Entel veneto łi descoverxe çità romane e no venete, parké ?

Entel veneto łi descoverxe çità romane e no venete, parké ?

Messaggioda Berto » mar feb 04, 2014 6:46 pm

Entel veneto łi descoverxe çità romane e no venete, parké ?
viewtopic.php?f=43&t=545


Par el jornałàso nasionałista tałian Coriere, entel Veneto se descoverxe çità romane e no venete o rete o ogagne, parké łi xe 'gnoranti e buxiari e łi vol farne credar ke semo tuti fiołi de romani e prasiò latini e tałiani de sangoe e coultura romana.

Par sti cancari gnorantoni e falbari łe xenti venete łe xe stà sopiantà da łi romani.

Ke ràça de falbari o buxiari sti ki del Coriere!

http://www.corriere.it/scienze/13_genna ... bb97.shtml

Veneto: scoperta città romana sconosciuta
Dovrebbe trattarsi di Dripsinum, presso Arzignano, in provincia di Vicenza

Immagine
Immagine
http://www.heritagedaily.com/wp-content ... /12/UK.jpg



Il prof. Visonà (a sinistra) rinviene un altare funerario

Una «nuova» città romana è «emersa» dal nulla nella pianura veneta. Il suo nome potrebbe essere Dripsinum, un insediamento che non è presente su nessuna carta geografica moderna, ma che sulle mappe dell’impero romano dovrebbe essere stato ben indicato. Aveva le dimensioni equivalenti a quelle di mezza Pompei. Ora la presenza di questo antico insediamento romano è stata confermata grazie alle ricerche archeologiche condotte da Paolo Visonà, originario di Valdagno (Vicenza), e da George Crothers, rispettivamente professori di storia dell'arte e antropologia della School of Art and Visual Studies al College of Fine Arts (Gran Bretagna).
RICERCA NON INVASIVA - La ricerca, non invasiva, cioè condotta attraverso un'indagine archeologica senza scavi, è stata effettuata l’estate scorsa con strumentazioni quali georadar, radiometri e magnetometri in terreni privati presso la frazione di Tezze, in località Valbruna, ad Arzignano, in provincia di Vicenza. Visonà venne a conoscenza della possibile presenza di un antico insediamento da un agricoltore di Valbruna. Quest’ultimo, Battista Carlotto, mentre lavorava la sua terra aveva scoperto reperti antichi quali ceramiche, mosaici e vetri attribuibili all’epoca imperiale romana. Visonà cominciò così a cercare testimonianze storiche relative a quella zona. E nella biblioteca Bertoliana di Vicenza trovò manoscritti che confermarono il suo sospetto: là sotto doveva esserci qualcosa di molto interessante.

MANOSCRITTI - In quei manoscritti infatti si legge che nel tardo XVIII secolo testimoni avevano visto i resti della città romana. Così non volendo operare con metodi invasivi nei campi di Carlotto, Visonà ha dovuto escogitare un modo per trovare le prove dell’esistenza di quell’insediamento. In suo aiuto è giunto il collega George Crothers, professore associato di antropologia nel Regno Unito: «George aveva le basi per fare questo tipo di ricerca», dice Visonà, «con tecniche geofisiche e gli strumenti per scoprire le caratteristiche architettoniche nascoste di questo sito».

MAPPA - Crothers spiega: «Il sito non era stato scavato, e le tecniche geofisiche sono un modo per guardare sotto terra senza disturbare il terreno». Il team ha utilizzato un magnetometro e un radar per indagare il suolo. Il magnetometro misura le variazioni nell'intensità magnetica del terreno e può rilevare le caratteristiche degli oggetti seppelliti. Il radar emette onde sottoterra che poi vengono riflesse. È stato così possibile creare una mappa di ciò che c’è sotto la superficie.

UNA STORIA LUNGA 400 ANNI - In primo luogo la squadra ha confermato la presenza di una strada e pareti che indicano la presenza di edifici romani. A giudicare dai materiali trovati in superficie e durante i lavori agricoli, l'insediamento poteva essere esistito per più di 400 anni, dal I secolo a. C. al III-IV secolo d. C. Le informazioni del manoscritto indicarono che era molto vasto. «Riguardano un lungo periodo, alcune sono molto dettagliate, di testimoni oculari che hanno visto la città romana in due diverse occasioni», spiga Visonà, «quando venne in parte alla luce durante le inondazioni del fiume Guà. Ma erano informazioni sparse e mai davvero considerate dagli scienziati».

DRIPSINUM - Gli strumenti hanno rivelato anche la presenza di grandi strutture circolari sotto le strutture romane del sito. «Ci hanno sorpreso», continua Visonà. «Erano totalmente inaspettate. Il radar ci ha detto che sono molto più profonde di quelle romane, potrebbero quindi essere la prova di capanne di una popolazione indigena preistorica, databili dal Neolitico alla tarda età del bronzo». Il nome dell'antica città romana potrebbe essere stato Dripsinum: antiche fonti indicano che i Dripsinates erano una comunità subalpina, vissuta in questa zona del Nord Italia. Si spera che le ricerche presso il sito possano proseguire. Le indagini sono state condotte sotto l'egida della Soprintendenza del Veneto, in collaborazione con i dipartimenti di geografia e geologia dell'Università del Kentucky (che ha collaborato ) e con l'aiuto, per l'analisi del campioni, degli atenei Ca' Foscari di Venezia e dell'Insubria di Como.


Par sti ebeti ensemenii dir roman a xe mejo ke dir veneto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Entel veneto li descoverxe çità romane e no venete

Messaggioda Berto » mar feb 04, 2014 6:51 pm

Dripsinum

lè on nome nostran (de ara padan alpina) e no roman.

Trisino
http://it.wikipedia.org/wiki/Trissino

L'origine del toponimo deriva probabilmente da Dripsinum, ovvero un villaggio appartenente forse alle popolazioni dei Dripsinates, dedite soprattutto alla pastorizia, ed organizzate in varie tribù, che dovevano abitare anticamente la Valle dell'Agno e le colline veronesi e vicentine centro-orientali.
Trissino e i “ Dripsinates”

Gli Euganei furono assoggettati dai Romani verso la metà del II secolo a.C. e, dopo la seconda guerra punica (219-201 a.C.), le loro terre vennero pacificamente romanizzate (???). Ottennero il titolo di colonia di diritto latino dopo la seconda guerra sociale dell'88 a.C. Dopo il 49 a.C. Vicenza divenne Municipio Romano e i suoi abitanti furono iscritti alla tribù "Menenia".

Lapidi romane rinvenute e recanti il nome di questa tribù dimostrano che i confini del Municipio di Vicenza toccavano Arzignano, Montecchio Maggiore, Sovizzo, Schio e Chiuppano.
La vallata di Trissino probabilmente non apparteneva al Municipio di Vicenza, poiché una lapide, rinvenuta sul greto del torrente Agno nel 1938 in prossimità della chiesa di S. Martino di Brogliano, porta l'iscrizione funebre del Duumviro ed Edile "Lucio Heio Calsaesio" e della consorte "Gellia Quartina Seconda" iscritti alla tribù "Collina".
In queste valli prealpine non esistono ritrovamenti archeologici riferiti alla tribù Menenia o a nomi di " Quattuorviri", alti funzionari presenti solo nelle città insignite della municipalità romana. La presenza nella valle di un "Duumviro", anziché del Quattuorviro, dimostra che la popolazione doveva formare una "Civitas" propria di diritto Latino, ma priva della cittadinanza romana.

Lo storico Plinio il Vecchio menziona le 34 comunità in cui erano suddivise le Genti Euganee e le qualifica come popolazioni prealpine delle valli bresciane, veronesi e vicentine. II Maffei e il Fraccaro sostennero l'ipotesi che una delle 34 comunità citate da Plinio il Vecchio si fosse insediata nella Valle dell'Agno e la identificarono con i Dripsinati.

Una lapide rinvenuta a Gavardo (BS) onora Sesto Valerio Publicola quale patrono delle due comunità dei Vardagatesi e dei Dripsinati. Una epigrafe Pompeiana cita un soldato Dripsinate con il nome di Lucio Vettonio Saturnino appartenente alla tribù Collina, come il sopracitato Lucio Heio Calsaesio e sui latercoli pretoriani sono incisi i nomi di altri due soldati Dripsinati.

Il Fraccaro, dopo la scoperta della lapide Lucio Heio Calsaesio, scrive testualmente -."...ritengo probabile che nella bella valle dell'Agno... abitasse una Civitas a sé, di diritto Latino, appartenente alle Euganee Gentes e non v'è altro nome che con maggiore probabilità la possa indicare da quello suggerito dall'identificazione Dripsinum = Dressen ".
L'interpretazione dello studioso avalla l'ipotesi che gli antichi abitatori della valle furono i "Dripsinati" e che il loro villaggio fosse da collocarsi sul colle di Trissino verso l'interno della valle.
...

IL NUOVO RITROVAMENTO ARCHEOLOGICO A VALBRUNA DI TEZZE DI ARZIGNANO

La recente scoperta dell’antica Dripsinum-Drixinum (???), potrebbe essere una delle scoperte più importanti del Veneto nel mondo archeologico, ma per la tipologia, probabilmente anche del mondo (???).

È stata annunciata anche dalla trasmissione Leonardo, il ritrovamento di strutture sommerse dai detriti alluvionali dell’Agno a Valbruna di Tezze di Arzignano e messe in mostra dall'alluvione di Ognissanti del 2010, in quanto il torrente ha scavato ulteriormente nell'attuale alveo, ma con il muoversi dei meandri anche in laterale, scoprendo aree prima sommerse dal giaron. Già dopo le grandi e potenti alluvioni del 1796 e del 1882 (la più potente per flusso di acqua), erano state scoperti alcuni reperti. La corrente aveva “ruspato” alcune tombe romane (??? saria da dir de epoca veneto romana), con balsamari e altri oggetti tipici di quel tempo e modalità, posti a lato dell'inumato. Gli oggetti poi sono stati dispersi da quei secoli da chi li aveva raccolti, per propria esposizione agli amici, come era la moda di quel tempo. Forse oggi sono in qualche museo, come il Zannato di Montecchio, ma che non hanno definizione di luogo ed età.

Si ricorda che il vicentino e veronese nel 1700 era il centro del mondo per la geologia che stava nascendo. ???

Si può ipotizzare che i reperti romani inizino da sopra di quei puntini, fino alla località Valbruna, quindi un'area di circa 1 km². Gli studiosi sono rimasti nella storia, proprio per essere stati i primi, base per quelli che vennero dopo, e per tutti gli studiosi che dalle altre nazioni vicine che sono venuti a vedere le rocce delle nostre montagne; per capire come si era formata la terra, vennero principalmente tedeschi ed austriaci (in quanto eravamo sotto gli austriaci) ma anche inglesi in gran numero, provenienti da molte università. Fu il tempo anche per i primi musei, dopo i primi "ammassi" di opere d'arte fatti dagli imperatori (Adriano per primo) furono i ricchissimi banchieri romani e fiorentini e poi dai papi.

I primi musei specializzati di geologia nacquero a Verona con le vetrine di Girolamo Calceolari.

Per queste nostre strade vi passarono re, imperatori, principi e ricchi, che volevano portarsi a casa i fossili che altri estraevano dalle rocce. I musei del mondo hanno addirittura intere sale con i fossili di Bolca e dintorni. Le varie e potenti alluvioni successive accadute fino ad oggi, hanno cambiato ancora lo scenario dei livelli dei ghiaioni superficiali. Nella carta Igm (Istituto Gepgrafico Militare) al 25.000 della zona, compaiono 4 puntini a metà fra Trissino a Tezze, indicando un ritrovamento archeologico (generico) che potrebbe essere quel ritrovamento della fine del 1700. Arusnates, erano chiamati coloro che popolavano i Lessini più ad ovest, fino ad arrivare al Garda, mentre i Dripsinates sicuramente erano gli abitanti della valle dell'Agno, ma sicuramente anche quelli della valle più ad ovest e quella ad est. Entrambe queste popolazioni hanno nel finale della parola "nates" (cosa significa?).

In latino potrebbe significare: nati, quindi nativi di Arus, e quindi per Dripsinates: nativi di Dripsi o Drixi. Quindi il nome originale venetico del paese di Trissino dovrebbe essere in realtà Dripsi o Drixi. Drixinum invece potrebbe derivare da: la cittadina con il nomen Drixi. Potrebbe essere la descrizione fatta dal primo scriba romano, che ha dato l'elenco al "primum praefectus urbis Vicetie", che comandò la "provincia" vicentina. ???

George Crothers (insegnante di storia e archeologia all'università del Kentuky), con il collega Paolo Visonà (vicentino trissinese emigrato per mancanza di prospettive decenti in questa Italia distrutta dai politicanti, che hanno aprofittato dell'ignoranza dei loro elettori), hanno fatto nuovi studi per vedere meglio quello che potrebbe esserci sotto ai ghiaioni. Utilizzando la tecnica del georadar, radiometro, magnetometro e rilevatori di diversità alla resitenza elettrica, hanno messo in risalto varie strutture di probabili fondazioni di abitazioni e grosse strutture murarie, anche circolari, sotto alla coltre dei detriti torrentizi, a 1-3 metri di profondità. Purtroppo, per motivi che "non sappiamo", dopo un certo tempo i ricercatori sono dovuti ritornare negli Usa (scappare), senza la collaborazione con la sovrintendenza, già interpellata prima e anche in questa occasione..!!??, dicendo verbalmente che sono di età recente; notizie destinate a cambiare al più presto, se ci sarà un'indagine della Procura della Repubblica. Il classico Muro di Gomma.

Anche nel 2010 queste alluvioni potenti, ma comunque negative, in quanto scavano l’alveo portando i detriti più a valle, hanno esposto poco lontano, una serie ulteriori di vasche in argilla indurita, portandosene via una parte. Sono state trovate da Davide Sandini (Visonà, Pizzati e altri appassionati di archeologia e storia, fin dal 1989), che abitavano non molto lontano, che è anche un interessato tecnico e storico, anche di bacini di stoccaggio acque da alluvione.

Questa serie di vasche, presenti nello stesso livello romano (de epoca veneto romana musi), forse servirono per la pulizia e tintura dei tessuti e pelli, cosa unica al mondo (forse in Belgio esiste una cosa simile, ma il nostro sito è molto enormemente più grande, quindi sicuramente una lavorazione industriale. In queste numerosissime vasche si sono trovati degli oggetti tipicamente romani (epoca veneto romana ensemenii): una punta di un pilum (lancia da tiro tipica dei soldati e legionari), una calliga (sandalo tipico dell'epoca e portato sempre dall'imperatore Caligola che divenne il suo soprannome) ed un palo forse di ancoraggio a delle barchette che trasportavano il materiale, forse anche a mano.

Le ultime scoperte degli autori e del Sandini, oltre che ad un'ulteriore erosione del torrente che sta rovinando ulteriormente le vasche, ha messo in esposizione ancora altre zone molto grandi, con un'estensione di ben oltre un chilometro. Le vasche sono mediamente di grandezza 6-8 metri di lunghezza, per 1,5 di larghezza e 60 cm di profondità, con spessori da 30 a 80 cm di argilla.
Questo può far pensare invece, e con maggior certezza, all'utilizzo come vasche da pesce, come ancora oggi ci sono a qualche km, in val Chiampo.

Se invece venisse confermato l'uso per tessuti, rifletterebbe ciò per cui diventò subito famoso il nostro territorio veneto, agli occhi dei primi commercianti greci che si erano insediati ad Adria, poi Spina e forse Ravenna, Aquileia, Torcello e altri piccoli villaggi portuali lungo le varie lagune a bordo mare, che a loro volta commerciavano sia tramite le vie acquee fluviali, sia direttamente con le altre lagune interne che si collegavano le une alle altre verso l'interno del territorio veneto, fino ad arrivare non molto lontano dalle pendici dei Lessini, tanto che la località Vò di Brendola era un piccolo porticciolo di quello che era il Guà fino a 1 solo secolo fa.

Il toponimo "vo" significa proprio: scivolo per barche che si usavano nel corso d'acqua stabile, scavato sull'argine (???). Il cambio del nome fra Agno e Guà è sicuramente preso dalla differente pendenza del terreno e del flusso delle acque: Agno come torrente che in estate o periodi secchi ha il letto asciutto e Guà come fiume ad acqua perenne.

In più quel limite era poco sotto il passaggio della consolare Postumia fra i Berici e i Lessini, in zona Vanzo, dal latino Vanzium, terra scarta d'avanzo (???), di bassa qualità e non arabile, proprio per la presenza di sassame che rende il terreno incoltivabile, dopo l'ultima alluvione.
I grossi e famosi siti archeologici dei Gazzo veronese, Frattesina di Rovigo e altri nuovi piccoli ritrovamenti minori, mettono in luce l'arrivo di ceramica attico-micenea del 1400-1200 a.C., precedenti alla distruzione della Troia omerica del 1150 circa, della fine dell'impero ittita e di tutti quei regni e civiltà antiche ma progredite del medio oriente.

Questo fu fatto dall'arrivo di un popolo guerriero indo-europeo (???) senza cultura (???) (proveniente dall'Asia centrale e uralica), che riporterà indietro di un millennio la cultura dell'area mediterranea e del suo interno (???). Quella meravigliosa ceramica era comprata dai nostri Paleo Veneti, proprio in cambio dei tessuti di soffice e calda lana. Quindi questa ceramica miceneo-cretese venne mercanteggiata sulla costa adriatica, dai mercanti greci, nei loro empori di Adria antichissima e di altri, per poi essere rivenduti più all'interno da mercanti autoctoni, in altri villaggi minori, in posizione più alta rispetto alle larghe e profonde lagune navigabili della bassa pianura che esistevano a quel tempo. Paleoveneti è il vecchio nome generico ormai abbandonato, indicante i veneti prima dell'arrivo dei Romani (???).

Oggi le popolazioni residenti nel Triveneto (dal 1500 al 1000 a.C. cioè prima del 1.000 a.C. si debbono chiamare Pre-Venetkens o Pre Veneti o Paleo Veneti Mentre dopo il 1.000 a.C. si chiamano "Venetkens" (dal 9° al 4° secolo a.C.) come compare dal recente ritrovamento ad Isola vicentina, dove compare per la prima ed unica volta il nome di: veneti, inteso come popolo.

Quelli precedenti ancora si potrebbero chiamare genericamente: "Delle Terremare", cioè abitanti dei fiumi, laghi e paludi ad acqua pulita e leggermente corrente. Infatti i loro siti sono in strati torbosi scuri, da cui terre nere. Erano praticamente della civiltà dei "Palafitticoli", che vivevano sull'acqua o ai bordi dell'acqua di fiumi e laghi o paludi fresche.

Solo dopo almeno 200-300 anni dalla caduta di Troia (luogo di termine di confronto di quel periodo burrascoso) i traffici navali-commerciali greci ripresero con regolarità, con il periodo della grande colonizzazione magnogreca dell'8° secolo, detta del periodo orientalizzante; ma a quel punto i nuovi commercianti avevano davanti i nuovi Venetkens (non più paleoveneti).

Questa grecità dovrebbe essere l'origine di molti idronimi presenti nel Veneto Toponimi che hanno a che fare con acque, paludi e laghi(???), ma anche nel resto del Triveneto, come in Maremma, la costa tirrenica , il delta del Rodano e lungo le lagune francesi sull'Atlantico. Mar, mara, maro, marg e idro-ledro, sono quelli più presenti, presenti inizialmente in Grecia e nella Grecia turca, dove si trova anche il fiume Meandro, a 50 km da Ilio-Troia, sotto dell'idronimo Mar di Marmarara, con il mar presente ben 3 volte sulla stessa parola.

La parola mare che oggi usiamo in molte parole, a quel tempo era usata anche come lago o grande e profonda palude navigabile. Ecco che in questo contesto si capisce anche che l'idrografia attuale è completamente diversa da quel territorio di 2.500 anni fa, dove anche parole mesopotamiche, come Po, palude, ippopotamo da potamos (cavallo di fiume di tipo lento e melmoso), Padova-Padua da Padus antico nome del PO, e Polesine con i suoi diversificati; anche la cittadina di Este sull'Adige-Atheste è greca, come la dea Athena (tuto grego???).

A mar con l'aggiunta di una semplice G, significa margine in latino, che significa, bordo di terra sulla laguna, da cui fluisce Marghera...Poi il lago di Idro e di Ledro da cui poi il paese di Lerino-Ledrinum, situato su paludi a canneto con acqua quasi ferma e melmosa (da cui in latino latrina), mentre il vicino e soprastante paese di Marola aveva una palude lago con acqua più veloce, fresca e senza canneto, proprio perché la pendenza era maggiore...

Le varie ondate di migranti arrivati dall'est uralico, finivano a smorzare pian piano la colonna in marcia, lungo il percorso, proprio dopo aver passato il confine costituito dalle Alpi Giulie e quindi anche noi veneti attuali, siamo la sommatoria di tante ondate di popoli che arrivarono, assieme ai residenti che si erano comunque "imparentati" con gli italici del centro sud, in un cambiamento continuo, secolo per secolo.

Questo successe anche dopo la fine dell'impero romano, con gli Unni, i Longobardi e altri gruppi al loro seguito e gli Ungari.
Al tempo dei Venetkens, fra i Berici e i Lessini e all'interno della valle dell'Agno-Guà e dintorni, esisteva una miscela fra le popolazioni di pianura, gli Eugani, e i Reti delle montagne tridentine. In questa nostra zona e valle più ampia delle altre, si erano leggermente differenziati linguisticamente e tecnicamente e quindi sicuramente erano chiamati dai vicini e poi dai Romani, i Dripsinates.

Queste 3 identità culturali venete, abitanti in altimetrie diverse, fra il 7° e 3° secolo a.C., avevano una scrittura e lingua leggermente diversa fra loro, che come anche quella etrusca, derivava dal greco antico (???); non dal miceneo del LineareA e LineareB arcaico e precedente, o derivati dal Fenicio, ancor precedente del 1300 a.C.

I Phoenykes furono i primi naviganti del Mare Nostrum che scrissero e parlarono il primo alfabeto più simile al nostro. (??? l'alfabedo nol se parla el se dopara par scrivar, xe la lengoa ke la se parla).
Questi antichi navigatori-commercianti furono sostituiti lentamente poi dai nuovi Greci e intensamente nel periodo orientalizzante dall'8° secolo in poi, prendendone la modalità di scrittura.
Oggi sappiamo che le loro basi di commercio nel Sinum Mare Adriatici furono Adria e poi Spina, ma altre minori furono nell'interno della media pianura, fino a che la pendenza non fosse torrentizia e quindi non navigabile da barconi da trasporto, come sono i burchi veneziani, relitti proprio di quei tempi, del saper navigare le grandi lagune presenti, fino al 589.


L’antica Trissino scomparsa ora riemerge dagli inferi ? Da un fitto bosco di Silva Glandaria, come definirono i Romani la pianura Padana, quando vi arrivarono nel 250 a.C. circa, pian piano il territorio fu runcato (tagliato con l'accetta e poi tagliati i rami e gli arbusti con la roncola) e reso terreno fertile. Greggi di pecore e mandrie di bovini pascolarono per i prati nelle montagne soprastanti, fornendo la famosa lana dei tessuti veneti e formaggio, sia per la popolazione a valle che per i soldati di stanza nei punti critici, oltre che merce di scambio commerciale.

Dripsinum era uno dei 34 oppidum che il grande Plinio il Vecchio disse di esservi nel Venetorum angolus, dove abitavano gli Eugani, in sinus mare Hadriaticus.

Gli oppidum erano degli insediamenti fortificati, quindi di una certa importanza militare, ma anche civile e base di commercio.
Drixinum era sicuramente la capitale dei Venetkens (???) nella valle più ampia e piana di tutte le valli dei Lessini, almeno fin dal 6° secolo avanti Cristo, ma sicuramente continuò all’arrivo dei Romani nel 2°, ingrandendosi con l’arrivo della consolare Postumia che probabilmente fu finita attorno al 140 a.C., quando passò per Montecchio.

Essa fu iniziata da Aquileia, che era la prima città e centuriazione romana nel territorio dei Veneti e sopra il Po (181 a.C.), in quella che divenne la capitale della X Regio Venetia et Histria.
Girandosi poi a gomito sotto le colline del Garda e si inoltrandosi delle foreste acquitrinose del Po, la Postumia si dirigeva a Genova.
Fu fatta costruire dal console Spurio Postumio Albino, che la diresse in quei decenni.
Questa strada era la più importante consolare dell’alta Italia non celtica, e si dirigeva a Verona, centro strategico-militare romano della popolazione dei Galli Cenomani (una popolazione intermedia ??? fra i Veneti e i Celti), a difesa e controllo delle genti dei Reti (???) del Trentino a nord e dei Celti facinorosi (???) ad ovest.

Come i Cenomani, sicuramente anche i Dripsinates parteciparono alla prima grande e vittoriosa battaglia che i Veneti fecero con i Romani a Talamone, in Maremma, contro i nemici giurati: i Celti dell'ovest (???). Ne furono straziati a migliaia in quelle colline, anche se la battaglia ebbe alterne vicende, ma che alla fine fu grande trionfo per gli alleati.
La battaglia fu descritta quasi nei dettagli proprio da Tito Livio padovano di nascita.

Robe de n'antro mondo, come ke li conta la storia !
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Entel veneto li descoverxe çità romane e no venete

Messaggioda Berto » mar feb 04, 2014 6:54 pm

Trisino (Trissino), Drèseno (etimoloja)

viewtopic.php?f=45&t=547

Immagine
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Entel veneto łi descoverxe çità romane e no venete, park

Messaggioda Berto » sab mag 10, 2014 8:19 pm

Euganei/ Eugani/ Ougagni/Ogagni 1
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 5wSzg/edit
Immagine
viewtopic.php?f=134&t=515


Mar-, mal-, mer-, mel-
Mar, Mare, Mara, Maran, Mareno, Marola, Marexane, Marta, Marsia, Marsi, Marsan, Marso (marcio), Mala, Mer, Merano, Morena, Moira, Mira, Mel, Melo, Melma, molo, mojo ...

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Q5eFU/edit
Immagine


Po, Padus, Bodinkus/cos,*Bodencos, Eridano
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... t3ZFk/edit
Immagine
viewtopic.php?f=45&t=424


Padova, Pava, Padoa, Padua, Padusa/Paduxa, Patavium
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 1tNG8/edit
Immagine
viewtopic.php?f=45&t=425
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Entel veneto łi descoverxe çità romane e no venete, park

Messaggioda Berto » lun mag 12, 2014 7:11 am

Arkeołoghia veneta (na bona parte fata pasar par romana)

viewtopic.php?f=43&t=41

Par sti ebeti ensemenii dir roman a xe mejo ke dir veneto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm


Torna a Arkeołoghia/arkeołoja de l'ara veneta (ła ‘gnoransa e łe falbarie o menxogne de l’arkeołoja nasionałista tałiana)

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti

cron