da Berto » ven mag 20, 2016 3:50 pm
Toponomastica italiana.
Unità nazionale e differenze regionali. - L'azione livellatrice della cultura ha accentuato assai, nella quasi totalità dei toponimi, o nomi locali (nll.) italiani, il carattere unitario che almeno ad una cospicua parte di essi aveva pur conferito la comune origine latina. Tuttavia, al disotto della superficie, è possibile distinguere tuttora, fra le varie regioni d'Italia, una discreta varietà di aspetti, corrispondenti in parte alle differenze dialettali o alle diversità delle rispettive tradizioni cancelleresche, in parte alla varietà dei substrati etnici. Fra queste diversità sono più facilmente riconoscibili anche per i profani quelle che risultano da particolari suffissi. Il Piemonte, per es., abbonda di nll. in -è (Agliè, Bianzè, Cuorgnè...); il territorio dei Liguri antichi di nomi in -asco (Bagnasco, Cherasco, Pettenasco, Salasco, ecc.; val Verzasca); la Lombardia e il Piemonte hanno in proprio i nll. in -ate (Acquate, Gallarate, Locate, Turate...) e in -asso, -i (Morfasso; Garadassi, Restegassi, Zebedassi); mentre finiscono in -aso, -asio, -agio altri nomi, non solo piemontesi e lombardi, ma anche dell'alta Venezia Euganea (Bricherasio, Moltrasio, Olginasio; Bellagio, Menaggio; Cazzaśo, Fonzaśo, Majaśo, Vigliaśo), e in -acco parecchi nll. friulani (Aveacco, Moimacco, Oseacco, Zegliacco) e alcuni canavesani (Confiacco, Drusiacco). Ai nomi in -icco (Alnicco, Pantianicco) del Friùli (ove la pronuncia di questo suff. è spesso -ìns), corrispondono, in territorio schiettamente veneto, dei nll. in -igo (Lonigo, Orsenigo, Rovigo...); e così ai molti nomi in -àtico, -àdego (anche -àśego) rispondono in certe parti delle Venezie delle forme in -ègo (Cavrègo, Cazzègo, Favarièga, Gnirèga...). Alcuni di questi suffissi possono testimoniare già particolari origini o influssi etnici: come vedremo per -asco, -ate, -aco (del quale suffisso non sono che varianti fonetiche o grafiche così -acco e -ago come, almeno spesso, -aso, -asio), e -ingo, diffuso, nella forma -engo, nell'Italia settentrionale (Casal-pusterlengo, Gossolengo, Marengo...), ma non estraneo alla Toscana (la Bertinga, Gardingo, Toringo, Torre Upezzinghi). In certi casi, solo un esame appropriato ci dimostra che hanno origine diversa uscite che oggi risultano omofone; come accade per i nomi in -ò, che nella bassa Lombardia e nelle Venezie riflette -ao (-atum), ad es., in Ballò, Cambiò, Gambolò, Muggiò, Remondò, Salò (?); mentre nell'Italia già bizantina ha ragione del tutto diversa. Vedremo anche dei nll. di Corsica in -aco, forse accennanti all'etrusco; ma anche i nll. terminanti in -èi, -ài, -òi delle Venezie, come i Baradèi, Ortisèi, Canazèi, Praèi, Rovatèi; i Pradài, Olivài, Lagorài (= -ati, -arji); i Praissói, Vidisói (= -oli), non hanno forse nulla in comune coi molti nomi sardi dei tipi Orosèi, Latzorài, Gavòi, dov'è da riconoscere quasi certamente un avanzo di lingue preromane. Anche i suffissi -eno ed-ena, di nll. sparsi per ogni parte d'Italia, possono avere spesso ragioni diverse, da regione a regione o anche da nome a nome: in Liguria ve n'ha anche alcuni dove -eno è alteraz. di -ano (Capreno, Staglieno). In Toscana varî nll. in -allo, -àvolo, -ollo (tipo Cascialla, Casciàvola, Casciòlle) risalgono a forme latine in -anulus; mentre la Lombardia ne ha alcuni in -oldo da -alto (Bredòldo, Buscòldo, Gazòldo; altre volte -olto, cfr. Cervolto, Rivolta).
Delle differenze regionali dovute a diversa evoluzione fonetica non è il caso di recare qui alcun esempio.
Caratteristiche morfologiche. - Si premette, nell'uso e talora anche nella scrittura, l'articolo a non pochi nll. italiani, in cui o è tuttora, o fu fino a tempo recente, inteso il valore di nome comune o di aggettivo (il Casale, i Bagni, la Pieve; veron. îl Vago; l'Aquila; La Spezia, La Valletta; il Mondovì "monte de Vico"; l'Alghero o su Algheru). In Sicilia hanno l'art. anche nll. di origine araba (la Bagheria. la Sciàra, la Ziza, il Còmiso). È indizio del lungo sopravvivere del carattere aggettivale anche l'articolo che si usa talora davanti a nll. derivati da nomi di possessore dell'età romana (Ven. Eug.: el Pojàn, le Beazzane; tosc. il Gignòro); uso, che spiega certe l iniziali concresciute (ven. L-anzenigo, L-oreggia; lomb. Lu-mezzane, L-uzzano). L'articolo si è unito al nome anche in L-acedonia; vic. L-óngara; trent. L-avìs; mentre talora dell'art. la rimase la sola vocale (A-mantèa, A-matrice); onde si è anche perduta qualche l iniziale legittima (Orero, Oreto; tosc. Aùlla "Laulla, lacunula"; lomb. Intignano). Con varî nomi si saldarono insieme prepos. semplici o articolate: Albisano, Aldùno, Altopascio; In-cariano (S. Pietro-), In-trobbio, An-gèra (-glarea?), An-cionano, Am-bívere; D-almazzago, D-àlmine, D-aste. Non si è ben d'accordo sul genere di certi fluviònimi (Piave, Brenta, Trebbia, Scrivia, Sieve...), che però la storia e l'uso popolare vorrebbero femminili. È discussa la vera natura della vocal finale di molti nll. Nomi che ora finiscono in -a, ma terminavano già in -ae (Pisa, Siracusa, Volterra, lat. Pisae...), paiono ora decisamente riflessi di accusativi plurali in funzione locativa; analogamente a nomi in -o, dove si aspetterebbe -i (Mugello "ad Mucellos", Torino "ad Taurinos"). Forse risalgono a genitivi locativi i nomi in -i la cui forma latina usciva in -um (Alatri, Assisi, Bari, Brìndisi, Chiusi, Sutri; già Alatrium...); mentre nll. in -i, la cui forma latina era in -ae, -es, rispecchiano forse dei locativi plurali in -is (Acqui "Aquae", Càsoli, Cincelli "Centum Cellae", Rívoli "ripulae", Sestri "Segestae", Vercelli, Anghiari "angulares", Confienti "confluentes"; e così nll. quali Bardi, Cagli, Camogli, Lèrici (?), Racconigi, Scarnafigi, Stupinigi, Trevi, in cui si ravvisano nomi più o meno antichi di casato; nonché Anagni, Atri, Capri, Narni, Asti, corrispondenti ad antichi neutri plurali in -a. Si è notato però che in taluni casi si può avere un'eco di condizioni preromane; poiché anche il ligure ebbe una desinenza -is di locativo (sing. o plurale?), e il gallico ebbe -is e -as di accusativo plurale. Reliquie di genitivi latini di appartenenza devono essere nll. toscani del tipo Rèmoli, Poggi-bonsi, Ri-còrboli (nonché tosc. Mont-erchi "Herculis"; romagn. Forlimpòpoli "forum Pòpili"; ven. Minerbe "Minervae", Consélve "caput silvae"; lomb. Bescapè "basilica Petri"); oltreché i nll., non ignoti a nessuna parte d'Italia, derivati da genitivi latini in -orum (piem. Refrancòre "rivus Francorum", emil. Bertinòro "Brittonorum", Monghidòro "mons Gothorum", lomb. Viganò "vicanorum", tosc. Paganòro, ecc.). Ben note le tracce o reviviscenze latine di s plurale nei nll. sardi Iglesias, Domusnovas, Sietefuentes, Tres Nuraghes, ecc., e nei friul. Ciseriis, Liariis, Platischis, Castions...
Nomi etnici. - Varî nomi di antiche popolazioni d'Italia sono perpetuati in nomi di regioni o di luogo: Venezia, di cui una parte è ora detta Eugdnea, Calabria..., Torino "Taurinos", Ventimiglia "Album Intemelium" (inte melo "montani?"); Albenga "A. Ingaunum"; Val Camònica, dai "Camunni"; altri nll. ricordano i Lepontii, gli Anauni "Val di Non", i Trumplini "Val Trompia", i Venostes "Val Venosta", i Vagennrae "Bene Vagienna"; i Senones "Senigallia"; cfr. ancora i nll. sardi Barbagia "Barbaricini", Maureddus "Mauri"; ed anche Lombardia, Romagna. Altri nll. rammentano stanziamenti di famiglie, o di corpi di guardia, di origine barbarica, durante il Basso Impero o poco dopo (Alani, Bàvari, Boemi, Bùlgari, Gèpidi, Goti, Marcomanni, Sàrmati, Soavi, Tàifali, Ungheri: più tardi Greci, Schiavoni). Dei nomi di popolazioni antiche, Italòi sembra sia stato il nome grecizzato di una tribù appunto dello strato italico, come quello degli Opici, di cui Osci fu forse alterazione sannita. Paiono italici i nomi degli Oinothroi; dei Rutuli (cfr. osco-u. rufus), degli Equi (cfr. "Aequum Tuticum"), degli Ernici (sabino herna "saxum"). Il nome Sabini è forma latinizzata da una base sabh, saf (onde "Samnium" da "Safnio"), dalla quale si designarono forse gl'Italici d'Etruria. Marrucini ha il tema di Marruvium; Vestini e Marsi sono nomi sacrali. Gli Umbri (italici del "secondo strato"?) ebbero forse il nome (Umri) da una tribù etrusca; come i Volsci, in cui appare la base di Volsinii. Nomi totemistici si credono (escluso da questa serie, come pare, Italòi): Hirpini "hirpus", e Lucani, che darebbe la traduzione enotria o ausonica di Hirpini ("lucus" lupo); oltre a Piceni e Picentes ("picus"). In Apulia si vide una trasformazione latina del nome oscosabell. Iapudia; in Isubres, un nome assunto da una popolazione gallica, preesistente ad essa. Se mediterranei furono i Sicani, il nome, più tardo, dei Siculi sembra a taluno esserne stato una variante (con suff. ital. -ulus: cfr. in qualche modo Romulus pur di fronte a Romanus), a designare gl'indoeuropei sopraggiunti in Sicilia.
Substrati ed aree etniche. - Superato nell'ultimo trentennio il giusto scetticismo anteriore, si tentò di trarre partito da molte appariscenti corrispondenze tra nomi, certamente antichi, di diverse regioni anche remote dall'Italia, in rapporto con quanto ora è noto delle antiche aree etniche circummediterranee e delle loro lingue; e, comunque, si può già considerare cospicuo l'apporto dato dalla toponomastica alla conoscenza della preistoria italiana. A parte il pericolo che talune omofonie siano state accentuate per adattamento arbitrario, un certo numero di queste corrispondenze rende testimonianza, per molti studiosi, di una primitiva vera e propria unità etnico-linguistica mediterranea, e per altri, con maggior probabilità, di una serie intensa di rapporti culturali esistiti fra le diverse popolazioni mediterranee: poiché anche nella loro toponomastica si può notare un intrecciarsi di correnti diverse: quali una occidentale, libico-iberica, una orientale, asiatica, ed una settentrionale. Sembrano attendibili, a questo riguardo, le corrispondenze avvertite fra alcuni nomi dell'Asia Minore (Mesia, Panfilia, ecc.) ed altresì della Grecia, e i nomi italiani: laz. Astura, piemont. Stura; Caralis; 'Αχράγας "Agrigentum"; Δρέπανον "Trapani"; Maluentum-Malaventum "Benevento"; Μελίτη "Malta" (questo con l'a protonica di Maltése ⟨ Melitensis); fra Larius e Λαρῖσα; Tanager, fiume Tànaro e Τάναγρα; Pisae e Πίσα; Centuripae "Centorbi" e l'iberica Contrebia; oltreché, entro i limiti della penisola ("corrispondenze tirreniche"), fra Acerrae e Αχέρων; Ferentum e Frentrum (cfr. Frentani); Κρότων e Cortona; Melpes, Melpum e A-malfi; Silarus e Silis; Velia e Veleia; Segesta di Sicilia e Segestae ligure (Sestri). Approfondendo tali ricerche si poté individuare un certo numero di basi o temi, di diffusione variabile, ma notevole sempre, nell'ambito mediterraneo, di cui ricorrono in Italia: alb (alp per innovazione etrusca?) "monte", arn "fiume", barra, barranca "precipizio", cala, càlava, calanca "frana", fala "altura", ganda "ghiareto", leuco "lucus?", mala "montagna" (più tardi mello; cfr. Lo-mello, Roccia-melone), marra "burrone", naba "conca montuosa", pala "cima, costa" (cfr. fala), sala "terreno paludoso", sar, sero "canale, corso d'acqua" (cfr. "seriola"), taba "rupe", taur (cfr. Tauromenium) "pietra, monte", tal "fiume" (cfr. Taleggio, altoates. Tàljer); e fors'anche grava "sasseto", che, fuori del territorio gallico, compare anche nel laz. rava, nell'abruzz. gravare e nel sicil. gravina. Incroci di importanti filoni mediterranei furono riscontrati nella Sardegna e in Corsica, sulla traccia delle uscite -or di Sénnori, Núoro, ecc.; -ai, -ei, -oi già avvertite (anche -àssai in Ulàssai, Ussàssai); ur di Gallùra, ecc.; e dei suffissi -incu e -itanu di Bivincu, Sarcidano, Campidano, Usellitano...; Cagliaritano, Sulc- (v. qui in fine dell'art.); -an di Oristano (già Aristanis); -aco -aca di nomi còrsi come Alaco, Vacciachi, ecc. E nel territorio della Cisalpina, anch'essa ricca di tracce preromane, sono ben rappresentate certe voci di area ibero-ligure: arrugia "canale", balma "roccia sporgente", barga "capanna di paglia", calma "ripiano nudo su monte", rosa "ghiacciaio"; nonchè dor (cfr. Dora "Duria"), orba, seca (anche secula, onde Secchia; cfr. Sessites "Sesia"?), tic (cfr. Ticinus), vara: tutte voci designanti corsi d'acqua. Voce iberica si crede Iria "città" (vicus Iria "Voghera"); ligure la base di Bòrmio, Bòrmida, Bòrbera, monte Borbo (Corsica); come i nomi di popolo degli Anauni e degli Aventi (da questo forse Voghenza ferrarese "vico Aventia"). La voce penn "capo, rocca, monte" sarebbe ligure e celtica insieme; e liguri o gallo-liguri, i fluvionimi Porcobera (Polcèvera), Sava (cfr. Savona), Rutuba "Roja", cfr. Rotobium "Robbio", còrso Ròdone; come i nomi di città Bergomum e Comum; e lo stesso Benacus; ligure, com'è noto, pare, oltre al suff. asco, che ricorre fin nell'Alta Val Venosta (v. Tarzasca, Calasca), il suffisso -incu di Bodincus (nome ligure del Po), ma che compare anche in altri nomi dell'Italia Settentrionale e dell'Europa nord-occidentale; e ancora quel suffisso -ate di Brunate, ecc., che sembra far testimonianza tuttora della fortuna del suffisso gallo-ligure -atis di nomi di gente (Anesiates, Arusnates, Modiciates) ricordati in lapidi romane. All'elemento etrusco (almeno per i nomi compresi nell'Etruria; poiché gli stessi suff. sono di area mediterr.) si riconducono i nll. in -éna, -enna, -ìna, -ĭne, talvolta scambiantisi fra loro sopra la stessa base; quali Cesena, Crustumena, Ravenna; Fèlsina, Mùtina; Bibbièna, Calavéna, Molvéna, Panténa; Pèrgine, Vécine-Vézzena, diffusi nell'Etruria toscana ma anche nella padana; nomi in -ana (Atrana, Cultana; Càrcana); oltre a fluvionimi come Rumon (nome etrusco del Tevere; onde Roma?), Clanis (Chiani e Lagni di Campania; Clan-te "Chianti"), Volturnus, Trasumennus, Auser (Óseri, còrso Ósari; Serchio); nomi di città: Faesulae, Tuder "Todi" (etr. tular?), e le coppie singolari Velathri "Volaterrae", Veltri "Velitrae"; Tarchna "Tarquinia", Tarkina "Tarracina"; mentre Mantua e Capua (donde, attraverso Καππανός: Campanus) che paiono nomi etruschi (cfr. Mantus, nome di divinità, e Capena), mostrano un suffisso che ricorre anche in nomi forse liguri, come Addua e Genua (indoeur. genu "bocca"?), in nomi iberici (Ascua, ecc.), illirici (Castua, Mèdua) e veneti (Padua). Altrettanto inadatto a discriminare, da solo, è il suffisso -ona, che congiunge, per esempio, Verona, Æmona, Fianona, a Cremona, Dertona, ed anche a Catona, Cortona, Ortona. - Populonia e Vetulonia paiono modificazioni latine del nome di divinità etrusca Fuflhùns (altri ci vede un ligure Boplo) e dell'etrusco Vetluna. Paestum è adattamento etrusco del nome greco Πασειδονία; e Tusci modificazione umbra del nome indigeno Turrhenoi.
Lo strato illirico si può riconoscere in Tergeste (ill. tergo "mercato" cfr. Opi-tergium), Altinum, Brinta (cfr. Brindisi, messap. Βρεντο), dalm. Gravosa; oltreché forse nei fluvionimi Tintavus, Tiliaventius; e nei nomi delle sedi messapiche, come: Barium, Bardulus (Barletta), Vibinum "Bovino", Ostunium, Neritum "Nardò", Rubi "Ruivo", Salapia "Salpi". Dal nome illirico del Natisone, Aquilis, par derivato Aquileia (col suffisso di Noreia, ecc.). Il suffisso -st di Ateste, Tergeste, ed anche -nt di Basento, Cilento, Butuntum, Sipontum, Metapontum (cfr. l'eponimo Μέταβος), Truentum, ecc., e l'-usio di Canusium, Venusia, Bandusia, paiono troppo diffusi quasi dovunque per giudicarli indizî di illiricità. In alcuni antichi nomi loc. siciliani furono rilevate delle rispondenze con nll. balcanici (ad es., Lissos, Talaria, Aleta); e, fra i superstiti o risorti, Enna, Madoníe "Maroneion" (cfr. Maronea tracia), e Adrano o Adernò (cfr. Iader "Zara", e Adria o Hatria, disputabile fra Veneti, Umbri ed Etruschi); ma questi nomi sono spiegabili anche con l'elemento mediterraneo, onde non bastano a provare un'occupazione illirica estesa una volta anche in tutta la Sicilia. Invece nomi siculi come.: Αἴτνη, Gela, Ζάγκλη o Δάγκλη, Μεναῖον "Minèo" (cfr. lat. aedis, gelu, fala, cogn. Menenius) paiono residui italici. A questo elemento italico si ascrivono, nell'intera penisola, molti altri nomi: p. es., è forse dello strato più antico Camars (poi Chiusi), cui si collegano Camerinum, Καμαρῖνα e gli Umbri Camertes; come ausonici paiono Nola (Novla), Hereklanum "Ercolano", Stabiae, Antium (cfr. Amiternum), Liternum, Lautulae, con Laurentes e Lavinium, Norba (Novorba), Privernum (sab. Prifernum), Ulubrae, Suessula, Amasenus, Fibrenus; Abella "città dei meli", cfr. Abellinum; Tibur-Tiberis "montano" (?). Allo strato italico in senso ristretto (osco-sabellico e umbro) apparterrebbero: Trebiue (Trevi), Nuceria (Noukria), Akedonia "Lacedonia", Ocricuhm (ocris "arx"), Casilinum, Atella, Pompaios (Pompeii), Anxur, nome volsco di Terracina (cfr. Anxanum "Lanciano"), Ausculum, Pometia (onde, da Pometinus: Pomptinus); Reate; Teate (cfr. Teanum); Sulmo; e i tami nll. sabini: Bovianum, Iguvium, Hispellum, Ameria, Asisium, Mevania, Sarsina, Urvinum, ecc. Forse spettano agli italici anche Butrium e Spina. Evidente una nota caratteristica osca in Oitfens "Ofanto" (= il fiume, indoeur. oudh "gonfio"), Tifata-Tifernus (cfr. Tiberis), Rufrae. - L'elemento gallico non si rivela molto copioso neppure nella Gallia Cisalpina. Gli appartiene certamente il suffisso -ago, -acco di tanti aggettivi da nomi personali; e fors'anche il suffisso -igo, -icco, pure già accennato. Gallici sono alcuni derivati da nomi di divinità (Meduna, Belligna, da Metuna, Belenus); nomi di città come Mediolanum, Brixia (per alcuni pregallico), Eporedia, Senagallica, Belunum; forse Oscela "Ossola", Laus-Pompeia "Lodi", se Laus vi è latinizzazione di un nome celtico; ed alcuni derivati da nomi comuni, quali dunum "collina" (Duno, In-duno, Chiuduno...), briva (Brivio?), nant valle", bunda ["conca", renos "fiume torrentizio" (attegia "capanna coperta di paglia" è passato nei dialetti), e da nomi di piante, quali limos "olmo", verna ["ontano", eburos "tasso". - Nomi punici superstiti, oltre al dubbio Palermo (Panormus), sono forse il sardo Macomàdas che in punico varrebbe "nuova sede", cfr. Macomèr; Ussaramanna; Gònnos; fra gli antichi, sono punici, pure in Sardegna, Sulkis e Tharros; oltre ad Utica presso Oristano. - Invece risalgono certamente all'antica colonizzazione greca, a parte l'incerto Olbia in Sardegna (Terranova): Cuma, Rhegium, Partlrenope Neapolis, Laos, Elea, Sybaris, Hipponium "Vibo" Siracusae, Ragusa, Messina; Νησίδα lat. "Nisida", Προκύτης, Παρϑενικός. "Partinico", Μαντεῖα "Amantea", Monòpoli "città dei Moni?"; Νικαῖα "Nizza". Un nome greco latino è Tropea (cfr. Turbia) "tropaea". La rimanente toponomastica greca dell'Italia meridionale e sicula è probabile sia, almeno in gran parte, di origine più recente, cioè bizantina, e "riposi su uno strato più antico latino": cfr. ad es., Cefalù, Ahcudi, Filicudi ('Ερεικοῦσα, Φοινικοῦσα); M. Pentadàttilo; Tridàttoli; Aspromonte (ασπρο "bianco"); Sciara-potamo, dove è ξέρος "secco"; Paglio-castro, Scilòtraco (ξυλότροχος), Galliparo (καλλίπορος), Livadia, Molòchio, Spilinga: ed anche Filattiera di Pontrèmoli. Ad influsso bizantino sarebbe dovuta anche l'accentuazione sulla vocale finale di Cagnanò, Coriglianò, Nardò, Paternò, ecc.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.