Re: Io sto con Trump e gli USA - contro l'antiamericanismo
Inviato: lun apr 15, 2019 6:34 am
???
Davide Lovat il cattolico venetista antiamericano
https://www.facebook.com/davide.lovat/p ... 7344902225
Carles Puigdemont e Julian Assange sono le icone odierne di tutti i martiri della democrazia nel mondo.... A livello globale è in corso una riduzione delle libertà fondamentali, dai diritti politici ai diritti civili elementari come la libertà di pensiero e di espressione della parola, ai diritti naturali come l'intangibilità della proprietà proprietà privata e l'intangibilità della famiglia.... Il tutto avviene con violenza e rapidità inaudite, nell'indifferenza anestetizzata delle masse lobotomizzate da smartphone e media istituzionali, dai quali sono teleguidate come automi privi di anima e coscienza.... I giovani, storicamente contestatori, sono i primi conformisti adeguati al sistema.... Per le poche voci fuori dal coro, tanto le autorevoli quanto le minime, scatta la censura o la repressione violenta del "Politically correct".... E noi, resistenti dissidenti e sparuti, siamo sempre più "vox clamantis in deserto".... Ma smetteremo solo da morti....
Chi difende Assange
Niram Ferretti
2019/04/12
http://caratteriliberi.eu/2019/04/12/in ... r2FGsCTA_c
Ieri, dopo sette anni, è terminata per Julian Assange la sua permanenza al riparo dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove si era rifugiato nel 2012.
Il “combattente per la libertà“, cocco della sinistra radicale, è stato arrestato ieri da Scotland Yard dietro mandato americano con l’accusa di avere cospirato nel 2010 insieme a Bradley Manning, poi, con il cambio di sesso, diventato Chelsa, nel tentativo di ottenere illegalmente documenti secretati militari e diplomatici, la cui diffusione avrebbe potuto essere utilizzata per danneggiare gli Stati Uniti.
Dopo che l’inchiesta nei suoi confronti per un presunto stupro avvenuto in Svezia è stata archiviata nel 2017, Assange ora rischia l’estradizione negli Stati Uniti. Nel 2010, il patron di Wikileakes, totalmente incurante delle conseguenze divulgò, grazie a Manning, chi fossero gli informatori locali degli Stati Uniti, durante la guerra in Afghanistan. L’allora Segretario alla Difesa, Robert Gates e il Capo di Stato Maggiore, Mike Mullen dichiararono: “Il signor Assange può dire quello che vuole sul bene maggiore che lui e la sua fonte stanno procurando, ma la verità è che potrebbero già avere sulle loro mani il sangue di qualche giovane soldato o di una famiglia afghana“.
Ma per una personalità patologicamente narcisista come quella dell’hacker australiano, tutto ciò era irrilevante, l’importante era mostrare al mondo gli arcana imperii, soprattutto se si trattava di quelli americani, e non, quelli di dittature e satrapie, o teocrazie, non avendo lì informatori adeguati a svelare al mondo i loro commerci più segreti.
Di lui, Rich Trzupek, in un articolo pubblicato su Frontpage Magazine, nel 2010, all’epoca dei leakes sull’Afghanistan, scrisse:
“Assange è un esempio primario di quel prodotto peculiarmente specifico delle istituzioni democratiche occidentali: un talento così accecato dalla propria intelligenza, da non vedere nulla di male nel fare a pezzi la società che gli consente la libertà di potere esercitare la propria arroganza, mentre resta beatamente incurante del fatto che le sue azioni forniscano aiuto e agevolazione a un nemico che non tollererà la sua stessa esistenza”.
Non può dunque suscitare meraviglia se in difesa dell’utile idiota antiamericano Assange giunga l’accorato appello del Cremlino attraverso il ministro degli Esteri russo Maria Zakharova, la quale ha fatto sapere che “l’arresto a Londra del fondatore di Wikileaks è un duro colpo alla democrazia”. In un mondo come il nostro, in cui per citare Heinrich Heine, “Dio esiste ed è Aristofane“, capita che arrivino da un paese retto da un cleptocrate autoritario lezioni di democrazia. Non contenta, la Zakharova, ha poi aggiunto su Facebook che “La mano della democrazia strangola la gola della libertà”, quella libertà che in Russia è, come noto, splendidamente garantita.
Alla Zarkharova si può aggiungere Evo Moraels, altro grande liberista e assiduo compulsatore di John Locke, il quale esprime via tweet la sua solidarietà per il “fratello perseguitato dagli Stati Uniti per avere rivelato la loro violazione dei diritti umani, l’assassinio di civili e lo spionaggio diplomatico”. In attesa della solidarietà di Nicolas Maduro, si registra, nek frattempo, l’indignazione di una grande fan di Assange, l’ex bagnina di Baywatch, Pamela Anderson, da tempo anche lei guerriera delle cause giuste e visitatrice assidua del perseguitato all’ambasciata dell’Ecuador a Londra, la quale si scaglia veemente contro il Regno Unito, “puttana dell’America”
Tuttavia la Anderson ha colto nel segno. Assange è l’eroe dei chomskiani impenitenti, e dei vecchi e giovani “anti-imperialisti”, è lo scoperchiatore delle nequizie americane, è il puro e indomito paladino del Bene costi quel che costi, soprattutto se costa agli USA, la vecchia baldracca a stelle e strisce, (per restare nei pressi della Anderson), è il vendicatore dei torti commessi dall’Occidente e dalla sua più grande superpotenza, ed è forse anche per questo motivo che, secondo Il Guardian, nel 2017, alcuni diplomatici russi avevano in mente un piano per farlo fuggire dall’ambasciata dell’Ecuador e portarlo in Russia. Nulla di sorprendente, visto che già nel 2010 dava mandato a un suo collaboratore, Israel Shamir, noto antisemita e negazionista, di procurargli un visto russo.
Dalla Russia con amore, per la libertà e la democrazia, di cui Assange è stato ed è, un grande e disinteressato sostenitore.
Wikileaks: Ecuador, "Assange usava ambasciata come centro spionaggio"
AGI - Agenzia Giornalistica Italia
https://www.agi.it/estero/assange_equad ... 2019-04-14
Julian Assange avrebbe ripetutamente violato le condizioni di asilo e cercato di usare l'ambasciata ecuadoriana di Londra come un "centro di spionaggio".
È l'accusa rivolta al fondatore di Wikileaks dal presidente dell'Ecuador Lenin Moreno in un'intervista al Guardian. Moreno, che giovedì scorso ha permesso l'arresto di Assange nella sua ambasciata, ha voluto però assicurare di avere un accordo scritto col governo britannico nel quale Londra garantisce che non saranno violati i diritti fondamentali dell'attivista e che non sarà estradato in nessun Paese che potrebbe condannarlo a morte.
Nella sua prima intervista con un giornale inglese da quando Assange è stato espulso dall'ambasciata, Moreno sostiene di aver permesso l'arresto di Assange, perché da lì il fondatore di Wikileaks avrebbe cercato di interferire nelle democrazie di altri Stati. "Ogni tentativo di destabilizzare è un atto riprovevole per l'Ecuador, perché siamo una nazione sovrana e rispettosa della politica di ogni Paese", ha detto Moreno, condannando inoltre che dall'ambasciata e "con il permesso delle autorità del precedente governo", siano stati forniti strumenti per "interferire nei processi democratici di altri Paesi".
"Non possiamo permettere che la nostra casa, la casa che ha aperto ad Assange le sue porte, diventi un centro di spionaggio", ha poi concluso il presidente dell'Ecuador. "Queste attività violano le condizioni di asilo. La nostra decisione non è arbitraria, ma si basa sul diritto internazionale".
Alberto Pento
Assange è solo un sinistro demenziale antiamericano che ha fatto tanti danni e aveva trasformato l'ambasciata equadoregna in una centrale di spionaggio antiamericana.
I talebani, al-Qaeda, l'ISIS e tutte le altre formazioni integraliste islamiche o mussulmane o maomettane d'Asia e d'Africa non sono un'invenzione americana ma di Maometto e della tradizione incivile e mostruosa maomettana.
Quello che hanno fatto gli americani in Afganistan è stato solo stimolare l'umus maomettano in funzione anticomunista, anti imperialismo comunista sovietico come poi hanno fatto in Irak in funzione anti dittatura (nazional socialista) come in precedenza avevano fatto erroneamente gli inglesi in India stimolando e istigando gli islamici indiani per indebolire l'India indù e la sua ribellione al colonialismo britannico.
Nel caso americano-afgano il male era l'imperialismo comunista sovietico mentre nel caso inglese-indiano il male era il dominio coloniale inglese; in Afganistan come in Irak gli americani hanno scelto quello che per loro pareva il male minore sottovalutando la pericolosità dell'esaltazione maomettana, del suo fanatismo integralista.
Purtroppo spesso si fa esperienza attraverso gli errori inconsapevoli, le valutazione e le scelte sbagliate.
Adesso spero che tutti abbiano imparato la lezione e che non si può adoperare il male per promuovere il bene; se liberarsi dalla dittatura e dall'imperialismo comunista è un bene non è certo un bene ma un male assoluto farlo promuovendo la dittatura e l'imperialismo nazi maomettano.
???
Chi è davvero Julian Assange?
13 aprile 2019
https://www.wired.it/attualita/politica ... -wikileaks
Eroe per alcuni, malfattore per altri, Assange è sempre stato una figura polarizzante. E ora rischia di uscire di scena lasciando domande senza risposta
Assange a Londra nel 2012. (foto: Peter Macdiarmid/Getty Images)
L’aspetto sembra quello di un santone conciato piuttosto male, oppure di un Saddam Hussein dalla barba sbiancata. Fragile e trascurato, il Julian Assange che veniva rimosso con la forza dall’ambasciata ecuadoriana di Londra, giovedì pomeriggio, sembrava un lontano ricordo dall’informatore che faceva tremare la politica mondiale sette anni fa, quando si era rintanato nell’edificio per chiedere asilo politico.
Eroe o malfattore?
A suo modo Assange – volto pubblico di WikiLeaks e figura enigmatica come poche – in questi anni è diventato un simbolo di tutto ciò che non funziona in Occidente nel rapporto tra istituzioni pubbliche, politica mainstream e opinione pubblica: un rapporto avvelenato da delegittimazione e sospetti da parte del demos, e dal tentativo di nascondere i meccanismi spesso cinici e moralmente riprovevoli del potere, da parte delle élite che lo esercitano.
Per i suoi critici, è un pericolo per la sicurezza nazionale e per le vite di migliaia di soldati, nonché un faccendiere abbastanza viscido pronto a vendersi a regimi illiberali; per i suoi sostenitori, è un eroe della trasparenza finito vittima della censura imperialista.
Entrato nei meandri più primitivi del mondo hacker già quand’era adolescente, il 47enne australiano – che più recentemente è finito sulle pagine di gossip anche per una relazione con Pamela Anderson – era salito all’attenzione del pubblico dopo aver fondato il portale di talpe più famoso di internet nel 2006, quando l’ideologia neocon regnava ancora suprema in Occidente e il populismo era materia da storici, più che da sociologi o politologi. WikiLeaks crebbe subito rapidamente, facendosi una reputazione nelle aree controculturali per la sua immensa library di documenti sgraffignati ai governi e de-secretati, alla faccia dell’intelligence mondiale, dei partiti al governo e delle multinazionali, che misero presto il sito e Assange sulla loro lista nera.
I server di WikiLeaks erano situati in diversi paesi diversi sparsi per i cinque continenti, ma il server principale sarebbe stato localizzato in un bunker nucleare di Stoccolma. Proclamatosi caporedattore della nuova temibile testata, Assange ha partecipato alla pubblicazione di oltre 10 milioni di documenti riservati che gli hanno attirato le simpatie, oltre che dell’ex attrice di Baywatch (a sua volta, ora, battagliera anti-imperialista) anche dello scrittore marxista Tariq Ali o del regista Ken Loach. In Italia, a difendere la correttezza e l’importanza del lavoro di Assange ci sono soprattutto la giornalista de L’Espresso Stefania Maurizi, Fabio Chiusi (collaboratore di Valigia Blu) e la rete di attivisti trans-europea Diem25. Quasi tutta la stampa mainstream lo detesta, con un particolare conto in sospeso tra lui e Gianni Riotta, de La Stampa, il quale alla notizia dell’arresto ha risposto “non confondete mai giornalismo e informazione con intelligence, spionaggio e cyberwar russa”.
Tra le fughe di notizie più clamorose passate per Assange ci sono alcune inchieste a dir poco imbarazzanti dai teatri di guerra in Iraq e in Afghanistan – tra cui uccisioni di civili e giornalisti resi bersaglio della Nato o dell’esercito americano – e per questo tenute lontane dagli occhi del pubblico, ma anche comunicazioni private tra diplomatici e funzionari politici di primo livello.
Per aver passato informazioni preziose a WikiLeaks, l’ex analista dell’intelligence Chelsea Manning è stato prima condannato a 35 anni da un tribunale militare degli Stati Uniti, e poi graziato dopo sette anni dall’allora presidente Barack Obama.
La stella di Assange forse ha iniziato a calare proprio nel momento in cui lui si è chiuso in quell’ambasciata, ma è dal 2016 che è entrato nel mirino non solo dei cosiddetti poteri forti, ma anche di molti giornalisti liberal e cittadini comuni. In modo eloquente, esattamente quando è il populismo a diventare mainstream. Durante la campagna per le primarie democratiche è costretto a smentire il sospetto di una collaborazione tra WikiLeaks e lo spionaggio russo, che avrebbe portato alla fuoriuscita di decine di migliaia di email provenienti dai server del Democratic National Congress (il nucleo dirigente del Partito democratico), rovinando così la campagna di Hillary Clinton in modo forse irreparabile.
Lui, che ha fatto di Clinton e di tutto ciò che lei rappresenta la sua nemesi, non si è fatto scrupoli prima di pubblicare migliaia di messaggi provenienti da un server personale dell’ex segretario di stato – ottenuti anche grazie a escamotage legali – che hanno contribuito a dipingere la donna più potente della politica americana come un campione di quell’establishment opaco e corrotto che Trump prometteva di smantellare (l’imprenditore e candidato repubblicano, del resto, non ha mai lesinato elogi agli scoop di WikiLeaks, salvo poi rimangiarseli una volta eletto presidente nello shock generale).
Le questioni che restano irrisolte
Una figura da sempre divisiva, Assange continua a lasciarci con numerose domande senza risposta. Per esempio, se lui sapesse o meno della reale identità di Guccifer 2.0, l’hacker responsabile del leak clintoniano, e che la polizia americana avrebbe in seguito identificato con una spia russa. Oppure, questione ancora più attuale, se Assange fungesse oppure o no da tramite tra gli hacker russi e la campagna elettorale di Trump. Nell’aprile 2017, in uno dei suoi primi discorsi ufficiali, Mike Pompeo – che all’epoca era direttore della Cia ma mesi prima, da deputato repubblicano, si era complimentato con WikiLeaks per le rivelazioni su Clinton – paragonò l’organizzazione a un “servizio di intelligence ostile”, al servizio di forze antidemocratiche. Una giravolta non da poco.
“Resistente a tutti i tentativi di censura”
Così si legge sul sito di WikiLeaks. L’attività online dell’organizzazione e del suo fondatore, però, ha contribuito a renderli entità controverse e sfuggevoli, al tempo stesso ammirate e detestate da milioni di persone. In uno degli episodi più controversi, nell’estate del 2016, WikiLeaks ha pubblicato una tirata antisemita contro i suoi critici che ha scioccato anche i fan più accorati, salvo poi essere maldestramente cancellata. Per conto suo, Assange ci ha fatto sapere di detestare le femministe, di aver maltrattato gli animali e, su un piano ovviamente molto diverso – e per quel che conta – di non essere particolarmente preoccupato per la sua igiene personale. Gli ecuadoriani hanno riferito di aver trovato diverse volte le pareti della sua stanza sporche di feci, e il reporter Andrew O’Hagan lo ha descritto come un imprevedibile egomaniaco ed eccentrico in un libro acclamato dalla critica, La vita segreta (Adelphi). Ad ogni modo, Assange ha ufficialmente abbandonato ogni carica all’interno di WikiLeaks lo scorso settembre.
Della vita privata di Assange si sa poco
Nato nella cittadina australiana di Townsville, sembra che i suoi genitori, entrambi attivisti politici, si siano incontrati a una manifestazione contro la guerra in Vietnam nel 1971, per poi separarsi poco prima della nascita di Julian. La madre, un’artista teatrale e sperimentale, cambiava spesso residenza e lui ha condotto con lei un’esistenza nomadica, cambiando oltre trenta città e una quarantina di scuole pubbliche, prima di stabilirsi a Melbourne.
È qui che è diventato il vicepresidente della società di matematica e di statistica della sua università, tra il 2003 e il 2005, prima di perdere ogni interesse per il mondo accademico e abbandonare gli studi senza laurearsi.
Assange si è rifugiato nell’ambasciata ecuadoriana a Londra nel 2012, dopo essere stato interrogato da un giudice svedese per due accuse di stupro, a cui ha sempre reagito proclamandosi innocente. Nel dicembre 2010 si era presentato a Scotland Yard, e arrestato, in seguito a un mandato di cattura europeo per quel crimine (sarebbe poi caduto in prescrizione). La Svezia aveva presentato una richiesta di estradizione alle autorità britanniche che però, secondo alcune fonti, sarebbe stata una trappola per estradarlo negli Stati Uniti, dove lo attendeva un ben più pericoloso processo per spionaggio. Fallito il ricorso contro l’estradizione in Svezia, fuori su cauzione, Assange si è rifugiato nel santuario diplomatico del Paese sudamericano. Fino all’attuale tradimento delle autorità ecuadoriane, sotto indicazione politica di un presidente che, per l’ennesima ironia della sorte di una vicenda piena di contraddizioni e chiaroscuri, si chiama Lenin Moreno.
Assange a Londra nel 2012. (foto: Peter Macdiarmid/Getty Images)
https://images.wired.it/wp-content/uplo ... sange2.jpg
Davide Lovat il cattolico venetista antiamericano
https://www.facebook.com/davide.lovat/p ... 7344902225
Carles Puigdemont e Julian Assange sono le icone odierne di tutti i martiri della democrazia nel mondo.... A livello globale è in corso una riduzione delle libertà fondamentali, dai diritti politici ai diritti civili elementari come la libertà di pensiero e di espressione della parola, ai diritti naturali come l'intangibilità della proprietà proprietà privata e l'intangibilità della famiglia.... Il tutto avviene con violenza e rapidità inaudite, nell'indifferenza anestetizzata delle masse lobotomizzate da smartphone e media istituzionali, dai quali sono teleguidate come automi privi di anima e coscienza.... I giovani, storicamente contestatori, sono i primi conformisti adeguati al sistema.... Per le poche voci fuori dal coro, tanto le autorevoli quanto le minime, scatta la censura o la repressione violenta del "Politically correct".... E noi, resistenti dissidenti e sparuti, siamo sempre più "vox clamantis in deserto".... Ma smetteremo solo da morti....
Chi difende Assange
Niram Ferretti
2019/04/12
http://caratteriliberi.eu/2019/04/12/in ... r2FGsCTA_c
Ieri, dopo sette anni, è terminata per Julian Assange la sua permanenza al riparo dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove si era rifugiato nel 2012.
Il “combattente per la libertà“, cocco della sinistra radicale, è stato arrestato ieri da Scotland Yard dietro mandato americano con l’accusa di avere cospirato nel 2010 insieme a Bradley Manning, poi, con il cambio di sesso, diventato Chelsa, nel tentativo di ottenere illegalmente documenti secretati militari e diplomatici, la cui diffusione avrebbe potuto essere utilizzata per danneggiare gli Stati Uniti.
Dopo che l’inchiesta nei suoi confronti per un presunto stupro avvenuto in Svezia è stata archiviata nel 2017, Assange ora rischia l’estradizione negli Stati Uniti. Nel 2010, il patron di Wikileakes, totalmente incurante delle conseguenze divulgò, grazie a Manning, chi fossero gli informatori locali degli Stati Uniti, durante la guerra in Afghanistan. L’allora Segretario alla Difesa, Robert Gates e il Capo di Stato Maggiore, Mike Mullen dichiararono: “Il signor Assange può dire quello che vuole sul bene maggiore che lui e la sua fonte stanno procurando, ma la verità è che potrebbero già avere sulle loro mani il sangue di qualche giovane soldato o di una famiglia afghana“.
Ma per una personalità patologicamente narcisista come quella dell’hacker australiano, tutto ciò era irrilevante, l’importante era mostrare al mondo gli arcana imperii, soprattutto se si trattava di quelli americani, e non, quelli di dittature e satrapie, o teocrazie, non avendo lì informatori adeguati a svelare al mondo i loro commerci più segreti.
Di lui, Rich Trzupek, in un articolo pubblicato su Frontpage Magazine, nel 2010, all’epoca dei leakes sull’Afghanistan, scrisse:
“Assange è un esempio primario di quel prodotto peculiarmente specifico delle istituzioni democratiche occidentali: un talento così accecato dalla propria intelligenza, da non vedere nulla di male nel fare a pezzi la società che gli consente la libertà di potere esercitare la propria arroganza, mentre resta beatamente incurante del fatto che le sue azioni forniscano aiuto e agevolazione a un nemico che non tollererà la sua stessa esistenza”.
Non può dunque suscitare meraviglia se in difesa dell’utile idiota antiamericano Assange giunga l’accorato appello del Cremlino attraverso il ministro degli Esteri russo Maria Zakharova, la quale ha fatto sapere che “l’arresto a Londra del fondatore di Wikileaks è un duro colpo alla democrazia”. In un mondo come il nostro, in cui per citare Heinrich Heine, “Dio esiste ed è Aristofane“, capita che arrivino da un paese retto da un cleptocrate autoritario lezioni di democrazia. Non contenta, la Zakharova, ha poi aggiunto su Facebook che “La mano della democrazia strangola la gola della libertà”, quella libertà che in Russia è, come noto, splendidamente garantita.
Alla Zarkharova si può aggiungere Evo Moraels, altro grande liberista e assiduo compulsatore di John Locke, il quale esprime via tweet la sua solidarietà per il “fratello perseguitato dagli Stati Uniti per avere rivelato la loro violazione dei diritti umani, l’assassinio di civili e lo spionaggio diplomatico”. In attesa della solidarietà di Nicolas Maduro, si registra, nek frattempo, l’indignazione di una grande fan di Assange, l’ex bagnina di Baywatch, Pamela Anderson, da tempo anche lei guerriera delle cause giuste e visitatrice assidua del perseguitato all’ambasciata dell’Ecuador a Londra, la quale si scaglia veemente contro il Regno Unito, “puttana dell’America”
Tuttavia la Anderson ha colto nel segno. Assange è l’eroe dei chomskiani impenitenti, e dei vecchi e giovani “anti-imperialisti”, è lo scoperchiatore delle nequizie americane, è il puro e indomito paladino del Bene costi quel che costi, soprattutto se costa agli USA, la vecchia baldracca a stelle e strisce, (per restare nei pressi della Anderson), è il vendicatore dei torti commessi dall’Occidente e dalla sua più grande superpotenza, ed è forse anche per questo motivo che, secondo Il Guardian, nel 2017, alcuni diplomatici russi avevano in mente un piano per farlo fuggire dall’ambasciata dell’Ecuador e portarlo in Russia. Nulla di sorprendente, visto che già nel 2010 dava mandato a un suo collaboratore, Israel Shamir, noto antisemita e negazionista, di procurargli un visto russo.
Dalla Russia con amore, per la libertà e la democrazia, di cui Assange è stato ed è, un grande e disinteressato sostenitore.
Wikileaks: Ecuador, "Assange usava ambasciata come centro spionaggio"
AGI - Agenzia Giornalistica Italia
https://www.agi.it/estero/assange_equad ... 2019-04-14
Julian Assange avrebbe ripetutamente violato le condizioni di asilo e cercato di usare l'ambasciata ecuadoriana di Londra come un "centro di spionaggio".
È l'accusa rivolta al fondatore di Wikileaks dal presidente dell'Ecuador Lenin Moreno in un'intervista al Guardian. Moreno, che giovedì scorso ha permesso l'arresto di Assange nella sua ambasciata, ha voluto però assicurare di avere un accordo scritto col governo britannico nel quale Londra garantisce che non saranno violati i diritti fondamentali dell'attivista e che non sarà estradato in nessun Paese che potrebbe condannarlo a morte.
Nella sua prima intervista con un giornale inglese da quando Assange è stato espulso dall'ambasciata, Moreno sostiene di aver permesso l'arresto di Assange, perché da lì il fondatore di Wikileaks avrebbe cercato di interferire nelle democrazie di altri Stati. "Ogni tentativo di destabilizzare è un atto riprovevole per l'Ecuador, perché siamo una nazione sovrana e rispettosa della politica di ogni Paese", ha detto Moreno, condannando inoltre che dall'ambasciata e "con il permesso delle autorità del precedente governo", siano stati forniti strumenti per "interferire nei processi democratici di altri Paesi".
"Non possiamo permettere che la nostra casa, la casa che ha aperto ad Assange le sue porte, diventi un centro di spionaggio", ha poi concluso il presidente dell'Ecuador. "Queste attività violano le condizioni di asilo. La nostra decisione non è arbitraria, ma si basa sul diritto internazionale".
Alberto Pento
Assange è solo un sinistro demenziale antiamericano che ha fatto tanti danni e aveva trasformato l'ambasciata equadoregna in una centrale di spionaggio antiamericana.
I talebani, al-Qaeda, l'ISIS e tutte le altre formazioni integraliste islamiche o mussulmane o maomettane d'Asia e d'Africa non sono un'invenzione americana ma di Maometto e della tradizione incivile e mostruosa maomettana.
Quello che hanno fatto gli americani in Afganistan è stato solo stimolare l'umus maomettano in funzione anticomunista, anti imperialismo comunista sovietico come poi hanno fatto in Irak in funzione anti dittatura (nazional socialista) come in precedenza avevano fatto erroneamente gli inglesi in India stimolando e istigando gli islamici indiani per indebolire l'India indù e la sua ribellione al colonialismo britannico.
Nel caso americano-afgano il male era l'imperialismo comunista sovietico mentre nel caso inglese-indiano il male era il dominio coloniale inglese; in Afganistan come in Irak gli americani hanno scelto quello che per loro pareva il male minore sottovalutando la pericolosità dell'esaltazione maomettana, del suo fanatismo integralista.
Purtroppo spesso si fa esperienza attraverso gli errori inconsapevoli, le valutazione e le scelte sbagliate.
Adesso spero che tutti abbiano imparato la lezione e che non si può adoperare il male per promuovere il bene; se liberarsi dalla dittatura e dall'imperialismo comunista è un bene non è certo un bene ma un male assoluto farlo promuovendo la dittatura e l'imperialismo nazi maomettano.
???
Chi è davvero Julian Assange?
13 aprile 2019
https://www.wired.it/attualita/politica ... -wikileaks
Eroe per alcuni, malfattore per altri, Assange è sempre stato una figura polarizzante. E ora rischia di uscire di scena lasciando domande senza risposta
Assange a Londra nel 2012. (foto: Peter Macdiarmid/Getty Images)
L’aspetto sembra quello di un santone conciato piuttosto male, oppure di un Saddam Hussein dalla barba sbiancata. Fragile e trascurato, il Julian Assange che veniva rimosso con la forza dall’ambasciata ecuadoriana di Londra, giovedì pomeriggio, sembrava un lontano ricordo dall’informatore che faceva tremare la politica mondiale sette anni fa, quando si era rintanato nell’edificio per chiedere asilo politico.
Eroe o malfattore?
A suo modo Assange – volto pubblico di WikiLeaks e figura enigmatica come poche – in questi anni è diventato un simbolo di tutto ciò che non funziona in Occidente nel rapporto tra istituzioni pubbliche, politica mainstream e opinione pubblica: un rapporto avvelenato da delegittimazione e sospetti da parte del demos, e dal tentativo di nascondere i meccanismi spesso cinici e moralmente riprovevoli del potere, da parte delle élite che lo esercitano.
Per i suoi critici, è un pericolo per la sicurezza nazionale e per le vite di migliaia di soldati, nonché un faccendiere abbastanza viscido pronto a vendersi a regimi illiberali; per i suoi sostenitori, è un eroe della trasparenza finito vittima della censura imperialista.
Entrato nei meandri più primitivi del mondo hacker già quand’era adolescente, il 47enne australiano – che più recentemente è finito sulle pagine di gossip anche per una relazione con Pamela Anderson – era salito all’attenzione del pubblico dopo aver fondato il portale di talpe più famoso di internet nel 2006, quando l’ideologia neocon regnava ancora suprema in Occidente e il populismo era materia da storici, più che da sociologi o politologi. WikiLeaks crebbe subito rapidamente, facendosi una reputazione nelle aree controculturali per la sua immensa library di documenti sgraffignati ai governi e de-secretati, alla faccia dell’intelligence mondiale, dei partiti al governo e delle multinazionali, che misero presto il sito e Assange sulla loro lista nera.
I server di WikiLeaks erano situati in diversi paesi diversi sparsi per i cinque continenti, ma il server principale sarebbe stato localizzato in un bunker nucleare di Stoccolma. Proclamatosi caporedattore della nuova temibile testata, Assange ha partecipato alla pubblicazione di oltre 10 milioni di documenti riservati che gli hanno attirato le simpatie, oltre che dell’ex attrice di Baywatch (a sua volta, ora, battagliera anti-imperialista) anche dello scrittore marxista Tariq Ali o del regista Ken Loach. In Italia, a difendere la correttezza e l’importanza del lavoro di Assange ci sono soprattutto la giornalista de L’Espresso Stefania Maurizi, Fabio Chiusi (collaboratore di Valigia Blu) e la rete di attivisti trans-europea Diem25. Quasi tutta la stampa mainstream lo detesta, con un particolare conto in sospeso tra lui e Gianni Riotta, de La Stampa, il quale alla notizia dell’arresto ha risposto “non confondete mai giornalismo e informazione con intelligence, spionaggio e cyberwar russa”.
Tra le fughe di notizie più clamorose passate per Assange ci sono alcune inchieste a dir poco imbarazzanti dai teatri di guerra in Iraq e in Afghanistan – tra cui uccisioni di civili e giornalisti resi bersaglio della Nato o dell’esercito americano – e per questo tenute lontane dagli occhi del pubblico, ma anche comunicazioni private tra diplomatici e funzionari politici di primo livello.
Per aver passato informazioni preziose a WikiLeaks, l’ex analista dell’intelligence Chelsea Manning è stato prima condannato a 35 anni da un tribunale militare degli Stati Uniti, e poi graziato dopo sette anni dall’allora presidente Barack Obama.
La stella di Assange forse ha iniziato a calare proprio nel momento in cui lui si è chiuso in quell’ambasciata, ma è dal 2016 che è entrato nel mirino non solo dei cosiddetti poteri forti, ma anche di molti giornalisti liberal e cittadini comuni. In modo eloquente, esattamente quando è il populismo a diventare mainstream. Durante la campagna per le primarie democratiche è costretto a smentire il sospetto di una collaborazione tra WikiLeaks e lo spionaggio russo, che avrebbe portato alla fuoriuscita di decine di migliaia di email provenienti dai server del Democratic National Congress (il nucleo dirigente del Partito democratico), rovinando così la campagna di Hillary Clinton in modo forse irreparabile.
Lui, che ha fatto di Clinton e di tutto ciò che lei rappresenta la sua nemesi, non si è fatto scrupoli prima di pubblicare migliaia di messaggi provenienti da un server personale dell’ex segretario di stato – ottenuti anche grazie a escamotage legali – che hanno contribuito a dipingere la donna più potente della politica americana come un campione di quell’establishment opaco e corrotto che Trump prometteva di smantellare (l’imprenditore e candidato repubblicano, del resto, non ha mai lesinato elogi agli scoop di WikiLeaks, salvo poi rimangiarseli una volta eletto presidente nello shock generale).
Le questioni che restano irrisolte
Una figura da sempre divisiva, Assange continua a lasciarci con numerose domande senza risposta. Per esempio, se lui sapesse o meno della reale identità di Guccifer 2.0, l’hacker responsabile del leak clintoniano, e che la polizia americana avrebbe in seguito identificato con una spia russa. Oppure, questione ancora più attuale, se Assange fungesse oppure o no da tramite tra gli hacker russi e la campagna elettorale di Trump. Nell’aprile 2017, in uno dei suoi primi discorsi ufficiali, Mike Pompeo – che all’epoca era direttore della Cia ma mesi prima, da deputato repubblicano, si era complimentato con WikiLeaks per le rivelazioni su Clinton – paragonò l’organizzazione a un “servizio di intelligence ostile”, al servizio di forze antidemocratiche. Una giravolta non da poco.
“Resistente a tutti i tentativi di censura”
Così si legge sul sito di WikiLeaks. L’attività online dell’organizzazione e del suo fondatore, però, ha contribuito a renderli entità controverse e sfuggevoli, al tempo stesso ammirate e detestate da milioni di persone. In uno degli episodi più controversi, nell’estate del 2016, WikiLeaks ha pubblicato una tirata antisemita contro i suoi critici che ha scioccato anche i fan più accorati, salvo poi essere maldestramente cancellata. Per conto suo, Assange ci ha fatto sapere di detestare le femministe, di aver maltrattato gli animali e, su un piano ovviamente molto diverso – e per quel che conta – di non essere particolarmente preoccupato per la sua igiene personale. Gli ecuadoriani hanno riferito di aver trovato diverse volte le pareti della sua stanza sporche di feci, e il reporter Andrew O’Hagan lo ha descritto come un imprevedibile egomaniaco ed eccentrico in un libro acclamato dalla critica, La vita segreta (Adelphi). Ad ogni modo, Assange ha ufficialmente abbandonato ogni carica all’interno di WikiLeaks lo scorso settembre.
Della vita privata di Assange si sa poco
Nato nella cittadina australiana di Townsville, sembra che i suoi genitori, entrambi attivisti politici, si siano incontrati a una manifestazione contro la guerra in Vietnam nel 1971, per poi separarsi poco prima della nascita di Julian. La madre, un’artista teatrale e sperimentale, cambiava spesso residenza e lui ha condotto con lei un’esistenza nomadica, cambiando oltre trenta città e una quarantina di scuole pubbliche, prima di stabilirsi a Melbourne.
È qui che è diventato il vicepresidente della società di matematica e di statistica della sua università, tra il 2003 e il 2005, prima di perdere ogni interesse per il mondo accademico e abbandonare gli studi senza laurearsi.
Assange si è rifugiato nell’ambasciata ecuadoriana a Londra nel 2012, dopo essere stato interrogato da un giudice svedese per due accuse di stupro, a cui ha sempre reagito proclamandosi innocente. Nel dicembre 2010 si era presentato a Scotland Yard, e arrestato, in seguito a un mandato di cattura europeo per quel crimine (sarebbe poi caduto in prescrizione). La Svezia aveva presentato una richiesta di estradizione alle autorità britanniche che però, secondo alcune fonti, sarebbe stata una trappola per estradarlo negli Stati Uniti, dove lo attendeva un ben più pericoloso processo per spionaggio. Fallito il ricorso contro l’estradizione in Svezia, fuori su cauzione, Assange si è rifugiato nel santuario diplomatico del Paese sudamericano. Fino all’attuale tradimento delle autorità ecuadoriane, sotto indicazione politica di un presidente che, per l’ennesima ironia della sorte di una vicenda piena di contraddizioni e chiaroscuri, si chiama Lenin Moreno.
Assange a Londra nel 2012. (foto: Peter Macdiarmid/Getty Images)
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