Il razzismo di Formigli contro i veneti (on ensemenio de napoletan)
"Piazzapulita" manda un servizio da Albettone, dove il sindaco ha ideato il "divieto di sosta" per i nomadi. È un bozzetto del veneto come Rambo compulsivo e fascista per natura. Una caricatura che scorda totalmente il concreto uomo d'impresa e di capannone, che ormai non regge più al saccheggio fiscale...
di Giovanni Sallusti
http://www.lintraprendente.it/2015/04/i ... o-i-venetiIl razzismo si dice in molti modi, e quello fintamente cronachistico scelto da Corrado Formigli e dalla sua squadra ieri sera, a Piazzapulita, è persino peggiore di altri. Razzistico. Non si può chiamare altrimenti, il reportage mandato in onda durante il programma da Albettone, “profondo Veneto”, come direbbero Formigli e i suoi con indulgenza paternalistica (che poi è una delle tante maschere del razzismo). Il paesino in cui il sindaco Joe Formaggio, senz’altro sull’orlo del pittoresco, ma non è obbligatorio essere tutti pettinati e giornalisticamente corretti, piazzò davanti al municipio l’ormai celeberrimo, perché stigmatizzato in qualunque cenacolo radicalchic, divieto di sosta per i nomadi. Da lì parte un giro di interviste e di ritratti improvvisati, ma raccordati secondo le studiatissime regole letterarie del buon climax ascendente, che via via compongono “il” Veneto, il tipo (sub)umano del Veneto, come sparatore compulsivo, immaturo Rambo di provincia col colpo eternamente in canna, ontologicamente salviniano, dunque criptofascista, anzi fascista dichiarato e persino nostalgico dei campi nazisti. Selezione palesemente strumentale degli interlocutori che va a comporre un bozzetto indistinto che sfocia nella caricatura negativa. Che cos’è, se non un atto di razzismo? Intellettuale, ben girato, cesellato per piacere alla gente che piace, ma in quanto tale appunto profondamente razzistico verso l’umanità della serranda alzata e del fatturato striminzito.
Non è venuto nemmeno il sospetto, a Formigli e ai suoi giornalisti, che ci sia anche quel Veneto, anzi che quello sia il Veneto, e che il nostro sempre mancato riconoscimento generi poi anche il bozzetto, in un certo senso obblighi loro a inscenarlo? «Dormo con il fucile sotto il cuscino, perché finché lo Stato non ci protegge continuerò a tenere a casa delle armi», dice Joe Formaggio, e non lo dirà in italiano stilnovista, caro Formigli, ma è la traduzione nel linguaggio di Albettone delle tesi di John Locke, pensa, il padre fondatore del liberalismo. Lo Stato nasce per accordo volontario dei cittadini, che rinunciano a frammenti di libertà perché la libertà di tutti, e quindi quella di ciascuno, sia meglio tutelata che nello Stato di Natura. Se lo Stato viene meno a questa missione basilare, alla sua ragion d’essere e giustificatrice, siamo ripiombati nello Stato di Natura. E la percezione dei veneti è questa, caro Formigli, contano nulla le statistiche e il burocratese del Giornalista Collettivo (a cui costui non rinuncia nemmeno quando è sul posto, quando è sul luogo degli accadimenti), conta che in Veneto sta aumentando vertiginosamente la spesa per la difesa personale, e non sono tutti pistoleri, cari colleghi, spesso è quella gente di capannone che dopo aver dato il proprio sangue allo Stato durate il giorno, gradirebbe non vederlo scorrere la sera, causa latitanza di quest’ultimo.
Mai che facciate una puntata su questo, sul dato che è il vero scandalo veneto. Venti-miliardi-venti di residuo fiscale. Non è il vostro burocratese, è la loro realtà, è il motivo per cui licenziano e chiudono e spesso rivolgono quei fucili contro se stessi, e a volte purtroppo premono il grilletto. Venti miliardi l’anno di tasse spremute da quei capannoni, che non ci ritornano in nessuna forma, nemmeno la più indiretta e welfaristica, sono letteralmente trafugati dal Veneto ogni anno, perché qualcun altro, magari un forestale in Calabria (lasciate stare il razzismo, cari razzisti, è purissima aritmetica: quella Regione ha il triplo delle guardie del Canada, la nazione delle Grandi Foreste) continui a campare con uno stipendio non guadagnato, non sudato, non meritato. Vi piace fare gli europeisti, esimi colleghi. Perfetto, giochiamo. La Catalogna ha un residuo fiscale attivo di circa 10 miliardi, la Baviera vede volatilizzarsi verso Berlino circa 3 miliardi. Entrambe le popolazioni la giudicano una rapina inaccettabile, tanto da chiedere forme spinte di autonomia, o addirittura l’indipendenza. Il Veneto è, insieme alla Lombardia, il grande granaio a disposizione del saccheggio della Repubblica, da quando esiste la Repubblica. Riflettete una buona volta su questo, andate oltre i bozzetti e le eccentricità personali, quando quel piccolo imprenditore che visibilmente lavora fianco a fianco coi suoi dipendenti (tra cui uno rumeno) vi dice «Ci hanno fatto diventare razzisti…» ascoltatelo, chiedetevi perché si sentono così, anche se sbagliassero, non saltate subito al busto del Duce custodito nell’ufficio personale, dove per definizione chiunque custodisce quel che gli pare.
Ancora, a proposito dell’endemico fascismo veneto (cinque veneti cinque fascisti, su, caro Formigli, non ti sei messo la mano sulla coscienza di fronte a una statistica palesemente bislacca rispetto a un onesto racconto del reale?): semplicemente, non esiste. O meglio, esiste solo nei vostri salotti, romani o milanesi che siano, non esiste in Veneto. Non solo ieri terra comprovata di Resistenza (un feticcio che non ci appartiene, ma che evidentemente anche per voi vale a giorni, e a luoghi, alterni), ma soprattutto oggi terra di veraci e anarchici istinti federalisti, autonomisti, dichiaratamente indipendentisti. Il Veneto è la Regione d’Italia più immune alla retorica dello Stato Nazionale, alla sua narrazione unitarista e alla sua pratica centralista, è la meno fascista di tutte. È, invece, una Regione di produttori e d’intraprendenti in proprio, che non ce la fa più a produrre e a intraprendere. E noi non solo non li capiamo, ma li costringiamo nella loro caricatura. Salvo quando c’è da riscuotere.
A ghè na beła difarensa tra el Veneto e Napołi tera nadal de sto Formej. A Napołi come a Roma i bruxa dal bon i canpi dei singani, entel Veneto ancora no ghe né stà bruxà ono. Me domando parké sto ensulso e gnorante napoletan rasista e tałian nol ghe dixe łe sue ai so parenti napołedani so conpareoti. Se pense ai sasinamenti ca ghè a Napoli ke łi xe almanco 10 'olte coełi ca ghè entel Veneto. Sto Formej lè on poro mona de tajan gnorante, cativo e veramente rasista, coverxarlo de merda vera e lasargheło drento on par de dì a saria poco.Sasinamenti vołontari par rexon, dati ISTAThttp://noi-italia2010.istat.it/index.ph ... 100ind_pi1[id_pagina]=29&cHash=f0bf65667a