Come ke i migrà foresti li trata la nostra xente

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Messaggioda Berto » sab apr 19, 2014 11:43 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Come ke i migrà foresti li trata la nostra xente

Messaggioda Berto » mar apr 22, 2014 10:12 pm

Gnanca on veneto a ghe jera a darghe conforto, ke mexeria omana!

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.9034290

Sparò al bancario, condannato a 16 anni
Pena più pesante rispetto alla richiesta del pm. Franceschi presente in aula con addosso la divisa delle guardie venete

di Cristina Genesin
CAMPODARSEGO. Sempre solo, con addosso una lustra divisa da guardia veneta. Intorno a lui agenti di polizia penitenziaria, carabinieri e poliziotti della Digos. Nessun sostenitore, né dentro né fuori del Palazzo di giustizia. Presente il figlio che ha regalato un sorriso triste al padre, prima del suo ennesimo e, stavolta, definitivo trasferimento in carcere. Perché in carcere ci starà parecchio: 16 anni e 15 giorni almeno. Ecco la condanna decisa ieri dal tribunale di Padova per Luciano Franceschi, 54 anni, il commerciante indipendentista veneto di Borgoricco che, la mattina dell’11 febbraio 2013, sparò contro il direttore generale della Banca di credito cooperativo (Bcc) dell’Alta Padovana, Pier Luigi Gambarotto, riducendolo in fin di vita. Fu un tentato omicidio premeditato secondo il collegio giudicante (presieduto da Nicoletta De Nardus, a latere Beatrice Bergamasco e Tecla Cesaro) che ha letto la sentenza con contestuale motivazione ieri alle 19.25, dopo quasi sette ore di camera di consiglio. Franceschi doveva pure rispondere di porto abusivo di una pistola calibro 7,65 e delle munizioni.
Più mite la richiesta di condanna del pm Marco Peraro (12 anni e mezzo) che aveva escluso l’aggravante della premeditazione. Inoltre il tribunale ha condannato l’imputato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’interdizione legale durante l’espiazione della pena; al pagamento delle spese processuali, delle spese legali alle parti civili (8 mila 500 euro), delle spese di mantenimento in custodia cautelare; infine al versamento di una provvisionale (anticipo del risarcimento) di 60 mila euro alla vittima (tutelato dall’avvocato Carlo Augenti) e di 15 mila alla banca (assistita dall’avvocato Umberto Pauro), mentre l’integrale quantificazione dei danni è stata rimessa al giudice civile.
L’avvocato Carlo Mursia ha svolto fino in fondo il suo compito di difensore nonostante la ricusazione dell’imputato, sostenendo la tesi che i colpi di pistola sarebbero stati esplosi accidentalmente durante una colluttazione.
Poi Franceschi ha preso la parola. Ha ringraziato il presidente De Nardus per averlo «fatto arrivare in aula in modo decoroso» (in mattinata aveva minacciato di presentarsi in mutande se gli fosse stata negata la “divisa” veneta); ha ricusato il tribunale e la corte d’appello oltre al terzo legale d’ufficio; ha ribadito di aver voluto compiere un gesto di protesta, insistendo sul “corpo a corpo” con il direttore e sull’esplosione del tutto accidentale dei colpi; ha accusato di essere stato rinchiuso per un periodo in una cella con due africani pazzi che lo avrebbero aggredito a sangue.

Infine ha concluso: «La sentenza l’avete già scritta... Io me ne starò in cella in attesa della pasqua veneta che, per me, è la liberazione... Mi verranno a liberare quelli di San Marco».
12 aprile 2014

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Re: Come ke i migrà foresti li trata la nostra xente

Messaggioda Berto » sab ago 01, 2015 9:18 pm

La schiava veneziana del 25enne marocchino: legata a una sedia e obbligata a urlare «Allah è grande»

http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/VENE ... 1642.shtml

di Cristina Antonutti

CAORLE - Tre mesi di terrore. Di botte e costrizioni. Un marocchino di 25 anni, Mohammed Et Tajani, di Pramaggiore, ha reso la vita impossibile a una giovane donna della provincia di Venezia, costretta a obbedire, subire maltrattamenti e a gridare, legata a una sedia, «Allah è grande», mentre lui la colpiva sulla schiena. Et Tajani, ieri, è stato condannato in Tribunale a Pordenone a 3 anni e 2 mesi di reclusione per maltrattamenti, lesioni, stalking, sequestro di persona, danneggiamento e furto. Il giudice Eugenio Pergola gli ha applicato anche una sfilza di interdizioni, assolvendolo solo dall’accusa di violenza privata. La costringeva anche restare chiusa in casa, a ospitarlo nella sua abitazione e per impedirle di uscire le sottraeva cellulare e chiavi dell’auto.

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -akbar.jpg
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