Duki e doxi/dogi (ducati e dogado - dux e duce)

Duki e doxi/dogi (ducati e dogado - dux e duce)

Messaggioda Berto » sab nov 15, 2014 7:28 am

Duki o doxi longobardi e doxi o duki bixantin-venesiani e veneto-venesiani ente ƚa tera veneta
viewtopic.php?f=49&t=1201

En ordene de tenpo prima dovaria vegner i duki o du/doghi/doxi/dogi longobardi e dapò i doxi/dogi/duki grego-bixantin-venesiani.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -1_2_2.jpg
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Re: Duki e doxi/dogi (ducati e dogado)

Messaggioda Berto » sab nov 15, 2014 7:33 am

Dogadi xerman longobardi:

http://it.wikipedia.org/wiki/Ducati_longobardi

Dogado de ƚa Furlania (Çevedal/Cividale)

Dogado de Çeneda
Dogado de Trevixo
Dogado de Verona
Dogado de Viçenza

Ducato di Bergamo
Ducato di Brescia
Ducato di Trento

Ducato di Asti
Ducato di Benevento, poi Principato di Benevento e Principato di Salerno
Ducato di Genova
Ducato di Ivrea
Ducato di Milano
Ducato di Parma
Ducato di Pavia
Ducato di Piacenza
Ducato di Persiceto
Ducato di Reggio
Ducato di San Giulio
Ducato di Spoleto
Ducato di Torino
Ducato di Tuscia, dapprima Ducato di Lucca


Santi cristiani dei migranti xermani ente l’ara veneta:
viewtopic.php?f=24&t=997

Sant’Anselmo (duca o doxe de ƚa Furlania)
http://it.wikipedia.org/wiki/Sant%27Ans ... _Nonantola
Anselmo (Cividale del Friuli, 723 – Nonantola, 803) lè stà duca de ƚa Furlania dal 749 al 751, dapò col se ga ritirà e ga fondà l'abasia de Nonantoƚa de cu lè stà abate

Immagine


Elenco dei ducati longobardi e data di costituzione
http://www.summagallicana.it/lessico/l/ ... obardo.htm

Ducato del Friuli - 569
Ducato di Ceneda – 568/667
Ducato di Treviso - 568
Ducato di Vicenza - 569
Ducato di Verona - 568
Ducato di Trento - 568
Ducato di Parma – 579/593
Ducato di Reggio – 584/593
Ducato di Piacenza – ca. 593
Ducato di Brescia – 568/569
Ducato di Bergamo – 570/575
Ducato di San Giulio Isola del lago d’Orta – ca. 575
Ducato di Pavia – dal 572 al 774 capitale del regno
Ducato di Torino – 568/569
Ducato di Asti - 569
Ducato di Tuscia – 574
Ducato di Spoleto - 571/576
Ducato di Benevento – 570/576

Fonti
Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, Lorenzo Valla/Mondadori, Milano 1992
Jörg Jarnut, Storia dei Longobardi, Torino, Einaudi, 2002. ISBN 8846440854
Sergio Rovagnati, I Longobardi, Milano, Xenia, 2003. ISBN 8872734843

Ƚa storia de i longobardi contà da Paolo Diacono
viewtopic.php?f=136&t=1054

Xermani, Germani
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... RIY0E/edit

Çexete e canpisanto longobardi, xerman-venete e venete

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... JNMm8/edit

Canpisanti o çimiteri longobardi e xermani ente ła tera veneto-furlana
viewtopic.php?f=43&t=959

Caxałi, masarie e borghi xerman-veneti e veneti
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 94M1E/edit

Corti xerman-venete, venete e mantoane
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 9JS28/edit

Castełi xerman-veneti e veneti
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... xZX3c/edit
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Re: Duki e doxi/dogi (ducati e dogado)

Messaggioda Berto » sab nov 15, 2014 7:33 am

Dogado e doxi grego-bixantin-venesiani:


El primo doxe: Paoluccio Anafesto
viewtopic.php?f=137&t=661

Anafesto (Pavliskos Anàfestos) -cognome grego
viewtopic.php?f=41&t=1052

Doxe, duca, dux, duce
viewtopic.php?f=41&t=1052

http://it.wikipedia.org/wiki/Doge_(Venezia)
Il Doge (veneziano: Doxe, /dɔze/) era la suprema magistratura della Repubblica di Venezia, istituita sin dal 697 e durata fino alla caduta della Repubblica, il 12 maggio 1797. Al doge ci si rivolgeva anche con i titoli di Monsignor el Doxe, Serenissimo Principe o Sua Serenità o con l'originale latino Dux, cioè duca ("comandante" o "generale").

Evoluzione dell'istituto ducale

Dipanatasi su un periodo storico di mille e cento anni e per un numero di centoventi successori (escludendo le sovrapposizioni di coreggenza nelle epoche più antiche), l'istituto ducale veneziano subì una profonda evoluzione che, dall'accezione militare primitiva, evolse prima rapidamente in forma monarchica e poi, solo in epoca successiva, in magistratura repubblicana.

L'istituzione ducale, a Venezia, ha origini bizantine risalenti alla nomina del primo dux Paolo Lucio Anafesto, nel 697, quale governatore militare della Venezia bizantina per conto dell'Esarca di Ravenna. Contesa nel periodo 726-737 tra Veneziani e Bizantini e brevemente interrotta a seguito del trasferimento del potere ai Magistri Militum, l'elettività ducale fu, a partire dal 742, definitivamente sottratta al controllo imperiale, sancendo così l'inizio della monarchia ducale, che durò, con alterne vicende, sino all'XI secolo. In tale periodo l'istituto ducale si modellò sulla forma della monarchia bizantina, divenendo a tratti ereditario e duplicandosi, con l'uso da parte del doge regnante di associarsi al trono il successore designato nella forma di un coreggente o co-Dux. Nei primi tre secoli di Venezia vi furono ventotto dogi, di cui quattordici deposti, con accecamento, taglio della barba e dei capelli per sfregio o per forzata tonsura (al modo bizantino), oppure uccisi in rivolte; quattro preferirono abdicare, uno cadde in battaglia e solo nove morirono di morte naturale.


http://it.wikipedia.org/wiki/Dogi_della ... di_Venezia
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Re: Duki e doxi/dogi (ducati e dogado)

Messaggioda Berto » sab nov 15, 2014 7:47 am

Duki longobardi

http://it.wikipedia.org/wiki/Duca_(Longobardi)

Presso i Longobardi, il duca era colui che, all'interno del sistema sociale longobardo, rivestiva il ruolo, politico e militare, di comandante di un insieme di "famiglie militari" (la fara) ???, indipendentemente da un eventuale stanziamento territoriale.

Etimologia

Non è noto il termine proprio della lingua longobarda per indicare la figura del duca; anche le fonti storiografiche longobarde più antiche (l'anonima Origo gentis Langobardorum e la Historia Langobardorum di Paolo Diacono) sono state redatte in latino. Il termine latino dux fu adottato per designare una figura politica e militare che non aveva un esatto equivalente nel mondo classico, ridefinendo così il concetto stesso di "duca" in una forma che avrebbe poi conosciuto ulteriori sviluppi nei secoli successivi.

Storia

La figura del duca emerse tra IV e V secolo, quando il popolo germanico era stanziato tra il medio corso dell'Elba e l'attuale Boemia settentrionale. All'epoca, i Longobardi erano nomadi (??? ma ke nomadi !!!) e organizzati in gruppi omogenei e compatti di famiglie originate dallo stesso clan gentilizio, in grado di organizzarsi in contingenti con funzioni militari: le fare. I duchi erano i capi delle fare (???). Si trattava di guerrieri insigniti di tale incarico per i legami dinastici e per il valore militare mostrato in guerra, premiati quindi dal sovrano. Nella figura del duca longobardo si mescolavano quindi elementi militari, gentilizi, sacrali (investiti dal sovrano, partecipavano al suo "carisma"), politici, giudiziari e amministrativi. Nell'assemblea del popolo in armi ("Gairethinx") i duchi aveva un ruolo preminente, ed erano determinanti nell'elezione dello stesso re.

Una volta giunti in Italia, l'istituzione ducale assunse progressivamente un legame con il territorio, ma sempre subordinata allo status politico-militare del duca. A partire dalla prima città conquistata da Alboino nel 568, Cividale, in ogni centro urbano militarmente rilevante venne insediato un duca, con l'incarico di guidare i guerrieri longobardi stanziati nelle aree limitrofe "in fara" contro eventuali minacce nemiche. Fin da quel primo insediamento, l'istituzione ducale ebbe però un doppio carattere: da un lato il duca era comandante di un esercito, dall'altro era il capo di una frazione del popolo ("gens"), soggetto quindi alle aspettative e alle tradizioni (di gestione del potere, di attivismo militare, di spartizione delle ricchezze) del popolo stesso. Il duca era quindi una figura di investitura regia e di natura politico-militare, ma al tempo stesso anche portatrice di una concezione del potere esclusiva, quale elemento-garante di una determinata struttura sociale (quella della fara). La compresenza di questi due fattori opposti caratterizzò tutta l'esistenza del Regno longobardo, in costante tensione tra spinte centraliste del potere sovrano e spinte autonomiste dei duchi; nel corso dei secoli si assistette al passaggio da una maggior indipendenza ducale (tanto che per i dieci anni del cosiddetto Periodo dei Duchi, dal 574 al 584, governarono da sovrani assoluti nelle rispettive sedi) a una crescente affermazione del potere centrale, senza che tuttavia le spinte autonomiste fossero mai completamente arginate.

Con la caduta del Regno longobardo (774) e la conquista di gran parte della Langobardia da parte dei Franchi di Carlo Magno, la figura del duca longobardo fu sostituita da quella del conte franco; fuori dall'Impero carolingio rimase tuttavia il Ducato di Benevento, che mantenne una certa autonomia e all'interno del quale il termine "duca" assistette a un'evoluzione verso il significato di titolo nobiliare che si sarebbe imposto in seguito.


Duce roman

http://it.wikipedia.org/wiki/Duce_(storia_romana)

Duce (storia romana)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Dux (al plurale duces) è il termine latino che sta per condottiero o comandante militare (dal verbo ducere, cioè guidare) e può essere riferito a chiunque comandi truppe, compreso un capotribù.

Funzione

Il dux romano originariamente era l'uomo che rappresentava il senso di patria sul campo: doveva essere inflessibile di fronte al nemico, ma vicino ai propri uomini in un rapporto "pater - filius". Aveva un'alta esperienza militare, data da numerose esperienze da subordinato, ed era inserito nel cammino del cursus honorum, un percorso segnato da varie cariche della burocrazia romana che conduceva al consolato.

Nel tempo il ruolo del dux divenne più una posizione politica che militare, poiché permetteva di ingraziare con elargizioni e bottini le legioni, che costituivano un rapido mezzo per ottenere il potere. Il primo a sfruttare questa possibilità fu Giulio Cesare che, idolatrato dai suoi uomini, varcò il Rubicone per ottenere il pieno potere a Roma. Augusto, racconta Svetonio:

« Rese onore alla memoria dei massimi condottieri [romani] (ducum), quasi fossero degli dèi immortali, in quanto avevano portato l'Impero del popolo romano (imperium p.R.) da modeste origini, ad un grandissimo dominio. E così, non solo restaurò gli edifici che ogni condottiero aveva edificato, mantenendo le iscrizioni [originarie], ma nei due colonnati del suo foro collocò le statue di tutti loro, con le insegne dei trionfi conseguiti, e in un editto proclamò: aveva escogitato ciò, lui stesso mentre era in vita, affinché i principi successivi fossero costretti dai cittadini ad ispirarsi alla vita di loro e dello stesso Augusto come ad un modello. »
(Svetonio, Augustus, 31.)

« Fu molto generoso nel distribuire onori al valore militare: decretò il trionfo completo a più di trenta comandanti militari (ducibus) e a molti di più assegnò le insegne trionfali. »
(Svetonio, Augustus, 38.)

Da Cesare in poi furono sempre più numerosi coloro che ebbero brame politiche, ma con scarse competenze militari. L'ultimo rappresentante del vero spirito romano fu Flavio Ezio, che sconfisse Attila arginando la sua avanzata in Italia.

Storia

Dalla Repubblica all'Impero

Nell'esercito romano era colui che comandava due o più legioni. Poteva essere riferito a un console o a un imperatore, mentre era tipico per i proconsoli delle province. Come governatore, il dux era sia il supremo magistrato civile sia il comandante in capo delle legioni nelle province. Tuttavia, all'epoca del Dominato, questi poteri furono tolti al governatore e dati a un ufficiale di nuova creazione, appunto il dux. Il dux era dunque il supremo capo militare nella provincia, ma il governatore era autorizzato anche a esercitare i poteri del dux. Quando autorizzato, però, il dux poteva agire in maniera indipendente dal governatore in tutte le questioni di natura militare.

Cambiamenti nell’uso

A metà del III secolo d.C. il dux aveva acquisito una connotazione più precisa di comandante di un corpo di spedizione, di solito composta da distaccamenti (Vexillationes) da una o più formazioni militari regolari. Tali arruolamenti venivano effettuati per far fronte a complesse situazioni militari, quando la minaccia da respingere sembrava essere oltre le capacità della struttura militare della provincia (cosa che aveva caratterizzato l'esercito romano nell'Alto Impero).

Dal tempo di Gallieno in poi, per più di un secolo, i duces furono esclusivamente Viri Perfectissimi, cioè membri della seconda classe dell'Ordine equestre. Come tali essi avrebbero potuto non sottomettersi ai comandanti delle legioni provinciali, che erano di solito Viri Egregii, cavalieri della terza classe. I duces differivano dai praeses, che erano la suprema magistratura civile così come l'autorità militare all'interno delle loro province in cui la funzione dei primi era puramente militare. Tuttavia l'autorità militare di un dux non era necessariamente limitata ad una sola provincia, e i duces non erano soggetti all'autorità del governatore della provincia in cui operavano.

Alla fine del terzo secolo il termine dux prese ad indicare un alto ufficiale di limitaneii, cioè le truppe di frontiera con il compito di proteggere un'area geografica definita.

Durante la Dominazione

Durante il periodo della Dominazione al dux fu tolto il ruolo di governatore, che fu assegnato ad un nuovo magistrato chiamato sempre dux. Questa era la più alta carica militare all'interno della provincia e comandava le legioni, ma il governatore doveva autorizzare l'uso dei suoi poteri. Però, una volta autorizzato, il dux avrebbe potuto agire indipendentemente dal governatore e occuparsi di tutte le questioni militari.

Riforma di Diocleziano e Costantino

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Tetrarchia, Notitia dignitatum, province romane e diocesi (storia romana).

Con la riforma tetrarchica di Diocleziano, le province furono organizzate in diocesi, ognuna amministrata da un vicario, che era assistito da un dux per le province di frontiera. Quando il vicario chiamava le legioni all'azione, il loro comando spettava al comes sotto il quale era posto anche lo stesso dux ed i suoi reparti di limitanei. Il Comes era poi posto alle dipendenze del magister militum della sua prefettura del pretorio, sopra il quale c'era solo l'Imperatore. Nella Notitia Dignitatum degli inizi del V secolo sono menzionati:
12 duces per l'Oriente, come segue: Dux Libyarum, Dux Thebaidos, Dux Foenicis, Dux Syriae, Dux Palaestinae, Dux Osrhoenae, Dux Mesopotamiae, Dux Arabiae, Dux Armeniae, Dux Scythiae, Dux Moesiae secundae, Dux Moesiae primae, Dux Daciae ripensis;
11 per l'Occidente, come segue: Dux limitis Mauretaniae Caesariensis, Dux limites Tripolitani, Dux Pannoniae secundae, Dux Valeriae ripensis, Dux Pannoniae primae et Norici ripensis, Dux Raetiae primae et secundae, Dux Sequanicae, Dux tractus Armoricani et Neruicani, Dux Belgicae secundae, Dux Britanniarum, Dux Mogontiacensis.

Impero bizantino

Con la nascita dell'Impero bizantino, la forma dux fu ellenizzata in δουξ. Verso la metà del VII secolo vennero a concentrarsi nelle mani delle figure che venivano definite "duces", poteri giudiziari e civili, oltre a quelli militari. Alla fine del X secolo e all'inizio dell’XI, un doux, o catapano, si occupava di grandi circoscrizioni, comprensive di vari themata più piccoli e dei reggimenti professionali (tagmata) dell'esercito bizantino. Nel periodo Comnene, il titolo di doux sostituì del tutto lo stratego al comando di un thema. Per quanto riguarda la marina bizantina, i doukes della flotta appaiono nel 1070, e la carica di megas doux ("Granduca") venne istituita nel 1090 per designare il comandante in capo di tutta la marina. La figura del dux conobbe vasta diffusione all'interno di vari Regni romano-barbarici.

Usi successivi

Re Artù, in una delle sue prime apparizioni letterarie, è descritto come dux bellorum (delle guerre) tra i re dei Romano-Britanni nelle guerre contro gli Anglosassoni.

Una cronaca del monastero di San Martino a Colonia afferma che questo era stato saccheggiato dai Sassoni nel 778, ma che era stato ricostruito da un certo "Olgerus, dux Daniæ" (che potrebbe essere stata la figura storica intorno alla quale si è formato il mito di Ogier il Danese), con l'aiuto di Carlo Magno.

Dux contiene anche la radice di vari alti titoli nobiliari del periodo feudale, come il duc francese, il duke inglese, il duque spagnolo e portoghese, il doge veneziano, il duca e il duce italiani e i moderni doùkas greci (δούκας).

Il dittatore fascista italiano Benito Mussolini utilizzò il titolo di dux (duce in italiano) per rappresentare la sua carica.
Un motto fascista era "DVX MEA LVX", in lettere latine, che significa "Duce mia luce".

http://www.etimo.it/?term=duce
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http://www.etimo.it/?term=duca
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http://www.etimo.it/?term=ducato
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duca,
s. m. ‘grado della nobiltà inferiore a quello di principe e superiore a quello di marchese’ (duca nel lat. mediev. di Venezia del 1249: “Paideia” XLII, 1987, 250; it. duca: av. 1294, Guittone).

Derivati:
ducale,
agg. ‘del duca’ (ducalis nel lat. mediev. di Venezia: 1229, J. Tiepolo, cit. in “Paideia” XLII, 1987, 251; it. ducale: 1348, G. Villani),
ducato,
s. m. ‘titolo, dignità di duca’ (av. 1237, Re Giovanni), ‘territorio posto sotto l'autorità di un duca’ (av. 1306, Iacopone), ‘moneta d'oro italiana coniata dapprima a Venezia, poi altrove’ (1299, doc. venez.: Stussi n. 18),
duchessa,
s. f. ‘titolo spettante alla moglie d'un duca o all'erede d'un ducato’ (dukissa nel lat. mediev. di Venezia del 1209: San Maffio di Mazzorbo e Santa Margherita di Torcello, Firenze, 1965, p. 7; it. duchessa: 1353, G. Boccaccio).

Duca è forma bizantina; dôuka, acc. di dôux, dal lat. dux ‘duce’. Ducato è formata su duca, in quanto il lat. ducatu(m) aveva il sign. di ‘funzione di condottiero, di capitano, comando’; il ducato (moneta) è detto così dalla parola ducatus (cioè il ducato veneziano) che figurava sulla leggenda della prima moneta di questo nome, coniata a Venezia nel 1284. Cfr. doge e dogaressa.

duce,
s. m. ‘capo, condottiero’ (duse: sec. XIII, Panfilo volgar.; duce: 1303-06, Giordano da Pisa), “nome dato a Benito Mussolini dopo la marcia su Roma, quasi condottiero delle forze giovani della Nazione (ma già Filippo Corridoni, poco prima della morte eroica nella Trincea delle Frasche [23 ottobre 1915] aveva chiamato Mussolini nostro duce spirituale)” (1942, Panz. Diz.; nel Risorgimento duce era stato epiteto di Garibaldi).
Vc. dotta, lat. duce(m), dalla stessa radice di ducere ‘condurre’ (d'orig. indeur.).


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Re: Duki e doxi/dogi (ducati e dogado - dux e duce)

Messaggioda Berto » dom mag 21, 2017 9:05 am

La riforma amministrativa di Diocleziano

https://it.wikipedia.org/wiki/Diocleziano
https://it.wikipedia.org/wiki/Dioclezia ... nistrativa
https://it.wikipedia.org/wiki/Suddivisi ... nce_romane

In linea con fatto di essere passato da un'ideologia repubblicana ad una autocrate, la corte dei consigliari di Diocleziano, il suo consilium, fu differente da quello dei precedenti imperatori. Egli mutò completamente l'illusione augustea di un governo imperiale, nato dalla cooperazione tra l'imperatore, l'esercito e il senato. Nel suo palazzo egli stabilì una struttura a tutti gli effetti autocratica, un cambiamento più tardi sintetizzato nel nome di concistoro (consistorium), non un consiglio. Il termine consistorium era già stato utilizzato per definire il luogo dove avvenivano questi incontri del consiglio imperiale. Diocleziano regolò la sua corte iniziando a distinguendola per reparti separati (scrina), a cui erano affidati particolari compiti. Da questa struttura vennero create le funzioni dei diversi magistri, come il Magister officiorum, e delle segreterie associate. Si trattava di uomini preposti a trattare petizioni, richieste, corrispondenza, affari legali, oltre alle ambasciate straniere. All'interno della sua corte, Diocleziano mantenne un organismo permanente di consulenti legali, uomini con un'influenza notevole sul riordino degli affari giuridici. C'erano poi due "ministri" delle finanze, che avevano a che fare sia con il tesoro pubblico (aerarium populi Romani), sia con i domini privati dell'imperatore (fiscus Caesaris), oltre al prefetto del pretorio, il funzionario sicuramente più influente di tutti. La riduzione della guardia pretoriana a livello di semplice guarnigione della città di Roma ridusse notevolmente il potere militare nelle mani del prefetto (sebbene prefetti come Giulio Asclepiodoto, che sconfisse Alletto in Britannia romana, fu un valente comandante militare), a vantaggio di compiti prevalentemente civili. Il prefetto mantenne uno staff di centinaia di collaboratori e diresse affari in numerose discipline del governo imperiale: dalla tassazione, all'amministrazione, alla materia legale, ai comandi militari minori, tanto che il prefetto del pretorio spesso risultò essere secondo solo all'imperatore stesso.

Complessivamente Diocleziano generò un forte aumento del numero dei burocrati all'interno dell'amministrazione imperiale; Lattanzio era solito affermare che vi fossero più uomini che utilizzavano il denaro delle tasse di quanti le pagassero. Lo storico Warren Treadgold ritiene che sotto Diocleziano il numero di persone dedito all'amministrazione imperiale raddoppiò, passando da 15.000 a 30.000. Roger Bagnall stimò che ci fosse un funzionario imperiale per ogni 5–10.000 persone in Egitto, vale a dire tra i 400 e i 800 funzionari per 4 milioni di abitanti (nessuno conosce la popolazione della provincia nel 300 d.C.; Strabone, 300 anni prima, indicava in 7.5 milioni, esclusa Alessandria). E paragonando l'Impero di Diocleziano a quello cinese del V secolo della dinastia Song, qui vi era un funzionario ogni 15.000 abitanti. Jones stimò in 30.000 funzionari per un impero di 50–65 milioni di abitanti, pari ad un funzionario ogni 1.667-2.167 abitanti, come media dell'intero impero. Il numero dei funzionari e della percentuale per abitante, variava naturalmente a seconda della diocesi, del numero delle province che la componevano e della popolazione delle stesse. Il personale provinciale e delle diocesi si aggirava sulle 13–15.000 unità, come stabilito dalla legge. Il restante 50% si trovava con l'imperatore all'interno del suo comitatus, insieme a vari prefetti del pretorio, con gli ufficiali addetti all'approvvigionamento del grano (più tardi per entrambe le capitali, Roma e Constantinopoli), di Alessandria, Cartagine, oltre ai funzionari degli uffici centrali di tutte le province.

La diffusione del diritto imperiale nelle province fu facilitato dalla riforma che Diocleziano fece a livello di struttura provinciale, ora che vi era un numero maggiore di governatori (praesides) che prendevano decisioni su più ridotte aree geografiche e su popolazioni meno numerose. La riforma di Diocleziano fece sì che tra le funzioni dei governatori ci fosse quella di presiedere ufficialmente alle corti minori: mentre le funzioni militari e giudiziarie nell'alto impero romano erano le funzioni tipiche del governatore, e i procuratori si occupavano di tassazione, sotto il nuovo sistema dei vicarii, i governatori erano responsabili della giustizia e della tassazione, mentre un nuovo tipo di funzionario, il dux, agiva indipendente dal servizio civile, e deteneva il comando militare. Questi duces spesso amministravano le forze militari di due o tre delle nuove province create da Diocleziano, comandando su forze militari che potevano essere costituite da 2.000 fino a più di 20.000 armati. Oltre al ruolo di giudici e funzionari addetti a riscuotere le tasse, i governatori dovevano mantenere il servizio postale (cursus publicus) e garantire che i consigli cittadini facessero il loro dovere.

Questa riduzione dei poteri dei governatori, come rappresentanti degli imperatori, potrebbe aver ridotto i rischi politici di una classe fin troppo potente dei delegati imperiali, ma anche aver limitato la capacità dei governatori in opposizione ai proprietari terrieri locali, specialmente quelli dell'ordine senatorio, che, sebbene con minori opportunità di ottenere una determinata carica, conservarono le ricchezze, il prestigio sociale e i rapporti di clientela (soprattutto nelle regioni relativamente tranquille, dove non era necessaria una forte presenza militare). In un'occasione Diocleziano dovette esortare un proconsole d'Africa, a non temere le conseguenze di grossi proprietari terrieri di rango senatoriale. Se un governatore di rango senatoriale subiva queste pressioni, possiamo immaginare quali difficoltà a cui andavano incontro i semplici praeses. Questo spiega il difficile rapporto tra il potere centrale e le caste locali: nel 303, un tentativo di sedizione militare Seleucia di Pieria e Antiochia di Siria costrinse Diocleziano a compiere una tremenda vendetta su entrambe le città, mettendo a morte alcuni membri del consiglio cittadino per aver fallito nel loro incarico di mantenere l'ordine nella propria giurisdizione.
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Re: Duki e doxi/dogi (ducati e dogado - dux e duce)

Messaggioda Berto » sab ott 13, 2018 8:03 am

El Dogado o Ducato lè n’istitudo monarkego e no repiovegan.

http://it.wikipedia.org/wiki/Ducato_(feudo)

Un ducato è un territorio, un feudo, o un dominio governato da un duca o da una duchessa.
Storicamente, i ducati del Sacro Romano Impero, compresi quelli dell'Italia settentrionale, divennero gradualmente sovrani, mentre quelli dell'Europa Occidentale (Spagna, Francia, Gran Bretagna) così come quelli dell'Italia meridionale (Stato Pontificio, Regno di Napoli, Regno di Sicilia) rimasero vassalli diretti del regno.
Tradizionalmente, un Granducato, come ad esempio la Toscana, il Lussemburgo, la Finlandia e la Lituania, era generalmente indipendente e godeva della piena sovranità territoriale.

Quando i Longobardi conquistarono l'Italia, la divisero amministrativamente in ducati. L'Italia settentrionale era divisa in vari ducati (Ducato del Friuli, Ducato di Ceneda, Ducato di Treviso, Ducato di Vicenza, Ducato di Verona, Ducato di Trento, Ducato di Parma, Ducato di Persiceto, Ducato di Reggio, Ducato di Piacenza, Ducato di Brescia, Ducato di Bergamo, Ducato di San Giulio, Ducato di Pavia, Ducato di Torino, Ducato di Asti, Ducato di Tuscia, Ducato di Milano e Ducato di Ivrea), che furono soppressi con la conquista franca nel 774 ovvero trasformati in contee, secondo l'uso carolingio.
Nell'Italia centromeridionale i Longobardi avevano, invece, istituito solo due ducati di grandi dimensioni: il Ducato di Spoleto ed il Ducato di Benevento. Il secondo fu conquistato dai Normanni nel 1053, il primo fu inglobato nello Stato della Chiesa nel 1198.

Nel frattempo, a partire dalla fine del VI secolo, le città marinare che appartenevano all'Impero Bizantino furono organizzate in ducati semi-autonomi. Si trattava del Ducato di Amalfi, del Ducato di Sorrento, del Ducato di Napoli, del Ducato di Gaeta e soprattutto del Ducato di Venezia. I primi quattro di questi ducati furono conquistati dai Normanni nell'XI secolo, mentre Venezia si trasformò in Repubblica. Ducato bizantino era anche il Ducato romano, che fu il primo nucleo dello Stato Pontificio (Donazione di Sutri, 728).

Nel 1059 lo stato normanno degli Altavilla ricevette dal Papa il titolo di Ducato di Puglia e di Calabria. Quando, poi, nel 1130 lo stato venne elevato, sempre dal Papa, a Regno di Sicilia, il titolo di duca di Puglia e Calabria fu spesso conferito all'erede al trono.

A partire dal 1395, le maggiori Signorie dell'Italia centrosettentrionale cominciarono ad ottennere il titolo ducale dall'Imperatore o dal Papa, ed in seguito lo ottennero sempre più territori, ormai di fatto sovrani. Complessivamente i ducati eretti dopo il 1395 furono i seguenti: Ducato di Milano, Ducato di Mantova, Ducato di Sabbioneta, Ducato del Monferrato, Ducato di Parma, Ducato di Guastalla, Ducato di Ferrara poi Ducato di Modena, Ducato di Mirandola, Ducato di Firenze poi Granducato di Toscana, Ducato di Lucca, Ducato di Massa, Ducato di Urbino, Ducato di Camerino, Ducato di Castiglione del Lago, Ducato di Castro, Ducato di Sora, Ducato di Salci. Inoltre il Ducato di Savoia aveva la sovranità sul Piemonte.
Infine, possono essere equiparate a ducati anche la Repubblica di Venezia e la Repubblica di Genova, in quanto il loro capo di stato portava il titolo di doge.
Nello Stato Pontificio e nei regni di Napoli e Sicilia rispettivamente il Papa ed il re concedevano il titolo di duca come titolo di nobiltà, inferiore a quello di principe. Questi ducati erano dei feudi che, tuttavia, non ebbero alcuna autonomia politica.



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