Da, town, tuin, tun, tuie, zun, dun, zaun, din, dinas, dunum, oppidum, dannum, danum, ...http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... n-zaun.jpg http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ppidum.jpg OR 2 ESEMPI DI STRATIGRAFIA LESSICALE CELTICA
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4.1. Prestiti che il Celtico condivide con altri gruppi linguistici
Divido questi prestiti sia per campo semantico che per area, e distinguo anche i prestiti panceltici da quelli di area parziale.
4.1.1. Agricoltura
Prestiti a diffusione panceltica
1) «Campo seminato recintato, giardino»:C e l t i c o: antico irlandese e irlandese gort «campo (seminato a grano)», antico irlandese lubgort «giardino» (luib «pianta»), bretone liorz «giardino», gallese garth «campo recintato, orto, giardino», bretone gara «recinzione, siepe», antico irlandese garda, irlandese harrdha, gallese gardd «giardino»;
G e r m a n i c o: antico alto tedesco
garto «giardino», tedesco
Garten, inglese
yard «corte, cortile», ecc., antico islandese
garðr, ecc.;
L a t i n o:
hortus «orto» [Buck 8.12, 8.13];
S l a v o: russo
gorod, ucraino
horod «città», antico slavo
gradъ «città, giardino» ecc.;
B a l t i c o: lit.uano
gardas «siepe, recinzione»;
A l b a n e s e
gardh «siepe» [Vasmer s.v. gorod] ecc.
Come abbiamo visto in ORI, questo tipo lessicale a vasta diffusione europea è un probabile prestito semitico, che in Celtico sarà stato introdotto dalla LBK germanica.
Notiamo che il suo sviluppo semantico è identico a quello della sequenza di tedesco
Zaun «siepe», nederlandese
tuin «giardino, orto», inglese
town «città», celtico
dunum «forte», ma occupa un’area più vasta.
Sarà probabilmente più antico e risalirà, in ultima analisi, al complesso del Neolitico balcanico e all’introduzione dell'agricoltura in Europa.
...
Prestiti a diffusione celtica limitata
1) «Campo coltivato recintato»: l’area celtica conosce due termini, di cui uno, più antico, è quello panceltico sopracitato, e l'altro, presumibilmente più recente, esclusivamente b r i t t o n i c o: gallico
caii «cancelli», gallese
cae «siepe, campo recintato», gallese meridionale «campo», medio bretone
quae «siepe di biancospino», bretone
kae «recinzione, siepe», Léon «terrapieno, massicciata, sponda, scarpata»; breton
caiou (pl) «muro di protezione» [Le Dû, com. pers.].
Di qui poi il senso di «sponda marittima o fluviale rinforzata, diga», che si diffonde in una vasta area: francese
quai, inglese
quay, nederlandese
kaai, tedesco
Kai [Kluge-Seebold];
G e r m a n i c o: antico alto tedesco
hag «villaggio», medio alto tedesco
hac «biancospino, recinto» [Lewis e Pedersen 1961, 29]; antico alto tedesco
hecka, anglosassone
hecg, inglese
hedge, tedesco
Hag, Gehege, nederlandese
haag (cfr. top.
Den Haag), inglese
haw, svedese
hage, francese
haie (top. La Haie, Hague);
L a t i n o:
caul(l)ae (< *ca(h)ole) «stazzo per pecore, recinto sacro».
L'origine viene cercata nel PIE
*kagh- «fassen, einfassen» [IEW 518].
...
Esaminiamo ora la sequenza semantica «recinto» «orto» «villaggio» «fortezza» dal punto di vista dell’autodatazione. Essa corrisponde, esattamente, alla sequenza di sviluppo reale, ricostruita dagli archeologi europei per una vasta area nordeuropea, sulla base di una ricchissima documentazione: in quest’area i primi insediamenti neolitici avvengono con la recinzione di un orto famigliare, seguita dal raggruppamento di diverse famiglie in un villaggio.
In seguito, gli archeologi osservano in tutta Europa l’inizio di fortificazioni di difesa dei villaggi neolitici, probabilmente causate dal sovrappopolamento delle prime aree di insediamento e dalle conseguenti tensioni intertribali. Molto spesso, i nuovi villaggi vengono ora edificati sulla cima di alture, attorno a cui vengono poi aggiunte anche fortificazioni. Si tratta quindi di un processo tipico del Neolitico, e la sequenza semantica è perfettamente corrispondente, come del resto dovremmo aspettarci, alla sequenza reale. Ma se aspettiamo che gli IE si separino nell’età del Rame, dopo il Neolitico, come possiamo spiegare la sequenza?
Per eliminare la contraddizione, occorre liberarci dall’orizzonte cronologico catastrofista e accettare l’ottica della Teoria della Continuità: se la sequenza è neolitica, e nel Neolitico le lingue IE sono già separate, lo sviluppo da
Zaun a
tuin, da
tuie a
town, e da
town a
dunum, avviene localmente, e in tempo reale.
La fase «fortezza», inoltre, raggiunta solo dal Celtico, si lascia più facilmente interpretare come prestito, anche se la questione meriterà uno studio più approfondito.
Questa analisi viene rafforzata dall'esistenza di sviluppi simili in altre aree, con materiali lessicali diversi.
Ne vedremo ora altri esempi.
3.5. Il passaggio da «recinto» a «luogo portuale» in area celto-germanicaIn parte simile a quella precedente è la famiglia lessicale celto-italo-germanica, che Pokorny (518) raggruppa sotto la radice *
kagh- *kogh-, il cui significato primordiale non è stato ben studiato, e comprende latino
caulae «recinto, ovile, cancellata»,
cōlum «colatoio, staccio, filtro»,
cohum «cavità del gioco dell’aratro»,
incohó «cominciare, dar mano», tedesco
Hag, Hecke «siepe», antico danese
hoge «pascolo recintato», danese
have «giardino», inglese
haw «bacca, recinto, siepe, giardinetto», inglese
hedge «siepe», antico islandese
hagi «terreno da pascolo», antico alto tedesco
hag «centro abitato» e i suoi affini germanici (fra cui toponimi del tipo
Den Haag «L’Aia» in Olanda, e moltissimi altri del tipo
Hagen in Germania, e del tipo
Haie in Francia del Nord); antico bretone
caiou «siepe», gallese
cae «siepe», cornico
kē «siepe», medio bretone
kae «siepe», gallese
caü «recintare», bretone
kea «recintare» ecc., gallico (glosse)
caii «recinti, cancelli».
Il tipo celtico, penetrato nell’area nord-germanica, dà adito al termine portuale (in origine fluviale) che appare in nederlandese
kaai, tedesco
Kai, danese
kai, svedese
kaj, inglese
quay, francese
quai «banchina, molo, lungofiume».
Bertoldi [1947, 96 ss.] sottolineava giustamente le «origini rurali» di questa famiglia lessicale, senza rendersi conto, per il solito problema cronologico, che «origini rurali» per una famiglia ricostruita di fatto non può significare che Neolitico. Nell’età dei Metalli, infatti, si muovono ormai solo potenti superstrati, e si introducono importanti mutamenti strutturali in sistemi linguistici oramai stabili da due decine di millenni.
Ora, la presenza di questa famiglia lessicale nel mondo celto-germanico, proprio dove esiste anche la famiglia di
Zaun/dunum, conferma che Germanico e Celtico erano già separati dal resto dell’IE, e uniti da stretti rapporti in questo periodo. Non mi soffermo sul problema degli ulteriori collegamenti di questa famiglia occidentale col lessico PIE (protoindeuropeo).
6.5 Armi e guerra1) Il nome celtico della «fortezza», «villaggio sopraelevato fortificato», tipico dell’età del Ferro, rappresentato dal gallo latino
dūnum, antico irlandese
dūn, antico gallese
din, gallese
dinas [Buck 20.35; 263], non è penetrato nelle aree vicine come nome comune, ma si è diffuso come toponimo in
-dunum in area germanica e latina.
Capitolo diciassettesimo
La stabilizzazione del quadro geolinguistico europeo come stadio III di «Homo loquens»
4.2. Il presunto nome PIE del «luogo recintato» e dell'«orto»Il secondo esempio concerne la famiglia di termini che Pokorny (442, 444) raggruppa sotto le radici
*ĝher- e ĝherdh- «prendere» «collegare, recintare»:
ittita
gurtas- «fortezza», tocario B
kercīye (pl.) «palazzo», antico indiano
gṛhà- «abitazione», avestico
gәrəða «abitazione di esseri magici», albanese
garth «area recintata», greco
khórtos «luogo recintato», gallese
garth «recinto», latino
hortus «orto», osco
húrz, gotico
gards «casa, cortile», antico islandese
garðr, aglosassone
geard «recinto, cortile», antico slavo
gradъ «cittadina, castello, giardino», lituano
gardas «recinto», serbo croato
grad «cittadina», russo «idem»,
górod «idem», ceco
hrad «idem», polacco
gród «idem» (ma anche «castello, fortezza») [Buck 1949, 5 19.157.
Come si vede, l’insieme di significati che appare in questo gruppo è esattamente uguale a quello che abbiamo già notato nella sequenza
Zaun tuin town dunum: «recinto» «orto» «città» e «fortezza».
Questo rende particolarmente interessante il sovrapporsi dei due insiemi in area germanica.
In ambito tradizionale, poiché la radice rappresentata da
Garten ha una diffusione globale maggiore di quella di
Zaun, essa appare come quella che, potrebbe meglio rappresentare un termine del vocabolario comune. Forse anche per questo Devoto ha visto in
Zaun e affini uno sviluppo proveniente da una corrente non-IE, che si sarebbe sovrapposto in area occidentale a quella veramente PIE, rappresentata da *
gherdh- (P. 442).
Se si prende in considerazione anche la radice
*gher- «prendere» (ibidem), l’area si estende al greco
kheír «mano», antico indiano
hárati «prende» e simili.
Rispetto a questa radice forme come greco
khórtos, latino
hortus, tedesco
Garten ecc. sarebbero formazioni participiali dal significato di «(territorio) preso» [DELL, s.v. hortus].
Tuttavia, anche gli specialisti ammettono che questo collegamento non è senza problemi: Kluge lo definisce «nicht unproblematisch» e afferma: «Die ganze Sippe weist lautliche Schwierigkeíten auf; die Möglichkeit von Substrateinfliissen ist nicht von der Hand zu weisen» [Kluge, s.v. Garten]. Un’altra questione su cui non mi soffermo è quella se i termini slavi designanti la «città» siano ereditari o presi in prestito dal Germanico (tesi rifiutata da Vasmer).
Per la TC, l’assunto di base per le famiglie lessicali pan-IE databili al Neolitico è che esse siano prestiti. Interno od esterno? Sia Linus Brunner [1969, 46 n. 206], nel suo panorama dei possibili rapporti ereditari fra IE e Semitico, sia Allan Bomhard [1984, 231 nr. 128] nel suo tentativo più sistematico di confronto, hanno incluso rispettivamente
*gher- «greifen, fassen, umfassen, einfassen», e PAA
*gyər, *gyar «to gird, enclose» nel loro elenco di radici comuni alle due famiglie, con numerosi termini semitici collegabili. Brunner ha identificato la possibile fonte di
Garten e
hortus nell’ugaritico
hrnq «frutteto», Bomhard in altre forme.
Il prestito rifletterebbe dunque il contributo delle popolazioni asiatiche sud-occidentali alla diffusione del Neolitico in Europa.Qualunque sia poi il rapporto fra le due famiglie linguistiche, genetico o di Sprachbund, non pare dubbio che l’ipotesi del prestito afroasiatico per la nozione specifica dell'«orto» risolverebbe il complesso problema della sovrapposizione delle due sequenze in area germanica e allo stesso tempo della datazione delle due sequenze al Neolitico.
A proposito dell’ipotesi etimologica di Garda fatta derivare dal germanico
*wardon (DELI: osservare, stare in guardia[;)] da cui
guardare/vardar,
guardia/guardian ecc. (attestate sia nel latino tardo che in italiano che nelle altre lingue/dialetti nord-italiani),
riporto quanto scritto nei dizionari etimologici del Semerano:Ward (inglese) custodire, stare in guardia;
tedesco
warten = custodire;
intr. aspettare,
Warte (guardia);
anglosassone
weardian (custodire), etc.
Fu ipotizzata l’origine da indoeuropeo
*wer (percepire), confrontare inglese
ware (v.) tedesco
wahren;
confrontare francese
garde,
garder, spagnolo e provenzale
guarda, guardar;
confrontare anglosassone
*hlāfweard > hlāford (custode del pane).
La base originaria richiama ugaritico e accadico
ḫarādu (custodire, to wake up, to be alert, to keep watch),
ḫardattu (alertness),
ḫardu (in guardia, wachsam): per
w- < ḫ confronta
walk.
Ware (inglese) essere cauto, guardarsi,
beware: stare in guardia,
wahren (tutelare),
bewahren (custodire);
anglosassone
warian, antico alto tedesco
bi-warōn, antico sassone
waron, antico frisone
waria, antico nordico
vara, medio alto tedesco
war (attenzione), gotico
wars (cauto): viene postulata una radice
*wer (percepire).
Accadico
barûm, semitico
brī (guardare, to look upon, to watch over, to inspect).
Della stessa base di inglese
warn, tedesco
warnen (mettere in guardia) con suffisso
*nōn, *nēn.
War (inglese)
guerra;
medio inglese
wa(r), warre; più antico
werre (come nel latino
prima-vera), antico frisone settentrionale
werre, variante dell’antico francese
guerre, italiano
guerra, antico alto tedesco
werran (portare confusione), veneto
goera:
war richiama basi corrsipondenti a accadico
wârum (avanzare contro qualcuno); confrontare con ebraico
‘ārā (offendere, distruggere) ; v. tedesco
Krieg da base semitica: ebraico e aramaico
grī: accadico
garû, ebraico
gārā (essere ostile, guerra).