Harvey Weinstein e Tariq Ramadan: Due pesi e due misuredi Niram Ferretti
2017/11/10
http://caratteriliberi.eu/2017/11/10/in ... actioneditI mostri avanzano numerosi sulla scena come in una perenne Halloween. Si tratta degli abusatori sessuali, dei molestatori, degli orchi avidi di sesso. Tutto è cominciato a ottobre con Harvey Weinstein il produttore americano fondatore della Miramax, accusato di essere un bulimico sessuale da diverse attrici americane e da una italiana, le quali, dopo che egli aveva contribuito in parte alla loro affermazione, si sono ricordate fuori tempo massimo delle avances seguite poi da forzati amplessi. Ora Weinstein sarebbe in “cura” in una di quelle lussuose e inutili cliniche americane per riequilibrare la dipendenza sessuale, in cui si spendono centinaia di milioni e dopo essere usciti si è più o meno come prima.
Nel frattempo, a Hollywood, si moltiplicano una dopo l’altra l’accusa a questo attore o a quel regista e produttore, si riaprono vecchi armadi da cui cascano gli scheletri, e nessuno si salverà, proprio nessuno da questa crociata puritana, perché in un conclamato puttanaio gli innocenti non ci sono. È come cercare pacifisti tra i nazisti o seguaci di Geova nelle file dell’Daesh.
E ora avviene che un noto e azzimato professore musulmano, Tariq Ramadan, nipote nientepopodimeno che di Hassan Al Banna, il fondatore della Fratellanza Musulmana, quell’ordine pio e filantropico fondato in Egitto nel 1929 e i cui adepti cantavano giulivi per le strade della capitale, “Non abbiamo paura della morte ma la desideriamo…Come è bella la morte…Il jihad è la direzione dell’azione“, sia stato accusato di stupri con corredo di orinazioni e pestaggi a cui, in un secondo tempo, si sarebbero aggiunte le minacce nei confronti delle vittime. Due sono le denuncianti, entrambi musulmane, a cui si sono aggregate alcune studentesse del Collège de Saussure in Svizzera, le quali hanno raccontato di come l’allora professore le avesse sedotte abusando del suo ruolo quando erano ancora minorenni.
Ora, è chiaro, che le accuse sono da provare, e la presunzione di innocenza vale sempre in uno stato di diritto e non in quelli in cui basta l’accusa di bestemmia o di adulterio per essere già costretti alla resa preventiva, soprattutto se sei donna. E in questa sordida storia che riguarda il docente musulmano-svizzero, il quale si presenta al pubblico come pontiere tra l’Islam e l’Occidente ma mai una volta ha ricusato il nonno o nessuna delle più retrive pratiche dell’Islam, sorge spontaneo il parallelo con l’altro “mostro”, Harvey Weinstein.
Quest’ultimo è diventato come Caino, un paria, esposto a una gogna pubblica il cui feroce accanimento ha tanto ma tanto il sapore di una bella catarsi autoassolutoria, e poche se non nessuna voce è sorta in sua difesa, ma Ramadan c’est autre chose, vogliamo mettere? Trattasi di un fine dicitore, un affabulatore con cattedra a Oxford di studi islamici comprata dal Qatar, il piccolo emirato che spende e spande in giro per il mondo, comprando ciò che più lo aggrada, da interi quartieri milanesi, a case di moda (vedi alla voce Valentino) a opere d’arte, a cattedre in prestigiose università inglesi, e poi non manca di finanziare gruppi terroristici, tra cui Hamas.
Ramadan, dicono altri intellettuali come il sociologo e filosofo francese Edgar Morin che con lui ha firmato un libro, sarebbe oggetto di una campagna indecorosa, anche se le accuse nei suoi riguardi sono pesanti assai, al punto che anche Oxford, nonostante i soldi del Qatar (11 milioni di sterline solo nel 2015), ha dovuto sospenderlo sine die. Non risultano dichiarazioni di Morin a favore di Harvey Weinstein, e si capisce, non hanno scritto un libro insieme e soprattutto l’opera di Morin non ha alcun potenziale per diventare un film.
Naturalmente, in ambito musulmano contiguo al malcapitato si grida al complotto, e cos’altro si potrebbe dire? Il fumus persecutionis è, come lo zolfo emanato dal demonio, irresistibile per gli olfatti fini degli innocentisti a prescindere, e soprattutto lo è sempre per i colpevoli, i quali difficilmente diranno, “Sì è tutto vero e ora condannatemi”. E il complotto, si vocifera potrebbe essere “sionista”. Ah sempre questi ebrei malefici! I Protocolli dei Savi di Sion, l’inverosimile falso confezionato dall’Ochrana, la polizia segreta dello Zar, quanta scuola ha fatto.
Hitler lo compulsava attentamente e prima e dopo di lui molti altri, tra cui il nonno di Tariq la cui Fratellanza provvide a distribuirlo tradotto in arabo insieme al Mein Kampf alla “Conferenza parlamentare per i paesi arabi e musulmani” che si tenne al Cairo nel 1938. Non è finita qui. Gli ebrei e le loro macchinazioni sbucherebbero pure nel caso Weinstein dove una notizia bufala, oggi si direbbe una “fake news” ha gustosamente propagato la storia che il produttore si sarebbe rivolto ad ex agenti del Mossad poi riciclatosi come gestori di agenzie investigative, per tacitare possibili spifferatrici.
Nel caso di Ramadan, il Mossad non è ancora stato rilanciato in maniera esplicita, ma resta sullo sfondo, l’uomo, dopotutto, è un nemico giurato di Israele, e in questo caso buon sangue non mente, visto che fu l’augusto nonno, in combutta con il Mufti filonazista di Gerusalemme, Amin al Husseini. a organizzare violenze antiebraiche in Palestina negli anni ’30.
Che strana combinazione. Weinstein l’ebreo colpevole aiutato da ex agenti del Mossad, e Ramadan il musulmano innocente vittima di un complotto probabilmente di origine sionista. Non è perfetto tutto ciò per i nostri tempi convulsi e idioti in cui la realtà è sempre e più deformata per assomigliare a un canovaccio trash?
Le carte truccate di Tariq Ramadan: sospeso da Oxford11/11/2017
http://www.linformale.eu/le-carte-trucc ... -da-oxfordNel 2010 l’emiro del Qatar comprò a Tariq Ramadan una cattedra all’università di Oxford pagandola 2,4 milioni di sterline. Ora, dopo essere stato accusato di avere stuprato due donne in Francia, il carismatico apologeta di un Islam confezionato ad uso e consumo delle platee multiculturaliste europee e nipote di Hassan Al Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani, è stato sospeso dal prestigioso ateneo britannico. C’è voluto un po’.
Si può capire. Dopotutto, Oxford, solo nel 2015, aveva ricevuto 11 milioni di sterline sempre dall’emiro del Qatar ai fini di una efficace propagazione dell’Islam in quel di Albione. Si tratta della stessa università in cui siede nel consiglio di amministrazione di Studi Islamici il predicatore integralista Youssef al Qaradawi, anch’esso legato a doppio filo con l’emirato arabo sponsor di Hamas.
Tra Ramadan e Qaradawi le affinità non sono poche. Entrambi sono strenui ammiratori del fondatore della Fratellanza, la pia confraternita fondata in Egitto nel 1928 dal nonno di Ramadan, il cui merito indiscusso è di avere rilanciato prepotentemente il jihad sul mercato delle idee. Come ha scritto lo studioso tedesco Matthias Küntzel, uno dei maggiori esperti mondiali di jihadismo, “L’innovazione più significativa della Fratellanza fu il suo ricorso al jihad come guerra santa, che differiva significativamente da altre dottrine contemporanee, e in associazione con ciò il perseguire appassionatamente l’obbiettivo di morire la morte del martire nella lotta contro i miscredenti…Il punto di partenza dell’islamismo è la nuova interpretazione del jihad, abbracciata con militanza irremovibile da Hassan al Banna, il primo a promuovere questo tipo di jihad in epoca moderna”.
Non solo. Abbinata a questa dottrina vi era quella di un puritanesimo radicale che spinse il giovane Hassan al Banna a una vera e propria crociata contro la “degenerazione” occidentale che aveva contaminato l’Egitto con i suoi costumi lubrici. Già a tredici anni il futuro leader e nonno di Ramadan aveva fondato un gruppo chiamato “Società per la Prevenzione del Proibito”. Prevenzione che, negli anni futuri, avrebbe assunto la forma concreta dell’incenerimento di nightclubs, bordelli, cinema. L’estirpazione del peccato oltre alla distruzione dei luoghi deputati doveva anche consistere in una sana pedagogia soprattutto rivolta alle donne, poiché è da loro che parte il male, e il maschio, si sa, è debole.
D’altronde, Qaradawi, il mentore di Ramadan a Oxford, su questo ha le idee chiare, idee peraltro condivise dal suo pupillo che, nel 2002, gli scriveva una prefazione a un volume di fatwe. Nel testo la donna ideale musulmana è esemplata nel ruolo di colei la quale è interamente sottomesso alla volontà del marito, irrigidita nel calco di una perfetta probità morale e sottomessa castità. E ora sono le donne che, due in particolare, accusano il suadente e coccolato chansonier della beltà dell’Islam, del suo rigenerante afflato spirituale, di averle violentate con corredo, in uno dei due casi, di orinazione sul corpo in segno di massimo disprezzo.
E in fondo cosa c’è di più conseguente con gli abusi di cui è accusato Ramadan al maschilismo estrogenato islamico, al suo suprematismo? La donna sottomessa, pia e fedele, ancella e angelo del focolare non ha forse come perfetto contraltare la puttana, ovvero qualsiasi donna musulmana, o non, che osi presentarsi all’occhio del maschio come oggetto di desiderio e colpevole per questo? Peggio ancora nel caso di una donna che osi rivendicare la propria autonomia, come Henda Ayari, l’attivista laica musulmana che accusa Ramadan di averla stuprata nel 2012 in un albergo di Parigi, quando era ancora salafita. Lei andò da lui, così racconta, per chiedere consigli a quello che considerava un saggio. Dopo lo stupro, il saggio le avrebbe detto che si era meritata la violenza per averlo assecondato salendo con lui in camera.
L’accusato parla di complotto, come è logico che sia. Per il momento il Mossad non ha ancora fatto capolino nella storia di questo menestrello doppiogiochista che nella sua carriera glamour ha cercato sempre di presentare alla platea occidentale infatuata l’idea di un Islam compatibile con le forme di vita della nostra civiltà, ma non ha mai condannato il radicalismo di suo nonno. Quando, in un dibattito televisivo nel 2003, l’allora Ministro degli Interni Nicolas Sarkozy gli chiese cosa ne pensasse della condanna a morte per lapidazione prescritta nell’Islam per le adultere, rammentandogli che suo fratello Hani in alcuni articoli aveva scritto di approvarla, si rifiutò di rispondergli per tre volte.
Ora, Oxford, sicuramente a malincuore, si è vista costretta a sospenderlo. I soldi del Qatar fanno assai comodo, ma mantenerlo nell’incarico sarebbe stato troppo anche in questa epoca, in cui prendere le distanze da una star dell’apologetica islamica potrebbe configurare un reato forse non meno grave dello stupro: quello di islamofobia.