La donna nel mondo arabo e non, islamico, mussulmano

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Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:44 pm

La donna nel mondo arabo e non, islamico, mussulmano

viewtopic.php?f=24&t=1333

Che sia vero ???
http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del ... ll%27Islam
La storia della donna nell'Islam è definita tanto dai testi islamici, quanto dalla storia e cultura del mondo musulmano. In base al Corano, il testo sacro islamico, le donne sono uguali agli uomini di fronte a Dio. La Shari'a (Legge islamica) include differenze tra i ruoli di genere, i diritti e gli obblighi della donna e dell'uomo.
Gli interpreti dei testi giuridici islamici hanno diversi giudizi circa l'interpretazione delle norme religiose sulla condizione della donna. Secondo i più conservatori, le differenze tra uomo e donna sono dovute ad un diverso status e responsabilità dei due, mentre il liberalismo musulmano, il femminismo islamico ed altri gruppi hanno argomentato a favore di interpretazioni egalitarie, più originali ed espressive.

La condizione della donna nell'Islam, circa i ruoli e le responsabilità delle donne all'interno delle società di cultura prevalente musulmana dipende grandemente da paese a paese. I paesi a maggioranza musulmana concedono alla donna vari gradi di diritti riguardo a matrimonio, divorzio, diritti civili, status legale, abbigliamento ed istruzione, in base a diverse interpretazioni della dottrina islamica e dei principi di laicità. Tali paesi presentano alcune donne in alte posizioni politiche, ed hanno eletto diversi capi di Stato donna.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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La donna nel mondo arabo e non, islamico, mussulmano

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:46 pm

???

L'imperatore turco Ulugh Bey ( 1393-1449), eminente scienziato, fece scolpire sulle facciate delle università da lui fondate a Bukhara e a Samarkanda il detto del Profeta Maometto:

I N T R O D U Z I O N E
il detto del Profeta Maometto:

"Uomo o donna, ogni musulmano deve studiare le scienze".

http://www.scuolastataletasso.it/ALLEGA ... AMISMO.pdf


Secondo la pakistana Riffat Hassan, docente presso l'Università di Louisville, negli Stati Uniti, pioniera della teologia femminista islamica : “ tutte le fonti su cui si basa la tradizione islamica, (Corano, Sunna, Hadith (i detti del Profeta), Fiqh (il diritto canonico) sono stati interpretati soltanto da uomini musulmani La teologa Riffat Hassan sono stati interpretati soltanto da uomini musulmani che si sono arrogati il compito di definire da un punto di vista ontologico, teologico, sociologico ed escatologico, lo status delle donne .
Moltissimo di quanto circola sotto il nome di Islam è una interpretazione patriarcale dell'Islam, la cui influenza sulla vita delle donne musulmane è stata incalcolabile”.

"
Se il marito guarda con amore la moglie e la moglie guarda con amore il marito, Dio guarda con amore entrambi"
Il Profeta Maometto
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:46 pm

???

La condizione della donna è una delle realtà dell’Islam che più sconcertano l’Occidente
http://www.ilpaesedeibambinichesorridon ... _islam.htm


La condizione della donna è una delle realtà dell’Islam che più sconcertano l’Occidente. Dal punto di vista religioso non sembrano esserci problemi; per la legge islamica la donna è ontologicamente uguale all’uomo, ha gli stessi doveri, non c’è per essa alcuna discriminazione nella vita eterna che l’attende dopo la morte. I problemi cominciano quando dal campo religioso si passa a quello sociale. Stabilisce infatti il Corano: «gli uomini sono preposti alle donne perché Dio ha prescelto alcuni esseri sugli altri e perché essi donano dei loro beni per mantenerle.»
Questo significa, in pratica, che la donna, finché rimane in famiglia, è sottoposta all’autorità del padre e dopo, quando si sposa, passa sotto l’autorità del marito. Paradossalmente esclusa da questa tutela è la nubile non più giovane che può in tutto e per tutto gestirsi senza dipendere dall'altrui beneplacito. Naturalmente, nel mondo islamico, le donne non vivono una condizione di libertà uguale in tutti i Paesi, per cui per parlare dei diritti delle donne islamiche occorre fare delle distinzioni.In alcuni Stati esse hanno ormai ottenuto parecchi privilegi una volta destinati quasi esclusivamente agli uomini, ma negli Stati più tradizionalisti e in quelli che mirano alla reintroduzione a pieno titolo della sharīa, dove le norme del Corano sono interpretate ed applicate in maniera più rigida ed estrema, le donne non vivono una situazione egualitaria in termini di libertà, e sono considerate ad un livello inferiore rispetto all’uomo.
Così, in virtù di questo precetto, le donne sono private persino dei fondamentali diritti umani e civili: non godono della libertà di spostamento, della libertà di espressione e di parola; non possono procedere negli studi né tanto meno fare carriera o ricoprire cariche o posizioni di responsabilità in campo civile o religioso. Non possono decidere il proprio destino né quello dei propri figli e sono totalmente sottomesse all'uomo, da cui possono venire ripudiate (e non viceversa). Sono eventualmente costrette a convivere con altre mogli scelte dall'uomo; e sono obbligate a coprire il proprio corpo e spesso anche il viso. La poligamia è lecita e prevista dal Corano per gli uomini. Secondo il Corano l'uomo può ripudiare la moglie e non v'è nessun accenno che la moglie possa farlo nei confronti del marito. Esso prescrive che le credenti abbassino gli sguardi e custodiscano le loro vergogne, non mostrino troppo le loro parti belle ad altri che agli uomini della famiglia e non battano i piedi sì da mostrare le loro parti nascoste.
Secondo un'usanza che è precedente al Corano proibirebbe alla donne di mostrare il volto e quindi avrebbe giustificato nei tempi passati l'esistenza dei ginecei (harem) in cui erano rinchiuse le donne, custodite nel caso di personalità di grande ricchezza, da guardiani evirati, nonché l'uso oggi in certi Stati islamici di vesti che coprono interamente il viso.La tragedia Americana dell’11 settembre, con le migliaia di vittime del Terrorismo islamico, ha riproposto drammaticamente il tema dei rapporti tra Oriente e Occidente e richiamato l’attenzione sulla situazione della vita all’interno di paesi di religione musulmana.La curiosità e gli interrogativi maggiori di noi europei, riguardano il ruolo della donna nei paesi dell’Islam .Le donne che vediamo in televisione o nelle fotografie dei giornali, interamente coperte dalle loro vesti e con il velo che copre i loro visi ci fanno immaginare una realtà contemporanea diversa dalla nostra, con un mondo femminile completamente sottomesso a quello maschile. C’è stata, sicuramente, una certa evoluzione negli ultimi anni e le donne hanno assunto ruoli pubblici e professionali proibiti in passato, ma la tradizione vuole una donna considerata inferiore all’uomo resiste tuttora.
Rimane un retaggio di un mondo passato anche se si aprono particolarmente in alcuni paesi prospettive di cambiamento, mentre in altri si devono fare i conti con regimi repressivi dove alle donne è vietato uscire dalle case senza autorizzazione e sono in pratica sepolte sotto i burqua , quelle vesti che coprono anche gli occhi. In altri paesi la situazione è molto differente e la presenza femminile è ormai simile a quella che si riscontra nel resto del mondo, ma ci sono settori rimasti inaccessibili alla partecipazione femminile, quali l’esercito, la burocrazia, la giustizia. L’obbligo del velo nella maggior parte dei paesi islamici è tuttavia ancora presente, e di questa imposizione si è occupato anche Amnesty International in un rapporto sulla donna nel 1995.
Nella società occidentale il velo delle donne islamiche viene interpretato come simbolo dell’oppressione e allo stesso tempo dell’arretratezza della società di quei paesi che l’impongono. Un altro problema è quello della dignità matrimoniale: la donna spesso viene assegnata ad un giovane. Il matrimonio è combinato dai genitori e i figli devono sottostare senza possibilità di dissenso. L’idea della donna, nei paesi dell’Islam, sia considerata un essere inferiore e debole è assai diffuso anche nella letteratura.Già nel 1859 Gustav Flaubert in una lettera alla sua amica Louis Colet così scriveva : “La donna orientale è una macchina e niente più; non trova differenza tra un uomo e un altro uomo”.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:47 pm

Madre

http://www.islam-guide.com/it/frm-ch3-13.htm

L'Islam incoraggia il marito nel trattare bene sua moglie, come dice il profeta Mohammed: {Il migliore tra di voi è quello che è il migliore con la sua moglie.}
Nell'Islam la figura materna è molto rispettata.
L'Islam raccomanda di trattarla nel miglior modo.
Un uomo giunse dal profeta Mohammed dicendo: “O messaggero di Dio! Chi tra il popolo è la persona più importante?” Il profeta disse: {Tua madre.} L'uomo disse: “E dopo?” Il profeta disse: {Tua madre.} L'uomo chiese ancora: “E dopo?” Il profeta disse: {Tua madre.} L'uomo chiese ancora: “E dopo?” Il profeta disse: {Tuo padre.}
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:47 pm

???

Sebbene alcuni accenni del Corano rimandano a una posizione formalmente paritaria, sono diversi gli elementi che portano a pensare a una posizione svantaggiata della donna nell'islam:


http://it.cathopedia.org/wiki/Condizion ... ll%27Islam

Complessivamente, sotto diversi aspetti, la condizione della donna nell'Islam rimanda a una "antropologia culturale e religiosa profondamente diversa" da quella cristiana (CEI, 2005, I matrimoni tra cattolici e musulmani in Italia, 4). Sebbene alcuni accenni del Corano rimandano a una posizione formalmente paritaria, sono diversi gli elementi che portano a pensare a una posizione svantaggiata della donna nell'islam:

secondo numerosi detti, la maggior parte delle persone dannate nell'eternità sono donne, a causa della loro mancanza di fede, intelletto e gratitudine verso i mariti;
le donne non sono incoraggiate a partecipare alla preghiera pubblica nella moschea, e quando lo fanno la loro posizione fisica è separata e subalterna all'assemblea maschile;
dal punto di vista giuridico la loro posizione è dimezzata rispetto agli uomini quanto alla testimonianza legale e all'eredità;
numerosi elementi disparitari sono ravvisabili nel diritto matrimoniale islamico;
in molti paesi africani esiste la prassi della mutilazione genitale femminile, debolmente suffragata da un detto di Maometto;
le donne hanno l'obbligo di portare il velo.



Donne e inferno

Diversi detti attribuiti a Maometto riferiscono la sua convinzione che la maggior parte delle persone dannate all'inferno sono donne, a causa della loro mancanza di fede, intelletto e gratitudine verso i mariti.
Un detto tardivo afferma che "considerando 99 donne, una è in paradiso e il resto è all'inferno" (Kanz al-ummal, 22.10).
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:48 pm

La donna nell’Islam

http://www.islamicbulletin.org/italian/ ... aliano.pdf
http://www.islamicbulletin.com

Il maschilismo e la discriminazione tra i sessi non è nel Corano che non distingue tra uomo e donna, entrambi hanno uguali diritti. Prima della Rivelazione, la condizione della donna in tutta la penisola arabica era miserabile; la nascita di una bambina era considerata infamante ed era diffusa l’usanza di seppellire vive le
neonate. L’Islam ha condannato con forza e posto fine a tali usanze barbariche e crudeli.
Quasi duecento versetti del Santo Corano si occupano di posizione sociale, ruolo e responsabilità della donna.
La tradizione profetica:
Il Profeta Muhammad rispetta va profondamente le donne e diede l’esempio ai suoi discepoli, affinché
le rispettassero e fossero gentili e generosi con loro e diceva sempre:
“I migliori tra voi sono quelli che trattano bene le donne”, “Le donne sono uguali agli uomini”, “Il Paradiso giace sotto i piedi della madre”.
- Il Sacro Profeta mai alzò le mani su una donna; trattava tutte le donne con grande delicatezza e non solo quelle della sua famiglia. Le visitava qualora fossero malate. E loro potevano facilmente avvicinare il Profeta per porgergli domande ed esporgli le proprie difficoltà, ed egli le accoglieva sempre con gioia.
Egli insegnò che soltanto i vigliacchi picchiano le donne e disse:
“Gli uomini generosi rispettano le donne, mentre gli uomini vili mancano loro di rispetto e sono sgarbati con loro”.
E disse : “Nel distribuire tra i vostri figli siate giusti. Se io potessi scegliere dipreferire qualcuno, darei la precedenza alle donne sugli uomini”.
- Egli consultava le sue mogli e sua figlia Fatima su vari e questioni e ne accettasse i consigli. Si narra che ogni volta che qualcuno gli chiedeva la mano di sua figlia, lui la consultava e ascoltava la sua opinione.


http://www.islamicbulletin.com

Come la porta dell' inferno, e la madre di tutte le malattie umane
Dovrebbe vergognarsi al solo pensiero di essere una donna.
Dovrebbe vivere in continua penitenza a causa delle maledizione che ha portato nel mondo
-
Dovrebbe vergognarsi del suo vestito poi ché esso è il ricordo della sua caduta.
Dovrebbe in special modo vergognarsi della sua bellezza, poiché è lo strumento più potente del diavolo

Non solo la Chiesa affermò la condizione della donna come inferiore, ma la privò anche dei diritti legali di cui aveva in precedenza goduto.
Al contrario l'Islam, oltre 1400 anni fa, diede alla donna diritti paritari; il diritto di eredità, quello di possedere un'attività, di scegliersi il marito, di divorziare, di lavorare, il diritto all'educazione e molti altri diritti che l'Occidente non dà neppure oggigiorno. E’ pur vero, purtroppo, che in molti paesi di religione islamica la donna è maltrattata, segregata e torturata. Ma questi modi di comportarsi, derivano unicamente dall’ignoranza, che appartiene a molte persone indifferentemente dalla fede o dalla nazionalità.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:48 pm

L'ISLAM CONSIDERA LA DONNA INFERIORE ALL'UOMO: ECCO LE CONSEGUENZE PER CHI SPOSA UN MUSULMANO

http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2444

Una ragazza che si innamora di un islamico dovrebbe tenere a mente le 7 differenze giuridiche che priveranno della libertà lei e i suoi figli (anche se abitano in Occidente)

di Gianfranco Trabuio

Un approccio corretto alla conoscenza della antropologia culturale di popolazioni diverse da quelle occidentali, deve necessariamente fare riferimento alla religione di quelle popolazioni.
La dimensione religiosa è certamente quella più importante e più pervasiva presso tutti i popoli, per l'Islam addirittura è la religione che regolamenta anche la vita civile, il diritto civile e penale, la politica. [...]
La concezione occidentale dei diritti universali dell'uomo, come deliberati dall'ONU, non trova riscontro nelle legislazioni dei paesi musulmani. Tanto meno dopo le recenti rivoluzioni popolari che hanno portato al potere i partiti di ispirazione fondamentalista, rigidamente ancorati alla legislazione di derivazione coranica. [...]
E' opportuno illustrare, anche se brevemente, cosa si trova nei testi sacri dell'Islam, per esempio negli Hadith (sentenze) del profeta.
La considerazione di Muhammad per le donne: dagli hadith (editti) del profeta: [...]
Sahih Al Bukhari, Hadith 3826, narrato da Abu Said Al Khudri
Il Profeta disse: "Non è vero che la testimonianza di una donna equivalga alla metà di quella di un uomo?". La donna rispose: "Sì". Lui disse: "Il perché sta nella scarsezza di cervello della donna". [...]

L'AFFERMAZIONE SULLA INFERIORITÀ DELLA DONNA RISPETTO ALL'UOMO, HA CONSEGUENZE IMPORTANTI PER LA VITA DI TUTTI I GIORNI
Non ci si riferisce qui alle disuguaglianze che possono esistere a livello sociologico tra uomo e donna, queste sono purtroppo diffuse in tutte le società, nel mondo musulmano come in altre culture o civiltà. È necessario parlare della disuguaglianza giuridica, che ha delle conseguenze durature perché è normativa, spesso impedendo o comunque ritardando qualunque adeguamento alla mentalità dei musulmani e delle musulmane di oggi. [...]

1. LA DONNA HA SOLO IL RUOLO DI OGGETTO DI PIACERE E DI RIPRODUZIONE
C'è anzitutto una disparità nella possibilità di contrarre il matrimonio. All'uomo viene riconosciuta la possibilità di avere contemporaneamente fino a quattro mogli (poligamia), mentre alla donna viene negata la facoltà di sposare più di un uomo (poliandria). La poligamia legalmente sancita significa una differenza radicale tra uomo e donna. All'uomo dà la sensazione che la donna è fatta per il suo piacere e, al limite, che è una sua proprietà che può "arare" come vuole, come afferma letteralmente il Corano (sura della Vacca II, 223).
Se ha la possibilità materiale, ne "acquista" un'altra. La donna si trova in una condizione di sottomissione nel ruolo di oggetto di piacere e di riproduzione; questo ruolo è confermato dal fatto che non viene mai chiamata con il suo nome, ma sempre in relazione a un uomo: figlia di…, moglie di…,

2. I FIGLI NATI DA UN MUSULMANO SONO AUTOMATICAMENTE MUSULMANI (LA RELIGIONE DELLA MOGLIE NON CONTA)
La donna musulmana non può sposare un uomo di un'altra fede, a meno che questi non si converta prima all'Islam. Il divieto è dovuto al fatto che, nelle società patriarcali orientali, i figli adottano sempre la religione del padre. Ma è anche giustificato dal fatto che il padre è il garante dell'educazione religiosa dei figli, e quindi solo se è musulmano può assicurare la loro crescita secondo i principi islamici. Ricordo a questo proposito che i figli nati da un musulmano sono considerati a tutti gli effetti musulmani, anche se battezzati. Perciò ogni matrimonio misto (tra un musulmano e una cristiana o un'ebrea, gli unici due casi contemplati nella sharia) accresce numericamente la comunità musulmana e riduce la comunità non musulmana. Non mi soffermo in questa sede per approfondire questo argomento così tragico per le conseguenze delle mogli cristiane sposate a un musulmano. I fatti di cronaca sono lì a dimostrare quanta leggerezza, e ignoranza, ci sia da parte delle nostre donne e da parte della Chiesa cattolica nel contrarre e nel concedere la dispensa per questi matrimoni misti.

3. L'UOMO PUO' RIPUDIARE LA MOGLIE QUANDO E COME VUOLE (LA DONNA NON PUO')
Il marito ha la facoltà di ripudiare la moglie ripetendo tre volte la frase «sei ripudiata» in presenza di due testimoni musulmani maschi, adulti e sani di mente, anche senza ricorrere a un tribunale. La cosa più assurda è che se il marito dovesse in seguito pentirsi della sua decisione e intendesse "recuperare" nuovamente sua moglie, quest'ultima dovrebbe prima sposarsi con un altro uomo che dovrà a sua volta ripudiarla. La donna passa in tal caso di mano in mano per rispettare formalmente la Legge. La moglie invece non può ripudiare il marito. Potrebbe chiedere il divorzio, che però diviene per lei motivo di riprovazione e la mette in una condizione sociologica molto fragile. Il ripudio è comunque vissuto come un'umiliazione per la donna e si presume sempre che lei abbia qualche problema a livello fisico o morale.
Infine, la facilità con la quale il marito può ripudiare la moglie senza dover giustificare la decisione, la rende totalmente dipendente dal suo stato d'animo, con il costante timore di essere allontanata. È come una spada di Damocle che pende sulla sua testa: se non si comporta secondo il desiderio del marito potrebbe essere ripudiata, e allora dovrà cercarne un altro che accetti di prenderla con sé.

4. DIVORZIO FACILE SENZA TRIBUNALE
In quarto luogo c'è da considerare la facilità con cui si ottiene il divorzio, che avviene quasi sempre su richiesta dell'uomo. Tradizionalmente, non c'è neppure bisogno di andare in tribunale. È vero che un hadith di Muhammad, il Profeta, dice che «il divorzio è la più odiosa delle cose lecite», ma comunque è permesso.

5. I FIGLI SONO CONSIDERATI DI PROPRIETA' DEL PADRE (ANCHE IN CASO DI DIVORZIO)
L'affidamento della prole, in seguito al divorzio, è un altro esempio di disuguaglianza. I figli "appartengono" al padre, che decide della loro educazione, anche se sono provvisoriamente affidati alla madre fino all' età di sette anni. Solo il padre ha la potestà genitoriale.

6. ANCHE NELL'EREDITA' LA DONNA E' CONSIDERATA INFERIORE
C'è poi la questione dell'eredità. Alla femmina ne spetta la metà del maschio, un provvedimento che trova fondamento nella situazione socio-economica in cui la famiglia viveva anticamente: dato che, secondo il Corano, è l'uomo che ha l'obbligo di mantenere la donna e l'intera famiglia, era logico che dovesse disporre di un piccolo fondo a cui attingere. Anche in questo caso una disuguaglianza fissata dalla legge divina aumenta la dipendenza della donna dall'uomo.

7. LA TESTIMONIANZA DI UN UOMO VALE COME QUELLA DI DUE DONNE
Una settima differenza a livello giuridico è che la testimonianza del maschio vale come quella di due femmine. Questo si basa su un hadith di Muhammad, molto diffuso negli ambienti musulmani nonostante la sua autenticità sia piuttosto discussa, in cui si afferma che «la donna è imperfetta nella fede e nell'intelligenza».
Quando si chiede ai fuqaha, agli esperti della legge, di spiegare il motivo rispondono che la donna è imperfetta quanto alla fede perché, in certe situazioni, ad esempio durante le mestruazioni, la sua preghiera e il suo digiuno non sono validi e la sua pratica religiosa è dunque imperfetta.
Riguardo la seconda parte dell'affermazione – l'"imperfezione" nell'intelligenza- forse un tempo questo poteva essere spiegato sociologicamente tenendo presente che le donne studiavano meno, che erano meno coinvolte nella vita sociale e dedite soltanto ai lavori domestici, ma da tempo tutto ciò non vale più. Eppure nella maggioranza dei tribunali dei Paesi islamici vige ancora questo principio nonostante le proteste delle associazioni femministe.
In alcuni Paesi i fondamentalisti chiedono anche che alle donne sia vietato di fare da testimoni nei processi in cui sono previste le pene coraniche.

Nota di BastaBugie: il Corano prevede esplicitamente che le mogli non ubbidienti vadano picchiate. Si potrebbe obiettare che ci sono anche cristiani che picchiano la moglie, ma il paragone non regge. Infatti il Nuovo Testamento prevede che non si possa mai picchiare la moglie. La lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini (Ef 5,25.28) nei rapporti tra moglie e marito afferma: "E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei. (...) Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso". Dunque il cristiano che picchia la moglie è un cattivo cristiano, mentre un musulmano che picchia la moglie è un buon musulmano. Anzi il musulmano che non picchiasse la moglie ribelle sarebbe un cattivo musulmano che non applica il Corano.
Consigliamo la lettura di un articolo pubblicato in BastaBugie n.170 del 10 dicembre 2010:
IL CORANO PERMETTE AL MARITO DI PICCHIARE LA MOGLIE - Allah ha onorato le donne istituendo la punizione delle bastonate, che però vanno date secondo regole precise: senza lasciar segni visibili e solo per una buona causa (ad esempio se lei si nega a letto)
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1314

Fonte: Io amo l'Italia, 07/09/2012
Pubblicato su BastaBugie n. 262
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:48 pm

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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:49 pm

???


La Condizione Della Donna Nell'Islam

http://www.giovaniemissione.it/mondo/afghdonna.htm

Prefazione

L'accusa secondo cui l'Islam opprima la donna non è nulla di nuovo, è anzi un perpetuarsi di una secolare distorsione ed errata interpretazione da parte del mondo Occidentale.

Il loro fallimento nel proporre un giusto codice per il trattamento delle donne li ha portati a criticare aspramente l'Islam come malvagio. Niente può essere più lontano dalla realtà per l'osservatore che abbia discernimento.

Prima dell'era pre-islamica, civiltà quali quella Greca, Romana, Cinese, Indiana e Persiana dalla sommità della loro prosperità culturale trattarono le donne come proprietà, con nessun diritto individuale.

In Inghilterra più di nove milioni di donne furono bruciate vive nel sedicesimo secolo. Solo nel 1850 la donna ebbe il diritto di cittadinanza e solo nel 1882 le fu possibile possedere proprietà.

In Francia nel 1586 si stava ancora discutendo se la donna fosse o meno un essere umano e si concluse poi che ella fosse stata creata per servire gli uomini. Solo nel 1938 la legge fu emendata per permettere alle donne di occuparsi di proprietà ed operare un conto bancario.

Nel diciassettesimo secolo, il clero Romano decise che le donne non avevano anima e di conseguenza non sarebbero entrate in Paradiso.

Il Giudaismo ed il Cristianesimo, partendo con il concetto del peccato originale, considerarono le donne non solo come inferiori, ma come malvagie. Persino oggi la Bibbia non riconosce il diritto della donna di avere voce in capitolo nella Chiesa.



Nella Bibbia, a proposito della donna, leggiamo:

...ella mi diede dell'albero e ne mangiai.

Genesi 3:12

...è buono per un uomo non toccare una donna

1 Corinzi 7:1

...ma se non possono contenersi che si sposino, poichè è meglio sposarsi che bruciare.

1 Corinzi 7:9

...se una donna dà alla luce un maschio, sarà impura per sette giorni... Ma se una donna dà alla luce una femmina, allora sarà impura per due settimane...

Levitico 12:1,5

...è una vergogna per le donne parlare nella Chiesa.

1 Corinzi 14: 34-35



Al contrario l'Islam, oltre 1400 anni fa, diede alla donna diritti paritari; il diritto di eredità, quello di possedere un'attività, di scegliersi il marito, di divorziare, di lavorare, il diritto all'educazione e molti altri diritti che l'Occidente non dà neppure oggigiorno.

Ringraziamo il dottor Jamal Badawi per il permesso accordatoci di riprodurre il suo scritto. Speriamo che esso chiarifichi molti concetti erronei .





Introduzione

Lo status delle donne nell'Islam non è un argomento ben definito o affatto nuovo.

La posizione dell'Islam riguardo ad esso è sempre stata presentata al lettore Occidentale senza alcuna obiettività.

Quanto scriverò è inteso a fornire una breve ed autentica esposizione della posizione dell'Islam in proposito. Gli insegnamenti dell'Islam sono basati essenzialmente sul Corano (rivelazione di Dio) e sugli Hadiith [elaborazioni del Profeta Maometto (*)].

Il Corano e gli Hadiith, propriamente ed obiettivamente compresi, costituiscono la fonte principale di autenticazione per ogni punto di vista che sia attribuito all'Islam.

Questo scritto parte da una breve panoramica sulla condizione della donna nell'era pre-Islamica. Si concentra poi su queste domande essenziali:

Qual è la posizione dell'Islam riguardo alla condizione della donna nella società? Quanto simile o diversa è la posizione dallo "spirito del tempo", che era dominante quando l'Islam fu rivelato? Come si raffronta con i "diritti" che sono stati finalmente ottenuti dalle donne nelle recenti decadi?





Prospettive Storiche

Un obiettivo principale di questo scritto è quello di fornire una giusta valutazione di quanto l'Islam abbia contribuito (o mancato nel contribuire) alla restituzione della dignità e dei diritti della donna. Per raggiungere questo obiettivo, potrebbe essere utile passare in rassegna brevemente come le donne fossero trattate in generale nelle precedenti civiltà e religioni, specialmente quelle che precedettero l'Islam (pre - 610 E.C.) [1]. Una parte delle informazioni qui fornite, tuttavia, descrive la condizione femminile fino al diciannovesimo secolo, più di dodici secoli dopo l'Islam.



Le Donne Nelle Civiltà Antiche

Descrivendo lo status della donna Indiana, l'Enciclopedia Britannica afferma:

In India, la sottomissione era un principio cardinale. Giorno e notte le donne debbono essere tenute sotto la custodia dei loro protettori in uno stato di dipendenza, detto Manu. La regola dell' eredità era agnatizia, cioè la discendenza era tracciata attraverso gli uomini con l'esclusione delle donne. [2]

Nelle scritture Indù, la descrizione di una buona donna è come segue: "una donna la cui mente, i cui discorsi ed il cui corpo sono tenuti in assoggettamento, acquista un'alta rinomanza in questo mondo, e, in quell'altro, la stessa posizione accanto a suo marito." [3]

Ad Atene, le donne non erano meglio considerate di quelle Indiane o Romane.

"Le donne Ateniesi sono sempre minorenni, soggette ad un uomo - a suo padre, a suo fratello, o a qualcuno dei suoi parenti maschi." [4]

Il suo consenso al matrimonio non era in generale ritenuto necessario ed "ella era obbligata a sottomettersi alla volontà dei genitori, ed a ricevere da loro il suo sposo e signore, anche se fosse stato un estraneo per lei." [5]

Una moglie Romana fu descritta da uno storico come: "una bimba, una minorenne, una bisognosa di tutela, una persona incapace di agire o compiere alcuna cosa secondo il suo gusto personale, continuamente sotto la custodia e la sorveglianza di suo marito." [6]

Nell'Enciclopedia Britannica troviamo un riassunto della posizione legale delle donne nella civiltà Romana:

Per la Legge Romana una donna era completamente dipendente persino in tempi storici. Se sposata, ella e la sua proprietà passava in potere di suo marito... la moglie era la proprietà acquistata da suo marito, e come una schiava era acquistata solo per il di lui beneficio. Una donna non poteva esercitare alcun incarico pubblico o privato... non poteva essere testimone, garante, tutrice o amministratrice; non poteva adottare né essere adottata, o fare un contratto o testamento.

Tra le popolazioni scandinave le donne erano:

sotto perpetua tutela, sposate o nubili. Fino al codice di Cristiano V, alla fine del diciassettesimo secolo, era decretato che se una donna si fosse sposata senza il consenso del suo tutore, egli avrebbe avuto, se voleva, l'usufrutto e l'amministrazione dei beni della donna durante la sua vita.

Secondo la Common Law Inglese:

...tutta la proprietà reale che una moglie aveva al tempo di un matrimonio diveniva un possedimento di suo marito. Questo era autorizzato ad avere il provento dalla terra e ad ogni profitto che potesse derivare dai poderi durante la vita in comune con la sposa. Con il trascorrere del tempo, la corte Inglese escogitò i mezzi per impedire ad un marito di trasferire la proprietà reale della moglie senza il suo consenso, ma egli ancora conservava il diritto di gestirla e di ricevere il denaro da essa ricavato.

Quanto alla proprietà personale della moglie, il potere del marito su di essa era totale. Egli aveva il diritto di spenderla come ritenesse opportuno. [9]

Solo verso la seconda metà del diciannovesimo secolo la situazione incominciò a migliorare. "Con una serie di atti il cui primo fu l'Atto di Proprietà delle Donne sposate, nel 1870, ammendato nel 1882 e nel 1887, le donne sposate ottennero il diritto di possedere proprietà e di fare un contratto al pari delle donne nubili, vedove e divorziate." [10]

Nel diciannovesimo secolo un esperto di legge antica, Sir Henry Maine, scrisse: "nessuna società che conservi qualche traccia di istituzioni Cristiane probabilmente restituirà alle donne sposate la libertà personale conferita loro dalla Legge Romana Media." [11]

Nel suo saggio La Sottomissione delle Donne, John Stewart Mill scrisse:

Ci dicono continuamente che la civilizzazione ed il Cristianesimo hanno restituito alla donna i suoi giusti diritti. Questo mentre la moglie è in effetti la serva di suo marito; non meglio trattata, dal punto di vista legale, degli schiavi comunemente detti.



Prima di affrontare i decreti Coranici riguardanti la condizione della donna, alcuni decreti biblici potrebbero gettare una maggior luce sull'argomento, fornendoci così una migliore base per una valutazione imparziale. Nella Legge di Mosè la moglie era promessa sposa. Per spiegare questo concetto l'Enciclopedia Biblica afferma: "Essere il promesso sposo di una moglie significava semplicemente entrare in suo possesso tramite il pagamento dell' acquisto; la promessa sposa è una donna per cui è stata pagata la somma d'acquisto." [13] Dal punto di vista legale, il consenso della donna non era necessario per rendere il suo matrimonio valido. "Il consenso della ragazza è superfluo ed il bisogno di esso non è suggerito in nessun punto della legge." [14]

Quanto al diritto di divorzio, leggiamo nell'enciclopedia biblica: " Essendo la donna una proprietà del uomo, il suo diritto di divorziarla è una naturale conseguenza." [15] Il diritto di divorzio era posseduto solo dall' uomo. "Nella Legge di Mosè il divorzio era un privilegio unicamente del marito..." [16]

La posizione della Chiesa Cristiana fino ai secoli recenti sembra sia stata influenzata sia della Legge di Mosè che dalle correnti di pensiero che furono dominanti nelle sue culture contemporanee. Nel loro libro, Il Matrimonio Orientale ed Occidentale, David e Vera Mace scrissero: [17]

Che nessuno creda, inoltre, che la nostra eredità Cristiana sia libera da giudizi sprezzanti. sarebbe difficile trovare da qualche altra parte una raccolta di riferimenti al sesso femminile più degradanti di quella fornita dai primi Padri della Chiesa. Lecky, il famoso storico, parla di "Questi forti incentivi che formano una porzione così cospicua e grottesca degli scritti dei Padri... La donna era rappresentata come la porta dell' inferno, come la madre di tutte le malattie umane. Dovrebbe vergognarsi al solo pensiero di essere una donna. Dovrebbe vivere in continua penitenza a causa delle maledizione che ha portato nel mondo. Dovrebbe vergognarsi del suo vestito poiché esso è il ricordo della sua caduta. Dovrebbe in special modo vergognarsi della sua bellezza, poiché è lo strumento più potente del diavolo". Uno dei più dannosi di questi attacchi alla donna è quello di Tertulliano; "Sapete che ognuna di voi è una Eva? La sentenza di Dio sul vostro sesso vive in questo tempo: la colpa deve anch'essa vivere per necessità. Voi siete il cancello del diavolo: voi siete coloro che rompono il sigillo di quell'albero proibito; voi siete le prime disertrici; voi siete colei che persuade colui che il diavolo non è stato abbastanza forte da attaccare. Voi distruggeste così facilmente l'immagine di Dio, l'uomo. A causa della vostra diserzione - che è morte - perfino il Figlio di Dio ha dovuto morire". Non solo la Chiesa affermò la condizione della donna come inferiore, ma la privó anche dei diritti legali di cui aveva in precedenza goduto.



La Donna Nell' Islam

Nel mezzo delle tenebre che sommergevano il mondo, la rivelazione divina echeggiò nel vasto deserto d'Arabia con un fresco, nobile ed universale messaggio all'umanità:



"O voi che credete, siate timorati del vostro Signore, il Quale vi ha creato da un solo individuo, dal quale ha creato il di lui compagno (di sesso femminile); le due unità della coppia da cui ha prodotto molti uomini e donne" (Corano 4:1). [18]



Uno studioso che ha riflettuto su questi versi afferma: "Si ritiene che non vi sia testo, antico o moderno, che tratti dell'umanità della donna in tutti i suoi aspetti con tale strabiliante brevità, eloquenza, profondità ed originalità come questa deliberazione divina." [19]

Sottolineando questo concetto nobile e naturale, il Corano afferma:

Egli (Dio) è colui che vi creò da un unico individuo, dal quale trasse la sua compagna perché in essa trovasse rifugio (nell'amore)... (Corano 7:189)

l

Il Creatore dei cieli e della terra: Egli ha fatto per voi coppie da tra di voi... (Corano 42:11)

Ed Allah vi ha dato compagne della vostra stessa natura, e vi ha dato dalle vostre compagne figli e nipoti, ed ha provveduto a voi con ogni sorta di buone cose. E' dunque invano che essi credono e per grazia di Dio che essi non credono? (Corano 16:72)



Il resto di questo scritto sottolinea la posizione dell'Islam in relazione alla condizione femminile nella società nei suoi vari aspetti: spirituale, sociale, economico e politico.



1. L'aspetto spirituale

Il Corano fornisce evidenti prove che la donna sia completamente pari all'uomo di fronte a Dio riguardo ai suoi diritti ed alle sue responsabilità. Il Corano afferma:

Ad ogni anima sarà chiesta testimonianza per le sue azioni... (Corano 74:38).

Esso afferma inoltre:

Rispose ad essi il loro Signore: "In verità, Io non lascio andare perduta l'azione di chi di voi agisce, sia maschio o femmina, poiché una parte di voi proviene dall'altra... (Corano 3:195).

Chiunque - sia esso maschio o femmina - faccia delle opere buone, ed abbia fede, in verità a costui Noi daremo una nuova vita che sia buona e pura, ed elargiremo a tali individui la loro ricompensa in base alle loro azioni. (Corano

16:97, vedere anche 4:124)

La donna, secondo il Corano, non viene accusata per il primo errore di Adamo. Questi ed Eva sbagliarono entrambi nella loro disubbidienza a Dio, entrambi si pentirono ed entrambi furono perdonati. (Corano 2:36, 7:20 - 24). In un verso (20:121), per la precisione, viene accusato specificatamente Adamo .



In termini di obblighi religiosi, come le Preghiere quotidiane, il Digiuno, il Tributo ai poveri ed il Pellegrinaggio, la donna non si differenzia affatto dall'uomo. In taluni casi, anzi, ella ha certi vantaggi rispetto all'uomo. Per esempio, la donna è esentata dalle preghiere quotidiane e dal digiuno durante i cicli mestruali e per quaranta giorni dopo che ha partorito un bambino. Ella è inoltre esentata dal digiuno mentre è incinta e quando allatta il suo bambino in caso vi sia pericolo per la salute sua o del bambino. Anche se il recupero dei giorni di digiuno persi nel mese di Ramadan è obbligatorio, ella può recuperarli quando le è possibile. Non deve però recuperare le preghiere che non ha fatto a causa delle ragioni sopra elencate. Sebbene le donne possano recarsi e si siano recate alle moschee durante il tempo del Profeta (*) e da allora in poi, la loro presenza alla preghiera congregazionale del Venerdì è facoltativa, mentre essa è obbligatoria per gli uomini.

Questo è certamente un tocco di tenerezza rintracciabile tra gli insegnamenti dell'Islam, poiché viene tenuto in considerazione il fatto che una donna stia allattando il proprio bambino o lo stia accudendo, e che quindi non possa recarsi alla moschea al momento della preghiera. Vengono inoltre presi in considerazione i cambiamenti fisiologici e psicologici associati con le naturali funzioni femminili.



2. L'aspetto sociale

a) Come bambina ed adolescente

Al contrario dell'accettazione sociale dell'infanticidio femminile presso alcune tribù Arabe, il Corano impedì quest'usanza, e lo considerò un crimine pari agli altri omicidi.

"E quando alla femmina (infante) sepolta viva - viene chiesto, per quale crimine sia stata uccisa." (Corano 81:8,9).

Nel criticare gli atteggiamenti di tali genitori che rifiutano le loro neonate, il Corano afferma:

Quando la notizia è riportata ad uno di loro, de (la nascita di ) una femmina (neonata), la sua faccia si rabbuia ed egli è preda di un dolore interiore! Con vergogna si nasconde dalla sua gente a causa delle brutte novità che ha ricevuto! La terrà in (sofferenza e) disprezzo, o seppellirla nella polvere? Ah! Quale malvagia (scelta) prenderanno? (Corano 16:58,59).

Lontano dal salvare la vita della bambina così che possa in seguito soffrire di ingiustizie e disparità, l'Islam richiede per lei un trattamento gentile e giusto. Tra i detti del Profeta Maometto (*) a questo riguardo, leggiamo questi:

Chiunque abbia una figlia e non la seppellisca viva, non la insulti e non preferisca il figlio a lei, Dio lo farà entrare in Paradiso. (Ibn Hanbal, No. 1957).

Chiunque mantenga due figlie fino a che sono mature, lui ed io nel giorno nel giudizio saremo così (ed indicò con le sue dita tenute assieme).

Un simile Hadiith tratta di una persona in modo simile a colui che mantiene due sorelle. (Ibn Hanbal, No. 2104).

Il diritto delle donne di cercare la conoscenza non è inferiore a quella dei maschi. Il Profeta Maometto disse: "Cercare la conoscenza è obbligatorio per ogni Musulmano" (Al-Bayhaqi). La parola 'Musulmano' usata qui include uomini e donne. [20]

b) Come moglie:

Il Corano indica chiaramente che il matrimonio è condivisione tra le due metà della società, e che i suoi obiettivi, oltre al perpetuarsi della vita umana, sono il benessere emotivo e l'armonia spirituale. Le sue basi sono l'amore e la misericordia.

Tra i versi più emozionanti nel Corano a proposito del matrimonio c'è quello seguente:

"E tra i Suoi segni vi è questo: Che Egli creò compagne per voi da tra di voi in cui possiate trovare riposo, pace mentale in esse, ed Egli ordinò tra voi amore e misericordia. Ecco, qui vi sono invero segni per le persone che riflettono." (Corano 30:21).

Secondo la Legge Islamica, le donne non possono essere costrette a sposare nessuno senza il loro consenso.

Ibn Abbas riportò che una ragazza venne dal Messaggero di Dio, Maometto (*), e gli raccontò che suo padre l'aveva costretta a sposarsi senza il suo consenso. Il Messaggero di Dio (*) le diede la scelta... (tra l'accettare il matrimonio o invalidarlo). (Ibn Hanbal No. 2469). In un'altra versione, la ragazza disse: "Effettivamente accetto questo matrimonio ma volevo che le donne sapessero che i genitori non hanno diritto (di far accettare un marito loro imposto)" (Ibn Maja, No. 1873).

Oltre a tutti i provvedimenti per la sua protezione al tempo del matrimonio, era specificatamente decretato che la donna avesse il pieno diritto alla sua Mahr, un regalo di matrimonio, che le doveva essere donato dal marito ed è incluso nel contratto nuziale, e che non sarebbe passato nelle mani di suo padre o di suo marito. Il concetto di Mahr nell'Islam non è un vero o simbolico prezzo per la donna, come era il caso in certe culture, ma è piuttosto un dono che simboleggia amore ed affetto.

Le regole di vita matrimoniale nell'Islam sono chiare ed in armonia con la retta natura umana. In considerazione della costituzione psicologica e fisiologica dell'uomo e della donna, essi hanno entrambi gli stessi diritti e le stesse esigenze l'uno nei confronti dell'altro, con l'eccezione di una responsabilità: il comando. questa è una questione naturale in ogni modo di vita collettivo e che è insita nella natura dell'uomo.

Il Corano quindi afferma:

"Esse (le donne) hanno diritti come pure dei doveri in forma amichevole, però i mariti sono rispetto ad esse un gradino più su. (Corano 2:228).

Tale "gradino" consiste nello Quiwama (mantenimento e protezione). Si riferisce a quella naturale differenza tra i sessi che dà diritto al sesso più debole di essere protetto. Questo non implica superiorità o vantaggio di fronte alla legge. E neppure che il ruolo di comando dell'uomo in relazione alla sua famiglia si trasformi in dittatura del marito sulla moglie. L'Islam enfatizza l'importanza di consigliarsi ed accordarsi l'un l'altra nelle decisioni familiari. Il Corano ci fornisce un esempio:

"...Se i genitori, dopo essersi consultati, si accordano per lo svezzamento, non incorreranno in peccato..." (Corano 2:233).

Al di là ed al di sopra dei suoi diritti di base come moglie, vi è il diritto che è enfatizzato dal Corano e fortemente raccomandato dal Profeta (*): il trattamento gentile e l'amicizia.

Il Corano afferma:

"...Comportatevi con gentilezza nei loro confronti. Se provate avversione per loro, può darsi che proviate avversione per cosa in cui Allah ha posto molto bene. (Corano 4:19).

Il Profeta Maometto (*) disse:

Il migliore di voi è il migliore con la sua famiglia ed io sono il migliore tra di voi con la mia famiglia.

I più perfetti fra i credenti sono i migliori in condotta ed i migliori di voi sono coloro che sono i migliori con le loro mogli. (Ibn Hanbal, No. 7396)

Vedete, molte donne si recarono dalle mogli di Maometto (*) lamentandosi dei loro mariti (perché le picchiavano)-- quelli (i mariti) non sono i migliori tra voi.

Siccome il diritto della donna di decidere circa il suo matrimonio è riconosciuto, quindi anche il diritto di cercare di porre termine ad un matrimonio senza successo le è riconosciuto. Per provvedere alla stabilità della famiglia, comunque, e per proteggerla da decisioni affrettate causate da temporanei stress emotivi, dovrebbero essere osservati certi passi e dei periodi di attesa sia da parte degli uomini che delle donne che cercano il divorzio. Considerando la natura relativamente più emotiva delle donne, una buona ragione per chiedere il divorzio dovrebbe essere esposta di fronte ad un giudice. Come l'uomo, tuttavia, la donna può divorziare dal marito senza ricorrere alla corte, se il contratto nuziale lo permette.

Più specificatamente, alcuni aspetti della Legge Islamica concernenti il matrimonio ed il divorzio sono interessanti e degni di un trattamento a parte. [21]

Quando la continuazione della relazione matrimoniale è, per qualche ragione, impossibile, agli uomini viene insegnato di porvi una fine decorosa.

Il Corano afferma, a proposito di questi casi:

Dopo aver dichiarato alle vostre mogli la vostra volontà di divorziare, una volta che sia trascorso il termine, o ripristinate il rapporto coniugale amichevolmente oppure le congedate amichevolmente. Non trattenetele con l'intenzione di nuocere loro, perché tresgredireste l'ordine di Allah e ciò facendo nuocerete a voi stessi. (Corano 2:231). (Vedere anche Corano 2:229 e 33:493.)

c) Come madre:

L'Islam considera la gentilezza nei confronti dei genitori accanto all'adorare Dio.

Ed abbiamo ingiunto all'uomo (di essere buono ) con i suoi genitori: sua madre lo sostenne di lavoro duro in lavoro duro..." (Corano 31:14). (Vedere anche Corano 46:15 e 29:8)

Per di più, il Corano fa speciali raccomandazioni per il buon trattamento delle madri:

"Il vostro Signore ha decretato che non adoriate altri oltre a Lui, e che siate gentili con i vostri genitori..." (Corano 17:23).

Un uomo si recò dal Profeta Maometto (*) e gli chiese: "O Messaggero di Dio, chi fra le persone è più degno della mia buona compagnia?" Il Profeta (*) disse: "Tua madre" L'uomo chiese, "Poi chi altro?' Il Profeta (*) disse: "Tua madre". L'uomo chiese, "poi, chi altro?' Solo allora il Profeta (*) disse: "Tuo padre". (Al Bukhari e Muslim).

Un famoso detto del Profeta è "Il Paradiso è ai piedi delle madri" (In Al'Nisà, Ibn-Majah, Ahmad).



"E' il generoso (di carattere) che è buono con le donne, ed è il malvagio che le insulta."



3. L'aspetto economico

L'Islam ha decretato un diritto di cui la donna fu privata sia prima che dopo l'Islam (persino fino a questo secolo) [22]: il diritto di possesso indipendente. Secondo la Legge Islamica, il diritto della donna a possedere il proprio denaro, beni immobili o altre proprietà è pienamente riconosciuto. Questo diritto le viene riconosciuto non solo da nubile, ma anche da sposata. Ella mantiene i suoi pieni diritti di acquisto, vendita, di ipoteca o affitto di qualsiasi o tutte le sue proprietà. In nessun luogo è suggerito nella Legge che una donna abbia meno diritti solo perché sia di sesso femminile. E' anche importante notare che tale diritto si applica alle sue proprietà prima del matrimonio ed a qualunque proprietà che possa acquisire in seguito.

Riguardo al diritto della donna a trovare lavoro, si dovrebbe prima specificare che l'Islam considera il suo ruolo di madre e di moglie come il più sacro ed essenziale. Nè balie nè serve possono occupare il posto della madre in quanto educatrice di un bambino pio, senza complessi ed attentamente cresciuto.

Un ruolo così nobile e vitale, che in così larga parte modella il futuro delle nazioni, non può essere considerato come minore.

Tuttavia, non vi è alcun decreto nell'Islam che impedisca alla donna di cercare un impiego ogni qualvolta ve ne sia la necessità, soprattutto in posizioni adeguate alla sua natura ed in cui la società abbia più bisogno di lei.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom gen 18, 2015 5:50 pm

DIETRO IL VELO. REPORTAGE: COSA PENSANO DAVVERO LE MUSULMANE D' ITALIA /1

http://milleeunadonna.blogspot.com.es/2 ... nsano.html


Perchè lo portano? Sorie di fede, d'amore e di violenza nell'islam di casa nostra.

C'è chi lo indossa per amore di Allah. E chi prega, ma non l'ha mai messo. Donne serene. E ragazze che hanno dovuto fuggire. Noi le abbiamo intervistate. Quante sorprese...

Il 15 settembre, Sanaa, 18 anni, viene uccisa dal padre con una coltellata alla gola: per El Katawi Dafani, immigrato 11 anni fa da Marocco, la figlia aveva gravemente violato le regole dell'islam andando a convivere con il fidanzato italiano. Cinque giorni dopo, Daniela Santanchè, parlamentare del Pdl, racconta di essere stata aggredita mentre manifestava contro l'uso del burqa di fronte al teatro Ciak di Milano, dove centinaia di musulmani festeggiavano la fine del Ramadan.
Il primo ottobre, una donna di 33 anni chiede aiuto in lacrime allo Sportello donna del comune di Abbiategrasso: a casa l'hanno picchiata di morte perchè non voleva indossare il niqab, il velo integrale.

IN CORSA PER LA LIBERTA'

"E noi dovremmo offrire luoghi di culto a questa gente? Ai musulmani non diamo niente, neanche un chiosco a San Siro", ha commentato Matteo Salvini, consigliere comunale a Milano ed eurodeputato leghista.
"Le violenze sono da condannare senza eccezioni", ha replicato la senatrice Vittoria Franco, responsabile nel Pd delle Pari opportunità. "Ma segregare non serve, anzi: ciò che è successo dimostra che il processo di integrazione di queste ragazze immigrate nella nostra società, che le spinge verso la libertà e l'emancipazione, è inarrestabile". E' davvero così?
Velo o non velo, islam e amore, matrimonio, amici, lavoro: lo abbiamo chiesto a loro.

AMAL SAYEDIN, 37 ANNI, EGIZIANA, COMMESSA

"Quando ho saputo di Sanaa mi è venuto da piangere. Ammazzare una figlia per come si veste, per un fidanzato... . Questo non è islam, questa è follia. E' vero, nella nostra cultura che una ragazza musulmana scelga di stare con un non musulmano è considerato grave. Ma il problema non è il Corano, il problema sono gli ignoranti. Che conoscono solo il linguaggio della violenza.

EINGAR MARWA, 25 ANNI, EGIZIANA, CASALINGA

"Tradizionalista io? Figuriamoci: quando mio marito mi ha chiesto di sposarlo avevo le mèches rosso fuoco. Oggi indosso il velo perchè il Ramadan è finito da poco, ma tra pochi giorni lo toglierò. E comunque il mio non è come quello delle altre: lo annodo diversamente, è più fashion".

ELMANSI HOWAIDA, 36 ANNI, EGIZIANA, COMMESSA

"Mia figlia ha voluto mettere il velo e noi siamo contenti, lo ammetto, ma nessuno l'ha obbligata. Siamo in Italia da tanti anni, per noi conservare le nostre tradizioni e i nostri valori è importante. Comportarci da buoni musulmani è un dovere davanti a Dio".

YARA, EGIZIANA, 16 ANNI, STUDENTESSA. IN EGITTO SI SENTE A CASA

"I miei compagni? Di come sono vestita non dicono nulla, e se lo fanno alle mie spalle non m'importa: io non giudico loro, loro non giudichino me. I ragazzi italiani non m'interessano: sono così immaturi, così bambini... . Io sto bene in Egitto, ci passo ogni estate, vorrei andarci a vivere. C'è più rispetto, più calore, più pudore. Stare in Italia mi piace, ma solo lì mi sento a casa".

ABDELFATTAH REDA, 46 ANNI, EGIZIANO, FORNAIO, PADRE DI YARA

"Cosa farei se mia figlia frequentasse un italiano? Io credo che quando un figlio prende la strada sbagliata la colpa è solo del genitore: sei tu che devi educarlo bene e consigliarlo nel modo giusto. Certo che una ragazza non può andare in giro mezza svestita: ci sono occhi buoni e occhi cattivi, una donna dev'essere protetta. Certo che deve avere un marito musulmano, altrimenti come cresceranno i suoi figli? Ma non userei mai la violenza: i figli si consigliano, non si picchiano. E se la ragazza non ascolta? La si manda a parlare con l'imam, e se non basta la si manda dal medico, poi dagli anziani della moschea. Solo se è ancora ostinata, solo se si dichiara atea, allora il Corano dice che la moschea può farla uccidere. La moschea, però: non i genitori".

ZARA ZANAN, 41 ANNI, MAROCCHINA, COLF

"Provi a farsi un giro per una città marocchina: vedrà donne col velo e donne senza, donne con la jilabah, la nostra tunica, e ragazze in minigonna. Perfino la nostra regina (che poi non ha il titolo di "regina", anche se è la moglie del re, ndr) l' hijab, il velo, lo mette due volte l'anno, se va bene. Non siamo mica come gli egiziani, noi: loro sì, che sono rigidi. Per non parlare del burqa o del niqab: i veli integrali afghani e dell'Arabia Saudita sono un'offesa al corpo e alla mente delle donne. Certo, gli ignoranti, i violenti ci sono anche da noi, come il padre di Sanaa. E integrarli non sempre è possibile. Per questo sono importanti i centri come l'Associazione delle donne arabe in Italia: perchè le donne meno libere e meno fortunate abbiano chi le aiuta".

HELEH AL ALI, 25 ANNI, IRANIANA, DISEGNATRICE

"La mia storia insegna che gli integralismi non si possono mitigare: si può solo fuggire. Mio padre è iraniano, mia madre una francese convertita all'islam. Sono nata e vissuta a Parigi fino a 16 anni. Poi, un giorno, mio padre ha deciso di tornare a vivere a Teheran. Per me, è stato come tornare al Medioevo. Se prima mio padre protestava solo per una gonna troppo corta, di punto in bianco si è messo a picchiarmi se mi si spostava il niqab dal viso e si vedeva un centimetro di naso. E mia madre era più fanatica di lui. Ho dovuto sopportare per due anni, poi mia nonna a Parigi si è sentita male e siamo rientrati in Francia per vederla. Appena lasciato l'aeroporto, sono saltata di nascosto su un treno per l'Italia. E non mi sono più voltata indietro".

YASMINE LABAKI, 33 ANNI, LIBANESE, DENTISTA

"Mi trucco da quando avevo 14 anni, metto i tacchi da quando ne avevo 16, il mio primo fidanzato: è stato un tedesco di passaggio a Beirut. Ho studiato, mi sono laureata, lavoro, eppure sono musulmana al cento per cento. E sono sposata con un musulmano che mi chiede il permesso prima di andare a giocare a calcio con gli amici. So che per gli italiani è difficile fare distinzioni, ma io vorrei tanto che capiste: il problema non è l'islam, il problema sono gli ignoranti. Gente povera, violenta, stupida, ce n'è dappertutto. C'era anche da voi, fino a 50 anni fa. Chiedo solo una cosa: fate rispettare le regole con durezza, ma non giudicateci in blocco". (Fonte: Settimanale "Oggi")
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