Da: Le origini delle lingue europee, del glottologo Mario Alinei Volume I
2.5.
Il nome del «catrame» e i suoi sviluppi figuratiLa radice PIE
*deru- «albero» (P. 214-217), bene attestata ovunque, è rappresentata in area germanica dall’ingl.
tree «albero», e tedesco
-der -ter per nomi di piante (esistono le varianti d’area veneta e latina in
–per come nel veneto
pero).
Solo in area germanica e celtica, tuttavia, appaiono - con le stesse caratteristiche formali - i nomi di manufatti in legno, come inglese
trough, tedesco
Trog «trogolo», medio irlandese
drochta «barile» (da cui la famosa
trocia veneta come pancia) ,
drochat «ponte».
È probabile che questi sviluppi risalgano all’affermazione delle prime grandi industrie di taglio del bosco e carpenteria, che come abbiamo visto sono collegabili alla comparsa delle accette nel Paleolitico Superiore e più chiaramente nel Mesolitico del Nord Europa («
Forest cultures» di Childe).
Ma qui vorrei richiamare l’attenzione sullo sviluppo più tipicamente nord-germanico (e baltico, poi esteso all’Uralico) del nome del «catrame», dato che la scoperta dell’olio di catrame ricavato dalla resina degli alberi (in particolare dalla
betulla,
Birkenteer) è attribuita dagli archeologi al Mesolitico del Nord Europa [Clark 1975, 127, 140, 171]; cfr. la voce
trementina ricavata dagli abeti.
La documentazione linguistica comprende inglese
tar, nederlandese
teer, anglosassone
teru, basso tedesco
ter(e) (da cui tedesco
Teer), antico islandese
tiara, danese
tjœre, svedese
tjära ecc., lituano
dervá «pece, catrame», lettone
da(r)va «catrame», finlandese
terva.
Poiché l’archeologia attesta l’uso dell’olio di catrame per l’immanicatura e l’incollamento delle parti degli strumenti mesolitici, si potrebbe ipotizzare che la nozione di «affidamento» «fedeltà» e simili, espressa in area germanica con la stessa radice, non si sia sviluppata direttamente dal senso primitivo IE del «legno» e dell’«albero», come normalmente si pensa [Gamkrelidze e Ivanov 1984, 526], quanto nel contesto specifico dell’invenzione delle colle da lavoro in area germanica. Anche questo sviluppo è esclusivo dell’area germanica: antico islandese
traustr «forte, solido, ben fissato», inglese
trust «affidare» (poi «credere»), gotico
trausti «contratto, alleanza», gotico
triggwa «lega, legame, alleanza», gotico
triggws, antico alto tedesco
gitriuwi, antico islandese
tryggr «fedele», anglosassone
treow «fiducia, verità», tedesco
Treue «fiducia», antico islandese
tru «fede religiosa», «assicurazione», inglese
true «vero, fedele», tedesco
treu «fedele» ecc..
In due altre aree europee, la stessa innovazione tecnologica è rappresentata da un analogo rapporto fra il nome di un albero e il prodotto da esso estratto, ma senza ulteriori sviluppi metaforici: latino
pīnus «pino» e
pix «pece», veneto
peso e
*pesa/pegola (P. 794; Gamkrelidze e Ivanov [1984, 543]);
latino (dal Celtico)
betulla «betulla» e
bitūmen «catrame».
Il rapporto fra betulla e bitūmen è esattamente quello che si manifesta nel sopra menzionato Birkenteer «catrame di betulla».
Il carattere celtico sia di betulla che di
bitūmen è attestato da Plinio, che afferma: «
betulla: Gallica haec arbor mirabili candore atque tenuitate» (16, 74), e «
bitumen ex ea [arbore betulla] Galliae excoquunt» (16, 75). Inoltre, i nomi propri
Betullus, Betulo, Bitulla sono celtici [DELL, s.v. betulla].
La diversità del nome della resina e dei suoi prodotti in tre aree linguistiche dell’Europa conferma che nel Mesolitico la differenziazione (linguistica indoeuropea, secondo la “teoria indoeuropea”) era già avvenuta.
NODE:
1)
peciolar, enpeciolar xe da ligar a
pécie;
pesolar, enpesolar xe da ligar a
pése e forse
petar (tacar, tacar sù) xe n’altra variansa ke dapò, forse, la gà dà anca el tajan “
appretto, apprettare” ? Forse
pet- de
petar xe da ligàr a
betulla «betulla» e
bitūmen «catrame».