Manerbio, Minerbe, Manerbe, Menerbes

Re: Manerbio, Minerbe, Manerbe, Menerbes

Messaggioda Berto » mar lug 08, 2014 6:54 am

Ła prima parte dei kinomi o toponemi : Min- e Man- (Minerbe, Manerbio) ła dovaria catarse kì:

Demain (demanio), Main- Man- de Mainardi e Maniero/Manero

Maxo, Maxon, Maxio, Maxi, Maxer, Maxera, Maxerà, mansio, maison, transumansa, transumare/transumanare
viewtopic.php?f=45&t=971


LA CAMPAGNA ISTRIANA NEL MEDIOEVO - di FRANCO COLOMBO
Trieste - Dicembre 2005
http://www.circoloistria.it/public/La%2 ... dioevo.pdf

Esaminiamo ora in particolare un paesaggio agrario al tempo dei Franchi.

Quasi tutti i testi, cominciando da quelli scolastici, insistono soprattutto a parlare del “sistema curtense” applicato nella grande villa carolingia. Nella realtà, ci fu allora una grande varietà di sistemi di organizzazione del territorio
rurale. La villa carolingia derivava sicuramente dalla grande villa gallo-romana ma non era certamente l’unico tipo di conduzione agricola dell’Alto Medioevo in quanto di fronte alle grandi proprietà regie, laiche ed ecclesiastiche
stava un frazionamento del suolo molto più spinto a causa di un gran numero di appezzamenti, allora comunemente chiamati mansi, del tutto liberi, ingenuili, detti allora allodi.

La parola “manso”, sconosciuta nell’epoca romana (??? no ła jera scognosesta ma forse no ła gheva ancora el senso ke ła vesto dapò ente li ani carołenghi), appare in un testo per la prima volta nel 475, poi, rara nella documentazione merovingia, diviene frequente, a partire dai polittici, nell’età carolingia.

Mansus deriva dal latino manere, abitare e mansio, da cui poi anche il francese manoir, per indicare inizialmente la casa d’abitazione, le costruzioni agricole annesse (stalla, granaio) ed il terreno (campi, orto, pascoli, bosco).

Questo focolare domestico agricolo che in precedenza era stato chiamato casa, sala, borda, masura, hospitium, herbergamentum sarà poi chiamato nell’antica lingua germanica Hoba (a Viçensa ghe jera on sindacaro kel se ciamava Oboe/Hoboe) o Hova, quindi Hufe ed in inglese hida per indicare un’unità fiscale ed insieme un’unità produttiva, in quanto originariamente esso è occupato da un’unica famiglia contadina e la sua superficie, che varia moltissimo a seconda delle condizioni di fertilità del suolo, è calcolata per assicurare il mantenimento dell’intera famiglia di un concessionario: spesso era la terra che poteva essere messa a coltura in un anno da un aratro tirato da un paio di buoi.

I testi carolingi ci indicano nelle grandi proprietà di tipo curtense diverse categorie di mansi: ingenuiles, se concessi ad uomini liberi, serviles a uomini non liberi che così diventavano servi casati, lidiles ad uomini affrancati dalla schiavitù che secondo il diritto germanico erano considerati semiliberi, ma poi già a partire del IX secolo non c’è più regola assoluta ma tanti casi particolari riguardanti sia il grado di libertà sia le superfici dei diversi mansi, per cui talvolta si cedono frazioni di manso sia talvolta dei mansi ospitano più famiglie.

Infine i testi carolingi fanno una distinzione tra i mansi vestiti che sono coltivati e mansi absi che non vuol dire incolti, come hanno scritto alcuni studiosi, ma vacanti, non occupati, o per partenza e morte del concessionario o
per distruzione della sua magione (mansio).
Da notare che la parola manso continua ancora nelle zone di montagna nel termine maso, anche se con una riduzione di significato. Il termine “allodio”, parola di origine germanica (da al=totale e od=bene), indicava invece il terreno esente da qualunque forma di dipendenza, che non doveva pagare censi o prestazioni come il manso.
I mansi infatti pagavano dei canoni fissi, talvolta in denaro ma più spesso in natura, anticamente, come l’agrarium, proporzionali al raccolto (un decimo), in seguito in quantità fisse di cereali (frumento, avena, segale, spelta, orzo) o
in polli ed uova, meno frequenti in capi di bestiame (porci, pecore, mai buoi e cavalli) probabilmente perché erano destinati ad approvvigionare l’esercito franco. Poi prodotti manuali: travi, cerchi di botte, pali per le viti, e tessili: un certo numero di pezze di tela di lino o tessuti di lana eseguiti dalle donne della famiglia contadina. Poi prestazioni di lavoro (l’abusatissimo termine di corvées indicava solo i servizi di aratura nelle terre signorili) quali lavori agricoli (la vendemmia, l’aratura, la sarchiatura, la fienagione, la mietitura, la trebbiatura), servizi di carriaggio quali le angariae.
Riguardo la sua origine il manso non è né un’istituzione romana derivante dallo “jugum”, l’unità fiscale, come vogliono gli studiosi “romanisti” né un’istituzione germanica importata dai barbari invasori nell’Impero come sostengono i “germanisti”, in quanto la sua diffusione è maggiore sia delle zone romanizzate sia delle regioni occupate da invasori germanici.

Anche se il termine diventa comune appena a partire dal VII secolo, sotto altro nome il manso, come indicazione del luogo in cui si abita, della “terra di una famiglia”, della superficie che un aratro può lavorare in un anno, è certamente più antica delle invasioni barbariche, risale già alla sistemazione delle campagne con i primi villaggi. Dalle lontane origini la sua superficie ha variato nel corso dei secoli per gli ordinamenti giuridici, per la qualità del suolo, i tipi di conduzione e la qualità degli strumenti di lavoro, la composizione del gruppo familiare ecc. ma la sua funzione è rimasta pressoché immutata.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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