Bisardoła, marisandoła, łigaoro, anguro, orbetin, scarbonàso

Re: Bisardoła, marisandoła, łigaoro, anguro, orbetin, scarbo

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 8:57 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Bisardoła, marisandoła, łigaoro, anguro, orbetin, scarbo

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 9:47 am

Sauro

https://it.wikipedia.org/wiki/Lacertilia
Le lucertole (Lacertilia Günther, 1867), nei paesi di lingua latina e slava più noti come Sauri (Sauria), sono un sottordine obsoleto perché parafiletico di rettili appartenenti all'ordine Squamata.

http://www.etimo.it/?term=sauro
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http://www.etimo.it/gifpic/11/791bab.png

https://it.wikipedia.org/wiki/Sauro_%28cavallo%29
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Re: Bisardoła, marisandoła, łigaoro, anguro, orbetin, scarbo

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 9:47 am

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Re: Bisardoła, marisandoła, łigaoro, anguro, orbetin, scarbo

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 9:59 am

Rettile e serpe

https://it.wikipedia.org/wiki/Reptilia
I Rettili (Reptilia Laurenti, 1768), dal latino reptilis = "strisciante", rappresentarono la prima classe di vertebrati svincolatasi dall'ambiente acquatico e quindi adattata, per le fondamentali funzioni biologiche, alla vita in un ambiente strettamente terrestre. Il numero di specie di rettili attualmente viventi è di circa 9952.

http://www.etimo.it/?term=rettile
Immagine


https://it.wikipedia.org/wiki/Serpentes
Col termine serpente, od ofide, vengono comunemente chiamati i rettili squamati appartenenti al sottordine Serpentes Linnaeus, 1758 (od Ophidia).

http://www.etimo.it/?term=serpe
Immagine


Cfr. co orbetin, orbeto
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Re: Bisardoła, marisandoła, łigaoro, anguro, orbetin, scarbo

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 10:04 am

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Re: Bisardoła, marisandoła, łigaoro, anguro, orbetin, scarbo

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 10:05 am

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Re: Bisardoła, marisandoła, łigaoro, anguro, orbetin, scarbo

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 10:05 am

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Re: Bisardoła, marisandoła, łigaoro, anguro, orbetin, scarbo

Messaggioda Sixara » sab set 26, 2015 6:07 pm

Sa pòe intaresàre, te sta texi de laurea, NOMI SICILIANI DI INVERTEBRATI E PICCOLI ANIMALI
STUDIO ETIMOLOGICO E ICONIMICO, Alfio Lanaia, pp. 190-195, se parla de l Ramarro: Lacerta viridis
...

2. Il ramarro e il suo universo mitico
In un’opera che aveva l’intenzione di combattere i «pregiudizi popolari» sugli animali, GENÈ (1853: 29-31) ci offre preziose informazioni, fra l’altro, su alcune credenze diffuse in Italia che riguardano il ramarro. Secondo queste credenze, infatti, questo rettile: a) «è un appassionato ammiratore e amico dell’uomo: se gli passi vicino fissa in te immobilmente lo sguardo: se hai vicina una vipera te ne avverte »;
b) « assale qualche volta la vipera, se batte coraggiosamente seco lei e la vince »;
c) «Il veleno della vipera non nuoce al ramarro, perché corre tosto a mangiare un’erba che ne distrugge l’azione».
In quanto protettore dell’uomo, il ramarro, assieme ad altri rettili, come la tartaruga, è considerato un genio domestico e se entra in casa non si caccia via e soprattutto non gli si fa alcun male. Se questo accade il ramarro può diventare un animale malefico. Alla voce
‘animale’ dell’Enciclopedia Italiana si legge a questo proposito che il «fanciullo calabrese si affretta a scongiurare l’ira del ramarro, cui abbia per caso troncato la coda, dicendo: Non fu’ eu, non fu’ eu, / ca fu l’erramu judeu» ‘non sono stato io, non sono stato io, / perché è stato il tristo giudeo’.
Secondo altre credenze, invece, il ramarro è ritenuto dannoso e nocivo.
In Friuli il ramarro (sborf) era ritenuto capace di mordere l’uomo e se ciò fosse accaduto si doveva colpirlo con una pentola bollente e staccargli la coda.
Nel Vicentino il ramarro (ligàuro/ligàoro) è una bestia pericolosa che attacca i bambini, infliggendo loro danni irreversibili, come la mutilazione, l’ustione o l’avvelenamento.
Secondo una credenza popolare diffusa nel Pistoiese, il rettile (ramarlo/ramallo) che si attacca alle vesti o al corpo
di un uomo può essere staccato solo col fuoco.
Nel Salento è diffusa la credenza secondo cui il ramarro ha le capacità di ipnotizzare chiunque incroci il suo sguardo e, se ci si riesce, è bene ucciderlo per impedirgli di compiere i suoi malefici propositi.
...

3. Iconomastica del ramarro
I nomi del ramarro in Italia sono stati studiati in un famoso saggio di BERTONI (1913), il cui scopo principale era quello di disegnare delle aree linguistiche compatte, attraverso la distribuzione areale dei principali tipi lessicali che designano il ramarro.
Per quanto riguarda le denominazioni qui raccolte, accanto al tipo più diffuso, se ne trovano altri che sono da considerarsi dei prestiti ed altri ancora che sono delle formazioni locali, sorte, spesso, in relazione a leggende o credenze popolari.
...
3.2.3 Il gr. ?
Il tipo lessicale è diffuso nell’Italia nordorientale (Veneto), centrale e meridionale (Toscana, Umbria, Abruzzo, Campania, Puglia) e anche in due centri della Sicilia centrale, ràganu e ràhanu (Sutera (CL) e Casteltermini (AG)).
In questi centri si crede che il ramarro faccia la guardia a chi si addormenta all’aperto, in campagna. Ma v.sotto. La voce è presente nella lingua scritta dal XIV sec., nella var. raicano, mentre dal XVI sec. (Beolco) è attestata la forma racano(GDLI XV 310).

Alcune proposte etimologiche sono riassunte in DELI (IV 1024), s.v. raganella, dim. di ragana da racano: a) lat. RĀUCU(M) ‘rauco’; b) i.e. *rak(k) ‘strisciare, serpeggiare’. Rigettando questi etimi, il DELI considera innanzitutto come primari i significati di ‘raganella’, ‘rana verde’ e, «forse secondariamente, per affinità di colore, il ‘ramarro’». Su questo assunto sostiene che probabilmente ràcano è da ricondurre a un’originaria onomatopea, che indicava il ‘gracidare’. Questa proposta parrebbe confermata dalla conservazione veneta di -c- e dalla presenza in altre aree della stessa motivazione. Più sicuro dell’origine onomatopeica, «con riferimento al gracidare delle rane e successiva estensione del significato a indicare anche il ‘ramarro’ per l’uguaglianza del colore», è il GDLI. Tra l’altro quest’ultimo considera «ora rifiutati» gli altri etimi proposti, del REW [lat. *racanus] e del DEI [gr. drákaina].

Che le rane o le lucertole o i ramarri possano avere lo stesso nome non deve meravigliare, ma, come scriveva PLOMTEAUX (1987: 65), «[d]ans le domaine des onomatopées, l’elaboration d’un “pedigreee” reste toujours une entreprise assez gratuite, sourtout si les différents termes ont une diffusion très large». Ma c’è anche un altro aspetto da valutare, dal punto di vista di una semplice sequenza evolutiva dei significati: cosa ci garantisce, infatti che il processo di lessicalizzazione sia stato {rana (ràcano < *rac rac rac)} → ‘ramarro’, ‘lucertola’, e non quello opposto {ramarro/lucertola (ràcano)} → ‘rana’? Se fosse vera quest’ultima sequenza, infatti, avrebbe ragione il DEI (V 3190), che considera «inverosimile» un’origine onomatopeica per il ramarro.
Sulla base dei dati ricavati dall’AIS, dall’ALI e da GARBINI (1925) e studiati da PLOMTEAUX (1987), il tipo ràkola, considerato onomatopeico, è localizzato nell’Italia nordorientale (Veneto, Friuli e Trentino), mentre il tipo ràcano ‘ramarro’, secondo i dati di BERTONI (1913), ha una massima concentrazione nell’Italia centrale, giungendo fino a Napoli e a Foggia.
Su questa base è possibile ipotizzare che si siano incontrati due tipi lessicali originariamente distinti:
a) un tipo onomatopeico, ràcola, sviluppatosi nell’Italia nordorientale, che designa prima la ‘rana’ e secondariamente il ‘ramarro’ e la ‘lucertola’; a questo tipo afferisce anche il parm. racla o ràcola ‘taccola’ (Peschieri 1841); b) un tipo ràcano/ràgano ‘ramarro’,
sviluppatosi nell’Italia centrale.
Se così stanno le cose non è fuori luogo riprendere le proposte di Bertoni (1913) e del DEI.
Il primo, come anticipato sopra, aveva proposto come base per it. merid. ràcano ‘ramarro’ i.e. *rak(k)- «strisciare, serpeggiare», un iconimo, questo, al pari del lat. serpo, che può benissimo essere stato usato nella lessicalizzazione di rettili.
A questo proposito Chiappinelli (1994: 141-142), studiando alcuni nomi di torrenti e di ruscelli, del tipo raca, ràganə, Racanello, richiama la proposta di Bertoni per ràcano ‘ramarro’ e dice che «questo nesso di denominazioni meriti una riconsiderazione complessiva».
Questo legame fra ràcano ‘ramarro’ e ràcano ‘torrente’ si può confermare se poniamo alla base delle due lessicalizzazioni l’iconimo {drago} che in tutta l’area italiana e anche altrove serve a designare fiumi ruscelli, torrenti, oltre, ovviamente, a diversi animali, in
primis rettili (ALINEI 2003, 2009). ???
Molto interessante, ai nostri fini, è il tipo fr. regun ‘ruisseau’ e ‘ravin’, «che mostra r- anziché dr-, un’alternanza frequente sia in generale che per il nostro tipo» (ALINEI 2009: 393).
Alla luce di questi riferimenti acquista più valore la proposta del DEI (V 3190) in cui si ipotizza una «deformazione popolare del gr. drákaina draghessa, avvicinato per il colore a r na». L’ultima notazione sulla vicinanza del colore è superflua, in quanto il tipo lessicale designa anche dei pesci, ad. es. gr.  ‘pesce ragno’. Sono invece interessanti le var. raicano, la prima attestazione scritta della nostra voce (XIV sec.), umbr. raicone e raicanaccio, in quanto, potrebbero conservare, seppure nella forma metatetica, il vocalismo della base greca.
...

http://dspace.unict.it/bitstream/10761/1419/1/LNALFA60B12A841I-TESI_DOTTORATO_LANAIA.pdf
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Re: Bisardoła, marisandoła, łigaoro, anguro, orbetin, scarbo

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 7:38 pm

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