Volpare/bolpare, volparoni, Volpago, Volpegara

Volpare/bolpare, volparoni, Volpago, Volpegara

Messaggioda Berto » sab gen 04, 2014 9:55 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Volpare/bolpare, volparoni, Volpago, Volpegara

Messaggioda Berto » dom ago 03, 2014 12:16 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Volpare/bolpare, volparoni, Volpago, Volpegara

Messaggioda Berto » dom mag 22, 2016 7:58 pm

???

Etimołoja tradisional:
=
Logo endoe ca se metea łe trapołe par ciàpar łe volpi o bolpi; posti endoe ca ghera on fracon de volpi.


Volpago del Monteło

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... olpago.jpg

http://www.comune.volpago-del-montello. ... codice=864
http://it.wikipedia.org/wiki/Volpago_del_Montello
Si sono fatte diverse supposizioni circa l'origine del toponimo Volpago.
Secondo una convinzione popolare, sarebbe in relazione con volpe. Ma un'ipotesi più probabile osserva che anticamente era scritto Bolpagus (ah ah ah !), dove si può individuare una radice bol-, di origine tardo-barbarica e significante "terra rossa", e un suffisso -pagus che in latino indica una piccola circoscrizione territoriale e, di conseguenza, un villaggio . Volpago starebbe quindi a significare "paese della terra rossa", cosa confermata dalle caratteristiche geologiche del territorio (ah ah ah !).
Un'ulteriore teoria lo ritiene un prediale legato a un Vulpius, con suffisso aggettivale -acus (ah ah ah !)

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... olvena.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... o-Utet.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... eglino.jpg
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Re: Volpare/bolpare, volparoni, Volpago, Volpegara

Messaggioda Berto » dom mag 22, 2016 8:38 pm

Łe volpi/bolpi no łe ghe çentra par gnente:

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... olpare.jpg


Par isteso anca ste Volpare/Bolpare e varianse gnente le ghe çentra co le volpi/bolpi:

Ki, manco mal ke l’Olivieri ogni tanto el rajonava:

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... a-Utet.jpg


Volparoni:

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... paroni.jpg

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L'architettura di Vitruvio, Volumi 5-6 Di Vitruvius Pollio

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... truvio.jpg

http://books.google.it/books?pg=PA91&lp ... utput=text
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(1) Il latino merones. Questi sono i così detti volparoni, o volpare, i quali consistono in una massa compatta di vegetabili cedevoli, siccome sono i vinchi, e di creta o di terra. Si adoprano molto nelle riparazioni degli argini. Cosi la pensa lo Stratico. Noi pure crediamo che non vi sia gran diversità dall'apparecchio descritto da Vitruvio per chiudere gl'intervalli fra le due chiuse ai moderni volparoni che si annegano specialmente presso gli argini dei fiumi, quando questi minacciano di rompere. Ma dalle parole vitruviane ci sembra di rilevare una differenza nel modo di riunire le materie atte a quello scopo, e riteniamo che secondo Vitruvio la creta si dovesse porre in una specie di sporte tessute con alga palustre e dentro a queste che si dovesse calcare fra quegl'intervalli; dovechè i volparoni sono, come si disse, una sola massa iuforme di creta e vegetabili.
(2) Ciò fa conoscere sempre più, dice lo Stratico, che dovevasi tutto apparecchiare per asciugar il fondo, sul quale si potessero comodamente gettare le fondamenta. Veggasi ciò che si dirà nel libro decimo.
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http://www.altaviamilano.it/altavia/ind ... &Itemid=41
http://www.maccaferrialdo.it/palificate ... botto.html
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Re: Volpare/bolpare, volparoni, Volpago, Volpegara

Messaggioda Berto » dom mag 22, 2016 8:40 pm

L'architettura di Vitruvio, Volumi 5-6 Di Vitruvius Pollio

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http://books.google.it/books?pg=PA91&lp ... utput=text
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(1) Sono questi di due sorta. La prima consiste io un piano elevato ed inclinato verso il mare, sopra il quale si costruiscono o si calafatano le navi, e da cui discendono in mare. La seconda consiste in un luogo alquanto inferiore al livello dell'acqua ove si ricevono le navi per racconciarle, e dopo chiuso per mezzo di una cataratta si fa uscir l'acqua o con macchine idrauliche, od aspettando la bassa marea; ed in esso poi dal mare s'introduce di nuovo l'acqua per far uscire le navi, racconciate che sieno.
La prima forma è la più comune, perchè l' altra non è utile se non laddove l'acqua può uscire naturalmente nel tempo dell'alta marèa.
(2) Quest' artificio si usa ove il porto sia uno solo, e non molto ampio. Dione ne parla ripetutamente. Prima ove dice che nel porto di Alessandria, essendo le catene sott’ acqua, entrarono le navi di Antonio senza timore non avendo veduto alcun presidio all'ingresso del porto; ma dappoichè erano entrate si sollevarono le catene con appositi stramenti, e circondate d' ogni parte le navi stesse s'incendiarono o si sommersero. Lo stesso racconta del porto di Bizanzio, ch'era reso fortissimo dall'arte e dalla natura: da una parte dello scoglio, die'egli, ove non erano alzate le mura, venivano difesi mirabilmente dallo stesso impeto del Bosforo. Oltre a ciò i due porti si chiudevano con catene; e le moli di pietra sporgenti in mare sostenevano d'ambe le parti torri ultissime, per cui l'accesso alle navi nimiche era difficile. Quelle catene attaccate a travi nuotano nell'acqua, e con un congegno facile, a quanto sembra, e con piccolo apparecchio di macchine, si possono tendere all' uopo.


Veggasi la Giun.-» < brami che debba farsi così. Purché in questi luoghi non siavi un fiume che lo impedisca, ma in una qualche parte vi sia una stazione (1), allora dall' altra parte con costruzioni o con argini si prolunghino i braccis e così si formino le chiusure dei porti.
86. Le strutture poi neh' acqua, mi pare che debbano farsi in questa maniera. Si trasporti la polvere (2) da quelle regioni che da Cuma si estendono fino il promontorio di Minerva, e si mescoli colla calcina in guisa che due parti di quella corrispondano ad una di questa. Poscia nel luogo che sarà stabilito, si lascino cadere nell'acqua e si colleghino validamente le arche chiuse con forti pali (3), e con catene: inoltre dentro
(1) Ulpiano, ne] libro 43- delle Pandette, parlando di fiumi interpreta stazione siccome un luogo ove le navi stanno, al sicuro.
(2) È questa la pozzolana, sulla quale si vegga la Giunta VI. del lib. II.
(3) Questo genere di chiusura idraulica si dice comunemente cataratta. Il primo processo, come osserva lo Stratico, per chiudere il porto, è quello di formar la cosi detta arca, la quale si costruisce piantando dei pali perpendicolarr che abbiano una scanellatura per parte nel senso della loro lunghezza, entro alle quali scanellature si fanno scorrere delle travi, onde siano contenuti interamente il cemento ed i materiali con cui la si riempie, al che si aggiungono le catene che legano fra loro i pali rendendo il corpo dell' arci atto a resistere alla pressione della materia semifluida che contiene. Prima però di gettarvi questa materia, è necessario di scavare il fondo purgandolo dal fango, e di appianarlo con travicelli, onde sottrarvi quella materia che non si può per la sua gravità escludere dall'introdotto cemento, nè consolidarsi siccome il cemento stesso, sicchè questo formi un» base solida che presenti un maggior ostacolo; la quale avvertenza non è di poco momento. Questa costuuione cocridi quelle col mezzo di zattere (i) si purghi e si spiani la parte inferiore sott' acqua, e poi vi si getti dentro materia di cemento misti con calcina ( come fu detto di sopra ), finche sia riempiuto quello spazio di struttura, che v' è fra le arche. Questo benefizio naturale lo hanno quei luoghi, che abbiamo poco fa nominati.
87. Ma se i flutti o gl'impeti dell'aperto mare impediranno che possano star ferme le arche così incatenate, allora si fabbrichi un letto (2) più saldo che sia possibile 0 in terra, o sull' orlo del mare, e questo letto si formi a livello per una parte minore della sua metà; e l'altra parte prossima al lido si faccia in pendìo. Poscia al contatto dell' acqua e dei fianchi s'innalzino ai letto margini di circa un piede e mezzo a livello del detto piano. Allora il pendìo si riempia di arena e si pareggi al margine nel piano del letto: indi sponde a quella che dicesi comunemente riempitura a cassa, o semplicemente cassare


(1) Il testo transtillis. Il Galinni dice che questa voce produce grande oscurità, e che niente la toglie la nota del Filandro pro tigillis et asscribus. Lo stesso e niente più hanno detto il Cesariani ed il Caporali. Il Barbaro non lo traduce; ma nella nota, o sia comento, pare che l' ex transtillis V intenda, che stando gli uomini sopra travicelli, o palate, o foderi, o zatte cavino l' acqua dalla chiusa; e questo, dice il Galiani, parmi il senso meno oscuro. Pei" bene intendere però questo passo conviene badare attentamente ai due modi di fabbricare in acqua, che qui stabilisce il nostro autore. Anche l' Orsini dice che "Vitruvio usa transtillis siccome diminutivo di transtra, e -spiega che stando gli uomini sopra i travicelli, o zatte cavino l'acqua della chiusa.

(2) Il latino pulvlnus; cioè un fondamento formato di rottami o d'arena.
sopra quella livellazione si costruisca una pila tanto grande quanto si sarà stabilito; e costrutta questa, si lasci lì almeno due mesi, affinchè sia bene asciugata; dopo di che si tagli il margine che sostiene l'arena.
Cosi l'arena levata via dai flutti farà precipitar in mare la pila; e in tal modo si potrà quanto sarà necessario avanzarsi nell'acqua.

88. Ne'luoghi poi, ne'quali non nasce la polvere, si farà così. Si pongano due arche ben collegate con tavole e con catene nel luogo che sarà stabilito, e fra i ligamenti delle arche con creta entro sporte di alga palustre (i) si calchi. Quando si avrà ben calcato, e che densissima sarà la massa, allora con coclee (2), con ruote, con timpani si vuoti il luogo designato fra quella chiusura, e si asciughi. Ivi si scavino le fondamenta ( se vi sarà terreno lino al sodo ) più gros

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(1) Il latino merones. Questi sono i così detti volparoni, o volpare, i quali consistono in una massa compatta di vegetabili cedevoli, siccome sono i vinchi, e di creta o di terra. Si adoprano molto nelle riparazioni degli argini. Cosi la pensa lo Stratico. Noi pure crediamo che non vi sia gran diversità dall'apparecchio descritto da Vitruvio per chiudere gl'intervalli fra le due chiuse ai moderni volparoni che si annegano specialmente presso gli argini dei fiumi, quando questi minacciano di rompere. Ma dalle parole vitruviane ci sembra di rilevare una differenza nel modo di riunire le materie atte a quello scopo, e riteniamo che secondo Vitruvio la creta si dovesse porre in una specie di sporte tessute con alga palustre e dentro a queste che si dovesse calcare fra quegl'intervalli; dovechè i volparoni sono, come si disse, una sola massa iuforme di creta e vegetabili.
(2) Ciò fa conoscere sempre più, dice lo Stratico, che dovevasi tutto apparecchiare per asciugar il fondo, sul quale si potessero comodamente gettare le fondamenta. Veggasi ciò che si dirà nel libro decimo.


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Nuova raccolta d'autori italiani che trattano del moto dell' acque, Volume 8 a cura di Francesco Cardinali

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http://books.google.it/books?id=AAoKAAA ... no&f=false


XXXIII. Scolio . Per dare un esempio; sia in once AB = a = 8 o (e pur in once tutte le altre quantità) CD = b=z 88o , BE =c=6o, HK = d = 5o , PN =f= 36 , FG=m=1ooo; sarà fatte le debite riduzioni e calcoli l= 34 , p = 958 , q = 362.59; onde l'equazione sarà mutata in z2 — 953 z -+- 362.59 = o , ed x sarà per la forinola sopra posta eguale ad once 12 2/3 , e tanto sarà l'accrescimento per il restringersi della rotta, quindi 1'alveo inferiore comincierà ad avere un piede di acqua di più a comodo della navigazione, se il fiume sarà navigabile ed a vantaggio di levarsi gli abbonimenti, che saranno seguiti per la rotta: a misura per tanto del restringimento , anderà sempre crescendo l'acqua nel fiume, e si potrà indagare la quantità di questo aumento col metodo sopra descritto.

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XXXIV. Sia la rotta ACDE ( tav. 7. fig. 15. ) accaduta all'argine destro del fiume FGAD, cosicché l'acqua per la massima parte si scarichi per essa apertura AD, senza mai cessare, essendo per la supposizione il pelo del fiume sempre più alto in qualunque stato di acqua della superfìcie della campagna . Armate che siano le teste della rotta, se tale sia il loro bisogno, di buone palificate, perchè di vantaggio la bocca non si allarghi, la prima operazione sarà quella di piantare una lunga palificata, che cominciando in A cioè da 2o pertiche in circa superiormente a G, si estenda attraverso della rotta, come AB, potendo fare con la direzione dell'argine, a cui li raccomanda un angolo di 1 70 gradi in circa , ed in tal modo verrà dolcemente a respinger l'acqua verso l'alveo inferiore del fiume H, e si proibisca per quanto si può l'uscita dell'acqua per la rotta.
Chiamasi questa palificata così disposta, paradore, preso il nome dall'effetto, conciossiachè rivolge e spinge l'acqua altrove dalla direzione acquistata per l'apertura dell'argine.

Il paradore vuol esser fabbricato con pali ben lunghi , forti e spessi, cioè testa con testa , perchè possa, e reggere al carico violento dell'acqua, ed impedire che questa in minor quantità, che sia possibile non si diverta nella rotta ; va egli ben legato con traversali filagne , ed anche assicurato, ove il bisogno lo ricerchi con pali di appoggio , in quella guisa che resta espresso al numero XXXVII. del capitolo precedente; fatto che sia e ben assicurato il paradore nel modo predetto, si osserverà 1'acqua contenersi nel fiume più alta di prima, facendo questo riparo in sostanza un vero restringimento della rotta, come sì è esposto ne' due numeri precedenti, anzi dall' estesa di esso paradore, e dal contenere più o meno 1' acqua , si potrà col metodo del numero antecedente calcolare quant' acqua di più resterà nel fiume, fatta che sia quella difesa di una data lunghezza, ma perchè fra palo e palo, per quanto l'arte procuri di ben adattarli, pur vi passa dell' acqua, perciò ad oggetto che il calcolo possibilmente si accosti al vero, si potrà tempre diffalcare un terzo; cosicché se in grazia di esempio torà stabilita la lunghezza del paradore di pertiche 5o, si potrà conteggiare, come «e fosse di un terzo meno incirca.

XXXV. Scolio. Non è però, che molto, tempo prima d'intraprendersi formalmente la chiusura della rotta debbasi piantar il paradore, come di fare parerebbe idoneo a motivo di rattenere il più che fosse possibile l'acqua nel fiume, e ciò perchè il violentecorso escaverebbe a canto di questa palificata delle profondità riduceodo deboli i pali stessi, e sovente anco per poca escrescenza , che sopraggiungesse , ponendo in pericolo essa palificata di essere rovesciata; quindi è che 1' impianto del paradore , deve bensì anteporsi a tutte le altre operazioni, quando siasi nel caso dell'otturazione della rotta medesima , ma poco dopo all' erezione di questo, devono susseguitare gli altri lavorieri, destinati nel più breve tempo a chiuder, ed assicurare l'apertura. Si è detto che i pali de' paradori, devono essere, posti senza sensibile intervallo uno a canto dell'altro, il che si deve intendere de' paradori fatti per le rotte di maggior impegno, e dove il corso dell acqua è molto grande, cosicché tolta questa circostanza, si potranno anco ergere con pali alquanto fra di essi discosti,, e sino ad avere la distanza fra palo e palo, quanto porta la grossezza' di nno de' medesimi, ed anche qualche cosa di più, ma dovranno poi essere tessuti con fraschumi di vimini ben assicurati con degorenti e lattole, servendo tal inviminatura per impedire sempre più il corso dell'acqua fuori dell' alveo , ne Bara mal a proposito 1' inviminare in qualche modo anco que' paradori, ne' quali non rimangono intervalli, se non piccioli fra palo e palo per supplire al difetto del combaciamento, ma in tal caso l'inviminatura dovrà essere posta a ridosso della palificata, non potendosi tessere fra i pali, per la distanza che manca, tra l'uno e l'altro. . . ..."

XXXVI. Alla costruzione del paradore'si dovrà poi far seguire l'impianto della palificata maestra, come la DF [tav. 8. fig. i. ) , ed è
•da avvertire, che tal volta conviene formar il paradore QR s separato affatto dalle palificate che hanno a servire per P otturazione della rotta, se il corso è precipitoso, ma talvolta il paradore Ab può servire alle operazioni che si fanno per l'effettiva chiusura della medesima rotta . La palificata maestra dunque spiccandosi dalla parte sinistra della rotta anderà dirittamente verso la destra, e a un dipresso nel sito in cui caderebbe il piombo dei-ciglio dell'argine dalla parte del fiume, e questa si avanzerà fino che arrivi a coprir il margine destro della rotta, senza che si proseguisca sino ad attaccarsi Alla riva, essendoché la contropalificala maestra supplirà a questo difetto. I pali per la costruzione di essa palificata maestra devono essere ben fitti, vicini P un all' altro, come quelli del paradore ben legati con filagne, ed assicurati insomma nella più valida maniera, dovendo anco servir di appoggio al paradore, quando così lo ricerchino le circostanze, e ciò mediante le catene o pali trasversali ab, ab ec, ed in tal maniera rimarrà ancora di vantaggio impedita l'uscita dell'acqua dalla rotta , crescendo nel fiume tanto superiormente, che inferiormente di essa, ed appoggiandosi a queste palificate maggior quantità «li acqua , sarà anco maggiore la resistenza che faranno, e per tanto non si dovrà differire il sollecito impianto delle altre palificate, perchè si possa quanto più presto cominciare il nuovo argine .

XXXVII. Alla palificata maestra deve succedere la contropalificata, e quando si possa , deve esser questa piantata nel medesimo tempo che la prima, cosicché cominciandole tutte e due alle respettive teste ile' loro argini si vadino ad incontrare , a motivo che con più forza resti inibito il corso all' acqua . La distanza della contropalificata dalla palificata maestra dovrà essere quanto comporta la larghezza del piano superiore dell'argine, di modo che se la detta palificata maestra, deve stare a piombo del ciglio dell'argine verso del nume, la contropaliticata dovrà collocarsi a piombo dell'altro ciglio verso la campagna , dove cioè comincia la scarpa nella parte superiore dell' arginatura. Chi però la facesse anche qualche poco più ritirata non commetterebbe errore alcuno; insomma quando abbia dalla palificata maestra la distanza di piedi 15 in 16 starà ben collocata . In questa figura della rotta, essendo AB (tav. 8. fig a.) il paradore, FD la palificata maestra, sarà CP la contro palificata pur maestra, quale avrà essa pure a servire di appoggio alla prima palificata maestra, mediante le catene e traverse de' pali a guisa di erbora FG , GP con gli altri di me?zo a questi paralleli come viene espresso dalla figura; lo spazio poi FCPG si chiama la cassa delle Volpare perchè quivi principalmente esse si annegano , e fondano per servire di base al corpo dell' argine , che dee essere piantato in taf sito, estendendosi le scarpe fuori di quelle palificate tanto verso il fiume , che verso la campa
Sna . Il sito PGD si può lasciar talvolta senza contropali ricara, essenocliè correndo il fiume da A in B, ed ir corso grande della rotta trovandosi ordinariamente poco discosto dalla di lui parte destra, cioè poco lontano da F, ne segue, che per tntta la GD vi debba estere così poco corso, che non meriti la predetta difesa, bastando 1' avanzarsi all' ombra della parificata maestra coli' argine anco di semplice terra , quando, come si è detto, il eorso sia moderato, ed il fondo convenientemente resistente; che se il corso sarà grande si dovrà far arrivar la detta contropalifìeata sino all' argine opposto in D . Per ulteriormente poi assicurare la base del paradore, e la testa e base delle due palificate maestre nello spazio AZG, si potrà piantaire de' pali, che rieschino perpendicolari alle predette palificate, raddoppiando le linee de' medesimi * mieura del bisogno, e ben legandoli con catene e filagne

XXXVIII. Ma perchè le palificate maestre possmo avere la necessaria sussistenza , e ciò, non solamente prima che restino sepeHite nel1'argine, ma anche dopo questo si va ergendo, è necessario piantare alcuni gruppi di pali P. S. T . Q. (tav. 8. fig. I.) che potranno esser composti di tre per ciascheduno, a questi si avranno poi a raccomandare punte ed orioni, ohe servino di rinforzo alla contropalificata MN, e per conseguenza anco nel contrasto di queste forze , alla palificata maestra ed al para dorè 4 la disposizione de' quali appoggi e difese ai comprende abbastanza dalla figura; in oltre -perchè piantate le dette palificate, ed incominciato dali'una « dall'altra parte l'argine, che partendosi dagli estremi della rotta, deve andar ad unirsi verso delle parti medie di essa, succede, che a norma del ristringiroento , l'acqua più si pone in movimento nella parte che resta aperta, però dove deve incamminarsi il detto maggior corso» che dal più almeno si fa a due terzi in circa di tutta la larghezza della rotta, cominciando dalla parte sinistra, venendo verso la destra, <juivi è da formarsi ciò, che chiamasi castello della rotta, 6erve per dargli la stretta , come si dirà a suo luogo . Consiste questo castello io alcuni gruppi di pali di tre per gruppo, ben legati, infilagnati ed incatenati , i quali mediante i stili , ed erbora appoggiano di tal modo le palificate, che le rendono assai più assicurate di prima , e danno modo di dare la stretta, che vale a dire 1' ultima mano alla rotta , cosicché trattenute le volpare da tali impedimenti , rimangono là dove sono state annegate . I gruppi predetti di pali per il castello possono essere a due ordini , come porta la figura, ed anco a tre, se il corpo dell'acqua sia maggiore. Castella dunque si può chiamare tutto quello spazia eh' è circoscritto dalle lettere FEST. Il luogo veramente da darsi la stretta è sovente lo stesso che quello ove ergersi dee il castello, cioè laddove il corso à minore, verso la parte sinistra; ma quando quivi fosse piantato, oltreché il fondo subito si farebbe maggiore, non resterebbero poi assicurate le palificate , come porta il bisogno , dovendo il castello fare e l'uno e l'altro degli ufizj predetti; oltredichè trovandosi il maggior corso verso PS, non sarebbe sì facile F avanzar F argine dalla destra alla sinistra attraverso di questa parte , e per il molto fondo della rotta, e per il molto corso, sicché il luogo del castello sarà sempre da stabilirsi nell' antedetto sito, soprappassandosi qualche facilità, che parerebbe potersi incontrare facendolo in altro luogo, mentre questa sarebbe tolta da molte essenziali difficoltà .

XXXIX. Seguito F impianto di tutte le palificate , delle quali si è detto , converrà immediatamente pensare alla positiva otturazionedella rotta mediante l'erezione dell'argine; ma prima è di mestieri ]' aVer proceduto molte migliaia di volpare di buona qualità formate, le quali »» dovranno gettare ia eran nomerò per fondamento del nuovo argine nel aito principalmente dove cade il maggioreorso , e massimamente ove » avrà a dare ia stretta alla rotta: al sito dunque della palificata maestra AB ( tav. 8. fig. a. ) a ridosso della medesima dall' una e F altra parte , dovrà essere riempito con le predette volpare , e fra questa palificata e la contropalificata, spazio che anco viene chiamato cassa, delle volpare, se ne dovrà gettare quella quantità , che sarà stimata conveniente , dopo di che con larga base ed ottima terra si dovrà dall' un e F altro canto della rotta avanzar 1' argine , scegliendo per la di lui fàbbrica la miglior terra , e sopra tutto ben attaccandolo all'argine vecchio. Oltre alla bontà che deve aver la terra , è pure indispensabile , eh' ella sia ben pestata e calcata , altrimenti il iavoriere riuscirebbe troppo debole per resistere allo sforzo dell' acqua. Avanzato V argine uà ambe le parti in on' altezza conveniente sino al sito del castello , correrà F acqua con maggior moto per il rimasto varco, onde quel giorno che sarà stabilito per darvi la stretta devono esser approntati in gran copia e legnami e terra e volpare e nomini, mi soprattutto volpare O volparoni , ed anco quando tale es^er poresse il bisogno , alcuni sacchi ripieni di terra , oppure gabbioni latti di vimini, acciocché alle occorrenze annegati tali materiali, resti il più presto che sia possibile levato il corso all' acqua , e ridotta la rotta , come si dice , in coronella, che dovrà farsi tant' alta cosicché per il crescimento-, che dopo chiusa ia rotta con la stretta farà il fiume , non possa 1' acqua strammazzarvi per dì sopra: levato il corso , con pari sollecitudine si dovrà rialzar 1' argine alle dovute misure. * ••

XL. L'argine nuovo dovrà e nell' altezza , e nella grossezza eccedere le misure degli argini-ordinari, e ciò non solamente perchè la propensione delle acque, che avevano preso il corso per la rotta , pur anco, almeno in parte benché chiusa, sussiste, ma molto più perchè 1' argine nuovo e per il terreno che lo compone difficile ad addensarsi, e per la lubricità del fondo, su di cui posa, calerà in progresso di tempo non mediocremente ; circa all' accrescimento da darsi ad esso argine , non si può niente di certo stabilire , a motivo che deve questo desumersi dalla natura del fiume, su di cui si lavora, mentre se è grande e profondo, maggiore deve anche essere il detto accrescimento, e minore se di minor portata, per un di presso sì potrà nella grossezza tenerlo più largo una quarta parte del vecchio, e di altezza tre o quattro piedi maggiore di esso, costruendolo poscia con tutte quelle regole di scarpe e declivi che ricercheranno e la condizione del terreno, che si pone in opera, e la qualità de*fondi sopra i quali si fabbrica. Se per sorte o tutto o parte il nuovo argine fosse sabbioniccio , e difficilmente perciò si potesse ottenere sopra di esso il germoglio dell' erbe , e la formazione del cottico, non sarà fuori di proposito il vestir le di lui scarpe o con lotte di terra cretosa , se tale si troverà in quelle vicinanze , oppure con arelle doppie ben disposte, e raccomandate con lattole e terraficoli nel terreno di esse scarpe: così fu praticato nella gran. Coronella di Corbola Ferrarese sul Po, contrattasi per serrar la rotta che 9Ì aprì del 1705, e che non restò perfettamente chiusa se non del 1717, e tanto pur feci io praticare nell' altra gran Coronella alla Contarina nell' occasione di aver chiusa quella grande apertura, non però furono poste da per tutto le arelle, ma nel sito in cui V argine per mancanza di buon terreno fu eretto quasi con la sola sabbia , supplendo la molta grossezza datavi alla bontà della terra, che in detto sito mancava.

XLI. Innalzato che sia 1' argine , conviene ancora renderlo sicuro dalla corrosione col rivolgere dolcemente 1' acqua lontana dal piede di esso , il che si ottiene in varie guise in que' fiumi , che ammettono di piantar pali ne' loro fondi , essendovene tal uno , come il Po , che li scalza ed abbatte, nel qual caso è di mestieri supplirvi con le grandi scarpe da darsi all'argine. In que' fiumi dunque, ne' quali è lecito il difendersi, con paradori e pennelli- di palificate , si faranno questi 0 col piantare a piede dell'argine dentro la cassa del fiume qualche bassa palificata estesa secondo il bisogno , la quale inviininata che sia, rintuzzi il corso, oppure col formarsi superiormente al sito della rotta, ed anco alle occorrenze, in qualche parte dell'argine nuovo, qualche pennello ben assicurato , acciocché incontrando dolcemente il corso dell' acqua , lo rivolga lontano dal piede dell' argine ; se il fiume non è molto rapido anche di semplice legno di campagna può esser bastante, ma s' egli è di molta forza, e la direzione dell' acqua venghi con angolo quasi retto ad infilare l1 argine , converrà servirsi di buone palificate, ben assicurate con catene e filagne, raccomandandole ed ai pali, ed all' argine stesso . Serviranno tali ripari , quando siano ben disposti , non solamente a tener lontano dal nuovo argine la corrosione del fiume, ma nel medesimo tempo a formare a' piedi di esso la deposizione, eh' è lo stesso che dargli la maggiore di ogni altra difesa.

XLII. Nell'ultimo numero del capitolo precedente si disse, che circa alla diversità de' ripari da praticarsi in varj siti del fiume , e secondo la varietà delle circostanze, se n' avrebbe poi esaminata la qualità, ricerca qui il luogo di farlo. Consistono dunque i ripari o in semplici paradori paralleli all' argine, o in pennelli; riguardano ì primi l'immediata difesa dell'arginatura; i secondi possono esser impiegati per guardare un lungo tratto di essa col rivolgere il corvo del fiume., aicchè più non vada a ferire il detto piede; quasi sempre i paradori si piantano o nella corrosione che comincia ad intaccare 1* argine, o anche io qualche drizzagno, «e vi sia il pericolo che l'impeto del fiume voglia più l'ima che l'altra riva intaccare; per ordinario si formano di palificate di una sola linea ed alti all'acqua media , venendo ben raccomandati con altri pali allo stesso argine , tenuti i pali a qualche distanea fra di loro s'inviminauo come ì pennelli . ma quanto quelli vanno soggetti ad essere scalzati da' vortici ., clie attorno de' pali va formando il corso dell'acqua, oude rare sono le volte, che si osservino pali de' paradori marciti dalla vecchiezza , ina quasi sempre sono dopo -non molte tempo levati , e trasportati dalla corrente ; de' pennelli formati con palificate ne abbiamo avuto discorso nel capitolo precedente dal numero VI. sino al numero XI IV . .che però qui altro non ne diremo; ne' rimanenti numeri di quel capitolo fu detto delle resistente de' pesi ammassati co' .«puh si formano .parimente i pennelli, ma le proposizioni furono assai generali , quivi ne individueremo 1' uso a pubblico profitto .

XI.111. Perchè,-come in tanti luoghi di questo Trattate si è veduto, due sono i danni che ricevono i ripari formati con palificate o siano di paradori, o di pennelli, e di qualsivoglia altra forma, e sono lo acaleamento , che il corso dell' acqua induce ne' pati confitti sei l'ondo del fiume , ed i vortici, ne' quali si pone 1' acqua quando incontra le perpendioolari resistenze; importa il primo la perdita dui riparo; il secondo l* cscavaziane del fondo a' piedi degli argini: convieni' sfuggire se fia possibile e.l'uno e l'altro di questi pregiudizi , sostituendo ih vece di pali altri materiali non soggetti nò ad esser levati dall' acqua , né a ridurre il di lei moto nelle predette perniciose vertigini; il che tutto si verrà ad ottenere., se secondo a quanto si è detto ne' numeri posteriori del capitolo precedente, in yece di palificate ci serviremo o di cantoni di smalto -, come ci ha ammaestrati il Viviani nella dissertazione per difendersi dall'Arno, .oppure con terra cretosa .e consistente ridotta in gabbioni disposti in modo da poter resistere alla violenza dell'acqua; unendo loro anche talvolta degli altri materiali. Due generi pertanto di tali ripari si propongonot il primo col Viviani predetto con gli prementovati cantoni di smalto, ed il secondo con i gabbioni in deficienza delle pietre e calce per formare i primi, ed anco perchè molte volte trovandosi il fondo del fiume di -sì poca consistenza e di tal lubricità, che ne assorbirebbe, prima di assodarsi, una prodigiosa quantità, dovei gabbioni uè hanno bisogno di tante cautele , né di tanta spesa come l cantoni: si è detto che qualche volta il fondo può ricusare i prismi fatti con pietra , il che può accadere dove il fiume, corre in alveo paludoso ed instabile; nel qual incontro saranno da sostituirei gabbioni predetti - Io , per quanto a me è noto, il primo in varj siti del Po e dell'Adige, ne bo fatti con- ottima riuscita fabbricare , e con altrettanto profitto li ho posti in pratica : può essere che un giorno , tralasciate del tutto le palificate, penseranno gì' ingegneri a sostituirvi quest' altra ,.che può dirsi perpetua difesa , 1» quale, oltre al dar sicurezza di buon esito , non ricerca si può dire verun' altra spesa per conservarla,. dove per 1' opposto le palificate vogliono e grave dispendio per costruirle, e non mediocre nel mantenerle , anche per que' pochi anni che sussistono.

XLIV. I moli dunque si avranno a formare a- piramide trilatera troncata verso della sua cuspide ,. ma la sezione al vertice avrà ad esser obliqua alla base , comecché dovrà terminare sul fondo in dolce scarpa. Intendasi BACG ( tav. 8. fig. 4- )• una tale piramide, la di cui cuspide sia G, e resti troncata con la-sezione FEO in maniera però che questa non riesca parallela al piano -Iella base BAU, ma che se fosse prodotto il piano DEF si unirebbe al piano prodotto ABC dalla parte di A , e ciò perchè riesca il tronco- con maggiore scarpa che sia possibile verso il corso dell'acqua, eh* si suppone essere verso G. Terminerà poi il molo con la superficie nella linea BE ( tav. 8. fig. 4- )» ovvero-nella AF (.tav. 8. fig. 5# 6. )., formandolo come si dice , a schiena di cavallo. La direzione rispetto al corso ed all'argine , può essere come più piace: la migliore delle altre da me si crede quella che è con il corso , e con F argine forma angolo retto-, come resta espresso nella- figura 5. e 6-, nelle quali QR è 1' argine che va attaccato, alla base. Non è però ohe egualmente bene e con profitto non si possa , secondo alle circostanze dell' andamento del fiume , diriger 1' asse di questi- moli , o sia la loro capitale anche un poco a seconda del fiume, come si pratica d' ordinario ne' pennelli a palificate; ma queste regole non si possono stabilire nelli quasi infiniti casi che succeder possono, lasciandosi all' intelligenza dell'Ingegnere il prescegliere piuttosto una, che un'altra direzione .

LXV. Se questi ripari si avranno a piantare in fiumi che non abbian oltre li otto in dieci piedi di profondità nelle acque ordinarie , di soli gabbioni si potranno formare, senza che vi si ponga nel corpo de' moli,- altra materiale; ma se il fiume avrà maggior fondo , in tal caso, se non altro a motivo del minor dispendio , si potrà far l'ossatura de' moli con barche affondate ripiene di terra, e di poi sepolte fra i gabbioni predetti, riducendoli possibilmente alla sopraddetta forma; e perchè i gabbioni non bene talvolta si vengono , attesa la loro forma,.a combaciare, perciò si dovranno col metodo che si dirà, accompagnare con terra, fenazzo, paglia e brulli, di mano in. mano che anderà crescendo-1' opera y e quando siasi arrivati assai
vicino «Ila superficie dell' acqua media, come che quivi poca è la !,,,,, t)rl fiume , almeno nelle parti più vicine alla riva, e più discostfl iu conseguenza dal vertice del molo; si potrà anco lavorare non con gabbioni., ma con semplici volparoni, e volpare ben legate, v ripiene di buona e cretosa terra , e ridurre in tal modo il riparo ali* ..ho?TM conveniente , eh'è quella per ordinario , dell' argine maestro , avvertendo però che verso il vertice si terrà la dett' altezza alquanto più bassa , tirandola in declive, di modo che vada a terminare al livello in circa dell' acqua ordinaria.

XLVI. Il gabbione si potrà far alto sei piedi poco più poco meno , di figura cilindrica , largo in diametro piedi tre , tutto tessuto di vimini, fitta che
sia 1' ossatura con nove lattole in giro, dipoi gli si adatta il fondo nello stesso modo tessuto , indi si riempio di terra della migliore e più tenace, vicino al luogo dove avrà ad esser affondato, e finalmente si chiude col suo coperchio simile al fondo, e sarà preparato per essere gettato all'acqua, laddove i fondi sono grandi, come fu eseguito alla Polesella fra il sostegno e la chiavica Barbasaa. Ma se i fondi sono moderati, si {porranuo i gabbioni vuoti in opera collocati iu piano inclinato secondo la loro lunghezza, di maniera che il loro fondo appoggi sopra quello del fiume a canto le live , e la bocca resti di sopra ond' esser per questa empiti di terra, cominciando dalla riva e progredendo verso il mezzo del fiume a 4, o, ed anche più gabbioni di fronte nel modo antedetto collocati , e •nrcessivaniente empiti di terra* e poi nella medesima sepolti di sopra tirando il molo a schiena di -cavallo: così fu operato in Adige alla Cavantdla, Rotta nuova e Bertolino., ed anche in Po in qualche •ito. I primi moli che facessi eseguire furono quelli in Po per sicu> rt»s*ft tirila rotta Goutarina, dacché restò ella chiusa, e furono piantati in 18 piedi di acqua alla punta, in n e i3 più vicino all'ar5ino. Altri poi ne furouo da me fatti formare in varj altri luoghi <<l medesimo fiume per varie esigenze, ed istessamente nell'Adige, iu questo però in fondi minori di quelli del Po. Singolare fu quello piantatosi quasi dirimpetto alla Cavanella di Fossone, a motivo 0,1 apingrr 1* acqua verso del Mandracchio delle porte , e di corrodere una gran «piaggia , gettatasi in sito tale, che impediva quasi intierAmeiito il transito alla grossa e minuta navigazione. Tutti i quali ripari etl altri ancora sussistono, ed hanno prodotto gli effetti pericolosi ...



http://www.lionsvenezia.it/attivita/201 ... azione.pdf

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Re: Volpare/bolpare, volparoni, Volpago, Volpegara

Messaggioda Berto » lun mag 23, 2016 3:38 am

L'architettura di Vitruvio, Volumi 5-6 Di Vitruvius Pollio

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http://books.google.it/books?pg=PA91&lp ... utput=text
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(1) Il latino merones. Questi sono i così detti volparoni, o volpare, i quali consistono in una massa compatta di vegetabili cedevoli, siccome sono i vinchi, e di creta o di terra. Si adoprano molto nelle riparazioni degli argini. Cosi la pensa lo Stratico. Noi pure crediamo che non vi sia gran diversità dall'apparecchio descritto da Vitruvio per chiudere gl'intervalli fra le due chiuse ai moderni volparoni che si annegano specialmente presso gli argini dei fiumi, quando questi minacciano di rompere. Ma dalle parole vitruviane ci sembra di rilevare una differenza nel modo di riunire le materie atte a quello scopo, e riteniamo che secondo Vitruvio la creta si dovesse porre in una specie di sporte tessute con alga palustre e dentro a queste che si dovesse calcare fra quegl'intervalli; dovechè i volparoni sono, come si disse, una sola massa iuforme di creta e vegetabili.
(2) Ciò fa conoscere sempre più, dice lo Stratico, che dovevasi tutto apparecchiare per asciugar il fondo, sul quale si potessero comodamente gettare le fondamenta. Veggasi ciò che si dirà nel libro decimo.

...




Merones noł se cata entel dixonaro latin, forse ła voxe ła corisponde a marogna


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http://www.maranovalpolicella.it/temi/m ... arogne.htm

I muri a secco che ridisegnano a gradini i pendii della Valpolicella sono chiamati marogne, un termine che in italiano indica propriamente un informe mucchio di sassi.
Le nostre marogne sono invece frutto di una tecnica costruttiva molto studiata, forse affinata, un paio di secoli fa, quando la nostra gente veniva utilizzata per la costruzione dei forti austriaci intorno alla Chiusa.
Prima di tutto occorreva procurarsi i sassi, o facendo saltare con le mine i grossi massi di calcare che magari intralciavano il campo, o, dove c'erano cave di lastame, utilizzando le laste di scarto (ma allora il muro era costruito a lisca di pesce). Dopo di che si faceva il fosso, scavando il terreno fino allo strato roccioso sottostante, e si iniziava la costruzione del muro, anzi di due muri: uno esterno con i blocchi, più grossi alla base e più leggeri più in alto, ben squadrati e disposti in modo che ognuno si appoggi su due blocchi sottostanti, uno interno (contracassa) fatto col materiale di risulta per assorbire meglio la spinta del terreno.

Nelle marogne più elevate si provvedeva anche a curvare il profilo per aumentare la capacità di resistenza e a ricavare con blocchi sporgenti delle scalette di comunicazione fra una quara e l'altra.
Le marogne erano comunque un manufatto piuttosto delicato e richiedevano una manutenzione ricorrente che si faceva nei mesi invernali. Anche per questo motivo è difficile indicare una datazione precisa: sappiamo che le marogne si diffondono a partire dal XV e che a più riprese sono state rifatte e ampliate: negli inverni più brutti i proprietari delle ville le commissionavano ai propri contadini anche per offrire loro un magro guadagno aggiuntivo.



???
http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=marogna
pl. -gne

(region. sett.) scoria prodotta dalla combustione del carbon fossile dim. marognetta
Etimologia: ← deriv. del lat. māter mātris ‘madre’.


http://dizionario.internazionale.it/parola/marogna
marogna
ma|ró|gna
s.f.
av. 1519; dal lomb., ven. marogna, di orig. incerta.

RE sett.
1. scoria, residuo, spec. del carbon fossile
2. mucchio di sassi, di detriti

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Marogna lè na voxe de ła fameja de mareła i muci de fen so łi prà a secar

Maro, marognełe, marełe, arełe, rełe
viewtopic.php?f=44&t=1682

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Re: Volpare/bolpare, volparoni, Volpago, Volpegara

Messaggioda Berto » lun mag 23, 2016 7:58 am

UNA IMPORTANTE PRESENZA: l’ADEXE

http://www.pettorazza.it/territorio.asp

Molto difficile la situazione idraulica del basso corso del fiume Adige.
L’origine remota dei dissesti che quel fiume creerà per tutto il medioevo e in età moderna, va ricercata nel grande cambiamento di corso da esso subito con la cosiddetta rotta della Cucca del secolo VI, probabilmente intorno al 589 d.C. (Nicolis, 1898; Caffanella, 1979) come conseguenza del deterioramento climatico del periodo 400-750 d.C.
Infatti, l’Adige, dal suo corso per Bonavigo, Minerbe, Bevilacqua, Montagnana, Saletto, Este, Sant’Elena, Solesino fin verso il mare Adriatico, proruppe verso Angiari, Legnago, Castagnaro e Badia Polesine.

Da qui presero origine due rami, uno, tuttora il più attivo per Lusia, Boara Pisani, Anguillara Veneta, Pettorazza e Cavarzere e l’altro, detto Adigetto, per Lendinara, Villanova, Rovigo, Villadose e Cavarzere.
Le opere di bonifica realizzate in modo particolare nella prima metà e agli inizi della seconda metà del XVI secolo, furono messe a dura prova a seguito dello svolgersi di un particolare periodo piovoso, il più difficile e il più importante della piccola età glaciale, tra il 1590 e il 1630.
L’aumento della piovosità provocò frane, smottamenti e degradi vari nei territori montani e collinari, facendo così giungere al mare grandi quantitativi di materiale detritico ed innescando anche il fenomeno del sovralluvionamento degli alvei fluviali.
I gravi dissesti del territorio padano, sono documentati dai rapporti dei periti nelle rispettive zone, sia dal governo estense, sia dal governo pontificio.
Occorre dunque mettere in risalto la grande capacità dimostrata, dalla fine del medioevo e per tutta l’età moderna, della folta schiera di tecnici e di idrologi padani nel trovare soluzioni per la salvaguardia del territorio che era ciclicamente investito da alluvioni ed impaludamenti.
La storia di Pettorazza Grimani è sempre stata strettamente collegata alle vicende dell’Adige.
La storia dell’Adige è ricca di interventi sul suo corso con tagli, drizzagni, rettifiche, diversivi, il tutto “onde si rimovino le occasioni di tanti accidenti di rotte ed inondazioni di rovinose conseguenze e ne sia migliorato il suo sistema” (Rompiasio, 1733).
Celebre rimane l’intervento sulle anse dell’Adige a Pettorazza.
L’esecuzione dell’opera si rendeva necessaria, qualora si consideri che tra il 1654 e il 1772 si erano verificate ben 8 rotte in questo sito (Rompiasio,1733) e numerose altre in località vicine (Paleocapa, 1859).
“Pertanto la giravolta della Pettorazza Papafava” come osservò il Lorgna, e prima di lui molti altri matematici, “è la più perniciosa che v’abbia in tutto l’alveo dell’Adige inferiore.

Forma quasi un circolo completo, la cui circonferenza è uguale a tre miglia, e la corda, ossia il drizzagno, è circa mezzo miglio. Essa dunque andrebbe certamente tagliata…..” (A. Belloni, dell’Adige e de’ suoi diversivi, Venezia 1774 p.125).
“L’escavazione del taglio Pettorazza sarà diviso in 8 partite di pertiche 60 l’una circa, che saranno configurate sul luogo….”.
“Il capo saldo direttorio per l’escavazione e profondamento del nuovo alveo ed altezza dei suoi argini sarà il segno stabile, che si trova marcato con una linea nera scolpita in un marmo incassato nel muro della casa di Lorenzo Beadin situata sulla destra sponda del fiume nella marezana Confin di rimpetto all’imboccatura del nuovo taglio; ma a maggior ragione comodo degli appaltatori ed a facilità dell’operazione sarà detto segno trasferito sopra al muro della chiesa della Papafava ed altrove”.
Da “Condizionali per i tagli delle quattro svolte dell’Adige: Pettorazza, Oca, Bertolino (Marizze) e Fasolo”, Venezia 1782.
“Aprile1783 – In questo mese si terminarono i tagli delle quattro volte dell’Adige incomincianti fin dal Novembre 1782, cioè della Pettorazza lungo 540 pertiche e subito vi si fece correre l’acqua, senza però chiudere l’alveo vecchio. Le volte della Pettorazza e dell’Oca furono tagliate dalla parte padovana, sicché il loro semicircolo tagliato è al presente compreso nel Polesine. Nella sola volta di Pettorazza, prima di farvi correre l’acqua, gli argini nuovi si abbassarono in più luoghi, due piedi all’incirca, essendosi levato nel mezzo del nuovo alveo un cuoro grandissimo.”
Da G. Masatto, Diario polesano (1783 – 1787), trascrizione, introduzione e commento a cura di L. Lugaresi, Rovigo 1980, p.126.
La topografia di questo taglio oltre che nelle carte e mappe dell’epoca, è visivamente scolpita in una lapide incorniciata e superiormente arrotondata, in pietra d’Istria, ora murata nel campanile del Santuario della Madonna delle Grazie a Pettorazza Papafava.
L’iscrizione è incisa in un’apposita tabella ricavata nella parte superiore della pietra, mentre l’ansa del fiume e il corso rettificato sono raffigurati a rilievo nella parte centrale ed inferiore della lapide.
La scritta evidenzia che, “in esecuzione al Sovrano Decreto dell’Eccellentissimo Senato del 14 agosto 1782, i Provveditori all’Adige e il Deputato alle Valli Veronesi fecero eseguire l’opera del taglio, sì da provvedere ad una corretta regimentazione del fiume”.
Entro il letto arginato, meandriforme e rettificato, sono delineate, rispettivamente, le seguenti didascalie: VECCHIO CORSO DELL’ADIGE E NUOVO TAGLIO.


I mołini so l'acoa
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Fino a qualche decennio fa non era infrequente vedere, ormeggiati lungo le rive del Po e dell’Adige, i mulini natanti, impianti molitori mobili montati su barconi detti “Sandoni”.
Da secoli inseriti nel paesaggio rurale Polesano, tali impianti, furono sempre osteggiati dalle autorità idrauliche per gli impedimenti che essi procuravano alla navigazione e all’irrigazione con le loro “roste”, “volpare”, “peneli” .
Tuttavia la loro vitalità e diffusione testimoniano quanto fossero importanti per l’economia agricola del Polesine, un territorio da sempre condizionato dalla sua conformazione idraulica e geografica.
I mulini natanti sul Tevere tra il 1537 e il 1538 d.C. per iniziativa di Belisario durante l’assedio da lui subito dagli Ostrogoti (??? V e VI sec. d.C.), acquistarono fin dal medioevo un’importanza fondamentale per l’economia delle popolazioni di quello che in periodo veneto sarebbe stato definito "l’ubertoso granaio della Repubblica” e di quelle circonvicine che vi portavano le granaglie e i legumi per la macinazione.
Il mulino più diffuso da noi, la cui tipologia si è mantenuta pressoché immutata fino ad oggi, poggiava su tre “sandoni”, barche di forma parallelepipoidale, sebbene ne esistessero anche a uno o due “sandoni”.
Nel tipo a tre “sandoni”, i due più vicini a riva, tra loro accostati, ospitavano l’impianto molitorio e l’eventuale letto del mugnaio; il terzo, distanziato dai primi due, reggeva la parte finale del “maschio”, il grosso trave portante della ruota a pale pescante nel tratto d’acqua che divideva i primi due “sandoni” dal terzo.
All’incirca dieci anni fa, è stato bruciato di notte da ignoti e senza alcun motivo, l’ultimo mulino sull’Adige ancora funzionante.
Ormeggiato in località Giaron di Pettorazza era l’unico ancora esistente.
Costruito di legno aveva il tetto di paglia ed una grande ruota che girava con la corrente dell’acqua.
In questo mulino fu girato il famoso film “Il mulino sul Po” (1963-1964), ed una troupe della Rai ha girato un documentario.
Una riproduzione in miniatura di quel mulino si trova a Rottanova di Cavarzere (VE).

Testi consultati:
- Cenni storici su Pettorazza di E.Gallocchio;
- Il taglio di volta Pettorazza – Successi d’acque di C. Munari;
- I mulini natanti – Uomini, terra e acque di L. Contegiacomo;
- Opere di bonifica – Uomini, terra e acque di L. Contegiacomo;
- Interviste.


Rosta, ròxa, roggia, roja, Roxà, Roxołina
viewtopic.php?f=44&t=2304

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Adexe/Adese/Adexe/Athesis, Dese, Desio, Desenzano, Adda, Texena e Texin
viewtopic.php?f=45&t=2306
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Re: Volpare/bolpare, volparoni, Volpago, Volpegara

Messaggioda Berto » mer mag 25, 2016 8:48 pm

Cfr. co:

Polder

https://picasaweb.google.com/pilpotis/Polder

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lder-1.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... polder.jpg


Polder

https://it.wikipedia.org/wiki/Polder

Termine di origine fiammingo-olandese che significa “terra prosciugata”, usato già nel XII secolo nelle Fiandre. Indica generalmente un’area costiera situata a un livello più basso di quello del mare, dal quale viene protetta mediante dighe che permettono la bonifica dei terreni paludosi e la loro trasformazione in zone fertili e coltivabili.

Gli olandesi sono tradizionalmente i maestri dell’arte di bonificare le terre litoranee: le loro tecniche sono state adottate in tutto il mondo. In seguito alla costruzione di dighe si forma un bacino artificiale (normalmente posto ad altitudine pari o addirittura al di sotto del livello del mare), che viene in seguito prosciugato per mezzo di pompe; viene quindi creata una rete di canali per lo scarico delle acque piovane, in modo da evitare eventuali occlusioni e allagamenti. I canali disegnano un paesaggio geometrico, interrotto a tratti dai mulini a vento, che anticamente servivano a far funzionare i macchinari che dragavano i campi per la bonifica e facevano rifluire l’acqua nei canali; questi macchinari furono in seguito azionati da motori a vapore e successivamente da motori elettrici e diesel.

In senso lato, polder indica tutti i terreni paludosi che sono stati bonificati a fini agricoli o industriali. Oltre ai polder che si trovano nei Paesi Bassi, che sono i più conosciuti (come l’IJsselmeer), si ricordano quelli realizzati in Francia (lungo i litorali della Vandea, di Saintonge e delle Fiandre), in Italia (in Toscana, in Lazio e in Veneto), in Spagna (in Andalusia), in Portogallo, in Giappone e in Egitto.


http://www.olanda.cc/i-polder.html

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POLDER
Enciclopedia Italiana
di Adriano H. LUIJDJENS

http://www.treccani.it/enciclopedia/pol ... aliana%29/


Parola olandese, che in origine indicava un lotto di terreno erboso alquanto emergente da acquitrini poco profondi. Col progredire dei lavori di bonifica nei Paesi Bassi la stessa parola e stata adoperata anche per terreni posti sotto il livello del mare, e separati per mezzo di dighe dai terreni circonvicini, in modo che il livello delle acque "interne" del polder viene regolato artificialmente.

Attualmente si distinguono quattro specie di polder. Il tipo più antico è formato dai bedijkingen (arginature): si tratta di terreni formantisi lungo la bassa costa della Frisia, della Groninga, dell'Overijssel, dell'Olanda Settentrionale (allo Zuiderzee) e nei punti dove si accumulano i materiali convogliati al mare dai grandi fiumi (Olanda Meridionale, Zelanda); appena tali terreni rimangono asciutti anche durante il flusso delle maree medie, vengono circondati da dighe per proteggerli contro le maree eccezionalmente alte. Sono dunque terreni al livello del mare o poco più alti. Il guadagno di terreni in questo modo, specie in Groninga e nelle isole zelandesi, è da secoli piuttosto continuo e ingente, per quanto non siano mancate le catastrofi che condussero alla perdita di terre da secoli abitate. L'intera Zelanda, le isole dell'Olanda Meridionale, più di metà della Frisia sono però state tolte in tale modo al mare.

Un secondo tipo è pure esso medievale: per proteggere le terre più alte della paludosa Olanda dalle maree e dalle inondazioni dei fiumi si cominciò a circondare case e campi con dighe primitive; col tempo, di questi polder, anch'essi a livello del mare o poco più alti, se ne fecero sempre più grandi; i contadini si unirono in consigli (heemraadschappen) con a capo un capitano delle dighe (dijkgraaf), per secoli la più rispettata autorità in quei liberi paesi; tali istituzioni esistono ancora oggi. Questi polder, ora detti oudeland (terre vecchie), hanno uno scolo naturale, cioè per mezzo di canali e chiuse, delle loro "acque interne" nel mare, in un lago o fiume. Nell'insieme ricordano molto le bonifiche del Ferrarese. Assai spesso, anzi quasi sempre, vi è un canale collettore anulare che accompagna la diga e si trova all'interno del polder stesso.

Con l'invenzione dei molini a vento - il primo venne istallato nel 1408 ad Alkmaar - la difesa dei polder esistenti contro l'abbondanza delle acque piovane e delle acque del sottosuolo, costituito a pochissima profondità da argille impermeabili, acque che per entità sorpassano talvolta cinque e anche dieci volte le prime, divenne più facile. Ma furono pure i molini, più tardi perfezionati, che resero possibile un terzo tipo di polder, che dal punto di vista tecnico è il più interessante, cioè la droogmakerij o prosciugamento. Si tratta di laghi prosciugati.
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Volpare/bolpare, volparoni, Volpago, Volpegara

Messaggioda Berto » mer mag 25, 2016 9:00 pm

Penełi/Pennelli


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http://www.treccani.it/vocabolario/argine
àrgine s. m. [corispondente al lat. volg. arger -ĕris, e al classico agger -ĕris]. –
http://www.etimo.it/?term=argine

1. a. Terrapieno che serve a contenere le acque di piena di un corso d’acqua; in partic.: a. in froldo, costruito in prosecuzione diretta della sponda di un corso d’acqua; a. maestro, costruito a notevole distanza dal letto; a. in golena, quello che, compreso tra il letto e l’argine maestro, può essere sommerso nelle piene più forti. A. trasversali (detti anche repellenti o pennelli), particolari opere di difesa contro la corrosione delle sponde dei fiumi, realizzate con ammassi di blocchi di pietra o di prismi di calcestruzzo, che si protendono dalle sponde verso l’alveo.
b. Per estens., riparo dalle acque, anche diversamente costruito.
c. Terrapieno innalzato come apprestamento difensivo.
2. fig. Riparo, difesa: un valido a. contro le malattie; fare a. all’impeto della folla; mettere un a. al dilagare della corruzione; aveva saputo misurare la forza del proprio errore ... senza potervi opporre un a. (Palazzeschi); rompere ogni a., abbattere ogni freno, vincere ogni ritegno morale. Dim. arginèllo, meno com. arginétto.

http://www.casaleinforma.it/pcivile/ris ... nnelli.pdf
http://www.casaleinforma.it/pcivile/ris ... o/home.htm
http://www.costruzioniidrauliche.it/dis ... uviali.pdf

I moli sono in genere costruiti a coppie alla foce dei fiumi ed hanno lo scopo di costringere l'acqua a scorrere entro uno spazio ristretto (di conseguenza aumenta la velocità dell'acqua) e quindi impedendo la sedimentazione su fondale in quel tratto e spesso aiutano la stessa sabbia a rimanere sulla spiaggia; a questo scopo spesso si usano i pennelli, brevi argini perpendicolari alla costa che interrompono così il trasporto litoraneo, ma non risultano un rimedio soddisfacente per lunghi periodi di tempo; qualche volta si ricorre ai frangiflutti, strutture semisommerse parallele alla costa che possono diminuire l'impeto del moto ondoso e quindi il conseguente trasporto litoraneo. Nello schema il funzionamento dei moli e pennelli, nelle foto sotto da sinistra: una freccia litoranea, un cordone litoraneo che chiude completamente una baia, un tombolo e un cordone litoraneo.


http://www.treccani.it/enciclopedia/sis ... taliana%29

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I principali tipi di opere sono le seguenti

Difese di sponda, formate da strutture longitudinali radenti, o da strutture trasversali, dette comunemente pennelli o repellenti, che sono radicate sulla sponda e si protendono nell'alveo; si realizzano così sia protezioni delle sponde dalle erosioni, sia rettifiche delle sponde stesse, sia ancora il restringimento (calibratura) di un alveo di magra. Talvolta le due strutture s'impiegano contemporaneamente integrandone gli effetti specifici (v. fig.).

Rettifiche (o drizzagni) di curve, tagli di meandri, nuove inalveazioni che si realizzano con varie finalità, come la protezione di parti di territorio, il miglioramento della navigabilità, lo smaltimento delle piene, del trasporto solido, dei ghiacci; sono veri e propri canali artificiali costruiti secondo tipi e modalità diversi. Di tali opere si sono avuti importanti esempi già dal secolo 16° su fiumi veneti, su Po e Adige. Rettifiche per sviluppi di decine di chilometri sono state realizzate su Danubio, Reno, Mississippi e molti altri grandi fiumi.

Arginature, che hanno il compito della difesa idraulica dei territori soggetti alle esondazioni di un corso d'acqua. Con tali opere, in fiumi di una certa importanza, si delimitano un letto di magra e una zona di golena, che è destinata a essere invasa dalle acque di piena, ma che può essere, allorché asciutta, destinata a coltivazione, mentre le acque di piena, ove non arrestate dalla naturale altimetria del terreno circostante, sono contenute entro argini maestri; spesso la golena è separata dal letto di magra da argini golenali, che contengono le piene minori con maggiore fruibilità delle golene. È questa la soluzione riconosciuta idraulicamente più soddisfacente, oltre che di maggior sicurezza, nei confronti di altre che prevedono gli argini (detti in tal caso in froldo) direttamente sulle sponde del letto di magra, mancando le golene. Gli argini sono rilevati di terra (sabbiosa-argillosa) a sezione trasversale fondamentalmente trapezia con pendenza delle scarpate commisurata alle caratteristiche del materiale e all'altezza; se l'altezza è notevole, l'argine viene rinfiancato e allargato alla base addossando corpi di terra detti banche.

Per i corsi d'acqua importanti, che attraversano aree urbane, siano essi incassati o arginati, è tradizionale la calibratura della sezione con muri di sponda, muraglioni, che hanno inclinazione modesta del paramento contro fiume.

Si ascrivono ancora abitualmente al campo delle s. f. altri interventi, che non incidono sulla configurazione degli alvei, ma servono a ridurre le portate di piena in un tratto del fiume: tali sono i serbatoi di regolazione, i diversivi, gli scolmatori.

....

http://distart119.ing.unibo.it/albertol ... uviale.pdf

http://www-3.unipv.it/webidra/materiale ... bacini.pdf

http://www.archweb.it/dwg/Ingegneria_na ... -guida.pdf

https://it.wikipedia.org/wiki/Gabbione

https://it.wikipedia.org/wiki/Bastione_Hesco

https://it.wikipedia.org/wiki/Argine



Penel, peneło, pennello, penis

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https://en.wikipedia.org/wiki/Penis
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Re: Volpare/bolpare, volparoni, Volpago, Volpegara

Messaggioda Berto » gio mag 26, 2016 6:02 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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