Paƚifate e paƚifatari (castełari e teramarigołi)

Re: Paƚifate e paƚifatari (castełari e teramarigołi)

Messaggioda Berto » ven apr 10, 2015 7:59 pm

Castełàri istriani
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http://www.crsrv.org/it/istria_tempo/PDF/01-44.pdf

da paxena 29

http://www.crsrv.org/it/istria_tempo/PDF/45-70.pdf


Castełàri furlan istriani
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Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... istria.jpg

I castellieri erano situati in cima a colli conici
http://www.crsrv.org/it/istria_tempo/PDF/45-70.pdf

I castellieri erano situati in cima a colli conici, sugli speroni sovrastanti le valli di alcuni paleocorsi d’acqua, su pianori circondati da profonde doline carsiche, lungo la costa marina e sulle isole. I loro numerosi ruderi sono oggi facilmente individuabili nel paesaggio grazie alle cime tronche delle alture e alle pendici terrazzate, senza dire che diverse città odierne, specie quelle in quota, si sono sviluppate dagli antichi castellieri. Lo confermano pure le numerose indicazioni topografiche tuttora in uso, come Gradina, Gradac, Gradišće o Gračišće, Stari grad, Castellier, Castelvenere ecc.
Nell’ elenco del 1903, C. Marchesetti ne conta, nell’area che comprende le isole del Quarnero, l’Istria fino alla Fiumara, la Carniola, il Litorale sloveno e la valle dell’Isonzo, ben 455 unità, di cui circa 350 nella penisola istriana.
Non sappiamo quando tutti questi abitati nacquero, quanto a lungo vissero o quando la vita vi si spense. Solo in pochi di essi sono stati effettuati scavi archeologici, e nella maggioranza dei casi la datazione viene stabilita in base alle caratteristiche dei tanti reperti di superficie di frammenti fittili.


Leggendaria Nesazio: la Micene istriana dai mille segreti
http://www.istriadalmazia.it/archivio-i ... iew&id=197

La leggendaria Nesazio, in latino Nesactium, che ancora oggi conserva gelosamente i suoi mille segreti nei quali gli archeologi sono riusciti a sbirciare appena, era l’antica capitale degli Histri, popolo di origini indoeuropee formatosi all’inizio dell’era del ferro. L’odierno sito archeologico è situato a neanche un chilometro di distanza dal centro di Altura, ad est di Pola, sul colle detto Glavizza o Casal Tagucio, proprio sopra il canalone che sovrasta Porto Badò, località che gli storici ritengono fosse il punto nel quale salpavano e approdavano le navi guerriere dei coraggiosissimi sudditi del mitico re Epulo.
Nesazio fu, probabilmente, l’unico abitato istriano ad aver avuto carattere di città già ai tempi della preistoria. Quel che è certo è che in un lontanissimo passato fu importante centro religioso e il più forte castelliere istriano delle popolazioni autoctone dell’epoca che oppose resistenza all’avanzata romana. In origine quest’abitato era protetto da una doppia cinta muraria. Si formò nell’età del bronzo, circa nel XV secolo a.C. ed è annoverato fra le più antiche sedi in cui veniva praticata la cremazione dei defunti. Le ceneri dei morti, come confermano i tanti reperti archologici che sono stati rinvenuti nel corso degli anni in questo sito, venivano poste in urne protette da lastre di pietra, che venivano sotterrate o poi collocate in buche scavate a volte nella viva roccia.
La vita qui continuò ininterrotta dall’età del bronzo attraverso tutta l’età del ferro, fino alla fase più recente del II secolo a.C.
Diventata centro politico della federazione delle tribù illiriche degli Histri che, a quei tempi popolavano l’intera parte meridionale della penisola istriana. I ripidi pendii del colle di Casal Tagucio offrivano alle genti che scelsero di insediarsi qui in antichità, un ottimo riparo sia dalla parte del mare che da quella di terra. Ai piedi del colle un tempo doveva esistere anche un castello cinto da bastioni, dei quali una parte venne usata fino al periodo tardo antico. Fra queste mura possenti ed il villaggio c’erano delle terrazzate. Lungo il lato occidentale della fortezza gli archeologi hanno rinvenuto una necropoli preistorica con 114 tombe, mentre altre, contenenti urne e risalenti all’era del ferro sono state scoperte anche al di fuori da questo perimetro, sotto a resti di un tempio e di una villa romani.
Oggi nel visitare questo sito archeologico, soprattutto se lo si fa in questo periodo, fuori stagione turistica, si ha l’impressione di essere soli al mondo. A momenti il luogo fa ritornare in mente l’antica città dell’Argolide: la straordinaria ed epica Micene. E riesce difficile immaginare l’aspetto che poteva avere l’insediamento ai tempi della preistoria, quando il luogo doveva essere pieno di vita.
Certo è che a Nesazio la vita scorreva senza interruzioni dalla fine del VI o dall’inizio del VII secolo a.C., fino all’arrivo dei Romani. Dopodiché Nesazio divenne roccaforte delle truppe romane sulla strada che da Pola porta ad Albona. Durante le devastanti invasioni longobarde (???), tra il VI ed il VII secolo, Nesazio fu probabilmente raso al suolo una seconda volta. Tale supposizione troverebbe conferma nel fatto che a questa località non si fa ceno nel placito del Risano che è dell’804.
Durante gli scavi archeologici effettuati nell’area sono stati scoperti reperti di inestimabile valore: tantissimi frammenti di oggetti d’uso comune e quotidiano, anfore e giare, due preziosissime sculture, una raffigurante una nutrice, l’altra un guerriero nudo, che oggi vengono custoditi nel Museo archeologico istriano che ha sede a Pola.
I resti visibili oggi sul sito sono i margini di un villaggio di forma ogivale, quelli di due basiliche che risalgono al periodo del primo Cristianesimo ed i resti delle mura sulle quali in un lontanissimo passato, poggiavano dei tempi. Del periodo romano e di quello primo medioevo, si riconoscono la struttura urbanistica con il grande Foro e le basi che dovevano appartenere a tre tempi, fra i quali il Capitolium ed il Tempio dedicato ad Eia, dea istriana della fertilità, dell’amore e della saggezza, divinità che insieme a Trita, Melesoco, Sentona e Histria Terra veniva venerata dalle genti che in antichità popolavano l’insediamento. A confermare l’ipotesi che uno di questi luoghi di culto fosse dedicato ad Eia sono la testa di una scultura arcaica di forte influenza greca e quella di un corpo femminile che raffigura una partoriente. Sul luogo sono stati rinvenuti inoltre i resti di ampie Terme romane e di altre importanti istituzioni di carattere pubblico e privato.
Tra i resti della più grande delle due basiliche rettangolari e parallele, che risalgono al V secolo, si possono riconoscere l’abside inclusa in un rettangolo e le navate laterali, che dovevano essere separate da quella centrale da delle possenti mura.
Tra i tanti reperti di eccezionale valore venuti alla luce a Nesazio c’è una situla con naumachia dell’età del bronzo, unica del suo genere, che raffigura una battaglia navale. A trovarla nel 1981, sotto a due metri di detriti, tra i resti di una tomba dell’età del ferro incredibilmente ricca di cocci, durante una delle tante campagne di scavi, che qui continuano fin dal lontano 1900, fu Kristina Mihovilić. Aiutata nelle ricerche da quattro pensionati, l’archeologa polese scoprì un ammasso di frammenti di recipienti di ceramica e di metallo. Tra questi ultimi tutti di bronzo, che grazie all’intercessione del dottor Mitja Guštin di Lubiana, vennero poi sottoposti a un particolare trattamento di pulitura e di restauro nelle officine del Romisch-Germanisches Zentral-museum di Magonza, c’era anche la situla.
Nel lessico archeologico questo termine indica un recipiente di forma conica che faceva parte del corredo per le bevande. Veniva fabbricato con sottile latta di bronzo e solitamente vi venivano incise sopra, con tecnica a sbalzo, raffigurazioni decorative di scene ludiche, di guerra, di caccia o effigi di soldati e di animali. Allo stesso modo venivano decorate le guaine delle armi, a volte i coperchi delle pentole, le fibbie ed altri oggetti decorativo ornamentali. La grande sorpresa di tutti fu che sulla situla di Nesazio compariva la raffigurazione di una battaglia navale, motivo assai raramente rinvenuto su dei reperti archeologici. Quella raffigurata sulla situla di Nesazio è una nave a remi in combattimento, piena di guerrieri armati con lance e frecce, alcuni dei quali, colpiti dal nemico, sono in procinto di cadere dall’imbarcazione.
Esaminato a lungo ed accuratamente l’interessante reperto di raffinata fattura, gli esperti conclusero che la scena raffigurata sulla situla di Nesazio doveva essere stata lavorata a sbalzo verso il 500 a.C., in un luogo, comunque, lontano dall’Istria. Essendo stata rinvenuta in una tomba di Nesazio, doveva essere tuttavia appartenuta a qualcuno degli abitanti di quest’insediamento. Magari a qualche antico antenato di re Epulo, che in quell’incisione volle esaltare le proprie eroiche gesta o quelle dei suoi avi.
Le raffigurazioni della situla di Nesazio confermano comunque l’importanza che dovevano avere la navigazione ed il mare per gli antichi Histri. E chissà, forse quell’incisione è una flebile connessione con il famoso mito degli Argonauti e del Vello d’oro di Medea. Forse la nave sbalzata in rilievo su quella sottile lamina di bronzo è proprio quella che con a bordo il gruppo di cinquanta eroi guidati da Giasone, diede vita ad una delle più famose ed affascinanti narrazioni della mitologia greca. Forse gli Argonauti approdarono proprio a Porto Badò. Forse furono loro gli antenati degli Histri. Forse.

da La Voce del Popolo – Dicembre 2008
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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