali (diverse interpretazioni su alcuni aspetti della religione cristiana).
Già nel 451, dopo il Concilio di Calcedonia ci fu la prima separazione, perché alcune Chiese d'Oriente non accettarono le conclusioni di questo concilio ecumenico. Nacquero le Antiche Chiese orientali (sono: la Chiesa siro-ortodossa in Siria, la Chiesa assiro o caldea in Persia, attuale Iran; la Chiesa siro-ortodossa in India, la Chiesa armena in Armenia, la Chiesa copta in Egitto, la Chiesa etiopica in Etiopia).
Nel 330 d.C. l'imperatore Costantino fonda la città che portava il suo nome, Costantinopoli, la dichiarò la seconda capitale dell'Impero, dandole il titolo di Nuova Roma. Nel 395, alla morte dell'imperatore Teodosio, l'Impero romano si divide in due: Oriente e Occidente. Ma già negli ultimi anni dell'Impero Romano, la politica, la cultura, la religione comincia a spostarsi sempre più verso l'Oriente. Quando poi nel 476 d.C. crolla l'Impero Romano d'Occidente, l'Oriente (e Costantinopoli in particolare) assumerà sempre più importanza e verrà rimarcata sempre di più la separazione tra Occidente e Oriente, una separazione anche linguistica (in Occidente, infatti, si parlava il latino; in Oriente, invece, il greco).
Tutti questi fattori causarono ben 8 scismi in otto secoli tra Roma e Costantinopoli, ma la pace fu poi sempre ricomposta.
Tra Oriente e Occidente iniziano grandi discussioni, anche su temi religiosi. Si discuterà di tutto: di argomenti secondari (come l'obbligo per i preti di portare la barba!) e di argomenti importanti (primato del Papa, il credo). C'è da aggiungere che nel 691-692 la Chiesa bizantina celebrò il concilio Trullano che con i suoi 102 canoni realizzò una vera e propria riforma, non sentita però dalla Chiesa occidentale.
Inoltre, quando in Occidente, a Natale dell'800 Carlo Magno fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero, nella Basilica di San Pietro, l'Oriente perse il suo primato di difensore della cristianità e dovette anche "cedere" il posto al Sacro Romano Impero come nuovo erede del vecchio impero romano, mentre - finora - l'Oriente si era ritenuto l'erede dell'antico impero romano!
Con questa incoronazione di Carlo Magno, l'Occidente sembrava voltare definitivamente le spalle all'Oriente!
Intorno all'anno 1000 d.C. le incomprensioni erano diventate sempre più profonde. Per questo motivo, papa Leone IX mandò a Costantinopoli una sua delegazione guidata dal cardinale Umberto da Silva Candida per ricucire i rapporti tra la Chiesa di Roma e quella di Oriente. In realtà l'incontro tra i legati del Papa e il patriarca di Costantinopoli (Michele Cerulario) ebbe effettivi opposti: si scomunicarono a vicenda: questo atto, avvenuto il 16 luglio 1054 segna l'atto ufficiale della prima divisione dei Cristiani: da questo momento si parlerà di Cristiani Cattolici (=universali) e di Cristiani Ortodossi (= fedeli alla retta dottrina).
I primi, i Cattolici, sono i Cristiani d'Occidente; i secondi, gli Ortodossi, sono i Cristiani d'Oriente.
I principali motivi religiosi della divisione sono soprattutto due: il problema del "Primato del Papa" e l'aggiunta del "Filioque" fatta al Credo Niceno-Constantinopolitano.
Successivamente alla divisione del 1054, ci sono state le Crociate, la IV in particolare (1204), che ha sicuramente aumentato il divario tra occidente ed oriente, tra chiesa cattolica e chiesa ortodossa, perché i crociati (cristiani cattolici) invasero Costantinopoli (cristiani ortodossi) e la saccheggiarono.
Infine, la caduta di Costantinopoli (1453) in mano ai turchi, che erano musulmani, non permise contatti regolari fra Roma e Costantinopoli, cioè fra cattolici e ortodossi; per cui, a partire dal XV secolo, le due Chiese si allontanarono sempre di più.
Ai giorni nostri, il comunismo, fin dal 1917 ha scosso fortemente le chiese ortodosse della Russia e dell'Europa occidentale in generale (dal 1944). Ciò ha fatto sembrare che l'oriente fosse diventato ateo ed ha spinto la chiesa cattolica a considerare l'oriente "terra di missione", terra da evangelizzare.
Questo ha notevolmente "infastidito" la chiesa orientale, tanto che nel 1992 i primati ortodossi, riuniti a Costantinopoli, hanno protestato contro tale attività missionaria (voluta da papa Giovanni Paolo II) che va a scapito del cammino di riconciliazione dei cristiani d'oriente e d'occidente.
PROBLEMA DEL FILIOQUE
Nei primi due concili ecumeni (Nicea, 325; Costantinopoli, 381) la Chiesa aveva formulato il Credo che, proprio per questo, fu chiamato "Credo niceno-costantinopolitano".
Il terzo concilio, quello di Efeso, aveva stabilito che il Credo non poteva essere più modificato.
A Toledo, in Spagna, quindi in occidente, nel 587 i cattolici, per combattere l'arianesimo e chiarire quindi che anche il Figlio è Dio, aggiunsero al Credo la parola "Filioque" (che significa e dal Figlio) proprio per indicare che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio ed è quindi persona della Trinità a tutti gli effetti, Dio a tutti gli effetti come il Padre e come il Figlio.
Credo nello Spirito Santo
che è Signore e dà la vita
e procede del Padre e del Figlio ( in latino: qui ex Patre Filioque procedit)
e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato
e ha parlato per mezzo dei profeti...
Sarà soltanto nel 1014 che verrà utilizzato tale nuovo termine nel Credo, e soltanto nel 1274 (nel II Concilio di Lione) fu ufficialmente aggiunto al Credo.
PROBLEMA DEL PRIMATO DEL PAPA
I testi evangelici mostrano chiaramente che l'apostolo Pietro ha un ruolo di primo piano rispetto agli altri undici apostoli. Gesù in diversi passi ha indicato Pietro come una figura di primo piano. Dopo che Gesù è salito al cielo, gli apostoli si sono rivolti a Pietro per avere una guida in alcuni momenti importanti.
Prima della loro morte, gli apostoli si sono scelti dei successori (i vescovi): tra tutti i vescovi, quello che è succeduto all'apostolo Pietro ha continuato a godere di maggiore autorità e fu chiamato (per distinguerlo dagli altri vescovi: Papa). Il Papa è quindi il capo della Chiesa perché è il successore dell'apostolo Pietro.
Per gli Orientali, nel periodo che ha preceduto il grande scisma d'oriente, il Papa non doveva essere più il capo di tutta la chiesa, anche di quella orientale. Per loro il capo della Chiesa, se proprio dovrebbe essercene uno, doveva essere il patriarca della città più importante, della città in cui risiedeva l'imperatore: il patriarca di Costantinopoli. Non ritenevano quindi giusto che il Papa reclamasse la sua autorità anche sugli altri quattro patriarcati (quello di Costantinopoli, di Alessandria, di Gerusalemme e di Antiochia).
(Notiamo che nei giorni in cui il cardinale Umberto da Silva Candida era a Costantinopoli per incontrare il patriarca Michele Cerulario e avvennero le reciproche scomuniche, il Papa Leone IX era morto: pertanto, l'autorità del Cardinale Umberto, legato pontificio, era già venuta meno, e per questo motivo non avrebbe potuto scomunicare il Patriarca Cerulario. Inoltre, nessun concilio considerato ecumenico dall'altra parte ha mai scomunicato l'altra Chiesa. Molte Chiese Orientali affermano di non essersi mai separate dalla Chiesa occidentale, sebbene queste chiese ora non facciano parte della Chiesa Ortodossa.)
Gli eventi successivi (come le crociate) hanno ulteriormente separato Oriente ed Occidente
Il dato di fatto è che tuttora la Chiesa occidentale e la Chiesa orientale sono separate, e ognuna si autodefinisce "Chiesa Una Santa Cattolica ed Apostolica".
Il nome che viene dato a questo scisma in qualche modo intende incolpare qualcuno, dare cioè a qualcuno la maggiore responsabilità: per i Cattolici si tratta del Grande Scisma d'Oriente facendo intendere che sia stata colpa soprattutto della Chiesa d'Oriente a provocare lo scisma; gli Ortodossi questo stesso scisma lo chiamano "Scisma dei Latini".