Canti sociali

Canti sociali

Messaggioda Sixara » gio gen 09, 2014 8:54 pm

Canti soçałi
viewtopic.php?f=28&t=347


El dixe el Cornoldi ke solo a partir da " anni relativamente recenti (1915-30) ha avuto inizio il miglioramento economico dei nostri contadini."
Prima, i ciapava poco o gnente, no i riusiva a sfamare ke le nià de fioi ke i ghea: el primo siopero agrario l è propio n Polexine, tel 1884 organixà dal movimento de la Boje.
" Allora si sentiva intonare l' Inno dei Lavoratori di A.Galli su versi di Filippo Turati; innocente composizione che servì più che altro a stimolare il passo delle masse incolonnate nei cortei e a dare sfogo al malcontento della folla."

Te l Alto Polexine se sentiva i fenaroli ke i cantava " una specie di invettiva che, sul crepuscolo cantavano in sordina dall'alto dei loro carri colmi di fieno " :

O fiol d'on can d'on sior
te m'è robà l'onor
su quela erbeta fresca
come on fior

( Andante Moderato)

" Le parole di questa invettiva, riferentesi a un particolare episodio di violenza, erano diffuse in tutto il comprensorio fra l'Adige e l'Adigetto, dove il senso allusivo delle parole era compreso."
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Re: Canti sociali : America America!

Messaggioda Sixara » gio gen 09, 2014 9:14 pm

Còsa ghi n femo de tuti sti pòri dexgrazià.. a li mandemo 'nte la Merica:

Andaremo 'nte la Merica
a catar le Mericane
e ste poare 'talgiane
le dovemo sbandonar.

Vualtri siori
cavève i goanti
e andè 'nti canpi
a laorar
.

America America!

America America!
Si campa a meraviglia,
andiamo nel Brasil
con tutta la famiglia.

America, America si sente cantar!
andiamo nel Brasilio a popolar...
.

" Al triste spettacolo degli emigranti che dovevano lasciare il paese, s'aggiungeva la piaga degli agenti delle Società di Navigazione che cercavano di imbarcare quante più persone potevano sui piroscafi delle linee da loro rappresentate. L'allettamento avveniva di solito con menzognere promesse e al canto di un ritornello che magnificava i vantaggi del clima, del soggiorno, della sicura sistemazione economica, ecc...."

Canto di allettamento degli agenti di navigazione

Andiamo in America a lavorar (bis)
Là si lavora, là si guadagna
vestiti leggeri e ben casermati.
Andiamo avanti fratelli italiani
andiamo in America a lavorar.

(marziale)

" Le parole di questa canzone si trovano in un foglio volante dal titolo : Canzonetta Nuovissima E OPERAI ITALIANI CHE VANNO IN AMERICA, divulgato dai cantastorie e stampato nel 1889 a Milano a spese di Cecchetti Giuseppe, nella Tip. Ranzini, via S.Sisto n.4."
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Re: Canti sociali

Messaggioda Berto » gio gen 09, 2014 10:36 pm

La fame e la migrasion lè na consegoensa orenda de 'l rivo dei Savoia, del Regno de la Talia.

Prima emigrasion veneta
viewtopic.php?f=49&t=226
lè coela consegoente al rivo del stado savoiardo, del Regno de la Talia, ke par pagarse le spexe de la goera d'espansion (vestia da resorxemento) el ga sofega le xenti taleghe co la tasasion, portando mexeria, fame e costrenxendo la xente a vendarse tuto e a ndar via da la so tera.

Capolavoro del Grande Berto che descrive il dramma della Grande Emigrazione in America.
La poesia e' divisa in due parti: la descrizione del territorio con la carestia e la dura decisione di partire

Fulminadi da un fraco de tempesta,
l'erba dei prè, par 'na metà passìa,
brusà le vigne da la malatia
che no lassa i vilani mai de pèsta;

ipotecado tutò quel che resta,
col formento che val 'na carestia,
ogni paese el g'à la so angonia
e le fameie un pelagroso a testa!

Crepà, la vaca che dasea el formaio,
morta la dona a partorir 'na fiola,
protestà le cambiale dal notaio,

na festa, seradi a l'ostaria,
co un gran pugno batù sora la tola:
«Porca Italia» i bastiema: «andemo via!»

E i se conta in fra tuti.- In quanti sio?
- Apena diese, che pol far strapasso;
el resto done co i putini in brasso,
el resto, veci e puteleti a drio".

Ma a star quà, no se magna no, par dio,
bisognarà pur farlo sto gran passo,
se l'inverno el ne capita col giasso,
pori nualtri, el ghe ne fa un desìo!

-Drento l'Otobre, carghi de fagoti,
dopo aver dito mal de tuti i siori,
dopo aver fusilà tri quatro goti;

co la testa sbarlota, imbriagada,
i se dà du struconi in tra de lori,
e tontonando i ciapa su la strada !


Seconda emigrasion veneta
Li taliani dapò ver desfà la tera veneta e copà xentenara de miliara de veneti li ciamava el Veneto:
Veneto bubbone d’Italia
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... pTaUE/edit
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 11/268.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 11/269.jpg

Migrasion de li veneti en Braxil, daspò la I goera mondial, la onta goera (altro ke santa):

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Tracoma
http://it.wikipedia.org/wiki/Tracoma
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Canti sociali : na letera dal Braxile

Messaggioda Sixara » ven gen 10, 2014 8:27 pm

Colonia Caxias N.1 lì 27 luglio 1884

Padre Carissimo

Col giorno 20 Luglio ho ricevuto la lettera che ai spedito ai 27 Maggio, e anche quella che ai
spedito ai 14 Aprile.
Dunque, molto piacere ho trovato nell'egella che senti che tutti state bene e che sei colocati
là dai Lora, ma vedarai che spero che andarette poco ormai in te le case dei altri perché desso son adrio
a fare una casa e spero che ai 20 Agosto andare a stare nella nostra casa in colonia che alora
son arente a fare il talio per seminare il sorgo, e se posso voglio fare un bel taglio almeno
che venga 30 sachi di sorgo, e scomizio ai 25 Agosto e mi vorà 25 giornate di lavoro, se fossi qui mii frateli
adesso se podaria fare un talio che podaria venir almeno cento sachi di milio che è sorgo,
ma almeno mi contentaria di Massimo, la casa la fasso di 4 metri larga e 5 lunga, perché di più non posso
ma spero che dentro secolo chissà in fra sotto e sora, e dopo in faremo di più grande, dunque mia Madre che la parta quando lavole che la vien a pissare sol suo che avemo 81000 pertighe quadrate di tereno,
meglio di quelo di Bernardo Lora che la Marianela quela piena di brustulina, che la diceva, a mia Madre,
che vegnarà sanmartin che là andarà via a pissare sul mio, che ormai anca la signora Marianella
se la volle a pissare su' l suo bisogna che la pissa in scarsella!

Voi vio scritto cosa avette da portare, ma se potete guardate, portare due seghe di quelle a segare taole
e portate il fogolare e il resto a fare il bacafame che i porchi ghè e anca la somenza di formenton.
... e se potete più che faria di bisogno saria per il vestire braghe di giorno di lavoro e camice.
De via poi che forsi mio fratello Antonio non viene se non il pole proprio che resta, ma mi displace...
Sentio che saria Tita Mando avaria idea di venire se il podesse averci un cento fiorini ... e co ditegli che i padroni i laseremo in Italia e de la nostra vita siamo padroni noi, e per mangiare e bere quando il vuole e arie buone
e mi mi comoda molto anche mè che non voria esse più in Italia sotto quei birbanti di quei padroni, e per andare
sotto il Guerno ghi vuole 6 ore di distanza, che il guarda quele letere che o spedito che son tute verità.
Dunque son rangiato anche mè che son venuto senza soldi che non voria essere più in Italia
per quanto quanto che luce il sole.
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Re: Canti sociali : na letara dal Braxile

Messaggioda Sixara » dom gen 12, 2014 11:17 am

Ho sentito che ghe saria Giosuè di Migliara che voria di venire, ditegli che i guarda Lori, ma la posizione è bella
e tereno buono che viene sorgo, e frumento e vino i podaria a comperarse una colonia o mezza o un quarto e metre
suso una botega di calsolajo. Diteghi che l'opera di lavorare in tereno è 5 franchi al giorno e al calsolajo e cusita, che con 3 fiorini i compra el corame per fare un paro di prusiani e poi i vale 6 fiorini; perché qui no i va mìa in siopero come là, qui le fa tuti così (...).
E senti che viene mio cognato munaro, di tegli che il tenga conto dei soldi che se posso ghe fermo la colonia,
ma ghe voria 50 fiorini de caparra, ma qualche cosa farò, che il venga di sicuro, e mio cugnato Pietro che il se
marida e che l venga che ghe xe da farben anca per lui, basta che i sia persone che ha volontà di travaliare.
Guardate di portare due caldare drite per noi e tera di quella rossa per segnare, e se non potete voi dizegli
alla Bepa che la porta un pero di bucali per la Rachelle ... e portatimi una scatola di tabacco, e guardate di porta
tuti i vostri feramenti di falegname e la piola e quela picola.
Dunque guarda scrivere quanti che partì che vengo ricevervi a San Sebastiano. E dilli che nesuno a San Sebastiano
compra cavalli.
Altro non mi resta di scrivervi perché vi ho spiegato ... abastanza che già avete capito. Salutatemi mio zio Pietro
e ditegli che la colonia è grande anche per lui.
Ditegli a Trentìn dito Titon che la direzione è questa
America Brasile, Provincia di Rio Grande do Sul, Colonia Cassias N.1
là è tuta una posta, andove che vado me, viene anche lui, e la lettera serà consegnata,
noi stiamo tuti bene.
Altro non mia lungo che noi vi salutiamo voi, e tutta la intiera famiglia
col caricandovi del riscontro dei saluti ricevuti
e un saluto noi vi mandiamo a mia Madre e
mia sorella Teresa e ditegli che la staga
legramente, e salutatene la moroxa di mio cognato.
Di novamente vi saluto e sono
Il vostro figlio
Rossato Paolo
.
Ultima modifica di Sixara il dom gen 12, 2014 11:29 am, modificato 1 volta in totale.
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Re: Canti sociali : na letara dal Braxile

Messaggioda Sixara » dom gen 12, 2014 11:28 am

Po' ghe vien mente altre robe, altri saludi.. lè come se nol fùse bòn de destacarse da sta letara ke, finké l la scrive, la lo mete n contato co la so fameja:

Salutatimi mii zii
Dal Corsara e mio
zio Celeste e la sua moglie
e anche la Rachelle saluta.
Scusatimi se o scrito male perché
scrivo di sera che al giorno o da fare la casa
e premura, tutti i Lora vi saluta e vi ringrazia
del terzetto che avete cantato per noi e la Carolina saluta suo padre e tutta la famiglia.
Diteghe Antonio, che il ghe diga al Moro Din che
il se marida e che il venga qui.
So che parte Rossato Luigi, ma qui da noi è meglio
perché chì viene frumento e la nol viene
dondove è lui non è arie buone e sante,
viene cafè e sucaro e facile ciapare la febbre.


La frèva o ke la brùta infezion a i òci.

La letara autografa de Paolo Rossato, 1884 la vièn mesa n APPENDICE a on libro de AA.VV. intitolà Italiani in Rio Grande Testimonianze di storia umana e civile, Rio Grande do Sul, Brasile, 1997 col patrocinio de l I.V.R.A.L. ( Istituto Veneto per i Rapporti con l'America Latina), ke dèso nol ghe xe pì. I autori i è tuti veneto-braxiliani.
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Re: Canti sociali : so la letara de Rossato Paolo

Messaggioda Sixara » dom gen 12, 2014 8:24 pm

La letera de Paolo Rossato ( de? no se sa, no vien dito ma del Vèneto sicuramente) migrà n Braxile prima del 1884 l è interesante pa i spunti de spiegazion ke la ofre , inframezo a le righe :
nol ghe xe el comento a la letera tel libro da indoe la go tòlta ma a ghè altri 2 contributi inportanti par capire la situazion de i vèneti n Braxile. Uno l è cueo de on prete, don José Barea, futuro vescovo di Caxias do Sul ke l scrive La vita spirituale nelle colonie italiane dello Stato: kel altro l è de Celeste Gobbato, storico, laureato in enologia presso la Scuola Reale di Conegliano, nato in Italia, Intendente di Caxias do Sul dal 1924 al 1928, e deputato statale, ke l scrive Il colono italiano e il suo contributo nello sviluppo riograndense.
Tuti do i contributi i dovarìa èsare stà scriti tornovia ai àni20 ( ma no' se capìse bèn ke sto libro l è fàto male, senza date, senza citazion..), comuncue a na distanza breve da i primi insediamenti.

Scumiziemo co cueo del prete :
el prete el fa tuto on elenco de le cèxe ke màn màn i costruiva te le colonie de l Stato del Rio grande do Sul, te le aree ke a scumizio gà interesà de pì la nostra migrazion : Colonia Caxias, Conde D'Eu e Dona Isabel tel nordest de lo Stato e Silveira Martins te la parte de mexo. Le sarìa le colonie pioniere, cuee del 1875 o mejo del 1876, l àno ca dà el via a tuto.
I riva da la Lombardia, dal Trentino e dal Vèneto. Tel 1888 ghe ne riva 104.353; dal 1820 al 1920 i italiani migrà i è 1.388.881; cuei de tute le etnie (1820-1929) : 3.648.382.
Se calcola ke i migrà italiani ( lombardi-trentini-veneti) ke i xe rivà tel Rio Grande do Sul dal 1882 al 1914 i sia stà 66.901, a pararìa cuatordaxe mila fameje.
Naturale ke tute ste fameje le ghea bixogno de l conforto de la relijon :
" Povero colono che sei venuto a seppellirti nelle foreste di una terra straniera, tu lo vedi questo sacerdote che gira di giorno e di notte, al vento e alla pioggia, al freddo e al caldo, varcando fiumi impetuosi, passando per sentieri e precipizi, affrontando ogni sorta di pericoli?".
Le ghe jèra tocà par primi a lori, i primi ca jèra rivà de farse strada n mexo a la foresta co la manàra, e pasare i fiumi impetuosi e la piòva, e l vento al caldo e al fredo.. e l prete da drio.
Anca parké el ghea in mente - el prete - de restarghe amigo, se sa mai ke i deventese socialisti
" (...) che il suo scopo è di conservarti buono, laborioso, morigerato, ossequiente alle autorità della tua nuova Patria.
... E questo tuo amico, lo cerchi con fiducia filiale nelle tue difficoltà, nei tuoi negozi e interessi ... nelle ingiustizie che ti vengono mosse. E per questo non ti sei mai lasciato lusingare da coloro i quali ... ti predicavano una dottrina diversa da quella che t'insegnava il sacerdote, venuto fino dal principio a condividere con te la stessa vita piena di stenti, di dolori e di sacrifizi. E per questo tu hai sempre respinto con tutta la forza della tua anima credente di veneto-lombardo qualsiasi manovra intentata a rapirti il tesoro più prezioso che hai portato dall'Italia : la Religione cattolica apostolica romana."

Co tanto de la benedision del papa.

( Alberto fàme on piazere.. tirame via kele foto ke ogni volta ca vào n sù a me ciapo on skrimioto..)
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Re: Canti sociali

Messaggioda Berto » dom gen 12, 2014 9:32 pm

Par ti a me butaia sol fogo ma scuxame Sixara, xe mejo lasarle là ben en vista le somexe, ke la xente la veda i regali del resorxemento talian e dei re saboiardi!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Canti sociali: le prime lotte del colono

Messaggioda Sixara » lun gen 20, 2014 2:07 pm

El prete Barea ( a propoxito la so fameja la vegnea da Castelfranco V. e la jèra rivà tel 1885 n Braxile) el porta la testimoniansa de uno de i primi coloni a Caxias. I Vèneti, dir el vero, no' i xe stà propio i primi: pararìa ke " l'onore della primazia" el saria de tre fameje de Olmate (Monza) Crippa, Sperafico e Radaelli, partìe da Italia tel 1875. I ghe metea tre mexi e òto jorni so na nave veliera rivare Rio de Janeiro e dopo da lì seguendo i fiumi i ndava indoe ke i li mandava.

El raconto del colono Pièro Tomaxi:
" Di giorno si lavorava con molta paura dei bulgheri a gettar giù un pezzettino di bosco e a farsi sù on fià di casa e di notte qualcuno faceva la guardia."

I 'bulgheri' i sarìa i indios, poaréti ke no ghe jèra da verghe paura, ke zà i ghea sbandonà la foresta o i se jèra spinti pì n drento e comuncue no i ghe faxea del male nisùn, i jèra pacifici se, l dixe el Tomaxi, " ... però i bulgheri non ci hanno mai molestati e nemmeno li abbiamo veduti."

Insoma de jorno i laorava a butar zò on toketo de foresta e tirar-sù on fià de caxa.. el primo racolto ca xe vegnù su l è stà dopo 2 àni, e tel fra-tenpo i magnava i pignoni ke sarìa i pignoli n braxiliàn pinhao.

" Quando poi venne questo benedetto raccolto, ci siamo accorti che esso era disputato da molti pretendenti, tra i quali i cinghiali americani e le scimmie ... ma i più ingordi erano i papagalli che in folte nuvole cadevano sulla piantagione."
Elora 'sa faxeveli poaréti, parké no i ghe magnese el racolto? "...molti di essi, presi e ammazzati sul fatto, più di una volta ci hanno riempito le pignatte, proporzionandoci un brodo e una carne più che saporosa."

Anca i cinghiali i li parava via co l fògo o sparando de i colpi n aria " sul far della notte" co i rivava, ste bestie, da drento la foresta a la piantajon; calkedun el cascava te le bùxe ke i scavava par tèra longo i sentieri par indoe ca pasava ste bestie e lora i li ciapava e i li magnava.

Po' sa no bastase anca i sorxi ghe jèra : " In quantità da non credersi, essi uscivano da tutte le parti, ci rosero i cassoni,le scarpe,perfino i bottoni delle vesti, saltavano sù per il letto, sù per le gambe, sù per la tavola, ci disputavano il cibo, ci rubavano il sonno.
Eravamo costretti a mangiare col cibo in una mano e un bastone nell'altra. A caro stento e solamente combattendo delle notti intiere, sono riuscito a salvarmi 10 sacchi di granoturco."

Pa ndare " a prendere qualche articolo di prima necessità, si doveva camminare una giornata intiera, infangarci fino agli occhi ... Più di un povero colono dovette camminare mezze giornate con un sacco di grano sulle spalle per portarlo dove c'era qualche simulacro di molino. Ce lo siamo proprio meritato quel poco di benessere che oggi godiamo."

E ke spauràsi! " Metta giù nella sua storia che una notte mi sono imbattuto per istrada in una bestia feroce ( lui dice che era l'Orang-utan ma io credo che fosse il Tamanduà-bandeira), la quale alzatasi in piedi, mi tentò il colpo, ma grazia a Dio facendo uso del coltello e dello schioppo, sono riuscito ad averne ragione.
... Metta giù anche questa: Una notte eravamo già tutti a dormire sotto la nostra misera casupola. Tutto ad un tratto sentiamo i muli che soffiano e corrono come disperati. Poco dopo si ode un fracasso terribile, la porta della casa viene sfondata, vi entra precipitatamente il nostro cane e dietro di lui... LA TIGRE! Il cane si ripara sotto il letto e la tigre dietro, arriva a pigliarlo, lo trascina fuori e se lo porta nel bosco. Ah! padre, ci può essere spavento più grande di questo?."

Vabèn i cinghiali e i papagàli, e i sorxi e le sìmie ma... NA TIGRE, vojo dire.. na tigre. :cry:
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Re: Canti sociali: il colono italiano...

Messaggioda Sixara » mar gen 21, 2014 2:49 pm

"Il colono italiano e il suo contributo nello sviluppo dell'industria riograndense", cusì el titola el contributo de Celeste Gobbato, el storico, l enologo vèneto ca scrive anca lù so le orijni dei insediamenti vèneti te la rejon del Rio Grando do Sul.
Elora prima ca rivese i 'taliàni ( ma nantri savemo ke la pì parte i jèra vèneti) a ghe jèra solo ke foreste " interminabili distese di araucarie" a coerzare " l'immensa regione serrana dalle sponde dei fiumi Cahy e Taquaray ... fino all'altipiano di S.Francisco de Paula, di Vaccaria e di Lagoa Vermelha ...".
Vojo dire : solo ke foreste ghe jèra e piène de pericoli come ca ghemo visto dal raconto de kel Pièro Tomaxi... sìmie, papagàli, cinghiali, ponteghi.. e tigri, anca le tigri a ghe jèra te ste foreste 'interminabili'... I ga vù on bel corajo, davero, sti òmeni ( e ste dòne) ca lasàva caxasoa ( par cuanto poareti ke i jèra ma almanco i savea de ke morte-morire) pa ndare a la ventura cusì, n posti cusì selvadeghi, ostili.

D altra parte, a lo savemo bèn còsa ke i se lasàva pardedrio:
"A quei lombardi, a quei veneti, a quei trentini allettava il pensiero dell'America, per il disagio agricolo e sociale che in quell'epoca imperava nelle loro rispettive regioni, determinato in gran parte dalla scarsa produttività del suolo sottoposto a coltura continua, senza aiuto di una concimazione completa; dal sopraggiungere della peronospera nelle viti, già danneggiate dal flagello dell'oidio, dallo stato di bassa coltura di quella gente, così voluta dall'impero austro-ungarico, dal cui giogo si erano liberate da poco tempo, e infine dall'eccessiva irrazionalità nella coltivazione del granoturco, che isteriliva il terreno e disseminava la pellagra."

Lo stato di bassa cultura di quella gente, così voluta dall'impero austro-ungarico... el dixe Gobbato. Dèso prima ke l admin el me salta sù dixendo ke no' xe vero, a lo digo mi par prima MA l è interesante comuncue savere ke, te i àni 20 co scrive Gobbato la cosienza storica la jèra sta cuà : i vèneti i xe migrài n Braxile anca pal motivo del stato de bàsa cultura... cusì volesto da l inpero austro-ungarico.
I jèra ciapà male sti veneti : da na parte on Inpero ca i ghea tegnù cusì, da ke l altra nantro Inpero, cueo de Don Pedro II ca i voleva propio cusì.
Cusì come?
" Il Brasile non poteva certamente scegliere immigrati migliori, sia per la caratteristica di lavoratori e risparmiatori tenaci, sia per il sovrano rispetto delle autorità, come pure per la pratica atavica di coltivare terreni ondulati e di montagna."

A ghe serviva zente ca savese come fare a dis-boscare prima ke coltivare ke là co i xe rivài la prima roba ke i dovea fare jèra 'crearla' la tèra da coltivare, butar xò intieri boski de àlbori pa far posto a le coltivazion. Ghè da dire ke le migrasion n Braxile le jèra zà scumizià te i àni 40-60 de l 800 co i tedeski e i polàki e cuei i se gheva tòlto i terén mejo lasandoghe i scòrsi a cuei ca vegnea dopo de lori.
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