I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Re: Li ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » lun lug 20, 2015 7:49 pm

Anche Acerra in rivolta contro i profughi: residenti cacciano immigrati

Nella notte gli abitanti sono scesi in strada per contestare l'arrivo dei profughi che avrebbero dovuto alloggiare nel quartiere. Dopo momenti di tensione gli immigrati sono stati trasferiti
Claudio Cartaldo - Dom, 19/07/2015
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... tect=false

Un'altra rivolta dei cittadini italiani contro l'arrivo dei profughi. Ci sono stati momenti di tensione, questa notte, ad Acerra (Napoli), per l'arrivo di un pullman con a bordo alcune decine di immigrati, che dovevano essere alloggiati in alcune villette nella periferia.

L'arrivo del pullman di stranieri ha scatenato le ire dei residenti, che sono scesi in strada chiedendo cercando di impedire la sistemazione degli immigrati. Alcuni letti e materassi sono stati accatastati all'esterno in segno di protesta, proprio come è accaduto a Quinto (Treciso) nei giorni scorsi. Di questi, quasi tutti erano provenienti dal centro Africa e molti di loro erano sbarcati sulle coste italiane solo da qualche giorno.

Del tutto compresibile, dunque, la preoccupazione degli abitanti per le condizioni igienico-sanitarie nel quartiere. Considerando che le residenza dove sarebbero dovuti finire i profughi sono poste proprio a ridosso del parco cittadino, in una nuova zona residenziale appena finita di costruire. Al fianco degli abitanti, anche alcuni militanti di Casapound: "Solo la pronta reazione spontanea della cittadinanza - si legge nel comunicato - ha impedito che questa situazione andasse a gravare in un quartiere dove non esiste un presidio di polizia, non c'è alcun servizio se non un piccolo bar e che è già martoriata dalla presenza di un vicino campo rom".

Sul posto sono intervenuti gli agenti del locale commissariato, che hanno sedato gli animi. Gli immigrati dovevano essere accolti da una cooperativa, che ha in affitto alcune villette nel parco residenziale, e che ha vinto un bando di gara per l'accoglienza. I residenti hanno chiesto ed ottenuto un incontro con il sindaco Raffaele Lettieri, il quale ha spiegato di non essere a conoscenza dell' arrivo dei migranti, in quanto non è stata fatta alcuna comunicazione al Comune.

I migranti, intanto, sono stati spostati in un centro di accoglienza a Giugliano. Una vittoria per i cittadini che chiedono sicurezza e la possibilità di essere coinvolti in queste decisioni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Li ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » mar lug 21, 2015 9:49 am

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Re: Li ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » mar lug 21, 2015 7:33 pm

Boldrini: In Belgio i nostri emigranti erano chiamati ”musi neri”
martedì, 21, luglio, 2015
http://www.imolaoggi.it/2015/07/21/bold ... -musi-neri

“In Belgio i nostri emigranti erano chiamati ‘musi neri’, anche quelli partiti da qui per Marcinelle e a loro non affittavano neanche le case. Non potevano entrare nei locali perché c’era il divieto per gli animali e i ‘musi neri’. E i musi neri eravamo noi”.

Così la presidente della Camera Laura Boldrini a Sassoferrato (Ancona) alla cerimonia di inaugurazione del Parco della miniera di zolfo a Cabernardi, dove ha rivolto un invito a “tenere viva la memoria”.
Nel suo intervento, molto applaudito, Boldrini ha insistito: “Questa memoria bisogna tenerla viva, invece nel nostro Paese siamo tropo veloci a rimuoverla, ma questa è la nostra storia. Una storia che si sceglie di ignorare quando si sostiene che l’immigrazione è un’emergenza, un’invasione, mentre sappiamo bene che l’immigrazione c’è sempre stata da che uomo è uomo”.

“Molti – ha proseguito – vogliono ignorare questa storia e decidono di non vederla, decidono di non vedere negli occhi di chi arriva a Lampedusa gli occhi dei nostri padri, dei nostri nonni.”

MA QUANDO MAI I NOSTRI NONNI SONO PARTITI DA CLANDESTINI???


Venetkens Veneti Antichi
La presidenta non sa. o finge di non sapere, che l'italia fornì minatori in cambio di carbone in base a un preciso protocollo, li volevano giovani e in salute e non si poteva cambiare idea: https://it.wikipedia.org/wiki/Protocollo_italo-belga
Il protocollo Italo-Belga, stipulato nel 1946 fra Italia e Belgio, era un protocollo ... nel Belgio mancava soprattutto manovalanza per le loro miniere di carbone, ...
Protocollo italo-belga
https://it.wikipedia.org/wiki/Protocollo_italo-belga


Claudio Taldo
Da operaio..,cara (intendo ..paga pagata da operai) vergognati Boldrini,vergognati e rimani in silenzio per le decine di migliaia di itagliani (perché l'Italia non esiste più ma esiste solo l'Itaglia) che non arrivano a fine mese.vergognati e rimani in silenzio.


Fulvio Ivo Guidi
Forse ignora anche che la presenza dei minatori italiani faceva parte delle 'compensazioni' imposte dai nostri 'liberatori' dopo la seconda guerra mondiale e che se non avessimo avuto tanti volontari, per via della fame, ci avrebbero deportati...un altro paio di altre precisazioni: erano musi resi neri dal carbone perché LAVORAVANO come schiavi...compreso vivere con il coprifuoco e nei campi di lavoro in cui erano chiusi...quella povera gente si guadagnava da vivere con duro lavoro ed insopportabile fatica in condizioni disumane...i fortunati che sono riusciti a tornare a casa, oltre a costruire una casetta per la famiglia A CASA LORO, cara 'signora', come regalo si sono portati a casa la silicosi...
Non penso avessero da ridire su condizionatori paghette ecc...non penso che fossero ospitati in hotel di cui lamentarsi per giunta...non penso nemmeno che potessero andare in giro a delinquere impunemente o a violare ogni legge con la compiacenza di questo governo e dei relativi benpensanti del politicamente corretto con i soldi ed il culo degli altri, cara signora ... davvero non capisco se sia più fastidiosa l'ignoranza o l' offesa che procura il paragonare i farabutti nullafacenti ed ipercoccolati dal suo governo autoreferenziale ed auroreferenziato, un governo (come a quei tempi...sigh) che oltre non occupasi affatto dei propri cittadini invece li fa caricare dalla polizia...sarebbe meglio se studiasse (se il suo povero cervello glielo permette...) prima di aprire quella bocca rivelando immediatamente la sua condizione mentale...!
Affermazioni del genere sono davvero oltre che totalmente offensive ed idiote completamente fuori contesto! Si documenti...!
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Re: Li ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » mar lug 21, 2015 7:34 pm

La soledaretà lè on valor co ła xe vołontaria, ma co ła se fa costrision, oblego viołento de stato, ła deventa na forma orenda e dexumana de sciavetù e de servitù, on dixvalor e no ła va pì ben!

Mi no so on creistian, mi no credo en Cristo e entel Vanxelo (come ke no credo a Maometo e al so Coran). Ti te si lebaro de dar la to vita e i to beni en dono a ki k'a te vol ma no te si lebaro de despor de la me vita e de li me beni par far le to opare de ben evanxelego o de fradernetà ogneversal. Par mi Cristo nol jera e no lè Dio. N'omo Dio par mi lè na bastema. Anca creder kel stato el sipia Dio lè na bestema. El stato no lè paron de i omani de la so vita e de li so beni!

No se fa del ben doparando el mal!
I pexo cremeni al mondo li xe sta fati da i omani e da li stati ke li se credea Dio en tera.

Co se trata dei diriti omani se ga da ver rewardo par tuti, anca par coełi ke sta ente ła so caxa e ente ła so tera e ke no łi vol esar obligà da kikesipia a farse cargo dei problemi dei altri.
Ti macaco sensa creansa no te me dixi rasista a mi e gnanca ca go da vargognarme parké no vojo, par me dirito e me raxon, farme cargo de łe dexgràsie de łi altri.
Mi go el dirito a ła łebartà de dir de no e se a ti no te sta ben ke mi gapia sto dirito lora te si on vero criminal ke vol redur en sciavetù el prosimo.
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Re: Li ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Sixara » mar lug 21, 2015 8:25 pm

Berto ha scritto:Co se trata dei diriti omani se ga da ver rewardo par tuti, anca par coełi ke sta ente ła so caxa e ente ła so tera e ke no łi vol esar obligà da kikesipia a farse cargo dei problemi dei altri.

Sì. A te porto el me caxo : stamatina a pàso davanti de on palàso de propietà de on privato, on pensionato ke prima el vendea le scarpe te i marcà e dèso el fa la cole'zion de immobili.
E me vedo 2-3-4 ... coanti saràli dentro kel palà'zo ke mi a ghe nò visto solo ke par fòra ... de kei fiòli lì. Tuto legale : lè ndà n prefetura e l ga dito : mi a gò on condominio vòdo da inpinìre.
Benon.
Mejo de prima, forse, ke prima el lo ghea inpinìo de moldave ( còsa vòto mai , el ga el cuore bon kelòmo... ghe fa pecà i migranti da coalsiasi parte ke i vegna).
Còsa gonti da fare?
A stago te la me caxa, te la me tèra, a vago pa la me strada, a go riguardo par tuti MA i me òbliga a farme cargo de i problemi de i altri.
Fortunà ti ca te stè là desora, a te pòi cantarla. :)
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Re: Li ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » mar lug 21, 2015 8:32 pm

I rajona cusì sti "boni criminali":

se no te juti a te si on rasista e come rasista no te si pì n'omo degno de respeto e prasiò mì k'a so bon e degno a go l dirito de portarte via tuto o coel ka vojo.
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Re: Li ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » mar lug 21, 2015 8:40 pm

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 1871227069

GRAZIA NONIS -

Un poliziotto si schiera dalla parte dei residenti: “Mi vergogno per quello che i miei colleghi hanno fatto a Casale San Nicola”

Oddio che stanno facendo, sono impazziti! Questo ho pensato nel vedere i poliziotti caricare donne, uomini, anziani, armati solo di un ventaglio per proteggersi dall’afa. Ho riavvolto il nastro della mia memoria, e il cervello mi ha riproposto le immagini dello scempio del 1°maggio a Milano. Forze dell’ordine che non reagivano, che le buscavano, che osservavano i black bloc ribaltare macchine e cassonetti per dargli fuoco. In quell’occasione “il potere” aveva ordinato “il contenimento dei danni”, il fatevi riempire di botte e lasciate che si sfoghino, non intervenite.

Ieri ho letto la dichiarazione di un poliziotto e la mia rabbia si è placata. Non è verificabile, anonimo, ma mi piace credere che la maggior parte di loro la pensi in questo modo.

Come è possibile, - si chiede il poliziotto - esserci ridotti a manganellare le nostre madri e i nostri padri, per eseguire gli ordini di ladri e mafiosi che stanno al governo? Ci siamo schierati contro la nostra gente per fare posto ad un centinaio di clandestini, che poi sono gli stessi che ogni giorno troviamo a spacciare per le strade di Roma!". E poi arriva un appello che ha del clamoroso: "Io mi rivolgo ai miei colleghi: rifiutatevi! Non obbedite agli ordini di un prefetto come Gabrielli, che ha l’unico scopo di fare carriera politica nel Pd". "E voglio dire ai cittadini che la maggioranza dei poliziotti sono con loro. Ma la questura, - continua il poliziotto - quando c’è una situazione simile, seleziona gli agenti, manda a manganellare chi non vuole i profughi, i “poliziotti adatti”, quella minoranza che per quattro soldi è pronta a tutto. Sanno che se mandassero poliziotti scelti a caso, disobbedirebbero agli ordini". "Da poliziotto - conclude l'agente - chiedo scusa ai residenti di San Nicola, come cittadino sono con voi!".

Il prefetto Gabrielli e gli altri piccoli dittatori di questo indegno paese credono che insultandoci, etichettandoci come razzisti senza cuore riescano a farci capitolare e metterci a tacere. Piglio da duri, muscoli e arroganza, questa è la cura per gli italiani che dicono “Basta!”. Basta all’invasione selvaggia del nostro paese.

I nostri “padroni” pensano di poter risolvere il problema dell’immigrazione facendo i traghettatori, su e giù dalla battigia libica a quella italiana, foraggiando le coop e occupando alberghi e case sfitte. Luoghi mai disponibili per chi ha costruito l’Italia ed ora è costretto a vivere in luoghi di fortuna: roulotte e container per i terremotati, i sedili dell’auto per chi ha perso il lavoro, la pensione del nonno per non morire di fame. Ma sì, fate posto ai profughi e se non c’è n’è lasciate che vaghino, sotto e sopra i ponti, in stazione, al parco giochi. Che si lavino pure nelle nostre fontane, piscino e caghino per strada. E se agli ospiti non piace la location perché lontano dal centro o priva dei più moderni comfort, è giusto scelgano dove essere alloggiati. E poi, che sarà mai qualche televisore lanciato dalla finestra e qualche testa rotta per farci capire i loro gusti. Nemmeno lo stupore ci è concesso, quando apprendiamo che la nave che avrebbe dovuto portare dei migranti in Sardegna è stata “dirottata” in Calabria perché i “profughi” preferivano così. Insomma, è d’obbligo ospitare tutti e chissenefrega se son scappati dalla galera, hanno ucciso, violentato, rubato. L’italiano non deve sapere, mai chiedere, sempre accettare senza fare domande. “Da dove, chi, malattie, religione” è da razzisti. Per farla breve, gli “ospiti” non si controllano perché non c’è tempo, te li tieni come vicino di casa e taci, razzista d’un fascista d’un italiano! E guai a chiedere come mai arrivano in prevalenza uomini. Non si fa. Ma le risposte possono essere solo due: vigliacchi che scappano dalla guerra lasciando mogli, sorelle, madri e figlie oppure bugiardi in rotta verso il paese di Bengodi a pigliar pel culo i nostri ottusi governanti. Nel frattempo, come in un gioco di magia e sottostando a regole che andavano riviste - ma va là! - le frontiere sono magicamente riapparse, solo per noi, gli idioti italiani che hanno l’ordine di assistere impassibili al respingimento dei profughi da parte dei “parenti serpenti” francesi e dai ballerini di walzer viennese.

Ma che brava e vigliacca la banda di Renzi. Noi meritiamo il pugno di ferro, le manganellate e loro calano le ruffiane mutande mostrando organi impotenti ai padroni dell’Unione. Ci hanno venduto all’Europa insieme alle nostre vongole fuori misura, al nostro formaggio che non deve sapere di latte, alle nostre invendibili carote biforcute e alle nostre pensioni che prenderemo dopo morti. Si srotolano come tanti zerbini davanti alla Merkel mentre biascicano un Jawohl! Dobbiamo tenerci i profughi, i clandestini, i migranti? Non è un problema. Volete che li andiamo a prendere in Libia? Non è un problema. Gli altri paesi non li vogliono? Li teniamo noi, non è un problema. Gli italiani si stanno ribellando? Non è un problema, li pieghiamo facendogli assaggiare il bastone. ???

Sta kì so la Xermagna li podea sparagnarsela.
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Re: Li ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » sab ago 01, 2015 10:40 am

Migranti, lo ‘scandalo’ del cibo rifiutato
di Iside Gjergji | 29 luglio 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... to/1918018

Leggere oggi sui quotidiani del Nordest pagine intere dedicate alla ‘notizia’ che alcuni profughi dislocati in Veneto e in Friuli abbiano rifiutato, gentilmente e pacatamente, di mangiare la pasta col sugo o, come accaduto a Udine, qualche giorno prima, ‘perfino’ la pizza al forno (che, come ci segnala ansioso un giornalista, emanava profumo di pomodoro e origano, come a dire “ma come si può mai rifiutare una tale bontà?”) non solo fa indignare per l’ennesima manifestazione di odio, di rifiuto e di razzismo nei confronti dei profughi da parte dei media e dei politici col braccio destro perennemente teso, ma fa anche sganasciare dalle risate.

Che si tratti di una campagna razzista senza precedenti se ne sono accorti anche su Kepler-438b, a distanza di milioni di anni luce dal Veneto e dal Friuli. Ma non mi dilungherò molto a spiegare il carattere razzista della “notizia” riportata e commentata da politici, operatori caritatevoli e “cittadini indignati”, non perché l’argomento non meriti di essere trattato adeguatamente, ma perché ritengo molto più divertente soffermarmi sul complicatissimo rapporto degli italiani con il cibo.

Sul carattere razzista della notizia, fondata sostanzialmente sul principio “e noi paghiamo!” . In primo luogo, – e mi diverte molto in questo momento frantumare i luoghi comuni razzisti che albergano nelle teste dei più -, non sono gli italiani a pagare per l’accoglienza dei profughi, né di questi di oggi, né di quelli di ieri. Ma come, direte, ci sono i militanti dal braccio teso e dal misto accento padano-romano, che ci hanno spiegato che quei soldi li tolgono ai pensionati e ai disoccupati italiani per darli ai “negri”. Non è vero! E’ banale, ma è così.

Il gettito fiscale e contributivo riconducibile alla presenza straniera in Italia supera i 16,5 miliardi di euro. Mentre la spesa pubblica complessivamente rivolta agli immigrati è stata stimata in 12,5 miliardi di euro. Dunque, vi è un saldo positivo nazionale di circa 4 miliardi di euro. Cioè, per parlare più chiaro, ci sono circa 4 miliardi di euro che lo Stato italiano prende, attraverso la tassazione nazionale e locale, agli immigrati e che non spende per loro. Ecco, quindi archiviamo questa balla gigantesca secondo cui sarebbero gli italiani a pagare per l’accoglienza. Semmai, sono gli immigrati che vivono in questo paese a pagare per i servizi (pensioni, sanità, ecc.) degli italiani (o anche a salvare le banche italiane). E non aggiungo qui i fondi europei per l’accoglienza di cui da anni usufruisce l’Italia, perché credo basti la forza dei numeri citati sopra per chiudere serenamente la discussione. E non sto neanche ribadendo il fatto che si tratta sempre di soldi che alimentano e mantengono in vita il terzo settore (mafioso e non) in Italia e che di certo non finiscono nelle tasche degli immigrati, i quali, il più delle volte, scappano – non lo si deve dimenticare mai – da guerre innescate, volute, alimentate o combattute da questa parte del mondo.

Ma c’è un altro sottotesto negli articoli dedicati a questo “scandaloso” rifiuto del cibo da parte dei profughi, che è il seguente: “come osano questi a rifiutare il nostro cibo, il miglior cibo del mondo, ingrati!”. Ecco, sulla questione del cibo, come sulla mamma, l’italiano medio si offende, si indigna, e persino capace di fare rivolte e di ribellarsi. Senza mai considerare che le abitudini alimentari sono il tratto più importante della cultura d’origine anche degli altri. Spogliarsi di questo elemento profondo della propria cultura, cioè del proprio cibo, nella fase dello choc dell’immigrazione, ovvero nei primissimi tempi, quando si è sopraffatti dalla malinconia incolmabile di un ritorno impossibile, significa spogliarsi dell’identità individuale e collettiva, significa entrare in una fase di alienazione. Gli studiosi hanno paragonato le abitudini alimentari alle lingue materne, perché sono i primissimi elementi attraverso cui ci relazioniamo con il mondo. E proprio per questo motivo sono difficili da abbandonare. Sarebbe come pretendere che qualcuno, di colpo, non parli più la lingua madre. Gli italiani, del resto, sanno bene di cosa parlo, visto che, più di altri popoli, preferiscono ordinare la pasta o la pizza all’estero, invece che assaggiare altri piatti. C’è una scena molto bella del film Bianco rosso verdone che descrive molto bene questo problematicissimo rapporto degli italiani con il cibo. Di fronte alla colazione a base di wurstel e uova fritte preparata dalla moglie tedesca (“mangia ora, che chissà che ti fanno mangiare in Italia”), Pasquale Ametrano di Matera non pronuncia alcuna parola, ma la sua faccia eloquente ha già detto tutto.

Degli immigrati italiani negli Stati Uniti, agli albori del ‘900, diversi giornali dicevano che puzzavano d’aglio, stigmatizzando in questo modo le loro abitudini alimentari. Continuare a mangiare italiano, rifiutando di mangiare altri cibi locali, significava allora per gli italiani emigrati affermare la propria identità, il proprio legame con il passato, con la famiglia, con gli affetti abbandonati. Quante storie, tra l’altro, si raccontano in Friuli su certi traffici di vero e proprio contrabbando di salumi (di San Daniele, ecc.) in Nord America, da mandare agli emigrati italiano.

Il rifiuto del cibo, del resto, è anticamente descritto, in diversi testi, come un momento di affermazione e dell’orgoglio dei soggetti. Anche Achille, nell’Iliade, saputo della morte di Patroclo e delle resistenze di Ulisse e degli altri nell’attaccare Agamennone, si rifiuta di mangiare con gli altri, cioè rifiuta il cibo per rendere noto agli altri la sua anima ferita e la sua non accettazione del mondo che lo circondava.

Insomma, visto che i soldi sono degli immigrati e visto che non sono desiderosi di alienarsi, perché non chiedere a loro cosa preferiscono mangiare? Senza offendersi per la pasta, per il sugo, per le polpette e per l’origano profumante non apprezzato.


Ke ensemense, coanto gnorante, buxiara e rasista ke la xe sta jornalista!

Nell'articolo si legge:
... Il gettito fiscale e contributivo riconducibile alla presenza straniera in Italia supera i 16,5 miliardi di euro. Mentre la spesa pubblica complessivamente rivolta agli immigrati è stata stimata in 12,5 miliardi di euro. Dunque, vi è un saldo positivo nazionale di circa 4 miliardi di euro. Cioè, per parlare più chiaro, ci sono circa 4 miliardi di euro che lo Stato italiano prende, attraverso la tassazione nazionale e locale, agli immigrati e che non spende per loro. ...

I - questo riguarda gli immigrati regolari con o senza cittadinanza ma con permesso di soggiorno che risiedono e lavorano nel territorio dello stato italiano, immigrati che provengono da ogni dove: America, Giappone, Cina, India, Brasile, Europa comprese; nulla c'entrano tutti gli altri abitanti della terra che migrano o potrebbero migrare!
II - cosa dovremmo dire noi veneti che abbiamo un saldo attivo annuo di oltre 20 miliardi di euri che lo stato italiano ci ruba? Che lo stato italiano incominci a restituirci i 20 miliardi annui e tutti quelli che ci ha rubato dall'unità statuale italiana e poi che incominci a pagare i 70/90 miliardi di debito che ha con le imprese che hanno lavorato per l'"amministrazione pubblica" e che da anni aspettano, falliscono, si disperano e si ammazzano.
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Re: Li ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » dom ago 02, 2015 10:23 pm

Il Manifesto di Euston
https://it.wikipedia.org/wiki/Manifesto_di_Euston

Il Manifesto di Euston è una dichiarazione di principi del 2006 pubblicata da un gruppo di accademici e giornalisti della sinistra, basati nel Regno Unito. La dichiarazione è una reazione a ciò che affermano essere diffuse violazioni dei principi di sinistra da parte di altri che sono comunemente associati con la sinistra politica. Il Manifesto afferma che "il riallineamento dell'opinione progressista che costituisce il nostro obiettivo implica che si tracci una linea di demarcazione fra le forze della sinistra che rimangono fedeli ai propri valori autentici, e quelle correnti che di recente hanno mostrato un'eccessiva flessibilità riguardo a questi valori."

Principi Generali

1.Per la democrazia

Gli autori innanzitutto si impegnano a favore delle regole, procedure e strutture democratiche - libertà di opinione e di associazione, libere elezioni, separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario e separazione di Stato e religione.

2.Nessuna scusa per la tirannia

I firmatari del Manifesto si rifiutano di cercare scuse, di mostrare indulgenza, di 'comprendere' i regimi reazionari e i movimenti per cui la democrazia è un nemico da odiare - regimi che opprimono la propria popolazione e movimenti che mirano a farlo.

3.Diritti umani per tutti

Affermano che i diritti umani fondamentali codificati nella Dichiarazione Universale siano, appunto, universali, vincolanti per tutti gli Stati e i movimenti politici, e in effetti per ogni singolo essere umano. Le violazioni di questi diritti sono da condannare senza riguardo per chi ne sia responsabile o per il contesto culturale in cui avvengono.

4.Uguaglianza

Gli autori aderiscono ad una politica generalmente egualitaria. Hanno fra gli obiettivi a lungo termine il progresso nei rapporti fra i sessi (fino a realizzare l'uguaglianza completa di genere), fra differenti comunità etniche, fra gli aderenti alle varie affiliazioni religiose, inclusi i non aderenti ad alcuna, e fra persone di ogni orientamento sessuale - ed una più diffusa uguaglianza sociale ed economica. I diritti dei lavoratori sono a tutti gli effetti diritti dell'uomo. L'adozione universale delle Convenzioni Internazionali delle Organizzazioni Sindacali - oggi quotidianamente ignorate da governi in tutto il pianeta - è una delle priorità del Gruppo, che si impegna nella difesa dei diritti dei bambini e nella protezione dalla schiavitù sessuale e da ogni forma di abuso istituzionalizzato.

5.Sviluppo per la libertà

Gli autori prendono posizione per lo sviluppo economico globale come condizione per la libertà e contro l'oppressione economica strutturale e la degradazione ambientale. Non si può permettere all'espansione corrente dei mercati globali e del libero scambio di servire gli interessi ristretti di una piccola élite corporativa nel mondo sviluppato e dei loro clienti nei Paesi in via di sviluppo. I benefici dello sviluppo su vasta scala attraverso l'espansione del commercio globale devono essere distribuiti quanto più ampiamente possibile per servire gli interessi sociali ed economici degli operai, degli agricoltori e dei consumatori in tutti i paesi. Dalla globalizzazione deve conseguire l'integrazione sociale globale ed un impegno per la giustizia sociale.

6.Opposizione all'antiamericanismo

I firmatari rifiutano senza se e senza ma l'antiamericanismo che sembra aver contagiato tanta parte del pensiero della sinistra liberale (e parti di quello conservatore). Non si tratta qui di vedere gli Stati Uniti come società-modello. I firmatari sono coscienti dei problemi e dei fallimenti di quella società, ma sono problemi e fallimenti comuni almeno in parte a tutto il mondo sviluppato. Gli Stati Uniti sono un grande Paese, sede di una democrazia forte con una nobile tradizione alle spalle, che può vantare durevoli successi sociali e politici. La popolazione degli USA ha prodotto una cultura viva e vibrante che porta piacere, ispirazione e a volte invidia a milioni di persone in tutto il mondo. Il fatto che la politica estera degli Stati Uniti spesso abbia contrastato i movimenti ed i governi progressisti in favore di forze autoritarie non giustifica un pregiudizio generalizzato contro il Paese o la sua popolazione.

7.Due popoli, due Stati

Gli autori riconoscono il diritto all'autodeterminazione sia per il popolo ebraico che per quello palestinese nell'ambito della soluzione dei due Stati. Non vi potrà essere una soluzione ragionevole al conflitto israelo-palestinese finché si cercherà di subordinare o eliminare i diritti e le legittime aspirazioni di una delle due parti.

8.Contro il razzismo

Per i liberali e la sinistra, l'antirazzismo è assiomatico. I firmatari sono contro ogni forma di pregiudizio e comportamento razzista: il razzismo anti-immigrati della destra (???); il razzismo tribale ed interetnico; il razzismo contro le persone provenienti da Paesi musulmani o contro loro discendenti, particolarmente quando si usa la scusa della Guerra al Terrorismo. Il risorgere recente di un'altra, antica forma di razzismo, l'antisemitismo, non è stato ancora riconosciuto da parti della sinistra e del pensiero liberale. Alcuni sfruttano le legittime rivendicazioni del popolo palestinese sottoposto all'occupazione militare israeliana, e nascondono il pregiudizio contro gli ebrei sotto la formula dell'antisionismo. Gli auroti del manifesto sono contro anche questa forma di razzismo.

9.Uniti contro il terrorismo

Siamo contro tutte le forme di terrorismo. L'attacco deliberato alla popolazione civile è un crimine secondo la legge internazionale e secondo tutte le leggi di guerra, e non può essere giustificato con l'argomentazione che viene commesso in difesa di una giusta causa. Oggi si è diffuso il terrorismo ispirato dall'ideologia islamista, che minaccia i valori democratici, la vita e la libertà delle persone in diversi Paesi. Questo non giustifica alcun pregiudizio nei confronti dei musulmani, che di questo terrorismo sono le vittime principali, e fra i quali si possono trovare alcuni dei suoi oppositori più coraggiosi. Ciononostante, come tutte le forme di terrorismo, questa è una minaccia che deve essere combattuta, non scusata.

10.Un nuovo internazionalismo

Gli autori sono in favore di una politica internazionalista e di una riforma della legislazione internazionale nell'interesse di una diffusione globale della democrazia e dello sviluppo.

11.Apertura

Gli autori respingono l'idea che non vi possa essere contrasto fra diverse parti della sinistra: affermano di aver fatto tesoro della lezione disastrosa delle apologie per lo stalinismo ed il maoismo così come di esercizi intellettuali più recenti fatti nello stesso spirito. Respingono alla stessa maniera l'idea che non vi possa essere un'apertura verso idee e individui a destra. Esponenti della sinistra che fanno causa comune con, o elaborano giustificazioni per, forze antidemocratiche dovrebbero essere criticati con forza e chiarezza. Allo stesso modo, gli autori affermano che si deve prestare attenzione alle voci del pensiero liberale ed anche conservatore se queste contribuiscono al rafforzamento di norme e pratiche democratiche e alla lotta per il progresso umano.

12.Per la verità storica

Nel ricollegarsi con le origini umaniste del movimento per il progresso umano, i firmatari vogliono enfatizzare il dovere del rispetto che un vero democratico ha per la verità storica. Non sono solo i fascisti, i negazionisti dell'olocausto e i loro simili ad aver cercato di offuscare i fatti storici. Una delle tragedie della sinistra è che la sua reputazione su questo punto è stata gravemente compromessa dal movimento comunista internazionale, ed alcuni ancora non hanno imparato la lezione. Onestà politica e trasparenza sono obblighi primari per il Gruppo del Manifesto.

13.Per la libertà delle idee

I firmatari sostengono la libertà delle idee, pilastro del pensiero liberale. E` più necessario che mai che oggi, almeno entro le abituali restrizioni della diffamazione e dell'incitamento alla violenza, le persone siano libere di criticare le idee e le strutture ideologiche altrui. Questo include la libertà di criticare le religioni: specifiche religioni come la religione in generale. Il rispetto per gli altri non implica il dovere di osservare il silenzio sulle loro credenze quando non le si condivide.

14.Open Source

Come parte del libero scambio di idee, e allo scopo di incoraggiare imprese intellettuali comuni, gli autori del manifesto sostengono lo sviluppo aperto di software ed altri prodotti della creatività umana, e si oppongono alla brevettabilità di geni, algoritmi e fenomeni e prodotti naturali. Si oppongono all'estensione retroattiva delle leggi sulla proprietà intellettuale a sostegno degli interessi finanziari delle grandi corporazioni detentrici della maggioranza dei copyright. Il modello open source è collettivo e competitivo, collaborativo e meritocratico. Non è un'idea astratta ma una realtà provata che ha creato beni d'uso comune la cui utilità e robustezza hanno ampiamente superato la prova del tempo. Di più, i concetti comuni su cui si basa il lavoro della comunità scientifica che ha dato origine al movimento Open Source hanno ben servito il progresso umano per secoli.

15.Un'eredità preziosa

I firmatari respingono la paura della modernità, la paura della libertà, l'irrazionalismo, la subordinazione delle donne; riaffermano le idee che sono state il grido di battaglia delle rivoluzioni democratiche del Diciottesimo Secolo: libertà, uguaglianza e fratellanza; diritti umani; ricerca della felicità. Queste idee ed ispirazioni sono diventate eredità di tutti noi grazie alle trasformazioni socialdemocratiche, egalitarie, femministe ed anticolonialiste del Diciannovesimo e Ventesimo Secolo - grazie alla ricerca della giustizia sociale, alla creazione dello Stato assistenziale, alla solidarietà di uomini e donne, al concetto che nessuno dovrebbe essere escluso, nessuno lasciato indietro. Gli autori sostengono fino in fondo questi valori, ma affermano di non essere dei fondamentalisti: sposano le idee e i valori della libera ricerca, del dialogo aperto e del dubbio creativo, riconoscendo la necessità di aver cura nell'emettere giudizi, e l'impossibilità di applicare soluzioni semplici, o completamente soddisfacenti, alle complessità del mondo. Si oppongono senza mezzi termini ad ogni pretesa di avere in mano la verità indiscussa o indiscutibile.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Li ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » lun ago 10, 2015 9:15 am

FELTRI CONTRO IL PAPA: “Basta chiamarci razzisti Caro Bergoglio, dai l’esempio”

http://www.ilsudconsalvini.org/feltri-c ... o%E2%80%9D

Papa Francesco è intervenuto nel dibattito sull’emergenza immigrazione, condannando duramente chi propone di smettere di accogliere tutte le persone che sbarcano sulle coste europee: “Respingerli – ha detto il Pontefice – è un atto criminale”. Il discorso del Papa non ha scatenato le reazioni contrarie dal mondo politico, vedi Matteo Salvini e buona parte dei grillini. Anche Vittorio Feltri è stato vicino a perdere del tutto la pazienza: “Da 15 anni, forse 20, soccorriamo migliaia di sfigati in procinto di annegare, li portiamo qui, li rifocilliamo, li ospitiamo come meglio possiamo in alberghi – spesati di tutto punto – e in altre strutture a costo di irritare al massimo i connazionali, e per tutto ringraziamento alcuni stranieri – aggiunge Feltri sul Giornale – insoddisfatti del vitto curato da Carlo Cracco, scaraventano i piatti colmi di cibo fuori dalla finestra”.
Dal Papa Feltri si sarebbe aspettato almeno una benedizione per gli italiani, visto che lo stesso Vangelo dice di “dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati”.

Il consiglio – Che si riferisse agli italiani, secondo Feltri, ci sono pochi dubbi, visto che il Papa ha parlato in italiano, da Roma, con gli sbarchi quotidianamente in corso sulle coste soprattutto italiane. E quindi prova a dare un consiglio al Pontefice: “Avremmo l’obbligo di rammentargli che prima di aprire bocca converrebbe anche a lui schiacciare il pedale della prudenza”. L’esasperazione degli italiani infatti è alta spiega il fondatore di Libero: “Noi siamo più stanchi di essere accusati di razzismo che di impegnarci tutto il giorno e ogni dì a ripescare dalle acque orde di extracomunitari provenienti da ogni dove”.


L’emergenza – Il sistema dell’accoglienza in Italia non si è mai fermato, nonostante la situazione economica del Paese non sia proprio delle più felici: “La informo, eminentissimo Francesco, che l’Italia è in bolletta e non ce la fa più a ospitare uomini e donne dell’Africa e dell’Asia; non ha siti dove ricoverarli; non ne ha uno decente da assegnare neppure ai nostri compatrioti, costretti a campare in auto, al caldo e al gelo, perché privi di un tetto”. Eppure la Chiesa potrebbe far tanto, ricorda Feltri: “Non vorrei essere villano, ma le faccio presente che le curie di varie città (per esempio Milano, e anche Bergamo che conosco perché vi sono nato) sono proprietarie di numerosi immobili di lusso vantaggiosamente affitati. La prego – insiste Feltri – li metta a disposizione dei profughi, dopo di che avrà titolo per dire a noi di fare altrettanto, ammesso che siamo abbastanza abbienti per competere con lei in fatto di patrimonio in mattoni”.

Il rimprovero – L’ultima stilettata Feltri la riserva non tanto a Bergoglio, quanto ai politici italiani che, davanti alle parole del Papa, sono pronti a genuflettersi: “Allora diteci come è necessario comportarsi. Avete un programma serio allo scopo di destinare una parte dell’Italia quale territorio idoneo a essere occupato da chi scappa dal proprio? Forza, non siate timidi. Propongo, per cominciare, che il primo luogo da invadere sia il vostro giardino fiorito, signori buonisti”. Chissà se in questo modo: “Sarete imitati dal volgarissimo popolo”, conclude Feltri.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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