Par
Dexman (Desmano) lè conpagno:
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... man-VE.jpghttp://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... strada.jpgom kinome-toponemo veneto-xerman fato pasar par roman.
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... cumano.jpgDemain, demanio, dexmanià, DexmanMaxo, Maxon, Maxio, Maxi, Maxer, Maxera, Maxerà, mansio, maison, demain (demanio), maniero, Manero, Masaria, transumansa, transumare/transumanareviewtopic.php?f=45&t=971 LA CAMPAGNA ISTRIANA NEL MEDIOEVO
di FRANCO COLOMBO
Trieste - Dicembre 2005
http://www.circoloistria.it/public/La%2 ... dioevo.pdfEsaminiamo ora in particolare un paesaggio agrario al tempo dei Franchi.Quasi tutti i testi, cominciando da quelli scolastici, insistono soprattutto a parlare del “sistema curtense” applicato nella grande villa carolingia. Nella realtà, ci fu allora una grande varietà di sistemi di organizzazione del territorio rurale. La villa carolingia derivava sicuramente dalla grande villa gallo-romana ma non era certamente l’unico tipo di conduzione agricola dell’Alto Medioevo in quanto di fronte alle grandi proprietà regie, laiche ed ecclesiastiche stava un frazionamento del suolo molto più spinto a causa di un gran numero di appezzamenti, allora comunemente chiamati mansi, del tutto liberi, ingenuili, detti allora allodi.
La parola “
manso”, sconosciuta nell’epoca romana (??? no ła jera scognosesta ma forse no ła gheva ancora el senso ke ła vesto dapò ente li ani carołenghi), appare in un testo per la prima volta nel 475, poi, rara nella documentazione merovingia, diviene frequente, a partire dai polittici, nell’età carolingia.
Mansus deriva dal latino
manere, abitare e mansio, da cui poi anche il francese
manoir, per indicare inizialmente la casa d’abitazione, le costruzioni agricole annesse (stalla, granaio) ed il terreno (campi, orto, pascoli, bosco).
Questo focolare domestico agricolo che in precedenza era stato chiamato
casa, sala, borda, masura, hospitium, herbergamentum sarà poi chiamato nell’antica lingua germanica
Hoba (a Viçensa ghe jera on sindacaro kel se ciamava
Oboe/Hoboe) o
Hova, quindi
Hufe ed in inglese
hida per indicare un’unità fiscale ed insieme un’unità produttiva, in quanto originariamente esso è occupato da un’unica famiglia contadina e la sua superficie, che varia moltissimo a seconda delle condizioni di fertilità del suolo, è calcolata per assicurare il mantenimento dell’intera famiglia di un concessionario: spesso era la terra che poteva essere messa a coltura in un anno da un aratro tirato da un paio di buoi.
I testi carolingi ci indicano nelle grandi proprietà di tipo curtense diverse categorie di
mansi:
ingenuiles, se concessi ad uomini liberi,
serviles a uomini non liberi che così diventavano servi casati,
lidiles ad uomini affrancati dalla schiavitù che secondo il diritto germanico erano considerati semiliberi, ma poi già a partire del IX secolo non c’è più regola assoluta ma tanti casi particolari riguardanti sia il grado di libertà sia le superfici dei diversi mansi, per cui talvolta si cedono frazioni di manso sia talvolta dei mansi ospitano più famiglie.
Infine i testi carolingi fanno una distinzione tra i
mansi vestiti che sono coltivati e
mansi absi che non vuol dire incolti, come hanno scritto alcuni studiosi, ma vacanti, non occupati, o per partenza e morte del concessionario o per distruzione della sua magione (mansio).
Da notare che la parola manso continua ancora nelle zone di montagna nel termine maso, anche se con una riduzione di significato. Il termine “allodio”, parola di origine germanica (da al=totale e od=bene), indicava invece il terreno esente da qualunque forma di dipendenza, che non doveva pagare censi o prestazioni come il manso.
I mansi infatti pagavano dei canoni fissi, talvolta in denaro ma più spesso in natura, anticamente, come l’
agrarium, proporzionali al raccolto (un decimo), in seguito in quantità fisse di cereali (frumento, avena, segale, spelta, orzo) o in polli ed uova, meno frequenti in capi di bestiame (porci, pecore, mai buoi e cavalli) probabilmente perché erano destinati ad approvvigionare l’esercito franco. Poi prodotti manuali: travi, cerchi di botte, pali per le viti, e tessili: un certo numero di pezze di tela di lino o tessuti di lana eseguiti dalle donne della famiglia contadina. Poi prestazioni di lavoro (l’abusatissimo termine di
corvées indicava solo i servizi di aratura nelle terre signorili) quali lavori agricoli (la vendemmia, l’aratura, la sarchiatura, la fienagione, la mietitura, la trebbiatura), servizi di carriaggio quali le
angariae.
Riguardo la sua origine il manso non è né un’istituzione romana derivante dallo “jugum”, l’unità fiscale, come vogliono gli studiosi “romanisti” né un’istituzione germanica importata dai barbari invasori nell’Impero come sostengono i “germanisti”, in quanto la sua diffusione è maggiore sia delle zone romanizzate sia delle regioni occupate da invasori (o migranti) germanici.
Anche se il termine diventa comune appena a partire dal VII secolo, sotto altro nome il manso, come indicazione del luogo in cui si abita, della “terra di una famiglia”, della superficie che un aratro può lavorare in un anno, è certamente più antica delle invasioni barbariche, risale già alla sistemazione delle campagne con i primi villaggi. Dalle lontane origini la sua superficie ha variato nel corso dei secoli per gli ordinamenti giuridici, per la qualità del suolo, i tipi di conduzione e la qualità degli strumenti di lavoro, la composizione del gruppo familiare ecc. ma la sua funzione è rimasta pressoché immutata.
...
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -basan.jpghttp://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... anno_2.jpghttp://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... andorf.jpg http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... or-oro.jpghttp://dizionari.corriere.it/dizionario ... Inglese/D/dalesman.shtml
dalesman : n.m. (pl. -men);
abitante m./f. dello Yorkshire del nord.
Speronella Dalesmanni, figlia di
Dalesmanno Dalesmanni http://it.wikipedia.org/wiki/Ezzelini Gli Ezzelini, o Ecelini, sono un importante famiglia medioevale veneta. Di probabile origine tedesca, si stabilirono presso il castello di Onara (oggi frazione di Tombolo) dal 1035 circa al 1199 e per questo furono ricordati nei documenti dell'epoca come Ecelini de Onara. Successivamente, in seguito alla distruzione del castello di Onara, la famiglia si trasferì nel castello di Romano (attuale Romano d'Ezzelino). Il più noto esponente fu senza alcun dubbio Ezzelino III il Terribile, sicché si è soliti indicare la famiglia anche come Ezzelini da Romano. In seguito alle ritorsioni avvenute alla morte di questi, gli ultimi esponenti della casata furono trucidati il 26 agosto 1260.
Ecelino II, o Ezzelino II il “Monaco”, (morto in monastero nel 1235). Fu castellano di Onara fino al 1199, anno in cui il castello fu confiscato e distrutto dai Padovani (perché aveva fatto una pace separata con Vicenza) (8) quando spostò la residenza della famiglia a Romano. Continuò a gestire anche i castelli di Bassano, di Godego. Tra il 1191 e il 1193 fu Podestà di Treviso, nel 1200 fu Podestà di Verona e nel 1211 fu Podestà a Vicenza. Si sposò più volte, nell'ordine:
Agnese d'Este, figlia di Obizzo I, marchese della famiglia d'Este e di Sofia da Lendinara (muore di parto nel 1167);
nel 1170
Speronella Dalesmanni, figlia di
Dalesmanno Dalesmanni (morta il 24 dicembre 1199), già divorziata e che lo abbandonò.
Cecilia, erede di Manfredo conte di Abano (attuale Abano Terme), ripudiata dal marito;
nel 1184 Adelaide, figlia dei conti di Mangona (località a nord di Prato) e di Emilia dei conti Guidi.
Dal primo e dal quarto di questi matrimoni ebbe, nell'ordine, i seguenti figli:
Palma (muore 1218), sposerà un Valpertino da Cavaso, l'attuale Cavaso del Tomba.
Agnese, sposerà un Giacomo dei Guidotti
Palma Novella, sposerà un Alberto da Baone.
Ecelino III (o Ezzelino III da Romano “il Terribile”), (vedere anche Ezzelino da Romano),
Alberico II o Alberico da Romano.
Emilia, che sposerà Alberto dei conti di Vicenza.
Sofia, che sposerà Enrico da Egna (Bolzano)
Cunizza III che sposerà, prima di morire a Firenze:
Riccardo conte di San Bonifacio (VR), morto nel 1254
Sordello della famiglia Visconti.
Bonio da Treviso
Rainerio da Breganze un ignoto nobile.
http://it.wikipedia.org/wiki/Speronella_Dalesmanni Speronella Dalesmanni o Dalesmanin (Padova, 1149 – 24 dicembre 1199) , figlia di Dalesmano e Mabilia Dalesmanni, madre di Zamponia e di Jacopo da Sant'Andrea. Nobile e ricca feudataria del vescovo di Padova, a seguito di diversi matrimoni entrò in possesso di un ampio territorio compreso tra il Brenta ed il Muson, e tra Santa Maria di Non, attuale frazione di Curtarolo, e la laguna di Venezia.
Il comune di Borgoricco ha ricordato Speronella Dalesmanina intolandogli una via del graticolato romano.A ghè ansì (ausì) anca entel ravanexe (Ravennate) el toponemo via Dixmanoe ke cofà par el Dexman veneto łi “doti” łi ło rivar dal decumano roman
Dismano (Ravenna)
http://extraweb.comune.ra.it/odonomasti ... dTopon=416 Via DISMANOda via Romea dopo il Ponte Nuovo al confine con Cesena - attraversando le frazioni di Ponte Nuovo, Madonna dell'Albero, S. Bartolo, S. Stefano, Campiano, S. Zaccaria, Casemurate e Mensa-Matellica.
Circa l'origine di questo toponimo molto si è scritto in passato. Esaminando tuttavia i numerosi documenti conservati, specialmente quelli di data anteriore al Trecento, gli studiosi moderni hanno rilevato che una parte della pianura ravennate veniva un tempo indicata, quasi che si trattasse di un'entità distinta, come Territorio del Decimo oppure Territorio decimano o decumano.
La sua istituzione dovrebbe risalire ai tempi dell'Esarcato se non addirittura al tempo romano.Intendo parlare di quella vasta zona, attraversata appunto dalla via Dismano, che dalla via Emilia presso Cesena porta in linea retta fino alle porte meridionali di Ravenna.
Dalla dizione di «
territorio decimano» o anche semplicemente «il
Decimo» deriverebbe quindi il nome della via:
strada del Decimano poi corrotto in
via del Dismano, come si dice ancora oggi nella parlata comune.
Il Decimo fu designato nei documenti come struttura amministrativa distinta dal restante del territorio ravennate fino ai primi del secolo XIII. Comprendeva, in ordine decrescente di ampiezza, quattro Pievi: S. Cassiano in Decimo (Campiano), S. Zaccaria, S. Pietro in Quinto (Pievequinta) e S. Pietro in Cistino (Pieve Sestina).
Per risalire molto addietro nel tempo, ritengo di dover citare il «Liber Pontificalis» di Agnello, in cui si rileva che nel 711, cioè durante il periodo bizantino, nell'insurrezione di Ravenna e dell'esarcato contro il dominio di Bisanzio, i coloni decumani, sullo stesso piano delle principali città dell'esarcato stesso, a cui era affidata la difesa delle coste e dei porti ravennati, hanno il particolare incarico di vigilare per la difesa del porto Candiano. Un documento posteriore di circa 60 anni (a. 775), poco dopo la caduta del dominio bizantino, ricorda, con altre città dell'Emilia, il Tribunato del Decimo, come se questo fosse un'entità giuridica differenziata in qualche modo dal resto del territorio di Ravenna.
Nota
A. Campana nella sua trattazione «
Decimo, Decimano, Dismano ecc.» pubblicato dall'istituto di Studi Romani - Sez. Emiliana - nel volume Emilia Romagna - Casa Ed. Marzocco - Firenze - 1941 così scrive al n. 6 del Riassunto della sua trattazione: «La bellissima strada, che ancora oggi congiunge Ravenna a Cesena attraverso questo territorio, con ogni probabilità romana, appare nei documenti col nome di via Decimani (Dismani), cioè Via del (territorio) Decimano, a partire dal secolo XII. Da questa si passò, sempre per indicare la strada, alla forma assoluta nominativale (
Decimanus = Dismano). L'oscillazione dell'uso fra le due forme continua tuttora, sebbene prevalga nell'uso popolare Dismano su via del Dismano».