Xancan, Xanconato, Xanketa e Xankin

Xancan, Xanconato, Xanketa e Xankin

Messaggioda Berto » gio ott 09, 2014 9:07 pm

Xancan, Xanconato, Xanketa e Xankin
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ZANCAN
http://www.cognomix.it/mappe-dei-cognom ... ani/ZANCAN

172 Veneto
43 Friuli V.G.
30 Lombardia
13 Piemonte
9 Emilia-Romagna
6 Liguria
5 Trentino A.A.
5 Toscana
4 Lazio
2 Umbria
1 Basilicata 1 Campania 1 Puglian1 Calabria


ZANCONATO
http://www.cognomix.it/mappe-dei-cognom ... /ZANCONATO

165 Veneto
13 Lombardia
9 Emilia-Romagna
9 Piemonte
3 Umbria
1 Toscana
1 Trentino A.A.
1 Friuli V.G.
1 Sardegna


ZANCHETTA
http://www.cognomix.it/mappe-dei-cognom ... /ZANCHETTA

700 Veneto
119 Piemonte
116 Lombardia
114 Friuli V.G
29 Emilia-Romagna
19 Lazio
14 Toscana
12 Liguria
11 Trentino A.A.
8 Valle d'Aosta
5 Campania
3 Sardegna
3 Puglia
2 Sicilia
1 Marche
1 Abruzzo
1 Calabria
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Re: Xancan, Xanconato, Xanketa e Xankin

Messaggioda Berto » gio ott 09, 2014 9:10 pm

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... keta_2.jpg

Mancino, a manca = sanco a sanca (sinistro, a sinistra)

http://www.treccani.it/vocabolario/manca
manca s. f. [per ellissi da mano manca: v. manco1]. – La sinistra, cioè la mano o la parte sinistra: Nella destra chiudevi il mio ritratto, Con la m. premevi il cuore infranto (Gozzano); con il sign. di parte sinistra, lato sinistro, è per lo più preceduto dalle prep. a e da: voltarsi, spostarsi a manca; vede ... Da ritta, da m., guerrier venir (Manzoni); come locuz. avv., a destra e a manca, a dritta e a manca, da una parte e dall’altra e, per estens., tutt’intorno, dappertutto: guardare a dritta e a m.; menare botte a dritta e a m., alla cieca.

http://www.treccani.it/vocabolario/tag/manco

manco1 agg. e avv. [lat. mancus «monco, storpio, debole»]. –

1. agg. (pl. m. -chi)

a. ant. o letter. Manchevole, che manca di qualche cosa, quindi difettoso, imperfetto, o incompleto, scarso, corto e sim.: E ciò esser non può, se li ’ntelletti Che muovon queste stelle non son manchi, E manco il primo, che non li ha perfetti (Dante); Però i miei dì fien lagrimosi e manchi, Ché gran duol rade volte aven che ’nvecchi (Petrarca); Ma negli ordini m. e divisi Mal si regge, già cede una schiera (Manzoni); anche, mutilo, lacunoso: portando in nota certe congetture di sostituzione dove per guasto del codice il testo è manco (Carducci).

b. Sinistro, che si trova sul lato sinistro (in origine riferito alla mano, in quanto la sinistra è «più debole» della destra): la mano m. (anche sostantivato, la manca), il lato m.; viensi accostando inver la sponda m. (Marino). Anche in questo sign. è voce ant. o letter., tranne che nella locuz. avv. a mano m., alla mano, cioè dalla parte, sinistra, frequente anche nella forma sostantivata a manca (v. manca).

c. Conformemente all’uso fig. di sinistro (ma letter. e raro), tristo, infausto, di cattivo augurio: Non so s’abbiano o nottole o cornacchie, O altro m. et importuno augello, Il qual ... gracchie Futuro mal (Ariosto).

2. avv.

a. ant. o letter. Meno: rimossi dalla terra i beati fantasmi, salvo solamente Amore, il m. nobile di tutti ... (Leopardi); venir m., venire meno, mancare, allontanarsi: la famigliuola sbigottita Che vede il caro padre venir m. (Petrarca). Con funzione attributiva (sempre invar.): acciò che ... voi con manco fatica abbiate da conoscerli (L. B. Alberti); Ov’è manco speranza e minor doglia (Lorenzo il Magnifico).

b. Sono ancora vive nell’uso pop. e region. le locuz. far di m., fare a meno; al m., né m., e più spesso in grafia senza manco, senza dubbio, certamente, immancabilmente (dove manco potrebbe essere inteso come manco2, anolagam. a fallo nell’espressione senza fallo [v. fallo1, n. 1 a], ma occorre anche tener presente il sinon. senza meno); m. male, meno male, anche come interiez., per rallegrarsi di cosa che poteva andare peggio; meno com. essere, non essere da m., da meno, dammeno.

c. Ugualmente pop. e fam. è l’uso di manco con il sign. di nemmeno, neanche, in espressioni di efficace negazione: non ne ho incontrato m. uno; più spesso senza non: m. questo è vero; m. a dirlo; m. per idea; m. per sogno; m. per il cavolo!, e sim.


manco2 s. m. [der. di mancare] (non usato al plur.), letter. –

1. Mancanza: avere m. di una cosa, averne poca, o anche esserne privo; uno degli abbagli più strani in cui, per m. di critica diligenza, può cadere un vocabolarista (V. Monti); uno dei nostri cannoni tacque per m. di artiglieri (Guerrazzi); per m. di denari (Pirandello).

2. Inadempienza: Vere sustanze son ciò che tu vedi, Qui rilegate per m. di voto (Dante).



mancare v. intr. e tr. [der. di manco1] (io manco, tu manchi, ecc.). –

1. intr. (aus. essere)

a. Essere in quantità o in numero insufficiente, essere meno di quanto sarebbe necessario o conveniente o desiderabile; o non esserci affatto, di cosa che invece dovrebbe esserci: Lo villanello a cui la roba manca (Dante); niuna cosa è mancata a questo convito (Boccaccio); Il morbo infuria, Il pan ci manca, Sul ponte sventola Bandiera bianca (Fusinato); mi manca il tempo per riferirti tutti i particolari; mi mancò il coraggio di dirgli la verità; non riesce perché gliene manca la voglia; la lettera è scritta, mancano solo la firma e la data; fa fatica a mangiare perché gli mancano i denti; gli manca la parola, di animale domestico intelligente e affezionato, quasi a dire che se potesse parlare sarebbe simile a un essere umano (o anche di un dipinto o di una scultura che rappresentino con molto realismo la figura umana); gli manca un venerdì, gli manca una (o qualche) rotella, fam. scherz., di persona non del tutto assennata; non gli manca nulla per essere felice. In frasi negative (per alludere a cosa che c’è invece con qualche abbondanza): non gli manca il tempo, l’ingegno, il denaro; non mancherà modo (non mancherà l’occasione) di rimediare al malfatto; non mancò chi desse la colpa della sua morte all’imperizia del medico; non si fa mancare nulla, di persona che si tratta lautamente.

b. Negli esempî che precedono indica, per lo più, una deficienza che si considera permanente o prolungata nel tempo, mentre, in altri casi, indica il determinarsi improvviso di tale deficienza, col sign. di venir meno, diminuire, scemare o scomparire del tutto (e può essere sostituito dalla locuz. venire a mancare): A l’alta fantasia qui mancò possa (Dante); a metà della salita gli mancò il fiato; si sentì m. le forze; l’ascensore si è fermato perché è mancata la corrente; il vento manca, espressione usata in marina per significare che il vento scarseggia o viene a cessare. Talora con riferimento a sostegno che viene meno all’improvviso: gli mancò l’appoggio e cadde; gli mancarono le gambe di sotto; sentirsi mancare il terreno (o la terra) sotto i piedi, anche in senso fig., di chi si trova inaspettatamente in una situazione insostenibile.

c. Di persona, essere assente, essere lontano da un luogo in cui dovrebbe o potrebbe essere: domani c’è una riunione importante, ti prego di non mancare; è un appassionato di musica, non manca a nessun concerto; nessuno è mancato all’appello; sono venti anni ormai che manca dal paese. Con il compl. di termine, in frasi quali mi manchi, mi sei mancato, ci mancherai, ci manca molto e sim., riferite a persona di cui si sente, si è sentita o si sentirà la lontananza, e quindi il desiderio e il rimpianto; in qualche caso, venire meno alla fiducia o alle speranze di qualcuno, non dargli l’aiuto o il conforto atteso: «Lucia», disse Renzo, «volete voi mancarmi ora?» (Manzoni). Quasi eufemistico, venire meno a qualcuno, o venire meno in senso assol., quindi morire: m. ai vivi; è mancato all’affetto dei suoi cari; è venuto improvvisamente a m., o è mancato improvvisamente; che farebbero, poveri figli, se il padre venisse a m.?; meno com., estinguersi: la famiglia è venuta a m. alla fine del secolo scorso. Con uso assol., perdere le forze: i’ temo forte di mancar tra via (Petrarca); sentirsi m., essere sul punto di perdere i sensi, di svenire.

d. Esserci in meno rispetto a una quantità, a un numero determinato, occorrere ancora per raggiungere una misura, un termine o un limite, per conseguire uno scopo, e sim.: mancano pochi grammi per fare un chilo; mancano pochi minuti per la cottura; manca un quarto a mezzanotte; mancavano pochi giorni alla fine della scuola; mancano tre o quattro chilometri all’arrivo; ho quasi terminato l’articolo, mi mancano poche pagine; per comprare l’appartamento, mi mancavano ancora troppi soldi; ormai, poco mancava (alla sera, alla fine, alla conclusione, ecc.). L’espressione mancare poco si accompagna spesso, nell’uso fam., con la particella pron. ci (= «a ciò»): «Quando finisce lo spettacolo?» «Ormai ci manca poco»; se non è proprio un truffatore, poco ci manca; può reggere una proposizione dipendente (introdotta da che, spesso seguito da un non pleonastico) con verbo al congiuntivo: poco mancò (ci mancò poco) ch’io non cadessi; raram. con l’indicativo: Poco mancò ch’io non rimasi in cielo (Petrarca). Letter.: tanto manca, tanto ci manca che io faccia ..., sono tanto lontano dal fare. Sempre con la particella pron. ci, nell’uso fam.: ci mancava anche questa!, di avvenimento improvviso che viene a completare una serie di cose spiacevoli; e in tono deprecativo: ci mancherebbe altro!

2. intr. (aus. avere) Riferito a persona o cosa, come soggetti, e accompagnato da un complemento:

a. Essere privo (di qualche cosa): una persona che manca di coraggio, di giudizio, di capacità; un alunno che manca di basi; un discorso che manca di logica; il manoscritto manca (è mancante) di alcune carte. In frasi negative: non manca d’ingegno, di volontà e sim., forme di litote per significare che uno ne è sufficientemente provvisto. Con sign. che anticipa quello seguente: mancare di rispetto, di riguardo a una persona, fare atti o discorsi poco riguardosi per quella persona; mancare di fede, di parola, essere infedele, non mantenere la fede, la parola.

b. Venire meno, sottrarsi (a qualche cosa): mancare alla parola data; m. a sé stesso, agire in modo non degno di sé; m. ai proprî impegni, al proprio dovere; anche assol., nel senso di commettere un fallo: e ad alta voce, disse: «ho mancato; capisco che ho mancato; ma cosa dovevo fare, in un frangente di quella sorte?» (Manzoni).

c. Trascurare, omettere, cessare (di fare qualche cosa): le stelle e i pianeti non mancano di nascere e di tramontare (Leopardi); e in frasi ellittiche: non mancherò, risposta che si dà frequentemente a chi chiede di fare qualche cosa: «Mi saluti suo padre!» «Non mancherò».

3. tr. Fallire: m. il colpo, non colpire nel segno; m. la coincidenza, perderla. Nel linguaggio marin., m. una manovra, non riuscire a far compiere alla nave il movimento prestabilito. Nello sport del calcio: m. la palla, m. l’intervento, eseguire un calcio a vuoto, senza cioè riuscire a colpire la palla; m. un gol, effettuare da posizione favorevole un tiro a rete sbagliato; m. un rigore, non riuscire a segnare su calcio di rigore. ◆ Part. pres. mancante, anche come agg.: fu trovata una statua mancante della testa e delle braccia; frequente la perifrasi essere mancante, per indicare una mancanza definitiva: il manoscritto è mancante di alcune pagine. In araldica, attributo delle pezze e specialmente dei caprioli interrotti o spezzati; e dei gigli di cui si pone solo una metà: si blasona mancante a destra o a sinistra. ◆ Part. pass. mancato, anche come agg., morto, defunto: mancato nel fiore degli anni (letter., o pop., con lo stesso sign., mancato ai vivi); anche, di ciò che non è stato portato a effetto, o non è riuscito secondo l’intenzione: colpo, omicidio, gol mancato; un libro, un film mancato; analogam., con riferimento a persona, uno scrittore, un pittore, un artista mancato, che non ha conseguito alcun risultato valido, che ha fallito (o, con altro senso, che manifesta delle tendenze naturali verso un campo diverso da quello scelto come attività
professionale).
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Re: Xancan, Xanconato, Xanketa e Xankin

Messaggioda Berto » ven ott 10, 2014 7:47 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Xancan, Xanconato, Xanketa e Xankin

Messaggioda Berto » ven ott 10, 2014 7:50 am

Da no confondar col dèo Sanco:

http://it.wikipedia.org/wiki/Sanco

Sanco o Semone (anche Sancus, Semo Sancus, Fidius Sancus), è stata una divinità arcaica romana protettrice dei giuramenti, di origine Sabina.

Di origine umbro-sabina (la provenienza sabina viene menzionata da sant'Agostino d'Ippona all'interno del De Civitate Dei, XVIII,19), venne associata a Zeus Pistios ed in seguito assimilata ad Eracle. Era considerato protettore dei giuramenti, e per questa ragione la sua radice etimologica si fa risalire al verbo sancire.
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