Stanberga, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, garaxe

Stanberga, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, garaxe

Messaggioda Berto » mer lug 30, 2014 7:48 am

Stanberga, tamber, tamer, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, gare, garages, granxe/grange
viewtopic.php?f=44&t=1042
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Stanberga, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, garaxe

Messaggioda Berto » mer lug 30, 2014 7:50 am

Stamberga

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stamberga,
s. f. ‘casa squallida e sporca’ (av. 1573, A. Allori).

La vc. è tradizionalmente ritenuta d'orig. longobarda: “La casa germanica era di tronchi d'albero commessi ad arte, oppure di legno e loto. Ma si può ritenere che in alcuni casi gl'invasori abbiano occupato le abitazioni di proprietari romani (e non romani ke li jera li pì) uccisi (poki), espulsi o fuggiti (mah?), e che, per quanto tradizionalisti, abbiano ben presto cominciato a edificare essi stessi case in muratura (???). Per indicare queste case (o anche, forse, quelle dei Romani e de li non romani ke li jera li pì e ke li gheva caxe e caxoni de fraske e de pali) è stato coniato un termine composto da *stain ‘pietra’ e *berga ‘alloggio’: *stainberga (da compararsi coll'alto tedesco medio steinhus ‘casa murata’ e coll'alto tedesco antico steingadum [gadum, poi gadem, gaden ‘casa d'una sola stanza’, anche in composizioni onomastiche come Berchtesgaden, anticam. Berchtoldes gadem (...)]), da cui, con uno scadimento semantico (ke càso vol dir???) caratteristico di vari germanismi, il nostro stamberga ‘casa o stanza in cattivo stato’ (prime attestazioni note: XVI secolo, Agnolo Allori)” (A. Castellani, in SLI XI [1985] 166). Ma giustamente il VEI fa capire la difficoltà di ipotizzare un'orig. longobarda per una vc. attestata solo nel sec. XVI, e, visto che l'Oudin registra stamberga nel sign. di ‘taverna’, scrive: “Visto il significato di «taverna», ora estinto, stambèrga è forse stanza unita a albèrgo o a bèrgo (pist., lucch.) «albergo» (ID XIII 84), e infatti stambergare nella montagna pistojese vale o valeva «albergare», non «albergare in stamberghe (nel senso d'oggi)», come precisa il Petrocchi”. Pur rimanendo qualche dubbio sulla proposta del VEI, è certo che la tarda documentazione della vc. fa propendere per un'orig. it. della stessa o rende molto improbabile una der. diretta del longobardo (cfr. anche Alessio Postille); nò, n ła xe de orexene tałiana cfr. tanber/tamber, tamer e berg/berga/bergeria e el senso de onto e de “trato su a ła bona kel par mal fato” lè parké łe jera caxete o tuguri i ricovari par łe bestie.


http://www.etimo.it/?term=stamberga
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http://www.etimo.it/?term=albergo
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Re: Stanberga, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, garaxe

Messaggioda Berto » mer lug 30, 2014 7:52 am

Tamer, tamar, tanbro, tanbar, tanber, tamarin, ...

Convergenze cadorino-friulane in ambito toponomastico

Maria Teresa Vigolo – Paola Barbierato, Convergenze cadorino-friulane in ambito toponomastico in “Atti del secondo convegno di Toponomastica Friulana, Udine, 22-23 novembre 2002, in Quaderni di toponomastica friulana, nn. 6-7 (parte I e II), a cura di F. Finco, Società Filologica Friulana, Udine 2007, pp. 343-379.

http://www.pd.istc.cnr.it/index2.php?op ... iew&gid=71

Sempre nell’ambito dei toponimi legati alla terminologia pastorale, possiamo citare i derivati dall’appellativo tamber che con le varianti tamerum / temerum è ricordato più volte nei Laudi, cfr. ad es. (a.1327) “quilibet qui destruet clausuras tambris dicti Comunis…” [CAN1327, art.53], (a.1365) “grearius debeat passere XLV fede et habeat XX libras caxei, et facere trasseam in tamere” [LOR1365, art.23], (a.1380 ?) “quilibet qui non aptaverit suum temerem antequam pecudes intervenirent in temeres; condemnetur in quinque sold. parv. [AUR1380, art.140].

Il termine, che dal preromano *tamara (REW8546a) “rampollo”, “virgulto”, sarebbe poi passato al senso di “stanga”, si continua nel cad. tàmer (o tamar, tambro, tambar) “ricovero povero, a volte anche solo recinto, di carattere pastorale”, ampezz. taméi (arc.) “vecchio tugurio dei pecorai” e tamarìn “piccola capanna di ricovero per i pastori” (Croatto 203), friul. tàmar, tàmer “recinto a stanghe, a stecconata o a palizzata, che chiude i varii fabbricati che costituiscono la casèra.

Un tempo significava anche lo spazio, chiuso da stanghe, ove le mandre serenavano all’aperto, ciò che è in uso ancora in Valcellina” (NPirona 1168).

L’appellativo è alla base di molte forme toponimiche e ogni paese del Cadore ha una località con tale nome, cfr. ad es. Tambre d’Alpago, Tamèr, Tamarìl (S. Pell., NLVB 241),Tamaròz (Pellegrini, NLMC 88), cfr. inoltre più microtoponimi Tamer, Tamber nei Laudi: (a.1331) “apud fedaria de Ambrizola vel in campo de Post Forca de Tamaio” [AMB1331, art.51]; (a.1364) “infra per quemdam viale...et ferit in quodam Collo qui dicitur ad Tamer qui est in capite campi Nicolai de la Rigessa” [CAL1364, art.54]; (a.1365) “saltarii debeant habere tertiam partem omnium pignorum de montibus Loschi, et de Tamaris habeant dimidietatem” [LOR1365, art.9]; (a.1459-1664) “… est unus mansus nominatus Tamber” [FES1459-1664, art.1]; (a.1599) “usque ad rivum in loco ubi est Rade de Val, qui rivus labitur a Tamarì” [SOT1599, art.36], etc.

Altrettanto numerosi sono i toponimi friulani, cfr. più luoghi Tàmar, Tamaràt, Tamaróz (Frau, DTF 114-5), a Forni di Sopra Tàmar (Tàmaras) luogo che rappresenta un’antica attività di pascolo e Tamarat (Al Tamaràt) Tamariéi Tamarut (Al Tamarùt), Anziutti 163-4, cfr. inoltre Tamarut, casera ad ovest di Pesariis (Lamberti 148).



CAPITOLO 6
ANALISI SULLA PASTORIZIA PREISTORICA

http://www.openstarts.units.it/dspace/b ... scarol.pdf

6.8 Ricostruzione cronologica dalla pastorizia in regione Frilul Vensia Julia

La conformazione geomorfologica della nostra regione, come descritto nel terzo capitolo, si presta a diverse vocazioni economiche. La parte di bassa e alta pianura, le alture del Collio rispondono ad una chiara vocazione agricola. Gli estremi nord-orientali della regione però sono interessati, a nord, dalle Alpi e, ad est, dall’altipiano carsico; zone non molto adatte alle coltivazioni agricole.

In queste aree una delle fonti 163 Ryder 1999, p. 193.
economiche principali, specialmente fino agli inizi del Novecento, era l’allevamento degli animali.
Le origini di questa specializzazione sono sicuramente molto antiche: si hanno notizie certe che durante l’epoca romana (e prima no?) era diffuso il commercio di animali e lana, e secondo le testimonianze storiche questa attitudine è perdurata, con i mutamenti del caso, fino allo scoppio della I Guerra Mondiale.

Le notizie che possediamo si riferiscono a varie epoche storiche e pongono in risalto interessanti consuetudini che si ripetono invariate anche dopo quasi duemila anni, come ad esempio la rotta della transumanza dalla pianura friulana e dal Carso verso la zona dei Balcani nord-orientali, Carpazi e Romania, attestata da diversi documenti per l’epoca romana, per il medioevo e fino allo scoppio del primo conflitto bellico.

XVI - XX SECOLO
L’epoca che va dal XVI al XX secolo, con un picco nel XIX secolo corrisponde al maggior sviluppo insediativo nelle valli alpine e ad un incremento della pastorizia. Probabilmente a quest’epoca risale anche il toponimo largamente diffuso in Carnia che indica il recinto per le pecore - tamar - e l’omonimo slavo diffuso nelle valli del Natisone - ograja.
http://it.wikipedia.org/wiki/Capra_aegagrus
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Re: Stanberga, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, garaxe

Messaggioda Berto » mer lug 30, 2014 7:52 am

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Re: Stanberga, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, garaxe

Messaggioda Berto » mer lug 30, 2014 7:58 am

Ger

Yurta (ger in mongolo e yam in samoiedo e yaranga en ciukci)
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... lfaU0/edit


La Gher è l'abitazione della popolazione mongola. La Gher è una tenda bassa e larga, curva 30 metri quadrati, facilmente montabile e smontabile in meno di due ore. La costruzione comincia con la preparazione del terreno battuto e ricoperto con uno strato di sterco di pecora per tenere caldo, sul quale si piante un'intelaiatura di legno.

Sopra viene posto il tetto a forma di cupola , costituito da stecche che convergono in alto.

In alto c'è un foro centrale dal quale penetra la luce e fuoriesce il fumo.
Durante l'inverno i mongoli ricoprono il tetto della Gher con molte stuoie bianche e d'estate mettono una o due strati. La porta è sempre rivolta sud. Vicino alla porta c'è una specie di scalino che non deve essere calpestato atrimenti porta sfortuna, ma se lo calpesti senza accorgertene porta fortuna.

Sul pavimento della Gher vengono messi tanti tappeti di feltro e un tappeto rosso per gli ospiti. Le femmine si siedono a destra dove c'è la cucina, i maschi a sinistra. Il capo famiglia si siede a nord, le persone importanti si siedono vicino al capo famiglia a nord-ovest e i bambini si siedono a sud.

Al centro della Gher c'è una stufa, quando non hanno legna bruciano lo sterco di pecora secco. I bambini dormono sui tappeti. La donna prepara il cibo e il capofamiglia lo distribuisce. La cucina è una stufa che serve per riscaldare l'ambiente e il cibo e di solito va collegato al centro della Gher.
A nord c'è il comò dove si mettono le cose preziose della famiglia.



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OR 2 ESEMPI DI STRATIGRAFIA LESSICALE CELTICA
da pagina 537 a pagina 573

3.2.4, Caccia

Il nome della «mandria, gregge» di animali, quale si sviluppa dalla radice IE *ger- gere- «riunire» [IEW 382], differenzia il Celtico e l'Italico dalle altre lingue IE d’Europa, dove la radice è ben attestata ma con significati generici o con specializzazioni del tutto diverse.
Solo Italico e Celtico, infatti, mostrano la stessa specializzazione semantica e la stessa formazione reduplicata: latino grex «gregge» e antico irlandese, graig «mandria di cavalli», gallese cornico bretone gre «idem», antico cornico gre-lin («laghetto dei cavalli») [Lewis e Pedersen 1961, 30; IEW 382].
La specializzazione celtica della mandria e q u i n a va sottolineata, perché sembra corrispondere alla specializzazione nella caccia degli animali in branchi (cavalli e renne), tipica della seconda metà del Paleolitico Superiore (per es. : Magdaleniano e Hamburgiano, e collegata proprio all'introduzione del propulsore [Kozłowski e Otte 199, 64], per il quale v. sopra.



OR 1 (paj 657-658)

7.3. La pastorizia 7.3.1. grex

Prima di designare il «gregge di pecore», grex, gregis (da cui italiano gregge) doveva designare un «insieme», da una radice PIE *ger- «raccogliere, raggruppare» (Pokorny 382). Questa nozione resta astratta in Greco (ageírō «raccolgo», agor «raggruppamento») o si concretizza in diverse maniere in altre lingue: medio irlandese graig «mandria di cavalli», lituano gùrguolė «massa», antico slavo grЪstЬ «pugno, manciata» ecc.
Solo il latino grex, tuttavia, mostra un’impressionante serie di sviluppi semantici, tutti chiaramente legati alla nozione del gregge di pecore. Penso anzitutto a ēgregius, che significa «fuori del gregge», «che spicca sugli altri»; al suo contrario gregārius, detto di chi tende a seguire il gregge, a derivati verbali come congregāre sēgregāre aggregāre. Questa produttività semantica, sicuramente databile al Neolitico, è esclusiva del Latino (“dell’area latina”), e ne dimostra l’autonomia in questo periodo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Stanberga, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, garaxe

Messaggioda Berto » mer lug 30, 2014 7:59 am

Gar (gare, garage, garda, garten, garden, ...), hara e Harsa, arengo e ring

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garage,
s. m. ‘rimessa per autoveicoli’ (1908, Panz. Diz.; generico per ‘rimessa, deposito’ nell'ediz. del 1905; entrato presto nei dial., come nel genov. garaxe, registrato nel 1910 da G. Frisoni, Diz. mod. genovese-italiano).
Derivati:
garagista,
s. m. ‘chi gestisce un'autorimessa o vi lavora’ (1927, Panz. Diz. [Appendice]; 1933, P. Monelli – non Morelli, come erroneamente cita il Batt. –; “il popolo ne fece garagge, ne derivò garagista”).
Vc. fr., di orig. germ., da garer ‘mettere al riparo’ (1265), e gare, che, oltre a ‘stazione’, significa anche ‘magazzino di deposito’ (1802) e poi, specificatamente, ‘autorimessa’ (1899). L'adattamento garaggio (1931, Panz. Diz. s. v. garage) non ha avuto tanta fortuna, quanto la sostituzione con (auto)rimessa (proposta nel 1941 dall'Accademia d'Italia: LN III, 1941, 96), anche se autorimessa ricordava troppo da vicino l'autogarage fr. (Jacono). Comunque, sia pure con una certa lentezza (Migl. L. c. 178), garage, che in fr. si colloca in una precisa famiglia etim., mentre in it. resta “isolato, non connesso e non connettibile con altri” termini (Migl. L. c. 164), sta perdendo sempre più terreno.

http://it.wikipedia.org/wiki/Gare_de_Paris_Bercy
http://en.wikipedia.org/wiki/Gare_de_Bercy

http://fr.wikipedia.org/wiki/Gare
Une gare, dans un réseau de transport en commun, est un lieu destiné à la montée et à la descente des voyageurs. Elle se distingue généralement d'un simple arrêt par son envergure et ses équipements.


http://it.wiktionary.org/wiki/garage
dal francese garer cioè "mettere al riparo"

http://www.etimo.it/?term=garare
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De ła fameja forse a ghè ła voxe grangia (granxa):

http://it.wikipedia.org/wiki/Grangia
La parola grangia o grancia deriva da un antico termine di origine francese, granche (granaio) e indicava originariamente una struttura edilizia utilizzata per la conservazione del grano e delle sementi. Più tardi il termine fu usato per definire il complesso di edifici costituenti un'antica azienda agricola e solo in seguito assunse il valore di una vasta azienda produttiva, per lo più monastica.
Ancora oggi è possibile trovare delle grange più o meno conservate in tutta l'area occitana (Italia nord-occidentale, Francia meridionale, area pirenaica) ma anche in Italia centro-meridionale.

http://en.wikipedia.org/wiki/Monastic_grange

Corte- Manorialism- Grundherrschaft
http://en.wikipedia.org/wiki/Manorialism
http://it.wikipedia.org/wiki/Corte_(storia)
http://de.wikipedia.org/wiki/Grundherrschaft


Granxa, Granxe, Granxeta (Granzetta)

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Camin.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... anxe-2.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Ostria.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... N-e-To.jpg


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grange
s. f.
1 fienile (m.)
2 granaio (m.)
grangée s. f.
(agr.) contenuto di un granaio, di un fienile.

grangia
s. f. [pl. -ge]
1 (convento con podere) grenier (m.), grange: le grange dei Certosini, les granges des Chartreux
2 (tipo di costruzione rurale) grange: grangia per granoturco, grange à maïs
3 (pascolo) pâturage (m.).

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ge-546.jpg




Garda, Grado, Orto e Corte, Gheto, Grantorto,...
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 9WWDA/edit


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Dal Glottologo Mario Alinei:

con il significato di «recinto e siepe»:
nel gotico -gards, tedesco Garten, antico islandese garðr;

nelle lingue slave :
protoslavo *gordia, antico slavo gražь, russo goróža, ucraino bielorusso horóža, bulgaro graž(d) (f.), serbocroato grâđa, sloveno grája, tutti con il significato di «recinto», ceco hráze, slovacco hrádza «muro di giardino», polacco gródza «siepe», lituano gardas «recinto, siepe», albanese gardh«siepe», antico islandese gerði «terreno recintato»;

con valore di giardino:
antico slavo gradъ, ogradъ, antico slavo e bulgaro gradina (>rumeno grǎdinǎ), polacco ogród, ceco zaharada, russo ogorod), confrontabili con il latino hortus «orto»;

con valore di città:
antico slavo gradъ, serbo croato e sloveno grad, ceco hrad, polacco gród, basso sorabo grod, casciubo gard, polabo gord, russo górod, ucraino hórod;

con valore di castello, fortificazione:
antico slavo gradъ (>russo grad), ceco hrad, polacco gróod, serbo croato gràdina, bulgaro gradište, ceco hradište, russo gorodišče.

Il significato primitivo dei termini legati al toponimo Garda era quello di «orto, campo coltivato e recintato» poi solo nelle lingue slave ha assunto anche quello di «città, di castello/fortificazione).

Gravo, Grado, Grau/Grao (etimołoja e storia)
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... ZPak0/edit

Cfr. co ła çità de Harsa

Ràça, ràsa, razza
viewtopic.php?f=44&t=774

Etimoloja de ràça del filologo Xane Semeran:

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... C3%A7a.jpg

asiro/assiro:

ḫaršâ (ràsa de cavaj)
ḫaršītu (raça de piegore)



???

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A proposito dell’ipotesi etimologica di Garda fatta derivare dal germanico *wardon (DELI: osservare, stare in guardia[;)] da cui guardare/vardar, guardia/guardian ecc. (attestate sia nel latino tardo che in italiano che nelle altre lingue/dialetti nord-italiani),
riporto quanto scritto nei dizionari etimologici del Semerano:

Ward (inglese) custodire, stare in guardia;
tedesco warten = custodire;
intr. aspettare, Warte (guardia);
anglosassone weardian (custodire), etc.

Fu ipotizzata l’origine da indoeuropeo *wer (percepire), confrontare inglese ware (v.) tedesco wahren;
confrontare francese garde, garder, spagnolo e provenzale guarda, guardar;
confrontare anglosassone *hlāfweard > hlāford (custode del pane).

La base originaria richiama ugaritico e accadico ḫarādu (custodire, to wake up, to be alert, to keep watch), ḫardattu (alertness), ḫardu (in guardia, wachsam): per w- < ḫ confronta walk.

Ware (inglese) essere cauto, guardarsi, beware: stare in guardia, wahren (tutelare), bewahren (custodire);
anglosassone warian, antico alto tedesco bi-warōn, antico sassone waron, antico frisone waria, antico nordico vara, medio alto tedesco war (attenzione), gotico wars (cauto): viene postulata una radice *wer (percepire).

Accadico barûm, semitico brī (guardare, to look upon, to watch over, to inspect).
Della stessa base di inglese warn, tedesco warnen (mettere in guardia) con suffisso *nōn, *nēn.

War (inglese) guerra;
medio inglese wa(r), warre; più antico werre (come nel latino prima-vera), antico frisone settentrionale werre, variante dell’antico francese guerre, italiano guerra, antico alto tedesco werran (portare confusione), veneto goera:
war richiama basi corrsipondenti a accadico wârum (avanzare contro qualcuno); confrontare con ebraico ‘ārā (offendere, distruggere) ; v. tedesco Krieg da base semitica: ebraico e aramaico grī: accadico garû, ebraico gārā (essere ostile, guerra).


Arena 1 (rena, jara, giara, sabia) e Arena 2 (hara, arengo ?)
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... FtUGs/edit

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Re: Stanberga, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, garaxe

Messaggioda Berto » mer lug 30, 2014 7:59 am

Da, town, tuin, tun, tuie, zun, dun, zaun, din, dinas, dunum, oppidum, dannum, danum, ...

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... n-zaun.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ppidum.jpg

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OR 2 ESEMPI DI STRATIGRAFIA LESSICALE CELTICA
da pagina 537 a pagina 573

4.1. Prestiti che il Celtico condivide con altri gruppi linguistici
Divido questi prestiti sia per campo semantico che per area, e distinguo anche i prestiti panceltici da quelli di area parziale.

4.1.1. Agricoltura

Prestiti a diffusione panceltica

1) «Campo seminato recintato, giardino»:

C e l t i c o: antico irlandese e irlandese gort «campo (seminato a grano)», antico irlandese lubgort «giardino» (luib «pianta»), bretone liorz «giardino», gallese garth «campo recintato, orto, giardino», bretone gara «recinzione, siepe», antico irlandese garda, irlandese harrdha, gallese gardd «giardino»;
G e r m a n i c o: antico alto tedesco garto «giardino», tedesco Garten, inglese yard «corte, cortile», ecc., antico islandese garðr, ecc.;
L a t i n o: hortus «orto» [Buck 8.12, 8.13];
S l a v o: russo gorod, ucraino horod «città», antico slavo gradъ «città, giardino» ecc.;
B a l t i c o: lit.uano gardas «siepe, recinzione»;
A l b a n e s e gardh «siepe» [Vasmer s.v. gorod] ecc.

Come abbiamo visto in ORI, questo tipo lessicale a vasta diffusione europea è un probabile prestito semitico, che in Celtico sarà stato introdotto dalla LBK germanica.
Notiamo che il suo sviluppo semantico è identico a quello della sequenza di tedesco Zaun «siepe», nederlandese tuin «giardino, orto», inglese town «città», celtico dunum «forte», ma occupa un’area più vasta.
Sarà probabilmente più antico e risalirà, in ultima analisi, al complesso del Neolitico balcanico e all’introduzione dell'agricoltura in Europa.
...


Prestiti a diffusione celtica limitata

1) «Campo coltivato recintato»:

l’area celtica conosce due termini, di cui uno, più antico, è quello panceltico sopracitato, e l'altro, presumibilmente più recente, esclusivamente b r i t t o n i c o: gallico caii «cancelli», gallese cae «siepe, campo recintato», gallese meridionale «campo», medio bretone quae «siepe di biancospino», bretone kae «recinzione, siepe», Léon «terrapieno, massicciata, sponda, scarpata»; breton caiou (pl) «muro di protezione» [Le Dû, com. pers.].
Di qui poi il senso di «sponda marittima o fluviale rinforzata, diga», che si diffonde in una vasta area: francese quai, inglese quay, nederlandese kaai, tedesco Kai [Kluge-Seebold];
G e r m a n i c o: antico alto tedesco hag «villaggio», medio alto tedesco hac «biancospino, recinto» [Lewis e Pedersen 1961, 29]; antico alto tedesco hecka, anglosassone hecg, inglese hedge, tedesco Hag, Gehege, nederlandese haag (cfr. top. Den Haag), inglese haw, svedese hage, francese haie (top. La Haie, Hague);
L a t i n o: caul(l)ae (< *ca(h)ole) «stazzo per pecore, recinto sacro».
L'origine viene cercata nel PIE *kagh- «fassen, einfassen» [IEW 518].
...

Esaminiamo ora la sequenza semantica «recinto» «orto» «villaggio» «fortezza» dal punto di vista dell’autodatazione. Essa corrisponde, esattamente, alla sequenza di sviluppo reale, ricostruita dagli archeologi europei per una vasta area nordeuropea, sulla base di una ricchissima documentazione: in quest’area i primi insediamenti neolitici avvengono con la recinzione di un orto famigliare, seguita dal raggruppamento di diverse famiglie in un villaggio.

In seguito, gli archeologi osservano in tutta Europa l’inizio di fortificazioni di difesa dei villaggi neolitici, probabilmente causate dal sovrappopolamento delle prime aree di insediamento e dalle conseguenti tensioni intertribali. Molto spesso, i nuovi villaggi vengono ora edificati sulla cima di alture, attorno a cui vengono poi aggiunte anche fortificazioni. Si tratta quindi di un processo tipico del Neolitico, e la sequenza semantica è perfettamente corrispondente, come del resto dovremmo aspettarci, alla sequenza reale. Ma se aspettiamo che gli IE si separino nell’età del Rame, dopo il Neolitico, come possiamo spiegare la sequenza?
Per eliminare la contraddizione, occorre liberarci dall’orizzonte cronologico catastrofista e accettare l’ottica della Teoria della Continuità: se la sequenza è neolitica, e nel Neolitico le lingue IE sono già separate, lo sviluppo da Zaun a tuin, da tuie a town, e da town a dunum, avviene localmente, e in tempo reale.
La fase «fortezza», inoltre, raggiunta solo dal Celtico, si lascia più facilmente interpretare come prestito, anche se la questione meriterà uno studio più approfondito.

Questa analisi viene rafforzata dall'esistenza di sviluppi simili in altre aree, con materiali lessicali diversi.
Ne vedremo ora altri esempi.

3.5. Il passaggio da «recinto» a «luogo portuale» in area celto-germanica

In parte simile a quella precedente è la famiglia lessicale celto-italo-germanica, che Pokorny (518) raggruppa sotto la radice *kagh- *kogh-, il cui significato primordiale non è stato ben studiato, e comprende latino caulae «recinto, ovile, cancellata», cōlum «colatoio, staccio, filtro», cohum «cavità del gioco dell’aratro», incohó «cominciare, dar mano», tedesco Hag, Hecke «siepe», antico danese hoge «pascolo recintato», danese have «giardino», inglese haw «bacca, recinto, siepe, giardinetto», inglese hedge «siepe», antico islandese hagi «terreno da pascolo», antico alto tedesco hag «centro abitato» e i suoi affini germanici (fra cui toponimi del tipo Den Haag «L’Aia» in Olanda, e moltissimi altri del tipo Hagen in Germania, e del tipo Haie in Francia del Nord); antico bretone caiou «siepe», gallese cae «siepe», cornico «siepe», medio bretone kae «siepe», gallese caü «recintare», bretone kea «recintare» ecc., gallico (glosse) caii «recinti, cancelli».

Il tipo celtico, penetrato nell’area nord-germanica, dà adito al termine portuale (in origine fluviale) che appare in nederlandese kaai, tedesco Kai, danese kai, svedese kaj, inglese quay, francese quai «banchina, molo, lungofiume».

Bertoldi [1947, 96 ss.] sottolineava giustamente le «origini rurali» di questa famiglia lessicale, senza rendersi conto, per il solito problema cronologico, che «origini rurali» per una famiglia ricostruita di fatto non può significare che Neolitico. Nell’età dei Metalli, infatti, si muovono ormai solo potenti superstrati, e si introducono importanti mutamenti strutturali in sistemi linguistici oramai stabili da due decine di millenni.
Ora, la presenza di questa famiglia lessicale nel mondo celto-germanico, proprio dove esiste anche la famiglia di Zaun/dunum, conferma che Germanico e Celtico erano già separati dal resto dell’IE, e uniti da stretti rapporti in questo periodo. Non mi soffermo sul problema degli ulteriori collegamenti di questa famiglia occidentale col lessico PIE (protoindeuropeo).

6.5 Armi e guerra

1) Il nome celtico della «fortezza», «villaggio sopraelevato fortificato», tipico dell’età del Ferro, rappresentato dal gallo latino dūnum, antico irlandese dūn, antico gallese din, gallese dinas [Buck 20.35; 263], non è penetrato nelle aree vicine come nome comune, ma si è diffuso come toponimo in -dunum in area germanica e latina.


Capitolo diciassettesimo
La stabilizzazione del quadro geolinguistico europeo come stadio III di «Homo loquens»

4.2. Il presunto nome PIE del «luogo recintato» e dell'«orto»

Il secondo esempio concerne la famiglia di termini che Pokorny (442, 444) raggruppa sotto le radici *ĝher- e ĝherdh- «prendere» «collegare, recintare»:
ittita gurtas- «fortezza», tocario B kercīye (pl.) «palazzo», antico indiano gṛhà- «abitazione», avestico gәrəða «abitazione di esseri magici», albanese garth «area recintata», greco khórtos «luogo recintato», gallese garth «recinto», latino hortus «orto», osco húrz, gotico gards «casa, cortile», antico islandese garðr, aglosassone geard «recinto, cortile», antico slavo gradъ «cittadina, castello, giardino», lituano gardas «recinto», serbo croato grad «cittadina», russo «idem», górod «idem», ceco hrad «idem», polacco gród «idem» (ma anche «castello, fortezza») [Buck 1949, 5 19.157.

Come si vede, l’insieme di significati che appare in questo gruppo è esattamente uguale a quello che abbiamo già notato nella sequenza Zaun tuin town dunum: «recinto» «orto» «città» e «fortezza».
Questo rende particolarmente interessante il sovrapporsi dei due insiemi in area germanica.
In ambito tradizionale, poiché la radice rappresentata da Garten ha una diffusione globale maggiore di quella di Zaun, essa appare come quella che, potrebbe meglio rappresentare un termine del vocabolario comune. Forse anche per questo Devoto ha visto in Zaun e affini uno sviluppo proveniente da una corrente non-IE, che si sarebbe sovrapposto in area occidentale a quella veramente PIE, rappresentata da *gherdh- (P. 442).
Se si prende in considerazione anche la radice *gher- «prendere» (ibidem), l’area si estende al greco kheír «mano», antico indiano hárati «prende» e simili.
Rispetto a questa radice forme come greco khórtos, latino hortus, tedesco Garten ecc. sarebbero formazioni participiali dal significato di «(territorio) preso» [DELL, s.v. hortus].

Tuttavia, anche gli specialisti ammettono che questo collegamento non è senza problemi: Kluge lo definisce «nicht unproblematisch» e afferma: «Die ganze Sippe weist lautliche Schwierigkeíten auf; die Möglichkeit von Substrateinfliissen ist nicht von der Hand zu weisen» [Kluge, s.v. Garten]. Un’altra questione su cui non mi soffermo è quella se i termini slavi designanti la «città» siano ereditari o presi in prestito dal Germanico (tesi rifiutata da Vasmer).

Per la TC, l’assunto di base per le famiglie lessicali pan-IE databili al Neolitico è che esse siano prestiti. Interno od esterno? Sia Linus Brunner [1969, 46 n. 206], nel suo panorama dei possibili rapporti ereditari fra IE e Semitico, sia Allan Bomhard [1984, 231 nr. 128] nel suo tentativo più sistematico di confronto, hanno incluso rispettivamente *gher- «greifen, fassen, umfassen, einfassen», e PAA *gyər, *gyar «to gird, enclose» nel loro elenco di radici comuni alle due famiglie, con numerosi termini semitici collegabili. Brunner ha identificato la possibile fonte di Garten e hortus nell’ugaritico hrnq «frutteto», Bomhard in altre forme.

Il prestito rifletterebbe dunque il contributo delle popolazioni asiatiche sud-occidentali alla diffusione del Neolitico in Europa.
Qualunque sia poi il rapporto fra le due famiglie linguistiche, genetico o di Sprachbund, non pare dubbio che l’ipotesi del prestito afroasiatico per la nozione specifica dell'«orto» risolverebbe il complesso problema della sovrapposizione delle due sequenze in area germanica e allo stesso tempo della datazione delle due sequenze al Neolitico.
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Re: Stanberga, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, garaxe

Messaggioda Berto » mer lug 30, 2014 8:58 pm

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Re: Stanberga, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, garaxe

Messaggioda Berto » mer lug 30, 2014 9:11 pm

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Re: Stanberga, berg, berger, albergo, ber, ger, gar, garaxe

Messaggioda Berto » mer giu 08, 2016 8:11 pm

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