Naltro jornàlàso skifoxo:
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BOTTE E SASSATE AL PROCESSO
VENEZIA - Luca Casarini, autonomo padovano, riassume: "I ne gà caricà cinque volte.
Questi de la Life i xe rivà da la parte sbagliata, e xe vegnù fora un casìn". Proprio un "casìn", qui fuori dall' aula bunker di Mestre dove si tiene la seconda udienza del processo ai serenissimi guerriglieri di San Marco. Mattinata di botte, calci, sassate, lacrimogeni, insulti vernacolari.
Bilancio: Fabio Padovan della Life preso a pedate dagli autonomi,
Marco Taradash di Forza Italia bersagliato di sputi e monetine dai medesimi,
Franco Rocchetta fondatore della Liga scazzottato sempre dagli stessi,
poi manganellate dei poliziotti sugli autonomi, sassate di questi ai poliziotti, e uno che abita lì colpito da un candelotto lacrimogeno.
Il tutto rigorosamente fra veneti: autonomi, rifondatori comunisti, Life e poliziotti (terzo Celere di Padova). Tutti (meno una parte dei poliziotti) federalisti. Quattordici feriti leggeri, nessuno grave.
Succede tutto fra le otto e mezza e le nove, in via delle Messi, la strada che corre davanti alle cancellate dell' aula.
Lì si sono dati appuntamento quelli della Life, sostenitori dei "patrioti" di San Marco, gli autonomi dei centri sociali e gli studenti, i militanti di Rifondazione, e qualche camicia verde leghista.
Dovevano arrivare anche i giovani di Alleanza nazionale: vista l' aria che tira, e dopo una probabile tirata d' orecchi da Roma, hanno pensato bene di starsene a casa.
Alle otto e mezza sulla strada stanno solo dieci della Life e una ventina di autonomi.
In mezzo, la polizia. Il questore Lorenzo Cernetig, nell' autorizzare l' esplosiva miscela, ha ordinato: gli autonomi e i rifondatori devono arrivare da una parte, Life e leghisti dall' altra. Fabio Padovan e l' onorevole Marco Taradash, fresco sponsor dei "patrioti", arrivano dalla parte sbagliata. Gli autonomi, che stanno dietro una transenna, gridano: "Fascisti, servi dei padroni!". Taradash: "Sono qui per tutelare i diritti di tutti, anche i vostri". Quelli scavalcano, buttano a terra Padovan, lo prendono a calci. Per Taradash sputi e monetine. Lui grida, i poliziotti accorrono e caricano. Sparano due lacrimogeni, e uno colpisce al ginocchio destro il signor Albino Da Lio, che dietro il cancello della sua villetta guardava lo spettacolo. Non è finita.
Sono le nove, e anche Franco Rocchetta arriva dalla parte sbagliata passando in mezzo a quelli dei centri sociali. Breve parapiglia.
Rocchetta dirà: "Uno a viso scoperto mi ha preso a pugni. Doveva essere un pugile professionista". Dice: quattro pugni alla testa, due a destra e due a sinistra, e infatti in faccia non ha segni. Arriva anche Erminio Boso, l' Obelix della Lega, pure lui dalla parte sbagliata: forse per la stazza, passa tranquillo. Seconda carica della polizia alle 9,05. A questo punto, separati i gruppi rivali, parte la guerra degli insulti e delle polemiche. I centri sociali rivendicano. E' vero che avete picchiato Padovan e sputato su Taradash? "Sìììììì", in coro. Luca del centro sociale Pedro di Padova specifica: "Abbiamo dato due calci in culo a gente che difende chi ha assaltato San Marco con le armi in mano. Meglio un cazzotto oggi che la Croazia domani". Applausi. Passa un cicciottello che fa footing, e chiede "compermesso" ai cordoni. Si insultano a più non posso, ma sono tutti federalisti, anche gli autonomi: "Noi siamo municipalisti, per un federalismo dal basso.
I nostri discorsi fanno paura ai centralisti di Roma, che hanno rubato e fatto le stragi".
Gridano: "Né pulizia etnica, né polizia di Stato, il Nordest dev' esser liberato". Quelli della Life rispondono: "Schiavi del regime!", e anche "Rossi di merda!".
Uno di Rifondazione, pacato: "Vi lanciamo una proposta: uniamoci contro i padroni veneti".
Dalla Life: "Ma va' in mona!". Un cronista ingaggia il dibattito coi serenissimi: "Ho fatto due mesi di Bosnia, e ve la auguro! Ho visto mangiare cadaveri...". Il trentino Erminio Boso arringa un commilitone leghista della Lombardia: "Ti te vegni de Milan, e no ti ghe deve romperme i coglioni. Questi qui i vole el morto in piazza, così i fà le leggi speciali e ciao". Intanto Taradash ha chiamato il ministro Napolitano chiedendo la testa del questore. Poliziotti veneti si lamentano: "I ne gà spuà in facia, quei boia". Il commissario Pensa, napoletano, ammonisce gli autonomi: "Rendetevi conto che gli avversari, fra virgolette, sono a venti metri. Io ammetto gli sputi, ma le mazzate no". Un cartello di Rifondazione: "Venezia e i veneziani contro la Vandea lumbard-veneta".
Entra nel cortile un furgone cellulare dei carabinieri. Quelli della Life applaudono e gridano: "Liberi, liberi!". Ma non sono i serenissimi, sono imputati di mafia nel processo a fianco. Fabio Padovan, ristabilito, annuncia: "Ho salutato in aula uno dei patrioti, e mi ha mandato un bacio".
Garantisce: "Uno dei poliziotti feriti mi aveva dato undicimila lire per loro, i patrioti". Quelli dei centri sociali se ne vanno: "Ma resteremo vicini alle vostre villette di merda!". Di qui, ancora: "Andè in mona, baùcchi!". E per oggi è tutto, dal famoso Nord-Est.
Roberto Bianchin, Fabrizio Ravelli
04 giugno 1997 6 sez.