Veneto "alto" ?http://vivereveneto.com/2015/10/30/il-veneto-altoIl Veneto “Alto”
30/10/2015
da uno spunto di Alessandro Mocellin
Tutte le lingue hanno una versione diciamo “dotta”, un parlar “forbito” si dice in italiano. Hoch Deutsch si dice in tedesco. Si tratta del parlare di quelli che hanno una cultura superiore alla media e che usano, nel dialogo quotidiano, specialmente in contesti formali, termini e forme grammaticali non in uso nel parlare quotidiano della massa.
Il fatto che per molti anni le classi borghesi, specialmente nelle città, abbiano preferito utilizzare l’italiano ha portato molti alla erronea convinzione che certi termini non esistano in Veneto.
Riportiamo una domanda su questo tema rivolta da un lettore ad Alessandro Mocellin e la sua risposta.
Domanda : F.C.: ciao Alessandro, volevo farti una domanda: poiché intendo scrivere delle poesie in veneto, vorrei sapere se termini come ad esempio “orgoglio”, “pregiudizio”, malleabile”, “incommensurabile”, “alterigia” eccetera sono patrimonio di tutti i popoli della penisola italica, o sono invece italianismi, cioè derivano dal toscano illustre.
Mi spiego meglio: se io in queste poesie scrivo “orgojo e pregiudisio” , uso legittimamente dei termini che appartengono alla tradizione veneta, oppure tento una improbabile venetizzazione di parole che sono solo italiane/toscane? Grazie della risposta e un saluto.
Risposta : Carissimo F., è molto interessante la Sua domanda, perché è un punto chiave da capire per una visione moderna sulla lingua veneta: infatti è una delle cose che spieghiamo ai Corsi di Veneto ideati e organizzati da Academia de ła Bona Creansa.
Le parole di registro alto, che spesso vengono erroneamente ritenute patrimonio dell’italiano, nel 90% dei casi, o forse più, sono “europeismi”, o a.d. “dottismi”. Esiste un “test” che abbiamo elaborato in Academia per i corsisti: basta cercare riscontro dello stesso termine in francese, in inglese o in tedesco.
Se è presente in almeno una di queste (solitamente l’inglese o il francese) si può andare sicuri che si tratti di un europeismo. A occhio, direi che sono tutti europeismi (orgoglio c’è in francese, pregiudizio c’è in francese e inglese, incommensurabile anche), tranne “alterigia”, che sa proprio da toscano. “Malleabile”, non so se esiste in inglese, ma è presente in francese, e dunque via libera a usarlo anche in veneto, nel registro alto della filosofia, della scienza, dell’università.
Con gli europeismi in lingua veneta si procede così: si prende la forma europea e la si cala in atmosfera fonetica e forma ortografica veneta, così come fanno tutte le lingue europee con questi europeismi. Quindi “incommensurabile” in italiano, “incommensurable” in francese, in veneto sarà “incomensuràbiłe” (in ortografia che insegniamo in Academia ai Corsi). E così anche “orgojo” (“orgogio” per i veneziani), “prejudisio” (o anche “prezudisio” o “pregiudisio”, sempre varianti del veneto).
Non è male come verifica e ampliamento di ricerca anche cercare in dizionari veneti, tipo quello di Cavallin (e altri più settoriali), che registra moltissimi lemmi veneti da diversi dizionari: molte volte, il veneto registrava già certi termini prima che arrivasse il corrispettivo italiano!
ShakespeareE’ sì vero che i nostri nonni non usavano termini tecnici e alti come “antifràstego”, e forse nemmeno Goldoni lo usò mai, ma ciò non significa che non sia patrimonio linguistico anche veneto, proprio perché è terminologia dotta europea: quanti italòfoni usano quotidianamente e conoscono i significati profondi del termine italiano “antifrastico”? Dante lo usava? Quanti anglòfoni usano quotidianamente e conoscono i significati profondi del termine inglese “antiphrastic”? Shakespeare lo usava?
Come si vede, ogni lingua prende il termine europeo e lo cala nel proprio sistema di suono (fonetica) e di scrittura (ortografia): inglese “antiphrastic”, italiano “antifrastico”, veneto “antifràstego”.
Non priviamoci dunque di un patrimonio linguistico comune a tutta Europa e a tutto il Mondo per la falsa convinzione che l’Italiano sia l’unica lingua che può dominare il lessico tecnico-scientifico: in fondo, già quattrocento anni fa Galileo Galilei, toscano, scrisse uno dei suoi trattati di astronomia in veneto, nella variante padovana che molto probabilmente dominava le discussioni accademiche all’Università di Padova, che allora, molto più che adesso, teneva alla sua “patavina libertas” anche sul piano linguistico.
Doparè ła łengoa veneta, se vołi farla vivar, se a sitè a doparar coeła tałiana ła fe morir.