Arkeołoghia veneta (na bona parte fata pasar par romana)

Arkeołoghia veneta (na bona parte fata pasar par romana)

Messaggioda Berto » dom dic 01, 2013 8:18 am

Arkeołoghia veneta (na bona parte fata pasar par romana)
viewtopic.php?f=43&t=41

http://www.filarveneto.eu/arkeoloja-veneta
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Arkeołoghia/arkeołoja veneta

Messaggioda Berto » mar dic 03, 2013 7:37 am

Veja.it

Immagine

http://www.veja.it/categoria/verona-archeologia

http://www.veja.it/2013/04/30/verona-sc ... pio-romano
Dixem (saria mejo dir) ke no se trata de on tenpio roman ma veneto de li ani veneto-romani.
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Re: Arkeołoghia/arkeołoja veneta

Messaggioda Berto » gio gen 16, 2014 8:29 pm

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Re: Arkeołoghia/arkeołoja veneta

Messaggioda Berto » dom apr 27, 2014 7:37 pm

???

Associazione Culturale Studio D - archeologia didattica museologia
http://www.studiodarcheologia.it/info/d ... cheologica
http://www.studiodarcheologia.it/info/m ... /didattica

Arkeoloja a Montegroto – da ła pristoria al medhoevo
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... QwRkk/edit
Immagine

Pararia ke sta vila la fuse sta doparà da l'enperador roman Tiberio, stando a coanto me ga dito sta arkeologa Sabina Magro ???:
Associazione Culturale Studio D - archeologia didattica museologia
http://www.studiodarcheologia.it/info/d ... cheologica
http://www.studiodarcheologia.it/info/m ... /didattica

Abano e Montegroto (etimoloja e storia)
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... h4d0E/edit
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FAI, łiçeo Tito L. de Pava come l'ISIS
viewtopic.php?f=43&t=1489
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Re: Arkeołoghia/arkeołoja veneta

Messaggioda Berto » mar mag 06, 2014 6:53 pm

E li ga el corajo de ciamarla Coultura

Li eventi di maggio al Museo di Adria
Museo Archeologico Nazionale di Adria, via Badini 59
maggio, 2014 - Eventi
Sabato 10 maggio, alle ore 17.30

La religione dei Romani

http://www.archeopd.beniculturali.it/in ... o-di-adria

Gnanca ła rełixon de łe xenti venete o de l’ara veneta, ma ła relixon dei romani (basta co sti romani, basta ebeti!).

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Adria la xe veneta e no romana:
viewtopic.php?f=151&t=715

http://www.archeopd.beniculturali.it/in ... -di-altino

Gli eventi di maggio al Museo di Altino - Museo Archeologico Nazionale di Altino - maggio, 2014 - Eventi

Archeofiabe
Domenica 4 maggio, dalle ore 15.00
Racconti legati ai reperti della città romana, rivisti attraverso le parole e le illustrazioni di un libro per ragazzi a cura di Associazione Studio D. Tre turni della durata di 45 minuti a partire dalle ore 15.00. Destinatari: bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni (minimo 10 massino 15);
Partecipazione: contributo di 3 euro a bambino
Iscrizione obbligatoria (officina.altino@gmail.com)

Anca ki li nega i veneti pa i romani, malditi, gnoranti:

Altin la xe veneta e no romana
viewtopic.php?f=151&t=99

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Gi eventi di maggio al Museo di Fratta Polesine
Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine, via Tasso 1
maggio, 2014 - Eventi
http://www.archeopd.beniculturali.it/in ... a-polesine
Anca kì no li noma mai le xenti venete, ma i romani li ghe xe senpre.

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Gli eventi di maggio al Museo di Portogruaro
Museo Nazionale Concordiese, via Seminario 22
maggio, 2014 - Eventi
http://www.archeopd.beniculturali.it/in ... ortogruaro

Dall'antica Roma all'Italia di oggi
Venerdì 30 maggio, ore 15.00-16.00
Spettacolo di Elena Storchi. Recitano i bambini della classe V della Scuola Marco Polo di Portogruaro

Basta ensemenir la xente co sti romani, buxiari vargogneve!
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Re: Arkeołoghia veneta (na bona parte fata pasar par romana)

Messaggioda Berto » mer mag 07, 2014 1:21 pm

Anca Verona la vien fata pasar par romana

IL MISTERO DI VERONA ROMANA: NASCITA DI UNA CITTA’ TRA ARCHITETTURA, MISTICA E METAFISICA

https://www.youtube.com/watch?v=7Eiq-FBQiHo#t=461


Vivaro, Viverone, Var, Varo, Varone, Vara, Varano, Varenna, Varta, Varaita, Vardar, Varexe, Varna, Varmo, Verna, Verona, ...
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... B3Q0E/edit
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viewtopic.php?f=151&t=130
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Re: Arkeołoghia veneta (na bona parte fata pasar par romana)

Messaggioda Berto » ven mag 09, 2014 8:18 pm

Anca a Santorso e a Skio li fa pasar tuto par roman e le xenti veneti par romani

http://www.santorsoarcheologica.it/inde ... Itemid=100

http://archive.today/qG8CR


Santorso dalla II età del ferro alla romanizzazione L'area La necropoli tardo romana di Sarcedo Laboratori di età romana


A casa con i romani

Con la “romanizzazione”, il modello insediativo che aveva caratterizzato l’Alto Vicentino durante la II Età del Ferro, cambia radicalmente.
Partendo dai reperti esposti in Museo e dal plastico di una domus, l’attività si propone di scoprire, assieme ai ragazzi, com’erano le case romane e come si svolgeva la vita in esse e si concluderà con la realizzazione di un piccolo mosaico secondo modelli iconografici romani.

La necropoli di Sarcedo

Grazie alla collaborazione con il Comune di Sarcedo, dallo scorso anno il museo si è arricchito di una nuova esposizione dedicata allo scavo di una necropoli tardo romana scavata a Sarcedo in loc. Maddonnetta.
Dopo una visita alle vetrine di età romana, in particolare a quelle della necropoli e ai pannelli che illustrano gli studi condotti sui corredi e sui resti osteologici, saranno proposte alcune attività legate ai materiali dei corredi.

Gli accampamenti romani

Grazie alla collaborazione con il liceo Zanella di Schio e l’Istituto comprensivo Caltrano-Cogollo, in museo è stata allestita una mostra permanente sugli accampamenti romani con alcuni pannelli che illustrano l’evoluzione degli accampamenti e alcuni aspetti della vita militare e il plastico di un accampamento di epoca imperiale.
Si analizzerà anche il caso del “campo romano di Schio” con la realizzazione di un modello di accampamento di tipo “polibiano”.


Schio (VI), necropoli romana di via Lago di Alleghe

http://www.archeopd.beniculturali.it/in ... di-alleghe

http://archive.today/xojy0

Nell'estate del 2012, nell'ambito dell'assistenza archeologica ai lavori di scavo per la realizzazione della nuova tangenziale sud di Schio, in un'area a destinazione agricola circa 5 km a S-E del centro di Schio, sono stati individuati due contesti di interesse archeologico che hanno dato avvio ad accurate indagini stratigrafiche (fig. 1).
Il primo rinvenimento (area A) consiste in una necropoli romana che ha restituito un nucleo di 31 tombe ad incinerazione indiretta, databili approssimativamente alla seconda metà del II - inizi del III sec. d.C., di cui ben 14 soggette, forse già in epoca antica, ad azioni di spoglio (fig. 2).
Le sepolture, emerse a poche decine di cm dall'attuale piano campagna, risultano troncate dalle attività agrarie che hanno intaccato tutta la superficie antica.
Le fosse, con dimensioni che raggiungono anche 1,30 m di lato, presentano forme abbastanza regolari: predomina la pianta quadrangolare, mentre dieci tombe presentano un perimetro circolare. I limiti regolari del taglio e la quasi totale assenza di ingressione della ghiaia all'interno delle strutture suggeriscono la presenza di un contenimento delle pareti e una copertura con assi lignee, se non addirittura di vere e proprie cassette lignee.
Particolare è la ricorrente bipartizione dello spazio interno, evidenziata dalla presenza sul fondo di un gradino, in alcuni casi sottolineato da un divisorio in ciottoli (fig. 3). In questo caso la parte più profonda accoglie il vasellame fittile di accompagno, generalmente un'olla, alla quale si aggiunge talvolta un'anfora. Il resto della fossa sembra essere invece riservata allo spargimento rituale della terra di rogo e delle ossa cremate del defunto, che potevano anche essere collocate all'interno di un contenitore in materiale deperibile. Il corredo si completa talvolta con offerte di monete o di oggetti di ornamento deposti sul fondo e coperti dalla terra di rogo.
Il contrasto fra la dimensione della fossa di impostazione e la porzione occupata dal corredo conservato sembra, inoltre, suggerire la presenza di offerte di accompagno in materiale deperibile.
Le tombe presentano tratti tipologici ricorrenti, nella struttura, nella ritualità e nella composizione dei corredi, creando un complesso funerario sostanzialmente omogeneo.
A fronte di una sostanziale semplicità dei corredi, in cui sono ricorrenti l'olla e le fibule a tenaglia in bronzo, spicca per la particolare ricchezza delle offerte la coppia formata dalle tombe 14 e 15, collocate al margine nord-orientale dell'area. Entrambe presentano la bipartizione della fossa, nel caso della tomba 15 sottolineata anche dalla paretina in ciottoli. Il corredo fittile è rappresentato dalla sola olla, deposta nella zona più profonda; analoga appare la composizione del prezioso corredo di accompagno, costituito da una fibula a tenaglia, da una coppia di orecchini in oro della non comune tipologia ‘a B', da un anello d'argento - con castone per la tomba 14, con lettere incise per la tomba 15 -, e da due monete di età antonina (fig. 4). In entrambe le tombe, l'olla fittile è risultata contenere un'offerta alimentare costituita da una porzione di volatile.
Per un inquadramento cronologico del contesto, al momento l'elemento datante più certo sono le quattro monete, che riferiscono la necropoli alla seconda metà del II se non agli inizi del III sec. d.C. Un più preciso inquadramento sarà possibile in seguito al restauro e allo studio tipologico del vasellame e degli altri elementi di corredo.
La sostanziale omogeneità dei materiali suggerisce comunque un limitato excursus cronologico, rafforzando l'ipotesi di un'area destinata alla sepoltura di una comunità ristretta, di carattere familiare, in uso per una o due generazioni.
Anche il contesto individuato nella seconda area (area B) è di carattere funerario e consistente in una sepoltura multipla: una fossa di forma sub-circolare con ossa prive di connessione anatomica appartenenti a più individui di età prenatale o prenati. Ad una decina di metri di distanza è emersa, inoltre, la sepoltura di un bovide, di carattere presumibilmente rituale, anch'esso parzialmente intaccato dalle attività di aratura moderna.
I due nuclei individuati suggeriscono l'esistenza di un paesaggio agrario caratterizzato da una presenza insediativa diffusa e persistente per tutta la romanità, a sottolineare l'importanza e la vivacità di questo comprensorio che costituiva un corridoio naturale tra il centro di Vicenza e il comparto più settentrionale del suo territorio, all'imbocco della valle dell'Astico, via di accesso alle regioni alpine.
Maria Cristina Vallicelli
Bibliografia:
M.C. VALLICELLI, C. SAINATI, MARTA BISELLO, Vicenza, Schio, via Alleghe. La necropoli romana, in preparazione.

So sto fiłon a tratemo de ła fantaxia-travegoła del Canpo Roman de Skio-Santorso
viewtopic.php?f=43&t=948
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Re: Arkeołoghia veneta (na bona parte fata pasar par romana)

Messaggioda Berto » ven mag 09, 2014 10:12 pm

Anca kì tuto roman, de le xenti venete gnente, gnanca l'onbra:

http://www.ilgiornaledivicenza.it/stori ... inumazione

«Il reperto risale al primo Cristianesimo quando si diffuse l'inumazione»
13/07/2013

Anna Dalla Vecchia (cavate i romani da la crapa ke a te dè i nomari!)

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«Crediamo che lo scheletro risalga ad un periodo compreso tra l'epoca tardo-antica e i primissimi anni del Medioevo – spiega Anna Dalla Vecchia, archeologa e curatrice scientifica del museo archeologico dell'Alto Vicentino di Santorso - : è infatti con l'affermarsi del Cristianesimo come istituzione ufficiale, dopo il IV secolo d.C., che si diffondono le sepolture ad inumazione». Ritrovamenti archeologici, nella zona dell'Alto Vicentino, non sono rari, anzi. Questo territorio è stato più volte oggetto di scavi scientifici anche negli ultimi anni testimoniando la presenza non solo dell'uomo romano ???, ma anche di quello primitivo ???. Gli archeologi si sono ritrovati alle prese con abitazioni preistoriche in grotta, villaggi dell'Età del bronzo e del ferro, ville rustiche romane, ma anche aree sacre del periodo protostorico e dell'età romana. Secondo quanto documentato nella pubblicazione “Malo e il suo monte”, nel comune maladense, zona abitata da antiche popolazioni fin dall' VIII secolo a.C., si sono ritrovate tracce di cultura neolitica nei pressi dei monti Oresco, Sisilla, Palazzo. Sono invece segni evidenti della presenza romana le due centuriazioni che si trovano a Case e Molina (no ghè gnaona prova de çenturiasion) e il ritrovamento di cassette funerarie romane a S.Tomio, nell'area vicina alla recentissima scoperta dove esiste una zona archeologica che ruota attorno ad una villa rustica romana (o no saria mejo dir "vila veneta de li ani diti romani"). «Di tombe risalenti al periodo romano, in quest'area, ce ne sono parecchie – prosegue Dalla Vecchia - : per questo non ci stupisce il ritrovamento dello scheletro, anche se si tratta pur sempre di una scoperta rilevante; una realtà coeva a quest'ultimo reperto può essere la necropoli tardo romana (veneta de li ani veneto-romani) di Sarcedo, venuta alla luce qualche anno fa. Al di là di tutto quello che voglio far notare è che i signori Moro hanno fatto la cosa più giusta: si sono limitati ad osservare e poi hanno chiamato noi. È esattamente la prassi da seguire in questi casi per non compromettere il reperto e la possibilità di studiarlo».C.R.


De çenturiasion gnanca l'onbra, tute envension:

Łe falbe çenturiasion romane ente ła tera veneta
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... BxY3M/edit
Immagine

Çenturiasion vixentine de Marostega e de Thiene
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... JGVnc/edit
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Çenturiasion de Bełun
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... U2Vnc/edit
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Re: Arkeołoghia veneta (na bona parte fata pasar par romana)

Messaggioda Berto » lun giu 02, 2014 12:43 pm

Che palle questi quattro sassi romani. Riscopriamo cos’è la nostra Padania

http://www.lindipendenza.com/che-palle- ... ra-padania (Padania???)

di GIANFRANCESCO RUGGERI

Giugno, ore due di un caldissimo pomeriggio e sono sperso in un sito archeologico, mentre una notissima e famosissima archeologa ci descrive con dovizia di particolari i resti romani di non so quale teatro. Il tempo passa e il sole picchia sempre più, nemmeno una pianta sotto cui ripararsi, ma dopo ben 45 minuti finalmente tace e penso di andarmene, quando inizia a parlare un suo collega. Non capisco più nulla e in fondo al gruppo sbotto: “che palle questi quattro sassi romani!” Senza che me ne accorgessi l’illustre archeologa si è messa proprio accanto a me, la guardo, mi guarda, stupefatta a bocca aperta non riesce ad emettere suono, sembra la Boldrini quando i grillini le assaltano il banco alla Camera. Abbasso gli occhi, la testa, le orecchie, abbasso tutto e me ne vado via prima che mi tiri uno di quei quattro sassi romani.

È un episodio realmente accadutomi qualche anno fa, riguardo al quale mi rendo conto di aver sbagliato i modi, i tempi, le forme, ma più passa il tempo, più mi convinco di aver pienamente ragione nel contenuto: che palle, questi quattro sassi romani! Mi accorgo sempre più che la nostra società è in preda ad un’ossessiva ossessione romanofila, così che un paese, un luogo meritano attenzione solo e soltanto se possono vantare qualcosa di romano, di presunto romano, di simili romano. La società in cui viviamo è ancora vittima dell’idea fascista che la civiltà sia stata portata dai romani e così tutto quello che è romano è degno di attenzione, se non di venerazione. La romano-mania è così forte, che se andate al supermercato trovate in vendita persino “Amore e sesso nell’antica Roma” di Alberto Angela: ma chissenefrega, veramente chissenefrega di come facevano l’amore i romani!

Casualmente pochi giorni orsono leggevo una banalissima guida turistica della bergamasca, dove si nota con facilità l’eccessiva attenzione al più insignificante elemento romano quasi non esista altro in grado di nobilitare un territorio: ad Azzano San Paolo si segnala la presenza di “laterizi romani”, in pratica pezzi di mattone, a Zanica si parla di “due speroni in ferro e di due fibbie in bronzo”, mentre a Comun Nuovo non c’è proprio nulla di romano, dato che il paese è stato fondato solo nel 1200: sarà per questo che la descrizione dedicata al paese è tra le più brevi del testo?

Il punto è un altro, chiediamoci se sono utili queste notizie. Servono a descrivere il territorio? Aiutano a capire i luoghi? Se voi foste sotto l’ombrellone al mare e il vostro vicino di sdraio vi chiedesse notizie sul luogo in cui vivete, gli rispondereste mai che nel vostro paese hanno trovato 4 mattoni o 2 speroni romani? Se malauguratamente foste di Comun Nuovo, dove di romano non c’è nulla neanche a cercarlo col lanternino, fareste scena muta?

Ebbene, se io abitassi nei tre paesi citati, direi che vi passa la Morla, rigorosamente al femminile, perché in Padania i corsi d’acqua che finiscono con la A sono femminili, con buona pace degli italici, che cercano di maschilizzarli tutti. Nessuno di voi saprà cos’è la Morla, nè chi abita nei tre paesi in questione si sognerebbe mai di farne menzione, perché non le dà alcun valore, dato che noi padani non abbiamo la minima conoscenza di noi stessi, della nostra storia, né del nostro territorio. La Morla è un corso d’acqua naturale, giunta a Bergamo piega a sud e con un alveo rettilineo e artificiale giunge fino a Comun Nuovo, dove si suddivide nei campi che irriga fino a perdersi e sparire. Lo storico Menant scrive che la Morla è la spina dorsale del sistema idraulico della media pianura bergamasca e proprio grazie ad essa è nato nel 1200 il paese di Comun Nuovo.

Ogni angolo di Padania ha la sua Morla, cercate attorno a casa vostra e troverete qualcosa di simile ed ogni Morla è un testimonianze del nostro ingegno e della nostra laboriosità. Pensate che la Morla ha un alveo artificiale lungo più di 10 Km, interamente scavato a mano, a pich e pala, dai nostri padanissimi antenati poco prima dell’anno 1000, nei cosiddetti “secoli bui”. Allora chiediamoci, sono più importanti due speroni giusto perché sono romani od un corso d’acqua naturale deviato dall’uomo con il suo alveo artificiale lungo più di 10 Km grazie al quale è nato un intero comune, grazie al quale hanno prosperato altri paesi ed ancora oggi si irrigano i campi? Ebbene come detto la Morla non è un caso isolato, tutti voi avete la vostra Morla più o meno grande che scorre vicino a casa vostra, perché tutta la Padania è stata costruita dal nostro lavoro, dalla nostra fatica e sopratutto dal nostro ingegno.

Carlo Cattaneo riassume perfettamente quanto sto dicendo quando scrive: noi possiamo mostrare agli stranieri la nostra pianura tutta smossa e quasi rifatta dalle nostre mani; (…). Abbiamo preso le acque dagli alvei profondi dei fiumi e dagli avvallamenti palustri e le abbia­mo diffuse sulle àride lande. Questa è la verità, dove vi era palude abbiamo regolato le acque, dove il suolo era arido abbiamo portato l’irrigazione e con la nostra inventiva e perseveranza abbiamo creato una delle più grandi macchine idrauliche che esistano al mondo. Immagino che girando per la nostra terra non abbiate mai dato troppo peso ai canali e ai singoli fossatelli che vi capita di incontrare, che oggi distruggiamo, cementifichiamo e copriamo, ebbene quello che a voi sembra un’insignificante nullità è in realtà una minuscola porzione di un sistema idraulico immenso, senza il quale oggi la nostra terra semplicemente non esisterebbe.

Il Cattaneo ci insegna che gli elementi naturali originari erano come le parti di una vasta macchina agraria alla quale mancava solo un popolo che (…) ordinasse gli sparsi elementi; è quello che abbiamo fatto noi padani, non certo i romani che si sono limitati a centuriare la nostra terra. La tanto osannata centuriazione altro non è se non la suddivisione del territorio in maglie rettangolari da assegnare ai soldati per favorire la colonizzazione delle terre e badate bene che si sono limitati a centuriate le terre più fertili, non hanno costruito il territorio, se ne sono soltanto impadroniti. La centuriazione romana è l’equivalente degli Homestead act con cui gli statunitensi si sono spartiti le terre dei nativi, dopo averle divise in maglie rettangolari. C’è dell’ingegno in tutto ciò? C’è dell’onesto lavoro? Se la Padania è un immenso deposito di fatiche dipende da noi, non dai romani che ci hanno lasciato giusto due mattoni e quattro sassi.

Non solo abbiamo realizzato una macchina idraulica efficientissima, di più, abbiamo creato il bello nel vero senso della parola. Parlandovi del Grand Tour vi dicono sempre che gli stranieri valicavano le Alpi per visitare le città d’arte, Firenze, Roma, Napoli, ma vi nascondono sempre il fatto che superate le montagne quegli stessi stranieri restavano sbigottiti nel vedere quanto era bella la nostra terra e nei loro diari di viaggio si rinvengono facilmente entusiastiche descrizioni. Scrive Joseph Jérome de Lalande nel 1786 che “Cette plaine de Lombardie qui s’étend depuis Turin jusqu’à Rimini & Venise, sur une longueur de 90 lieues est la plus vaste, la plus délicieuse & l’une de plus fertiles qu’il y ait en Europe” e badate bene che la Lombardia di Lalande, che si estende da Torino a Rimini e a Venezia, altro non è che la Padania di oggi. Molti sono quelli che rimangono stupiti dall’abbondanza di acque “che irrigano, ma non inondano” (Edward Gibbon 1764), altri viaggiatori descrivono la nostra terra come un “giardino perpetuo” (François Deseine, 1699), grazie alla presenza delle marcite, riguardo alle quali il Cattaneo scrive che una parte del piano, per arte ch’è tutta nostra, verdeggia anche nel verno, quando all’intorno ogni cosa è neve e gelo. Altri autori si spingono oltre descrivendo la nostra terra come una sorta di giardino in festa e questa impressione è data loro dai tralci di vite maritata, che correndo di albero in albero danno l’impressione di essere “ghirlande” (Silhouette, 1770). E chi credete che abbia inventato questo modo di coltivare la vite che ha fatto bella la nostra terra? Non certo i romani, che arrivati in Padania l’hanno trovata ovunque e l’hanno solo ribattezzata arbustum gallicum!

Mentre tutti si sbrodolano con la romanità, quanti sanno che la nostra terra era internazionalmente considerata un’icona paesaggistica di valore mondiale, come oggi lo è la Toscana? Quanti di voi sono consci che molto abbiamo distrutto, ma che molto di quel bello rimane tutt’oggi? E quanti sono invece i nostri fratelli rimbambiti da una malsana idea di mediterraneità che li porta a riempire la nostra terra di sughere, ulivi, palme e cipressi cercando di scimmiottare le colline toscane o lidi ancor più lontani? Non conosciamo il valore paesaggistico della nostra terra, non comprendiamo che il cipresso è l’albero della romanità, non sappiamo che al suo posto si potrebbe piantare il pioppo cipressino, che è un’essenza tipica della Padania, dove questa specie è stata selezionata nel XVII secolo, tanto tipica da essere nota in inglese con il nome di Lombardy Poplar.

Chiudo prendendo di petto persino il simbolo stesso della romanità, il Colosseo. Certo è un monumento imponente, ammirevole, decisamente interessante, ma soprattutto celebrato ed osannato ad ogni piè sospinto. Ma veramente credete voi che costruire quel famoso anfiteatro abbia richiesto più ingegno e più fatica di quanto ne sia servito per deviare la sconosciuta Morla e scavarle un alveo artificiale di più di 10 km oltre alla relativa rete di canali minori? Né va dimenticato che la Morla fin dai secoli bui ha nutrito generazioni e generazioni di padani, mentre il Colosseo era il luogo in cui i civilissimi romani si divertivano a far sbranare dai leoni donne e bambini. Anche prescindendo da queste considerazioni di ordine morale e pur con tutto il rispetto che è necessario avere per un tale monumento, è comunque necessario aver ben chiaro in mente che il Colosseo rappresenta solo un infimo granello di sabbia al confronto di ciò che noi abbiamo fatto e costruito nel corso dei secoli in Padania, dove i romani hanno lasciato giusto due speroni e quattro sassi!

Così quando pomposamente vi dicono che tutte le strade portano a Roma, rispondete loro orgogliosamente che tutti i canali scorrono in Padania! Padania libera, anche e soprattutto dalla nostra ignoranza per noi stessi.
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Re: Arkeołoghia veneta (na bona parte fata pasar par romana)

Messaggioda Berto » mar ago 05, 2014 3:32 pm

Par i turisti Viçensa ła ga da parir romana e no veneta:
sto ki lè on fantomatego foro de łi ani veneto-romani, ben postà soto l’ocio de ła xente nostrana e foresta:

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... foro-1.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... foro-2.jpg

a do pàsi ente ła pounta pì alta de Viçensa, ke lè piaseta S. Jacomo, endò ca ghè la çexa ke porta el memo nome,
e endoe ca xe stà catà el pristorego santoaro venetego, vecio de secołi vanti de łi ani romani no ghè gnaon carteło kel mensione calcosa, łi veneti ke łi ga fondasto Viçensa entel III o II o I miłegno v.C. no łi ga da existar, łi łi ga fati sparir da ła tera vixentina e łi resti arkeołojeghi łi se cata al Mouxeo de Santa Corona ma longo łe strade de ła çità gnanca on carteło, gnente se ga da catar ke ghe sovegne a i vixentini e a i foresti ke Viçensa ła xe na çità veneta, fondasta da i veneti e no romana fondà da i romani.
Ente łi ani veneto-romani Viçensa ła ga sità/continuà a esar veneta anca se ła se ghea adatà a i tenpi veneto-romani co łe so istitusion xmisià e łe so arkiteture de stil roman.


Całe o stradeła S.Jacomo
Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -s-j-1.jpg

Piaseta S.Jacomo
Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -s-j-2.jpg


Spertoałetà de łi nostri avi veneteghi
viewtopic.php?f=24&t=21

Culti relijoxi a Viçensa da ‘l I sec. v.C. a ‘l III sec. d.C.
https://picasaweb.google.com/pilpotis/C ... AlIIISecDC
Enteresanti ste pajne de sti studioxi kademeghi ke ciàpa le distanse da le fantaxie de çerti “doti” e par la ciàra amision ke li culti e le tradision endejne le gà seità a mantegnerse anca ente li ani diti romani en pari co li culti ofiçali de stado e de come ke la romanixasion no la gapie par gnente scançelà le edentetà logali.

Santuaro venetego de Viçensa co le bandete de bronxo:
https://picasaweb.google.com/pilpotis/S ... oDeVicensa

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Mi a garia scavà co łe onxe e co łe xane o denti, altro ke łasar sepelir tuto, parké ła jera roba veneto-venetega e no de łi ani veneto-romani:

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 11/163.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 11/171.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 11/182.jpg



Viçensa
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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