Politike lengoisteghe

Połedeghe łengoesteghe

Messaggioda Berto » mer ott 07, 2015 7:41 pm

N'altro caxo:

D. – Oltre alla lingua dei migranti, però, queste religiose dovranno conoscere anche un po’ di dialetto siciliano?

Times: piano Ue per espellere migranti. Sr. Flick: noi accogliamo
http://it.radiovaticana.va/news/2015/10 ... la/1177465

Sono centinaia i migranti salvati a largo delle coste libiche nelle scorse ore e giunte oggi nei porti italiani, siciliani e calabresi. Tra due giorni è intanto previsto l’avvio dei primi ricollocamenti dall’Italia alla Svezia. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

Pozzallo, Vibo Valentia, Lampedusa: a centinaia vi sono sbarcati nelle ultime ore, trasportati dalle navi appartenenti al dispositivo Frontex. A bordo intere famiglie siriane e poi somali, eritrei, ma anche gruppi dei cosiddetti “migranti economici”. Dall’inizio di gennaio, ha reso noto ieri l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, il Mediterraneo è stato attraversato da oltre 430 mila migranti e rifugiati, mentre sarebbero circa tremila le persone morte o disperse. L’Unione Europea, anche per mettere fine a questa ecatombe, ha raggiunto un’intesa con la Turchia, impegnatasi ad aprire sei centri di accoglienza, mentre tra due giorni ci saranno i primi ricollocamenti dall’Italia verso la Svezia. Si tratta di una ventina di eritrei e fanno parte del grupo di 40 mila previsti su scala Ue. Si aprono nel frattempo le polemiche dopo l’indiscrezione del giornale britannico Times, per il quale esisterebbe un “piano segreto”, elaborato dai vertici dell’Unione Europea, per espellere oltre 400 mila persone entrate in Ue nel corso dei primi sei mesi del 2015, e la cui richiesta di asilo è stata respinta. E’ intanto ufficialmente in vigore la “Fase2” della EuNavFor Med, la missione antiscafisti dell’Unione Europea. Da oggi, navi e velivoli dei vari Paesi europei potranno abbordare, ispezionare e sequestrare imbarcazioni sospettate di essere utilizzate dai trafficanti di esseri umani. Preoccupazione è stata espressa dal Cir, il Consiglio italiano rifugiati, per il quale procedendo ad azioni di deterrenza, senza aver creato alternative possibili, come l’apertura di canali sicuri e legali per chi ha bisogno di protezione, i viaggi dei rifugiati diventano ancora più disperati.

Dopo la tragedia del 3 ottobre 2013, a Lampedusa, che ha visto la morte di centinaia di migranti, l'Unione internazionale delle Superiore generali (Uisg) ha dato il via a un progetto che mira a realizzare piccole equipe intercongregazioali e internazionali di religiose che avranno come obiettivo ascoltare e accogliere i migranti che sbarcano in Sicilia e divenire al tempo stesso ponte tra loro e le popolazioni del territorio. Al microfono di Fabio Colagrande, suor Elisabetta Flick, delle Ausiliatrici del Purgatorio, responsabile del Progetto Sicilia dell'Uisg:

R. – Io penso ci sia molto bisogno di questo ponte informale, perché le nostre sorelle vengono proprio dai Paesi da cui provengono molti immigrati – dall’Eritrea, dall’Etiopia – e quindi possono parlare la lingua della persona che si accosta a noi.

D. – Un dato molto interessante del vostro progetto è che voi volete partire senza sapere a priori cosa fare e come muovervi, perché?

R. – Perché se noi partiamo con un progetto già rigido e definito ci "incolliamo", non ci muoviamo più. Noi dobbiamo andare con occhi molto aperti, orecchie molto aperte, soprattutto un cuore disponibile a cogliere, da un lato, la realtà della gente che vive in Sicilia e che è molto attenta ai problemi materiali delle persone. Il passo in più, però, è quello di creare delle relazioni tra le persone dei due campi: non basta la carità, bisogna arrivare a creare comunione e relazione. La nostra équipe, in un certo senso, può essere già una testimonianza che è possibile vivere insieme – indiane, eritree, congolesi, italiane – e questa è la prima testimonianza silenziosa. L’altro punto sarà poi lavorare per integrarci noi per prime nel territorio e vedere quali sono le urgenze. Solo quando avremo visto quali sono le urgenze che non sono coperte da altri, potremo vedere come intervenire.

D. – Lei ipotizza già quali potrebbero essere i campi d’azione di questa équipe?

R. – Io penso a dei centri di ascolto, inizialmente, per poter accogliere le richieste della gente e poter poi spiegare loro, perché molte volte le spiegazioni sono date, ma in lingua, per cui loro capiscono difficilmente, e poi per accompagnarli in questo cammino di possibile integrazione, per quelli che desiderano integrarsi.

D. – A che punto è il “progetto Sicilia”?

R. – Il progetto ha cominciato il programma di formazione. Il primo punto fondamentale è la costruzione della comunità. Le sorelle avranno dei seminari con una religiosa psicologa, per vedere come è possibile creare una comunità che non è solo diversa per lingua e per Paesi – a questo siamo già abituate – ma è diversa per carismi. E quindi bisogna mettere insieme i carismi di ciascuna e trovare il punto che le accomuna e che, mi sembra evidente, è il Cristo e la missione che le ha affidata. La maggior parte delle religiose che arrivano sono religiose che hanno lasciato i loro Paesi, che sanno cosa significa essere fuori della loro terra.

D. – Oltre alla lingua dei migranti, però, queste religiose dovranno conoscere anche un po’ di dialetto siciliano?

R. – Questa sarà la grossa sfida! Per ora, il corso di formazione prevede un corso di italiano base, tutte parlano l’inglese e sarà la loro lingua comune, anche per comunicare con i centri eventualmente che operano giù. Poi, avranno dei corsi per imparare a conoscere la realtà della Sicilia. Avremo delle persone che vengono dalla Sicilia per raccontare la storia sociale ed ecclesiale dell’isola.

D. – E a quando la partenza per la Sicilia?

R. – Sarà la prima settimana di dicembre.

D. – Qual è il suo auspicio per il “progetto Sicilia”, che sicuramente è la regione italiana che ha più urgenza di realizzare questa integrazione?

R. – La mia speranza, il mio sogno, è quello di non limitarsi a due équipe. Spero che poco alla volta, vista la grande rispondenza da parte degli istituti religiosi, si possano formarne di più. Anche se qualcuno mi ha detto: “Fra poco le rotte si sposteranno. Siete disponibili a spostarvi?”. Io penso che, e ne sono fortemente convinta, se il Signore vuole che ci spostiamo, ci sposteremo.
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Re: Politike lengoisteghe: educare a l enpatia

Messaggioda Sixara » gio ott 08, 2015 7:20 pm

Innanzitutto con “guida del popolo” non s’intende solamente la direzione politica, bensì un lavoro di educazione e formazione presso il popolo.
E con “intellettuali” non s’intendono solo gli uomini puramente teoretici, bensì anche tutti coloro che, sulla base di una formazione teoretica, esercitano una professione pratica: il prete, il medico, l’insegnante e così via.

La lo dixe ciaro la Stein, nò? De còsa ca s intende par guidare on popolo e ki ca ghe toca farlo. El prete, el dotore, e l insegnante e via ndare . Ca ne te pensi ca sìa fà'zie de fare l educatore, cueo vero nò el falso-prete, el falso-dotore, el falso-insegnante e tuto el resto ca ghe va drìo.
Ma te ghè visto justo co la Stein ke, a l neto de i riferimenti cristolojci, la ga scrito e dito e insegnà de le gran robe, ke Husserl el so maestro el ghea raxonà sora pa domila pajne so l Einfuhlung e nol ghe n ea cavà scoaxi gnente de bon... pò riva ela, sta jovane inteletuale ebrea sen'zadio e là :D
materiali pa l insegnamento pal resto de la so epoca e gh in van'za anca pa la nostra.
Gran testa, la Stein, an'zi gran cuore, on cuore-pensante... pecà ke la se ga persa drìo a la relijon catolica :

Per lei rispettare un processo formativo autonomo o, ancor più, istituire un itinerario educativo organico e sistematico, richiede una conoscenza non superficiale del soggetto. Secondo l’ontologia infatti l’individualità personale è frutto di quell’impronta originale con cui Dio crea ogni essere e che si rivela nei tratti caratteristici di cui ogni persona è portatrice. Per questo la conoscenza approfondita è indispensabile, perché la persona possa essere autenticamente accompagnata nel lento cammino di disvelamento e di maturazione.
Questa conoscenza però è complessa.

Accanto al quadro generico della perfetta femminilità e della perfetta mascolinità, vi è quello della individualità. Ciò significa che nessun essere umano è semplicemente “umano”, o “donna”, o “uomo”, ma ciascuno è se stesso con le proprie caratteristiche, inclinazioni, talenti, ecc. Le semplici disposizioni naturali non producono, per via immediata, quella che la Stein definisce “piena attitudine”, cui si perviene attraverso precisi atti di decisione, di autodominio, di trasformazione degli istinti naturali, vitali e sociali (6). Il percepire le singole individualità non è compito della filosofia, ma di quella funzione specifica dell’esperienza che caratterizza i rapporti umani che la Stein ha indicato con il termine Einfühlung, empatia. Diversi metodi aiutano a conoscere le singole persone: quello delle scienze naturali, quello delle scienze psicologiche, quello della filosofia e quello della teologia. Ciascuno fornisce un apporto che è commisurato alla capacità di interpretazione della realtà che gli è propria e, naturalmente, entro questi termini epistemologici ed ermeneutici va utilizzato. Chi però coordina la conoscenza con l’empatia oltrepassa il dato positivo e accede a un coinvolgimento profondo del suo essere con l’essere dell’altro e, utilizzando al meglio gli apporti delle scienze prima citate, trova l’accesso al nucleo profondo della persona, che trascende sempre e comunque tutti gli sguardi parziali delle scienze.
Mediante l’atto empatico l’educatore si pone all’esterno come adiuvante per le energie interiori del formando. Attraverso azioni programmate dà vita a un processo di osmosi fra esteriore e interiore. Scrive:

“Solo ciò che dall’esterno entra nell’intimo dell’anima, ciò che non viene solo conosciuto dai sensi o dall’intelligenza, ma tocca il cuore e l’animo, questo solo cresce in esso ed è un vero mezzo formativo. Ma se è davvero tale, se viene realmente a strutturarsi nell’anima, cessa di essere un semplice mezzo materiale, comincia ad agire direttamente, formando, educando, aiutando l’anima a raggiungere quella configurazione che è stata prevista per essa” (7).

L’educatore offre occasioni per esplicare i talenti personali (il che presuppone che li conosca e aiuti il formando a prenderne coscienza) e lavora perché, tramite l’allenamento e l’attività, sia raggiunta la maturità. In questo modo le forze interiori e quelle esteriori dialogano, educatore e ambiente lavorano in sinergia con l’energia formatrice intima dell’educando. Fondamentale è però anche il ruolo della libera volontà di quest’ultimo, affinché vi possa essere vera autoformazione, cioè capacità di prendere se stessi nelle proprie mani.
Non si può concludere che con l’affermazione che il ruolo educativo è grande e colmo di responsabilità. E’ soprattutto la dimensione del rispetto che deve marcare la relazione educativa: il saper cioè aspettare anche quando la maturazione è lenta e silenziosa, altrimenti, anziché favorire lo sviluppo, lo inceppa o lo impedisce (8).
http://www.edithstein.name/scritti-su-edith/educare-all-empatia/
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Messaggioda Berto » gio ott 08, 2015 8:57 pm

I primi ensegnanti e edugadori łi xe i paremare o xenidori; pò tuta ła fameja, el clan, ła tribù, łi amighi e i conpagni, dapò riva łi speçaldori: shaman o preve, łengoista, scriba, storego, matematego, el maestro del laor o esperto e tuti staltri ke a ghe va drio e ke se pol xontar.


Rudolf Joseph Lorenz Steiner
https://it.wikipedia.org/wiki/Rudolf_Steiner
Rudolf Joseph Lorenz Steiner (Murakirály, 25/27 febbraio 1861 – Dornach, 30 marzo 1925) è stato un filosofo, pedagogista, esoterista, artista e riformista sociale austriaco. È il fondatore dell'antroposofia, di una particolare corrente pedagogica (la pedagogia Waldorf), di un tipo di medicina (la medicina antroposofica o steineriana) oltre che l'ispiratore dell'agricoltura biodinamica, di uno stile architettonico e di uno pittorico. Ha posto anche le basi dell'euritmia, del Massaggio Ritmico Antroposofico e dell'arte della parola. Si è occupato inoltre di filosofia, sociologia, antropologia e musicologia.

L'arte di insegnare
Secondo Rudolf Steiner la pedagogia è un'arte e dunque il maestro deve avere una "vocazione" per l'insegnamento. Un buon maestro genera buoni alunni, così come un cattivo maestro ne genera di cattivi. L'insegnamento non è solo un freddo passaggio di informazioni, ma è una relazione tra due esseri umani, in cui uno è assetato di conoscenza e l'altro è votato a trasmettere tutto il proprio sapere, umano ed intellettuale.
« Il nostro obiettivo: elaborare una pedagogia che insegni ad apprendere, ad apprendere per tutta la vita dalla vita stessa. »
(Rudolf Steiner)

Secondo Steiner l'educazione è quindi un'arte, l'arte dell'educazione per l'appunto, in cui l'artista è l'insegnante e la sua "opera d'arte" lo studente, un processo il cui culmine è il raggiungimento della libertà.
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Re: Politike lengoisteghe : scòle staineriane

Messaggioda Sixara » ven ott 09, 2015 7:25 pm

Mi, co vedo scrito Steiner e staineriano, me vien mente do-trè robe :D
la prima : co jero putìna e ndaxeìno catare menòna e me zia e zio a Gavèlo, indoe ke i gavea na canpagneta n afito, a me ricordo ke, on 'zerto punto, se ga scumi'zià parlare de l òrto (biodinamico) de la Licia ( ke la jera la fiòla de l paron de la canpagna). Sicome ke ela la jera de orientamento filoxofico steineriano, elora la ga pensà de coltivare n òrto secondo la teoria de la biodinamica... :D
hahahaah, scuxème, a go capìo solo dopo, na olta deventà granda a còsa ke i se riferiva tuti i discorsi so la biodinamica n agricoltura e come ke i li ghea intendesti i me parenti.
La seconda : me cujna n Sve'zia, so l ixola de Kalmar, la laora propio te na Waldorfskola. A ghi n è anca n Italia de Scòle ca ghe va drìo a la Pedagogia Waldorf :
https://it.wikipedia.org/wiki/Pedagogia_Waldorf
ma, come ca se vede, i è poke, solo ke 31 e se vede ke i principi de la tripartizione de l èsere omàno - corpo, ànema e spirito - (volontà-sentimento-pensiero), pa fare de on putìn ca crése on òmo/na dòna reponsabile e libero/a... e se vede ca no se pòe.
Parké, no sarìa ben de insegnare cusì?

Dalla concezione antropologica di Steiner, relativa alla tripartizione dell'uomo, discende l'ideale di educare in modo armonico le facoltà cognitivo-intellettuali (pensiero), quelle creativo-artistiche (sentimento) e quelle pratico-artigianali (volontà) dell'allievo. Questo ideale comporta un'offerta formativa ampia nell'ambito delle materie artistiche ed artigianali, e non è dunque improntata principalmente sull'aspetto cognitivo-intellettuale dell'apprendimento. Ogni lezione dovrebbe offrire elementi artistici, espressivi. Di fatto la pedagogia stessa viene concepita da Steiner come "arte dell'educazione".

In merito alle scienze naturali, per poter descrivere i fenomeni non esclusivamente in termini di causalità, è importante, per Steiner, adottare un approccio metodologico capace di inserire i fenomeni naturali in una rete organica di relazioni e di interpretarli come espressione di globalità secondo "una concezione della natura che evidenzia il pensiero del divenire e dello sviluppo, della metamorfosi e della contestualizzazione dei fenomeni naturali” (R. Steiner).

Lo svolgimento delle lezioni è concepito secondo una ripartizione ritmica il più possibile rispettosa della stagione e dei momenti di passaggio della natura, al pari di un'attenta organizzazione degli ambienti destinati all'apprendimento, realizzati con materiali naturali ed esteticamente gradevoli, in modo da curare la percezione sensoriale dell'allievo attraverso la bellezza e la salubrità degli spazi.

Inoltre è molto vivace la vita sociale, scandita da frequenti rappresentazioni teatrali interne alla scuola, offerte da un gruppo o una classe al resto degli allievi, oltre che da concerti eseguiti dalle orchestre di classe, feste periodiche, saggi ed esposizioni dei lavori realizzati durante le lezioni.

Màsa-ben. Me piaxarìa anca mi , ghe piaxarìa anca nostri fiòli :

L'attività scolastica quotidiana, nella scuola steineriana, inizia con l'insegnamento principale che si protrae, di regola, per quasi due ore. Questo tratta nell'arco di alcune settimane la stessa materia (la cosiddetta epoca) e riguarda le seguenti aree disciplinari: italiano, matematica, arte, storia, scienze, geografia, disegno di forme.

Nelle successive ore della mattina e del pomeriggio vengono impartite le lezioni delle altre discipline che comprendono due lingue straniere dalla prima classe, musica, euritmia, lezioni d'arte e artigianato, ginnastica, lavoro manuale, canto; inoltre, dalla quinta classe, attività artigianali quali falegnameria, tessitura, giardinaggio e agrimensura. Nella classi superiori si possono anche trovare insegnamenti di ceramica, rilegatura, meccanica tecnica, informatica, oltre ad esperienze sociali con uscite umanitarie, esperienze di scambi linguistici e realizzazione di un proprio portfolio. La recitazione e il teatro hanno una grande parte in tutti i dodici anni di studi.

èeh-sì : W-Waldorf e ti gnente, resta n clàse col libro de i Promessi Sposi. :cry:

Me dexmentegavo la ter'za roba, forse la pì inportante : bixogna vedarli i cuadri de Rudolf Steiner pa capìre come ca fun'ziona la mente de on JENIO... a me ricordo, kel dì a la Bienàle d arte, a ghea visto prima i dixegni de Jung e dopo i cuadri de Steiner... no sò descrivare a parole, de come ke la mente de na persona la rièse concepire e dopo fare 'zerte robe. De come ke la mente de tuti naltri la podarìa concepire/fare se solo i ne lasése fare ( o i n insegnése fare, o anca, mejo, se i ne asése stare).
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Messaggioda Berto » mer ott 14, 2015 9:49 pm

Addio numeri e lettere: i bambini imparano 'solo' a giocare e a essere felici in Finlandia
Ottobre 7, 2015 Scritto da Francesca Biagioli

http://www.greenme.it/vivere/speciale-b ... ioco-gioia

I paesi del Nord Europa, si sa, hanno un occhio di riguardo per le famiglie e i bambini che vengono sostenuti e aiutati in tutte le fasi della loro vita. Per quanto riguarda gli asili, la Finlandia con una nuova legge, ha stabilito che il caposaldo educativo per i piccoli deve essere esclusivamente il gioco.

Che il gioco sia la chiave migliore di apprendimento per i bambini in età prescolare (e probabilmente anche dopo) non è una novità, la vera novità sta nel fatto che ai piccoli finlandesi che frequentano la scuola materna (bambini che hanno 5 o 6 anni) non saranno insegnati per forza i rudimenti del leggere e scrivere, nè tabelline o problemi matematici da fare sui quaderni. Si punterà tutto sul gioco e sull’apprendimento gioioso attraverso il contatto con la natura, canzoni, balli, attività fisica e altro.

E’ proprio in questo modo che, secondo i finlandesi, i bambini possono sviluppare meglio le loro potenzialità di linguaggio, imparare a fare i conti e a stare con gli altri in maniera positiva. Negli asili in Finlandia i banchi ci sono ma vengono usati pochissimo, solo una volta alla settimana, il resto del tempo non si sta seduti, un concetto che i bambini difficilmente capiscono e approvano ma si corre in giardino, si salta sulle pozzanghere con i propri stivali (questo ci ricorda molto l’Asilo nel bosco di Ostia di cui vi abbiamo parlato in un altro articolo), si fanno creazioni di argilla e si gioca ai gelatai.

Quest’ultima attività è particolarmente interessante e aiuta i bambini a sviluppare diverse abilità. C’è chi serve il gelato in palline (1-2-3) a seconda della richiesta e chi paga con una finta banconota e si aspetta quindi un resto da un altro bambino o bambina addetto alla cassa. Gli insegnanti assistono i piccoli in giochi un po’ complicati come questo mentre in altri, invece, gli lasciano piena libertà e autonomia.

Negli asili finlandesi si punta tutto dunque sull’apprendimento gioioso attraverso il gioco, perché si è convinti che questa sia la chiave che aiuterà i più piccoli ad imparare meglio e ricordare ciò che hanno appreso. Ciò non significa che lettura e scrittura saranno automaticamente bandite dagli asili finlandesi, ma semplicemente che non saranno insegnamenti imposti automaticamente a tutti i bimbi perché “così si deve fare”.

Al contrario, dopo un incontro tra educatori e i genitori, si stabilirà un piano di apprendimento personalizzato per ogni bambino in base alle sue esigenze. Al di là di questo, anche se il piccolo mostrerà interesse verso libri e scrittura, sarà ovviamente incoraggiato e aiutato dagli insegnanti a migliorare le sue capacità.

Sembra che questo approccio sia poi a lungo termine particolarmente vincente, la Finlandia è uno dei paesi più alfabetizzati al mondo e con il più alto tasso di istruzione. E poi diciamolo, chi non vorrebbe stare in un asilo così?

Ła nova scoła finlandexe
viewtopic.php?f=181&t=1600
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Re: Politike lengoisteghe : El corajo de Don Milani

Messaggioda Sixara » gio nov 05, 2015 2:51 pm

« Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto.[1] »

https://it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_Milani


La pedagoja de Don Milani la continua èsare conpletamente ignorà n Italia, sia da el stato ke da la cèxa ... e sì ke, a vòjo dire, de Bruner, de Vigotskij, de l costruttivismo, de l cooperative learning, de l inparare a inparare ormai i ghe n à sentìo parlare anca i sàsi... foravia ke a scòla :
Da la letara de risposta a la signora Lovato :
...
Tutti pensano che abbiamo delle bellissime idee. Pochi, forse due o tre persone in tutto, si sono accorti che per schiarire le idee così a noi stessi e agli altri bisogna mettersi a lavorare tutti insieme per mesi su poche pagine. Allora tutti sapranno scrivere come noi e non ci sarà più bisogno di rivolgersi a noi con venerazione come se fossimo toccati dalla grazia. Chiunque se vuole può avere la grazia di misurare le parole, riordinarle, eliminare le ripetizioni, le contraddizioni, le cose inutili, scegliere il vocabolo più vero, più logico, più efficace, rifiutare ogni considerazione di tatto, di interesse, di educazione borghese, di convenienze, chieder consiglio a molta gente (sull'efficacia non sulla convenienza). Alla fine la cosa diventa chiara per chi la scrive e per chi la legge. La lettera ai giudici è stato un dono che abbiamo ricevuto e abbiamo fatto. Prima di scriverla né io né i ragazzi sapevamo quelle cose. Le intuivamo né più né meno di quello che lei ha detto di se stessa: “Ero arrivata a capire da sola molte delle cose....”
Mi scusi, mi son distratto, le stavo dando una lezione dell'arte dello scrivere che lei non mi aveva chiesto. Ma è che l'arte dello scrivere è la religione.
Il desiderio d'esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è l'amore. E il tentativo di esprimere le verità che solo s'intuiscono le fa trovare a noi e agli altri. Per cui esser maestro, esser sacerdote, essere cristiano, essere artista e essere amante e essere amato sono in pratica la stessa cosa”.

http://www.barbiana.it/biograf_pens_pedag.html
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Połedeghe łengoesteghe - El corajo de Don Milani

Messaggioda Berto » ven nov 06, 2015 7:54 am

Sixara ha scritto:« Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto.»
https://it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_Milani ...



El ga dito ben e anca mi la penso cusì, ma cognaria preçixar mejo "bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto".
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Re: Politike lengoisteghe

Messaggioda Sixara » sab nov 07, 2015 12:21 pm

Sixara ha scritto: Ma è che l'arte dello scrivere è la religione.
Il desiderio d'esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è l'amore. E il tentativo di esprimere le verità che solo s'intuiscono le fa trovare a noi e agli altri. Per cui esser maestro, esser sacerdote, essere cristiano, essere artista e essere amante e essere amato sono in pratica la stessa cosa”.

Inparare/insegnare lè la relijon. Educare/apprendere lè on andare-vegnere da ono a kelaltro, dentro-fòra, vanti-endrio sen'za fine, da putìni-grandi e par senpre.
A me la tògo la responsabilità de kelaltro parké el so pensiero el m intarèsa, parké a vòjo capire e farme capire, parké kela fadiga ke mi fago te sto tentativo de con-prension de kelaltro el me serve a mi, or de la fine, a lo fago par mi.
Parké lè on àto damore verso i altri e verso de mi : amare e èsare amati lè la stésa roba, el dixe Lorenzo Milani.
Parké el rabino Hillel el dixe ke a fondamento de tuta la Bibia a se pòe metarghe sta fraxe cuà : kelaltro (da ti) no lè come ti, lè ti. A te sì ti.
Ma : Das Ganze ist ... :D
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Re: Politike lengoisteghe: i intarèsi de Don Milani

Messaggioda Sixara » mar nov 10, 2015 8:15 pm

So mama de Lorenzo Milani la jera ebrea e par cuéo ke tel 33, a Milan indoe ke i se jera traferio da Firen'ze, so opà el se marida col rito catolico e mare e fiòi i vien batezà pa scanpare a le leji ra'ziali. Podopo tel 39 Lorenzo el ghe domanda i so jenitori de fare la prima comunion; tel 43 i torna a Firenze e Lorenzo el decide de deventare prete. Tel 47 i lo manda a San Donato ma sicome ke l ghea zà scumi'zià ronpare le scatole ben puìto, co la fonda'zion de la scola pa i fioi de i contadin e de i operai, elora i lo sposta a Barbiana, là desora de le montagne.
Tel 57 el ghea publicà Esperienze pastorali, col perméso de l cardinale de Firenze Elia Dalla Costa (vixentin de orijne), però tel 58 el Sant'Uffizio l ordina ke l vegna ritirà " per ragioni di opportunità". No jera "opportuno" ke l ndése a formare coscienze libere fra el popolo de contadini, operai, montanari.
A scumi'zio de i àni 60 el se mala de leucemia, tel 65 el publica L'obbedienza non è più una virtù co tuta la documenta'zion sol procéso ke i ghe ghea intentà a seguito de la publica'zion de na letara so l obiezione di coscienza a i cappellani militari de la Toscana.
Tel 66, Milani e Pavolini ( el diretore de "Rinascita", indoe ke jera stà publicà la letara) i vien assolti " perché il fatto non sussiste reato". A majo del 67 el publica Lettera a una professoressa, el 26 de jugno el mòre a caxa de somàma a Firenze ma i lo sopelìse tel simiterio de Barbiana.
El 28 de otobre, in appello, Pavolini el vien condanà, par Lorenzo Milani i judici i ghea decixo ke " il reato è estinto per la morte del reo".

Te la Scuola Popolare de San Donato prima e Barbiana dopo, no ghe jera el crocefìso tacà so i muri de le clàsi, e in clàse no se parlava mai de relijon. I ghe n ea màsa de robe da fare, da insegnare e da inparare pa pensare a i crocefisi.

De l so èsare mèzo-ebreo nol ghe ne parla, mi credo no gh intarésase siben ke, pal so amore par el studio filolojco de i testi sacri el ghea studià anca l ebraico oltre el greco e l latìn; la roba ke pì gh intaresava jera kei 'zento montanari ke dio ghe gavea destinà. De l predicare l amore universale no gh intaresava, parké a la fine amore par tuto e tuti a vòe dire amore par nisùn, lè on ideale n astrato e lu dixea ke i so montanari i jera el so ojeto damore e solo ke lori.
Kel s-ciàpo de montanari i jera tuto par lu, el dixea ke Dio lo pardonarà de verghe voesto pì ben lori ke dio stéso. Te sto senso cuà el segue la tradi'zion ebraica, de l rabìn ke l ghe sta drio a la so comunità come on pare co i fioi, ke l sa tuto de lori, ma nò pa farse i so intarèsi, ma parké el soo, de intarèso, lè anca el too e l mio, e l nostro, de tuti, de tuta la comunità intièra. Ma pa starghe drio bixon ke la sia picinìna, nò el mondo intiero e gnanca cuei de l paexeto vi'zin, el ghe dixea - me despiaxe, dio el ve mandarà on prete anca valtri, ma mi a so el prete de Barbiana. :)
Solo cusì el podea fare pal so popolo, inpegnarse pa lori e jera on inpegno grando, dì e nòte, el ghe jera senpre: jera vangelo pratico, méso n pratica nò tacà n soàza sol muro cofà on croxefìso.
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Re: Politike lengoisteghe

Messaggioda Berto » mar nov 10, 2015 8:19 pm

L'amor par le creadure e la vida come consegoensa de l'amor par Dio lè na ensemensa, na bastiema ... parké se trataria de amar par procura de on eidolo.
Mi sto Milani ebreo-creistian el me piaxe.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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