Il meriggio delle pecore (riposo, riposare, pausare, raposare, ponsare, ...)Da lat. meridies ‘meriggio delle pecore’, a latino
mora e lat.
umbra: origini italiche e sviluppo ligustico di un termine della pastorizia transumante; di MARIO ALINEI
http://www.continuitas.org/texts/alinei_meridies.pdf ...
Il “meriggio” delle pecoreAnche sul ‘meriggio’ delle pecore sarà bene dare al lettore qualche informazione preliminare, dato che si tratta di una nozione specialistica, ignota ai più. Nel ciclo stagionale della
transumanza, dalla pianura alla montagna e viceversa, il
meriggio è il riposo estivo delle pecore, delle capre e delle vacche, nelle ore più calde del giorno, quando i pastori, dopo essersi trasferiti in montagna, le conducono a ‘
meriggiare’ in luoghi ombrosi, al riparo di alberi o di rocce o, in mancanza d’ombra, in luoghi ventilati. Non tanto per difenderle dal caldo, come si potrebbe pensare, e come io stesso, errando (non si studia mai abbastanza la realtà materiale!), ho scritto [Alinei 2007], ma dagli insetti, attivi in quelle ore, che possono provocare dolorosi disturbi e malattie.
...
(3) gr.-lat.
pausa ‘pausa, sosta, tregua’, con il derivato verbale lat.
pausare ‘arrestarsi’, diffusi in Italia nord-orientale.
Un nome del meriggio pastorale in Dante? Nonostante il carattere tecnico della parola, tuttavia, niente di meno che Dante, nella sua Commedia [Purg. XXVII, 76-81], descrive, in una delle sue stupende immagini – in cui tuttavia, come sempre, non rinuncia alla massima esattezza –un “meriggio” delle capre:
Quali si stanno ruminando manse
le capre, state rapide e proterve
sovra le cime avante che sien pranse
tacite a l’ombra, mentre che ’l sol ferve,
guardate dal pastor, che ’n su la verga
poggiato s’è e lor di posa serve; Riordiniamo: «come le capre, dopo essere state, prima di saziarsi, scattanti e irrequiete sulle cime, ora ruminano mansuete e silenziose all’ombra, guardate dal pastore che si è appoggiato alla sua verga, ed offre a loro, mentre il sole del meriggio arde, una
posa».
A parte l’ovvio interesse culturale di questa descrizione dantesca di un “meriggio” sulle Alpi, a mio avviso essa ne ha anche uno linguistico, in quanto sembra attestare, come nome del meriggio, proprio quello nord-orientale
posa. Ciò che, fra l’altro, confermerebbe l’ottima conoscenza che Dante doveva avere soprattutto del Veneto e del suo paesaggio: l’importanza dei suoi soggiorni alla corte di Cangrande della Scala è arcinota, e nella statistica delle 200 località italiane che Dante cita nella Commedia, la terza regione, dopo la Toscana e l’Emilia-Romagna, è appunto il Veneto (Enciclopedia Dantesca, s.v.).
(2) pausa pausare e il loro areale alpino nord-orientale non possono che riflettere la cultura del Bronzo Medio detta dei Castellieri. È una cultura guerriera, la cui base economica era, oltre alla coltivazione dei cereali, l’allevamento, soprattutto ovino, caprino e suino. I suoi precedenti vanno, senza soluzione di continuità, fino all’ultima fase della cultura neolitica dei Vasi a Bocca Quadrata (III millennio), con i suoi insediamenti «arroccati su culminazioni morfologiche» [Guidi 1992, 300] (cfr. anche Alinei [2000]);
14 MARIO ALINEI 01Alinei.qxp:Layout 1 24-06-2009 11:28 Pagina 14
Gli sviluppi fonetici e semantici del gr.-lat. pausahttp://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... e_0001.jpgCome è noto (???), il greco-latino (e non solo)
pausa ‘pausa, sosta, tregua’ è alla base di italiano
posa posare, riposo riposare e derivati, con tutti i loro affini pan-italidi (???). I principali significati di
posa e posare sono: (1) ‘riposo, riposare’, correnti da Dante in poi, e in Veneto, in Lombardia e in ladino ancora espressi dal semplice posare (cfr. DEI); (2) ‘appoggiarsi o sostare su q.c.’ (anche rifl.), già attestato nel Duecento (cfr. DELI); (3) ‘assumere un atteggiamento particolare (mettersi in posa)’; (4) ‘mettere giù’. A questi quattro va poi aggiunto il significato, attestato solo nell’area in cui il tipo
pausa è connesso con il meriggio del bestiame, di ‘luogo ombroso (dove il bestiame riposa)’ (cfr. AIS 1186, Cp 341). A parte quest’ultimo sviluppo, pastorale per definizione, ci proponiamo di vedere ora se anche gli altri quattro, o alcuni di loro, possano derivare dal significato pastorale.
In un primo tentativo di risposta, che richiederà verifiche ed approfondimenti, scarteremmo subito il significato di ‘mettere giù’. Il verbo
posare, in tal senso (cfr.
posacenere, posare le armi, posare le posate), a mio avviso deve il suo significato a una contaminazione con
porre (< lat. ponere), il cui part. pass. posto 18 MARIO ALINEI 01Alinei.qxp:Layout 1 24-06-2009 11:29 Pagina 18 (< lat. positus) mostrava già il tema pos-. Non a caso, forse, anche in francese tutti i verbi derivati da
ponere (poser, composer, déposer, imposer etc.) si sono incrociati con
pausare, di cui seguono la coniugazione regolare (cfr. FEW s.v.
pausa).
Il significato ‘riposare’, invece, potrebbe senz’altro risalire al contesto pastorale.
Un indizio significativo in tal senso lo offre il fatto, che abbiamo appena segnalato, che il simplex posare nel senso di ‘riposare’ si conserva solo nei dialetti lombardi e veneti, cioè proprio nell’area in cui pausa e pausare sono usati per il meriggio del bestiame. Inoltre, anche il tipo riposare è frequente per il ‘meriggiare’ pastorale (cfr. AIS 1186). Anche il significato ‘appoggiarsi, sostare su qualcosa’ è molto vicino a quello del ‘meriggio’, dato che la “pausa” prototipica, quella del bestiame, ha necessariamente luogo “su” un terreno adatto.
Particolarmente significativo, infine, ci sembra il passaggio da ‘meriggiare delle pecore’ a ‘mettersi in posa’. A prima vista, il legame con il comportamento degli animali non sembra affatto pertinente, ma una buona conoscenza della “cosa”, e un’analisi più attenta dei materiali dialettali, portano a una conclusione diversa.
Se infatti si tiene conto della caratteristica principale, dal punto di vista comportamentale, delle pecore che meriggiano – cioè del fatto che una volta giunte sul posto si ammassano e mettono la testa sotto il corpo della vicina – espressioni dialettali del tipo
(le pecore) va a posé [ALI 512],
les va a pusér [AIS 313],
i va a posà [AIS 227],
i va a pušà [AIS 263],
i va a pocà [AIS 245],
le va a polsàr [AIS 331],
le va pausàr [ALI 240], e soprattutto del tipo
met im polsa ‘metterli/mettersi in posa’ [AIS 341], sembrano quasi anticipare il ‘mettersi in posa’ umano.
Né deve stupire che tecnicismi come quelli che stiamo analizzando possano avere un impatto così vasto ed importante nella società: riallacciandoci a quanto detto inizialmente sul debito della nostra cultura verso l’allevamento del bestiame, e fornendone un ulteriore esempio, si pensi ad un’espressione come dormire della/dalla grossa, che deriva da una tecnica altamente specializzata – e per nulla nota al gran pubblico – come quella dell’allevatore dei bachi da seta, che metteva a dormire i bachi in diverse ceste, di cui la più grossa era per il sonno più lungo (la terza dormita).
Dal punto di vista formale, fra l’altro, il sintagma avverbiale della/dalla grossa rivela l’origine settentrionale dell’espressione (/dla gr’osa/).