Cicio, cicia, cicin, cician, cicion, cicioli, salsicia, ...

Cicio, cicia, cicin, cician, cicion, cicioli, salsicia, ...

Messaggioda Berto » ven gen 24, 2014 2:31 pm

Cicio, cicia, ciceta, cicin, cician, cicion, cicioli, salsicia, ...


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -cicio.jpg


Immagine

ciccia,
s. f. ‘carne commestibile, carne umana’ (av. 1484, L. Pulci).

Derivati:
cicciolo,
s. m. ‘pezzetto di carne di maiale, dopo che per fusione al fuoco se ne è tratto lo strutto’ (av. 1597, G. Soderini), ‘escrescenza carnosa cutanea’ (1854, Tomm. Sin., 145),
ciccione,
s. m. ‘persona molto grassa’ (1865, TB),
cicciuto,
agg. ‘che ha molta ciccia’ (1855, Fanf. Voc.).

Vc. infant. ???


salsiccia,
s. f. ‘carne suina tritata e insaccata, con sale e aromi, nelle budelle di minor diametro del maiale’ (saziza: sec. XIII, Anonimo genovese; salsiccia: 1344, Libro della Mensa).

Locuzioni:
far salsicce di qc. ‘malmenarlo violentemente’ (far salsiccia: av. 1535, F. Berni; far salsicce: 1959, Diz. enc.).

Derivati:
salsicciaio,
s. m. ‘chi fa o vende salsicce’ (salsicciarius nel lat. mediev. di Modena nel sec. XIV: Sella Em.; it. salsicciaio: av. 1543, A. Firenzuola),
salsicciotto,
s. m. ‘grossa salsiccia da mangiarsi cruda’ (av. 1484, Piovano Arlotto).

Lat. salsicia (nt. pl. non sicuramente attest.), sovrapp. di salsus ‘salato’ (V. sàlso) ad insicia ‘cicciolo, polpetta’ (comp. di in e un der. di secare ‘tagliare’).
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cicio, cicia, cicin, cician, cicion, cicioli, salsicia,

Messaggioda Berto » ven gen 24, 2014 2:34 pm

Salsicia (salsiccia) o luganega

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -cicia.jpg


http://it.wikipedia.org/wiki/Salsiccia
???

La prima testimonianza storica sull'uso di insaccare nel budello di maiale la sua carne insieme a spezie e sale è dello storico romano Marco Terenzio Varrone, che ne attribuisce l'invenzione e l'uso ai Lucani: Chiamano ‘lucanica’ una carne tritata insaccata in un budello, perché i nostri soldati hanno appreso il modo di prepararla dai Lucani.
Secondo una tradizione lombarda, spuria e molto recente, la sua invenzione sarebbe invece opera della regina longobarda Teodolinda, che inventò la salsiccia e che ne avrebbe poi regalato la ricetta agli abitanti di Monza. Anche i Veneti rivendicano la paternità di questo prodotto, affermando che la salamella sarebbe nata sul loro suolo, e sono tante altre regioni italiane che ne reclamano i natali. Tuttavia, le fonti antiche che si occupano di questa ricetta sono concordi nel ritenere che essa sia un'invenzione del popolo dei Lucani, conquistato da Roma nel III secolo a.C. (l'antica Lucania corrisponde all'odierna Basilicata, comprese limitate zone della Campania meridionale).
In particolare, scrittori come Cicerone, Marziale, oltre al già nominato Marco Terenzio Varrone, parlano più volte nelle loro opere della "lucanica", specialità introdotta nell'antica Roma dalle schiave lucane, e apprezzata per la facilità di trasporto e di conservazione che conferiva alla carne di maiale, oltre che per lo squisito sapore. D'altronde, a riprova della genuinità di questa ricostruzione, si osservi che dal nome "lucanica" è derivato "luganega", termine che gli stessi lombardi, i trentini e i veneti tutt'oggi danno a un tipo di salsiccia di piccolo diametro, destinata al consumo immediato.


http://www.treccani.it/vocabolario/tag/salsiccia

salsìccia (pop. salcìccia) s. f. [lat. tardo salsīcia, neutro pl. di salsicium, formatosi per incrocio di insicium, insicia «salsiccia, carne tritata» con salsicius «salato»] (pl. -ce). –

1.

a. Carne suina (talora anche di cinghiale e, in alcune tradizioni locali, di oca o di carne bovina, equina, ovina), magra e grassa, tagliata a piccoli pezzi o triturata più o meno finemente, salata e variamente aromatizzata, e insaccata in budella di suino (oggi anche in tubi di sottile plastica flessibile e trasparente) di piccolo diametro, che vengono legate e divise a tratti mediante strozzature con spago sottile, in rocchi di misura variabile dagli 8 ai 12 cm, da mangiarsi crudi o cotti a seconda che siano o no stagionati: s. fresca, secca; s. di fegato; davanti alla casupola stava una donna, e traeva a bracciate da un canestro ai suoi piedi una lunghissima s., misurandola a tese come si misura lo spago (P. Levi). Nell’uso com., anche ciascuno dei rocchi stessi: comprare sei s.; s. cotte allo spiedo, alla griglia; polenta e salsicce.

b. Salsicce di Vienna o di Francoforte, lo stesso che würstel.

c. Locuzioni fig.: fare salsicce di qualcuno, iperb., malmenarlo, massacrarlo; legare la vigna, le viti, con le salsicce, vivere nell’abbondanza, nello spreco: una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce (Boccaccio).

2. ant. Per analogia, lunga tasca di tela o di cuoio ripiena di una miscela pirica, che veniva usata come miccia per comunicare il fuoco alle mine o ai brulotti. ◆ Dim. salsiccétta, salsiccina, meno com. salsicciòlo m.; accr. salsiccióna, e salsiccióne m. (v.); tra dim. e accr. salsicciòtto m. (v.).


http://www.treccani.it/vocabolario/luganiga

lugàniga (o lugànega) s. f. [lat. lucanĭca, propr. «(salsiccia) della Lucania»]. – Voce settentr., diffusa in tutto il Veneto e in Lombardia, sinon. di salsiccia in genere, e nome locale di alcuni tipi di salsicce tradizionali di quelle regioni, per lo più a forma di lungo e sottile cilindro, senza le caratteristiche strozzature.
Sono usate anche le forme italianizzate lucànica e lugànica.


http://it.wikipedia.org/wiki/Salsiccia

======================================================================================================================================

dizionario "salsiccia" # tradurre "salsiccia"
http://xref.w3dictionary.org/index.php?fl=it&id=44300

greco λουκάνικο (loucanico)

finlandese makkaroita

lituano dešra, sardelė
lettone desa, cīsiņš

danese pølse
norvegese pølse
islandese pylsa

indonesiano sosis, serdadu Jerman
malese sosej
turco sosis

filippino sausage
francese saucisse

catalano salsitxa
inglese sausage
spagnolo salchicha
gallese selsig

galiziano salchicha
maltese zalzett
portoghese salsicha
rumeno salam
italiano salsiccia
albanese sallam

bielorusso каўбаса
croato kobasica
macedone колбас
polacco kiełbasa
slovacco klobása
sloveno klobasa
bulgaro наденица
ceco klobása
ungherese kolbászhús
russo колбаса
serbo кобасица
ucraino ковбаса

svedese korv
olandese worst
estone vorst
afrikaans worst
tedesco Wurst

yiddish ווורשט
ebraico נקניק

vietnamita xúc xích

cinese (cina) 香肠
cinese (taiwan) 香腸
giapponese ソーセージ
coreano 소시지
persiano سوسیس
arabo النقانق
thai ไส้กรอก
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Re: Cicio, cicia, cicin, cician, cicion, cicioli, salsicia,

Messaggioda Berto » ven gen 24, 2014 2:42 pm

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Re: Cicio, cicia, cicin, cician, cicion, cicioli, salsicia,

Messaggioda Berto » ven gen 24, 2014 2:47 pm

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isiciarius, ii, m., salsicciaio, HIER. [isicium + -arius

isiciolum, i, APIC. e isicium, ii, APIC., Diocl. e insicium, ii, n.,
salsiccia; ripieno, VARR. e a. [cf. seco].

2. caro, carnis, f.,
1 carne; fig. come ingiuria, caro putida, carogna (CIC. Pis. 19); carne, contrapposta allo spirito, SEN. Ep. 65, 22;
2 polpa (di frutti), parte carnosa (di alberi), PLIN.
[cf. gr. keíro].

carnosus, a, um, agg.,
carnoso, polposo, PLIN. e a.
[2. caro + -osus].

carnis, is, f.,
carne, arc., LIV. 37, 3, 4 e a.
[cf. 2. caro].

carnifico, as, are, 1 tr.,
1 decapitare, in LIV. 24, 15, 5: carnificari iacentes, che venivano decapitati i nemici caduti;
2 straziare, torturare, SISENN., TERT.;
3 medic., coprir di carne, CASS. FEL.
• Depon. in PRISC.
[carnifex + -o3].

carnifex, ficis, m.,
carnefice, boia; fig. tormentatore, torturatore; nelle apostrofi: o carnifex, o furfante, PL. e a.
[2. caro + -fex].

carneus, a, um, agg.,
di carne, corporeo (opp. a spiritualis); anche carnoso, Eccl.
[2. caro + -eus].

carnatio, onis, f.,
grassezza, C. AUR.
[2. caro + -tio].

carnaria, ae, f.,
macelleria, VARR. L. L. 8, 55
[2. caro + -aria].

Carna, ae, f.,
1 Carna, divinità tutelare delle parti vitali del corpo, MACR.;
2 Cardea, OV. Fast. 6, 101.
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Re: Cicio, cicia, cicin, cician, cicion, cicioli, salsicia,

Messaggioda Berto » ven gen 24, 2014 2:47 pm

Go catà sti versori skersoxi en lenga veneta, proè valtri a trarghe fora el tono e anca el ritmo justi, i ve dovaria vegner benon.


El dou sixila
(el doo sizila, il duo sizilla)


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -tocia.jpg



Pocia tocia el biscotin drento el me cicin,
tocia pocia el biscotin rento el me ciicin!

Oh si, pocio tocio el biscotin rentel to cicin,
tocio pocio el biscotin entel to ciicin!

Senti senti el birikin no lè pì on strakin,
senti senti el birikin no lè pì on strakin!

Tocio pocio el biscotin entel to cicin,
pocio tocio el biscotin rentel to ciicin!

Oh si, pocia tocia el biscotin entel me cicin,
tocia pocia el biscotin rentel me ciicin!

Senti senti el ceolin no lè pì on fregolin,
senti senti el fregolin no lè pì ceolin;

Tocia pocia el biscotin drento el me cicin,
pocia tocia el biscotin rento el me ciicin!

Oh si, pocio tocio el biscotin entel to cicin,
tocio pocio el biscotin rentel to ciicin!

El peseto ceolin lò ciapà rentel me retin,
el peseto fregolin lò ciapà entel me retin!

Tocio pocio el biscotin drento el to cicin,
pocio tocio el biscotin rento el to ciicin!

Oh si, pocia tocia el biscotin entel me cicin,
tocia pocia el biscotin rentel me ciicin!
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Re: Cicio, cicia, cicin, cician, cicion, cicioli, salsicia,

Messaggioda Berto » ven gen 24, 2014 2:48 pm

Storia de i salami
(pecà par ła strica tricolor tajana)
http://www.youtube.com/watch?v=1ihz6PNlwOA

-atestasion arkeołojeghe prime ente l’ara etrusca e ente l’ara padana-

Bosegato, boxgato, buxgat - bonbasin e inscrimire (etimołoja)
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... N1bnc/edit

Immagine


Conservasion de li magnari
http://it.wikipedia.org/wiki/Conservazi ... i_alimenti

Storia de la conservasion de li magnari
http://85.46.58.194/Tesi%20Lauree/16-12 ... squali.pdf
450 a.C.
Il salame rappresenta una delle più antiche forme di conservazione della carne.
Il suo nome trae origine dal latino medioevale salumen (???), ossia insieme di cose salate.
Si parte da un impasto di carni suine con parti grasse e magre, macinate più o meno finemente, conciate con sale, pepe, spezie ed aromi.
Il tutto viene insaccato in un budello naturale legato ad arte e sapientemente lasciato alla stagionatura.
400 a.C.
Le origini del prosciutto di San Daniele risalgono ai Celti, che giunsero in Friuli attorno al 400 a.C. (???) e che furono i precursori nell’utilizzo del sale per la conservazione della carne di maiale.
I secolo a.C.
Si tramandano metodi di conservazione delle cosce di suino. Varrone (I secolo a.C.) afferma che a Roma si importavano quarti di maiali e prosciutti della Gallia padana.
I galli conoscevano l’arte di insaccare e conservare le carni di suino.


Sparagagna (etimołoja e storia)
viewtopic.php?f=44&t=70

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... agagne.jpg
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Re: Cicio, cicia, cicin, cician, cicion, cicioli, salsicia,

Messaggioda Berto » ven gen 24, 2014 2:58 pm

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Re: Cicio, cicia, cicin, cician, cicion, cicioli, salsicia,

Messaggioda Berto » ven gen 24, 2014 3:04 pm

Seco e secespita – etimoloja del filologo Xane Semeran

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ta-559.jpg


Seco e secespita entel discolo de bronxo venetego:

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... oronso.jpg


Serci o diski de bronxo veneteghi
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... hhTFE/edit

Secie bronxee de Este, Hallstatt, Vače, Çertoxa, Boxen, Kuffern
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Via28/edit
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Re: Cicio, cicia, cicin, cician, cicion, cicioli, salsicia,

Messaggioda Berto » ven gen 24, 2014 3:05 pm

Saonsa e saon

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... on-231.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... po-555.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... us-555.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 10/267.jpg




Struto, sugna, sego
http://it.wikipedia.org/wiki/Strutto

Sugna
http://www.treccani.it/vocabolario/sugna

sego
http://it.wikipedia.org/wiki/Sego
Il sego è un grasso di equini, ovini ma soprattutto di bovini.

http://www.treccani.it/vocabolario/olio
http://it.wikipedia.org/wiki/Oli_vegetali
http://www.leziosa.com/oli3.htm

Conservare la carne: il salam d'la duja
http://www.treccani.it/vocabolario/olio

graso/grasso
http://xref.w3dictionary.org/index.php?fl=it&id=16632

struto/strutto
http://xref.w3dictionary.org/index.php?fl=it&id=26835

sugna
http://xref.w3dictionary.org/index.php?fl=it&id=49978

pançeta
http://xref.w3dictionary.org/index.php?fl=it&id=3180


Struto, sugna, sego
http://it.wikipedia.org/wiki/Strutto

Lo strutto si ricava da tutte le parti grasse del maiale. Il tessuto adiposo suino è a grandi linee di due tipi. C'è il grasso dorsale e generalmente tutto il grasso sottocutaneo (dunque con cotenna) che presenta una buona percentuale di tessuto fibroso. Questa parte dorsale del suino può essere sottoposta a salagione e stagionatura e diventerà poi lardo; ed analoghe caratteristiche di stagionabilità dopo la salagione sono presenti anche nella pancetta e nel guanciale.

C'è poi un tessuto adiposo surrenale, interno quindi, che non presenta cotenna, poverissimo di tessuto fibroso e con pochissima consistenza, chiamato più propriamente sugna (assunza in sardo, 'nzogna in napoletano, saìmi in siciliano, sunza in ferrarese e in alcuni dialetti lombardi, toscani e calabresi,( sonza nel dialetto triestino)

L'estrazione e l'utilizzo dello strutto in campo alimentare furono ideati dagli spagnoli durante la loro dominazione in Sicilia. Gli spagnoli lo chiamavano saim; il nome divenne col tempo saìmi, e rimane tuttora in dialetto palermitano. A quell'epoca, lo strutto veniva prodotto in grandi quantità nel mattatoio di Palermo ed era destinato non soltanto al mercato locale, ma veniva esportato in tutti i paesi sotto la dominazione spagnola.

Sugna
http://www.treccani.it/vocabolario/sugna

sugna (ant. sógna e sóngia) s. f. [lat. axŭngia, comp. dei temi di axis «asse» e ungĕre «ungere», propriam. l’unto adoperato per spalmare l’asse e le ruote del carro]. –

1. L’insieme delle parti grasse e molli del maiale, spec. di quelle che avvolgono i visceri, da cui si ricava (previa fusione, filtrazione, chiarificazione e raffreddamento) lo strutto. Anche, lo strutto stesso.

2. non com. Grasso, morchia per ungere le ruote di carri e carrozze. ◆ Pegg. sugnàccia, e raro sugnàccio m., pezzo di sugna: una foggia [=un cappello] altissima ... con due batoli dinanzi che pareano due sugnacci di porco affumicati (Sacchetti), perché unti e bisunti.

sego
http://it.wikipedia.org/wiki/Sego
Il sego è un grasso di equini, ovini ma soprattutto di bovini.

La sua composizione chimica è vicina a quella dello strutto ma con maggior quantità di acidi grassi saturi. A differenza di quest'ultimo, può essere conservato relativamente a lungo senza refrigerazione, a patto che sia in un contenitore ermetico che ne prevenga il contatto con l'aria.

È usato in saponeria come antischiumante e nell'industria alimentare per alcuni tipi di margarine e surrogati del burro; fino alla fine del diciannovesimo secolo era usato per fabbricare candele e per la preparazione di campioni anatomici.

http://de.wikipedia.org/wiki/Talg
Talg (lat. Sebum, auch Ungel, Unschlitt oder Inselt) ist aus geschlachteten Wiederkäuern gewonnenes festes Körperfett.

http://www.etimo.it/?term=sugna

http://www.treccani.it/vocabolario/olio

http://it.wikipedia.org/wiki/Oli_vegetali

http://www.leziosa.com/oli3.htm

Conservare la carne: il salam d'la duja

http://www.lavinium.com/cibo_cultura/ga ... 2012.shtml

C'eravamo lasciati con la promessa di analizzare una ricetta tipica dedicata ad ognuna delle tecniche di conservazione degli alimenti di cui ho parlato nel precedente articolo. Scavando (e già, cos'è un antropologo se non un archeologo della cultura?) nella storia delle antiche ricette italiane mi sono imbattuta in un metodo di conservazione della carne che utilizza lo strutto per la conservazione di questo alimento: i famosi "Salam d'la duja".
Si tratta di piccoli salamini avvolti nello strutto e messi a conservare nella duja, come in dialetto locale viene chiamata la giara in terracotta.
Il dialetto è quello piemontese, ma in realtà la patria di questi deliziosi salamini è ampia: da Vercelli a Novara, lungo la bassa Val Sesia e poi a Mortara, Vigevano, Pavia fino a Mantova.
Certo, paese che vai ricetta che trovi, così il nome e gli ingredienti cambiano da luogo a luogo,
ma il metodo di conservazione rimane lo stesso: il grasso animale.
In Piemonte a finire sotto lo strutto sono i salamini di carne suina (le parti della coscia, culatello, coppa e grasso di pancetta) macinata e aromatizzata (sale, pepe, aglio e vino rosso corposo) insaccata nel budello torto di manzo. In Lombardia, invece, troviamo la salamina di filzetta, che deriva dalla luganega, quindi ancora carne suina contenuta in un budello sottilissimo. Rimanendo in questa regione, a Vigevano e Mortara, è la carne d'oca a essere regina.

Questo perché, fin dall'epoca degli Sforza, a Mortara in particolare, aveva sede una nutrita comunità ebraica. In osservanza con i precetti religiosi che vietano il consumo della carne di maiale agli ebrei, questi hanno rivolto la loro attenzione a questo volatile, eleggendolo principe delle loro ricette.
Non a caso l'oca è definita il maiale degli ebrei.

E' a loro che si deve la nascita del salame "ecumenico" o salame della pace, chiamato così perché è l'unico che rispetta le regole alimentari delle tre principali religioni del Mediterraneo (Ebraismo, Cristianesimo e Islam).

Così anche l'oca finisce conservata nel grasso, grasso d'oca ovviamente particolarmente profumato e saporito, nel quale vanno a riposare e ammorbidire (ecco un altro vantaggio di questo metodo, consente sì la conservazione ma anche di avere carni più morbide e tenere) i suoi piccoli prosciutti, i famosi quartini.
Che sia di maiale o di oca l'usanza di conservare questi piccoli insaccati nel lardo risale al Trecento, dove l'esigenza di preservare la carne nasce dalla particolare geografia del luogo; la Lomellina è una terra ricca di fiumi, torrenti e risaie. Il lardo era l'unico modo per combattere l'eccessiva umidità (che si sa è nemica degli insaccati).

Ogni famiglia della zona preparava la sua "olla" (altro nome dato alla giara di terracotta), usando anche mezzi di fortuna se non si aveva la fortuna di disporre di una vera e propria olla (si utilizzava per esempio damigiane a cui veniva tagliato il collo), annegando i salamini nel lardo fuso e coprendo il tutto con un asse di legno. Rituali che coinvolgevano tutta la famiglia, che in questo modo conservava parte di quell'unico maiale nutrito e allevato per tutto l'inverno (il maiale veniva ucciso, di norma, il 17 gennaio per la festa di S. Antonio Abate che l'iconografia cristiana vuole raffigurato insieme a questo animale) ma che al contempo, una volta aperta la olla, prevedeva che si mangiasse tutti insieme. Un rituale familiare quindi, che vedeva tutti i componenti con in mano lo spiedo ad arrostire il proprio salamino sulla fiamma del camino.

Una volta cotto, il più delle volte lo si adagiava su una fetta di pane fatto in casa, dove il lardo, sciogliendosi, creava un'alchimia di sapore e profumo unica. Il pane era, infatti, il giusto companatico di questi salamini, un pane casareccio forse un Miccone (o Pavese) a base di pasta acida, farina di grano tenero, acqua e sale se rimaniamo in Lombardia, o una Mica, derivazione della biova, se rimaniamo in terra piemontese.

Il profumo di questi morbidi salamini era dovuto sia al contenitore in cui erano conservati sia alle spezie impiegate nella ricetta. La duja in passato era in terracotta grezza, e veniva conservata, una volta riempita del suo prezioso contenuto, in cantina su suoli di sabbia pregni di acqua che permetteva così a mantenere fresche le giare contribuendo alla buona riuscita della conservazione.
Verso la fine dell'800 questo tipo di contenitori è stato sostituito dalle olle bianche in ceramica che, con il vantaggio dell'invaiatura, evitano l'eccessivo assorbimento del grasso da parte dei salamini, e il conseguente "profumo di forte" che li caratterizzava anticamente. Il profumo di questi piccoli insaccati è infatti dovuto alla ricetta che li vuole a stagionare per circa un anno in uno strutto aromatizzato con foglie d'alloro e granelli di pepe nero o altre spezie.

I nostri cugini francesi rivendicano l'origine di questa antica ricetta, se ci spostiamo, infatti, in Alta Savoia troviamo i "diots" piccole salcicce conservate nello strutto e messe a stagionare in giare di terracotta.
Ma la storia dell'alimentazione, frutto di migrazioni, mescolanze, e prestiti fa presto a raccontarci il perché; i nostri salamini non hanno fatto altro che cambiare di confine a seguito delle vicende storiche che hanno visto il territorio dell'Alta Savoia far parte dello Stato Piemontese fino al 1860, e dopo questa data dividersi tra Francia e Italia. I diots si differenziano dai nostri salamini per vari motivi; prima di tutto usciti e ripuliti dallo strutto vengono cotti nel vino bianco o messi ad affumicare, inoltre sebbene il metodo di conservazione sia per lo più nello strutto a volte questi vengono conservati sotto la cenere o nel fieno.

Che sia italiana o francese questa ricetta si va sempre più perdendo, sono sapori in via d'estinzione, che vanno preservati perché raccontano una storia genuina del cibo, cadenzata da quel desiderio e necessità che rendevano il mangiare sempre una festa, e mai una banalità.


graso/grasso
http://xref.w3dictionary.org/index.php?fl=it&id=16632

struto/strutto
http://xref.w3dictionary.org/index.php?fl=it&id=26835

sugna
http://xref.w3dictionary.org/index.php?fl=it&id=49978

pançeta
http://xref.w3dictionary.org/index.php?fl=it&id=3180


http://www.etimo.it/?term=sapone
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Re: Cicio, cicia, cicin, cician, cicion, cicioli, salsicia,

Messaggioda Berto » ven gen 24, 2014 3:08 pm

Onto, onxare
corispondense ente xvare lengoe:
coela col latin la xe na corispondensa e no na derivansa, xe forse la voxe latina ke la deriva da moti de l’ara veneta o padana o galega o çelta o xermana, no se sa ben.
L’onto o gràso animal come arte par conservar li magnari, el doria esar na speçaletà del çentro e del nord Ouropa, come coela de secar el pese (ociar el bacalà); cusì come el doparo de l’oio de oliva lè na speçaletà mediteragna. Ogni fasa clematega la gà le so resorse purpie ke l’omo el gà enparar a tenexar (tecnicizzare), a sfrutar longo li mileni/milegni.

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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