Muri, termini, confini e barricate

Re: Muri, termini e confini

Messaggioda Berto » sab mag 07, 2016 4:39 am

On poro Papa dei diriti dexmentego dei doveri!

Papa: «Sogno un nuovo umanesimo europeo». Francesco riceve in Vaticano il Premio Carlo Magno
Carlo Marroni
2016-05-06

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... id=ADIy0zB

Europa senza muri, come patria dei diritti, che riscopre i grandi ideali che l'hanno generata.
Papa Francesco nella grande sala Regia del Palazzo Apostolico in Vaticano riceve il prestigioso internazionale Premio Carlo Magno – il massimo riconoscimento europeo - e pronuncia un discorso destinato a rimanere tra i capisaldi del pontificato, un vero “manifesto” per l'Europa pronunciato di fronte ai massivi livelli politici ed economici dell'Unione, da Angela Merkel ad re di Spagna Felipe, da Matteo Renzi a Jean Claude Junker, da Martin Schultz a Mario Draghi.
«Sogno un'Europa giovane – dice Bergoglio - capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranze di vita.
Sogno un'Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo.

Sogno un'Europa che ascolta e valorizza le persone malate e anziane, perché non siano ridotte a improduttivi oggetti di scarto» dice il papa nella parte finale del lungo discorso.
«Sogno un'Europa, in cui essere migrante non sia delitto bensì un invito ad un maggior impegno con la dignità di tutto l'essere umano. Sogno un'Europa dove i giovani respirano l'aria pulita dell'onestà, amano la bellezza della cultura e di una vita semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo; dove sposarsi e avere figli sono una responsabilità e una gioia grande, non un problema dato dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile. Sogno un'Europa delle famiglie, con politiche veramente effettive, incentrate sui volti più che sui numeri, sulle nascite dei figli più che sull'aumento dei beni. Sogno un'Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti. Sogno un'Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stata la sua ultima utopia».

Poi il Papa ricorda il suo intervento al Parlamento di Strasburgo nel 2014, quando parlò di una «Europa nonna. Dicevo agli eurodeputati che da diverse parti cresceva l'impressione generale di un'Europa stanca e invecchiata, non fertile e vitale, dove i grandi ideali che hanno ispirato l'Europa sembrano aver perso forza attrattiva; un'Europa decaduta che sembra abbia perso la sua capacità generatrice e creatrice.
Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?».

Bergoglio poi cita un premio Nobel, lo scrittore ebreo Elie Wiesel, sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, che diceva che oggi è capitale realizzare una trasfusione di memoria. È necessario «fare memoria», prendere un po' di distanza dal presente per ascoltare la voce dei nostri antenati. La memoria non solo ci permetterà di non commettere gli stessi errori del passato, ma ci darà accesso a quelle acquisizioni che hanno aiutato i nostri popoli ad attraversare positivamente gli incroci storici che andavano incontrando. La trasfusione della memoria ci libera da quella tendenza attuale spesso più attraente di fabbricare in fretta sulle sabbie mobili dei risultati immediati che potrebbero produrre «una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana». Ricorda le parole di Robert Schuman, che disse: «L'Europa non si farà in un colpo solo, né attraverso una costruzione d'insieme; essa si farà attraverso realizzazioni concrete, creanti anzitutto una solidarietà di fatto».

Proprio ora, in questo nostro mondo dilaniato e ferito, per il Papa «occorre ritornare a quella solidarietà di fatto, alla stessa generosità concreta che seguì il secondo conflitto mondiale, perché – proseguiva Schuman – la pace mondiale non potrà essere salvaguardata senza sforzi creatori che siano all'altezza dei pericoli che la minacciano». I progetti dei Padri fondatori, «araldi della pace e profeti dell'avvenire, non sono superati: ispirano, oggi più che mai, a costruire ponti e abbattere muri.
Sembrano esprimere un accorato invito a non accontentarsi di ritocchi cosmetici o di compromessi tortuosi per correggere qualche trattato, ma a porre coraggiosamente basi nuove, fortemente radicate» dice Papa Francesco. Come affermava Alcide De Gasperi, «tutti egualmente animati dalla preoccupazione del bene comune delle nostre patrie europee, della nostra Patria Europa», ricominciare, senza paura un «lavoro costruttivo che esige tutti i nostri sforzi di paziente e lunga cooperazione».

Insomma, per il Papa questa trasfusione della memoria ci permette di ispirarci al passato per affrontare con coraggio il complesso quadro multipolare dei nostri giorni, accettando con determinazione la sfida di «aggiornare» l'idea di Europa.
«Un'Europa capace di dare alla luce un nuovo umanesimo basato su tre capacità: la capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare. Siamo invitati a promuovere un'integrazione che trova nella solidarietà il modo in cui fare le cose, il modo in cui costruire la storia.
Una solidarietà che non può mai essere confusa con l'elemosina, ma come generazione di opportunità perché tutti gli abitanti delle nostre città – e di tante altre città – possano sviluppare la loro vita con dignità. Il tempo ci sta insegnando che non basta il solo inserimento geografico delle persone, ma la sfida è una forte integrazione culturale. In questo modo la comunità dei popoli europei potrà vincere la tentazione di ripiegarsi su paradigmi unilaterali e di avventurarsi in «colonizzazioni ideologiche»; riscoprirà piuttosto l'ampiezza dell'anima europea, nata dall'incontro di civiltà e popoli, più vasta degli attuali confini dell'Unione e chiamata a diventare modello di nuove sintesi e di dialogo».

Coante ciacołe par gnente kel fa sto Papa, venditor de fumere e co poca creansa par i Diriti Omàni dei Nativi e de łi endexeni ouropei.

Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei
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Re: Muri, termini e confini

Messaggioda Berto » gio giu 16, 2016 10:07 am

La soluzione definitiva ai tunnel del terrore: un muro (sotterraneo)
giovedì 16 giugno 2016

http://ilborghesino.blogspot.it/2016/06 ... l-del.html

Gerusalemme costruirà un muro in cemento al confine con la Striscia di Gaza, onde prevenire le sanguinose incursioni dei terroristi di Hamas in territorio israeliano. Onde prevenire le reprimende dei benpensanti, pacifisti con il corpo degli altri, i vertici militari dello stato ebraico precisano: il muro sarà invisibile, perché sotterraneo. Lo rivela il quotidiano Yediot Ahronot, secondo il quale la barriera difensiva sarà profonda diverse diecine di metri, e costerà poco più di due miliardi di dollari.
La decisione segue a ruota la clamorosa rivelazione di ieri, secondo cui un alto esponente di Hamas si sarebbe consegnato alle autorità israeliane con moglie e figli al seguito; ma soprattutto, con una dettagliata mappa di tutte le gallerie scavate e in realizzazione da parte dell'organizzazione terroristica islamica che governa la Striscia di Gaza da quasi dieci anni. Da tempo i residenti nell'Israele meridionale denunciano insistenti rumori del sottosuolo, che lascerebbero intendere un'incessante attività poco distante dall'abitazione dei civili israeliani, e che ha cagionato finora la morte di oltre 160 bambini palestinesi: periti per soffocamento, o per il collasso di costruzioni precarie. Una tragedia denunciata soltanto da parte israeliana: tacciono le organizzazioni per i diritti umani. I dirigenti di Hamas e del Fatah sono nel frattempo riuniti nel Qatar per discutere di riappacificazione: dati i lutti cagionati fra la popolazione palestinese, hanno optato per una colazione di lavoro sobria ed essenziale.
Lo scorso mese gli ingegneri delle Brigate Ezzedin al-Qassam hanno tenuto una riunione di emergenza per discutere il collasso sistematico dei tunnel costruiti al confine fra la Striscia e Israele. La speranza è che la decisione di Gerusalemme di opporre una barriera in cemento possa dissuadere ulteriori incursioni da parte dei terroristi.
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Re: Muri, termini e confini

Messaggioda Berto » gio giu 16, 2016 10:16 am

Stàła (stalla), stìa, stabio, tabià, staxo (staggio), stanberga, tigore, maxo, malga, ...
viewtopic.php?f=44&t=1031

Stanberga, tamber, tamer, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, gare, garages, granxe/grange
viewtopic.php?f=44&t=1042

Caxa, house, home, domus, baita, capana, tenda, yurta, ixba, caverna, verna, tucul, tugurio, stanberga
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Re: Muri, termini e confini

Messaggioda Berto » mar ago 16, 2016 6:15 am

???

Migranti, l'appello di papa Francesco: "Chiesa superi muri e barriere"
Papa Francesco sprona di nuovo verso l'accoglienza: “È il fuoco dello Spirito Santo che ci porta a farci carico dei problemi degli altri, dei rifugiati e dei migranti”
Francesco Curridori - Dom, 14/08/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 96710.html

"La Chiesa non ha bisogno di burocrati e di diligenti funzionari, ma di missionari appassionati, divorati dall'ardore di portare a tutti la consolante parola di Gesù e la sua grazia". Papa Francesco, nel corso dell'Angelus domenicale, usa parole nette nei confronti della Chiesa non deve"lasciarsi frenare dalla paura e dal calcolo", ma vigilare per "non abituarsi a camminare entro i confini sicuri”.

“Due atteggiamenti che portano la Chiesa a essere funzionale, a non rischiare mai", aggiunge il Pontefice per il quale "il fuoco dello Spirito Santo che dona audacia e fervore non parte dalla testa ma dal cuore". A guidare la Chiesa deve essere lo Spirito Santo che “ci aiuta a superare i muri e le barriere, ci rende creativi e ci sprona a metterci in movimento per camminare anche su strade inesplorate o scomode, offrendo speranza a quanti incontriamo". Il pensiero del Papa va alla necessità di avere sacerdoti, consacrati e laici “con lo sguardo attento dell'apostolo, per commuoversi e sostare dinanzi ai disagi e alle povertà materiali e spirituali”. “È il fuoco dello Spirito Santo che ci porta a farci carico dei problemi degli altri, dei rifugiati e dei migranti”, spiega Papa Bergoglio. E senza questo fuoco la Chiesa "diventa fredda o tiepida, incapace di dare vita, perchè è fatta da cristiani freddi e tiepidi". "Ci farà bene - conclude il Papa - prenderci cinque minuti e domandarci: Come va oggi il mio cuore? E' freddo e tiepido o è capace di ricevere questo fuoco?".


Fanfaron d'on Papa, fate carico col tuo e no co coeło de łi altri e ke no xe tuo.
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Re: Muri, termini e confini

Messaggioda Berto » ven ago 26, 2016 1:37 pm

Gli archeologi pavesi e il villaggio etrusco che cela un mistero
Con una ricca e oscura storia di principi etruschi, guerrieri, necropoli e fondazioni di città mai nate, Verucchio è il paese dei segreti archeologici. Con una nuova raccolta fondi partita...
29 giugno 2016

http://laprovinciapavese.gelocal.it/tem ... 1.13745185

Con una ricca e oscura storia di principi etruschi, guerrieri, necropoli e fondazioni di città mai nate, Verucchio è il paese dei segreti archeologici. Con una nuova raccolta fondi partita ieri sulla piattaforma di crowdfunding Universitiamo, una squadra di archeologi e competenze riconosciute a livello nazionale, l’università di Pavia è l’ente che li vuole svelare. È dal 2011 che il professore Maurizio Harari, direttore del museo di Archeologia, è a capo di un gruppo di dodici ricercatori che si occupano degli scavi nel piccolo comune nell’entroterra di Rimini. Si tratta di un lavoro in collaborazione con la soprintendenza archeologica che sta avendo risultati significativi, ma che ha bisogno di sostegno economico (il finanziamento richiesto su “Universitiamo” è di 12 mila euro). «Il sito si trova su una collina che sovrasta la valle del fiume Marecchia – inizia Harari – Lì, sono state scoperte centinaia di tombe a incinerazione, una necropoli gigantesca che risale alla prima metà del ferro, dal 900 al 600 a.C. È caratterizzata da pozzetti dentro i quali gli etruschi inserivano dei contenitori di ceramica a forma biconica riempiti delle ceneri dei defunti e degli oggetti di corredo: armi di ferro e bronzo per gli uomini, perle d’ambra e paste di vetro per le donne. Ma noi di Pavia ci stiamo occupando adesso di una novità». Si sa, infatti, quasi tutto della città dei morti, ma poco e nulla di quella dei vivi. Gli archeologi della nostra università, così, hanno cominciato uno scavo poco più in là delle tombe, a Pian del Monte, la zona che oggi ospita il quartiere sportivo di Verucchio. Lo scopo è quello di cercare evidenze di un villaggio o di una protocittà. «In una profondità di 70 centimetri nel terreno – prosegue – abbiamo trovato tracce di capanne, ma la cosa più interessante è emersa arrivando al vergine, cioè all’ultimo livello prima della stratificazione puramente geologica: una serie di solchi paralleli che a prima vista apparirebbero i segni di un aratro, ma che non lo sono affatto». Si tratta di strisce nella terra realizzate rigorosamente da nord verso sud e che, per quanto si è verificato finora, proseguono per almeno venti metri: sembrerebbero delimitare un'area interna da una esterna. Se così fosse staremmo parlando di una delle primissime demarcazioni di spazio della storia del Paese. Siccome sono state datate con molta precisione (810-800 a.C.), esse anticiperebbero addirittura di 50 anni la definizione dei confini fatti da Romolo in occasione della fondazione di Roma. «L’archeologia ha bisogno che noi continuiamo questi scavi – conclude Harari – Dobbiamo capire che cosa siano i solchi e studiare tutto quello che abbiamo trovato. Inoltre, Verucchio è un caso unico anche per altro: mentre i soliti villaggi etruschi si trasformano in città e si collegano in organismi più ampi, il processo qui s’è interrotto intorno alla metà del VII secolo fino al IV. Il perché non si sa, ma avere i reperti immortalati nel bel mezzo di un’evoluzione mai avvenuta ci permette di approfondire elementi che prima ci era impossibile».
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Re: Muri, termini e confini

Messaggioda Berto » mer set 07, 2016 6:38 pm

Londra dà il via al muro anti-migranti lungo l’autostrada che arriva a Calais
Inizierà a giorni la costruzione della barriera per fermare i clandestini che cercano di salire a bordo dei camion diretti in Inghilterra. I lavori costeranno 2,7 milioni di euro
di Monica Ricci Sargentini
http://www.corriere.it/esteri/16_settem ... 9d65.shtml

I lavori per la costruzione del «muro di Calais» inizieranno già questo mese. Lo ha annunciato ai media il ministro dell’Interno britannico Robert Goodwill. La barriera, che sarà alta 4 metri e lunga un chilometro, sarà finanziata dalla Gran Bretagna e servirà ad impedire che i clandestini salgano a bordo dei camion diretti in Inghilterra lungo l’autostrada che porta al porto di Calais, in Francia. I lavori dovrebbero terminare entro la fine dell’anno e costeranno circa 2,7 milioni di euro.

Quei muri della vergogna che separano i popoli

Il muro tra Ungheria e Serbia

«Dobbiamo rafforzare la sicurezza del porto — ha detto Goodwill — la barriera che c’è ora non è abbastanza e per questo costruiremo il muro». Nei pressi di Calais sorge il campo profughi ribattezzato «La Giungla» dove hanno trovato rifugio migliaia di migranti in attesa di poter avere la chance di superare la Manica e approdare in Inghilterra.

Il ministro ha spiegato che il muro rientra in un pacchetto di misure di sicurezza da 17 milioni di sterline su cui Regno Unito e Francia si sono accordati a marzo. Secondo un funzionario locale, il progetto dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno. Tra febbraio e marzo la Francia ha smantellato la metà meridionale della «Giungla» di Calais, l’accampamento di fortuna che ospita i migranti - in fuga dalla guerra in Medioriente e Africa - che provano ad attraversare il canale della Manica per raggiungere il Regno Unito. Ad agosto nella parte restante della «Giungla» erano ancora accampate almeno 6 mila persone. Il governo la scorsa settimana ha annunciato che avrebbe chiuso il resto del campo, senza fornire però alcuna tempistica.

Londra la fa pì ke ben
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Re: Muri, termini e confini

Messaggioda Berto » mer ott 26, 2016 6:51 am

Ferrara, continuano barricate antiprofughi
11 donne dirottate da Gorino a Ferrara, Fiscaglia, Comacchio
25 ottobre 2016

http://www.ansa.it/emiliaromagna/notizi ... c2587.html

(ANSA) - GORINO (FERRARA), 25 OTT - Le 11 profughe (una incinta) il cui arrivo ieri sera in un ostello di Gorino requisito dal Prefetto per l'accoglienza in emergenza è stato accolto da barricate erette in tre punti d'accesso alla cittadina del Delta del Po, sono state sistemate a Comacchio (4), Fiscaglia (4) e Ferrara. La decisione è venuta da una mediazione tra forze dell'ordine e manifestanti e l'intervento del sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani e dei colleghi del territorio.
Resta attiva una sola barricata nella Provinciale tra Goro e Gorino, dove vengono fatte passare solo le auto. A quanto si è appreso, la protesta sarebbe stata innescata da un corto circuito comunicativo: la requisizione di cinque stanze dell'Ostello Amore-Natura, decisa in mattinata, avrebbe dovuto essere notificata a un'ora dall'arrivo del pullman, ma la notizia è stata data ore prima, dando tempo di preparare la protesta. Che continua. I pescatori hanno annunciato che non andranno in mare e non manderanno i figli a scuola.



Il prefetto Morcone difende i migranti: "A Goro devono vergognarsi"
Nel Ferrarese barricate contro i migranti. L'ira di Alfano: "Quella non è Italia". E il prefetto Morcone insulta i cittadini: "Sono una vergogna". La Lega insorge: "Si dimetta subito"
Sergio Rame - Mar, 25/10/2016
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 23461.html

Lui, dopo le barricate dei cittadini di Goro e Gorino per fermare l'arrivo di altri migranti, si schiera dalla parte degli extracomunitari. Non è il solo. Anche il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento Immigrazione del ministero degli Interni, gli dà man forte: "Quelle persone che hanno impedito la sistemazione di donne e bambini si devono vergognare". Affermazioni fortissime che hanno scatenato l'indignazione della Lega Nord che ora chiede le sue dimissioni.

Barricate contro l'arrivo degli immigrati in paese. È successo ieri sera a Gorino, frazione di Goro in provincia di Ferrara, dove è stato respinto e dirottato un pullman con 12 mamme, ciascuna con i propri figli. Per ore è stata bloccata la strada comunale che porta all'ostello "Amore e Natura", ai cui titolari la prefettura aveva notificato nel primo pomeriggio di ieri la requisizione parziale del piano superiore dell'edificio e delle camere. "Il provvedimento - come spiegato dalle autorità - aveva carattere eccezionale e straordinario". Il clima nella frazione si è fatto subito teso: alcune decine di persone hanno costruto barricate con bancali prelevati dal porto di Goro. E la mediazione delle forze dell'ordine, che è andata avanti sino a tarda notte, è fallita. Tanto che la prefettura ha deciso di smistare le immigrate nelle strutture di Fiscaglia, Ferrara e Comacchio.

Nonostante la resa della prefettura, dal Viminale si è levato una pesante accusa nei confronti dei cittadini di Goro. "Di fronte a dodici donne, delle quali una incinta, organizzare blocchi stradali non fa onore al nostro Paese - ha detto Alfano a L'aria che tira - poi, certo, tutto può essere gestito meglio, possiamo trovare tutte le scuse che vogliamo, ma quella non è Italia - ha continuato - quel che è accaduto non è lo specchio dell’Italia". Per Alfano degni di essere difiniti italiani sono soltanto "i ragazzi di Napoli che aiutano i soccorritori sul molo quando arrivano i migranti o il medico di Lampedusa Pietro Bartolo che non guarda a orari". Dura anche Morcone che ha duramente criticato i cittadini di Goro. "Mi vergogno molto di quello che è successo a Ferrara - ha detto il prefetto ai microfoni di Gr 1 Rai - è un amaro ricordo che quei cittadini si porteranno appresso a lungo".

Le dichiarazioni di Goro non sono state prese bene dalla Lega Nord. Che ha subito chiesto ad Alfano le sue dimissioni. "Invece di parlare a sproposito di cose che evidentemente conosce poco, si vergogni e si dimetta", ha commentato il capogruppo della Lega Nord al Senato Gianmarco Centinaio secondo cui quanto accaduto nel Ferrase è "la chiara dimostrazione che per i cittadini la misura è colma". Ancora più duro Roberto Calderoli: "Questo signore non è stato eletto da nessuno, è un semplice funzionario statale e quello deve fare, servire lo Stato e i cittadini, senza esprimere giudizi sui cittadini esasperati dai metodi coercitivi suoi e dei suoi colleghi prefetti che requisiscono alberghi contro il volere dei legittimi proprietari per riempirli di clandestini". "Il suo piano per l'immigrazione si è rivelato un totale fallimento, Alfano - conclude Calderoli - ora mandi via subito questo Morcone, altrimenti si dimetta insieme a lui".


A Ferrara vincono le barricate, migranti costretti ad andarsene
Nella notte le forze dell'ordine hanno acconsentito alle richieste dei rivoltosi: i migranti non andranno a Gorino ma in altri paesi vicini
Ivan Francese - Mar, 25/10/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 23220.html

Alla fine i gorinesi l'hanno spuntata. Chi l'abbia avuta vinta ancora non si sa. Sta di fatto che alla fine i migranti non arriveranno a Gorino Ferrarese, del frazione del paese di Goro, dove ieri sera erano state erette diverse barricate per impedire l'arrivo di alcuni richiedenti asilo.

Una vera e propria rivolta popolare, con le strade bloccate da barricate fatte da bancali di legno e decine di persone a protestare. L'obiettivo della rivolta era la decisione del prefetto di requisire l'ostello del paese per destinarlo a dodici donne, di cui una incinta. La notizia era filtrata fin dalla giornata di ieri sui social network e diversi paesani si sono mobilitati per impedire fisicamente l'arrivo del pullman con i migranti (guarda le foto).

"Questo è l’unico bar per le colazioni rimasto in paese – spiegava alla Nuova Ferrara una delle abitanti del borgo -, e qui alla mattina ci troviamo noi donne per fare due chiacchiere e stare insieme. Ma anche gli anziani vengono qui e dopo la colazione giocano a carte. Adesso che è requisito, noi dove andremo?"

Alla fine, dopo ore di stallo in cui le forze dell'ordine tentavano una mediazione tanto lunga quanto infruttuosa, il torpedone ha dovuto fare marcia indietro. Le donne, tutte africane, sono state ospitate in strutture di Fiscaglia, Comacchio e Ferrara. A Gorino non ne rimarrà nemmeno una.

Il sindaco di Ferrara e il Viminale: "Vergogna"

Sul caso è intervenuto anche il presidente della provincia e sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, che ha detto di "vergognarsi" per quella che secondo lui è una "protesta esagerata".

"Se in un momento come questo - spiega il primo cittadino del capoluogo estense - un Comune come quello di Goro che ha ricevuto molto dalle istituzioni, non accoglie dodici donne straniere bisogna che si rifletta sul significato di collaborazione istituzionale"

Di "vergogna" ha parlato anche il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento Immigrazione al Viminale: "Credo si debbano vergognare quelle persone che hanno impedito la sistemazione di donne e bambini."


Li ga fato benon, kel prefeto el se łi porte a caxa sua!
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Re: Muri, termini, confini e barricate

Messaggioda Berto » ven nov 11, 2016 10:56 pm

L'irresponsabilità dei governi che condannano i muri e impongono ponti e tolleranza anche se danneggiano i propri popoli
VITTORIO ZEDDA

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 3463927240


Di ponti e di muri sentiamo parlare ogni giorno, da anni. E’ sempre il solito pistolotto retorico in cui si cimentano un po’ tutti, in tv, in chiesa, nelle piazze, nei partiti e nelle sedi istituzionali nazionali e internazionali. E secondo le regole non scritte del pensiero unico dominante i due termini architettonici a confronto, usati come metafore, sono uno irrimediabilmente cattivo e l’altro indiscutibilmente buono. O almeno così pareva fino a qualche tempo fa.

In epoca di relativismo c’è da chiedersi però fino a quando l’immagine di questi “manufatti”, tanto evocata come fantasma ammonitore e grimaldello ideologico dai manipolatori di coscienze, possa ancora reggere al logorio delle mode. Nonché al mutare degli slogan, con cui si vuole impedire alla gente di affaticarsi a pensare “in proprio”, per scegliere in autonomia. E’ questo il tempo delle “scelte non scelte”, imposte dal potere e dalla sua propaganda come indiscutibili e buone, ma curiosamente camuffate con facili metafore. Anche le metafore, però, diventano obsolete.

Orbene i muri, metaforici o no, “non sono buoni”. Anzi sono cattivi. Anche l’Europa l’ha detto. E il presidente ungherese Orban è stato additato alla pubblica riprovazione per la barriera anti-immigrati che ha fatto erigere. Intanto però l’Inghilterra, col consenso della Francia, sta costruendo un muro anti-immigrati sul territorio francese, a protezione degli accessi al tunnel sottomarino del Canale della Manica. Si dirà che i migranti rischiano la vita avventurandosi furtivamente nel tunnel, per raggiungere il Regno Unito. Forse si tratta di un “muro umanitario”, quindi “ buono”. L’eccezione è sempre ammessa. Negli USA di Obama, invece, la lunga barriera che ostacola l’immigrazione dal Messico non pare costituire motivo di esecrazione. O, quanto meno, sui “media” si preferisce parlarne poco. Forse c’è muro e muro. O forse la differenza sta in chi lo fa.

Poi, detto a margine, c’è anche il Muro del Pianto a Gerusalemme che vive una vicenda paradossale. Infatti questo Muro, ma anche il luogo in cui sorge, ha un nome “buono”, che è quello che gli hanno dato gli arabi, e uno “non buono” che è quello assai più antico con cui lo appellano gli ebrei. Il tutto secondo una recente pronunzia dell'Unesco. Senza voler mancare di rispetto a nessuno, c’è da batter la testa nel muro. E qui si dovrebbe fare una digressione sulla “retorica dell’odio”, sempre esecrabile, salvo che per gli odiatori di Israele, che paiono gli unici ammessi. Ma questa tema lo tengo in fresco, per altra occasione.

In quanto ai ponti, questi sono “indiscutibilmente buoni”, come pare sia obbligatorio affermare. Relativamente obbligatorio. Sarei più cauto sul ponte dello Stretto di Messina, oggetto di opposti giudizi. Chi lo rifiutava, perché lo voleva la destra, ora lo ripropone da sinistra. E viceversa. Anche ideologicamente è un ponte sospeso. Personalmente apprezzo i ponti levatoi (non solo quelli dei castelli: pensate al Tower Bridge di Londra), i ponti girevoli presenti in alcuni porti, e comunque non immobili, per la loro polivalenza funzionale. Ponti e muri, unire e separare, non sono cose buone o cattive in sé stesse, ma solo in riferimento agli scopi, all’opportunità, al bene comune, alla giustizia.

E proprio la giustizia è il nodo. Infatti, la retorica dei ponti e dei muri è prevalentemente usata per infierire sulle vittime delle ingiustizie, ma poco sui veri responsabili, come dirò più avanti. Allo stesso scopo si usa, o si abusa, del termine tolleranza, che è “ponte “ se c’è e “muro” se manca. E’ tanta la tolleranza evocata nei discorsi sui migranti, i rifugiati, i rom, i diversi a vario titolo, il tutto infuso e soffuso dal tenero afflato dell’accoglienza. Verso cui ci sospinge naturalmente, e va detto, una nostra antica propensione all’ospitalità, alla carità, all’attenzione verso il prossimo. Ma la benevolenza della buona gente è per i manipolatori e i profittatori uno spazio di deboli difese da debellare o, peggio, strumentalizzare.

Il termine tolleranza ha indicato per secoli l’atteggiamento di chi fronteggiava pazientemente avversità, opinioni non condivise, mali transitori, contrasti di varia natura non evitabili nell’immediato e quindi da sopportare per non incorrere in danni maggiori. Si sopportava ciò che non si stimava e non si amava e ciò che in qualche misura era un male, nella consapevolezza che la tolleranza, di per se stessa, non potesse mutare il male in un bene, ma comunque servisse per gestire l’intoppo. Ne derivava la percezione della tolleranza come una virtù pratica, ispirata alla prudenza, che necessita di tempi adeguati attraverso i quali differire l’esito d’una questione, se risolvibile, o il suo superamento, scansando l’ostacolo, se insolubile. Nella storia del pensiero occidentale il concetto di tolleranza è però mutato nel tempo attraverso l’interpretazione che ne hanno dato tanti maestri, come John Locke, Erasmo da Rotterdam, Baruch Spinoza, Pierre Bayle, Voltaire e l’illuminismo in genere. Tappe e passaggi del pensiero, su cui chiunque voglia approfondire o verificare, può tornare a documentarsi.

Per brevità, però, vediamo che cos’è diventato oggi il concetto di tolleranza, evocato spesso assieme con quello di accoglienza, in riferimento al fenomeno dell’immigrazione. La compresenza nello stesso paese di donne e uomini, immigrati ed autoctoni, diversi per lingua, tradizioni, valori di riferimento e leggi morali è inevitabilmente fonte di contrasti. Spicca per problematicità il confronto col mondo islamico. Le leggi vigenti e il concetto stesso di legalità presente nel mondo occidentale è da tempo entrato in rotta di collisione con i principi giuridici legati alla sharia. Basti pensare all’inferiorità della donna rispetto all’uomo o alla legittimazione islamica dell’uccisione sia del convertito ad altra religione, sia degli “infedeli” in genere. In questo caso la tolleranza, che ci viene richiesta, si configura come accettazione acritica della compresenza nello stesso ambito territoriale ed umano di culture, regole e comportamenti inconciliabili.

Ci sono governi che tendono ad imporre autoritariamente come doverosamente e obbligatoriamente condivisibili sia l’accoglienza sia la tolleranza. L’accoglienza necessiterebbe almeno della condivisione maturata, autonoma, convinta, sentita e cosciente, anche se promossa e sostenuta dalle istituzioni, dei soggetti chiamati, ma non forzati, a condividere spazi e risorse scarse con i nuovi venuti. Questo, in un contesto di democrazia e partecipazione vissuta, può essere accettabile. Ma diventa inaccettabile, se sotto forma di imposizione, quindi con poca o nessuna condivisione democratica, si riversa sempre sugli strati popolari più disagiati, sulle realtà ghettizzanti di periferie degradate o si realizza in forme di palese ingiustizia con una attenzione alle esigenze dei nuovi venuti, che è però negata a tanti italiani bisognosi.

E l’esortazione alla tolleranza, a fronte di fenomenologie comportamentali umane, radicate negli ambienti socioculturali d’origine di certi cosiddetti migranti, ma non per questo accettabili nell’ambito valoriale dei paesi accoglienti, diventa di fatto la “tolleranza dell’intollerabile”. Tant’è vero che i paladini di questo tipo di tolleranza, non tollerano nemmeno le critiche al loro modo di concepirla. Tornando alla radice, la responsabilità del problema non è dei migranti, ma di chi, preposto ai pubblici poteri, impone ai cittadini le conseguenze di un’accoglienza disorganizzata, caotica e incontrollabile, ovviamente gravida di difficoltà e contraccolpi.

E per giunta poi accusa di razzismo, xenofobia ed intolleranza i cittadini spazientiti che protestano, perché costretti localmente a fronteggiare disagi o conseguenze non condivisibili. Non è una “tolleranza virtuosa” quella che si va palesando, ma è una versione strumentale e politica, quindi mistificata, della tolleranza, pericolosamente atta a realizzare imposizioni totalitarie e a indurre nuovi tipi di esclusione e di ingiustizia. Una pseudo-tolleranza che finirà per generare una società ideologicamente intollerante e forse c’è già riuscita.

Oltre all’arroganza di un potere che impone le sue scelte e insulta chi non le accetta mi infastidisce la retorica di certi intellettuali da salotto che rincarano la dose delle accuse di xenofobia e razzismo a carico di chi i problemi portati dall’immigrazione li subisce senza alcuna tutela. E li accusa, come ha fatto un noto personaggio, di regresso civile e “di ritorno alla cultura del nemico”. In una guerra tra poveri, come quella ormai in atto, il povero ulteriormente impoverito individua il nemico nel migrante, come responsabile visibile del disagio che ingiustamente patisce, e non lo vede, purtroppo, in chi manipola i fenomeni economici e migratori in atto, entrambi legati e indotti da vasti e mal dissimulati interessi politico-economici globali, cui certi governi sono asserviti.

Una “cultura del nemico” attribuita a chi, portatore di scarsa consapevolezza della propria identità culturale, può individuare come metro di giudizio per un auto-riconoscimento identitario solo il confronto di se stesso con le diversità apparenti o reali di un oppositore concreto e visibile. Anche questo mi pare un modo spocchioso per colpevolizzare delle vittime, invece di richiamare doverosamente le responsabilità del potere costituito, che riversa sui cittadini ridotti a sudditi politiche e strategie di cui dovrà prima o poi render conto. Assai peggiore di questa discutibile “cultura del nemico”, imputata al cittadino vessato, è per me l’esibita “identificazione col nemico” dei “giustificazionisti” di mestiere, che vogliono sorprendere l’uditorio, e guadagnarsi visibilità mostrandosi controcorrente e fuori dagli schemi, collocandosi a parole sull’altro versante della barricata. Affetti da permanente xenofilia “oicofobica”, questi non meritano nemmeno i trenta denari del traditore.



I muri sono cristiani solo in Vaticano
Si può dire tramezzo, cancello, ma non muro. Muro è razzista
Paolo Guzzanti - Sab, 20/02/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 27312.html

Mi metto nei panni di Donald Trump, il primo dei candidati repubblicani e forse a novembre presidente degli Stati Uniti.

Trump si è visto scaricare addosso l'ira di papa Francesco di cui lui, protestante, aveva finora detto soltanto bene: «I like this pope», mi piace questo Papa. Trump ha fra i suoi progetti «di destra» quello di chiudere le frontiere col Messico per il banale motivo che mezzo Messico si sta trasferendo negli Usa. Purtroppo ha usato la parola «muro», ormai vietatissima: si può dire tramezzo, cancello, ma non muro. Muro è razzista.

Papa Bergoglio, che è un tipetto un po' incazzoso (ha fatto una scenata al disabile che per poco non lo faceva cadere) ha scelto come ultima tappa messicana Ciudad Juarez, l'altra metà dell'americana El Paso. Ciudad Juarez è il covo degli spacciatori di droga, ha la più alta percentuale mondiale di omicidi ed è base dei trafficanti di esseri umani, scafisti del deserto.

Lì Trump vuole costruire un solido muro per controllare chi entra. Ma Bergoglio ha idee urbanistiche diverse: preferisce i ponti. E così, non provocato, scomunica Trump - «Non è cristiano chi vuole i muri» - come se quello fosse un suo parrocchiano, entrando a gamba tesa nella campagna per le elezioni americane in cui i voti cattolici sono decisivi. Trump ci è rimasto di stucco: ha sentito violata la laicità degli Stati Uniti ed ha protestato. Il Papa intanto, tornato a Roma, si è subito chiuso nelle Mura Vaticane alte dieci metri.
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Re: Muri, termini, confini e barricate

Messaggioda Berto » dom nov 20, 2016 2:02 pm

Lebanon begins building 'security wall' around Palestinian refugee camp
The security wall forms part of an agreement between Palestinian factions and Lebanese authorities [Twitter]
Date of publication: 19 November, 2016
https://www.alaraby.co.uk/english/news/ ... fugee-camp

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Libano.jpg


https://www.facebook.com/ClaudioCrisote ... ED&fref=nf
Ieri le autorità libanesi hanno ufficialmente iniziato la erezione di un 'muro di sicurezza' tutto intorno ad Ain el-Hilweh, il più grande campo profughi palestinese nel paese dei cedri, sito non lontano dalla città costiera di Sidone, a sud: in accordo con i capi delle maggiori fazioni armate palestinesi rappresentate tra i circa 75mila residenti censiti nel campo (Hamas compresa, eh).

La misura vuole permettere una costante e più efficace sorveglianza del campo, dopo che negli ultimi tempi si erano moltiplicati disordini ed attentati, riconducibili alle manovre dei quadri locali dello Stato Islamico: entro 15 mesi al massimo, un alto muro di cemento circonderà tutto il campo, con 4 imponenti torri di guardia sui 4 lati.

Malgrado l'accordo dei capi delle fazioni palestinesi, tra i 75mila palestinesi residenti la rabbia è montata, espressa particolarmente attraverso i social media, contro quello che hanno già ribattezzato "Muro della Vergogna".

p.s. Una notizia del genere passerà certamente in cavalleria, quasi sotto silenzio...un silenzio evidentemente imbarazzato dei media occidentali: se però una misura del genere l'avesse presa Israele, state certi che si sarebbero tutti scatenati come belve contro il "perfido" Stato ebraico. Ma se a ghettizzare - oltretutto così pesantemente, esplicitamente - i palestinesi sono i loro 'fratelli' arabi, con l'assenso dei capi delle stesse fazioni armate palestinesi, allora va tutto bene, evidentemente. Nessun problema. Mica c'è Israele di mezzo da poter nuovamente, astiosamente, ferocemente - e sovente pretestuosamente - criminalizzare, eh!!



Libano: al via muro intorno campo profughi Ain al Hilweh

http://www.agi.it/estero/2016/11/20/new ... eh-1264816

Beirut - Le autorità libanesi hanno dato ufficialmente il via alla costruzione di un muro alto circa 4 metri attorno ad Ain al Hilweh, il più grande campo di profughi palestinesi di tutto il Libano (ospita più di 120.000 persone, aumentate dall'inizio della guerra in Siria), situato nel distretto di Sidone, nel sud del paese.

Il muro, secondo il quotidiano locale online al Modon, dovrebbe essere completato nei prossimi 15 mesi. La sua costruzione è risultato di un accordo tra le varie fazioni armate palestinesi all'interno del campo e le autorità libanesi, che ha l'obiettivo di "contenere" all'interno di Ain al Hilweh i frequenti scontri armati tra esercito libanese e fazioni armate palestinesi.

"Verranno costruite anche quattro torri di osservazione sul perimetro del muro", ha aggiunto Abu Ahmad Faysal, un esponente di Hamas all'interno del campo, intervistato dal quotidiano locale Daily star. "La costruzione del muro mira a porre un freno alle schermaglie tra gli abitanti del campo e l'esercito". Nonostante l'approvazione del progetto da parte delle leadership palestinesi, sui social si è scatenata la protesta di molti palestinesi, che temono un peggioramento delle già precarie condizioni di vita degli abitanti del campo. Molti - specialmente coloro che vivono nella zona sud del campo, che vedranno costruito il muro a pochi metri dalle loro abitazioni - hanno ribattezzato il progetto "il muro della vergogna", con vari riferimenti a misure intraprese nei confronti dei palestinesi da Israele.


ALLARME IPOCRISIA: il Libano ha quasi finito di costruire un muro, con 4 torri di guardia, per recintare 100.000 palestinesi
https://www.facebook.com/padregabrielit ... 5614915455

Sapete che i gruppi per i "diritti umani" e i gruppi "pro-palestinesi" dicono che Israele mette i palestinesi di Gaza e della Giudea-Samaria in una "prigione a cielo aperto"?
Sapete che la recinzione di sicurezza israeliana, che ha salvato centinaia o migliaia di vite, viene costantemente denunciata per gli inconvenienti che causa ad alcuni arabi?
E quanto avete sentito parlare di una prigione letteralmente a cielo aperto, completa di torri di guardia, costruita in Libano intorno a un campo per profughi palestinesi dell’UNRWA che ospita circa 120.000 persone?
Le ultime settimane hanno visto un aumento della costruzione del muro di cemento. Il Daily Star riferisce che il muro è ora completo all'80 per cento.
I rifugiati palestinesi devono affrontare diversi problemi a causa della costruzione del muro. Una fonte ha detto al Daily Star che il muro attraverserà centinaia di case.
Nonostante l’accordo iniziale tra l'esercito libanese e le fazioni palestinesi, l’opposizione al muro è cresciuta durante la sua costruzione, costringendo l'esercito ad arrestarla temporaneamente.
A febbraio, una fonte aveva riferito al Daily Star che le fazioni palestinesi concordano implicitamente sulla costruzione del muro.
L'ipocrisia è a un livello incredibile. I leader palestinesi hanno accettato di costruire questa prigione, e gli unici che le si oppongono sono le persone normali che non hanno voce.
Mahmoud Abbas ha visitato il Libano nel mese di febbraio e non ha detto neanche una parola contro questo muro.
Il Libano non concede la cittadinanza ai palestinesi neanche dopo 70 anni che vivono in condizioni così miserevoli, e ha delle leggi specifiche anti-palestinesi.
E il silenzio delle ONG, dell'ONU, dei leader palestinesi e dei media mondiali su quello che può essere letteralmente chiamato un carcere, con pareti in cemento e torri di guardia, costruito dal governo libanese, dimostra l’ipocrisia nauseante del mondo intero.
A nessuno importa niente dei palestinesi, a meno che si possano incolpare gli ebrei.
Fonte: http://elderofziyon.blogspot.it/2017/05 ... d.html?m=1
Foto: https://www.alaraby.co.uk/english/news/ ... fugee-camp
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Re: Muri, termini, confini e barricate

Messaggioda Berto » mer gen 25, 2017 7:14 pm

Trump: via al muro con il Messico. Stretta sui visti
25 gennaio 2017

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... m=facebook

«Grande giorno domani (oggi in Italia, ndr) per la SICUREZZA NAZIONALE (scritto in maiuscolo ndr). Tra le tante cose, costruiremo il muro!» Così twitta il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump (il post qui sotto ripreso da un account di news sul suo partito, il Gop). L'annuncio di ieri sera conferma le anticipazioni del New York Times sulla costruzione del muro al confine col Messico e la firma di un decreto sull'immigrazione.

Un’apertura nel recinto ai confini Messico-Usa. (Reuters) 1/13

In realtà una sorta di barriera che divide Stati Uniti e Messico c’è già e da molto tempo, ma il progetto di Trump presuppone ingenti risorse per un’opera ciclopica che tutti sinora pensavano irrealizzabile sia per i costi sia per l’opposizione del partito repubblicano che ha la maggioranza al Congresso. Invece non sarà così, la promessa elettorale che ha diviso l’America, ha creato tensioni con il Messico potrebbe presto concretizzarsi in un vero e proprio muro. Che dovrebbe essere pagato dal Messico, secondo lo slogan elettorale di Donald. Trump ha fatto dell’ostilità agli immigrati illegali la sua bandiera - li vuole anche deportare, cosa che in realtà faceva anche la passata amministrazione - e non ha mai nascosto la sua antipatia per i latinos, non ha dunque sorpreso che poche ore dopo l’insediamento dal sito della Casa Bianca sia sparita la versione in spagnolo.

Non c’è però solo il muro che pure ha una carica simbolica fortissima. Il presidente dovrebbe firmare nelle prossime ore una serie di ordini esecutivi che impongono limiti all'immigrazione per alcuni paesi in particolare, come la Siria e altri sei paesi tra Medio Oriente e Africa, riferisce in esclusiva l'agenzia Reuters che cita fonti. Pare che Trump volesse proprio scrivere che vietava l’ingresso ai musulmani ma poi ha modificato la sua proposta con «la sospensione di visti per tutti coloro che vengono da posti in cui non si fa un adeguato screening».

Nel piano immigrazione sono inseriti anche nuovi approfonditi esami per coloro che richiedono i visti, si concretizzano così gli «estremi e accurati controlli» promessi durante la campagna presidenziale, dice una fonte che conosce il piano. A questo nuovo «accurato esame» dovrà sottoporsi chiunque ha perseguitato persone che professavano un’altra religione, o è stato coinvolto in omicidi d’onore, violenza contro le donne, oppressione di una persona per motivi razziali, di genere e sessuali, secondo il riassunto del piano citato dalle agenzie anglosassoni.

LE ROTTE DEI CLANDESTINI
Numero di immigrati irregolari fermati dal 30 settembre 2015 al 1° ottobre 2016 negli Usa

Si parla di restrizioni temporanee per l'accesso agli Stati Uniti per la gran parte dei rifugiati, oltre a limiti fino al blocco di visti concessi per Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. Riguardo alle restrizioni per i rifugiati, l’ipotesi più accreditata sarebbe un bando di diversi mesi per l'accesso da tutti i paesi, in attesa che il dipartimento di Stato e il dipartimento per la sicurezza interna possano potenziare il processo di verifica e controlli. Trump eserciterebbe uno specifico potere del presidente se vi è un interesse nazionale in questo senso

Trump ha sempre legato la lotta all’immigrazione illegale alla minaccia del terrorismo per gli Stati Uniti. Pare adesso che stia valutando - scrive il New York Times - se riaprire il cosiddetto controverso programma black site, ovvero i centri segreti di detenzione oltreoceano usati dalla Cia negli anni passati per interrogare sospetti terroristi. Trump riesaminerebbe il programma ma questa volta non è previsto l’uso della tortura. Allo stesso tempo, il presidente sta valutando se mantenere aperto il carcere di Guantanamo e se classificare la Fratellanza musulmana (che in Egitto è stata per pochi anni al potere con il presidente poi deposto ed ora in carcere Mohammed Morsi) come un'organizzazione terroristica.

Trump: "Grande giorno, costruiamo il muro"

I sostenitori di Trump accusavano Obama di aver aumentato il numero di visti per i siriani. Adesso i critici del piano Trump promettono battaglia legale. Se il divieto di ingresso colpisse paesi a maggioranza musulmana, si potrebbe configurare un caso di discriminazione religiosa in questi ordini esecutivi che Trump sforna con incredibile rapidità. Per attuare il piano Trump si aspetta l’insediamento di Rex Tillerson al Dipartimento di Stato. Altre minure riguardano i controlli biometrici (l’identificazione attraverso scanner) per i non-citizen che entrano ed escono dagli Stati Uniti e gli immigrati illegati che ottengono benefit governativi.

L’accordo con l’Australia
Gli ordini esecutivi di Trump possono gettare in un limbo mille richiedenti asilo in fuga da Guatemala, Honduras and El Salvador “parcheggiati” in Papua Nuova Guinea ela piccola isola nazione del Sud Pacifico di Nauru. L’annuale piano di ricollocamento che si basa su un accordo col governo australiano è ora minacciato dal piano immigrazione.

I «brogli» elettorali
Trump si muove su più tavoli. Oltre questo piano immigrazione, e sempre con un tweet, dice che chiederà l'avvio di una «importante indagine» sui presunti brogli elettorali che sarebbero avvenuti in occasione del voto di novembre e, a seconda dei risultati, promette di “rafforzare” le procedure di voto. I critici temono che rafforzare voglia dire irrigidire e quindi restringere.


???

Il presidente del Messico: non pagheremo per alcun muro
di Marco Valsania 26 gennaio 2017

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... m=facebook

NEW YORK - Il nuovo Muro anti-immigrati di Donald Trump non è stato ancora costruito ma l’ordine firmato ieri per avviare i lavori potrebbe già avere l’effetto di tenere lontano dagli Stati Uniti un messicano. Non però uno dei clandestini ai quali Trump ha dichiarato guerra aperta, bensì il presidente del Paese latinoamericano Enrique Pena Nieto: ieri sera, in una dura risposta alla decisione di Trump in un video messaggio alla nazione su Twitter, Nieto ha detto di «condannare la scelta degli Stati Uniti di continuare con la costruzione di un muro che anzichè unirci ci divide». E, in polemica diretta con l'affermazione ripetuta da Trump che i messicani verranno obbligati a pagare «il 100%» del costo di un progetto stimato tra i 10 e i 25 miliardi, ha aggiunto seccamente che il Messico «non pagherà per alcun muro».

Tra Stati Uniti e Messico un asse spezzato

Non solo: il presidente messicano non ha menzionato esplicitamente il prossimo viaggio a Washington organizzato il 31 gennaio per incontrare Trump. Secondo indiscrezioni, però, Nieto e i suoi più stretti collaboratori stanno considerando di cancellarlo. Di sicuro le pressioni perchè annulli il vertice bilaterale si sono moltiplicate nel Paese, da ogni parte politica, nonostante nella capitale statunitense sia arrivata una delegazione ministeriale messicana per preparare il terreno al viaggio.

Nel messaggio alla nazione Nieto ha precisato soltanto che dovrà decidere quali futuri passi saranno necessari nelle relazioni bilaterali con Washington. Il Messico, ha continuato, «offre e richiede rispetto, come la nazione sovrana che siamo».



Alberto Pento
Il Messico ha il dovere di rispettare gli USA e di fare tutto il possibile perché dal suo territorio non vi siano clandestini che violano la frontiera, poiché se non fa nulla è del tutto responsabile, giuridicamente, politicamente ed economicamente, dell'invasione e dell'agressione agli USA. Il territorio di uno stato è come la casa per un uomo se vi entri abusivamente con l'inganno o con la violenza sei un criminale.



???

Il muro di Trump è fattibile?
Diciamo di sì, anche se costerebbe miliardi di dollari e probabilmente sarebbe dannoso per l'economia americana
6 gennaio 2017

http://www.ilpost.it/2017/01/26/muro-trump-messico

In uno dei primi ordini esecutivi firmati da presidente degli Stati Uniti, ieri Donald Trump ha approvato la progettazione di un muro al confine col Messico, per limitare l’immigrazione clandestina. La costruzione del muro col Messico è una delle più famose e controverse promesse fatte da Trump durante la campagna elettorale: all’inizio quasi nessuno la prese sul serio, anche perché diversi esperti ritengono l’eventuale muro troppo costoso e strategicamente inutile (e anche perché Trump insisteva sul fatto che dovesse pagarlo il Messico). Ora però il progetto sembra avere acquisito più solidità: dopo la vittoria alle elezioni, Trump l’ha discusso e confermato più volte, e con l’ordine firmato ieri ha materialmente spostato alcuni fondi già stanziati per il Dipartimento della Sicurezza Nazionale per avviare subito la fase di pianificazione. Ma è davvero fattibile, un’opera simile?

Bella domanda
Non è facile rispondere a questa domanda o anche solo quantificare quanto costerebbe un muro del genere. In questi mesi, parlando della sua proposta, Trump ha citato cifre e dati molto diversi fra loro, dando l’impressione di non avere un’idea precisa su cosa verrà effettivamente costruito. Durante i primi comizi aveva parlato di un “muro” vero e proprio, poi in novembre aveva ammesso che in alcune parti la barriera sarebbe stata una semplice recinzione, come già ne esistono sul confine fra Stati Uniti e Messico; infine, nel corso della sua prima conferenza stampa da presidente, ha corretto un giornalista presente spiegando che sarà costruito «un muro, non una recinzione» (cosa che a un certo punto aveva anche twittato, nell’agosto 2015).

Trump ha dimostrato di non avere le idee chiare nemmeno sull’altezza del futuro muro. Fra agosto 2015 e febbraio 2016 ha fornito una serie variegata di dati: all’inizio parlò di un muro da «9, 12 o 15 metri», poi si stabilizzò su 15, poi ridusse le aspettative a «10-12 metri», poi disse che dopo la dura critica dell’ex presidente messicano Vicente Fox la stima era cresciuta a 16 metri, e poi cambiò ancora idea. Al momento le stime che circolano di più parlano di un muro di circa 12 metri, ma sono tutte supposizioni.

È difficile, inoltre, prendere sul serio la promessa di Trump secondo cui sarà il Messico a pagare per la costruzione del muro: il presidente messicano Enrique Peña Nieto l’ha negato in più occasioni, lo ha fatto ancora in un breve videomessaggio pubblicato su Twitter mercoledì sera e giovedì ha detto di aver annullato in segno di protesta una visita ufficiale negli Stati Uniti e un incontro con Trump previsto per il prossimo mese. Trump ha fornito indicazioni più precise su come avverrà questo pagamento nel corso di un’intervista ad ABC News, andata in onda mercoledì sera: gli Stati Uniti anticiperanno i fondi per la costruzione, ha detto, che verranno “rimborsati” dal Messico, anche se ancora non è chiaro in quale forma.

Uno dei dati più certi è quello sulla lunghezza del futuro muro. Il confine fra Stati Uniti e Messico è lungo circa 3100 chilometri: nei punti più sensibili esiste già una serie di strutture che fanno da barriera, lunghe in totale un migliaio di chilometri. Se davvero il muro verrà costruito, queste strutture andranno sostituite: per circa 560 chilometri sono composte da una semplice recinzione alta 5 metri, mentre per poco meno di 500 chilometri da una barriera molto bassa che serve semplicemente a impedire il passaggio dei veicoli. Trump sostiene che il nuovo muro, invece, dovrà essere lungo circa 1600 chilometri – quindi poco più della metà della lunghezza del confine – perché l’altra metà del confine sarà protetta da ostacoli naturali come montagne e corsi d’acqua.

Il dato su cui c’è più incertezza, invece, è quello dei costi, anche per via di tutti i dati contrastanti elencati fin qui. Trump ha annunciato che il muro costerà circa 8 miliardi di dollari. Le stime indipendenti più conservative dicono che ci vorranno almeno il doppio dei soldi. L’anno scorso la società di consulenza Bernstein ha calcolato che il muro dovrebbe costare una cifra superiore a 15 miliardi, e vicina ai 25. Il Washington Post stima invece che ce ne vorranno 20. Politico spiega che solamente per costruire il muro ce ne vorrebbero fino a 14, senza contare le spese accessorie come l’acquisto dei terreni privati su cui dovrebbe essere costruito (un problema che emergerà sicuramente in fase di progettazione). La stima più accurata finora l’ha messa insieme la MIT Technology Review, che in un dettagliato articolo ha stimato che un muro di cemento armato e acciaio lungo 1600 chilometri e alto 16 metri costerebbe intorno ai 38 miliardi di dollari.

Il muro proposto da Trump, insomma, è tecnicamente fattibile, nonostante manchino diversi dati su come verrà effettivamente costruito. I Repubblicani hanno già iniziato a pianificare come finanziarlo, anche se solo in via preliminare (anche perché probabilmente non tutti saranno d’accordo nel sostenere una spesa di decine di miliardi di dollari): c’entra una legge approvata nel 2006 dall’amministrazione di George W. Bush e mai applicata, che prevedeva la costruzione fisica di una “barriera fisica” lungo il confine col Messico. I Repubblicani potrebbero decidere di finanziarla, ma dovranno comunque passare per l’approvazione del Congresso, ed è praticamente certo che i Democratici – e probabilmente anche qualche Repubblicano moderato – cercheranno di opporsi. A questo dibattito, però, manca un pezzo importante: e cioè che il muro proposto da Trump non sarebbe solamente molto costoso, ma anche sostanzialmente inutile per limitare l’immigrazione clandestina e dannoso per l’economia.

Il vero problema
Come hanno fatto notare diversi esperti, per gli Stati Uniti l’immigrazione è un falso problema: al momento vivono sul territorio americano milioni di persone senza documenti che contribuiscono all’economia americana acquistando beni e pagando regolarmente le tasse – negli Stati Uniti, diverse istituzioni pubbliche e private non sono tenute a controllare che una persona abbia un regolare permesso di soggiorno – e deportarli tutti o interrompere improvvisamente il flusso creerebbe dei guai. L’hanno spiegato Daniel Hemel, Jonathan Masur e Eric Posner, tre professori della University of Chicago Law School, in un articolo pubblicato ieri dal New York Times (in cui aggiungono anche che il muro non raggiungere il suo obiettivo materiale, cioè limitare il flusso di persone).

Che benefici avrebbe la costruzione del muro? Per prima cosa, non servirebbe a tenere alla larga i cittadini stranieri. A prescindere da quanto sarà alto, non impedirà ai trafficanti di scavare dei tunnel sotterranei, come avviene già per le recinzioni esistenti. In più, il muro non fermerà la maggior parte dei migranti irregolari, che oggi entrano negli Stati Uniti con un permesso che poi lasciano semplicemente scadere. Al contrario, uno studio ha dimostrato che barriere di questo tipo tendono a tenere i migranti irregolari all’interno di un certo territorio, più che impedirne l’arrivo. […]

E anche se il muro riuscisse a diminuire il numero di migranti irregolari sul territorio americano, i benefici economici sarebbero inferiori ai costi di costruzione. Al contrario, gli effetti sull’economia sarebbero nulli o negativi. I migranti pagano miliardi di dollari in tasse, acquistano beni e servizi, e aumentano la produttività nazionale in settori come l’agricoltura. Uno studio pubblicato nel 2012 dal Cato Institute ha concluso che il PIL americano diminuirebbe circa dell’1,5 per cento nel corso di dieci anni se il governo applicasse un programma di deportazione di massa e impedisse nuovi arrivi.
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