A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » ven giu 29, 2018 9:58 pm

Migranti, quanti possiamo davvero 'rimandarne a casa'
29 giugno 2018
Centro studi Unimed
Unione delle Università del Mediterraneo
di Luigi Manfra

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... sa/4456867

La parola d’ordine della destra sul problema dei richiedenti asilo, prima e dopo le elezioni, è stata una sola: rimandiamo a casa i migranti irregolari che, a dire di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, sono tra 500mila e 600mila. Salvini, inoltre, ha ripetuto più volte durante la campagna elettorale due slogan, “aiutiamoli a casa loro” e “prima gli italiani” e, infine, come ministro degli Interni ha dichiarato che per i migranti “è finita la pacchia”. Ma gli immigrati a cui è stato negato il permesso di asilo in Italia sono davvero 500mila?

Migranti, Salvini: "La pacchia è strafinita"

Il tema è controverso e le valutazioni fatte da fondazioni, giornalisti e blogger differiscono molto. Utilizzando i dati ufficiali del ministero degli Interni e dell’Unhcr (l’organizzazione dell’Onu per i rifugiati), risulta che dal 2011, anno del primo esodo di massa con oltre 62mila arrivi a causa delle primavere arabe, ai primi cinque mesi del 2018 sono arrivati in Italia 759mila 810 migranti. Nello stesso periodo sono state esaminate soltanto 399mila 119 domande di asilo di cui 216mila 321, pari al 54%, sono state respinte. L’esame delle domande di accoglimento, infatti, procede molto a rilento perché ci vogliono in media due anni per completare l’accertamento. Ma se gli sbarchi sono stati in cifra tonda 760mila e le domande esaminate 400mila vuol dire che, ad oggi, ci sono ancora 360mila domande inevase.

La prima conclusione che si può trarre da questo dato è che i migranti respinti da mandare a casa sono 216mila, mentre i 360mila la cui domanda è ancora in esame non possono essere respinti in base alle leggi vigenti. Infatti, in attesa del processo di verifica dell’identità e della provenienza, essi hanno diritto a restare in Italia, ospitati nei centri di accoglienza sulla base di un permesso di soggiorno annuale temporaneo che può essere rinnovato anche più di una volta. Va comunque sottolineato come l’enorme numero di richieste d’asilo è soltanto un dato aritmetico dedotto dalle statistiche del ministero degli Interni, che non tiene conto di quanti migranti, pur avendo richiesto asilo in Italia in questi anni, hanno lasciato il Paese per dirigersi altrove in Europa.

I migranti ospitati nei vari centri di accoglienza sono infatti molti di meno, poco più di 180mila, a riprova del fatto che dai dati ufficiali non è possibile cogliere la differenza tra documentazione cartacea e reale situazione sul territorio. A questo proposito va ricordato come, fino al 2015, era relativamente facile per i migranti lasciare l’Italia per un altro Paese europeo, anche se uno dei problemi su cui si discuterà a breve in sede comunitaria è il ritorno di questi migranti nella nazione di prima accoglienza.

Ma l’analisi non finisce qui, perché ci sono ancora due problemi di non facile risoluzione: i costi dei rimpatri – che secondo i dati Frontex ammontano a 5mila 800 euro in media per ogni persona riaccompagnata nel proprio Paese – e gli accordi con gli Stati di provenienza, che ad oggi sono stati siglati soltanto con la Tunisia, la Nigeria, l’Egitto e il Marocco. A questo riguardo uno dei problemi maggiori per l’Italia riguarda la nazionalità delle persone che ricevono l’ordine di tornare nel Paese d’origine. Gli espulsi sono soprattutto africani provenienti da Stati con i quali non sono stati ancora firmati accordi specifici per il rientro. Infatti tra il 2013 e il 2017, secondo un recente studio dell’Ispi, l’Italia ha rimpatriato solo il 20% delle persone a cui è stato consegnato un foglio di via., Ma, come sottolinea l’analisi, la principale ragione dell’inefficacia dei rimpatri è che i migranti provengono da più di 60 Paesi. La stima più recente, dovuta a Eurostat, evidenzia come nel 2017 l’Italia ha effettuato appena 7 mila rimpatri di irregolari.

Per concludere, se la presenza dei richiedenti asilo in Italia è probabilmente inferiore alla cifra ufficiale risultante dalle statistiche del ministero dell’Interno relative alle domande presentate dal 2011, ad oggi, per le ragioni precedentemente descritte, il numero dei decreti di espulsione è invece un dato incontrovertibile, perché soltanto il diniego dell’accoglienza colloca i migranti nella lista dei rimpatriabili. Dai dati ufficiali risulta che sono stati emessi 216mila 231 decreti di espulsione ma a questa cifra vanno sottratti i rimpatri già effettuati in questi anni, che ne riducono ulteriormente l’ammontare. A questo numero vanno però aggiunti i 66mila e 47 clandestini di cui gli archivi delle polizie hanno nomi, cognomi e nazionalità, che sono stati identificati e definiti irregolari a causa dei permessi di soggiorno scaduti o mai rilasciati ma che non si riesce a rimpatriare.

Paradossalmente il compito di Salvini diventa meno oneroso, in quanto le espulsioni possibili sono molto meno delle 500mila di cui ha parlato a lungo durante la campagna elettorale al solo scopo di incrementare il bottino elettorale. Un ulteriore conferma della non eccezionalità della situazione italiana è offerta dai dati del 2017 dell’Unhcr, che evidenziano come in Europa il Paese con più rifugiati è la Svezia con 23,4 rifugiati ogni mille abitanti, mentre l’Italia in questa graduatoria risulta soltanto 11° con 2,4 rifugiati ogni mille abitanti. Da notare, in ultimo, come i primi cinque Paesi con il maggior numero di rifugiati sono extraeuropei.

* Responsabile scientifico del Centro studi Unimed, già docente di Politica economica presso l’Università Sapienza di Roma
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » sab giu 30, 2018 6:36 pm

Migranti, ecco come la Merkel ha aggirato l'Europa e l'Italia
Lorenzo Vita

http://www.occhidellaguerra.it/migranti-merkel

Sembra proprio che l’Unione europea, a questo punto, non interessi più a nessuno. Nemmeno alla Germania, che di questa Unione continua a essere il nucleo fondamentale e che ha sempre utilizzato per promuovere la propria agenda politica. E la questione migranti, che sembra essere un baratro da cui l’Europa rischia di non uscire più come prima, è la prova che anche Angela Merkel pensa a superare l’Ue, aggirandola con accordi con i singoli Stati.

In queste ore è stato reso noto dall’agenzia tedesca Dpa un accordo siglato dalla Germania con 14 Paesi allo scopo di velocizzare i rimpatri dei migranti secondari. Il contenuto dell’accordo è contenuto in una lettera di otto pagine inviata dalla Merkel ai partiti che formano il suo governo.

Il ministro dell’Interno, Horst Seehofer, leader del partito della destra bavarese e ago della bilancia di questo esecutivo, era stato chiaro. O la cancelliera trovava un accordo entro il 30 giugno oppure avrebbe avviato i respingimenti al confine provocando una crisi di governo che avrebbe condotto Berlino a nuova elezioni.

Angela Merkel l’accordo l’ha trovato. Ma non nell’ambito del Consiglio europeo, ma in via bilaterale. Ha chiamato uno a uno i leader di 14 Paesi, amici ma anche “ribelli” del Gruppo Visegrad. Come scrive Avvenire, “nella lista dei Paesi pronti a firmare ci sono anche i Paesi del blocco orientale, tra cui Ungheria, Polonia e Repubblica ceca, oltre a Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Svezia”. E tutti hanno concordato sul ritorno dei migranti registrati in quegli Stati. Una vittoria per la Merkel, una vittoria soprattutto per Seehofer ma una vera beffa per l’unione europea e per l’importanza delle sue strutture.

È il famoso “gruppo dei volenterosi” in cui però, casualmente, non risulta l’Italia, che esce da questo Consiglio europeo con un’unica certezza: in Europa non abbiamo Stati che si interessino dei nostri problemi. Ed è per questo che dobbiamo comportarci di conseguenza.

Ma è un gruppo di volonterosi che lascia anche dei dubbi su cosa significhi effettivamente questa Unione europea. Che la stessa Angela Merkel sembra aver definitivamente messo in soffitta per dedicarsi a una nuova costruzione fatta di accordi bilaterali. Altro che sogno europeo e soluzioni condivise. L’idea di Berlino sembra essere un’altra: quella di trovare il massimo risultato facendo pesare la propria forza sul singolo rapporto bilaterale piuttosto che il proprio peso all’interno di un’alleanza (o presunta tale) di 27 Paesi.

L’Unione europea non è più a trazione tedesca? No, semmai è la stessa locomotiva germanica a iniziare a sganciare le carrozze, desiderosa di svincolarsi dai doveri di far parte di un sistema in cui non esistono, almeno in teoria, Paesi che contano di più. E questo Consiglio è la prova che dietro la fragile struttura unitaria si nasconde in realtà un’ipocrisia di fondo. Questa Unione serviva finché interessava a chi ne deteneva il controllo. Ora che non sembra più fondamentale, Berlino va per la sua strada.

E l’accordo della Germania con i 14 “volenterosi” è proprio in questa direzione. Se non si può ottenere quanto desiderato in sede comunitaria, si punta agli accordi bilaterali, di fatto svuotando le strutture dell’Ue di significato. Non c’è più un’idea inclusiva, non c’è l’idea che gli altri Paesi possano effettivamente contare qualcosa.

Altro che sovranisti, populisti o movimenti euroscettici finanziati da altre potenze. Se l’Europa si sta arenando nelle secche della rotta dei migranti è proprio perché questa Unione, allo stato attuale, è un castello costruito ad hoc da chi pensava di poterne controllare l’esistenza. L’Unione europea germanocentrica sta finendo non per colpa di chi vuole la fine dell’Ue, ma soprattutto per colpa dei centri di potere che volevano costruire l’Unione europea intorno alle istanze tedesche. Il problema è che è la stessa Germania, adesso, a pensare di farne a meno.


???

Germania, accordo di Merkel con 16 Paesi per il rientro dei migranti secondari
Dopo Spagna e Grecia, la cancelliera ha stabilito l'intesa con altri 14 Stati per il rientro dei migranti che cercano di passare in Germania. In cambio Berlino prenderà una quota di richiedenti asilo che saranno ospitati in "centri sorvegliati"
TONIA MASTROBUONI
30 giugno 2018

http://www.repubblica.it/esteri/2018/06 ... /?ref=fbpr

BERLINO - Di ritorno da Bruxelles, Angela Merkel si è buttata in un giro di telefonate con i maggiorenti del suo partito per presentare una novità che potrebbe allontanare del tutto lo spettro di una resa dei conti con la “sorella” Csu e una crisi di governo al buio. La cancelliera ha rivelato infatti di aver saldato dietro le quinte, mentre andava in scena il vertice europeo più drammatico della sua carriera, una “coalizione dei volenterosi” che aiuterà la Germania sui profughi. Dopo la Grecia e la Spagna, altri 14 Paesi si sono dichiarati disponibili a riprendersi profughi dalla Germania già registrati entro i loro confini.

Oltretutto, tra i 16 Paesi che hanno intavolato un negoziato con Berlino, come conferma una lettera che Merkel ha mandato poi ai vertici della Cdu e alla Spd ed è stata anticipata dalla Dpa, figurano anche tre dei quattro “ribelli” di Visegrad. Paesi, insomma, che sembravano finora indisponibili a farsi carico di un solo rifugiato e che hanno esultato per il risultato del vertice che ha reso volontari i ricollocamenti. La Polonia, l’Ungheria e la Repubblica ceca saranno invece disponibili a riprendersi richiedenti asilo registrati lì (che sono quasi zero). Gli stessi Paesi che hanno risposto all'Italia con un sonoro "no" alla richiesta di una maggiore solidarietà.

Tanto l'Ungheria del premier di ultra-destra Viktor Orbán, quanto la Repubblica ceca guidata da Andrej Babis, hanno però smentito seccamente qualsiasi ipotesi di accordo per il ricollocamento all'interno dei loro confini di richiedenti asilo. Il primo no è arrivato dal premier ceco, secondo il quale sono "completamente insensate" le informazioni secondo cui il suo Paese farebbe parte degli Stati che hanno siglato un'intesa con Angela Merkel. Seguito a breve distanza dal portavoce del governo ungherese: "Non c'è alcun accordo con la Germania sui richiedenti asilo", ha dichiarato Praga.

L’Italia, oltretutto, non c’è, tra i “volenterosi” cui Merkel ha strappato l’accordo. Ed è un'assenza che pesa: politicamente e numericamente, visto che una gran parte dei profughi sbarca nel nostro Paese. Mentre ci sono, oltre ai cinque già citati, la Francia, il Belgio, la Danimarca, l’Estonia, la Finlandia, la Lituania, la Lettonia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, la Svezia e il Portogallo. Nella lettera, Merkel ricorda che solo il 15% dei profughi registrati in altri Paesi riesce a essere rispedito lì in base agli accordi di Dublino. La cancelliera spera di rallentare o bloccare i cosiddetti “movimenti secondari” e togliere al suo agguerrito ministro dell’Interno Seehofer argomenti per rovesciare il governo.

Peraltro, proprio per scongiurare i respingimenti al confine minacciati dal capo della Csu, Merkel spiega nella lettera di voler portare qualunque profugo già registrato in un altro Paese - ma anche chi tenta di aggirare i controlli ai confini - nei “centri di ancoraggio” voluti proprio da Seehofer. Nei contestatissimi, giganteschi centri, cioè, in cui i migranti dovrebbero restare obbligatoriamente fino alla fine dell’esame delle loro procedure di asilo.

Soltanto i profughi già registrati in Spagna e Grecia verranno smistati al confine tra Germania e Austria, gli altri no. Anche smentendo le dichiarazioni del capogruppo della Csu, Alexander Dobirndt, un portavoce della Merkel ha chiarito che “non si prevedono misure unilaterali a carico di altri Stati”. Oggi il cancelliere austriaco Sebastian Kurz è tornato dalla Bild ad avvertire il ministro dell’Interno tedesco Seehofer a non realizzare la sua minaccia di rimandare indietro profughi direttamente al confine.

Per controllare meglio che i profughi si registrino nei Paesi di approdo, Merkel vuole anche spedire poliziotti tedeschi alla frontiera bulgara. “Rafforzeremo gli agenti di Frontex al confine della Grecia con Macedonia e Albania”. E la Germania deve essere anche pronta, “ad aiutare la Slovenia e la Croazia, nel caso di bisogno”. Il blocco dei Balcani del 2015, voluto soprattutto dall’Austria e che aveva sempre imbarazzato Merkel perché simbolo della chiusura dei confini, ora riceverà persino l’appoggio della Germania.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » lun lug 02, 2018 7:12 am

I buonisti vogliono altri morti
Alessandro Sallusti - Dom, 01/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 47333.html

Le Ong accusano il governo per le vittime in mare, ma la colpa della mattanza è di chi porta gli immigrati in Italia

L'immagine dei tre bimbi morti annegati nel tentativo di lasciare le coste libiche è straziante e stringe il cuore.

È un'immagine che ci deve interrogare sull'urgenza di fermare la mattanza, ma neppure per un secondo può mettere in dubbio il grado della nostra civiltà e del nostro senso di solidarietà, che erano e sono superiori a qualsiasi altro al mondo. Quei tre bimbi non li abbiamo uccisi noi, sono vittime innocenti di un sistema perverso, marcio e ignorante che li ha trasformati in scudi umani. Scudi di genitori scellerati, di trafficanti senza scrupoli, di Paesi tribali che non hanno a cuore il destino dei propri cittadini e permettono ciò che anche il solo buon senso dovrebbe vietare perché ad altissimo rischio.

Noi con tutto questo non c'entriamo nulla. Abbiamo semmai fatto tanto per limitare i loro danni, per proteggere le loro donne e i loro bambini. Ma più facciamo più questi ci buttano addosso piccoli indifesi, innescando così una spirale senza fine che in ogni caso produrrà sempre più vittime perché mai si potrà arrivare ovunque ci sia bisogno. L'Occidente, anche nei momenti più bassi e cupi della sua storia, a differenza di altre culture, i suoi bambini li ha sempre preservati da dolori e pericoli, o quantomeno ci ha provato. Che si parli di guerre, di ondate migratorie (per l'America nell'Ottocento partivano sostanzialmente solo giovani uomini) o financo di criminalità, le creature le abbiamo tenute al sicuro. Chi non fa altrettanto, che sia genitore, politico o trafficante, se ne deve prendere tutta la responsabilità e non osi scaricare colpe su di noi.

Il nostro governo non si sta opponendo ai salvataggi in mare, tantomeno a quelli di bambini. L'accusa dell'ong Open Arms è ridicola e pretestuosa e le intemerate di Fico fanno ricordare la peggiore Boldrini. Noi stiamo chiedendo di condividere con l'Europa il peso dei salvati, che è ben altra cosa. E stiamo provando a impedire che neonati si imbarchino su gommoni per un viaggio che è peggio di una roulette russa. Piangiamo quei tre corpicini senza vita ma non piangiamoci addosso. Non siamo coccodrilli, noi stiamo facendo la cosa giusta anche nei confronti dei tanti bambini scudi umani che non meritano di morire in mezzo al mare per l'incoscienza e il cinismo di chi dovrebbe proteggerli e non lo fa.



Naufragio migranti, Open Arms: "Cento morti, colpa di Italia e Libia"
30 giugno 2018

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/no ... 802a.shtml

Duro affondo di Oscar Camps, fondatore della Ong. La guardia costiera italiana: "Non coinvolti nei soccorsi"

"Cento persone sono morte in un naufragio davanti alle coste libiche. Open Arms avrebbe potuto salvarle, ma è stata ignorata dalle autorità libiche e italiane". Suona così l'atto d'accusa della Ong spagnola, riportato via Twitter dall'eurodeputato del Psoe Javi Lopez. Nel video allegato al messaggio si vede Oscar Camps, fondatore della Ong, mentre segnala che da domenica non viene loro consentito di agire.

Open Arms: "Italia ci ha detto che sarebbero intervenuti i libici" - La Ong spagnola rimprovera all'Italia di essere stata ignorata e non chiamata in causa per il salvataggio. "Ieri abbiamo ricevuto la richiesta di soccorso da parte di una barca con cento persone a bordo, ma l'MRCC italiano (Centro di coordinamento dei soccorsi, ndr) ci ha detto che i libici si sarebbero occupati del soccorso, poi abbiamo letto dei cento dispersi", ha detto Riccardo Gatti di Proactiva.

La ricostruzione di una giornalista a bordo di Open Arms - In un articolo sul sito del giornale spagnolo El Diario, la giornalista Gabriela Sanchez, che si trova a bordo della nave Open Arms, offre una ricostruzione della vicenda: venerdì mattina intorno alle 9 la nave ha sentito l'avviso informale di un aereo militare europeo alla guardia costiera libica, che avvertiva dell'avvistamento di un gommone in pericolo nella zona di Al-Khums, vicino alla costa di Tripoli, con 150 persone a bordo senza salvagente.

Nessuna comunicazione sarebbe giunta alla Ong dal Centro di coordinamento dei soccorsi di Roma. Alle 10.30 circa, cioè un'ora dopo la prima allerta informale, il primo mayday ufficiale a Open arms, dal Centro di coordinamento dei salvataggi di Malta. Ma a quel punto, quando la nave ha contattato Roma, il centro di coordinamento avrebbe riferito che i libici erano già sul posto. "Se fossero stati avvisati in tempo si sarebbero spostati nella zona", scrive El Diario.

Guardia costiera italiana: "Non coinvolti" - In una nota, la Guardia costiera italiana ha precisato che il naufragio "è accaduto in acque territoriali libiche e non ha visto in alcun modo il coinvolgimento della Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » lun lug 02, 2018 7:44 am

Migranti, Seehofer: «Mi dimetto» Governo Merkel col fiato sospeso
Andrea Nicastro
02 luglio 2018

https://www.corriere.it/esteri/18_lugli ... df4b.shtml

L’ansia da migranti, il confuso Consiglio Europeo di settimana scorsa e la nuova durezza italiana fanno scricchiolare la Grande coalizione di Angela Merkel e le fondamenta stesse dell’Unione Europea. Vecchio di soli tre mesi, domenica notte, il governo tedesco si è trovato a fronteggiare le dimissioni del ministro dell’Interno Horst Seehofer (rifiutate per ora come inaccettabili dal capogruppo del partito nel Bundestag, Alexander Dobrindt) e il rischio di perdere l’appoggio dei cugini bavaresi della Csu.

Frau Merkel

Al ministro Horst Seehofer non piacciono i risultati ottenuti da Frau Merkel in Europa. Avrebbe voluto un accordo per respingere i migranti alle frontiere e, in base agli accordi di Dublino, rispedirli nei Paesi di primo approdo. La Merkel non ha voluto (o potuto) imporlo anche all’Italia da dove arriva un gran numero di illegali residenti in Germania. «I risultati del Consiglio europeo non sono affatto equivalenti alle nostre proposte di respingimenti alla frontiera» è stata la replica irrituale del ministro alla sua Cancelliera. La frattura era consumata. In un discorso dai toni drammatici Seehofer ha parlato fino a tarda sera ai compagni di partito di “coerenza”, di “nessun risultato” da parte della Cancelliera per poi fare appello anche all’emotività: «Non posso assumermi la responsabilità della morte di Susanna». Si riferiva a una quattordicenne stuprata e uccisa da un profugo iracheno che ha riempito la cronaca nera tedesca.

«Situazione seria»

«La situazione è seria» ha ammesso Merkel. La Cancelliera ora può sperare che la Csu abbandoni il suo leader Seehofer continuando ad appoggiarla in sede nazionale. In caso contrario, potrebbe virare a sinistra imbarcando nell’esecutivo i Verdi o andare a elezioni anticipate. La Cancelliera ha pagato caro alle ultime politiche la sua politica migratoria e la difesa della coesione europea. A ottobre Seehofer avrebbe dovuto affrontare le elezioni regionali e teme il peggio. Secondo i sondaggi, l’estrema destra di AfD, Alternativa per la Germania, fa breccia nel suo elettorato soprattutto con lo slogan «basta migranti». Se il grosso della Csu decidesse di restare nell’alleanza di Berlino sarà anche perché Angela Merkel resta in Baviera la leader più popolare di chiunque altro.

Il «masterplan»

Da mesi il ministro dell’Interno lavorava a un masterplan per cambiare la politica migratoria nazionale. Esame super accelerato delle domande, rimpatri massivi e, all’articolo 27, respingimenti automatici ai confini dei migranti già registrati in altri Paesi dell’Unione. In sostanza tutto il peso del flusso migratorio sui Paesi del fronte Sud: Spagna, Italia e Grecia. Così Merkel si è spesa con i 16 leader europei per trovare almeno accordi bilaterali. La Spagna del socialista Pedro Sanchez e la Grecia dell’ex ribelle Alexis Tsipras hanno accettato di riprendere i migranti registrati nei loro porti e poi arrivati in Germania. L’Italia del governo pentaleghista ha detto no. Altri che la Cancelliera aveva citato come disponibili l’hanno smentita con dichiarazioni assai poco diplomatiche sintomo di relazioni deteriorate. Sono Praga, Budapest e Varsavia.

Niente accordo con Roma

«Un accordo con Roma non era possibile — ha spiegato Merkel ieri in tv —. L’Italia vuole prima ottenere una riduzione dei migranti che arrivano sulle sue coste e ha l’impressione di essere stata a lungo abbandonata a se stessa». Merkel cerca di evitare «atti unilaterali che vadano a detrimento di — Paesi — terzi». Teme un effetto domino con Austria, Italia e il gruppo di Visegrád che chiudono i confini per evitare i migranti respinti da Berlino. Sarebbe la fine della libera circolazione nell’Ue, il ritorno delle frontiere interne, punti di Pil persi per tutti. Tra Merkel e Seehofer non è in gioco soltanto il governo di Berlino.


Germania, l'accordo sui migranti salva il governo ma è un problema per l'Italia. Vienna: "Proteggeremo i confini a sud"
3 luglio 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ud/4467030


L’accordo sui movimenti secondari dei migranti tra Angela Merkel e Horst Seehofer salva il governo tedesco ma è un problema per l’Italia. I tre punti con cui la cancelliera e il ministro dell’Interno bavarese hanno chiuso la crisi politica che era arrivata a un passo da far saltare la maggioranza a Berlino prevedono l’istituzione di centri di transito per riconoscere i richiedenti asilo già registrati in un altro Paese e rimandarli indietro, tramite accordi bilaterali come quelli firmati con Grecia e Spagna. Ma per chi come l’Italia un’intesa con la Germania non ce l’ha e non la vuole, significa che i migranti passati dal nostro territorio verranno bloccati al confine con l’Austria, con la conseguenza prevedibili e già annunciata da Vienna di attuare a loro volta “misure per proteggere i nostri confini meridionali”. Tradotto, la probabile chiusura del Brennero.

In realtà il “buon compromesso“, come lo ha definito la Merkel, raggiunto tra lei e il leader della Csu deve essere ancora approvato dall’altro partner della coalizione. I socialdemocratici della Spd sono rimasti alla finestra durante la crisi sui migranti ma ora potrebbero intervenire per mettere nuovi paletti. Andrea Nahles, la nuova leader del partito, ha già condannato i “tentativi di ricatto” di Seehofer e affermato che “la Csu sta paralizzando Germania ed Europa”. “Ci sono ancora molti interrogativi da chiarire”, ha detto la stessa Nahles dopo la notizia dell’accordo raggiunto. Dell’intesa i tre partiti della coalizione torneranno a parlare dalle 18 nella sede della cancelleria. E i giovani socialdemocratici, guidati da Kevin Kuehnert, spingono per un chiaro “no” all’ipotesi di istituire centri di transito.

Ma cosa prevede il compromesso che secondo Merkel tutela “lo spirito dell’Unione europea e, allo stesso tempo, intraprende passi decisivi verso il controllo dei movimenti secondari“? Si partiva dalla volontà di Seehofer – il casus belli della crisi – di respingere direttamente ai confini tedeschi i richiedenti asilo già registrati in altri Paesi. Dopo il colloquio di lunedì sera, mediato dal presidente del Bundestag, Wolfgang Shaeuble, è stata raggiunto l’accordo. In pratica è una rigida applicazione del Trattato di Dublino, vuole “limitare i flussi secondari che minacciano Schengen” e riguarda poco più di 18mila persone dall’inizio dell’anno.

Il testo è stato riassunto in tre punti. Innanzitutto al confine tra Germania e Austria sarebbe attuata una nuova politica, per garantire “che sia impedito ai richiedenti asilo le cui procedure di asilo sono responsabilità di altri Paesi dell’Ue di entrare” in Germania. E’ la premessa che fa da cappello alle due misure successive. Alla frontiera saranno istituiti centri di transito, dove i migranti saranno obbligati a restare: da qui, i richiedenti asilo saranno poi rimandati direttamente nei Paesi che sono responsabili delle loro domande, quindi quelli di primo approdo, previo consenso degli Stati coinvolti sulla base di accordi amministrativi. Quelli che la Merkel ha stretto con Madrid e Atene, ma che sono in dirittura d’arrivo anche con altri Paesi dei Balcani. Per trattenere i profughi in zone neutre, Berlino dovrà adottare un espediente giuridico simile a quello che esiste da anni negli aeroporti, “la finzione del non-arrivo“. Perché in base alle leggi internazionali – su cui Merkel ha sempre mantenuto il punto – chiunque metta piede nel Paese, ha comunque diritto a una richiesta di asilo. Così quelle norme verrebbero aggirate.

Poi c’è il terzo punto, quello che inguaia l’Italia: nel caso questi accordi con Paesi terzi non potessero essere raggiunti, le persone sarebbero comunque respinte al confine “sulla base di un accordo con l’Austria”. Una notizia che a Vienna non è stata accolta con troppo entusiasmo: il cancelliere Sebastian Kurz, il vice Heinz-Christian Strache e il ministro degli interni Herbert Kickl hanno dichiarato di attendere un rapido chiarimento da Berlino. E “se questa dovesse essere la posizione del governo tedesco – si legge nella dichiarazione – dovremmo provvedere a mettere in piedi della misure per tutelare l’Austria e la sua popolazione e siamo pronti ad attuare misure per proteggere i nostri confini meridionali”. Senza un’intesa tra Roma e Berlino, l’Italia rischi quindi di trovarsi i respingimenti direttamente al Brennero. Sempre che nel frattempo non arrivi il veto all’accordo della Spd.




Migranti, l'Austria alza il muro: "Proteggeremo i nostri confini"
Franco Grilli - Mar, 03/07/

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 48031.html

Vienna ribadisce la sua posizione dopo l’accordo raggiunto in Germania

Nella notte il Cancelliere Angela Merkel e il suo ministro dell'Interno Horst Seehofer hanno raggiunto l'intesa sui migranti.

Un accordo che, se da un lato, salva di fatto il governo di Grosse Koalition in Germania, dall’altro introduce nuove restrizioni per l’ingresso dei profughi sul territorio tedesco. Con conseguenze, di rimbalzo, sull’Austria. Che potrebbe così subire un flusso maggiore di immigrati.

Bene, dopo quanto successo a Berlino, nella vicina Vienna hanno subito fatto sapere che il governo austriaco non ha alcuna intenzione di subire passivamente il fenomeno migratorio. Motivo per il quale potrebbe adottare subito misure per proteggere i propri confini, prevedendo evidentemente l'afflusso dei profughi respinti ai confini tedeschi: se l'accordo raggiunto la scorsa notte venissime convalidato dal governo tedesco,"dovremo adottare misure per evitare svantaggi per l'Austria e la sua gente", ha fatto sapere il governo austriaco.

Inoltre, l’esecutivo guidato da Sebatian Kurz si è anche detto "pronto a prendere misure per proteggere le frontiere meridionali, in particolare, quelli con Italia e Slovenia".


I migranti ridisegnano la geografia europea. Ue a un bivio: fine del progetto o rinascita
Gaia Cesare - Mar, 03/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 47925.html

Protagonista di una crisi epocale. L'incubo delle prossime elezioni europee

La poltrona della Cancelliera Merkel, fino a ieri grande madre e insieme grande burattinaia d'Europa, che trema sotto il peso di una sfida interna senza precedenti per la storica alleanza Cdu-Csu in Germania.

Le frontiere a rischio chiusura in Germania e Austria. Il Trattato di Schengen che vacilla. I porti vietati alle Ong in Italia. Il Cancelliere Kurz in Austria, al governo con l'ultradestra Fpö, che diventa presidente di turno dell'Unione europea e manda segnali divergenti: si propone come «mediatore» per «ridurre le tensioni» nell'Unione ma non smette di sottolineare che se Berlino dovesse chiudere le frontiere e avviare i respingimenti dei migranti al confine, anche Vienna farà lo stesso.

Intanto i sovranisti avanzano e preparano il grande assalto alle Europee del prossimo anno. Matteo Salvini, da Pontida, annuncia di essere già al lavoro per creare una «Lega delle Leghe», «che metta insieme tutti i movimenti liberi e sovrani». E anche se non lo dice apertamente, si candida a guidarla. Mentre dalla Germania, la destra xenofoba AfD propone al ministro dell'Interno italiano, al vicepremier austriaco Strache e al premier Kurz di lavorare insieme per creare una «fortezza Europa». Poi la Brexit, il dossier fino a ieri più scottante e «padre» della grande onda anti-europeista, che è quasi finito in secondo piano rispetto alla crisi migratoria, pur essendo sull'orlo del precipizio che potrebbe voler dire uscita della Gran Bretagna dall'Ue senza accordo: la Brexit più dura che si possa immaginare. Infine, last but not least, la guerra commerciale e politica che gli Stati Uniti a guida Donald Trump stanno facendo all'Europa, con il presidente Usa che ribadisce: il Vecchio continente è peggio della Cina, mentre The Donald sembra avvicinarsi a Vladimir Putin, che incontrerà il 16 luglio a Helsinki, con il rischio di un accordo che scavalchi la Nato.

L'Europa non ha mai subìto tanti scossoni come negli ultimi mesi. Il progetto di un grande continente unito e solido di fronte ai cambiamenti internazionali e all'avanzata dei giganti asiatici, vacilla sotto il peso dell'imponente questione immigrazione. Gli elettori hanno perso fiducia nelle istituzioni di Bruxelles e c'è chi paventa - è il finanziere e globalista ungherese George Soros - addirittura il rischio di una nuova pesantissima crisi finanziaria.

A nulla sembra essere servita l'affermazione di Emmanuel Macron in Francia, che aveva fatto presagire un rafforzamento del progetto europeo, pur nella sua sintesi limitata dell'asse franco-tedesco. E il vero scossone è arrivato proprio dall'Italia. Nonostante la sconfitta di Marine Le Pen alle presidenziali dell'anno scorso in Francia, i suoi fratelli-gemelli della Lega, fino a ieri apparentemente allievi dell'ex Front National (oggi Rassemblement National) hanno approfittato del passaggio offerto dal Movimento cinque stelle per farsi maestri e portavoce del principale malumore popolare che serpeggia in Europa.

I giorni passano e le soluzioni non sono semplici, specie di fronte a un continente africano in mano a ditattori-squalo che, tra corruzione e mancanza di un vero know-how democratico, continuano a saccheggiare i loro Paesi e non smettono con le guerre fratricide. L'unica nota positiva, ma ancora non troppo lunga per far tirare un sospiro di sollievo, è il freno agli attentati terroristici.

L'Europa è a un bivio: fine del suo progetto ambizioso oppure inizio di una nuova era. E l'appuntamento delle Europee di giugno prossimo potrebbe decidere che strada intraprenderà il Continente.


Berlino e Vienna si coalizzano: "In 48 ore riportiamo i migranti in Italia"
Claudio Cartaldo - Gio, 05/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ber ... 49435.html

L'incontro tra Seehofer e Kurz: "Se i rifugiati registrati in Italia o in Grecia dovessero essere trovati sul confine austro-tedesco, dovranno entro 48 ore saranno riportati nel primo Paese di ingresso"

Germania e Austria ci scaricano i migranti. E lo fanno dopo un incontro che, al momento, non porterà alla chiusura della frontiera al Brennero.

Ma che - parole del vicecancelliere Heinz-Christian Strache - "nulla può essere escluso". Le condizioni oggi non richiedono una stretta ai controlli, ma in futuro chissà.

Di certo oggi l'incontro a tre tra il ministro dell'Interno tedesco, Horst Seehofer (CSU), e i tre esponenti austriaci (il cancelliere Sebastian Kurz, il ministro dell'Interno Herbert Kickl ed il vice Cancelliere Heinz-Christian Strach) sembra allontanare le posizioni di Vienna e Roma. Già, perché se Seehofer ha fatto sapere ai colleghi che non intende farsi carico dei migranti che hanno fatto domanda d'asilo per la prima volta a Austria, lo stesso vale per Kurz. Il quale non vole certo aprire le porte ai profughi in arrivo dall'Italia.

"Se i rifugiati registrati in Italia o in Grecia dove hanno già presentato domanda di asilo dovessero essere trovati sul confine austro-tedesco, dovranno essere collocati in centri di transito ed entro 48 ore riportati nel primo Paese di ingresso", ha minacciato senza se e senza ma Sehhofer. Anche perché "Italia e Grecia sarebbero responsabili per tre quarti dei migranti al confine austro-tedesco". Tradotto: nessuna intenzione di non applicare il regolamento di Dublino, secondo cui - appunto - la responsabilità del singolo migrante ricade sul Paese di primo approdo. Certo, Kurz ha riconosciuto che "Italia e Grecia sono i più colpiti dagli arrivi via mare", Kurz ha sottolineato che "i maggiori problemi di integrazioni sono a carico di Germania, Svizzera e, in particolare, dell'Austria, in quanto Paesi di destinazione".

Lo scontro nei giorni sconti col governo italiano, in fonfo, era stato aspro. Kurz aveva annunciato di voler blindare il Brennero. Salvini gli aveva risposto che sarebbe stato un vantaggio per il Belpaese, visto che sono più quelli che dall'Austria cercano di approdare in Italia che viceversa. E lo stesso aveva fatto il ministro degli Esteri Moavero, ricordando a Vienna che nell'ultimo consiglio Ue i capi di Stato hanno sottoscritto un documento che dovrebbe riconoscere la questione migratoria come un problema da affrontare e risolvere a livello comunitario.

Dal canto suo il governo di destra dell'Austria gioca la carta della mancata integrazione degli immigrati come motivo valido per chiedere una stretta agli ingressi. Il vicecancelliere Heinz Christian Strache ha spiegato che "secondo le statistiche molte persone di altre culture e civiltà non vogliono integrarsi, non vogliono parlare la lingua" del Paese che li ospita e continuano ad adottare "comportamenti diversi come la disuguaglianza tra uomini e donne o i matrimoni forzati, ma allo stesso tempo - ha aggiunto - approfittano dei benefici del nostro sistema sociale: è qualcosa che non possiamo accettare".

Esiste una soluzione? Sì, in teoria. Ovvero che Germania, Austria e Italia formino un asse per combattere l'immigrazione dall'Africa. Per ora, però, Kurz e Seehofer intendono raggiungere accordi con l'Italia per i respingimenti dei richiedenti asilo fermati alla frontiera austro-tedesca e che avevano fatto il primo ingresso in Italia (e Grecia). Resta da capire se dalle parti di Roma intendono chiudere un accordo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » mar lug 03, 2018 2:11 pm

Libia, i trafficanti di esseri umani ricattano l'Italia: 50mila pronti a salpare, l'ultimo atto dell'invasione
3 Luglio 2018

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... E.facebook

In 50mila sono pronti a salpare e la detenzione di centinaia di migliaia di immigrati nei centri gestiti dalle autorità libiche sono allo stremo. Una situazione allarmante, quella tracciata dal Corriere della Sera, alla quale l'Italia dovrà fare fronte. Anche perché i tempi per rispondere alle esigenze di Tripoli - motovedette, gommoni, vetture, autobus, apparecchiature, ambulanze - non sono brevi: ci vorrà almeno un anno. Ergo, bisogna cercare una strategia per rallentare il ritmo delle partenze.

Leggi anche: "Gli immigrati? Grazie all'Italia libereremo l'Europa". La Le Pen a Libero: "Che bruttissima fine farà Macron"

Il timore è che le organizzazioni criminali possano alzare il livello di tensione mandando in Italia migliaia di migranti su barconi di fortuna che potrebbero affondare subito dopo essere partiti. La settimana scorsa, durante l'incontro con il ministro dell'Interno Matteo Salvini la Libia ha rimesso sul tavolo il progetto per la costruzione dell'autostrada previsto dall'accordo di amicizia e cooperazione siglato da Silvio Berlusconi con il colonnello Gheddafi nel 2008.

E la delegazione giunta ieri, 2 luglio, in Libia, guidata dai vertici della direzione centrale per l'Immigrazione, può contare su 46 milioni di euro, di cui 30 messi a disposizione dall'Ue. Si è stabilito che la consegna completa di apparecchiature e mezzi non avverrà prima di un anno perché bisogna indire gare di appalto e poi aspettare che le imbarcazioni vengano equipaggiate in maniera da poter essere utilizzate per i pattugliamenti terrestri e soprattutto per i controlli in mare. E soprattutto bisogna realizzare il centro di coordinamento della Guardia costiera libica: ci vorranno dodici mesi, appunto, salvo intoppi. E comunque per Tripoli il "pacchetto" non soddisfa le loro esigenze.



Alberto Pento
Alla Libia va fatto capire che il favorire e il permettere l'invasio dei clandestini dal loro paese va considerato come in atto ostile, un atto criminale di guerra.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » mar lug 03, 2018 7:20 pm

T-shirt e pugno chiuso: Fico ormai è il leader dell'estrema sinistra
Stefano Zurlo - Lun, 02/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 47455.html

Dal look informale a Pozzallo ai gesti ideologici Così il grillino si smarca da Salvini e Di Maio

Una maglietta che viene da lontano. Dagli anni Settanta, dalla cultura antagonista dei movimenti a sinistra del Pci, dalla rottura del protocollo, strappato dai leader di quei movimenti.

Il presidente della Camera Roberto Fico in visita all'hotspot di Pozzallo ha esibito quel look ultrainformale, completato con un inelegante gilet da simil-pescatore, e cosi, forse senza nemmeno volerlo, ha messo in chiaro il proprio albero genealogico. Quella maglietta è a modo suo un'icona, come lo è il pugno chiuso, in occasione della parata del 2 giugno, e come lo sono le mani in tasca, mentre veniva intonato l'inno di Mameli, sottile momento di disagio se non di contestazione di un'idea patriottica di Paese che non gli appartiene.

Sì, si può dire che Fico sia figlio di quella linea minoritaria ma mai debole che ha sempre riempito le piazze e fatto flop nelle urne: quella dell'ultrasinistra o sinistra radicale che dir si voglia. Naturalmente aggiornata ai tempi di oggi: la sua barba ricorda quelle guerrigliere e operaie di tanti protagonisti della nostra storia recente, dall'immancabile Che a Lula, e la sua formazione ha rimandi semantici sorprendenti a una gauche ora vintage ma cui fino a ieri eravamo abituati. Ecco che la sua tesi di laurea ha un titolo che sembra una scheggia di quel mondo pensoso e strutturato che si è sfaldato da ultimo insieme al suo popolo: «Identità sociale e linguistica della musica neomelodica napoletana». E già ti pare di leggere uno di quei saggi con mal di testa incorporato che tenevano insieme le categorie economiche e gli ideali della solidarietà. Ma Fico, classe 1974, è troppo giovane per essere letto con i sacri crismi di quella stagione. E la sua biografia è un'immersione nella società liquida, frammentata e spezzettata di oggi che ha perso per strada gli operai, le sezioni del Pci e pure le pulsioni di quell'area un tempo scoppiettante e oggi sbiadita nelle facce anonime di Pietro Grasso e dintorni. Dunque, Fico ha recitato più parti in commedia: impiegato in un call center, manager in un hotel, importatore di tessuti dal Marocco, con in più la versatilità e l'inquietudine che sono nel suo Dna napoletano.

Poi nel 2005 la fondazione di uno dei primi meetup e l'adesione al verbo grillino, incrociando i temi della giustizia sociale, della difesa dell'ambiente, vedi il referendum sull'acqua nel 2011, e l'eterno ribollire del Sud. Che a Napoli ha avuto un interprete istrionico come Luigi de Magistris, ultima variante del tribuno alla Masaniello. Spinte. Controspinte. Sussulti.

E la scoperta che questo ragazzo descamisado, che va a Montecitorio prendendo l'autobus di linea della disastrata Atac, è l'ultimo leader di una sinistra altrimenti irrimediabilmente evaporata. I dissidi con il pragmatico e carrierista Di Maio e la decisione di non salire sul palco di Rimini. L'orgoglio di un'appartenenza, ribadita con parole definitive: «Non saremo mai la Lega del Sud». Ora quella frase eretica in un'Italia sempre più al passo marziale di Salvini: «Io i porti li aprirei». Forse una citazione vintage o forse una consacrazione in un Paese in cui anche il pensiero è sempre più flat.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » mar lug 03, 2018 7:48 pm

“La Francia non può accogliere tutta la miseria del mondo”. Così parlò Rocard
Giulio Meotti

https://www.ilfoglio.it/esteri/2018/07/ ... E.facebook

Roma. “La Francia non può farsi carico di tutta la miseria del mondo”. Di solito sentiamo questa frase attribuita a Michel Rocard in bocca ai politici della destra francese, felici di farsi forti di una parola che da sinistra legittimi il rafforzamento dei controlli alle frontiere e una stretta sull’immigrazione. Ma prima Bernard Kouchner ha ripreso la formula dell’ex primo ministro di François Mitterrand, e adesso anche il presidente Emmanuel Macron la cita spesso.

L’origine di questa formula risale a un discorso pronunciato da Rocard il 6 giugno 1989 all’Assemblea nazionale: “Nel mondo ci sono troppe tragedie, povertà, carestie così che l’Europa e la Francia non possono accogliere tutti coloro che la miseria spinge verso di noi”, disse quel giorno Rocard, prima di aggiungere che dobbiamo “resistere a questa spinta costante”.

A quel tempo, il clima cominciava a farsi teso sulla questione dell’immigrazione. Il razzismo e i conflitti sociali nelle banlieue minacciavano l’apparente prosperità francese. “Siamo sul filo del rasoio” disse Rocard, mentre nelle strade Sos Racisme convocava le marce a favore degli immigrati mentre a destra l’animo si eccitava al richiamo della France perdue.

In una scuola di Creil, tre ragazze musulmane furono escluse dopo che si erano rifiutate di togliersi il velo in ottemperanza alla legge sulla laicità. Il Front National iniziò a flettere i muscoli e anche a sinistra i discorsi sull’immigrazione si indurirono. François Mitterrand disse che la “soglia di tolleranza” dei francesi nei confronti degli stranieri “è stata raggiunta negli anni Settanta”.

Un giorno, Michel Rocard, tecnocrate illuminato, social-libertario e antigiacobino del socialismo francese, venne ospitato di Anne Sinclair nello spettacolo su TF1. “Non possiamo accogliere tutta la miseria del mondo, la Francia deve rimanere quello che è, una terra di asilo politico ma non di più”.

Poi Rocard invocò “una mobilitazione di mezzi senza precedenti per combattere l’uso improprio della procedura di richiesta di asilo politico”. Lo ripeté anche alcuni giorni dopo, il 7 gennaio 1990, di fronte ai socialisti di origine nordafricana riuniti in occasione per una conferenza sull’immigrazione. “Oggi lo dico chiaramente. La Francia non può essere terra di nuova immigrazione. Il tempo per accogliere i lavoratori stranieri con soluzioni più o meno temporanee è ormai finito”.

Era un socialista intransigente, Rocard, che negli ultimi anni rifletté molto anche sul declino delle democrazie occidentali, sul loro fronte interno più esposto, e questo lo avrebbe portato persino a scrivere per Flammarion un libro che oggi sembra uscito dalla penna di un “reazionario”. Il titolo era chiaro: “Suicide de l’occident”. Per questo l’opinione pubblica francese lo ha costantemente percepito come un personaggio non tanto moderno quanto differente, oscillante tra politica e morale protestante e individualistica, tra palazzo e società.

E fra i simboli di questo “suicidio”, ma questo Rocard non lo dice, c’è anche l’abbraccio della sinistra con il multiculturalismo islamofilo e l’immigrazione non come fenomeno da gestire, ma come nuova ideologia, come panacea terzomondista dei dannati. Altri tempi, quelli di Rocard, ma che il pragmatico Emmanuel Macron ogni tanto ci ricorda.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed eur

Messaggioda Berto » mar lug 03, 2018 9:02 pm

Su immigrazione e frontiere si sta ridefinendo la politica europea. Post-Merkel più vicino
Federico Punzi
2 Lug 2018

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... ost-merkel

Una delle principali critiche alla linea di politica europea del governo Conte, in particolare sul tema dell’immigrazione, è che sbaglierebbe alleanze. Come si fa a flirtare con l’Austria e i Paesi di Visegrad, che non hanno accettato un singolo ricollocamento e si oppongono strenuamente alla revisione del regolamento di Dublino e a qualsiasi sistema di condivisione dei richiedenti asilo? “E’ difficile influenzare le decisioni europee, ma diventa impossibile farlo quando non si hanno le alleanze giuste” (Sergio Fabbrini, Sole24Ore). Ma i commenti in questo senso non si contano. Sottinteso: gli alleati “giusti” sarebbero Francia e Germania. Detto tra parentesi: è inquietante, purtroppo non sorprendente, che molta della nostra stampa mainstream continui a vedere un “naturale alleato” a Parigi, e addirittura a offrirsi come sponda interna, quando non da oggi, ma almeno dal 2011 ci è stata dichiarata una “guerra fredda” che minaccia la nostra stessa sicurezza nazionale (Libia e Maghreb) e che è probabilmente all’origine del crollo elettorale di Pd e FI.

Premesso che in realtà la politica europea del nuovo governo è ancora piuttosto nebulosa, e non è detto che la sintonia politica di Matteo Salvini con gli altri leader “sovranisti” non trovi un freno e un contrappeso, c’è tuttavia un fattore che ci sembra trascurato e che potrebbe rendere nient’affatto folle se non proprio un’alleanza, quanto meno la ricerca di una sponda a Vienna, a Monaco e a Budapest, così come in altre capitali del nord Europa.

Ad una onesta prova dei fatti il sistema dei ricollocamenti dei soli rifugiati non ha funzionato non solo per il rifiuto dei Paesi di Visegrad. Anche la Francia di Macron, non solo l’Ungheria di Orban, è inadempiente, e la Germania ha mostrato scarsa volontà di farlo rispettare o di “forzare” una revisione di Dublino a vantaggio degli interessi italiani. Figuriamoci ora che Angela Merkel sta perdendo potere ed è sotto la pressione della CSU bavarese – addirittura sull’orlo di una crisi di governo dopo l’annuncio di dimissioni del ministro dell’interno Seehofer. Riformare Dublino è un processo che nella migliore delle ipotesi non entrerà nel vivo prima di un anno, all’indomani delle elezioni del Parlamento europeo del 2019. Nel frattempo? Dovremmo forse aprire i “centri controllati” previsti dalle conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo, senza alcuna garanzia che altri Paesi importanti facciano altrettanto e che, su “base volontaria”, accettino la ripartizione dei richiedenti asilo?

Se la porta delle ripartizioni è chiusa (ripeto: non solo per volontà di Visegrad, ma perché il vento è cambiato anche in tutti gli altri Paesi europei, Germania compresa), inutile continuare a sbatterci la testa. Forse si può lavorare più proficuamente per rafforzare la difesa e il controllo delle frontiere esterne con i governi che da più o meno tempo propongono una linea più rigorosa per contrastare i flussi migratori.

Sembra averlo compreso Matteo Salvini, che ieri a Pontida ha spiegato: “L’obiettivo non è mal comune e mezzo gaudio ridistribuendo i migranti. Mio obiettivo è che l’Europa protegga la frontiera esterna con Frontex“. Questo è forse un obiettivo al momento più realistico. Alla luce degli ultimi sviluppi politici a Berlino, e del semestre di presidenza austriaca dell’Ue, iniziato ieri, il cui motto è “Un’Europa che protegge”, il leader leghista ha cominciato a intravedere all’orizzonte il “modello australiano”. Meglio puntare su un’ipotesi di ripartizione dei richiedenti asilo incerta sul “se” ci sarà disponibilità, e soprattutto sui numeri (nel senso che potrebbe riguardare poche centinaia di richieste), nel frattempo essendoci trasformati in un immenso hotspot di arrivo e smistamento come vorrebbe Macron, oppure su una linea condivisa a livello europeo su chi ha titolo a entrare e come, respingendo tutti insieme chi non ne ha?

“Il nostro obiettivo – ha dichiarato il cancelliere austriaco Kurz in un’intervista alla Bild – rimane quello di una soluzione comune europea per rafforzare il controllo delle frontiere esterne e la creazione di centri di raccolta in Paesi terzi. In questo modo potremo salvaguardare l’esistenza di un’Europa senza frontiere interne”. Già, perché di tutta evidenza se le comunità europee temono un’immigrazione incontrollata, come in questi anni, e quindi premono sui rispettivi governi portandoli a scontrarsi tra di loro, il rischio è il collasso di Schengen, una delle più apprezzate conquiste dell’integrazione europea. L’unico modo per salvare Schengen è difendere le frontiere esterne (mette piede in Europa solo chi ha diritto all’asilo) e avere un’immigrazione economica controllata, chiudendo a quella unskilled e dotandosi di criteri comuni rigorosi. Una verità banale che per primi gli europeisti dovrebbero riconoscere e tenere sempre a mente. Una volta centrati questi obiettivi, sarà probabilmente più facile avviare anche una discussione serena su Dublino.

“Il controllo dell’immigrazione non è un’opzione, è una necessità”, è il titolo dell’editoriale del Times di domenica. Non solo per il Regno Unito, ma anche per l’Unione europea. Non si tratta solo di affrontare l’emergenza, ma di trovare un giusto equilibrio. Chiedersi se l’immigrazione sia una cosa buona o cattiva, ha osservato il professore dell’Università di Oxford Paul Collier, autore del libro “Exodus”, è come chiedersi se mangiare sia cosa buona o cattiva: “In entrambi i casi la domanda pertinente non è se sia buona o cattiva, ma quanto. Un po’ di immigrazione è quasi certamente meglio che nessuna immigrazione. Ma come mangiare troppo può portare all’obesità, così l’immigrazione può essere eccessiva… Non governata, accelererebbe in misura tale da diventare eccessiva. Ecco perché i controlli, lungi dall’essere un imbarazzante retaggio di nazionalismo e razzismo, stanno diventando strumenti sempre più importanti di politica sociale in tutte le società avanzate”. La sfida anche per l’Europa è arrivare ad avere un’immigrazione umana, economicamente sostenibile e ampiamente accettata dai cittadini europei.

Il professor Collier e il suo collega Alexander Betts hanno scritto la scorsa settimana che “l’immigrazione che ha il supporto democratico della società che accoglie soddisfa gli interessi di lungo termine di quella società, di quella di origine e dei migranti stessi”. “Chi fugge dalla guerra e dalle persecuzioni merita di essere difeso e trattato in modo appropriato – conclude il Times – sebbene ciò non significhi che a tutti debba essere concesso asilo in Europa. Per molti ci sono soluzioni più vicine ai loro Paesi. Gli immigrati economici da Paesi a basso reddito, all’interno e dall’esterno dell’Ue, devono essere soggetti invece a regole e controlli. Non è razzista o nazionalistico sostenerlo”.

Come abbiamo già segnalato qui su Atlantico, l’immigrazione incontrollata di questi anni ha cambiato la politica europea più di quanto possa apparire leggendo cronache e analisi dei mainstream media, scuotendo le tradizionali famiglie politiche e le vecchie alleanze, e favorendo la ricerca di nuovi equilibri di potere. Le elezioni italiane del 4 marzo e la formazione del governo gialloverde sono state il detonatore. In tutto questo è comprensibile la frustrazione del presidente francese Macron. Se la Merkel si è indebolita, lo è ancor di più Macron che sembrava destinato ad essere il leader che avrebbe riformato l’Eurozona, cambiato l’Ue, e che per ora deve riporre i suoi sogni di gloria nel cassetto.

Non ha alleati. I suoi piani presupponevano un’Italia arrendevole, quindi dalla sua parte sulle riforme, ma è l’immigrazione oggi il tema caratterizzante. Può deplorare la decisione del governo dei “vomitevoli” di chiudere i porti alle Ong, ma con scarsa credibilità se poi non è disposto ad accogliere nemmeno un carico di migranti nei suoi porti.

Altri leader sono in ascesa e contendono a Macron il ruolo di guida e la direzione stessa del cambiamento. Il cancelliere austriaco Kurz sta esercitando una forte influenza sulla politica tedesca, mostrando a Berlino che è possibile una nuova coalizione di governo, mettendo insieme destra identitaria e centrodestra, come a Vienna. Sull’immigrazione, sulla difesa e il controllo dei confini dell’Ue, sull’identità, si combatte anche una battaglia per gli equilibri politici in Europa, per la natura del centrodestra europeo, superando il centrismo della cancelliera Merkel che l’ha caratterizzato per oltre un decennio.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » mer lug 04, 2018 6:27 am

Financial Times attacca: "Salvini? Minaccia l'Ue Rischio nuova Weimar"
Luca Romano - Lun, 02/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 47616.html

Il Financial Times torna a mettere nel mirino l'Italia e lo fa con un editoriale a firma Wolfang Munchau che di fatto attacca senza usare giri di parole il ministro degli Interni, Matteo Salvini

La posizione del quotidiano della City è abbastanza chiara: "Salvini è una minaccia per Bruxelles". A questo punto l'editoriale di Munchau si fa più duro e invoca la "Repubblica di Weimar" in una chiave moderna. Secondo l'editorialista di fatto l'Ue si troverebbe nel bel mezzo di due sfide: "Da un lato Donald Trump, dall'altro Matteo Salvini", si legge sul quotidiano.

Poi il giornale britannico parla degli scenari futuri: "La loro ambizione - scrive Munchau - è occupare le istituzioni Ue e distruggere l'Ue dall'interno", come dimostra il minstro degli Interni italiano che "ha messo gli occhi sulle elezioni europee del 2019, e le sue chance sembrano buone". Poi prosegue nella sua analisi: "Quel che rende la minaccia di Salvini all'ordine Ue prestabilito così potente è il fatto che sia senza paura", in quanto "è il primo politico italiano moderno senza un bisogno emozionale di essere tra amici a Davos o a Bruxelles".

Infine l'affondo duro che di fatto vede nell'elezione di Salvini o Trump un problema per la tenuta democratica: "Il problema con l'Ue è che la sua stabilità dipende dal fatto che persone come Salvini o Trump non vadano mai al potere. Questo rischia di diventare la repubblica di Weimar dei nostri tempi". Riparte dunque il "bombardamento" mediatico che arriva dall'estero sul governo. Già lo Spiegel e anche il New York Times avevano "processato" Salvini. Come risponderà il ministro?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

A difesa dei diritti umani dei cittadini italiani ed europei

Messaggioda Berto » gio lug 05, 2018 3:54 pm

Dal 1° gennaio fino a ieri sono sbarcate in italia 16.687 persone, l'80,4% in meno rispetto al 2017
Leonard Berberi per il “Corriere della Sera”
5 lug 2018

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 177909.htm

Centoquarantanove intercettati in sei mesi. Contro i quasi tremila dell' intero 2017. E i circa dodicimila del 2016. L'«emergenza» migranti nell' estate 2018 dall' Italia all' Austria è tutta qui. E spiega come attraverso il Brennero ormai non sta transitando quasi nessuno. Quello che un tempo era il corridoio classico - che partiva dalla Sicilia per finire nel Tirolo e procedere fino alla Baviera - si è di fatto prosciugato.

Del resto basterebbe leggere il progressivo del primo semestre dell' anno in corso: 65 individui bloccati a gennaio sui treni merci, 52 a febbraio, 26 a marzo, 4 ad aprile, 2 a maggio fino a toccare quota zero nel mese di giugno. Un calo netto rispetto ai circa 2.894 respinti in tutto il 2017. E rispetto agli 11.800 del 2016, quando erano nigeriani e marocchini, soprattutto. Circa duemila hanno poi presentate richiesta di asilo in Austria. Quasi tutti gli altri hanno tentato di raggiungere la Germania. Il bilancio di questa prima parte del 2018 viene fornito da una fonte non sospetta: la polizia tirolese.

Del resto alcuni giorni fa il responsabile della task force per i controlli di confine Erich Lettenbach aveva spiegato che il crollo era il frutto di «controlli più severi che vengono effettuati dalla polizia italiana sui treni in partenza dalla stazione di Verona». Oltre che, più in generale, «al calo complessivo degli sbarchi in Italia». Dal 1° gennaio fino a ieri, certifica il nostro ministero dell' Interno, sono sbarcate 16.687 persone, «l' 80,4% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017».

«I migranti ormai si muovono sulla base di informazioni reali: non si avventurano verso destinazioni dove sanno che ci sono dei controlli», aggiungeva Lettenbach. Che confermava come i controlli trilaterali (agenti italiani, austriaci e tedeschi) sarebbero continuati. Il vero fronte problematico per gli austriaci è oggi il confine con la Germania. Nel 2017 in 14.600 hanno tentato di sconfinare in Baviera e di questi 7.200 sono stati consegnati agli agenti austriaci. Nei primi cinque mesi di quest'anno - confermano da Vienna e Berlino - «4.600 persone hanno tentato di entrare in maniera non autorizzata: 2.450 sono state fermate e respinte».

Non arriva più quasi nessuno dall'Italia, insomma. Ma ne restano sempre di più in Austria.

Sulle cifre in sede di Commissione europea più di qualche funzionario sottolinea che, di fatto, non esiste un database unico. Gli stessi transiti tra i diversi Stati membri - fanno sapere al Corriere da Bruxelles - «non sono omogenei e non sempre identificano il profilo di chi transita e il suo status giuridico». Una battaglia per la trasparenza, ricordano, «avviata più di un anno fa e che finora non ha prodotto risultati».

Quello del Brennero viene considerato il punto di transito più trafficato sulla rotta tra Sud e Nord dell' Europa: l' anno scorso 2,25 milioni di camion sono transitati nei valichi di confine. L' introduzione dei controlli - secondo le stime dell' Ufficio studi Isfort e Conftrasporto - finirebbe così per comportare un costo ulteriore di 370 milioni di euro per i ritardi nell' attraversamento.

«La decisione dell' Austria va immediatamente sanzionata», tuona Paolo Uggè, vicepresidente di Confcommercio e di Conftrasporto. «Il governo italiano si faccia sollecito interprete delle esigenze del sistema produttivo nazionale adottando le misure necessarie e avanzando proposte che riducano al massimo i danni per la nostra economia».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Razzismo e discriminazione - diritti umani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite