La donna nel mondo arabo e non, islamico, mussulmano

La donna nel mondo arabo e non, islamico, mussulmano

Messaggioda Berto » ven feb 16, 2018 9:23 pm

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/02/2018, a pag.1-25 con il titolo "Film a fumetti per sfidare i tabù dell’Iran" il commento di Rolla Scolari.

Il film di animazione "Teheran Taboo" sottolinea le ipocrisie moralistiche del feroce regime dittatoriale degli ayatollah in Iran, ipocrisie frutto di una società iper-conservatrice e del connubio politica-religione. Vedremo se ci sarà una casa di distribuzione italiana che lo porterà anche nel nostro Paese. Il regista vive in esilio in Germania.

Rolla Scolari

http://www.informazionecorretta.com/mai ... Y.facebook

Una prostituta, un tassista, pochi secondi di sesso in mezzo al traffico della capitale. Il figlio di lei gioca sul sedile posteriore, come se nulla fosse. L’autista nel frattempo tampona un’automobile, inorridito e in collera. Ha appena intravisto camminare lungo il marciapiede sua figlia mano nella mano con un ragazzo. E’ la prima scena di Tehran Taboo: tutto il senso della protesta è già qui. Il film di animazione tedesco-iraniano mette senza esitazioni sotto i riflettori l’ipocrisia attorno all’eterno non detto del Medio Oriente: il sesso.

La locandina

Negli Stati Uniti, la curiosità della stampa per la pellicola è grande: Tehran Taboo sta per uscire nelle sale dopo essere stato presentato alla Settimana della Critica dell’edizione 2017 del Festival di Cannes. L’utilizzo della tecnica del rotoscopio – attori veri su cui si posa il tratto dell’animazione, all’interno del cartone animato – hanno permesso al regista Ali Soozandeh, 47 anni, in esilio in Germania, di non girare a Teheran, per non incorrere nella censura certa.

Sono le donne della quotidianità più periferica dell’enorme capitale iraniana le principali vittime nel film che, attraverso il filtro dell’animazione e dell’esilio, riesce a raccontare senza veli quelli che in Iran sono inaffrontabili tabù. Sono infatti le ipocrisie imposte da una società iper-conservatrice, dove religione e politica si intrecciano in un potere pervasivo e contraddittorio, sono le schizofrenie nate da restrizioni religiose e sociali burocratizzate i veri protagonisti del film.

Così, le tragiche vicissitudini della giovane Pari, obbligata a prostituirsi per pagare l’affitto dopo che il marito tossicomane si è preso un ergastolo, raccontano la stessa storia della bassezza del giudice della Corte islamica cui lei si rivolge per il divorzio. Lui accetta di occuparsene in cambio di favori sessuali. C’è poi il suocero della vicina di casa, che passa la giornata a guardare donne seminude in televisione per cambiare canale e fingersi interessato ai programmi di religione – «Le donne sono sante», dice un mullah sullo schermo, turbante in testa e sorriso – quando qualcuno compare alle sue spalle in salotto. Le trame dei protagonisti si intrecciano con le ansie di Babak, musicista che si trova nei guai dopo l’avventura di una notte con una sconosciuta: la futura sposa di qualcuno apparentemente potente e pericoloso gli dice chiaramente che se non trova i soldi per pagarle l’operazione per la ricostruzione dell’imene, il suo fidanzato lo ucciderà.

Sono storie che raccontano la stessa doppia morale e gli stessi double standard che hanno portato in strada, per altre ragioni, migliaia di persone all’inizio dell’anno in decine di città iraniane. Gridavano contro la corruzione e l’incapacità di una classe religioso-politica che chiede sacrifici economici a un Paese affaticato da riforme dolorose, mentre i suoi membri ammassano fortune miliardarie e costruiscono imperi finanziari.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » ven feb 16, 2018 9:38 pm

Coki e nasi ixlam - Omosessualità e nazismo islamico
viewtopic.php?f=188&t=2341


Sessualità nell'Islam
viewtopic.php?f=188&t=2730
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » ven mar 09, 2018 8:44 pm

I DEVASTANTI MODELLI FEMMINILI IN CUI E' CRESCIUTA E INDOTTRINATA AHED TAMIMI
Di Olga Deutsch
09/03/2018

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 0428284680

Tutti parlano di Ahed Tamimi, la 17enne palestinese attualmente sotto processo in Israele con l’accusa, fra l’altro, di istigazione al terrorismo e reiterate aggressioni a calci, pugni, insulti e sputi contro soldati israeliani (sempre calcolatamente davanti alle telecamere). La ragazza viene celebrata un po’ dappertutto come una’icona della protesta, una “Rosa Parker della Palestina”, una novella Giovanna d’Arco. Ma è lecito descrivere Ahed Tamimi come una donna indipendente e risoluta, esemplare come le eroine a cui viene paragonata? O non si tratta piuttosto di una ragazzina la cui ingenuità e giovane età sono state a lungo abusate, sin da quando era bambina, con un’opera di indottrinamento dogmatico?

Quali sono i personaggi femminili che fungono da modelli nella società palestinese per le giovani come Ahed Tamimi e tante altre?

Nel settembre 2017 Ahed Tamimi parlò al Parlamento Europeo nel corso di un evento dedicato al “Ruolo delle donne nella lotta popolare palestinese”, a fianco di Leila Khaled, terrorista e dirottatrice di aerei del FPLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina). In quell’occasione, Khaled dichiarò: “Non può esserci pace finché c’è anche un solo sionista sul nostro suolo”. Parole che evidentemente riecheggiano in quelle pronunciate da Ahed Tamimi a metà dicembre (video-registrate e diffuse on-line da sua madre), quando disse: “Che si tratti di pugnalate, attentati suicidi o lanci di pietre, tutti devono fare qualcosa e unirsi affinché il nostro messaggio raggiunga coloro che vogliono liberare la Palestina”. In effetti, la giovane stessa proclamò in quell’evento che “ci sono molti simboli, molte donne palestinesi che resistono, che si oppongono. Abbiamo Leila Khaled. Noi ammiriamo tutte queste donne perché mostrano la perseveranza, la resistenza, questo impegno per la causa, e sono esempi fantastici per le donne in Palestina”.

Un’altra eminente palestinese, Rula Abu Duhou, è stata incarcerata “per la sua partecipazione all’assassinio di un civile israeliano innocente”. Dopo la scarcerazione, Duhou ha dichiarato: “Non sono per nulla dispiaciuta di quello che ho fatto. Al contrario, ne sono fiera. E vorrei poter fare di più per il mio paese”. Attualmente è membro di facoltà presso l’Istituto di Studi sulle Donne dell’Università di Birzeit, presso Ramallah.

La “resistenza” violenta non è l’unico ruolo assegnato alle donne palestinesi. Una parente di Ahed Tamimi, Manal Tamimi, nota per i suoi proclami incendiari e violentemente antisemiti, ha dichiarato in un’intervista che “le donne sono il pilastro principale della casa palestinese. Le donne palestinesi stanno allevando la nuova generazione piantandovi i semi della resistenza, insegnano ai loro figli come combattere, come essere forti. Persino gli uomini traggono le loro forze dalla forza delle donne”.

Ahed Tamimi ha riecheggiato questo concetto davanti al Parlamento Europeo quando ha parlato del “ruolo molto importante delle donne palestinesi nella lotta palestinese” e ha aggiunto: “Normalmente le donne devono crescere i figli e trasmettere loro i valori: se trasmettono l’importanza della lotta palestinese, allora possono passarla alle prossime generazioni”.

Ahed Tamimi è stata anche cresciuta nell’ammirazione per la zia Ahlam Tamimi, una terrorista stragista che si è vantata in tv del numero di vittime innocenti che è riuscita a causare nell’attentato alla pizzeria Sbarro di Gerusalemme del 2001.

Di fronte a una tale celebrazione romanticizzata della violenza e del terrorismo, non sorprende che giovani come Ahed Tamimi si diano al lancio pietre e molotov e invochino assassinii e stragi. Nel suo caso, il messaggio è stato alimentato da genitori che l’hanno spronata fin dall’infanzia a prendere parte alle violenze. Alle ragazze e alle donne viene insegnato che l’unico modo per conseguire la leadership femminile è abbracciare la violenza. I valori dell’autoaffermazione e dell’uguaglianza delle donne sono, nel migliore dei casi, subordinati.

Spesso dimentichiamo che Ahed Tamimi è solo una giovane adolescente alla ricerca di un suo ruolo e desiderosa di lasciare un segno. Quindi bisognerebbe stare molto attenti ad esaltarla come un simbolo. Facendola diventare un’icona, si indulge e in definitiva si perpetua un’immagine distorta dell’autoaffermazione femminile. E ci si rende complici della strumentalizzazione di cui è stata oggetto fin dall’infanzia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » ven mar 09, 2018 9:01 pm

Iran, condannata a due anni di prigione per essersi tolta il velo
2018/03/08

http://www.lastampa.it/2018/03/08/ester ... agina.html

Una donna iraniana è stata condannata a due anni di carcere per essersi tolta il velo in pubblico. Lo hijab, il velo che copre i capelli, è obbligatorio in Iran. Il nome della donna non è stato reso noto. E’ stata condannata per aver «incoraggiato la corruzione morale», come ha precisato il procuratore di Teheran, Abbas Jafari-Dolatabadi. La donna sconterà però soltanto tre mesi della pena «per motivi di salute».

Dopo le proteste di inizio anno, represse dal regime, decine di donne si sono tolte il velo nelle strade di Teheran, come forma di protesta, e hanno dato vita a piccole manifestazioni. Almeno una ventina sono state arrestate e alcune rinviate a giudizio. La maggior parte è stata poi rilasciata.

Ma oggi, proprio nella giornata dell’8 marzo, è arrivata la prima condanna. Il movimento di protesta è nato dalla «ragazza dal velo bianco», che durante le manifestazioni di massa si era tolta il foulard bianco e lo aveva sventolato come una bandiera, simbolo di liberazione. Anche lei è stata arrestata e poi rilasciata.

Da allora molte iraniane indossano apposta foulard bianchi in segno di protesta con le leggi islamiche che regolano l’abbigliamento, che deve essere «modesto» e non mostrare le forme del corpo. La regola più rigida è proprio quella che impone di coprire i capelli. La polizia religiosa pattuglia le strade per imporre il rispetto delle regole, ma dopo l’elezione del riformatore Hassan Rohani i costumi si erano «rilassati». Dopo le proteste di dicembre e gennaio il regime ha imposto di nuovo un rispetto rigido delle norme.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » sab mar 10, 2018 1:35 pm

Assolto in Svezia un uomo accusato di violenze sulla moglie:”sono i principi della Sharia
di Cesare Sacchetti
2018/03/09

https://lacrunadellago.net/2018/03/09/a ... lla-sharia


Mentre solamente ieri le donne di tutto il mondo marciavano per chiedere più diritti in difesa dell’eguaglianza di genere, dalla Svezia arriva una storia sconvolgente, una di quelle che grida vendetta sulla violenza alle donne. E’ la storia di Maryam Jassem, una 26enne residente in Svezia, che ha denunciato il marito per abusi e violenze.

La donna ha accusato il marito di averla colpita al volto con una scarpa, di averle tirato i capelli e schiaffeggiata fino ad arrivare ad essere sospettato di tentato omicidio nei confronti della moglie.

Maryam, dopo la serie di violenze subite, aveva deciso di sporgere denuncia e aspettava in questi giorni la pronuncia della corte distrettuale di Sonar, e quando è arrivata la sentenza per lei è stato come rivivere di nuovo l’incubo degli abusi.

I giudici del tribunale svedese non hanno ritenuto “credibile” la versione della donna sulla base del fatto che l’uomo accusato provenisse da una “buona famiglia” e quindi Maryam per risolvere la questione avrebbe dovuto rivolgersi alla famiglia del marito.

Tutto questo perchè, secondo i giudici svedesi, la donna non si è sposata secondo i principi giuridici di riferimento del diritto matrimoniale svedese, ma in osservanza ai precetti della Sharia, il codice islamico che deriva direttamente dal libro sacro dell’Islam, il Corano.

Il dispositivo della sentenza chiarisce proprio questo aspetto, ricostruendo la vicenda familiare di Maryam e di suo marito, che hanno celebrato il proprio matrimonio 7 anni fa circa secondo i principi della legge islamica.

Per i giudici “la normalità in questi circoli è che una donna informi la famiglia del marito dei maltrattamenti subiti, per poter risolvere questione nel contesto familiare. Il fatto che la donna si sia rivolta alle autorità di polizia, ha ridotto la sua credibilità.”

Quindi il sistema penale svedese di fatto si trova a penalizzare la vittima che trova il coraggio di denunciare le violenze alla polizia, piuttosto che cercare di proteggere quelle donne succubi di principi religiosi in aperta opposizione alle leggi dello stato svedese.

Il caso non ha mancato di sollevare feroci polemiche nel paese, ed è emerso successivamente che a fare parte della corte incaricata di pronunciarsi sul caso, erano Ebtisam Aldebe e Hasan Fransson, entrambi nominati in quel ruolo dal partito Centerpartiet, il partito di centro svedese di ispirazione liberale.

In particolare Ebtisam Aldebe, non aveva nascosto in passato le sue idee riguardo al rapporto tra Islam e leggi svedesi, sostenendo che fossero le seconde a doversi adattare al primo e che la Svezia dovesse pertanto passare all’applicazione diretta della Sharia.

Il direttivo del Centerpartiet ha espulso entrambi dal partito, ma resta il fatto che Maryam Jassem si è trovata ad essere sottoposta al giudizio di persone che sostengono dichiaratamente la prevalenza del diritto islamico su quello svedese.

Questa sentenza rappresenta probabilmente un inedito giuridico nel quadro del diritto europeo, nel quale delle leggi straniere in netto contrasto con quelle degli stati membri dell’UE, arrivano a prevalere sul diritto nazionale, in questo caso quello svedese.

La donna vittima degli abusi, ancora sconvolta dalla sentenza, ha rilasciato alcune dichiarazioni in questi giorni esternando tutto il suo sconcerto che l’ha portata a definire quanto accaduto “basso e poco professionale”.

Ha anche aggiunto che non vuole che “la Svezia diventi come il Medio Oriente” perchè in tal caso “sarebbe un disastro se questi valori diventino quelli di riferimento nei tribunali svedesi”.

L’8 marzo ieri è passato tra le marce dei movimenti delle donne che chiedono più diritti. Nessuno di questi ha però avuto una parola per il caso di Maryam. Le donne islamiche vittime della violenza della Sharia in Europa sono sole.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » sab mar 17, 2018 4:39 pm

PER NON DIMENTICARE - Ayaan Hirsi Ali, L’infedele

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8257661927

Poi toccò a me. Ormai ero terrorizzata.
- Quando avremo tolto questo “kintir” (clitoride) tu e tua sorella sarete pure.- Dalle parole della nonna e degli strani gesti che faceva con la mano, sembrava che quell’orribile kintir, il mio clitoride, dovesse un giorno crescere fino a penzolarmi tra le gambe. Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo... Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un circoncisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare…Vidi le forbici scendere tra le mie gambe e l’uomo tagliò piccole labbra e clitoride. Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne. Un dolore lancinante, indescrivibile e urlai in maniera quasi disumana. Poi vennero i punti: il lungo ago spuntato spinto goffamente nelle mie grandi labbra sanguinanti, le mie grida piene di orrore … Terminata la sutura l’uomo spezzò il filo con i denti… Ricordo le urla strazianti di Haweya, anche se era più piccola, aveva quattro anni, scalciò più di me per cercare di liberarsi dalla presa della nonna, ma servì solo a procurarle brutti tagli sulle gambe di cui portò le cicatrici tutta la vita.
Mi addormentai, credo, perché solo molto più tardi mi resi conto che le mie gambe erano state legate insieme, per impedire i movimenti e facilitare la cicatrizzazione (dato che c’è stata una perdita di sostanza, clitoride e piccole labbra, le gambe legate insieme permettono la cicatrizzazione, ma la cicatrizzazione avviene in retrazione. Non c’è più tutto il tessuto necessario perché le gambe possano essere divaricate completamente. Nessuna farà più la spaccata. Anche dare un calcio a un pallone può essere impossibile, come andare a cavallo o, nei casi più gravi, nuotare a rana. Nei casi più gravi, dove infezioni riducono ulteriormente il tessuto, le donne non possono più divaricare le gambe per accovacciarsi e urinare e, dove non esistono water, devono urinare dalla posizione in piedi con l’orina che cola tra le gambe, cola un filino alla volta, una goccia alla volta.) Era buio e mi scoppiava la vescica, ma sentivo troppo male per fare pipì. Il dolore acuto era ancora lì e le mie gambe erano coperte di sangue. Sudavo ed ero scossa dai brividi. Soltanto il giorno dopo la nonna mi convinse a orinare almeno un pochino. Oramai mi faceva male tutto. Finché ero rimasta sdraiata immobile il dolore aveva continuato a martellare penosamente, ma quando urinai la fitta fu acuta come nel momento in cui mi avevano tagliata. Impiegammo circa due settimane a riprenderci. La nonna accorreva al primo gemito angosciato. Dopo la tortura di ogni minzione ci lavava con cura la ferita con acqua tiepida e la tamponava con un liquido violaceo, poi ci legava di nuovo le gambe e ci raccomandava di restare assolutamente ferme o ci saremmo lacerate e allora avrebbe dovuto chiamare quell’uomo a cucirci di nuovo. Lui venne dopo una settimana per esaminarci. Haweya doveva essere ricucita. Si era lacerata urinando e lottando con la nonna…L’uomo ritornò a togliere il filo dalla mia ferita. Ancora una volta furono atroci dolori per estrarre i punti usò una pinzetta. Li strappò bruscamente mentre di nuovo la nonna e altre due donne mi tenevano ferma. Ma dopo questo anche se avevo una ruvida spessa cicatrice tra le gambe che faceva male se mi muovevo troppo, almeno non fui più costretta a restare sdraiata tutto il giorno con le gambe legate. Haweya dovette attendere un’altra settimana e ci vollero quattro donne per tenerla ferma… Non dimenticherò mai il panico sul suo viso e nella sua voce…Da allora non fu più la stessa…aveva incubi orribili. La mia sorellina un tempo allegra e giocosa cambiò. A volte si limitava a fissare il vuoto per ore. (svilupperà una psicosi) … cominciammo a bagnare il letto dopo la circoncisione."
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » mer set 19, 2018 2:14 am

Italia: violenza contro le donne nelle famiglie musulmane
Cronaca di Karima Moual
Titolo: «'Noi ragazze musulmane cresciute a pane e botte'»
Testata: La Stampa - Pagina: 11
Data: 18 settembre 2018

Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=72072

«Sono tutti scandalizzati per l’ennesima storia di una ragazza marocchina picchiata dal padre, perché fin troppo legata ai suoi amici italiani, oltre agli usi e costumi occidentali.
Oh, ma quando si sveglieranno a capire che per tutte le ragazze musulmane che vogliono un minimo di libertà, questa è la prassi?». Sono le parole di Soltana in poche righe, su uno dei tanti gruppi di Facebook, ormai spazio di molte giovani musulmane, per sfogarsi, scambiarsi consigli e consolarsi a vicenda.

E Soltana, pachistana di 17 anni, riesce a sintetizzare un dramma fin troppo rinchiuso tra le mura di casa, urlato nella propria lingua di origine ma tradotto a bassa voce in italiano, solo a poche amiche intime italiane. Un dramma che affiora in pubblico solo grazie alle poche che riescono a ribellarsi e denunciare. Ma se l’iniziativa che ci arriva da Soresina - la giovane marocchina di 16 anni, che ha trovato il coraggio per chiamare i carabinieri - per noi è la normalità, per le tante ragazze musulmane è invece qualcosa di straordinario.

Samira, 20 anni, genitori marocchini, ma lei nata in Italia, lo spiega Samira, 20 anni, genitori marocchini, ma lei nata in Italia, lo spiega così: «Non c’è alternativa: per schivare le botte o ci si sottomette o si vive una vita parallela. È una regola che tutte noi conosciamo bene. Denunciare significa fare tabula rasa di tutte le tue radici. Viviamo a pane e maltrattamenti per un’ora in più fuori casa, un ragazzo troppo vicino, un jeans troppo attillato, figuriamoci uscire la sera o sognare un fidanzato italiano. Viviamo una sofferenza difficile da superare e che nemmeno possiamo raccontare a tutti».

Mentire per sopravvivere
E allora come fare? Fatima, 18 anni, genitori egiziani ma anche lei nata in Italia, usa una sola parola: mentire. «Ho 18 anni - spiega - ma per i miei genitori sarò maggiorenne solo una volta sposata. Che poi, anche lì, so che per cultura dovrò passare nelle mani di un altro padrone, il mio futuro marito, che dovrà essere per forza di fede musulmana. Prego quindi di trovare un marito, amico e complice e non padrone. Praticamente un miracolo considerando come veniamo educati tra maschi e femmine. Ho una storia con un ragazzo italiano, tutta vissuta di nascosto e con la mia consapevolezza che mai potrà proseguire seriamente».
«Nel frattempo però - spiega ancora Fatima- per respirare un po’ di libertà non mi resta che mentire. Come facciamo un po’ tutte noi che ci va stretta la vita che i nostri genitori continuano a cucirci addosso, in un Paese che viaggia su altri binari». Ed è proprio così, una vita parallela piena di menzogne, come spiegano in tante. Shereen, 19 anni anche lei di origine egiziana, racconta: «Lo sai come faccio per godermi ad esempio una banale minigonna? Me la faccio portare dalla mia amica italiana, e la indosso in treno mentre viaggio per andare a scuola a 45 chilometri di distanza da casa mia. Tante volte penso che la mia vita sia un travestimento continuo ma non ho altra scelta».

Ma fino a quando durerà questo travestimento, e questa vita parallela che vivono genitori da una parte e le figlie ribelli dall’altra, senza mai che queste ultime possano effettivamente presentarsi a viso scoperto? Sicuramente la strada è ancora molto lunga, perché siamo solo alla prima fase e lo scontro è fin troppo violento. Molte quindi, si accontentano di quei pochi attimi di libertà rubata, per poi sottomettersi e accogliere come il proprio destino la volontà del genitore di vederle sposate con un connazionale. Mentre virare per una vita tutta italiana, è ancora di rottura estrema che poche riescono a intraprendere.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » ven nov 09, 2018 8:40 pm

Appello alle giovani italiane che si convertono all’islam per amore di un musulmano: questi matrimoni non funzionano a meno che lui non sia veramente laico
Magdi Cristiano Allam
9 novembre 2018

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 8654234712

Cari amici, nel giro di poche ore ho conosciuto due casi di ragazze italiane innamorate di giovani musulmani, che da un giorno all’altro si spersonalizzano, rinnegano tutto ciò che erano e in cui hanno creduto, si convertono all’islam, indossano il velo e pregano regolarmente cinque volte al giorno, si sottomettono al loro uomo, fanno tutto ciò che lui ordina.
In passato ho conosciuto diversi casi simili. Tutti finiti male. Dopo averla presentata alla sua famiglia e dopo aver contratto il matrimonio islamico che di fatto sancisce la riduzione della moglie a una proprietà del marito, ciò che interessa a questi giovani islamici è ottenere la cittadinanza italiana e spillare soldi a lei e alla sua famiglia. Se poi ci sono di mezzo anche dei figli, ebbene i figli vengono usati come arma micidiale per ricattare la madre e costringerla a subire ogni forma di vessazione. Compresa la coabitazione con una seconda o una terza moglie nel contesto della poligamia che è pienamente legittimata da Allah ed è stata pratu
Ovviamente ci sono le eccezioni. Io mi sono sposato da musulmano con una moglie italiana. Ma sono sempre stato un musulmano sostanzialmente laico. Ho dato nomi italiani ai miei figli, li ho fatti battezzare, hanno seguito l’ora di religione a scuola. Ho sempre anteposto il bene dei miei figli a qualsiasi prescrizione islamica. Ci sono certamente altri casi di matrimoni misti tra musulmani e cristiane o tra cristiani e musulmane che funzionano bene. E so bene che possono andare bene solo se il musulmano o la musulmana sono laici, cioè antepongono la ragione e il cuore a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto. Cominciando dal non esigere che il marito cristiano sia costretto a convertirsi all’islam per poter sposare una musulmana, così come prescrive la sharia, la legge islamica.
Ma sono delle eccezioni. Nella gran parte dei casi si registra lo scontro tra due concezioni inconciliabili della vita, della famiglia, della donna, dei figli, della persona, dell’educazione, della religione. Perché l’islam è totalmente incompatibile con le nostre leggi laiche, con le regole su cui si fonda la civile convivenza, con i valori della sacralità della vita, della pari dignità tra uomo e donna, della libertà di scelta che sostanziano la nostra civiltà.

Cari amici, invito le donne italiane che hanno subito soprusi, violenze, ingiustizie, perdita dei loro beni, sottrazione dei figli, a seguito di un rapporto amoroso con un musulmano a rendere pubblica la propria storia. Affinché la loro testimonianza possa essere di monito ad altre donne italiane. Invito queste donne italiane a dar vita ad una associazione affinché diventi un punto di riferimento per tutte le donne italiane che dall’amore per un musulmano finiscono per perdere la loro dignità e libertà, talvolta i loro beni e perfino la loro vita.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » lun mar 04, 2019 8:32 pm

???

Il grande imam: "La poligamia è un'ingiustizia sulle donne"
Redazione - Lun, 04/03/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 56021.html

Una dichiarazione dirompente che sta scatenando un grande dibattito nel mondo islamico.

Le parole del grande imam di al Azhar, la massima autorità dell'islam sunnita, Ahmed al Tayeb, entrano nel vivo di una questione considerata scottante in Occidente e incompatibile con le nostre norme e il nostro stile di vita: la poligamia.
Il grande imam l'ha definita «spesso un'ingiustizia per le donne e per i figli».

???
La pratica - ha spiegato su Twitter e nel suo programma tv settimanale - è il risultato di «una mancanza di comprensione del Corano e della tradizione del Profeta». Nella puntata di venerdì, il capo della prestigiosa università egiziana che il mese scorso si è incontrato con Papa Francesco ad Abu Dhabi ha inoltre insistito che «coloro che sostengono che il matrimonio debba essere poligamo sono tutti in errore».
Il Corano - ha spiegato - prescrive che per fare in modo che un musulmano abbia più mogli «debba obbedire alle condizioni di equità» e «se c'è ingiustizia è proibito avere più mogli».
???

Le reazioni non si sono fatte attendere. E molti commenti infuocati si sono alzati contro il grande imam. Perciò al Tayeb ha chiarito in seguito di non aver chiesto la messa al bando della poligamia.
Il grande imam, che con il Papa ha firmato un impegno non solo per la pace ma anche per maggiori tutele per la donna, ha affermato che le questioni femminili sono destinate a essere rinnovate. «Le donne rappresentano la metà della società, se non ci prendiamo cura di loro è come se camminassimo su un solo piede», ha scritto nelle sue osservazioni pubblicate su Twitter. L'approccio del grande imam è stato accolto favorevolmente dal Consiglio nazionale egiziano per le donne. «La religione musulmana onora le donne, ha portato giustizia e molti diritti che non esistevano prima», ha detto la presidente Maya Morsi. Ritenuto un moderato, al Tayeb è spesso ospite dei meeting sul dialogo interreligioso ma una sua dichiarazione qualche anno fa fece parecchio discutere (stavolta il mondo occidentale) dopo che il grande imam aveva definito le parole di condanna di Benedetto XVI sull'attentato del Capodanno 2011 ad una chiesa copta ad Alessandria d'Egitto «un intervento inaccettabile negli affari dell'Egitto».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ła dona entel mondo arabo e non arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom mar 17, 2019 9:28 pm

Salvini contro padre padrone marocchino: "Torna al tuo paese"
Federico Garau - Dom, 17/03/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 64283.html

Il vicepremier ha voluto citare l’episodio della ragazza marocchina investita dal padre perché troppo aderente ai modi “occidentali”: “Qui sulla libertà delle donne di vestirsi come vogliono, non si torna indietro”

Anche il vicepremier Matteo Salvini è voluto intervenire a proposito del violento episodio di cui si è reso protagonista il padre di Meryan, la ragazza da lui investita mentre si stava recando ad un colloquio di lavoro.

Il marocchino 50enne El Moustafa Hayan mal sopportava la volontà della figlia di vivere in modo emancipato e troppo aderente agli usi “occidentali”, ed il suo gesto estremo è stato il culmine di un conflitto familiare che andava avanti da tempo. Dopo aver raggiunto in auto Meryan, che si stava recando alla stazione per prendere un treno che l’avrebbe condotta al sopra citato colloquio, l’uomo le avrebbe intimato di salire prima di compiere l’insano gesto.

Ora la ragazza sta bene e cerca solo di lasciarsi alle spalle quella terribile vicenda, mentre il padre si trova dietro le sbarre con l’accusa di maltrattamenti e tentato omicidio. A lui è indirizzato il messaggio di Matteo Salvini, impegnato a Melfi nella campagna elettorale per la regione Basilicata. “Se pensi che qui si torna indietro sulla libertà delle donne, torna al tuo paese”, tuona il ministro dell’Interno, come riportato da Repubblica. “Qui sulla libertà delle donne di vestirsi come vogliono, con la gonna o la minigonna, non si torna indietro”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Razzismo e discriminazione - diritti umani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti