Io sto con Ermes Mattielli e con quelli che si difendono!

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Messaggioda Berto » ven gen 15, 2016 4:56 pm

Fabio Padovan risponde all’articolo di Nino Matteri

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... venete.jpg


http://www.raixevenete.com/fabio-padova ... no-matteri

Egr. Sig. Nino Materi.
In riferimento all’articolo da lei scritto e pubblicato su “Il Giornale” del 10/01/16, dal titolo “Pensionato sparò ai ladri”.
Chi le scrive è un idiota, come Lei ci ha definito, anzi forse il più idiota di tutti.
Sono anche Indipendentista, senza “sedicente”: Lo sono proprio in carne e ossa.
Mi spiace molto, mi creda, dal profondo del cuore, leggere tanta cattiveria sul giornale che compro sin dal primo numero, negli anni nei quali entrare col Giornale all’Università rischiavi che qualche studente “democratico” di rifilasse una legnata in testa.
Legnata che invece è riuscito a rifilarmi Lei in maniera brutale e senza possibilità di appello da parte del condannato, cioè io e il popolo Veneto presente, ribelle alle vergognose leggi italiane. Lei ci offende e ci condanna senza appello, in maniera molto più sinistra e becera perfino delle inique leggi italiane che, almeno, hanno dato la possibilità al povero Hermehermes - raixe venetes di difendersi.
Lei invece no. Lei non ha dubbi, e giù offese alle migliaia di Veneti che hanno reso onore all’ultimo passaggio terreno del povero Hermes. Onore, sì. Vede, io ho messo il mio più bel vestito, quello col quale mi sono sposato due anni fa. Sono entrato in chiesa, alla cui entrata c’era un cartello che invitava a lasciare fuori le bandiere. Così io, e moltissimi altri, abbiamo diligentemente lasciato fuori il Gonfalone di San Marco.
Ho partecipato alla Messa, commosso come le centinaia di altri patrioti, uomini e donne di San Marco, devoti e credenti per nascita in una terra cristiana, e per scelta adulta successiva. Tutti dentro al cuore avevamo una profonda tristezza per quest’uomo sconosciuto, vittima di uno Stato ignobile che è bullo coi deboli e vile coi forti. Sono o non sono state le leggi italiane a provocare la morte di Hermes? E allora cosa ci facevano dietro alla bara sette sindaci impettiti con fascia tricolore, cioè quella del boia che ha colpito e vilipeso Hermes. Perché mettersi in mostra così provocatoriamente?
Come fa Lei, che neanche c’era, a emettere giudizi così tranchant? Cosa ne sa del nostro quotidiano lavorio per non soccombere alla crisi e alla disperazione, in una terra che è solo di conquista da parte di bande di delinquenti arroganti, impudenti e impuniti, anzi, difesi SEMPRE dalle leggi. Una terra rapinata da tasse strangolatrici? Una terra più volte ferita e mai, mai aiutata? Vedi il recente dramma della Riviera del Brenta, che Lei naturalmente non sa neanche da che parte stia.
Cosa ne sa di quello che nei nostri cuori pulsava sanguinante il giorno del funerale? Cosa ne capisce del grido tutto Veneto, figlio di questa terra per Lei così ignobile, che è salito spontaneo dai cuori che chiedevano Giustizia? Che urlava spontaneo “Vergogna” a chi col tricolore si presentava sul luogo del delitto? Lei ha dimostrato tutta la leggerezza e superficialità del giornalista da copia e incolla, e del “sentito dire”, dichiarandosi oggetto “estraneo” al sentimento di questa nostra amata terra Veneta. Cosa ne sa di cosa significhi trovare l’orgoglio per alzare la testa e dire: “Basta!” agli schiavisti del potere burocratico centrale e a tutti i suoi apparati repressivi? Lei crede veramente che Hermes sarebbe stato coi sindaci tricolorati, che stanno dalla parte di quelli che vogliono dare la casa di Hermes a chi lo ha derubato, o dalla parte dei tanti Veneti che sono andati a tenere alto il suo nome, il suo aver agito per la Giustizia, contro le ridicole leggine italiane, e che hanno promesso, in piedi, a testa alta, che l’Italia NON darà la casa di Hermes ai delinquenti.
Ci saremo, stia tranquillo, a impedirlo. A impedire che si compia ancora una vlta l’Ingiustizia Italiana, cioè quella del tricolore. Saremo anche idioti, ma sappiamo benissimo il significato della parola “onore”.
Fabio Padovan
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Re: Mi sto co Ermes Mattiełi e co coełi ke łi se defende!

Messaggioda Berto » gio gen 28, 2016 8:52 pm

Due anni e 8 mesi a Birolo, il tabaccaio di Correzzola che uccise un rapinatore
Dovrà anche risarcire 325mila euro alla famiglia del giovane moldavo che rimase ucciso di Cristina Genesin
28 gennaio 2016

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... ?ref=fbfmp

PADOVA. Condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione Franco Birolo, 47 anni, il tabaccaio di Correzzola che esplose un colpo con la sua pistola e ferì a morte il giovane moldavo Igor Ursu, reagendo all'assalto notturno di una banda di ladri moldavi. La sentenza è stata pronunciata nel pomeriggio dal giudice di Padova Beatrice Bergamasco. L'imputato dovrà anche risarcire 325mila euro alla famiglia del giovane che rimase ucciso: 225mila euro alla madre, 100mila alla sorella. Confiscate inoltre le cose che gli erano state sequestrate in negozio, fra cui il registratore di cassa di cui Birolo aveva chiesto la restituzione, in sede di dichiarazioni spontanee, prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio.

Era la notte del 26 aprile 2012. Birolo fu indagato per omicidio volontario, poi il pm Benedetto Roberti chiese il processo per eccesso colposo di legittima difesa. In aula lo stesso magistrato sollecitò l'assoluzione dell'imputato perché, Se anche fosse andato oltre i limiti di legge, lo avrebbe fatto inconsapevolmente. Il difensore, il penalista Luigino Martellato, ha insistito su una reazione comprensibile da parte di Birolo, in stato di forte stress dovuto a una aggressione in atto. Urso, ha ribadito il legale, stava scagliando addosso al tabaccaio il registratore di cassa, come dimostrato dalle perizie. Non a caso uno su fu colpito al fianco all'interno del locale, salvo poi percorrere una trentina di metri e accasciarsi.


El ga fato ben a coparlo e sta judega ła ga fato mal a condanarlo.



Il tabaccaio Franco Birolo assolto perché "sparare fu errore scusabile"
Ivan Francese - Mar, 13/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 08806.html

Depositate le motivazioni della sentenza con cui la Corte d'Appello ha assolto il tabaccaio veneto: "Vista la confusione gli errori dell'imputato sono scusabili"

Franco Birolo è stato assolto in secondo grado dall'accusa di omicidio colposo perché "l'errore di valutazione e quello di esecuzione" sono stati ritenuti "scusabili".

Così la Corte d'Appello di Venezia ha motivato la sentenza con cui il 13 marzo scorso è stato ribaltato il verdetto di primo grado che, il 28 gennaio 2016, aveva condannato il tabaccaio di Civè, nel Padovano, a due anni e otto mesi di reclusione, oltre al pagamento di 325mila euro alla famiglia del rapinatore moldavo a cui sparò uccidendolo.

Tutto iniziò nella notte fra il 25 e il 26 aprile 2012, quando Birolo sparò con la sua pistola ad Igor Ursu, il ladro che aveva sorpreso mentre stava scappando dalla sua tabaccheria. Aprì il fuoco, in quella notte maledetta, perché temeva che il malvivente potesse colpirlo. Secondo i giudici di primo grado "avrebbe potuto e dovuto ponderare più appropriatamente la situazione".

Ma la corte d'Appello ha ritenuto diversamente: nelle motivazioni depositate ieri si speiega che, vedendo Ursu con le braccia alzate, Birolo temette un'aggressione imminente e solo per questo premette il grilletto. Visto il contesto di "confusione, penombra, forte rumore, stress emotivo e rapida successione dei movimenti di tutti i malviventi", il suo errore è da ritenersi "scusabile".

Inoltre i magistrati veneziani hanno ritenuto che al tabaccaio non si possa rimproverare il mancato utilizzo della pistola prima di quella notte, perché i normali cittadini vanno considerati "normalmente privi" di esperienza in questo senso.


Caso Birolo, impugnata la sentenza di assoluzione
La sorella del ladro ucciso dal tabaccaio di Civè s’è rivolta alla Cassazione per ribaltare il verdetto. «Incubo senza fine» di Alessandro Cesarato
24 febbraio 2018

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... 1.16518585

CORREZZOLA. Non è ancora finita. Franco Birolo, il tabaccaio di Civè, dovrà aggiungere un nuovo capitolo alla sua già tormentata vicenda giudiziaria iniziata otto anni fa. Nei giorni scorsi ha ricevuto la notifica da parte del tribunale che gli ha comunicato che la sorella di Igor Urso, il ventunenne moldavo rimasto ucciso mentre nel 2012 era stato sorpreso a rubare all’interno della sua tabaccheria, è ricorsa in Cassazione per impugnare la sentenza della Corte d’appello che un anno fa lo ha assolto. Al terzo grado di giudizio la donna, che risiede a Roma, chiederà che sia annullata l’assoluzione e che sia ripristinata la condanna inflitta dal giudice di primo grado che condannò Birolo non solo a due anni e otto mesi di carcere per eccesso colposo di difesa, ma soprattutto a un maxi-risarcimento di 325 mila euro alle parti civili.

«È una storia senza fine» commenta sconsolato il tabaccaio, «non so ancora se e quando sia ancora stata fissata l’udienza. Non so che dire. Riprende d’improvviso un calvario che ha condizionato in maniera pesantissima la mia vita e quella della mia famiglia». Preoccupato? «Mi ero quasi illuso di avere voltato pagina» continua Birolo, «dopo tutto quello che ho provato sulla mia pelle in questi anni, seppure mi si dice di stare tranquillo, è inevitabile che a questo punto non ci possano essere certezze».

Birolo oggi è ancora nel suo negozio, sebbene da qualche mese abbia deciso di cambiare vita, cedere le licenze e chiudere l’attività per dedicarsi a curare i terreni di famiglia e ritrovare un minimo di serenità. «I tempi tecnici per il trasferimento delle licenze per i tabacchi non sono immediati» spiega, «chi rileverà l’attività dovrà trovare prima dei nuovi locali perché non affitterò di certo il mio negozio. Non avrebbe senso che mi tenessi il rischio ancora in casa, continuando a far vivere la mia famiglia nel terrore che possa accadere ancora qualcosa».

Da quando è stato assolto Franco Birolo affianca alla gestione del negozio un’attività di supporto alle associazioni che si occupano della tutela di chi, come lui, è rimasto invischiato in vicende giudiziarie. «Nel mio piccolo faccio quello che posso» spiega, «perché è necessario lottare per stabilire finalmente delle regole chiare e dei diritti per chi rimane vittima di questa circostanze». Ad avvicinarlo ci sono anche tanti partiti che ne hanno chiesto la candidatura nelle proprie fila. «Non sono fatto per fare il politico» glissa, «perché per prima cosa non mi interessa. Poi ritengo di non possederne le caratteristiche e neppure la preparazione. Con l’Osservatorio portiamo però avanti il discorso sulla legittima difesa e di come possano essere migliorate le leggi. Bisogna tenere alta l’attenzione e per questo cerchiamo di coinvolgere le forze politiche confidando che le tante promesse possano trasformarsi in azioni concrete. Tutti ne continuano a parlare ma purtroppo si fa poco. Bisogna capire che nessuno di noi può considerarsi immune e che una circostanza inaspettata e imprevedibile potrebbe all’improvviso stravolgere la propria vita. Non è una questione personale, ma un passo avanti da fare per il bene di tutti».


La Corte di Cassazione ha sentenziato che non debba esserci alcun risarcimento alla famiglia del ladro ucciso
https://corrieredelveneto.corriere.it/p ... f9a2.shtml
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Re: Mi sto co Ermes Mattiełi e co coełi ke łi se defende!

Messaggioda Berto » mer feb 03, 2016 5:34 pm

Per Graziano Stacchio finisce l’incubo: la procura chiede l’archiviazione
mercoledì 3 febbraio 2016

http://www.secoloditalia.it/2016/02/per ... hiviazione

Archiviazione per Graziano Stacchio, il benzinaio che sparò a due rapinatori uccidendone uno. Un anno dopo. Ma, meglio tardi che mai. L’indagine per la tentata rapina alla gioielleria di Ponte di Nanto e per il conflitto a fuoco in cui morì uno dei malviventi ad opera del benzinaio Graziano Stacchio, intervenuto in difesa dei commessi, si avvia alla chiusura ad un anno esatto dai fatti. Lo conferma il Procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri, annunciando che presto vi sarà la conclusione delle indagini nei confronti di Oriano Derlesi, uno dei rapinatori, e che sarà presentata richiesta di archiviazione delle accuse contro Stacchio. Dopo aver sparato in aria nella gioielleria di Roberto Zancan e aver schivato le raffiche di mitra dei banditi, il benzinaio aveva esploso un colpo di fucile uccidendo Albano Cassol, uno dei rapinatori. Alla fine dello scorso luglio i carabinieri sono stati in grado di arrestare Derlesi, giostraio nomade, inchiodato dalla corrispondenza fra il suo dna e quello repertato dentro la vettura che si era schiantata sul ponte di Nanto, quando Cassol aveva perso i sensi dopo la sparatoria. Il Procuratore ha annunciato che i suoi uffici, nel giro di alcuni giorni, saranno in grado di chiudere le indagini su Derlesi e di chiederne il rinvio a giudizio con le accuse di tentata rapina e di tentato omicidio in concorso. E come aveva già detto a fine luglio questo comporta come logica conseguenza che la Procura chieda l’archiviazione del procedimento penale a carico di Graziano Stacchio, che era stato iscritto sul registro degli indagati con l’ipotesi d’accusa di eccesso colposo di legittima difesa. “Se c’è il tentato omicidio – sostiene il Procuratore – non può esserci eccesso di legittima difesa”. Esattamente.
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Re: Mi sto co Ermes Mattiełi e co coełi ke łi se defende!

Messaggioda Berto » mer feb 03, 2016 5:40 pm

Entra in casa (altrui), il cane lo azzanna e lui che fa? Chiede anche i danni...
È successo in un Comune della Bassa: protagonisti un dobermann e un magrebino.
Mercoledì 03 febbraio 2016

http://www.ecodibergamo.it/stories/bass ... 1164678_11

Antico adagio giornalistico: un cane che morde un uomo non fa notizia, un uomo che morde un cane sì. E come la mettiamo con uno che entra in casa vostra, viene morso dal dobermann e vi chiede pure i danni? No, non è uno scherzo, è successo in un comune della Bassa. Normalmente un individuo sorpreso di notte in una proprietà altrui senza giustificazione, se la sarebbe data a gambe, ringraziando chi vuole lui per lo scampato morso e pericolo. Invece nel nostro caso questa persona, un magrebino, ha deciso di sporgere denuncia e pretendere un risarcimento dal proprietario del cane e padrone della casa.

L’episodio è stato raccontato su Facebook da Fabio Pansera, stimato veterinario di Romano: il padrone del dobermann è suo cliente. Il veterinario conferma la storia: «Il mio cliente vuole restare assolutamente riservato e non sarò certo io a mancare a questo suo desiderio. Posso solo dire che abita in un paese qui vicino e che si è rivolto a me per via dell’episodio e del cane, perché convocato dalle autorità, come mi ha riferito, proprio in seguito al morso». Per i cani, così come per altri animali, infatti esiste una documentazione su vaccinazioni e altre norme sanitarie. Pansera ha riassunto nel suo messaggio la vicenda scrivendo: «Ieri (pochi giorni fa ndr) un mio cliente, proprietario di un dobermann, è stato convocato dalle autorità poiché il ladro magrebino che nella notte precedente ha cercato di entrare in casa ed è stato morso dal suddetto cane, ha sporto denuncia e vuole essere rimborsato per il morso subito».


Mi sembra giusto! La proprietà è un furto e il proprietario è un ladro; rubare a un ladro non è un furto ma un atto di giustizia pertanto il presunto ladro magrebino è in realtà o di fatto un giustiziere e aggredire un giustiziere è come aggredire un poliziotto. Mi pare giusto che il proprietario del cane, che è il vero ladro risponda dei danni arrecati e li risarcisca abbondantemente. Andrebbe cacciato di casa, che non è sua perché la proprietà è un furto e la casa dovrebbe essere data gratuitamente e vita natural durante al magrebino come risarcimento e riconoscenza.
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Re: Mi sto co Ermes Mattiełi e co coełi ke łi se defende!

Messaggioda Berto » sab feb 06, 2016 8:27 am

“Delinquenti in casa? Sparo e chiamo il camion dell’umido”: bufera sul sindaco Lago
feb 5, 2016
http://lapiazzaweb.com/delinquenti-in-c ... ndaco-lago

TEZZE SUL BRENTA. Esplode una nuova polemica sulla legittima difesa e il suo uso in eccesso dopo il post pubblicato su facebook dal sindaco Valerio Lago, che di certo non sembra disposto a scendere a compromessi per difendersi da eventuali agguati dei delinquenti.

Queste le parole tanto contestate, che prima Lago ha pubblicato e poi anche cancellato: “Tu vieni dentro casa mia senza essere invitato per delinquere, io ti sparo e chiamo il camion dell’umido». Apriti cielo.

Secondo il segretario Pd di Tezze sul Brenta, Luca Mocellin, è stato superato ogni limite di decenza, mentre il segretario dei democratici di Vicenza Enrico Peroni auspica una denuncia da parte del Pd bassanese. A rincarare la dose è il capogruppo di minoranza a Tezze, Maria Rita Innocentin, che si rivolge alla Prefettura e all’autorità giudiziaria per verificare se vi siano gli estremi di reati perseguibili penalmente, e chiede allo stesso sindaco di scusarsi o in caso di dimettersi.

Dal canto suo, il sindaco e consigliere provinciale Lago non si è scusato, ma ha precisato di aver voluto lanciare una provocazione per richiamare l’attenzione su un tema che a lui sta particolarmente a cuore. Il post comunque è sparito dalla sua pagina nel giro di poche ore.

Parké no!
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Re: Mi sto co Ermes Mattiełi e co coełi ke łi se defende!

Messaggioda Berto » gio feb 11, 2016 4:12 pm

Due anni e 8 mesi a Birolo, il tabaccaio di Correzzola che uccise un rapinatore
Dovrà anche risarcire 325mila euro alla famiglia del giovane moldavo che rimase ucciso di Cristina Genesin
28 gennaio 2016

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... ?ref=fbfmp

PADOVA. Condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione Franco Birolo, 47 anni, il tabaccaio di Correzzola che esplose un colpo con la sua pistola e ferì a morte il giovane moldavo Igor Ursu, reagendo all'assalto notturno di una banda di ladri moldavi. La sentenza è stata pronunciata nel pomeriggio dal giudice di Padova Beatrice Bergamasco. L'imputato dovrà anche risarcire 325mila euro alla famiglia del giovane che rimase ucciso: 225mila euro alla madre, 100mila alla sorella. Confiscate inoltre le cose che gli erano state sequestrate in negozio, fra cui il registratore di cassa di cui Birolo aveva chiesto la restituzione, in sede di dichiarazioni spontanee, prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio.

Era la notte del 26 aprile 2012. Birolo fu indagato per omicidio volontario, poi il pm Benedetto Roberti chiese il processo per eccesso colposo di legittima difesa. In aula lo stesso magistrato sollecitò l'assoluzione dell'imputato perché, Se anche fosse andato oltre i limiti di legge, lo avrebbe fatto inconsapevolmente. Il difensore, il penalista Luigino Martellato, ha insistito su una reazione comprensibile da parte di Birolo, in stato di forte stress dovuto a una aggressione in atto. Urso, ha ribadito il legale, stava scagliando addosso al tabaccaio il registratore di cassa, come dimostrato dalle perizie. Non a caso uno su fu colpito al fianco all'interno del locale, salvo poi percorrere una trentina di metri e accasciarsi.

El ga fato ben a coparlo e sta judega ła ga fato mal a condanarlo.


Il giudice: «Birolo ha sparato al ladro mentre scappava»
Depositate le motivazioni della sentenza. Il tabaccaio non avrebbe subito nessuna aggressione: un colpo mortale. "E poi dopo aver ucciso non si è pentito" di Cristina Genesin
10 febbraio 2016
http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... hfmppdel-1

CORREZZOLA. «Quando Ursu fu attinto dal colpo letale, si trovava nei pressi dell’uscita della tabaccheria, in procinto di uscire e in atteggiamento di fuga, sulla porta o nella parte esterna adiacente la porta... Nemmeno la consulenza della difesa indica una differente dinamica del fatto... evidentemente condivisa, ma si limita a far leva sulle condizioni emozionali in cui versava Birolo al momento dello sparo, supponendone un “sequestro emotivo”».

Ecco perché è stato condannato a 2 anni e 8 mesi di carcere, oltre al pagamento di un risarcimento di 325 mila euro, Franco Birolo, il 50enne di Civè che sparò e uccise il ladro (Igor Ursu, 23enne moldavo) durante l’assalto alla sua tabaccheria nella notte fra il 25 e il 26 aprile 2012.

È uno dei punti fondamentali contenuti nelle motivazioni della sentenza (42 pagine) firmata dal giudice Beatrice Bergamasco e depositata ieri mattina. Per il giudice va esclusa anche «la scriminante delle legittima difesa...». Il motivo? L’«assenza di aggressione (ai danni di Birolo)...». E rammenta una sentenza della Cassazione secondo la quale «“non ogni pericolo che si concretizza nell’ambito del domicilio giustifica la reazione difensiva”... Di conseguenza la reazione... è legittima solo quando... sussista un pericolo attuale per l’incolumità fisica dell’aggredito o di altri». In questa vicenda «il pericolo per l’incolumità fisica di Birolo o dei familiari era escluso dalla fuga dei malviventi, uno dei quali è stato fermato e legato proprio dall’imputato per essere consegnato alle forze dell’ordine. Nessuna aggressione risulta mai essere stata posta in essere, tantomeno dall’Ursu...».

La consulenza balistica. Sulla sentenza ha pesato la ricostruzione del consulente balistico della procura, Marco Piovan: «La ricostruzione peritale è del tutto esaustiva e sconfessa la versione difensiva» si legge nelle motivazioni, «Se Ursu avesse posto in essere un’aggressione nei confronti di Birolo di sorpresa, visto che lo stesso ha dichiarato di non essersi accorto della sua presenza..., quest’ultimo non avrebbe potuto sottrarsi all’aggressore, schivandolo in arretramento, prima di sparare il colpo». Nessun dubbio: «La posizione della vittima, adiacente alla porta o subito all’esterno del locale, è indicativa della fuga».

Ladro in fuga. Mortalmente ferito, Ursu ha percorso trenta metri prima di accasciarsi sulla strada colpito da un proiettile (esploso da una Glock modello 19 calibro 9x21) entrato nell’ascella destra, dal basso verso l’alto. E fu ferito mentre «si trovava di lato e non rivolto verso Birolo come sarebbe stato se si fosse trovato in procinto di aggredirlo». Il giudice cita la ricostruzione del medico legale, il dottor Claudio Rago, che eseguì l’autopsia: «Il dottor Rago evidenzia come la persona offesa (Ursu) si presentasse con le braccia retro-ante poste (come nella corsa) e non, come suggestivamente proposto dalla difesa, alzate a aggredire Birolo». Dalla consulenza balistica non emerge che Ursu – era l’ipotesi della difesa e del pm – stesse scagliando il registratore di cassa contro il tabaccaio: i cassetti sono stati trovati nel locale, il resto all’esterno. Per il giudice «la ricostruzione esclude che vi fosse un’aggressione in atto ai danni di Birolo e colloca Ursu in stato di fuga... È probabile che l’imputato abbia sparato per evitare la sottrazione del registratore di cassa...». Birolo avrebbe potuto fare altro. «Avrebbe potuto... fermarsi sui gradini (delle scale provenienti dall’appartamento al piano superiore dove la famiglia dormiva) pronto a evitare le conseguenze peggiori... » si legge, «Viceversa scese le scale a evidente difesa dei beni di sua proprietà. Scelta legittima, ma che avrebbe potuto determinare l’esposizione a aggressione personale fino ad allora nemmeno paventata». C’è di più. Dopo lo sparo mortale, Birolo non si placa: «Incurante delle possibili conseguenze occorse a Ursu, si diresse verso Neagu (il complice), riservandogli un trattamento (legato con lo scotch e incappucciato sul viso, brandendo l’arma) che richiede volontà e fermezza certo non comuni». Continuano le motivazioni: «Anche la versione di aver sparato per errore non convince... L’accidentalità del colpo è esclusa... La forza da imprimere sul grilletto è rilevante... Nemmeno condivisibile la tesi del tunnel emotivo», una tesi sul piano scientifico «ancora da validare».

Difesa colpevole. Alla fine il giudice, sia pure non azzerando una pesante ombra («il grave sospetto della volontarietà dell’omicidio»), riconosce ai fini del calcolo della pena la legittima difesa putativa che si verifica quando un soggetto reagisce supponendo, in maniera errata, di essere esposto a un pericolo. In quel momento concitato c’era scarsa luce e i due erano molto vicini («è possibile che il tabaccaio abbia avvertito nella penombra la presenza dell’Ursu, che pur scappava verso la porta, alla stregua di aggressore»). Fu «una reazione difensiva pur senz’altro colpevole». I motivi? L’imputato «avrebbe potuto e dovuto ponderare più appropriatamente la situazione prima di esplodere il colpo... La stanza non era buia... Il soggetto è stato attinto alla porta e Birolo era nelle condizioni di sapere che cosa eventualmente avesse in mano» perché nello stesso momento «aveva potuto osservare il complice trafugare la merce». In più la vittima non era armata: «Birolo ha sparato per aver visto passare vicino a lui Ursu, reputando che potesse avere qualcosa in mano, non perché ci fosse davvero un pericolo di aggressione». E cita la frase del tabaccaio dell’8 maggio 2012 durante un sopralluogo: «Può essere che avesse qualcosa in mano, non ricordo bene».

Reazione sproporzionata. La legittima difesa impone una proporzione tra l’uso dell’arma e il pericolo attuale di un’aggressione: se manca, «la punibilità non è esclusa quando il fatto è previsto dalla legge come delitto colposo... Non ogni pericolo che si concretizza nell’ambito del domicilio giustifica la reazione difensiva» insiste il giudice, citando la giurisprudenza. Quanto a Birolo, «avrebbe ben potuto e dovuto evitare l’utilizzo dell’arma... ponendo in essere condotte più consone rispetto al pericolo (per esempio esplodere dei colpi in aria prima di mirare verso Ursu... al limite sparare verso zone non vitali)». La difesa di Birolo è stata «sconfessata dagli atti del processo... Ecco perché deve essere chiamato a rispondere del reato di eccesso colposo di legittima difesa».

Nessun pentimento. E le spontanee dichiarazioni pronunciate dall’imputato alla fine del processo? Un boomerang che si è ritorto contro di lui. Una conferma della «mancata resipiscenza...». E del fatto che Birolo non ha compreso «l’illiceità della propria condotta e nemmeno la sofferenza impartita ad altri». La pena (il calcolo è partito dai 4 anni) è stata ridotta in seguito al riconoscimento delle attenuanti generiche (il 50enne è incensurato) e di un corretto comportamento processuale.

Il maxi-ristoro. Pesantissimo il risarcimento di 325 mila euro concesso alla parte civile (la madre e la sorella del ladro morto): è il risultato dell’applicazione delle tabelle in vigore nel tribunale di Milano, previste in caso di perdita di un congiunto. Nella quantificazione della somma si è tenuto conto dell’età del morto e delle congiunte, della modalità violenta dell’uccisione e del rapporto parentale. Ora la parola passerà ai giudici d’appello.



Tabaccaio uccise il ladro, il vescovo contro giudice: «Civè, pena esagerata»
Intervento di monsignor Tessarollo sulla condanna di Franco Birolo a 2,8 anni e 325 mila euro di risarcimento: «Un padre, un lavoratore non deve vedere la sua casa violata» di Elisabetta B. Anzoletti
Il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo

CHIOGGIA. Un vitalizio per aver esercitato il “lavoro di ladro”.

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/ ... 1.12933340

Non manca di qualche cenno ironico il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo, nel commentare la recente sentenza del giudice Beatrice Bergamasco che ha condannato il tabaccaio di Civè di Correzzola, Franco Birolo, a due anni e otto mesi e un risarcimento di 325 mila euro per aver ucciso il ladro moldavo che voleva derubarlo.

Il vescovo ha commentato la sentenza nell’editoriale del numero 5 del settimanale diocesano “Nuova Scintilla”, uscito domenica scorsa, prendendo le difese di Birolo, suscitando subito ondate di commenti. Tutti positivi. Che un alto prelato si metta nei panni di un uomo che per difendere il proprio lavoro e le proprie fatiche è arrivato anche ai mezzi estremi piace alla gente che da giorni critica la sentenza del giudice padovano.

I fatti. La notte del 26 aprile 2012 il giovane moldavo Igor Ursu si introduce nella tabaccheria di Birolo, a Civè di Correzzola, per portare via l’incasso. Il titolare, che vive con la famiglia sopra l’attività, sente dei rumori, scende, viene aggredito dal bandito e spara colpendolo a morte.
Monsignor Tessarollo accende il dibattito sulla sentenza per eccesso di legittima difesa che ha condannato il tabaccaio Franco Birolo: "Pena esagerata". La giudice: "Ucciso un uomo in fuga".

Il 28 gennaio 2016 il giudice Beatrice Bergamasco condanna Birolo a due anni e otto mesi e accoglie la richiesta dei parenti della vittima di un risarcimento, stimato in 325 mila euro. Una sentenza che provoca subito forti contestazioni nella gente comune, che crede nel diritto di legittima difesa. La giudice riceve minacce via web e viene posta sotto scorta, provocando nuova indignazione tra le gente.

Il vescovo interviene. Il peso della sentenza non ha lasciato indifferente nemmeno il vescovo di Chioggia, che ha affidato all’editoriale del settimanale diocesano il suo pensiero. «Volevo stimolare una riflessione su questo episodio», spiega monsignor Tessarollo, «e credo di esserci riuscito perché in molti mi hanno contattato. Credo che il giudice non abbia tenuto conto di tutti gli elementi. Si sia messa molto nei panni del ladro e della sua famiglia, ma poco in quelli del tabaccaio e della sua famiglia. C’è stata di sicuro una sproporzione di legittima difesa, dato che il ladro non era armato, ma vi è una sproporzione anche nella sentenza".

"Nella pena reclusiva e in quella monetaria: 325 mila euro sono mille euro al mese per 27 anni, un bel vitalizio ottenuto dai familiari per l’incidente accadutogli nel suo “lavoro notturno di ladro e scassinatore”. Il sentire della gente parte da un altro punto di vista. Un padre di famiglia, un imprenditore, un lavoratore, che sta a casa sua ha diritto di non vedere violata la sua casa, derubati i suoi beni, minacciata la quiete e tranquillità sua e dei suoi familiari. La vita delle persone non è solo vita fisica, ma un complesso di realtà come anche la casa, l’attività, la libertà, lo spazio vitale, il progetto di vita e la propria sicurezza, in una parola l’insieme dei propri diritti umani e civili. Basta che uno si presenti senza armi perché gli sia assicurata l’incolumità, mentre lui viola palesemente i diritti

Appello ai giudici. «La vita comprende un insieme di condizioni», continua Tessarollo, «e tutte devono essere rispettate e protette. Certi valori sono importanti quanto la vita fisica e sarebbe ora che entrassero nella valutazione dei giudici. Non ha diritto uno di vivere in pace senza sentirsi oggetto di violenze, ruberie e aggressioni? Senza pensare di dover barricarsi in casa, di porre allarmi, di vivere nell’ansia che, se non oggi, domani certamente subirà un furto o rapina? E tutti sanno che gli eventuali danni non te li risarcisce nessuno, che quei malviventi vivono sulle fatiche degli altri, che per portare via 10 fanno danni per 100 e non gli importa niente. Credo che la legge sulla legittima difesa, così come aveva proposto qualche giudice un paio di anni fa, dovrebbe essere rivista. Forse abbiamo a che fare ancora con leggi scritte 30-40 anni fa, in un certo clima culturale e politico, ci vuole il coraggio di dirlo e di cambiare».



Caso Birolo, i magistrati pensano di querelare il vescovo di Chioggia
Anm: parole inopportune, saremo con il giudice se denuncerà il prelato
11 febbraio 2016

http://mattinopadova.gelocal.it/regione ... 1.12939762

VENEZIA. «Rappresentanti istituzionali non dovrebbero dare giudizi sull'attività di altri organi, come quello giudiziario, senza avere la completa conoscenza dei fatti». Non usa mezzi termini il magistrato Lorenzo Miazzi, referente per il Veneto dell'Anm, per criticare l'intervento del vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo, che dalle pagine del settimanale Nuova Scintilla si era rivolto al giudice Beatrice Bergamasco commentando la condanna inflitta al tabaccaio padovano Franco Birolo. Il commerciante aveva sparato nel 2012, uccidendolo, a un rapinatore che stava dando l'assalto al suo negozio.

Rivolgendosi al giudice, il vescovo aveva detto: «Mi permetta un'ironia, signora giudice: quello che non era riuscito forse a rubare il ladro da vivo, glielo ha dato il giudice, completando il furto alla famiglia, un bel vitalizio ottenuto per i suoi familiari, con l'incidente accadutogli nel suo "lavoro di ladro"!».

Nel ritenere quella del prelato «una ingerenza molto significativa», Miazzi in un'intervista al Corriere del Veneto critica «la pesantezza dei toni usati nel suo intervento: sono dichiarazioni inopportune», sottolineando che Tessarollo ha commentato la sentenza «prima ancora di conoscerne il merito». «Accusare senza neppure sapere come si sono svolti i fatti realmente - rileva - va oltre il diritto di cronaca, si rischia di sfociare nella diffamazione o perfino nella calunnia».

E aggiunge: «Ad ogni modo spetterà eventualmente a un giudice terzo stabilire se in quello scritto si configurino dei reati, tenendo però conto che il significato delle parole utilizzate è ancora più forte, visto l'alto ruolo rivestito da chi ne è l'autore». Il giudice Bergamasco, riferisce il rappresentante dell'Anm, «si è presa del tempo per decidere cosa fare. Se deciderà di procedere con una denuncia nei confronti del vescovo - conclude Miazzi - noi saremo al suo fianco».
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Re: Mi sto co Ermes Mattiełi e co coełi ke łi se defende!

Messaggioda Berto » lun feb 22, 2016 7:08 am

Aveva fermato la rapina in banca, guardia giurata condannata e deve risarcire il ladro
Mario Nascimbeni
23/10/2014

http://www.lavocedivenezia.it/aveva-fer ... e-il-ladro

Lui una guardia giurata, Marco Dogvan. L’altro un rapinatore, Giorgio A., preso mentre fuggiva con il bottino dalla banca Unicredit di Cavallino Treporti che aveva appena assaltato con alcuni complici.

Una storia che va avanti da 10 anni nei corridoi e nelle aule di tribunale.
Era giugno del 2004, però ora si arriva alla resa dei conti con la giustizia: condanna del tribunale di Venezia per tentato omicidio alla guardia giurata.
Ma come, non era l’altro il bandito?

Si, ma la guardia giurata aveva sparato ferendo il rapinatore arrecandogli un danno, per questo è stato condannato a 3 anni, un mese e 1o giorni di reclusione. E dovrà anche risarcire il bandito, ferito cagionandogli danni permanenti all’orecchio: 15mila euro subito, di provvisionale, poi il resto verrà stabilito in sede civile.

Il giudice del tribunale di Venezia ha ritenuto il vigilante responsabile del reato di tentato omicidio, così, mentre il rapinatore di banche fermato patteggiò due anni, la guardia che lo ha fermato ne prende tre e rotti.
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Re: Mi sto co Ermes Mattiełi e co coełi ke łi se defende!

Messaggioda Berto » lun feb 22, 2016 7:06 pm

Cris Caris arrestato insieme al padre in flagranza di reato
di Luca Pozza
Lunedì 22 Febbraio 2016


http://www.ilgazzettino.it/vicenza_bass ... 67672.html

VALDAGNO/RECOARO - Finisce in manette uno dei ladri che rubò a casa di Ermes Mattielli, il robivecchi vicentino condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi di carcere con risarcimento di 135 mila euro proprio per il duplice tentato omicidio dei nomadi Blu Helt e Cris Caris, che ferì sparandogli contro 12 colpi di pistola (una Tanfoglio 9x21) la notte del 13 giugno 2006 quando li sorprese a rubare nel suo magazzino. Ora Ermes Mattielli è morto, ma uno dei due banditi ha continuato la sua "attività".

I NUOVI COLPI
Lo scorso anno erano stati 24 i furti compiuti in baite e villette isolate in montagna nelle zone di Recoaro Terme, Valdagno e Trissino. Ieri sera i carabinieri della compagnia di Valdagno hanno proceduto con l'arrestato in flagranza di una coppia di nomadi, padre e figlio, Enzo e Cris Caris, rispettivamente di 56 e 31 anni, nativi e originari di Udine, ma residenti da anni al campo nomadi di Santorso (Vicenza). Ed è proprio lui, Cris Caris, lo stesso coinvolto nel caso Mattielli.

I due Caris, pluripregiudicati e nullafacenti, sono stati bloccati mentre a bordo della loro Fiat Panda (che era già stata notata da alcuni residenti e segnalata alle forze dell'ordine) sono entrati in un elegante chalet a Nogarole, di proprietà di un imprenditore di Trissino. I due nomadi avevano tagliato la recinzione, forzato il portone d'ingresso e stavano caricando sulla loro utilitaria una motofalciatrice del valore di circa 2 mila euro. Alla vista dei militari hanno provato a scappare ma sono stati bloccati e arrestati. Verranno processati oggi per direttissima, ma visti i precedenti dovrebbero finire in carcere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Re: Mi sto co Ermes Mattiełi e co coełi ke łi se defende!

Messaggioda Berto » sab mar 19, 2016 11:01 pm

Vedova del nomade ucciso da Stacchio occupa abusivamente casa
Anna Rossi - Sab, 19/03/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 37165.html

La vedova di Albano Cassol, il rapinatore ucciso un anno fa dal benzinaio Graziano Stacchio, ha occupato abusivamente una casa: "Da qui io non me ne vado".

Lo scorso febbraio cinque banditi hanno tentato di rapinare la gioielleria Nanto di Vicenza. Ma la prontezza della commessa e lo spirito di difesa del benzinaio Stacchio hanno impedito ai nomadi di entrare nel locale. Dal tentato furto, è rimasto ucciso Albano Cassol e, dopo una serie di procedimenti legali, la moglie rivendica "un futuro migliore" per i suoi figli.

I comportamenti e le azioni della donna, però, non sembrano voler dare una svolta alla vita senza regole che la famiglia Cassol ha sempre condotto. Cristina Albini, infatti, da mercoledì occupa abusivamente un'abitazione completamente inagibile che era destinata ad una famiglia in graduatoria per l'assegnazione delle case popolari. La donna è entrata nell'appartamento di nascosto: approfittando di una finestra rotta sul retro, si è introdotta nella struttura, ha aperto la porta d'ingresso e ha fatto entrare i quattro figli.

Una volta che la famiglia era tutta all'interno della casa, Cristina si è barricata dentro e quando i vicini hanno chiamato la polizia, lei ha gridato: "Io da qui non mi muovo". Il sindaco Ezio Dan è andato immediatamente sul posto, ma i suoi interventi sono risultati inutili perché tre figli della nomade sono minorenni. La vedova, alla vista del primo cittadino, ha subito giustificato la sua occpuazione abusiva: "Ho figli minorenni e non potete farmi uscire da qui. Per legge dovete darmi anche luce, acqua e assistenti sociali". I cittadini sono indignati e sperano che Ezio Dan riesca a "strappare la casa" alla donna perché la famiglia italiana entrata in graduatoria è in mezzo alla strada che attende di entrare nel suo appartamento.


Mi a ghe portaria via i fiołi e ghe cavaria ła podesta materna (paterna) e ghe afidaria i fiołi e xente pì racomanda (se se tratase de na fameja veneta łi ghe gavaria xa tolti i fiołi da on toco); sta dona ła tira su i fiołi come so pare on dàno par tute łe nostre comounedà.
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Re: Mi sto co Ermes Mattiełi e co coełi ke łi se defende!

Messaggioda Berto » lun mar 21, 2016 9:42 pm

Villa Literno, spara a a tre ladri che tantano di rubargli l'auto e ne uccide uno

Lunedì 21 Marzo 2016

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 25046.html

«Quando mio marito ha fatto fuoco dal balcone, il ladro colpito, che era già dentro la nostra macchina, una Audi, è uscito dall'abitacolo e ha chiesto, rivolgendosi a mio marito, 'perchè mi spari?'. Io avrei voluto chiedergli: e tu perchè vieni a casa nostra mentre dormiamo a prendere la nostra roba?». Così la moglie del meccanico di mezzi industriali di Villa Literno (Caserta) che questa notte ha sparato e ucciso un ladro che con due complici in precedenza si era introdotto nell'abitazione di via Vecchia Aversa, una villetta a due piani; la pistola con cui ha fatto fuoco, è emerso, era regolarmente detenuta. La vittima è un albanese di circa 40 anni. L'uomo, lasciato morto dai compagni davanti all'ospedale di Aversa, è stato identificato grazie alle impronte digitali.

Al momento non è stato emesso alcun provvedimento nei confronti dell'uomo che ha sparat. oDopo il fatto, l'uomo, che ha due figlie maggiorenni e un figlio di 16 anni, è stato condotto nella caserma dei carabinieri di Casal di Principe dove, davanti al pm della Procura di Napoli Nord, ha fornito una ricostruzione dell'accaduto; pochi minuti fa è stato condotto in ospedale ad Aversa per un malore.

«È stata mia figlia, rincasata da una festa poco prima delle 3.30 - ha raccontato la moglie del meccanico - ad avvertire la presenza dei ladri; io, mio marito, l'altra mia figlia e mio figlio stavamo dormendo e non ci siamo accorti di nulla; eppure i ladri hanno rovistato nella stanza di mio figlio, si sono impossessati da un portafoglio di mille euro in contanti, delle chiavi della macchina e del telecomando del cancello automatico. Quando è tornata, mia figlia è stata affiancata da un'auto, quella probabilmente dei banditi, e ha notato che dal cancello di casa nostra stava uscendo l'auto del padre; ha capito che era in corso un furto, e con il cellulare ci ha avvisato».

«Mio marito ha preso la pistola, è uscito fuori al balcone e ha fatto fuoco verso la sua auto, dove all'interno c'era uno dei banditi; questi è uscito e si è rifugiato nella vettura dei complici, una Bmw bianca, che poi si è
data alla fuga. L'auto di mio marito è rimasta ferma in mezzo al cancello. I ladri mi sembravano stranieri», ha concluso la donna. «È stata una nottata terribile. Non è bello sparare a una persona - dice la donna - ma è l'ottava volta che vengono a rubare. Siamo davvero stanchi. Se questi banditi ci avessero detto che avevano bisogno di soldi li avremmo aiutati senza problemi come abbiamo fatto altre volte. Ma non puoi introdurti in casa mettendo in pericolo l'incolumità nostra e dei nostri figli».

Poco dopo la Bmw bianca è stata vista arrivare davanti l'ospedale civile di Aversa dove due persone hanno lasciato a terra il corpo senza vita di un uomo colpito da proiettili. La Bmw, completamente bruciata, è stata trovata dai carabinieri nelle campagne di Gricignano di Aversa. I vigili del fuoco sono interventi e hanno spento le fiamme. Sono in corso indagini da parte dei carabinieri di Casal di Principe.
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