da Berto » dom mag 29, 2016 10:47 am
Numerosi sono gli esempi in cui il toponimo riproduce tratti dialettali tipici delle parlate venete, a
cominciare dall’apocope della vocale finale dopo nasale che costituisce un elemento bandiera per la
veneticità del nome, analogamente ai cognomi che, proprio grazie a questo tratto, denunciano anche
ai non specialisti l’indubbia origine veneta, anche se la pronuncia italiana si differenzia in genere
per la resa dentale della nasale (che nei dialetti veneti è invece velare) e, in molti casi, specie nei
cognomi, si tende alla ritrazione d’accento per cui sempre più spesso si sente Bénetton per Benettón,
Sànson per Sansón, Mìlan per Milàn, ecc.
L’apocope della vocale finale dopo nasale è un tratto assai comune nella toponomastica veneta e
spesso è mantenuta anche nelle forme ufficiali, cfr. ad es. Santa Maria di on, frazione di Curtarolo
(Padova), in cui il secondo elemento deriva da una indicazione dei miliari: «ad nonum (lapidem)» e
appare documentato con apocope della nasale anche nelle attestazioni medievali: a. 1130 «in fundo
terratorio et confinio sancte Marie in Nom», «ville de Nom» (Gloria, CDPad. II, doc. 231, p. 169).
Di contro troviamo toponimi come Annone Veneto (VE) in cui, accanto alla concrezione della
preposizione ad, frequente in toponomastica, si è avuta anche la restituzione di –e dopo la caduta
della vocale finale, ma si confronti la pronuncia locale Danón con ulteriore concrezione di
preposizione e regolare caduta della vocale dopo nasale. Analogamente è stata ripristinata una –e
finale non etimologica anche nelle forme parallele Annone di Brianza (LC) e one (TO).
Il fenomeno è frequente anche all’interno degli agiotoponimi, come ad es. Sambruson (Dolo, VE),
nel 1117 «S. Broxone», San Stin (VE), da un originario Stevanìn, diminutivo di Stefano, di contro a
Santo Stino di Livenza (VE), Santo Stefano di Cadore (ma cfr. la pronuncia locale Sa Stèfi), ecc.
Apocope della vocale finale troviamo anche in Prejon (PD), perfettamente equivalente a Preone
(Udine) in cui è stata ripristinata la vocale mentre le forme antiche riflettevano la pronuncia
dialettale: a. 1266 «in Prion», a. 1275 «in villa de Preon».
Sempre in ambito friulano Pasian di Prato (UD) si contrappone a Pasiano di Pordenone, forma che
presenta la restituzione della vocale finale.
Assai numerosi, anche limitandosi ai soli nomi capoluogo di comune, sono però gli esempi in cui
anche nella forma ufficiale il toponimo esce in –n a seguito della caduta della vocale finale: Bojon,
Marcon, Sandon (VE), Boccon, Rovolon, Camin (PD), Lamon, Seren del Grappa, Taibon Agordino
(BL), Cismon del Grappa, Mason Vicentino, Schiavon (VI), Cison di Valmarino, Zenson di Piave
(TV), Cavaion1 (VR), Flavon, Mazzin (TN), ecc.
Non mancano però neppure gli esempi di italianizzazione con ripristino della vocale finale: Baone
per Baón, Megliadino per Mejadìn, Tribano per Tribàn, Rubano per Rubàn, Mestrino per Mestrìn,
Solesino per So(l)esìn (PD), Ariano per Ariàn (RO), ecc.
Frequente in molti toponimi è anche la caduta di –e ed –o finali dopo liquida, analogamente a
quanto si verifica nel veneziano e nelle parlate venete settentrionali, cfr. ad es. misiér ‘suocero’,
ninsiól ‘lenzuolo’, mentre il veneto centrale ha mesière, nisò(l)o, ecc.
Come esempi toponimici possiamo ricordare: Ponsadór, egrar (VR), nel 1125 «Nigrario», nel
1158 «Negrario»; Preganziol, Maser, Vidor, San Fior, Casier (TV), Monastier di Treviso, di contro
a varie località italiane Monastero, quali Monastero Bòrmida (AT), Monastero di Lanzo (TO),
Monastero di Vasco (CN); Fedèr (Canale d’Agordo, BL), Siror, Imer (TN), ecc.
Altro tratto tipico delle parlate venete e, più in generale settentrionali, con riflessi anche nelle forme
toponimiche, è la sonorizzazione della dentale intervocalica sorda, come ad es. in Roveredo di Guà
(VR), Roveredo in Piano (PN), mentre in Rovereto (TN) osserviamo il reintegro, nella forma
ufficiale, della sorda che appariva invece sonorizzata o addirittura dileguata nelle attestazioni
antiche: a. 1225 «villa Rovredi», a. 1339 «Rovredo», in conformità con la pronuncia locale Roerè,
Rovré, Roveré2.
Rientrano in questa categoria anche Carpenedo di Albignasego, Carpenedo di Monselice (PD),
Carpanedo, via Carpaneda (VI) ~ Carpeneto (AL), Carpaneto Piacentino (PC), Carpineti (RE),
Carpineto della ora (PE), Carpineto Romano, Carpineto Sinello (CH); Ceredo, Cereda (VI) ~
Cerreto Castello (VC), Cerreto d’Asti (AT), Cerreto d’Esi (AN), Cerreto di Spoleto (PG), Cerreto
Guidi (FI); Faedo (TN), Faedis (UD) ~ Faeto (FG), Faito, monte della Campania, ecc.
E ancora: Sappada (BL) analogo a Sapade (Lozzo, BL), Ğó d la Sapàda, affluente di destra del
torrente Risena (BL), Sapada o Buz dla Sapada (Comelico), da un originario participio passato al
femminile (sott. ‘terra’), derivato dal latino medievale sapare, nel senso di ‘terra zappata’,
recuperata alla coltura.
Altri esempi di sonorizzazione della dentale intervocalica ritroviamo in Cornedo Vicentino;
Salcedo; Sarcedo; Zermeghedo (VI); Bressanvido (VI), nel 975 «Braido Sancti Viti»; Sandrigo <
Sant’Ulderico, Ulrico; Roncade; Salgareda; Cornuda (TV); Albaredo d’Adige (VR); Vallada
Agordina (BL); Zenevredo (PN); Bedollo (TN), nel 1253 «de Bedolo»; Paderno del Grappa (TV)
che, analogamente a Paderno d’Adda (CO), Paderno Dugnano (MI), ecc., si contrappone a Paterno
(PZ), Paterno Calabro (CS).
Molte forme toponimiche conservano traccia anche del dileguo della dentale intervocalica (-t- > -d-
> Ø): Spinea (VE) ~ Spineda (CR) ~ Spinete (CB), Spineto Scrivia (AL); Loreo (RO) ~ Loreto
(AN), Loreto Aprutino (PE); Carazzea (via-, Ponso, PD); Celeseo (S. Angelo di Piove, PD), ecc.
1 Il toponimo veronese trova un perfetto corrispondente in Cavaillon di Vaucluse in Provenza.
2 Per la questione sull’uso della versione ufficiale del nome della località vd. DTI 558.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.