botro,
s. m. ‘fossato dalle pareti scoscese in cui l'acqua scorre o stagna’ (1255-90, Ricordi di compere: Cast. Tosc. 243; 1728, A. M. Salvini: “botro invece di fossa o fosso... dicono i nostri contadini”; cfr. 1549, P. F. Giambullari: “Dal greco abbiamo queste voci aggira, angaria, asma, aspo, battezzo, botro, brigo, briga”), vc. recentemente ripresa (1918, Panz. Diz.).
Gr. bóthros ‘buco, fossa’, di orig. non chiara, prob. diffuso nel sec. VI dall'Esarcato di Ravenna (LEI VI 1296). Il Giambullari potrebbe riferirsi all'omografo botro ‘pianta della famiglia delle Chenopodiacee’ (1561, A. Citolini), che ha una diversa orig.: lat. bothru(m), dal gr. bótrys ‘grappolo’, entrato in circolazione attrav. immagini figurate degli scrittori della Chiesa.
bottaccio 1,
s. m. ‘bacino di raccolta delle acque che alimentano un mulino’ (av. 1294, Guittone: “È macina a bottaccio nostro mulino”; 1625, V. Magazzini: “Si fa nelle fosse alcune rattenute dette bottacci”; in senso fig.: 1536, Aretino Dial., e nel rom. ‘aspra caduta’: Chiappini, Vaccaro Belli), ant. ‘fiasco, barilotto’ (1296, TP 242; frequente nel sec. XIV, G. Boccaccio, Folgore da San Gimignano e Cenne da la Chitarra [bottazzi]).
Der. di bótte (ampiamente attest. anche in questi sign. nei dial. sett. della sezione or.; cfr. VDSI). ???