I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Re: I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » mer ago 12, 2015 1:44 pm

???

Nigeriana impazzisce al mercato: “non mi lasciate rubare in pace, siete dei razzisti!”
R I / 09/01/2015

http://ripuliamolitalia.altervista.org/ ... i-razzisti

Aggredisce quattro agenti della polizia locale al mercato: arrestata

Una 35enne nigeriana, che lunedì si aggirava tra i banchi di Campodarsego con insistenti richieste di denaro ed offendendo la gente in caso di rifiuto, è stata ammanettata dopo una colluttazione in cui si è finta incinta.
Alcuni momenti del fermo della straniera, riprese dai passanti

Alcuni momenti del fermo della straniera, riprese dai passanti“

Oltraggio, rifiuto di generalità, violenza, minacce, resistenza e lesioni a pubblici ufficiali. È la lunga sfilza di reati di cui è ritenuta responsabile una 35enne nigeriana, arrestata lunedì mattina al mercato di Campodarsego, particolarmente affollato per via delle festività in corso e dell’inizio dei saldi, dalla polizia locale della federazione del Camposampierese.

AGENTE AGGREDITA. La donna era stata segnalata ad una agente in servizio da diversi passanti e dai commercianti. Già dalla prima mattinata si aggirava tra i banchi, con insistenti richieste di denaro ed offendendo la gente in caso di rifiuto. L’agente, individuata la straniera in piazza, vicino al municipio, le ha chiesto le generalità. La straniera, rifiutandosi di rispondere, ha aggredito dapprima verbalmente e poi fisicamente l’agente in divisa. Un collega in servizio è stato richiamato dai passanti ed è accorso in aiuto. La nigeriana, rifiutando ogni tentativo di controllo, ha continuato ad opporsi con calci e pugni.

SI FINGE INCINTA. Dal comando di Camposampiero è così partita una seconda pattuglia in rinforzo, ma anche l’intervento di altri due agenti non ha portato ad alcun risultato, in quanto la nigeriana continuava a dimenarsi come una furia, ad inveire contro gli agenti e contro ai passanti. Nel momento in cui i poliziotti hanno tentato un’azione di forza, la straniera si è dichiarata incinta di tre mesi. Per non mettere in pericolo quindi la salute della donna, gli agenti hanno desistito nell’intervento coatto e chiamato sul posto un’ambulanza del Suem 118. Trasportata al pronto soccorso di Camposampiero, ha continuato a fingere malori e svenimenti, tanto da esasperare lo stesso personale medico e gli altri pazienti in attesa in sala di aspetto. Gli esami medici a cui è stata sottoposta hanno escluso una possibile gravidanza.

3 FIGLI: SUBITO SCARCERATA. Sentito il pubblico ministero di turno, alla fine la nigeriana, identificata in O.S.H., residente a Padova, è stata arrestata e accompagnata in questura a Padova per le operazioni di foto-segnalamento. A carico della donna sono emersi numerosi precedenti penali, sempre per lesioni, minacce, resistenza a pubblico ufficiale. Già una volta, sorpresa su di un autobus a Padova senza biglietto, non volendo farsi identificare dal controllore, aveva mandato in ospedale due carabinieri successivamente intervenuti. La nigeriana è risultata inoltre clandestina, perché il suo permesso di soggiorno, scaduto da pochi mesi, non era stato rinnovato proprio a causa dei suoi numerosi precedenti. Al termine dell’operazione, tutti i quattro agenti – aggrediti dalla donna – sono dovuti ricorrere alle cure mediche del pronto soccorso di Camposampiero: prognosi per loro dai 7 ai 5 giorni. Il pm ha convalidato l’arresto della straniera, per poi disporne in serata la scarcerazione per motivi famigliari, avendo la donna tre figli a casa.

GRIDAVA “RAZZISTI”. Nei giorni successivi l’episodio, diverse persone che hanno assistito alla scena si sono presentate spontaneamente agli uffici del comando per rilasciare testimonianza di quanto accaduto e depositare immagini fotografiche e video ripresi con i telefoni cellulari. Tutto il materiale verrà inviato in procura a Padova, in attesa del processo. Il comandante dei vigili Walter Marcato si è complimentato per l’intervento dei suoi agenti a cui ha fatto gli auguri di pronta guarigione, ed ha sottolineato come nel caso vi sia stato un sostegno unanime delle perone presenti, sia al mercato che in ospedale, all’operato degli uomini in divisa nei confronti della straniera, che più volte ha inveito contro gli stessi e contro la gente al grido di “razzisti”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » sab ago 29, 2015 7:37 am

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Re: I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » sab ago 29, 2015 1:03 pm

Rasixmo al contraro: łe buxie de sto soçołogo

Bonomi: «I profughi sono i nuovi rom, capri espiatori della nostra società»
Parla il sociologo: «L’Italia ha un impianto normativo vecchio e l’Europa è rimasta a ricette del passato. Così si crea la sindrome dell’invasione»
17/07/2015 Francesco Cancellato

http://www.linkiesta.it/aldo-bonomi-profughi-europa

«Le proteste di Quinto e Roma contro i prufughi? Non mi sorprendono affatto». Non siamo di fronte a un’emergenza secondo Aldo Bonomi, sociologo valtellinese, animatore del Consorzio Aaster, autore tra gli altri di libri come “La comunità maledetta”, “Il rancore”, “Sotto la pelle dello Stato” che di fatto preconizzavano quanto sta accadendo oggi. Secondo Bonomi, nella vicende trevigiane e romane precipitano le questioni irrisolte del nostro tempo: la crisi del «modello giuslavorista di accoglienza all’italiana», che crea integrazione esclusivamente attraverso il lavoro e la «crisi dell’Europa, incapace di risolvere le sue contraddizioni, istituzionalizzandole» e di essere «comunità operosa in formazione». Questioni irrisolte, queste, che secondo Bonomi producono nuove forme di conflitti, come quello tra «comunità del rancore e comunità della cura». E luoghi-faglia, come Quinto, alle porte di Treviso ma anche come Lampedusa, il mezzanino di Stazione Centrale, Ventimiglia, Calais o la frontiera tra Ungheria e Serbia dove è stato posato il primo mattone del muro voluto dal premier Victor Orban.

Bonomi, lei parla di sottovalutazione del problema, ma il tema delle migrazioni è da tempo al centro del dibattito politico, oggi come non mai...
Il tema delle migrazioni, a mio avviso, è una cartina tornasole della crisi della politica che rimanda alla dimensione delle istituzioni nazionali e locali e del disagio e del rancore sociale.

Questo Paese ha fatto la sua prima e ultima riflessione dell’essere diventato un paese di immigrazione nel 1991, con la Conferenza nazionale sull'immigrazione. Presidente del Consiglio era Giulio Andreotti e il ministro che la organizzò era Claudio Martelli

In che senso?
Parto da lontano: e faccio notare, io che ho un po’ di memoria, che questo Paese ha fatto la sua prima e ultima riflessione politica, culturale e sociale dell’essere diventato un paese di immigrazione nel 1991, con la Conferenza nazionale sull'immigrazione. Presidente del Consiglio era Giulio Andreotti e il ministro che la organizzò era Claudio Martelli. Parliamo di archeologia politica novecentesca. E, avvicinandoci un po’, faccio notare come sia rimasto inascoltato il monito dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che qualche anno fa pose alla politica la questione urgente di decidere se la cittadinanza si potesse acquisire per diritto di sangue o per diritto di suolo. Una questione talmente urgente che è ancora irrisolta. A cui si somma la questione della crisi economica.

Cosa c’entra la crisi economica con l’immigrazione?
C’entra. Abbiamo un impianto normativo, figlio della legge Bossi-Fini, principalmente, che ha una base unicamente giuslavorista: l’accoglienza e la socializzazione dei diritti sono solo per l’immigrato lavoratore. Altre forme di migrazione non sono contemplate, chiunque non rientra in questa normativa va respinto. Abbiamo fatto nostra la massima di un noto scrittore svizzero, che parlando dei migranti italiani che andavano a lavorare in terra elvetica scrisse che «ci aspettavamo braccia e sono arrivate persone».

I migranti non sono più braccia?
No, perché oggi le braccia non ci servono. E le migrazioni, che non sono stupide, ma intelligenti, non vedono più nel nord est un luogo accogliente in cui trovare lavoro.
Il nostro impianto è questo, però: i migranti sono braccia. E con i profughi - che non migrano per cercare lavoro - questo impianto va in crisi. È la migrazione ai tempi della fine del lavoro, che fino a ieri era l'unico strumento di integrazione.

Se non più per cercare lavoro, che tipo di migrazione è, quella di oggi?
È una migrazione che ci mette sotto stress perché è nel contesto di un crisi geopolitica e geoconomica che ha il suo faro illuminante nel Mediterraneo. Saremmo ciechi a pensare che sia solo un problema italiano: il Libano ha più di un milione e mezzo di profughi, in Liba ce n’è altrettanti.

Un problema tanto vasto può essere demandato a sindaci e prefetti?
No, assolutamente. Nemmeno alla sola Italia, pur con tutti i suoi ritardi e le sue sottovalutazioni. E nemmeno ai soli paesi mediterranei. Se l'Europa non fosse in crisi, toccherebbe a lei trovare una soluzione al problema. Ma anche l'Europa, che non riesce a risolvere il problema delle diverse tassazioni tra Irlanda e Italia, o il problema tra rigore e crescita in Grecia, è rimasta a ricette del passato, per affrontare il tema dell'immigrazione. Per la precisione al trattato di Dublino, secondo cui i profughi sono un problema del Paese in cui arrivano. È notizia di oggi il primo mattone del muro costruito in Ungheria per respingere le persone. È possibile che l'Europa non abbia niente da dire, su questo?

Come dovrebbe reagire, l'Europa?
Dovrebbe darsi dei confini, innanzitutto. Vanno fermati in Libano? In Libia? Nel Sahara? In Eritrea? L'Europa non risponde. E allora si creano al suo interno dei luoghi-faglia come Lampedusa, Ventimiglia, Calais, la stessa Quinto o il confine tra Ungheria e Serbia. Una comunità in formazione dovrebbe avere dei confini, o almeno chiedersi quali siano i suoi confini. E invece il tema non è in agenda.

Cosa succede, in quei luoghi-faglia, allora?
Succede che la comunità locale, sotto stress, sviluppa due sindromi.

Quali?
La prima è la sindrome dell’invasione e non ci è nuova, se pensiamo a quanto accadde coi barconi degli albanesi che arrivavano a Bari vent’anni fa.

La seconda?
Quella del capro espiatorio. Che fino a ieri erano i rom, contro cui si organizzavano fiaccolate perché insediandosi in un quartiere svalutavano le case, dequalificavano il territorio. E oggi sono i profughi, gli apolidi. Ma anche chi si occupa di loro.


A Roma hanno cercato di bastonare il mediatore culturale della cooperativa sociale, accomunato al profugo quale nemico. E anche il Prefetto, che cerca di riportare la cosa dentro un discorso istituzionale. È il conflitto tra la comunità del rancore e la comunità di cura

A chi si riferisce?
A Roma hanno cercato di bastonare il mediatore culturale della cooperativa sociale, accomunato al profugo quale nemico. E ovviamente, anche il Prefetto, che cerca di riportare la cosa dentro un discorso istituzionale. È il conflitto tra la comunità del rancore e la comunità di cura. Che non è solo l'esercito dei buoni, dei volontari, del terzo settore, ma nella quale ci metto pure Papa Francesco e i Prefetti. E, purtroppo, pure i delinquenti di Mafia Capitale che si arricchivano alle spalle dei profughi.

La comunità del rancore, invece, da chi è composta? Ceti popolari, ceti medi impoveriti?
La comunità rancorosa è quella che pensa prima di tutto al suo mutuo. Per usare la terminologia colta del filosofo Roberto Esposito è “communitas” che si fa “immunitas”, che cerca di immunizzarsi da tutto ciò che viene da fuori e che minaccia di minarne il benessere.

Una comunità che scivola a destra, nel nazional populismo, verrebbe da pensare. È questa la nostra piazza Syntagma?
È certamente una piazza nazional-populista. Che certamente si sposa con quelle che vedono nell'Euro un altra minaccia al benessere, da cui immunizzarsi tornando agli stati nazionali.

Hanno ragione?
No. Al contrario, l'unica cosa che rimane è affermare un principio sacrosanto: il principio della libertà della persona di circolare, al pari di merci e lavoro. Era il cuore dell'ideologia dell'Europa. Se ce lo dimentichiamo, l'Europa è morta.


La mafia romana dei singani, altro ke cavari espiadori!

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... onega1.jpg

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Il Papa bacchetta i rom. E ora dategli del razzista
Francesco gela la comunità gitana: "Basta pregiudizi ma basta liti, imbrogli e falsità". Un monito che in Italia può permettersi solo lui

Renato Farina - Mar, 27/10/2015
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 87559.html

Il Papa davvero può dire ciò che vuole. Con gli zingari si è permesso inviti all'«onestà», ai «doveri» sociali e a non provocare l'opinione pubblica, a smetterla con «falsità, truffe, imbrogli, liti».

Roba che in bocca ad altri sarebbe bollata come razzismo. Non si è fermato lì. Ha intimato, due volte, con due punti esclamativi, che i padri si decidano a mandare i figli a scuola. E se i padri non vogliono o sono distratti, se ne occupino i nonni dei piccoli nomadi.

Francesco può, e infatti i gitani accorsi in Vaticano, gremendo l'aula Paolo VI, lo applaudono perché si capisce che li tratta come un padre farebbe con i figli, e vuol loro bene. L'amore può tutto, anche arrabbiarsi. La sostanza del monito resta però nella sua durezza condita di misericordia. Ed è un inedito anche per Francesco che il 5 giugno dell'anno scorso aveva puntato il dito contro i romani.

Aveva detto: «Quando prendevo il bus a Roma e salivano degli zingari, l'autista spesso diceva ai passeggeri: “Guardate i portafogli”. Questo è disprezzo - forse è vero - ma è disprezzo». In «quel forse è vero», poco notato dai commentatori, c'era in nocciolo quanto ha svolto ieri al «Pellegrinaggio mondiale del popolo gitano».

L'ultima volta che l'immagine del Papa era stata accostata agli zingari, è stato lo scorso agosto, ad un funerale, peraltro cattolicissimo. Il defunto boss dei Casamonica, che sono gitani di etnia sinti, se ne stava pitturato sui manifesti fuori della chiesa di don Bosco, vestito da Papa, con la cupola di San Pietro accanto al suo viso. Quello però era Papa Vittorio, un apocrifo, e la banda suonava Il Padrino ... Con Francesco è stata tutta un'altra musica. Il vero Re degli Zingari è Bergoglio.

Non è una battuta: il Pontefice romano è davvero il capo spirituale dei nomadi. Pochi lo sanno, ma su circa 110mila tra Rom e Sinti presenti in Italia, 80mila sono cattolici, più del 75 per cento. Così Bergoglio da autentico padre e leader ha abbracciato gli zingari, li ha salutati nella loro lingua, con le parole o Del si tumentsa! (il Signore sia con voi!), ha proclamato la loro dignità e i loro diritti, esaltato la loro cultura.

Poi però li ha afferrati amabilmente per le orecchie. Certo con misericordiosa tenerezza, ma con una franchezza rara. Le sue parole precise sono state: «Cari amici, non date ai mezzi di comunicazione e all'opinione pubblica occasioni per parlare male di voi. Come tutti i cittadini, potete contribuire al benessere e al progresso della società rispettandone le leggi, adempiendo ai vostri doveri». Leggi, doveri.

Ancora: «I vostri figli hanno il diritto di andare a scuola, non impediteglielo! I vostri figli hanno il diritto di andare a scuola! (due volte) È importante che la spinta verso una maggiore istruzione parta dalla famiglia, parta dai genitori, parta dai nonni».
Di più: «(Dovete) impegnarvi a costruire periferie più umane... È anche compito vostro. E potete farlo se siete anzitutto buoni cristiani, evitando tutto ciò che non è degno di questo nome: falsità, truffe, imbrogli, liti».
Traduzione: smettetela di rubare, mandate i figli a scuola, e vi guadagnerete il rispetto degli altri. Francesco non ha coltivato né il vittimismo né l'assistenzialismo.
Certo poi il Papa non ha risparmiato un richiamo al resto del mondo. La novità è che ha messo gli uni e gli altri dinanzi alle rispettive responsabilità. Agli zingari, e a chi non lo è, ha detto: «Che si volti pagina! È arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia. È lo spirito della misericordia che ci chiama». E qualche volta prende per le orecchie.


El Papa el ga da jornarse e nol ga da perderse co el prejudiço del rasixmo verso i singani parké no ghè rasixmo ma lomè łexitema defexa ... e se ghè dei rasisti sti ki łi xe i singani.
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Re: I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » sab gen 09, 2016 4:54 pm

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Re: I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » mer gen 20, 2016 8:48 pm

TRIBUNALE ROVIGO Si chiude l'episodio accaduto alla vigilia delle amministrative del 2011 che portò alla sbarra Riccardo Onofri. "Il fatto non sussiste", accolte le tesi della difesa
"Con gli islamici faccio biocombustibile": assolto
19 gennaio 2016

http://www.rovigooggi.it/articolo/2016- ... le-assolto

Nel 2011 l'episodio aveva scatenato un polverone incredibile. Un dibattito fatto di provocatori botta e risposta aveva portato a processo Riccardo Onofri, 43 anni, all'epoca candidato alle elezioni amministrative di Rovigo, che fece un passo indietro proprio in virtù di quella vicenda. Nella serata di martedì 19 gennaio è arrivata l'assoluzione, pronunciata dal giudice Alessandra Martinelli, secondo la quale "Il fatto non sussiste". Accolte le tesi dei difensori, gli avvocati Giancarlo Rossato di Badia Polesine e la collega Dania Pellegrinelli di Rovigo

Rovigo - "E' meglio che gli islamici comincino a pregare il loro Allah... Perché se vince il centrodestra a Rovigo... Inizio a portare via l'immondizia", campeggiava, secondo la ricostruzione dell'accusa, sulla sua bacheca Facebook il 28 aprile del 2011. E un utente chiese: "E cosa fate di bello? Li infilate nei forni crematori come ai tempi di Benito?". Infine la risposta: "No, ci siamo evoluti e adesso siamo al passo con i tempi moderni. Ho intenzione di produrre biocombustibile". Uno scambio online dal quale è nato un processo per avere "propagandato idee fondate sulla superiorità e sull'odio razziale o etnico". Uno dei pochissimi di questo genere che - per fortuna - si sono mai visti a Rovigo.

A giudizio era finito Riccardo Onofri, oggi 42 anni, di Badia Polesine. All'epoca era candidato alle amministrative 2011 a Rovigo, ma il clamore suscitato da questa vicenda lo spinse a un passo indietro. Nella giornata di martedì 19 gennaio la chiusura del processo, con la discussione alle quali hanno preso parte il pubblico ministero Alessia Pirani per l'accusa e la difesa, affidata agli avvocati Giancarlo Rossato di Badia Polesine e Dania Pellegrinelli di Rovigo.

Duplici le argomentazioni portate dalla difesa: da una parte il fatto che non fosse mai stato provato che fosse Onofri l'autore di quelle dichiarazioni. Questo perché, secondo gli avvocati del 43enne, nel corso delle indagini non si è mai scavato a fondo per legare quel profilo Facebook a una persona fisica. Stesso discorso per la lettera pubblicata qualche giorno dopo sui giornali e attribuita a Onofri, che si sarebbe scusato e spiegato. Le audizioni come testi di numerosi giornalisti non hanno consentito di raggiungere la certezza sul mittente o comunque di addivenire a una attribuzione certa.

In subordine poi gli avvocati Pellegrinelli e Rossato hanno sostenuto che comunque quelle frasi non erano in grado di configurare il reato ipotizzato dall'accusa, dal momento che andavano inquadrate in un contesto di reciproca provocazione e ironia, non certo propagandistico. Alla fine, dopo una camera di consiglio durata circa venti minuti, il giudice ha letto una sentenza di assoluzione piena.
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Re: I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » dom gen 07, 2018 8:59 am

Va bene razzisti, ma almeno siate coerenti. Risparmieremmo tutti tempo (e maalox)
Marco Zavagli
2018/01/06

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ox/4075656

Come buon proposito per il 2018 chiederei un po’ di coerenza al club del “Io non sono razzista, ma…”. Dirigo un giornale on line e, nel bene o nel male, sono quotidianamente affaccendato nella moderazione dei commenti. Non intendo qui criticare chi crede che le frontiere migliori siano quelle col filo spinato; o chi maledice il governo di turno che si arricchirebbe con gli esodi epocali; o chi semplicemente non vuole calpestare lo stesso suolo di negri, rom, rumeni, marocchini eccetera eccetera. E nemmeno difendere pseudo partiti dell’impunità, nel caso qualche ospite si macchiasse di crimini sul suolo italiano.

Chiedo solo un po’ di coerenza. Il cui etimo, scherzo del destino, è “stare unito, attaccato, insieme”. Ecco, rimanete attaccati a voi stessi. Scrivete quello che volete insomma, ma fatelo secondo una logica. Risparmieremmo tutti in termini di tempo e di maalox. Procedo con le esemplificazioni in materia. Il luogo comune più celebre è quello di chi si strappa i capelli perché i migranti “vengono qui a cazzeggiare, non a lavorare”. Eppure, se si offre loro un lavoro (cosa che può avvenire solo dopo il riconoscimento di uno status di protezione internazionale, non prima di un anno, un anno e mezzo) ecco che “rubano il posto agli italiani”.

Allora vediamo se va bene farli lavorare gratis come volontari. È successo pochi giorni fa a Lagosanto, in provincia di Ferrara, dove vivo, su iniziativa dell’Auser locale. Niente da fare: arrivano minacce di stracciare la tessera associativa e anche promesse di disdette per le cene comunitarie nel caso un rifugiato serva ai tavoli.

C’è quindi chi grida “gli stranieri a casa dei buonisti”. E allora i buonisti provano ad ospitarli a casa loro. Ma trovano un sindaco, della Lega o del Pd, che minaccia di aumentare le tasse a chi si permette di aprire le porte di casa.

Il peana vale anche per il capitolo delinquenza. “Se fanno un furto gli italiani finiscono in galera, se lo fanno gli stranieri il giudice o il pm li libera subito”. Inutile far notare che al 30 novembre 2017 su un totale di 58.115 detenuti nelle carceri italiane, ben 19.903 sono stranieri (dati ministero di Giustizia). Peggio ancora. La risposta consueta è: “in galera c’è sovraffollamento perché è pieno di stranieri, segno che delinquono più degli italiani”.

Veniamo al mantra dei finti profughi. “Vengono qui per bighellonare, non scappano da guerre. Infatti solo il 5% è davvero un richiedente asilo”. Il 5% (in realtà l’8%) ottiene lo status di rifugiato. Ma questo non significa che il restante 95 (o 92) percento sia stato scartato perché ha percorso migliaia di chilometri e rischiato la vita in mare o nel deserto – quando non viene ammazzato o torturato prima – solo per prendere per il culo noi italiani.

Gli esiti delle 7.937 domande di asilo vagliate dal ministero dell’Interno nel novembre 2017 parlano di 641 rifugiati (8% del totale), 423 persone che hanno ottenuto la protezione sussidiaria (5%) e 1.982 cui è stata riconosciuta quella umanitaria (25%). Si sono visti negare la richiesta in 4.829 (61%). I dati sono omogenei dal 2015 ad oggi. Per i san Tommaso, vedere il sito del ministero dell’Interno.

Un breve bignami per chi fatica a capire le differenziazioni sopraesposte. Il rifugiato è chi chiede protezione a uno Stato estero nel timore fondato di essere perseguitato per motivi di razza, religione, cittadinanza, opinioni politiche. La protezione sussidiaria viene concessa se sussistono fondati motivi di ritenere che il richiedente, se ritornasse nel paese di origine, correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno. La protezione umanitaria si accorda quando ricorrono gravi motivi, in particolare di carattere umanitario, e non ricorrono i requisiti dei precedenti riconoscimenti.

Arrivati a questo punto ti fanno notare che sono “Tutti uomini, giovani forti e robusti”, lasciando intravedere un malcelato timore di contaminazione della specie. Eppure, se arrivano solo donne, magari incinte all’ottavo mese, le cacciamo via con le barricate, come a Gorino.

Le ho intervistate quelle dodici donne che eroici pescatori volevano rispedire al mittente. Mi hanno raccontato le loro storie. Molti non crederebbero alle loro parole. Alle loro ferite forse sì. Una di loro, Abidemi, aveva la spalla combusta dall’acido. Forse un trucco splatter per commuovere gli ingenui occidentali.

Ma anche se qualche lacrimuccia può scendere per eccesso di empatia, eccoci a ricordare l’ultimo luogo comune: “un conto è salvarli, un conto riempirli di soldi. Li vedi che scendono dai barconi che hanno già il cappellino di marca e l’i-phone”. Già, chiudiamo con un appunto su gadget, bei vestiti e smartphone.

Vi ricordate la foto di Aylan? Sì, quel bambino siriano trovato annegato sulle spiagge turche. Addosso aveva scarpette, jeans corti e maglietta rossa. Non mancava qualcosa? Mancava un salvagente. Il biglietto pagato dal padre non comprendeva il giubbotto di salvataggio. Il padre di Aylan aveva acquistato il tagliando più economico verso le coste greche. Immagino perché non poteva permettersi di comperare per la moglie e i figli l’attrezzatura indispensabile a salvare le loro vite.

Già, perché nell’immensa fiera della necrofilia che si snoda sui porti di sola andata di Africa e Asia vendono anche l’equipaggiamento necessario a scampare alla morte. Scampare. Chi cerca scampo deve sperare di non essere così povero da terminare anzitempo la sua fuga. Ecco il capo firmato che voleva Aylan, un salvagente.



Gino Quarelo

Che articolo demenziale, quante inutili chiacchere e che manipolazione della realtà, delle leggi e dei valori/doveri/diritti umani.

1) in Italia non ci sono risorse pubbliche per accogliere ed ospitare,
lo stato italiano ha il debito pubblico più alto dell'occidente, debito da pagare;
lo stato italiano ha già di suo un numero elevatissimo di poveri e bisognosi, milioni di persone, che vanno assistiti prima di poter solo pensare ad assistere altri;
è semplicemente assurdo accogliere ed ospitare non italiani e non europei per trascurare i cittadini italiani ed europei;

2) in Italia non vi è lavoro nemmeno per gli italiani e perciò non si può offrire e garantire un futuro a nessuno,
lo stato italiano ha già milioni di disoccupati e di giovani che non possono farsi una casa, una famiglia e dei figli; e che a decine o centinaia ogni anno si suicidano dalla disperazione;
inoltre dall'Italia decine di migliaia di giovani ogni anno sono costrette a migrare regolarmente per avere un lavoro e un futuro,
quindi è assurdo e criminale offrire lavori assistiti e pubblici a non italiani e a non europei trascurando i cittadini italiani ed europei; magari estorcendo fiscalmente le imprese costringendole a fallire, chiudere o delocalizzare creando ulteriore disoccupazione, disperazione e miseria;

3) i beni pubblici dello stato italiano come le risorse finanziarie, economiche, i servizi pubblici, il territorio, le strutture pubbliche del territorio, i diritti di cittadinanza e la sovranità politica sono beni esclusivi dei cittadini italiani, e solo una parte di essi è a disposizione dei non cittadini di passaggio, turisti, residenti che lavorano o che godono dell'ospitalità. Malversare, sprecare, distogliere, prodigare questi beni è un crimine che in taluni casi può configurare anche l'alto tradimento;

4) inoltre è del tutto assurdo, demenziale e criminale accogliere ed ospitare i nazisti maomettani che disprezzano, odiano e sterminano in ogni dove i non mussulmani;

5) la sola possibilità di accoglienza ed ospitalità che rimane è quella del singolo cittadino che si fa carico accogliendo ed ospitando a sue spese e sotto la sua responsabilità civile e penale, rispondendone economicamente con il patrimonio personale in una forma simile all'adozione dei bambini, dimostrando anticipatamente di poterlo fare;

6) non esiste alcun diritto ad entrare clandestinamente o regolarmente nella terra o paese altrui per farsi ospitare e mantenere indipendentemente dalla volontà e dalle possibilità delle genti o dei cittadini di quelle terre o di quei paesi;

7) noi non abbiamo alcuna responsabilità, di alcun tipo, che ci obblighi ad accogliere ed ospitare chichessia proveniente dall'Asia e dall'Africa;

8) noi come stato e paese, Italia ed Europa, non abbiamo nemmeno alcun dovere di aiutare chichessia nei loro paesi, indipendentemente dalla nostra volontà e dalle nostre possibilità pubbliche; i singoli cittadini e le loro associazioni con le loro risorse private e non pubbliche, sono liberi di aiutare a casa loro chi vogliono; sempreché non vadano ad aiutare organizzazioni criminali che potrebbero arrecare danno al nostro paese, all'Europa e all'umanità intera.



Pensa prima alla tua gente e al tuo paese che ne hanno bisogno, invece che agli africani e all'Africa
viewtopic.php?f=205&t=2681
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Re: I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » mar ago 07, 2018 6:16 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » mar ago 07, 2018 6:16 am

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I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » mar ago 07, 2018 6:16 am

Marcello Veneziani: "Ma che razzisti sono gli anti-razzisti"
6 Agosto 2018

https://www.liberoquotidiano.it/news/pe ... zisti.html

Più razzisti dei razzisti ci sono gli anti-razzisti. A sostenerlo è Marcello Veneziani che su il Tempo spiega la sua tesi partendo da una premessa: innanzitutto "Il riconoscimento delle razze implica le differenze tra le etnie e non la superiorità o l'inferiorità razziale. Diventa razzismo quando si impone il primato di una razza e si dispone la persecuzione di un'altra, fino all'aberrazione estrema dello sterminio".

Fatta questa premessa, continua Veneziani "arrivo a dire che rispetto a queste premesse sono relativamente pochi i reati compiuti dai medesimi tra violenze, stupri, furti, aggressioni, disordine sociale. E in rapporto a questi, sono ancora più esigui gli episodi di intolleranza da parte degli italiani che si possano veramente ricondurre al razzismo. Casi di maleducazione, difficile convivenza, violenza scoppiano ogni giorno, soprattutto nei luoghi più degradati o negli spazi pubblici più affollati di mi Daisy Osakue l'atleta azzurra ferita da un lancio di un uovo. Ma il razzismo non c' entra".

E conclude: "Oggi il peggior razzismo è esercitato da una minoranza contro la maggioranza degli italiani. E il razzismo dell' antirazzismo. Oggi il razzismo più opprimente e intimidatorio, è etico, e non etnico; è quello culturale, politico, ideologico di una «razza eletta» rispetto al popolaccio che sceglie di pancia il sovranismo ed è perciò bollato come naturaliter razzista.
Il razzismo degli antirazzisti diventa delinquenziale quando identifica l'amor patrio, il legame identitario e nazionale, col razzismo, che nella peggiore delle ipotesi è una sua degenerazione". Purtroppo "il razzismo da tempo soffia anche nei tribunali, perché è facile il passaggio tra l'accusa ideologica e l'accusa penale. Volenterosi magistrati non mancano a supporto della caccia al razzista. E assurdo tenere in vita leggi speciali, come la legge Mancino, per colpire il razzismo e dintorni. Bastano le leggi ordinarie del nostro codice che puniscono ogni violenza e sopraffazione compiuta".



Alberto Pento
La Legge Mancino ha senso se viene applicata senza zone franche, contro tutti i razzismi, ossia anche contro il nazismo comunista, il nazismo maomettano, il feroce nazismo predatorio degli zingari e non solo contro il fascismo italiano e il nazismo tedesco-ariano o hitleriano.



Si applichi la Legge Mancino al nazismo maomettano e ai suoi seguaci
viewtopic.php?f=188&t=2673

Zingari: vittime innocenti o carnefici razzisti e nazisti?
viewtopic.php?f=150&t=2790

Denuncia singola e collettiva della dottrina politico religiosa islamica, del suo orrore e terrore, della sua violazione dei Diritti Umani Universali
viewtopic.php?f=188&t=2042

Il maomettismo o nazismo maomettano e i maomettani o l''Islam e gli islamici sono una minaccia, una offesa, un'ingiuria, un pericolo per l'umanità intera
viewtopic.php?f=188&t=2667
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5512703312
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Re: I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe

Messaggioda Berto » ven ott 12, 2018 7:49 pm

Ma il razzismo peggiore è quello dei buonisti
Karen Rubin - Sab, 08/09/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 73099.html


Esistono due forme di razzismo: manifesto, vecchio stile, carico di sentimenti ostili che impediscono qualsiasi forma di contatto con il migrante, e latente, più sottile, che si esprime in forme socialmente accettabili.

Gli episodi di razzismo, dell'uno e dell'altro tipo, scaturiscono da un'ipotesi naïf per cui tunisini, ghanesi, siriani e nigeriani, a prescindere dalla loro singolarità e dallo status, di migranti o di rifugiati sarebbero tutti uguali: criminali alla ricerca di ricchezze facili o vittime miserabili in fuga dalla guerra e dalla povertà. Stereotipi che creano un pregiudizio da ambo le parti, avvalorato da una politica che oggettivizza il migrante come strumento per creare una contrapposizione ideologica tra presunti comunisti schierati con i deboli, e supposti fascisti odiatori dello straniero, categorie che non esistono più.

Nel razzismo manifesto il migrante va rispedito al mittente, anche se il luogo da cui fugge è stato raso al suolo e imperversano guerre intestine. In quello latente il razzista dichiara solo quello che andrebbe fatto, accogliere tutti in nome dell'umanità e dell'uguaglianza tra i popoli e mai quello che realisticamente è possibile fare. L'intolleranza palese nasce quando chi accoglie ritiene insufficienti le risorse economiche e culturali finanche per se stesso, e alla luce di questa competizione ritiene legittimo difendere l'interesse del suo gruppo sociale. Il buonista convinto di combattere il razzismo lo alimenta, negando l'esistenza dei «buoni» da accogliere e dei «cattivi» da rispedire al mittente salva i secondi penalizzando e discriminando i primi. A livello conscio è egualitario ma inconsciamente è razzista perché nasconde un pregiudizio che trasforma ogni africano in un bisognoso del suo aiuto perché da solo, nel suo Paese mai progredirà. L'immigrato senza distinzioni d'identità sociale, culturale e nazionale, deve fuggire da casa sua e ritrovarsi in una baracca a Rosarno dove troverà un'accoglienza fatta di clandestinità, assenza di un lavoro dignitoso e di una casa in cui dormire perché anche l'Italia peggiore è migliore del Paese da cui proviene. In nome di questo pregiudizio all'immigrato e alle minoranze è perdonata l'illegalità.

Lasciare che i rom trasformino i loro campi in zone franche dove tutto è possibile e nessuno può entrare non è egualitario, è razzista. Si autorizzano ghetti dove lo zingaro non ha doveri ma neanche pari diritti di sicurezza, e i ghetti generano razzismo. Il razzista latente è solidale al punto da non tollerare una giusta politica di regolamentazione dell'immigrazione, volta ad interrompere un traffico di esseri umani che frutta alle mafie mondiali 150 miliardi di dollari l'anno, di cui neanche uno andrà ai paesi africani che così perdono la loro forza lavoro e la loro gioventù e con loro la possibilità di un futuro.
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