Dixonari dei cognomi

Dixonari dei cognomi

Messaggioda Berto » dom giu 05, 2016 7:44 am

Dixonari dei cognomi
viewtopic.php?f=41&t=2325
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dixonari dei cognomi

Messaggioda Berto » dom giu 05, 2016 7:45 am

I cognomi d'Italia. Dizionario storico ed etimologico
Enzo Caffarelli - Carla Marcato
Utet, 2 volumi, pagg.1.822, Euro 350,00

http://www.archiviostorico.info/libri-e ... timologico

L'OPERA - "A lungo considerata un parente povero degli studi di lingua, buona per elucubrazioni aneddotiche al limite della peregrina curiosità, l'onomastica – studio insieme storico e linguistico dei nomi propri – ha conosciuto in Italia un'affermazione tardiva ma precipitosa. È un peccato, perché nei nomi che portiamo non sta scritto solo il ricordo di antichi culti ormai dimenticati, di mestieri tramontati o di soprannomi scherzosi, ma anche la storia e la geografia della nostra cultura. Dopo che per anni quasi nessuno ci aveva fatto caso, se ne sono accorti simultaneamente in molti. Forse in troppi: raccolte di materiali, sintesi più o meno accurate e addirittura intere riviste dedicate all'argomento si sono affollate deliziando o affliggendo perlopiù il pubblico degli addetti ai lavori. E raggiungendo platee più vaste solo in pochi casi fortunati, come i Dizionari dei Nomi e dei Cognomi che Emidio De Felice pubblicò trent'anni fa facendo breccia tra i curiosi e regalando un vademecum a chi manchi di inventiva nella scelta del nome di un bebè (ma non è più il tempo in cui i figli erano così abbondanti da spingere i genitori a numerarli, fino a Nono e Decimo).

"Un paio d'anni or sono due volumi curati egregiamente da Alda Rossebastiano ed Elena Papa (I nomi di persona in Italia) hanno aggiornato il quadro sul versante dei primi nomi. Nella stessa serie un nuovo parto gemellare – milleottocento e passa pagine – fa ora il punto sui cognomi. Gli autori, Enzo Caffarelli e Carla Marcato, affrontano un corpus ricavato dagli elenchi telefonici con cui si arriva a 20 milioni e 133mila unità, il 35% circa degli italiani residenti. Mole impressionante, che rende meno grave un difetto oggettivo: le utenze telefoniche rappresentano, notoriamente, un campione meno significativo e più distorto rispetto ai dati forniti dal l'anagrafe tributaria; e proprio nel fondarsi su quest'ultima stava uno dei salti di qualità di Rossebastiano e Papa (ma pare che nel caso dei cognomi si sia frapposta la legislazione vigente, col suo «malinteso senso della privacy»).

"Sessantamila cognomi (dal piemontese Abà «abate», al friulano Zuzzi, forse da zuz «cacio») bastano ad appannare questo neo: per ciascuno di essi gli autori illustrano la diffusione geografica e cercano di quantificare la presenza, ne documentano (quando possibile) l'attestazione storica e naturalmente ne spiegano il significato. Se, insomma, tutti sanno che il napoletano Esposito significa «esposto» ed è affine al romano Proietti e al panitaliano Trovato, cognomi attribuiti ai trovatelli, o che Rossi (il quale fa gruppo non solo con Bianchi e Neri, ma anche con Bisio «grigio» e Biava «azzurra») è il più diffuso d'Italia e allude al colore dei capelli o della carnagione, meno banale è spiegare il significato di cognomi pur diffusi come, poniamo, i lombardi Locatelli (dal toponimo Locatello, Bergamo) e Berlusconi (forse da berluesch «strabico»), i veneti Vianello (da Viviano) e Boscolo (da una località il cui nome è connesso a bosco), i toscani Pecchioli (da pecchia «ape») o Cioni (da un nome di persona come Bellincione o simili), i campani Coviello (da Iacovo Giacomo) o Russo (nulla a che vedere, naturalmente, con la Russia: equivale a «rosso»), i calabresi Nisticò e Piromalli (entrambi ovviamente d'origine greca), i sardi Ruggiu (che equivale esattamente al Russo appena citato) o Melis (che ha a che fare col miele, come Mele e Meli).

"Per non parlare del caso, piuttosto noto tra i dialettologi, del «cognome siciliano Ficarotta assolutamente innocuo essendo diminutivo della voce dialettale ficara "albero del fico"»: emigrati al nord, alcuni suoi titolari se lo fecero a ogni buon conto mutare in Fecarotta o Fegarotti. Si tratta, perlopiù, di appellativi formatisi nel Medioevo, quando cioè si costituì, lentamente e disordinatamente, il sistema cognominale moderno, e ciò spiega, tra l'altro, il forte peso che i tratti dialettali hanno in un repertorio originatosi molto prima dell'affermazione di una lingua nazionale unificata, che solo marginalmente o parzialmente riuscì a "italianizzare" forme locali, trasformando i veneti Bonato in Bonatto e i friulani Ciabòt in Chiabotto. Raramente, poi, i cognomi sono stati «creati» in epoca moderna. Se appunto gli appellativi dei bambini abbandonati si rinnovano, purtroppo, in continuazione, a quelli consueti se ne aggiungono di più caratteristici, come il Dògali che fu imposto, in varie regioni italiane, ai trovatelli nati in prossimità della strage africana del 1887. Caso raro di cognome ottocentesco, che però conferma ciò che per nomi più antichi possiamo solo ipotizzare: il peso, cioè, e il riflesso imprevedibile che la grande storia ha nelle vite e nelle esperienze individuali di milioni di persone: che cosa c'è di più intimo e di più familiare del proprio Familienname?" (Lorenzo Tomasin)



"Il primo volume comincia con Abà: «La forma deriva da Abate, con acopope della sillaba finale. Il cognome è raro e si registra in Piemonte e nel Basso Lazio»; e termina con Guzzonato: «Da un suffissato con -one da collegare al tipo Guzzon; è cognome di Vicenza - Carré, Marano Vicentino, il capoluogo - con altre presenze nel Veneto». Il secondo volume incomincia con Haller: «Si tratta del cognome tedesco Haller (dal toponimo Halle); occupa il rango 20 nella provincia di Bolzano/Bozen e il rango 64 nel Trentino-Alto Adige»; e termina con Zuzzi: «Il cognome è poco diffuso e s' incontra nelle province di Udine e di Pordenone, a Milano e sparso; le formazioni di area nord-orientale sono di origine incerta per quanto vi sia l' ipotesi di un' origine slovena da Zuz - e varianti che si ritrova in vari cognomi, ma può concorrere anche il friulano zuz "formaggio, cacio"...». In mezzo ci sono i due volumi e le quasi duemila pagine di un' opera monumentale sui cognomi italiani, che va a integrare gli altri due volumi sui nomi, pure riediti, con copertina rinnovata, già usciti nel 2005 (Enzo Caffarelli e Carla Marcato, I cognomi d' Italia Dizionario storico ed etimologico, Utet, 2008 I vol. pagg. L-908; II. vol. 909-1822): ora i palchetti più spaziosi della libreria contengono l' intera serie dei quattro volumi di Tutta l' Italia per nome e cognome. La mole dei due volumi sui cognomi equivale alla mole di quelli sui nomi: ma questo non deve far pensare che i due emisferi in cui si divide la sfera della nostra identità onomastica siano altrettanto equivalenti. Al contrario, la sproporzione è notevole. L' opera sui nomi ne censiva ventottomila; quella sui cognomi ne censisce più del doppio, sessantamila: solo che le possibilità lasciate alla ricerca linguistica dai cognomi sono molto inferiori a quelle, rigogliose di dati statistici ed etimologici, consentite dai nomi. E dato che il cognome viene tramandato, mentre il nome viene scelto, le oscillazioni nella frequenza dei cognomi sono dovute quasi soltanto a ragioni demografiche, mentre quelle nella frequenza dei nomi (vero, Teodolinda? vero, Kevin?) dipendono dalla leopardiana sorella della Morte: la Moda. Quella dei cognomi è in realtà una ricchezza italiana poco conosciuta: ne abbiamo 330.000 (il dizionario tratta quelli portati da almeno duecento persone), molti più che nelle altre nazioni a noi vicine. I motivi di tale ricchezza non sono lusinghieri, stanno nella frantumazione sociale e culturale italiana e nella tardiva unificazione linguistica. In Italia si considera molto diffuso un cognome che ha almeno 3000 utenti, e questi cognomi sono 226, fra cui il più frequente è Rossi (0,39 per cento della popolazione). Solo 86 dei 226 cognomi più diffusi compaiono in tutto il territorio italiano (fra questi, in ordine di diffusione decrescente, dopo Rossi vengono Ferrari, Ricci, Conti, Cosa, Gallo, Mancini, Marino e Bruno); 123 sono diffusi o al Centro o al Nord o al Sud. Il quinto e il sesto cognome più diffuso, Esposito e Colombo, riguardano rispettivamente la sola regione Campania e la sola parte nord-occidentale della Lombardia. Molte sono le galassie di varianti, dovute alla differenza di dialetti, come quella che ruota attorno al terzo cognome per diffusione, che è Ferrari: Ferraro, Ferrero, Ferrario, Ferraris, Ferrai, Ferreri, Ferreli, Ferieri, Ferré, Feré, Faré, De Ferràri e in parte anche Ferrara (che più spesso dipende dal toponimo), senza contare gli altri cognomi dalla medesima provenienza (Ferrarin, Ferrarotti...) o quelli di pari origine semantica (Fabbri, ma anche il cognome dell' amata Magnani, e quello di Padre Pio, Forgione). Le ricerche sui cognomi sono difficoltose, sia sul piano storico e diacronico - per l' assenza di documenti - sia su quello sincronico e statistico. Non è facile sapere da dove un cognome derivi. Il cognome Bergamino, per esempio, apparentemente ha una diretta derivazione etnica, legata alla città di Bergamo; ma potrebbe avere anche un' origine invece professionale (bergamini venivano chiamati gli addetti all' allevamento di vacche da latte). A causa di tante difficoltà, non ha precedenti il lavoro dei linguisti Enzo Caffarelli (variante siciliana - particolarmente a San Piero Patti, Messina, e Palermo - di Cafarella, che deriva da un nome medievale e potrebbe dipendere da caffo, che significa numero dispari, e ancor più anticamente «senza pari, unico») e di Carla Marcato («dal nome di persona Marco, con il suffisso -ato; Marcato è veneto, attestato a ranghi abbastanza alti a Padova e in particolare in alcuni comuni della provincia, come Camposampiero e Campodarsego; numeroso anche a Venezia e dintorni. Cognomina 2800 persone»): a parte altre opere, meritorie ma scientificamente non garantite, la linguistica si è occupata di cognomi solo in una prospettiva locale e non nazionale, con l' eccezione pionieristica, negli anni Ottanta, degli studi di Emidio De Felice («Rinvia al tipo Felice. E' meridionale, di Napoli e del Napoletano...»). Cosa sono, poi, i cognomi? Il termine cognome, nel suo uso moderno, è attestato dal Boccaccio, e deriva dalla formula onomastica romana a tre membri («Caio Giulio Cesare»), che va poi in crisi con la diffusione del cristianesimo e l' estensione della cittadinanza romana, che favorirono l' adozione di un nome unico. Un secondo nome incomincerà a diffondersi in Italia nel XII secolo, usato in modo inizialmente oscillante, fino alla sua cristallizzazione con il Rinascimento e con il Concilio di Trento, che fra le altre norme stabilì il mantenimento di registri battesimali (probabilmente per evitare i matrimoni fra consanguinei), fino ad allora sporadico e discontinuo. Come ogni tipo di nome proprio, anche il cognome è riferito a un individuo, si dice: se all' inizio aveva un significato, ora l' ha perduto; molto spesso, anzi, l' eventuale significato linguistico di un cognome non viene avvertito dai parlanti, e i giochi di parole sul cognome Bush, che significa «cespuglio», non sempre sono compresi o ritenuti dagli anglofoni. Il «senso» di un cognome quindi non è qualcosa che possa essere definito con rigore da un vocabolario. Salvo nel caso in cui sia stato imposto o alterato da un' autorità - per i trovatelli o per chi ne ha fatto richiesta a termini di legge - il cognome è la sequenza di lettere, la parola a statuto speciale, che segna la nostra derivazione da un famiglia, e in cui è possibile - ma non sempre, e spesso in modo malcerto - recuperare la memoria storica di un evento: una professione esercitata in antico, una provenienza geografica, una caratteristica fissatasi in soprannome. Il signor Abà e la signora Zuzzi oggi possono soddisfare qualche curiosità autobiografica, ma soprattutto inquadrarla nella giusta prospettiva sociologica e storica: la vastità e la varietà delle etichette che ci fanno riconoscere, e lo faranno ancora sino a che non prevarranno codici alfanumerici senza memoria. Pensarci è il miglior apprezzamento possibile per il lavoro di Enzo Caffarelli, di Carla Marcato e del loro meritorio editore." (Stefano Bartezzaghi)


GLI AUTORI -
Enzo Caffarelli, linguista di fama internazionale, è docente di Onomastica all'università Tor Vergata di Roma.
Carla Marcato è docente di Linguistica italiana all'Università di Udine
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dixonari dei cognomi

Messaggioda Berto » dom giu 05, 2016 7:47 am

Emidio De Felice (Milano, 1918 – Genova, 1993) è stato un linguista, lessicografo e docente italiano.
https://it.wikipedia.org/wiki/Emidio_De_Felice
Docente universitario dal 1963, ha insegnato glottologia all'Università di Genova. Autore di dizionari della lingua italiana, testi di grammatica e antologie latine, è noto principalmente per le sue ricerche sull'onomastica italiana, basate sulle analisi quantitative degli elenchi degli abbonati telefonici.

Dizionario dei cognomi italiani, Milano, A. Mondadori, 1978.

I cognomi italiani : rilevamenti quantitativi dagli elenchi telefonici: informazioni socioeconomiche e culturali, onomastiche e linguistiche, Bologna, il Mulino, 1980.

I nomi degli italiani. Informazioni onomastiche e linguistiche socioculturali e religiose. Rilevamenti quantitativi dei nomi personali dagli elenchi telefonici, Roma, SARIN, Venezia, Marsilio Editori, 1982. ISBN 88-317-5082-8

Dizionario dei nomi italiani : origine, etimologia, storia, diffusione e frequenza di oltre 18000 nomi, Milano, A. Mondadori, 1986.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dixonari dei cognomi

Messaggioda Berto » dom giu 05, 2016 7:56 am

Cognomi dei Veneti di Dario Soranzo
Immagine

Soranso (Soranzo)
viewtopic.php?f=41&t=2050

???

Da el storego veneto Dario Soranso: da Exsuperantius, Superantius, (San Esuberanzio, Superanzio)

Dario Soranzo
http://www.casalserugoedintorni.it/dario_soranzo
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dixonari dei cognomi

Messaggioda Berto » dom giu 05, 2016 7:57 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dixonari dei cognomi

Messaggioda Berto » dom giu 05, 2016 7:57 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dixonari dei cognomi

Messaggioda Berto » dom giu 05, 2016 8:03 am

Cognomi dei veneti o de l'ara veneta
viewforum.php?f=41
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dixonari dei cognomi

Messaggioda Berto » dom giu 05, 2016 8:05 am

Cognomi de desendensa ebraega
viewtopic.php?f=41&t=2235

Cognomi di discendenza ebraica
http://www.alleluia-halleluyah.it/cogno ... za-ebraica

No tuti sti cognomi łi xe de orexene ebrea, tanti łi xe condivixi co i non ebrei
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dixonari dei cognomi

Messaggioda Berto » dom giu 05, 2016 8:40 am

Cognomi veneteghi

Łengoa venetega - na vecia variansa łengoestega de ara veneta
viewforum.php?f=83
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dixonari dei cognomi

Messaggioda Berto » lun giu 06, 2016 9:12 am

Dimmi come ti chiami e ti dirò perché. Storie di nomi e di cognomi
Laterza, 2013
Enzo Caffarelli

http://www.treccani.it/lingua_italiana/ ... ne_19.html

Non è un manuale il libro di Enzo Caffarelli, fondatore e direttore della «Rivista italiana di Onomastica» e coordinatore del Laboratorio internazionale di Onomastica dell'Università di Roma Tor Vergata, autore di numerose pubblicazioni scientifiche (mi limito a ricordare il fondamentale I cognomi d'Italia. Dizionario storico ed etimologico, con Carla Marcato, Utet 2008). Il libro di Caffarelli è un caleidoscopico saggio d'assaggio di tutti gli umori sprigionati dalla mirabolante concentrazione di lingua, umanità e storia che si realizza in quei segni particolari che sono i nomi e i cognomi d'Italia. L'assaggio è anche un saggio di scrittura briosa, sapida, conversevole e percorsa da un sottile filo di humour, come si conviene al resoconto di un esperto viaggiatore che voglia svelare la meraviglia dell'inconsueto e del fantastico che riposa sotto le regolarità delle rilevazioni scientificamente acquisite e mappate.
Lo studioso che già ne sa di onomastica, potrà – se non è turbato da invidia – godersi la narrativizzazione di molti contenuti della disciplina; lo studente potrà recuperare smalto e fiducia, attingendo tra le pagine di Caffarelli la sensazione di elettrica curiosità che sempre dovrebbe sostenere l'attività di ricerca e l'acquisizione del sapere.

L'autore è pienamente consapevole dell'operazione che compie. «L'onomastica è talmente piena di sorprese e di curiosità...» (dice già nelle prime righe del prologo) che, potremmo continuare noi, le storie di nomi e di cognomi, pur senza perdere in rigore («ogni spiegazione andrà spiegata e motivata»), saranno scoppiettanti come un'avventura salgariana. Detto fatto, Caffarelli si getta subito (p. 5) sul proprio kit onomastico personale e lo disfà davanti ai nostri occhi: «L'anagrafe riporta per esteso: Vincenzo [virgola] Giuseppe Giorgio Raimondo Caffarelli; omette il titolo dei Baroni di Guzman, appartenente a un ramo collaterale della famiglia (concesso all'avo niente meno che da Filippo II re di Spagna con privilegio reale del 17 agosto 1658 e riconosciuto dallo Stato italiano nel 1910); omette, s'intende, anche la forma accorciata con cui ho scelto d'esser chiamato nella mia vita privata e pubblica: Enzo». Vi pare che il libro di Caffarelli si presenti come un manuale? No, viceversa vi si annusa immediatamente l'aroma della Storia remota e delle storie che stanno dietro i nomi, favolose entrambe già per il fatto di essere occultate dietro il velo del passato. Caffarelli riporta Vincenzo nell'antica Roma, Giuseppe all'etimo ebraico, Giorgio al tardo greco e bizantino, Raimondo al germanico, Caffarelli all'arabo e l'iberico Guzman a un probabile nome di persona germanico, mentre Enzo, attraverso lo svevo Heinz, si riconnette a Heinrich, equivalendo dunque a Enrico. L'autore può dunque affermare che negli anelli di questa catena onomastica «secoli di storia e ben sei differenti strati linguistici si alternano e sovrappongono nei nomi che mi appartengono. Non basta: ciascuno di questi nomi esprime in modo esemplare lo spirito delle popolazioni e delle culture a cui fa riferimento e di cui l'onomastica risulta un riflesso fedele»: Vincenzo 'vincitore' (l'«animus pugnandi di Roma antica»), Giuseppe '(dio) accresca/ha accresciuto (la nostra famiglia)' (l'importanza per la società ebraica della discendenza e della stirpe), Giorgio 'agricoltore' (la civiltà agricola dell'antica Grecia), Raimondo '(chi, che) protegge con il consiglio (degli dei)' (la protezione divina sulle popolazioni germaniche, nomadi e belligeranti), Caffarelli da Caffaro 'infedele, cioè cristiano' (dal punto di vista musulmano), Guzman 'valoroso' e poi 'nobile al servizio dell'armata reale' (l'importanza dei ceti nobiliari e militari nel Regno di Castiglia e d'Aragona).

Questa dettagliata premessa contiene il gusto intenso dei racconti che i nomi fanno di sé, una volta messi in campo e sapientemente interrogati dall'autore. Al quale spetta il compito di disporre sulla mappa zone tematiche coerenti. Il capitolo Storie di nomi si apre riconducendo grappoli di nomi presenti in Italia all'origine linguistica remota (dal greco antico, all'ebraico, al latino, ecc.), per risalire poi attraverso i secoli e le differenti propensioni onomaturgiche che li caratterizzano. Per esempio, durante il medioevo, la breve speranza di vita portò a un'abbondanza di nomi augurali. L'abilità di Caffarelli è di cogliere nel dettaglio in apparenza controcorrente il segno dell'umore più profondo del tempo, come nel caso dell'antigratulatorio nome toscano Perquezivenisti 'perché ci sei venuto?'. Arrivati all'oggi, la lente dilata il particolare delle diverse grafie assegnate a certi nomi (uno per tutti, il proverbiale “Deborah con l'acca”), consentendo all'autore di compiere una divertente e istruttiva carrellata su tutte le novecentesche, e attuali (in Italia e fuori d'Italia), follie onomastiche e complicità mediatiche.Una per tutte, il caso dell'uomo di Boscotrecase, Napoli, che, nel 2002, chiamò suo figlio Varenne, nome di un famoso cavallo da corsa...
Caffarelli riporta spesso indietro la macchina del tempo per raccogliere testimonianze corpose di nomi di persona scelti per motivi ideologici (Trento, Trieste, Gorizia... Adua, Asiago, Piave...) o non più assegnati per gli stessi motivi (Adolfo, Benito).

Presi dalle scorribande attraverso tempi, luoghi e psicologie individuali e collettive, veniamo talvolta invitati a pause di riflessione per inquadrare in modo più ampio le storie di nomi. Per esempio, ciò avviene quando Caffarelli spiega il concetto di moda onomastica (alle pagg. 42-45), che dà profondità e respiro molto umano al percorso del sorgere, imporsi, declinare, scomparire, risorgere, ecc. di molti nomi, secondo una modalità ciclica che lo studioso attento può riferire a questo o a quell'altro nome, predicendone, senza fare ricorso a nessuna arte magica, le fortune o sfortune prossime. Il che permette anche di capire come esistano, all'interno di ogni ciclo temporale, «nomi per bambini, per giovani, per adulti e per anziani» (p. 50). Egualmente, siamo invitati a riflettere (pagg. 150-55) su due processi che riguardano il mutamento di significato del nome proprio. Il primo è la lessicalizzazione: il nome proprio diventa comune (per es., da Cicerone retore e politico dell'antica Roma a cicerone 'guida turistica'); il secondo è la transonimia: si passa da un nome proprio di un tipo a un nome proprio d'altro tipo. Per es., «Caffarel e Prochet (inventori del gianduiotto) si sono trasformati in cioccolata».

Altrove, emerge un'indicazione strutturale di tipo tassonomico, agile e mai pedantesca. Accade nella seconda parte del libro, dedicata alle Storie di cognomi. Dopo aver spiegato come, dove, quando e perché sono nati i cognomi italiani, Caffarelli esplicita una classificazione tipologica:

derivanti da nomi personali (nome paterno o, raramente, materno: De Luca, Mariano, Giordano)
derivanti da nome di luogo (Messina, Milani, Brambilla)
corrispondenti a un aggettivo relativo a un nome di popolo (Romano, Greco, Lombardo, ecc.)
derivanti da luogo di residenza o di lavoro (Costa, Fontana, Villa) o indicanti provenienza da luogo non natale (Spagnolo, Siciliano, Trevisan)
indicanti mestiere, carica, titolo onorifico (Ferrari, Conti e Conte, Barbieri)
derivanti da soprannome legato all'aspetto fisico (Rossi, Bianchi, Ricci)
legati a comportamenti, atteggiamenti, azioni (Gambarotta, Zoppi, Malvestiti)
d'invenzione (spiccano i nomi imposti in origine ai bambini abbandonati: Proietti a Roma, Esposito a Napoli, Innocenti a Firenze, Trovato a Catania, Colombo e Colombini a Milano...).


Infine, va detto che nel libro si sfatano molti luoghi comuni: che i cognomi in -i siano i più diffusi in Italia (non è vero); che Mario Rossi sia la coppia onomastica vincente in Italia (non è vero: è Giuseppe Russo – Russo è la variante meridionale di Rossi –; Rossi è primo in molte città del Centro Nord, ma, a proposito di sorprese, a Milano al secondo posto non c'è Brambilla, c'è il cinese Hu); che Berlusconi, come ama raccontare l'attualmente famoso portatore del cognome, derivi da Bellusconi (a sua volta da bello); che i cognomi, a differenza dei nomi, non si possano cambiare, se particolarmente imbarazzanti da portare (invece, un Puzzo è diventato Punzo, un Sederino ora è Severino, un Zoccola siè trasformato in Zoccoli).

Tutti i tragitti onomastici, in qualche modo, fanno luce sull'origine di nomi e cognomi. In alcuni casi, l'autore dà più ampi (ma sempre scorrevoli) approfondimenti etimologici. Così, qua e là, spuntano le storie di nomi di personaggi noti, da Cicchitto a Gasparri (politici berlusconiani), da Serianni (Luca, linguista di chiara fama) a Bartezzaghi (Stefano, studioso di enigmistica), da Eco (Umberto, il professore e scrittore) a Totti (Francesco, il calciatore).
Diverte la rassegna dei cognomi commestibili, geometrici, stellari, chimici, numerali, musicali, automobilistici... (pp. 129). In più, chiarire come sta(va)no le cose può diventare utile strumento di quella che nel Prologo Caffarelli chiama «onomastica consolatoria», una sorta di sostegno psico-onomastico-umanitario. Poiché spesso dietro un cognome “brutto” (imbarazzante) non c'è un originario disprezzo, ma semplice modificazione, innocente, di suoni, è giusto dare sollievo al malcapitato portatore infetto di cognome sano, confortandolo sull'etimologia perlomeno neutra del suo cognome (per es., Nani e Nanetti non alludono malignamente, ma vengono da Nanni e Nannetti, entrambi da ricondurre a Gianni).

Le perle di storie da inanellare sarebbero infinite. L'autore chiude come il bravo concertista, dando qualche bis. Compare sul proscenio del capitoletto finale, Congedo, procrastinando per un po' la parola fine: perché esistono – e non sono soltanto due o tre – i cognomi che portano con sé il significato della 'fine', del saluto di commiato: Congedo, Chiusa, Cordiali e Saluti, Finale, Finis, Amen, Salve... fino al conclusivo Addio, cognome «presente dalle parti di Caserta e Napoli».

Silverio Novelli

http://www.arborsapientiae.com/rivista/ ... stica.html
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm


Torna a Cognomi dei veneti

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite