Da "Ipotesi sulle radici preindoeuropee dei toponimi alpini" di Paul-Louis RoussetDa Quaderni di cultura alpina (Priuli e Verluca editori)
5.
CAR, GAR, VAR altri sinonimi di roccia, altezza.
pagine 58, 69, 60, 61
Anche le radici
CAR e
GAR, stessa famiglia di
CAL, hanno lasciato migliaia di tracce toponomastiche sulle sponde del Mediterraneo e vengono tuttora utilizzate in molti idiomi contemporanei ad indicare la roccia; Alain Nouvel ne cita più di cento.
Per restare nell'ambito delle parlate alpine, il savoiardo ha conservato char nel significato di punta rocciosa ed il diminutivo
charveron nel senso di sassolino.
Nelle Alpi Marittime con
caire si indica una guglia rocciosa;
Chirùn d'a Gumbassa è un toponimo della zona di Upega indicante bancate calcaree (Di Maio).
In Val Germanasca
cheirun sta per luogo pietroso.
Il
Queyras e la sua popolazione preromana, i
Quariates, potrebbero avere la stessa etimologia.
La
cairo nell'occitano alpino sta per pietra angolare (ma potrebbe anche significare squadrata ed in tal caso sarebbe di derivazione latina ?, secondo la teoria tradizionale).
Nel Basso Delfinato, zona di
Crémieu, i crivour sono le pietre piatte usate nella copertura dei tetti (dove CRI è variante di CAR), lastre che a Saint-Marcel-Bel-Accueil venivano estratte da una cava denominata Les Garines. L'italiano ha
crivello per indicare un vaglio da ghiaia; il basco è ricco di derivati
hari (dove la H sta per K),
gar, gara, garai traducibili in pietra, cima, altezza, cranio, gli ultimi molto simili all'occitano
garach nel senso di campo con molte pietre, ma anche di terreno lasciato a riposo.
L'albanese usa
karpë per dire roccia e, molto più lontano, nella Dravidia
kara significa falesia.
D'altronde due grandi catene montane non si chiamano forse
Carpazi e
Karacorum?
Nelle Alpi le basi CAR e GAR, forse più ancora che CAL, nascondono l'idea di grandi cime rocciose o di zone dove la pietra è sovrana.
Ad occidente troviamo l'estesa piana della
Crau, in Provenza, landa s
assosa utilizzata un tempo quale pascolo invernale per le greggi; ad oriente l'altopiano del
Carso, alle spalle di Gorizia e di Trieste, da cui proviene l'aggettivo carsico, associato ai fenomeni di percolamento delle rocce calcaree.
Le
Carsene e
Carnino si trovano nella zona carsica del Marguareis (Alpi Marittime) e toponimi simili accompagnano le formazioni calcaree in tutte le Alpi.
Sono invece oronimi
Carden, Cardinello, Cardone, Carè Alto, Carona, Carigliera, Carlei, Carmo, Caronte, Carpano, Carpiagne, Carraia, Carraye, Carro, Cars, Cartairet, Carton. Caramantran suona come il provenzale
caramantran, il fantoccio di paglia da bruciare a
Carnevale, di cui ha subito l'attrazione.
Col
Ch iniziale troviamo
Charajaille, Charamel, Chardes, Charnassère, Charnaye, Chardonnet, Charra, Charvet, Cheiron, Chère, Cheret, Chéry, Chiers, Chiran, Chironne, Ciarforon, Sirac.
Seguono i vari composti di GAR:
Garabrut, Garaux, Garbella, Garbiere, Gardena, Gardès, Gardetta, Gardon, Gardi, Gare, Garet, Gargan, Gargas, Garin, Garitta, Garlenda, Garnasca, Garner, Garnet, Garrone, Cima dei Garzoni, Jarcet, Jardin, Jarea, Gialeo, Giargiatte, Giardonera ecc.
Talvolta la cima è stata personalizzata con un aggettivo, divenuto un tutt'uno col toponimo:
Charnier, Carnera, Carnere, Ciarnier simboleggiano una roccia scura dall'occitano nier, nero.
Caramagne o Garamagne una grande parete per l'aggiunta di "magnus" latino = grande.
Anche i tanti
Carbon, Carbone, Charbon, Charbonnel, Ciarbonet non è detto che derivino da giacimenti di carbone, ma possono aver subito l'attrazione di quella parola.
Così per i vari
Cardone, Chardon, Chardonnet, Chardonney, Chardonnière, Ciardonei, che richiamano il fiore del cardo.
Troviamo due casi di rafforzativo nella Montagna della Moucherolle, dominante
Corrençon nel Vercors, che dovrebbe essere un
Mont Cheyrol, e nel
Monciair, l'elegante satellite del Gran Paradiso.
Anche nei nomi di villaggi o di casolari, specialmente meridionali, purchè inseriti in un ambiente roccioso ed accidentato, sono utilizzate le radici CAR e GAR.
Scegliamo:
Caraglio, Carcoforo, Carces, Carlaveyron, Carluc, Carniol, Carnoules, Caron, Carros, Cassis, Chardavon, Charens, Charpey, Garavan, Garbagna, Garce, Gardolo, Garessio, Gargas, Gars, Gassin, Jarjatte.
Persino i torrenti che percorrono gole profonde possiedono idronimi con le radici suddette; tali il
Cayros, il Cheran, la Gironde.
La frequenza delle forme in
Garda, Gardetta, Gardiola, Garitta, ha portato molti studiosi ad associarle all'idea di guardia, luoghi di vedetta per il loro sito elevato, facendole derivare da un germanico
Wardon, sentinella.
Essendo noto che tra V e XII secolo tutta una serie di nomi inizianti per V o W cambiarono l'iniziale dapprima in GW, poi in G (? è forse soltanto l'emergere della lingua parlata dai popoli sulla lingua latina dei ceti dominanti). Tale sorte toccò anche al
Vappincum dell'epoca romana, che passerà a
Guapicensis nel 1045, a
Gappicensis nel 1058, per diventare l'odierno
Gap a partire dal XII secolo.
Alcune località hanno effettivamente svolto funzioni di "guardia", prima con torri d'avvistamento poi con gli attuali castelli; è il caso di
La Garde Freinet (Var) e
La Garde Adhemar (Drôme), ma non di picchi rocciosi quali la
Cima di Bellagarda (2901 m), traducibile in "Alta Roccia" a motivo dell'accostamento di
BEL e
GAR, situata nella
Val Grande di Lanzo; o della
Roche de la
Gardette presso il Col du Lautaret. Mistral riporta i vocaboli provenzali gardeto, gardiolo nel significato di pendio e di collina e la "
garrigue", nome introdotto nella lingua francese da Rabelais, deriva dall'occitano garics con cui si intende quella particolare vegetazione a base di roverella che cresce sui dossi calcarei.
In Savoia e Val d'Aosta si riscontra talora l'evoluzione contraria della G in V. L'antico castello dei vescovi di Moriana, nel comune di
Villargondran, viene indifferentemente citato nel secolo XIII
Varde o
Garde.
Molti casolari portano il nome di
Gardette, Vardaz, Vardette, Verdette, Bellegarde, Bellevarde.
Les Rochers de Bellevarde sovrastano
Val-d'Isère, mentre in Val di Lanzo esistono a breve distanza le Cime di Bellagarda e di Bellavarda.
Nel Vallese troviamo
La Vardette, quale oronimo, sopra gli alpeggi di Liddes e, non lontano, più in basso, una frazione di Sembrancher si chiama
La Garde.
La permanenza della
V iniziale nelle regioni più germanizzate delle Alpi Occidentali, parliamo di quelle occupate dai Burgondi, porta a supporre che anche l'arcaica radice
GAR possa essere stata interpretata
VAR.
In Moriana ce lo prova il comune di Montis
Garnerii (sec. XII), divenuto prima Monte
Varner, ed ora
Montvernier. Lo stesso processo fonico può aver dato i vari
Var, Vars, Vare, Varo, Varan, Varappe, Vers, Véran.
Di qui viene istintivo passare alla grande famiglia dei
Verde, Vert, Verte, Verdon, Verds, Véret, oronimi ed idronimi influenzati probabilmente dal suono di "
verde, vert", ma che di verde non hanno che il nome (?).
A complicare la nostra ricerca etimologica, con l'arrivo degli Indoeuropei, si è poi sovrapposta la radice
VAR, indicante acqua, che troviamo in
Varaita (Varaccio in occitano) e in
Var, il fiume che lambisce Nizza,
Varus nel I sec. a. C.
Per tornare al significato di pietra cito ancora le
Veyre ed i
Veyrier sparsi nel dipartimento delle Hautes-Alpes per significare terreni aridi e pietrosi, dove non c'era da vivere e "si gridava alla fame" come rileva un documento del 1406: Bramafam alias es Veyres (J. Roman).
Ma la serie dei
CAR e
GAR possiede parecchie varianti
COR, GOR, CRA, CRE, GRA, GRE e persino
CRI, GRI.
Sorte comune alla maggior parte delle radici preindoeuropee: quando cambiano di vocale, sovente sonorizzano la loro consonante o, al contrario, l'addolciscono.
Talora la base si riduce a grado zero e non contiene più che due lettere
CR o
GR, oppure ne associa altre per dare origine ad una nuova discendenza.
Ad esempio
COR, presente anche nel greco, da cui corografia ed Acrocoro, può essersi dilatata in
CORB, CORD e CORPS.
La prima di queste si trova largamente usata ad indicare cime, interpretata erroneamente come "corbeau, corvo", cito:
Corba, Corbaia, Corban, Corbassa, Corbassera, Corbassière, Corbaz, Corbeley, Corbes, Corbi, Corbian, Corbier, Corbières, Corborant.
La seconda variante ha subito invece l'attrazione della parola corda, diventando
Corda, Cordant, Corde, Cordes, Cordelia, Cordine, Cordonnier, Gordolasque, Gourdan, Giordan, Giordanet, Gourdon.
Per non parlare poi dei molti insediamenti su siti rocciosi o ripidi che hanno nomi quali:
Corbel, Corbier, Corbières, Cordiers, Cordon, Cordona, Corenc, Corin, Corio, Coritis, Corps, Corrençon, Gorbio, Gordes, Gordolon.
CORB e
CORD han generato anche qualche idronimo: il Torrente
Corborant delle Marittime ed il
Cordevole (
Cordubium in antico) delle Dolomiti.
Molte le altre combinazioni possibili tra cui
Cua,
Coassolo, Coira, Couard, Courmaon, Cours, Coursegoules, Couronne presente almeno quattro volte nel Vallese, come
La Couronne de Bréona, cima presso Evolène che supera i 3000 m e che non richiama affatto l'idea d'una corona.
A Evionnaz
Les Couronnes designano soltanto una serie di canaloni, mentre il
Cap de
La Couronne (Bouches-du-Rhòne) conserva tracce di cave di silice risalenti al Neolitico, citate da Strabone.
Le varianti CRA, CRE, GRA, GRE sono presenti in numerosissimi toponimi, oltre alla già citata piana provenzale de La Crau. Mi limito ad indicare:
La Cra, Crache, Crammont, Crana, Cravo, Crava, Crevasse, Crevaz, Crémieu, Téte du Cceur, Crevacuore.
Da
GRA derivano le
Alpi Graie e da
GRE la varietà di roccia denominata
gres, oltre ai tanti
Grammont, Granier, Graou, Grapun, Gras, Grasse, Grau, Gratteloup, La Grave, Gravelon, Gravere, Gravières, Grelle, Gréoux, Grepon, Gressan, Gressoney.
Il caso del Plateau des Gras nell'Ardèche è emblematico: si tratta di una vasta calotta calcarea, spessa parecchie centinaia di metri, dai cui bordi scoscesi si dominano tutti i dintorni.
Però non è da escludere per taluni toponimi l'influenza del gallico gravo significante la sabbia.
Tra i derivati di
CRA è frequente
CRAP, tipici i
Crap del Cantone Grigioni.
Si tratta di un fenomeno fonico simile a quello che da
CAL ha dato l'estensione
CLAP, come vedremo.
Nel caso di
CRAP potrebbe di nuovo esserci un pò di confusione col celtico, tant'è vero che i dizionari bretoni, alla voce
krap, riportano il significato di collina o di montagna.
Ritengo però che molti oronimi composti con questa radice, o con le analoghe CREP, GRAP, GREP, siano sicuramente di origine preindoeuropea.Una menzione a parte va fatta per i toponimi che suonano come Grane, Granier, Grenier. Sono essi collegati all'idea di grano o di granaio, oppure a quella di roccia? Dopo sopraluoghi fatti sul Monte Granero nell'alta Val Po ed alla falaise des Grands Greniers presso Morzine, scolpita in uno scisto liassico nero, mi sono convinto che l'etimologia giusta è quella di GAR, roccia, con l'aggiunta recente dell'aggettivo nier, nero, "roccia scura".