Bora, buran, buriana, borea, iperborei, boria

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Messaggioda Berto » ven mar 02, 2018 8:45 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Bora, buran, buriana, borea, iperborei

Messaggioda Berto » ven mar 02, 2018 8:48 pm

Bora (Borea)
http://it.wikipedia.org/wiki/Bora

Il nome è contratto da Borea, dal latino omonimo e dal greco βορέας (vento del nord, si veda anche la figura mitologica greca chiamata Borea) che [ de Simon G.] a sua volta si ricollega a ὅρος (monte) o, secondo altri, all'arabo boor (neve). Si veda anche lo slavo burja (tempesta, rus.: буря).


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bora,
s. f. ‘vento di nord-est freddo, secco, violento, che scende dalle Alpi orientali sul golfo di Trieste’ (borra: 1817, W. A. Cadell, in testo ingl. cit. da G. Cartago; bora: 1865, TB; abbiamo, tuttavia, un ant. (1492) es. di buora ‘grande vento’ in un doc. estense, cit. in Atti del Congr. Filol. Rom. 20 482; falsa identificazione il bora, che è n. di serpente, di L. Pulci: LN XVI [1955] 111 e Alessio Problemi 2).

Lat. borea(m) ‘tramontana’, dal gr. boréas, di etim. incerta, attest. in parecchi dial. it. (VDSI) e non solo nel triestino, al quale è fatto solitamente risalire l'it. contemporaneo bora (cfr. 1952, Prati Pront.). Latinismo in Boiardo (Bora = Borea), secondo la tradizione: Metzeltin 265-267.

borea,
s. m. ‘vento gelido di tramontana’ (av. 1321, Dante; boreas: av. 1332, Alberto della Piagentina; borrea: av. 1424, G. Dati, cit. da Metzeltin 278), ‘settentrione’ (av. 1374, F. Petrarca).

Derivati:
boreale,
agg. ‘attinente all'emisfero compreso fra l'equatore e il polo nord’ (av. 1304, Plutarco volgar.).

Vc. dotta, lat. borea(m), dal gr. boréas, n. dato dai Greci (già in Omero) al vento del nord. Riflesso più pop.: bora (V.). Lat. anche il der. boreale(m) (dal IV sec., Avieno).

Bibliografia:
Metzeltin 265-267 e LEI VI 1092-94.

aurora, (eos)
s. f. ‘splendore dell'atmosfera terrestre, che precede il sorgere del sole’ (av. 1292, B. Giamboni), ‘prima manifestazione, inizio’ (sec. XVI, L. Giacomini).

Locuzioni:
aurora boreale ‘fenomeno luminoso frequente nelle regioni polari’ (av. 1642, G. Galilei).

Derivati:
aurorale,
agg. ‘dell'aurora’ (registrato dal TB con un'attest. del Comm. Boez. [Commento a Boezio?] e come vc. sc. [“aurorali vapori, nuvole, archi”]; dal TB la riprese D'Annunzio, 1884-86).

Vc. dotta, lat. aurora(m) , di orig. indeur.



Dalla versione web del Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani.
http://www.etimo.it/?pag=hom
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Bora
http://www.etimo.it/?term=bora
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Borea
http://www.etimo.it/?term=borea
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Buriana
http://www.etimo.it/?term=buriana
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Burrasca
http://www.etimo.it/?term=burrasca
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Tramontana
http://www.etimo.it/?term=tramontana
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Re: Bora, buran, buriana, borea, iperborei

Messaggioda Berto » ven mar 02, 2018 8:49 pm

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -borea.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... caligo.jpg



Da: "Le origini della cultura europea", de Giovanni Semerano:

I punti cardinali

Per un vecchio kentuchiano, i confini degli Stati Uniti erano a nord con l’aurora boreale, a est col sole che nasce, a sud con la precessione degli equinozi, a ovest con il giorno del giudizio.
In realtà non è solo il comune parlante lontano dal sospettare l’origine delle voci nord, est, sud, ovest.
Neppure i dotti riescono sempre a far combraciare est, inglese east con il greco [eos], omerico (...) e con Asia: est deriva dalla base di accadico āsitu (uscita, ‘exit’): dal verbo (w)asu “sorgere”: del sole (‘to rise: said of de sun’); e ovest, inglese west, rinviato alla radice i.e. (indoeuropea) *wes nel senso di occidente, uscita del sole dall’orrizzonte, scomparsa, è della stessa base di est: accadico wasutuuscita” (‘moving out’, ‘Auszug’).

L’etimologia di nord fu anche ignorata.

La base nor- (nord) si ritrova in Norvegia (Norway: “Via del Nord”) accessibile a sud attraverso i vari stretti: nor- è base di tedesco Nehrungen (v. Näring) le tipiche striscie di terra sulle coste del Baltico ; la stessa base di inglese narrow (“stretto” riferito a canale, stretto) e di anglosassone nearu, di antico sassone naru; nor- riappare in antico nordico Njorvasund (v. Kluge “stretto di Gibilterra).

L’etimologia è data dal semitico nahr, accadico nāru, nartu, (“canale”, river); nor- torna in «Noricum», la regione tra il Danubio e il fiume Inn, Njord è l’antica divinità svedese e norvegese delle acque fecondatrici.
Anche «Belgium» è la terra affacciata al canale della Manica, come già detto.
Analogamente “boreale”, coè “nordico”, corrispondente a greco Boréas, il vento della Tracia che pareva giungere dalle paludi e dallo specchio d’acqua dell’Ellesponto, è da base di accadico būrum “specchio d’acqua”.
E anche Baltico è da base idronimica che ha originariamente il significato di “laguna”, “palude”: accadico balittu (‘pond’). Sappiamo che l’ambra, emersa lì dai sedimenti glauconici del mare, alle foci dei fiumi che sboccano nel Baltico, è base idronimica che torna in molti nomi di fiumi torrentizi, anche britannici; è l’antichissimo sumero ambar, “palude” (‘lagoon’).
Sud, inglese south, antico frisone sūth etc., non ebbe etimologia. È accadico šūtu “sud”, aramaico šū(t)a “sud”, “vento del sud” (Süden, Südwind).
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Re: Bora, buran, buriana, borea, iperborei

Messaggioda Berto » ven mar 02, 2018 8:50 pm

Buriana
http://www.achyra.org/cruscate/viewtopic.php?t=1945

La parola buriana, "trambusto, scompiglio", ha un'etimologia controversa: se Devoto la fa risalire al greco boréas "vento di tramontana" (da cui derivano sicuramente bora, borea, boria e anche burrasca, attraverso il veneto borasca) che si sarebbe poi incrociato con uragano, Battisti e Alessio la mettono in relazione addirttura col turco ottomano buragan (da cui il russo e il serbo buran, nome del gelido vento proveniente dalla Siberia, storpiato da molti meteorologi in *burian, proprio per analogia con buriana). Entrambe le spiegazioni mi lasciano perplesso: mi paiono decisamente improbabili sia l'incrocio con uragano sia la derivazione di una parola d'uso così comune dal turco. Cosa ne pensate?



BURIANA DI VENTO

Il "buran" (in russo: буран) è un vento di aria gelida, a volte molto forte, caratteristico delle steppe della pianura sarmatica, a ovest degli Urali. Viene da N-NE ed è causato da una depressione che sconvolge le condizioni anticicloniche tipiche della zona. È spesso accompagnato da bufere di neve congelata durante la quale i fiocchi caduti a terra vengono sollevati di nuovo e, mescolandosi alla neve che cade, azzerano quasi la visibilità ("blizzard"); in questo caso assume il nome di "пурга", "purga".
La parola russa буран ha un'origine comune al turco "burağan", "vento molto forte", con paralleli in altre lingue del gruppo turco, da una radice comune "bor-" che significa "volgere, trascinare".La parentela con буря (burja), "tempesta", è scartata dalla maggior parte dei linguisti come etimologia popolare. Del resto буря deriva probabilmente da una radice indoeuropea *bhaur che significa "ruggire, infuriarsi": cfr. sanscrito "bhuráti", norreno "būra", irlandese antico "búriud", latino "furere". La parola italiana "buriana" deriva forse dalla stessa parola slava, probabilmente attraverso la forma slovena "burja", ma potrebbe essere anche una semplice deformazione di "borana" da "bora", a sua volta dal greco βορέας, come del resto "burrasca" (e lo spagnolo "borrasca"), "borea", "boria". L'assenza di iotacismo in буран fa sì che la forma "burian", che spesso si trova nei testi giornalistici italiani, possa essere errata.
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Re: Bora, buran, buriana, borea, iperborei

Messaggioda Berto » ven mar 02, 2018 8:50 pm

http://hu.wikipedia.org/wiki/B%C3%B3ra_(sz%C3%A9l)
Bóra (Bernus, Barnus, Borino, horvátul bura, szlovénül burja). Az isztriai és dalmát tengerparton, legtöbbször a téli évszakban fújó száraz, hideg szél, időnként rendkivül erős rohamokkal.

http://en.wikipedia.org/wiki/Bora_(wind)
Bora (Croatian: bura, Slovene: burja, Bulgarian: буран, Greek: βοράς, Turkish: bora) is a northern to north-eastern katabatic wind in the Adriatic, Croatia, Italy, Greece, Slovenia, and Turkey. Its name derives from the Greek mythological figure of Boreas/Βορέας, the North Wind.

http://de.wikipedia.org/wiki/Bora_(Wind)
Das Wort Bora leitet sich vom griechischen Boreas ab, dem Gott der Nordwinde. Da ein starker Nordwind die persische Flotte vor Athen vernichtete, war er hier Schutzpatron und wurde in einem eigenen Athener Tempel kultisch verehrt. Er galt als der mächtigste Windgott, weshalb er auch für den gefürchteten Orkanwind Bora Pate stand. Der Term bedeutete ursprünglich „Wind aus den Bergen“ und hat mit der Kälte des Fallwindes zu tun. So war die Bora lange Zeit der Prototyp katabatischer Winde.
Von der Bora geprägte Karstlandschaft nahe dem VelebitmassivEs gibt zudem verschiedene Sondernamen für eine Bora. Die Bora scura ist ein Bora bei trüber Sicht. Der Borino ist eine schwache Bora in der Gegend von Triest, während die heftigen Stöße der Bora dort Reffoli genannt werden. Ein Borasco ist heftiger Wind, meist von Gewittern begleitet, über dem Mittelmeer. Ein Levantera ist eine Bora, die in Istrien aus Richtung Osten kommt und bei bewölktem Wetter auftritt.

http://et.wikipedia.org/wiki/Boora
Boora (Horvaadi keeles: bura, Sloveeni keeles: burja, Bulgaaria keeles: буран, Türgi keeles: poyraz) on külm mägedest laskuv katabaatiline tuul Aadria ja Musta mere kirderannikul.
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Re: Bora, buran, buriana, borea, iperborei, boria

Messaggioda Berto » ven mar 02, 2018 8:53 pm

Boria e borioso

http://www.treccani.it/vocabolario/boria

bòria s. f. [prob. dal lat. boreas «tramontana» (cfr. la locuz. darsi delle arie)]. – Superbia, alterigia, supponenza, vana ostentazione di grandezza, di orgoglio: un uomo pieno di b.; a un suggerimento così scoperto, la b. ombrosa del conte zio avrebbe ricalcitrato (Manzoni); avere b. d’una cosa, mostrarsene altero; mettere su b., cominciare a ostentarla. ◆ Dim. e spreg. boriùccia, boriuzza; pegg. boriàccia.



http://www.etimo.it/?term=boria
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Re: Bora, buran, buriana, borea, iperborei, boria

Messaggioda Berto » ven mar 02, 2018 9:01 pm

Iperborei e Boreadi


Iperborea (pronuncia /iperˈbɔrea/) è una terra leggendaria, patria dell'anch'esso mitico popolo degli Iperborei.

https://it.wikipedia.org/wiki/Iperborea

Nei miti della religione greca e nelle dottrine dei loro storici (tra cui Erodoto), gli Iperborei (Ὑπερβόρεoι o Ὑπερβόρειoι, "coloro [che vivono] oltre βορέας") erano un popolo che viveva in una terra lontanissima situata a nord della Grecia. Questa regione era un paese perfetto, illuminato dal sole splendente per sei mesi all'anno. L'appellativo di iperboreo viene riferito da Giamblico nel suo catalogo di pitagorici ad Abaris il quale viene appellato in tal modo anche da Nicomaco mentre Eliano riferisce che, a quanto detto da Aristotele, Pitagora era chiamato dai Crotoniati Apollo Iperboreo.


http://www.treccani.it/enciclopedia/iperborei
Iperborei Presso gli antichi Greci, popolo mitico, localizzato da Erodoto nell’estremo nord del mondo abitato. Gli I. erano considerati un popolo privilegiato, caro ad Apollo che, subito dopo la nascita, si sarebbe recato presso di loro sopra un carro tirato da cigni. Leggende più tarde rappresentarono il paese degli I. come una specie di replica delle isole dei beati.
Già anticamente l’aggettivo iperboreo era usato in denominazioni geografiche, per indicare regioni settentrionali; in particolare: Monti Iperborei furono detti i Monti Ripei della Sarmazia, e Oceano Iperboreo il mare a N dell’Irlanda.



http://ilcrepuscolo.altervista.org/php5 ... ldid=48420



Iperborei e l'ambra
http://www.senecio.it/sag/lacrimediv.pdf

https://u-pad.unimc.it/retrieve/handle/ ... art%29.pdf




L’Iperborea del nord: patria di Apollo?

http://storia-controstoria.org/personag ... e-esperidi


Lassù, in quella terra del nord situata ai confini del mondo allora noto, regnavano i Boreadi, figli di Bora. Esseri umani dall’alta statura, che adempivano anche alla funzione di sacerdoti. Nel giardino delle Esperidi, dove gli alberi producevano mele d’oro, giunse un giorno l’eroe greco Ercole che, tornato in Grecia, portò da quel Paese lontano del Settentrione proprio degli alberi: gli ulivi. E da quel giorno la corona d’ulivo veniva posta sul capo dei vincitori dei giochi olimpici.

Apollo era una divinità di primo piano in Iperborea, e in occasione della grande festa di Apollo arrivavano dalle montagne asiatiche stormi di cigni che volavano in circolo intorno al suo tempio, scendevano sulla terra, e poi intonavano un canto insieme con i musici del tempio. Fetonte, figlio di Apollo, precipitò un giorno nel fiume iperboreo Eridano e scomparve nei flutti. Le sue sorelle piangenti sulle rive furono trasformate in pioppi, le loro lacrime in ambra, l’oro del nord (un tipo di resina fossile). L’amico di Fetonte che si recò sulla riva dell’Eridano a piangere il caro scomparso, fu trasformato invece in un cigno. Teniamo in mente soprattutto questi due elementi: ambra e cigno.
„Bernsteincollier“ von Brian clantorf - selbst fotografiertVon Brian clantorf Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/File: ... ollier.jpg

Collana di ambra, la resina fossile del Mare del Nord e del Mar Baltico. Foto di: Brian Clantorf Wikimedia Commons http://commons.wikimedia.org/wiki/File: Bernsteincollier.jpg#mediaviewer/Datei:Bernsteincollier.jpg

Il poeta Pindaro (522/18-446 a.C.) raccontò in una sua ode che anche l’eroe greco Perseo si era recato in Iperborea. Secondo Pindaro, gli Iperborei erano un popolo eletto che non conosceva la malattia e la morte e onorava le Muse con la danza, la musica e il canto. Le arti del solare Apollo.

Vediamo, dunque, che l’Iperborea era vista dai Greci come una sorta di paradiso nordico delle origini. Un paradiso a cui eroi e dèi, soprattutto Apollo, facevano costantemente ritorno, per mantenere quel legame indissolubile con il passato.

Alle leggende si accompagnano i cenni storici di Erodoto che, evidentemente, si pose diverse domande sull’Iperborea e cercò di rintracciare la tradizione originaria. Innanzitutto lo storico disse che non vi era notizia precisa sulla posizione geografica del Paese, ma che il centro di culto di Apollo situato a Delo riceveva regolarmente dei doni, avvolti nella paglia, dalla terra degli Iperborei.

Questi regali venivano da lontano e passavano, quindi, da un territorio all’altro. Dagli Iperborei agli Sciti, poi all’Adria, ai Dodoni, in Eubea e infine a Delo. In origine furono due vergini iperboree, accompagnate da cinque giovani uomini, ad avere il compito di intraprendere il lungo viaggio per trasportare i regali a Delo. Queste viaggiatrici non fecero più ritorno in patria. Si stabilirono in Grecia, dove restarono sino alla fine della loro vita.

Le due fanciulle iperboree si chiamavano Hyperoke e Laodike e, dopo la loro morte, furono seppellite a Delo con grandi onori e venerate dai giovani del luogo che si tagliavano una ciocca di capelli e andavano a deporla sulle loro tombe. Da allora gli Iperborei decisero di non inviare più dei viaggiatori con i loro doni, ma di spedire piuttosto i regali avvolti nella paglia tramite messi che li facessero passare da un Paese all’altro, sino a raggiungere il santuario del dio.

Ci furono poi altre due vergini iperboree dal nome Arghe e Opis che non portarono a Delo dei regali, bensì gli dèi stessi. Le fanciulle accompagnarono, infatti, il viaggio di Apollo e Artemide in Grecia. Queste divinità si fermarono ai santuari di Delo, ma il loro culto raggiunse la Ionia e tutte le isole greche. E anche le fanciulle Arghe e Opis morirono nella città santa.

Secondo Erodoto, le tombe di Hyperoke e Laodike si trovavano all’interno del santuario di Artemide, mentre quelle di Arghe e Opis erano situate dietro il tempio della dea. In effetti sono state scoperte a Delo due tombe dell’Epoca del bronzo, le uniche riportate alla luce in questo luogo di culto. Nel V secolo a. C. tutte le sepolture presenti a Delo erano state aperte e i resti dei defunti esumati e poi trasferiti nell’isola Rheneia. Soltanto queste due tombe rimasero in loco, forse per la loro importanza nella tradizione sacra.
La chiave dell’ambra e il canto del cigno

Anche lo storico Diodoro (90-30 a.C.) narrò dell’Iperborea. Secondo il letterato, l’Iperborea era un’isola grande quanto la Sicilia che si trovava nel mare situato oltre la terra dei Celti. (E siamo ancora nel nord.) Questo Paese, scrisse Diodoro, godeva di un clima particolarmente mite ed era molto fertile. Sull’isola nacque Leto, la madre di Apollo. Per questo motivo Apollo veniva venerato in Iperborea più di tutte le altre divinità.

In Iperborea vi era poi un complesso sacro con un tempio di Apollo di forma circolare (forma circolare hanno anche le strutture di Göbekli Tepe), e vicino al tempio si trovava la città intitolata al dio. Molti abitanti si dilettavano a suonare la cetra. Alle informazioni già riportate da Erodoto, lo storico Diodoro aggiunge un dato enigmatico: Apollo visitava l’isola di Iperborea ogni 19 anni, quando le stelle si trovavano di nuovo nella posizione originaria.

Insomma, il nesso principale tra Iperborea e Grecia è, come vediamo, Apollo. Ma chi era Apollo? L’origine del suo nome non appare chiara, mentre gli inizi del suo culto potrebbero essere collocati nell’Asia Minore. Ma la culla originaria di questa divinità della luce e delle arti può trovarsi nell’Europa settentrionale?

Il mito collega alla leggenda di Fetonte, figlio di Apollo e morto nell’Eridano, proprio l’ambra, un prodotto tipico del Mare del Nord. Altro elemento nordico ricorrente è il cigno. Il mito dice che Apollo viaggiava su di un carro trainato da cigni, e il cigno è un uccello che da sempre popola le leggende nordiche. Kyknos, termine greco che indica il cigno, era figlio di Apollo e Thyria.
„Bernsteinfischer-alt“ von eigenes Foto - P.J.Hartmann: "Succini prussici physica et civillis historia", Frankfurt a.M. 1677. Lizenziert unter Public domain über Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/File: ... er-alt.JPG

„Cercatori di ambra“ , antica incisione. Foto di P.J.Hartmann da: „Succini prussici physica et civillis historia“, Frankfurt a.M. 1677.

E qui entra in ballo l’antica leggenda medievale dell’eroe Sceaf, predecessore di Cavalieri del Cigno e ipostasi del dio nordico Njörd, riportata nell’XI secolo dall’inglese Willhelm di Malmesbury :

“Sceaf giunge un giorno sull’isola germanica di Scamptha, di cui parla lo studioso Jordanes nella sua “Historia Goetorum”. Sceaf è quasi un bambino, e dorme in un’imbarcazione priva di remi, la sua testa poggia su di una spiga di frumento. Gli abitanti di Scamptha lo chiamano Sceaf che significa: “manipulus frumenti”. Sceaf diviene più tardi re della città chiamata Slasvic.”

Slasvic è l’antico nome di Schleswig Holstein, una regione della Germania settentrionale, e l’isola di Scamptha potrebbe essere la Scandinavia. Ma da dove giunse Sceaf in Scandinavia? Forse il ragazzino fuggiva dall’Iperborea che, in seguito a catastrofe naturale, era stata sommersa dalle acque? La testa di Sceaf poggiava su una spiga di frumento: sicuramente un simbolo di fertilità della terra da cui era giunto. Più tardi Sceaf si recherà in Gran Bretagna, e lì fonderà i regni di Mercie, Northumberland ed Estanglie.

Anche i superstiti di Doggerland, terra sommersa del Mare del Nord, sarebbero migrati in Northumberland alla ricerca di un nuovo inizio. La regione in cui gli archeologi hanno scoperto i resti di un centro abitato che risale al 7900 a. C.. È possibile che una delle ondate migratorie di queste popolazioni nordiche abbia raggiunto l’Asia Minore e poi la Grecia portando con sé il mito di Apollo?

Riguardo il mito del Cavaliere del Cigno, clicca qui per vedere questo mio articolo su Academia Edu.




Boreadi
https://it.wikipedia.org/wiki/Boreadi

Nella mitologia greca i Boreadi sono i figli di Borea.

I più noti sono i gemelli Calais e Zetes. Essi erano dotati di ali e svolgono un ruolo importante nel mito degli Argonauti, come vincitori delle Arpie. Furono uccisi da Eracle, ma secondo un'altra versione morirono al ritorno dalla lotta con le Arpie e dopo la loro morte furono trasformati in venti.

Gli altri figli di Borea sono Cleopatra e Bute.




https://it.wikipedia.org/wiki/Borea
Borea (in greco antico: Βορέας, Boreas) è un personaggio della mitologia greca, la personificazione del Vento del Nord, figlio del titano Astreo e di Eos.
Viene raffigurato come un uomo barbuto alato, con due volti e con la chioma fluente e nella mitologia romana equivale ad Aquilone.



Anemoi
https://it.wikipedia.org/wiki/Anemoi
I nomi degli Anemoi designano però anche semplicemente direzioni ben precise dei venti. In Esiodo vengono nominati principalmente tre degli Anemoi:

Zefiro, il vento dell'ovest, esso portò la Primavera con le prime brezze estive;
Borea, il vento del nord, esso portò l'Inverno con l'aria fredda;
Noto, il vento del sud, esso portò l'Estate con i temporali e le burrasche.

Per i greci ai tempi di Erodoto si avevano solo tre stagioni. A queste tre divinità dei venti sono attribuiti rispettivamente degli inni orfici. Il quarto vento, l'Euro, colui che soffia da (Sud-)Ovest e corrisponde all'autunno, compare in Omero nell'Odissea.
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