La donna nel mondo arabo e non, islamico, mussulmano

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Messaggioda Berto » lun dic 12, 2016 3:11 pm

Picchia la moglie e si giustifica: "Avvocato guardi, lo dice Allah"
Un marocchino 48enne a processo a Belluno per molestie in famiglia. Ma lui è incredulo: "Perché sono in Tribunale? Per Allah il diritto di picchiare mia moglie"
Claudio Cartaldo - Lun, 12/12/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 41440.html

Un marocchino 48enne a processo a Belluno per molestie in famiglia. Ma lui è incredulo: "Perché sono in Tribunale? Per Allah il diritto di picchiare mia moglie"

"Avvocato, perché sono sotto processo? Ho diritto di picchiare ia moglie se mi disobbedisce, guardi: lo dice il Corano".

Si è difeso, o meglio giustificato così, un marocchino di 48 anni residente nella Valbelluna finito in Tribunale perché per anni dopo il suo arrivo in Italia ha segregato e picchiato violentemente la moglie. Come era solito fare al suo Paese e secondo le indicazioni date da Allah.

Il volere di Allah: pestare le donne

Non c'è stato modo di convincerlo che nel Belpaese non si può fare. Come racconta il Gazzettino, infatti, il marocchino si è presentato nello studio dell'avvocato Mina Ombretta Ponticello portando una copia del Corano per dimostrare di essere innocente. E infatti secondo il 48enne quello che è scritto nelle Sure del Corano dovrebbe essere legge pure in Italia. "Guardi avvocato - ha detto - alla Sura 34 si dice che posso batterla: mi spiega, allora, perché sono finito a processo?".

Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è che l'uomo non è arrivato pochi giorni fa nel Belpaese. Ma è qui da 9 lunghi anni. In Marocco faceva il poliziotto, ma venne licenziato perché - in barba alle indicazioni di Allah - era solito ubriacarsi. Così ha fatto le valige ed è arrivato nella Valbelluna. Dove oltre a far crescere i 4 figli picchiava selvaggiamente la moglie.




Alberto Pento

Sarebbe di molto interesse sentire cosa risponde il giudice. Io risponderei che da noi vigono altre leggi più giuste di quelle di Allah (del Corano e di Maometto) che ovviamente e implicitamente non può essere D-o ma un idolo. Non vedo che altro potrebbe sensatamente rispondere un giudice italiano. La legge umana se non è conforme alla legge divina significa che o la legge umana è sbagliata o che è sbagliata la legge ritenuta a torto divina e che quindi o il D-o che ha emesso questa legge non è D-o ma un idolo o che chi ha dato voce a D-o ha male interpretato la legge divina. Diversamente il giudice dovrebbe ammettere che il mussulmano ha ragione e che quindi non può essere processato che picchiare una moglie è buono e giusto e legge divina. Chissà come farà il giudice a non pronunciarsi in merito ad Allah, al Corano e a Maometto e a trarsi d'impaccio. Per condannare il mussulmano deve affermare che la legge di Allah, del Corano e di Maometto è sbagliata e che quindi Allah non può essere D-o né il Corano la voce di D-o, né Maometto portavoce di D-o.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » lun dic 19, 2016 8:36 am

Una sharia "abbellita" per le musulmane in Ontario
di Gianni Verdoliva

Una donna islamita rivela i retroscena della comunità canadese:
segregazione fra ragazzi e ragazze, il velo per le donne, la proibizione per queste ultime di praticare attività sportive, la poligamia


http://www.poliziaedemocrazia.it/live/i ... ticolo=983

Homa Arjomand non si sarebbe mai immaginata di avere di nuovo a che fare con la sharia. Lei, che nel 1989 era scappata dall’Iran in groppa ad un cavallo, col marito e i due figli. In fuga dall’orrore iraniano, dagli imprigionamenti e dalle esecuzioni sommarie. Dall’incubo di vivere sotto la sharia, la legge islamica. Grazie ad una soffiata la Arjomand aveva saputo che sarebbe stata arrestata di li’ a poco. La sua “colpa” era lottare per la democrazia e i diritti delle donne. L’unica via di salvezza la fuga. Verso l’occidente e la libertà. E ora, come in un sequel di un film del terrore, la sharia ha rischiato di arrivare in Canada, il paese di adozione della Arjomand.
Una sharia abbellita, non cosi’ crudele come la versione originale, quella nigeriana, quella di Amina e Safya. Una sharia animata dalle migliori intenzioni. Dare alla comunità musulmana la possibilità di regolare le diatribe familiari secondo le usanze dell’islam. In maniera legale. Attraverso la Arbitration Act del 1991 che concede, in Ontario, questa possibilità anche ad altre comunità. Con tutte le garanzie del caso. I propugnatori dell’iniziativa, abilissimi oratori, hanno assicurato che non ci sarà taglio delle mani, né lapidazione. Nulla di cui inquietarsi perchè nessuna donna sarà obbligata a regolare le questioni familiari col tribunale islamico e, in caso non fosse soddisfatta, potrà sempre rivolgersi al tribunale civile. Eppure la Arjomand e i suoi sostenitori non sono stati affatto soddisfatti di queste assicurazioni. Perché i conti non tornano. Alla conferenza stampa “Rendere la mia comunità sicura” incentrata sulla lotta alla violenza sessuale, Homa Arjomand ha rivelato i retroscena della questione. “Vorrei descrivere la situazione delle donne e delle ragazze che vivono nelle comunità islamiche in Ontario. Le ragazze sono segregate dai ragazzi da giovanissime, sono costrette ad indossare il velo e non possono praticare alcuna attività sportiva. Alcuni genitori danno in matrimonio le figlie persino a tredici anni. La poligamia, attraverso l’adozione dei costumi della sharia, sta diventando la norma in queste comunità. Una donna che disobbedisce alle regole è disconosciuta dalla famiglia e maltrattata dalla comunità. E la cosa triste è che il governo dell’Ontario, attraverso il suo silenzio, sta legittimando l’oppressione, l’ineguaglianza e l’ingiustizia nel nome del rispetto delle altre culture. Cosi’ il governo dell’Ontario ha già generato un’atmosfera di paura e di indottrinamento religioso tra le donne musulmane.
E sta giustificando due sistemi di valori e di diritti per i cittadini nell’Ontario”. La Arjomand sa bene di cosa parla. Lei che lavora per l’inserimento delle donne immigrate e si batte per la difesa delle donne maltrattate. La Campagna contro la corte della Sharia in Canada ha generato un acceso dibattito anche all’interno della stessa comunità musulmana. A condurre la battaglia sono le stesse donne musulmane, le prime interessate. Ma il governo provinciale, in un primo tempo, non ha sentito ragioni. “Le persone possono risolvere i loro contenziosi in qualunque modo sia accettabile e se decidono di farlo attraverso i principi della sharia usando un imam come giudice, questo è possibile ed accetabile secondo l’arbitration act” ha dichiarato Brendan Crawley, portavoce del procuratore generale dell’Ontario. Anche lo stesso Dalton McGuinty, premier dell’Ontario, ha dichiarato che le donne non hanno nulla da temere dal riconoscimento dei tribunali islamici. Una dichiarazione infelice. Alla quale gli oppositori della sharia hanno risposto in maniera sferzante. “Non ci parli della sharia, Signor McGuinty. Vengo da un paese dove lo stupro coniugale è protetto dalla legge islamica” ha ribattuto Mahmud Ahmadi della Federation of Iranian refugees. Altre risposte sono arrivate col silenzio. Quello delle tre donne musulmane che avrebbero dovuto partecipare lo scorso 8 settembre alla giornata di protesta contro la sharia. Vittime delle decisioni del tribunale islamico e di mariti violenti, queste donne non hanno potuto raccontare la loro testimonianza.
Il centro per donne maltrattate che le ospita non è stato in grado di assicurare la loro incolumità. Un incidente che ha mostrato anche a chi non voleva vedere, il vero rischio della sharia. Le donne musulmane si sono trovate quindi nella condizione paradossale di dover lottare non solo contro i propugnatori della corte islamica ma anche contro il governo provinciale che, almeno in teoria, dovrebbe garantire la separazione tra lo stato e la chiesa e la parità di diritti tra uomini e donne. Come accade nella provincia della Columbia Britannica il cui procuratore generale, Geoff Plant, ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di riconoscere tribunali religiosi e che le dispute inerenti al diritto di famiglia continueranno ad essere seguite dalle corti civili dello stato. Una decisione accolta con gioia e sollievo dalle donne musulmane. “Siamo molto contente che il procuratore generale della Columbia Britannica non abbia accettato di riconoscere la sharia perché crediamo che questo violerebbe i diritti delle donne in Canada” ha affermato al Vancouver Sun Razia Jaffer, del Canadian Council of Muslim Women. E come accade anche nello stato del Quebec, dove Fatima Houda Pepin, deputata musulmana, ha condotto la battaglia legislativa contro la sharia, il cui riconoscimento è stato respinto. A votazione unanime. Fatima ha denunciato gli islamisti spinti e finanziati dall’Iran e dall’Arabia Saudita. Le comunità musulmane, accresciutesi notevolmente nell’ultimo decennio, contano circa 600.000 persone, un gran numero dei quali vive in quartieri musulmani con scarsi o inesistenti contatti col mondo esterno.
Il governo canadese, che ha una politica molto aperta nei confronti dell’immigrazione, ha fatto dell’approccio multiculturale una religione. Ora, con la questione della sharia e le conseguenti polemiche, stanno venendo fuori quelli che sono i risultati poco calcolati della politica multiculturalista ad oltranza. Rispettando tutte le culture indiscriminatamente e creando spazi particolari in cui le varie comunità etniche si autogestiscono, si sta venendo meno a uno dei principi base della democrazia: la parità uomo-donna. E’ quello che denunciano a chiare lettere la Arjomand e i suoi sostenitori. “Si stanno sacrificando le donne sull’altare del multiculturalismo, c’è una mancanza di coraggio da parte del governo e anche una paura di offendere la sensibilità dei musulmani. Ho scelto di venire in Canada proprio per il multiculturalismo. Ma, una volta arrivata qui, ho capito quanto danno questa politica sta facendo alle donne. Ora sono contro. Sta diventando una barriera ai diritti delle donne.” Spesso infatti, nel nome del rispetto delle diversità e delle altre culture i leader politici danno spazio ad espressioni quanto meno inquietanti. Come è accaduto a Londra, quando il sindaco Ken Livingston, peraltro di idee progressiste, ha ricevuto vari leader islamici noti per sostenere che “gli ebrei sono peggio dei porci e delle scimmie”, che “gli omosessuali devono essere uccisi”, che i mariti possono picchiare le proprie mogli e che nella sfera pubblica uomini e donne devono stare in spazi segregati. In nome della tolleranza, si arriva a tollerare l’inverosimile. Contro tali derive Homa Arjomand ha avuto due alleate d’eccezione: Irshad Manji e Hirsi Ali. Due paladine dei diritti delle donne. Irshad, la giornalista autrice di “The trouble with Islam today” e fautrice del Project Ijtihad, il cui obbiettivo è riformare la fede islamica attraverso il coinvolgimento delle donne. L’autrice, lesbica dichiarata, è una delle voci dei musulmani progressisti. Hirsi, l’apostata, la deputata olandese di origini somale, autrice del documentario Submission e di tanti articoli in cui denuncia la violenza alle donne commessa nel nome della fede islamica. Tutte, nella conferenza tenutasi all’Università di Toronto lo scorso 12 agosto, hanno denunciato i rischi dei tribunali islamici. Appoggiate anche dalle donne cristiane. A dare il sostegno contro la sharia anche la Young Women Christian Action e il Canadian Unitarian Council, gruppi progressisti che non hanno tradito i propri ideali. Come molte femministe canadesi, accorse alle manifestazioni organizzate contro la sharia. E uomini musulmani illuminati e coraggiosi. Come Tarek Fatah, del Canadian Muslim Congress, che desidera che le proprie figlie vivano secondo la legge dello stato canadese. Protette quindi da ingerenze e discriminazioni.
Finalmente l’11 settembre, McGuinti, ha posto la parola fine alla polemica. “Non ci sarà nessuna sharia in Ontario. Ci sarà una legge uguale per tutti.” Una decisione improntata al rispetto dei valori canadesi di laicità e uguali diritti. E al buon senso. Mostrato dal sondaggio del Globe and mail che ha rivelato che il 94% dei cittadini canadesi è contrario alla sharia. Finalmente la Arjomand e i suoi sostenitori hanno potuto tirare un respiro di sollievo.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » ven gen 06, 2017 10:56 pm

Le donne, la vera chiave contro l'islam violento
Terrore, Belgio, sharia. Perché servono molte Sara Khan per scoprire le ipocrisie dell’islamicamente corretto – di Claudio Cerasa
26 Marzo 2016

http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/03/ ... ento-94240

Sara Khan è una giovane musulmana cresciuta in Gran Bretagna che qualche tempo fa ha fondato un piccolo e geniale movimento di nome “Inspire” che pur non avendo avuto grande successo ha contribuito a portare avanti una idea giusta: non si può combattere il fondamentalismo di matrice islamista senza che siano per prime le donne musulmane ad alzare il velo sulle ipocrisie dell’islamicamente corretto e sulla condizione drammatica in cui spesso si ritrovano a vivere le donne di fede musulmana.

Il tentativo di Sara Khan di creare nella comunità islamica un’internazionale del femminismo – capace di ammettere che il fondamentalismo islamista non può essere combattuto senza considerare con onestà la cornice della religione che ispira quella forma di integralismo – è una testimonianza importante: rappresenta uno sforzo sincero di costruire dall’interno della comunità islamica gli anticorpi al jihad riconoscendo che esiste un problema con la parola “violenza” all’interno di una certa interpretazione del Corano. Una violenza che come sappiamo colpisce l’occidente attraverso guerre, terrore e attentati e che ha un suo riflesso in una violenza parallela che è quella che colpisce ogni giorno milioni di donne la cui vita è segnata da una rigida interpretazione da parte degli uomini di un versetto del Corano (2:223): “Le vostre donne sono come un campo per voi, venite dunque al vostro campo a vostro piacere”.

Il poeta siriano Adonis, a ragione, sostiene che la questione femminile è la cartina di tornasole del rapporto tra islam e modernità e vede nell’incapacità dell’islam di combattere dal suo interno la violenza perpetrata alla donna la stessa incapacità che ha una parte consistente dell’islam di condannare con onestà il fondamentalismo di matrice islamista.

Sara Khan, raccogliendo il recente invito del ministro dell’Interno inglese Theresa May (“British Muslim women must challenge extremism and fight the Islamic State”), ha capito che non ci potrà essere quella rivoluzione luterana nell’islam tanto invocata dalla nostra adorata Ayaan Hirsi Ali se le donne dell’islam non condanneranno all’unanimità la condizione di schiavitù in cui, tra lapidazioni, infibulazioni, stupri, mutazioni genitali, matrimoni infantili, torture e giganteschi apartheid di genere, spesso vive una donna musulmana. E dire che laddove aumentano i veli e aumentano i burqa e aumentano i casi di sottomissione della donna c’è una buona probabilità che aumenti anche il radicalismo violento rischia ormai di essere quasi una tautologia. “Io – scrive Adonis nel suo libro capolavoro “Islam e violenza”, dove invita le donne a emanciparsi più come individui che come comunità – misuro il livello di avanzamento di una società dal trattamento che riserva alla questione femminile e sotto questa prospettiva oggi la società arabomusulmana è fuori dalla Storia. Qui il femminile è messo al bando. Rimangono l’amore del possesso e un piacere con le fanciulle (houri) alimentato dai versetti coranici. Di fatto, non sono donne, ma creature che incarnano soltanto la sessualità. La donna in terra esiste. Ma l’islam alimenta un immaginario fuori del comune facendo appello a qualcosa di ancor più straordinario: la houri. La nozione di paradiso è fondata su questo piacere senza limiti e completamente diverso. Il cielo, come la terra, è fondato sulla sessualità”.

Il lettore potrà chiedersi che cosa c’entri la condizione della donna nell’islam con il terrorismo, il Belgio, l’Isis, Raqqa, la Libia, la guerra al terrore. C’entra eccome perché la violenza praticata sul corpo di una donna e la violenza praticata sul corpo di un miscredente fanno parte dell’interpretazione di una stessa religione. Il nemico non è il terrorismo ma l’idea di cui il terrorismo è il prodotto. Non si chiama follia, si chiama sharia. Forza Inspire, forza Sara Khan.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » sab gen 07, 2017 9:30 pm

Yemen:assassinata attivista per le donne
Amat al-Aleem al-Asbahi lavorava per alfabetizzazione femminile
07 gennaio 2017

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/m ... dc9f8.html

Una attivista yemenita impegnata in una campagna per l'emancipazione femminile è stata assassinata a colpi di pistola in una strada della città di Taiz, nel Sud dello Yemen: Amat al-Aleem al-Asbahi aveva circa trent'anni ed era impegnata in un progetto per favorire l'alfabetizzazione femminile. E' stata uccisa, riferisce oggi l'Independent online, il 25 dicembre, da due motociclisti, che sono poi riusciti a dileguarsi indisturbati.
L'assassinio è stato frattanto condannato da molti esponenti e leader yemeniti, ma ancora non è stato in alcun modo rivendicato. Nel settembre scorso una fatwa per vietare alle attiviste di collaborare con loro colleghi uomini diffusa da un religioso islamico, Abdullah al-Odaini, aveva già reso la vita difficile ad Asbashi e alle sue colleghe.
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » ven feb 10, 2017 5:24 pm

Pubblichiamo un articolo per le donne che frequentano o hanno intenzione di frequentare musulmani, se ne conoscete fatelo leggere

HO SPOSATO UN MUSULMANO

di Abdullah Al Arabi

https://www.facebook.com/Donne-che-dico ... 7/?fref=nf


Ti ha chiesto in sposa e tu ti sei già innamorata del suo bronzeo aspetto mediorientale. È intelligente, ricco, istruito e di buone maniere: che potrebbe volere di più una donna?…Questo scapolo tanto desiderabile è anche un musulmano!

"Non ci saranno problemi", ti dice, "tu puoi conservare la tua religione ed io conserverò la mia". Tuttavia per quanto sia vero che l’Islam consente ad un musulmano di sposare una donna cristiana, è poi tanto realistico credere che non ci sarebbero problemi in questo tipo di matrimoni?

Per rispondere a questa domanda, una donna dovrebbe prima di tutto analizzare cosa significherebbe essere la moglie di un musulmano.

Il tuo status

L’Islam insegna che gli uomini sono superiori alle donne (Sura 2:228).

L’Islam insegna inoltre che le donne hanno la metà dei diritti degli uomini:

nelle testimonianze pubbliche (Sura 2:282)
nell’eredità (Sura 4:11)
L’Islam considera la moglie come un possesso: "Fu reso adorno agli occhi degli uomini l’amor dei piaceri, come le donne, i figli, e le misure ben piene d’oro e d’argento, e i cavalli…" (Sura 3:14).

L’Islam istruisce le donne perché si velino sempre quando sono fuori delle loro case: "E dì alle credenti che…si coprano i seni d’un velo e non mostrino le loro parti più belle." (Sura 24:31).

Maometto insegna che le donne sono mancanti in intelligenza e religione: "Io non ho mai visto qualcuno più deficiente in intelligenza e religione delle donne." (Al Bukhari vol. 2:541).

Maometto insegna anche che le donne sono di cattivo auspicio: "Vi è cattivo auspicio nelle donne, nella casa e nel cavallo." (Al Bukhari vol. 7:30).

Maometto insegna infine che le donne sono dannose per gli uomini: "Dopo di me non lascio alcuna afflizione che sia più nociva agli uomini delle donne." (Al Bukhari vol. 7:33).

Il tuo matrimonio

L’Islam permette la poligamia: un uomo può sposare fino a quattro donne allo stesso tempo: "Sposate allora di fra le donne che vi piacciono, due, tre o quattro…" (Sura 4:3).

Un uomo può divorziare da sua moglie per mezzo di una dichiarazione pubblica, mentre la moglie non possiede tale diritto: "Il ripudio v’è concesso due volte." (Sura 2:229).

Quando un marito ha pronunciato per tre volte la formula del divorzio contro sua moglie, lei non ha la possibilità giuridica di risposare suo marito fino a quando non abbia sposato e sia stata ripudiata da un altro uomo (incluso l’aver avuto rapporti sessuali con questi): "Dunque se uno ripudia per la terza volta la moglie essa non potrà più lecitamente tornare da lui se non sposa prima un altro marito; il quale se a sua volta la divorzia, non sarà peccato se i due coniugi si ricongiungano…" (Sura 2:230).

L’Islam insegna che una moglie è passibile di punizione da parte di suo marito, picchiare una moglie o astenersi dall’avere rapporti sessuali con lei è permesso: "Quanto a quelle di cui temete atti di disobbedienza, ammonitele, poi lasciatele sole nei loro letti, poi battetele…" (Sura 4:34).

La tua vita sessuale

L’Islam considera la moglie come un oggetto sessuale: "Le vostre donne sono come un campo per voi, venite dunque al vostro campo a vostro piacere." (Sura 2:223).

I tuoi bambini

I tuoi bambini dovranno essere educati secondo la religione del loro padre musulmano: l’Islam. Se lui divorziasse da te, egli otterrebbe la custodia dei bambini, e tu non saresti più in grado di rivedere i tuoi figli.

La Sharia (Legge Islamica) stabilisce che nei matrimoni misti "i bambini seguiranno la migliore tra le due religioni dei genitori", la quale, nel tuo caso, sarebbe considerata l’Islam. Il Corano afferma che l’Islam è l’unica vera religione: "La religione presso Dio è l’Islam." (Sura 3:19). Dei non-musulmani non possono essere tutori di musulmani: "O voi che credete! Non preferite prender per patroni gli infedeli piuttosto che i credenti." (Sura 4:144).

Il tuo futuro

Se sopravvivessi al tuo marito musulmano e le sue proprietà si trovassero in un paese islamico, la legge islamica verrebbe applicata. La moglie che non si è convertita all’Islam non eredita nulla, mentre la moglie che si è convertita all’Islam eredità molto poco. Secondo il Corano una moglie non eredita tutto il patrimonio di suo marito. Se il marito morisse non lasciando eredi, lei percepirebbe un quarto del suo patrimonio, e i suoi genitori, i fratelli, gli zii etc. percepirebbero il resto. Se il marito deceduto lasciasse eredi allora la moglie percepirebbe un ottavo e i figli il resto, un figlio maschio eredita il doppio di una femmina: "Ed esse (mogli) avranno a loro volta un quarto di tutto quel che voi morendo lascerete, se non avete figli; ché se li avrete, ad esse spetterà un ottavo, dopo che siano stati pagati eventuali lasciti o debiti." (Sura 4:12).

Prima di dire "lo voglio"

Prima di impegnarti a sposare un musulmano, sarebbe una buona idea esaminare i motivi dietro tale scelta. Mentre tu potresti essere ispirata dall’amore, lui potrebbe solo voler ottenere un permesso di soggiorno.

Lo so, si dice che l’amore è cieco, tuttavia spero che questo messaggio ti servirà ad aprire gli occhi.

Potresti replicare che il tuo futuro marito non è un musulmano praticante, ma non dimentichiamoci che l’Islam è più di una religione, esso include una codice legale completo che sia i musulmani che i non musulmani devono rispettare in uno stato islamico. In caso di disputa tra di voi, tutto ciò che gli sarà necessario fare per avere la meglio su di te sarà tornare in un paese islamico.

Se avessi dei dubbi a riguardo permettimi di suggerirti di guardare il film "Mai senza mia figlia", basato su la storia vera di una donna americana moglie di un uomo musulmano.

Questa potrebbe rivelarsi per te una esperienza vitale: le vite che salveresti sarebbero la tua e quella dei tuoi futuri bambini.

"Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c’è tra la giustizia e l’iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre?" 2 Corinzi 6:14

Nota alla Traduzione: la versione del Corano utilizzata è quella a cura di Alessandro Bausani, ed. BUR
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Sixara » dom feb 19, 2017 1:13 pm

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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » dom feb 19, 2017 11:15 pm

Tra omofobia e ipocrisia, il volto celato dell’omosessualità in Pakistan
Articolo di Marie de Douhet pubblicato sul settimanale Le Point (Francia) il 18 dicembre 2014, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
16 novembre 2015

http://www.gionata.org/tra-omofobia-e-i ... l-pakistan


Più dell’87% della popolazione pakistana è omofoba, secondo un sondaggio del Pew Institute. Tuttavia, secondo i dati di Google, il Pakistan è il più forte consumatore al mondo di pornografia gay. Un paradosso che ritroviamo nei costumi come nella cultura pakistana.

Akbar*, un pio musulmano dalla lunga barba nera, vive a Lahore, la seconda città del Paese. Oggi non va al lavoro; dato che sua moglie non è in casa, accetta di parlare con noi del suo passatempo preferito: travestirsi davanti a uno specchio. “Recito le mie preghiere e onoro Allah ogni giorno, ma mi metto il rossetto sulle labbra. Ho perfino una moglie, per far piacere a Dio. Ma nel mio cuore vedo solo gli uomini.” Come molti altri, Akbar deve nascondere la sua omosessualità: in Pakistan i rapporti tra persone dello stesso sesso sono infatti passibili della pena capitale.

La singolare situazione dei travestiti

Tuttavia, secondo i nostri interlocutori, niente è più facile di avere un rapporto con un uomo. “Qui gli uomini sono talmente frustrati che si farebbero pure un cane, infatti sono gli etero che vengono a rimorchiarmi” ci dice divertita Nili, un uomo divenuto donna. Per lei la cultura dei travestiti e dei transessuali, incarnata dalle cosiddette “Hijra”, è un’antica eredità indo-pakistana. “Le hijra portano in sé i due sessi, perciò sono sempre state al tempo stesso rispettate e perseguitate. Vengono derise, sono le prime a rischiare di essere stuprate, ma sono loro che benedicono i neonati” continua Nili. A Islamabad e altrove non è raro incrociare i loro profili effeminati mentre mendicano ai semafori. Molto più visibili in Pakiistan che in Francia, i travestiti e i transessuali hanno, paradossalmente e malgrado le persecuzioni, più diritti che da noi: dispongono di una loro carta d’identità e sono riconosciuti come terzo sesso.

Abitudine culturale

Le hijra, prostitute a buon mercato, rappresentano le fantasie dell’uomo per un altro uomo. Qasim Iqbal, ricercatore e direttore del centro NAZ Male, l’unica associazione pakistana consacrata alla causa omosessuale, conferma: “In Pakistan le donne non sono accessibili al di fuori del matrimonio, quindi gli uomini, per fare sesso, si arrangiano tra di loro. Qui la maggior parte degli uomini ha avuto almeno un rapporto omosessuale, in quanto è molto più facile e accettabile appartarsi con un uomo che con una donna. Questo non vuol dire che sono gay, bensì che sono frustrati”. Come abbiamo potuto constatare sul posto, non è raro incrociare degli uomini che si tengono per mano in segno di amicizia mentre camminano insieme per strada. “Questo genere di cose in Occidente sarebbe immediatamente catalogato come comportamento omosessuale. In Pakistan è un’abitudine culturale, per nulla connotata sessualmente. È per questo e per altri motivi di questo tipo che in Pakistan è più facile per i gay nascondersi” spiega Qasim.

Matrimoni combinati

In un parco di Lahore dei giovani prostituti appena ventenni ci rivelano le frustrazioni dei loro clienti: “Gli uomini vengono a trovarci perché qui le donne sono frigide. Alcuni dicono di avere l’impressione di fare l’amore con un cadavere”. Certo è che, nei Paesi in cui i matrimoni combinati e forzati sono tutt’ora la norma, è difficile pretendere che gli sposini siano a loro agio a letto: una buona sposa pakistana non deve comportarsi in maniera adeguata e soprattutto, per queste giovani donne, la prima notte di nozze è molto spesso associata allo stupro. “La donna è una sposa, una madre, una sorella, ma ci dimentichiamo che è anche una donna!” dice corrucciato Habib Khan, un uomo d’affari originario del nord-ovest del Paese, una regione in cui è ben nota la bisessualità del popolo Pashtun. “Da noi si dice che, quando un uccello vola sopra Peshawar, con un’ala vola e con l’altra si para le chiappe” dice divertito. Secondo lui queste tendenze hanno un’origine greca, visto che i Pashtun sono i probabili discendenti dell’esercito di Alessandro Magno.

“Il vero amore può essere solo quello per un uomo”

Tali tendenze provengono però anche da una certa visione dell’amore. Durante una serata gay a Karachi un invitato ci spiega: “Se osservate la storia del mio Paese, della mia religione, vedrete che è sempre stato così. Le donne sono un sostituto del vero amore, esistono solo per la riproduzione. Il vero amore può essere solo quello per Dio, che è una figura maschile; il vero amore qui sulla terra, quindi, può essere solo quello per un uomo” afferma bicchiere di whisky alla mano, prima di abbracciarsi con un uomo davanti all’ultimo video di Lady Gaga. Se per lui, come per molti altri, l’unico amore autentico è quello di un uomo per un altro uomo, il rischio di essere scoperto omosessuale è molto concreto e la discrezione rimane una priorità. Un comportamento che riassume bene il paradosso del Pakistan, lacerato tra tradizione e desiderio di libertà. “La società pakistana è molto ipocrita. Puoi fare quello che vuoi in privato, fintato che il tuo comportamento pubblico è nelle regole” conclude Habib Khan.

* Il nome è stato cambiato

.

Testo originale: Homosexualité, la face cachée du Pakistan
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » mer mar 08, 2017 12:24 pm

La donna nell’islam
27 novembre 2015

http://islamicamentando.altervista.org/ ... 3144531250

A causa della propaganda dei musulmani, che sono bravissimi a mascherare la vera natura della loro religione agli occhi degli occidentali, persino nei casi in cui la natura violenta è palese e le dimostrazioni sono a dir poco plateali, è ampiamente ammesso, al punto da venire quasi dato per scontato, che nei paesi islamici i maltrattamenti ai danni delle donne non dipendano dall’islam ma sono piuttosto un retaggio culturale.

I musulmani martellano l’opinione pubblica con pochi ma semplici slogan, facili da ribadire e da imprimere nella testa di chi ascolta: la donna nell’islam è pari all’uomo. Ovviamente non si limitano a questo ma aggiungono che la religione islamica ha concesso alle donne più diritti di quanto abbia fatto qualsiasi altra società, garantendole inoltre l’onore e la dignità. Poi ci sono le testimonianze delle donne convertite (in genere le più fanatiche), veri e propri fantocci sbattuti davanti le telecamere per affermare che prima di convertirsi all’islam non si erano mai sentite tanto rispettate.

I nostri lettori troveranno tutto questo alquanto sorprendente, pensando al burqa, alla poligamia, al divieto di guidare imposto in molti paesi islamici e ad altri aspetti della donna nell’islam. Eppure la propaganda islamica, aiutata dal politicamente corretto nostrano, riesce a far passare il messaggio della parità dei sessi nell’islam pur essendo totalmente infondato e persino opposto alla realtà.

Da quanto son bravi il dubbio lo hanno fatto sorgere anche a noi di Islamicamentando, che forse non abbiamo capito che in Afganistan la pessima condizione della donna è realmente prerogativa dei talebani e non dell’islam. Dunque, per accertarci di quale sia realmente la verità, siamo andati a verificare direttamente alla fonte, e abbiamo scoperto che nell’islam, in base al Corano e la Sunna…

Le donne musulmane soffivano più delle altre: «non ha mai visto una donna soffrire come soffrivano le donne musulmane». (Sahih Bukhari Volume 7, Libro 72, Numero 715)

Le donne nell’islam sono inferiori agli uomini, e devono sottostare ai loro ordini: «Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre» (Corano 4:34)

Le donne sono maledette se si rifiutano di giacere con i mariti: «Il Profeta disse: “Se un uomo invita la moglie a giacere con lui e lei si rifuta di andare da lui, allora gli angeli manderanno le loro maledizioni su di lei sino al mattino”». (Sahih Bukhari Volume 7, Libro 62, Numero 121)

Nell’inferno islamico le donne sono molto più numerose degli uomini: Narrò ‘Imran bin Husain: «Il Profeta disse: “Guardai nel Paradiso e scoprii che la maggior parte degli abitanti erano i poveri, e guardai nel Fuoco (dell’Inferno) e scoprii che la maggior parte dei suoi abitanti erano donne”». (Sahih Bukhari Volume 4, Libro 59, Numero 3237). Si veda anche: «Una volta l’Apostolo di Allah si recò al Musalla (per of- frire la preghiera)… Poi passò accanto alle donne e dis- se: “O donne, fate le elemosine perché ho visto che la maggior parte degli abitanti del fuoco dell’Inferno era- vate voi (donne)”. […] (Sahih Bukhari Volume 1, Libro 6, Numero 301).

La donna è paragonata ad un campo, che l’uomo può sfruttare come meglio crede: «Le vostre spose per voi sono come un campo. Venite pure al vostro campo come volete» (Corano 2:223). Maometto stesso non perse occasione di sottolineare il fatto che le donne fossero proprietà dei loro mariti: «Il messaggero di Alla disse: “Se un marito chiama la moglie nel suo letto (allo scopo di avere con lei rapporti sessuali) ed ella rifiuta, impedendogli un buon sonno, gli angeli la malediranno fino al mattino”». (Sahih Bukhari Volume 4, Libro 59, Numero 3237)

La donna è paragonata agli asini e ai cani (quest’ultimi animali impuri) e se passsa vicino ad un uomo che prega la preghiera di quest’ultimo sarà annullata: Narrò Aisha: «Mi furono menzionate le cose che annullano le preghiere. Mi dissero: “La preghiera viene annullata da un cane, un asino e una donna (se passano davanti a chi prega)”. Risposi: “Avete fatto di noi (cioè, noi donne) dei cani”». (Sahih Bukhari Volume 1, Libro 9, Numero 490)

La donna è paragonata in maniera dispregiativa ai cavalli e al malaugurio: «Il malaugurio fu citato davanti al Profeta: Il Profeta disse: “Se esiste malaugurio in qualcosa, è nella casa, nella donna e nel cavallo”». (Sahih Bukhari Volume 7, Libro 62, Numero 31)

La testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo. Il Corano afferma infatti che ci vogliono due donne per avere l’affidabilità della testimonianza di un solo uomo: «Chiamate a testimoni due dei vostri uomini o in mancanza di due uomini, un uomo e due donne, tra coloro di cui accettate la testimonianza, in maniera che, se una sbagliasse l’altra possa rammentarle» (Sura 2:282). Maometto spiegò il motivo di quella dottrina dicendo: “Non è la testimonianza di una donna uguale a metà di quella di un uomo?” Le donne risposero: “Sì”. Lui disse: “Questo è per la carenza d’intelligenza di una donna”». (Sahih Bukhari Volume 3, Libro 48, Numero 826). Si veda anche: «Una volta l’Apostolo di Allah si recò al Musalla (per offrire la preghiera)… Poi passò accanto alle donne e disse: “O donne, fate le elemosine perché ho visto che la maggior parte degli abitanti del fuoco dell’Inferno era- vate voi (donne)”. Le donne chiesero: “Perché è così, o Apostolo di Allah?” Egli rispose: “Voi maledite continuamente e siete ingrate nei confronti dei vostri mariti. Non ho mai visto nessuno più carente di voi in quanto ad intelligenza e fede. Una qualunque di voi riuscireb- be facilmente a sviare un uomo sensibile e prudente”. Le donne chiesero: “O Apostolo di Allah, cosa c’è di ca- rente nella nostra intelligenza e nella nostra fede?”. Egli disse: “La prova presentata da due donne non equivale alla testimonianza di un solo uomo?” Esse risposero di sì. Egli disse: “È questa la carenza nella sua intelligenza. Non è vero che una donna non può né pregare né digiu- nare durante il ciclo?” Le donne risposero di sì. Egli disse: “Ecco la carenza nella sua fede”».(Sahih Bukhari Volume 1, Libro 6, Numero 301)

L’eredità di un figlio debba essere il doppio di quella di una figlia: «Ecco quello che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli: al maschio la parte di due femmine» (Corano 4:11).

È consigliato ai mariti di picchiare le mogli disubbidienti: «Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande» (Corano 4:34). Quando a Maometto fu riferito che «le donne erano diventate arroganti nei confronti dei loro mariti», egli «diede agli uomini il permesso di picchiarle». E quando alcune di loro si lamentarono, il Profeta osservò: «Molte donne sono venute in visita alla mia famiglia lamentandosi dei loro mariti. Tra di voi, esse non sono certo le migliori» (Sunan Abu Dawud Libro 11, Numero 2141). Lo disturbava che le donne si lamentassero, non che i mariti le picchiassero. E aggiunse addirittura: «Non si deve mai chiedere a un uomo perché abbia percosso sua moglie» (Sunan Abu Dawud Libro 11, Numero 2142).
Un altro hadith racconta di come, a un certo punto, una donna si fosse recata da Maometto chiedendo giustizia: «Aisha riferì che (venne) una signora coperta da un velo verde (si lamentò con lei di suo marito mostrandole un livido verde sulla pelle provocato dalle percosse dell’uomo). Essendo abitudine delle donne sostenersi le une con le altre, quando il messaggero di Allah tornò a casa Aisha gli disse: “Non ho mai visto alcuna donna soffrire come le donne che credono. Guarda! La sua pelle è più verde delle sue vesti!”» (Sahih Bukhari Volume 7, Libro 77, Numero 5825). Qui sembra che Aisha non nutrisse alcuna illusione riguardo al fatto che – per citare lo slogan dei musulmani – “la religione islamica abbia concesso alle donne più diritti di quanto abbia fatto qualsiasi altra società o religione”. E in ogni caso né i lividi della donna né le parole di Aisha turbarono affatto Maometto, cosicché, quando il marito di quest’ultima apparve, egli non si disturbò di rimproverarlo per le violenze commesse. I testi infatti non vi fanno il minimo accenno. Del resto, perché avrebbe dovuto farlo dal momento che Allah gli aveva già rivelato che è esattamente così che un marito deve trattare la propria moglie disobbediente?
Per giunta, sappiamo che anche Maometto picchiò sua moglie Aisha. Una notte, pensando che la donna dormisse, egli uscì. Aisha, tuttavia, lo seguì sospettosamente. E quando se ne rese conto il Profeta la percosse: «Mi colpì sulla guancia, facendomi molto male. Dopodiché disse: “Pensavi forse che Allah e il suo apostolo si comportassero ingiustamente con te?”» (Sahih Muslim Libro 4, Numero 2127)

Le donne non hanno la stessa libertà degli uomini su come vestirsi, e sono obbligate a coprirsi: «E di’ alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti…» (Corano 24:31). Maometto entrò più nello specifico quando Aisha si recò da lui «indossando vesti di stoffa sottile». «Aisha», esclamò il profeta, «quando una donna raggiunge l’età dello sviluppo non è bene che mostri alcuna parte del suo corpo a eccezione di questo – e indicò il volto – e di queste – e indicò le mani» (Sunan Abu Dawud Libro 32, Numero 4092).

Nelle istruzioni relative al divorzio il Corano da per scontato il matrimonio con le cosiddette “spose bambine“. Parlando del periodo di attesa che occorre per determinare se una donna sia incinta, il Corano infatti recita: «Se avete qualche dubbio a proposito di quelle delle vostre donne che non sperano più nel mestruo, il loro termine sia di tre lunazioni. Lo stesso valga per quelle che non hanno ancora il mestruo» (Corano 65:4) *

Aisha, la più amata fra le numerose mogli di Maometto, in una citazione tratta da The ideal Muslimah, di Ali al-Hashimi, ammonisce la popolazione femminile in termini inequivocabili:

«Donne, se conosceste i diritti che i vostri mariti hanno su di voi, pulireste con il vostro viso la terra dai loro piedi»

* Il motivo per cui c’è stata la necessità di “rivelare” un versetto del genere, potrebbe essere dato dal fatto che lo stesso Maometto avesse una sposa bambina:
http://islamicamentando.altervista.org/ ... i-maometto
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » lun mar 27, 2017 4:42 pm

Nel califfato di Birmingham non si balla Rihanna
Lorenza Formicola
27 Marzo 2017

https://www.loccidentale.it/articoli/14 ... la-rihanna

Quando la diciassettenne musulmana, che se ne andava in giro con l’hijab nel centro di Birmingham, si è fermata a ballare, in pubblico, con un amico, sulle note di un artista di strada, mimando un twerking – parola inglese usata per indicare un tipo di ballo in cui il ballerino, di solito una donna, scuote i fianchi su e giù velocemente, creando così un tremolio delle natiche – non deve essere stata in grado, in quel momento, di calcolare la portata che quel gesto avrebbe avuto da lì a poco. Il richiamo R&B di un brano di Rihanna è stato più forte del sentimento di angoscia che avrebbe dovuto indurla a contenersi, ad abbassare il capo e a non mischiarsi con quegli sporchi prodotti culturali occidentali. La stessa angoscia che la sua religione le impone, adesso non smette di percuoterla. Un tormento che dura da una ventina di giorni.

Da quando lo spettacolo, ripreso dai passanti, è diventato virale, l’adolescente si è assunta un rischio che sta pagando a caro prezzo. Attacchi, insulti, minacce di morte di musulmani inviperiti per un comportamento giudicato irriguardoso. “T***ia disgustosa”, “p***ana che va ammazzata”, sono alcune delle frasi, neanche le peggiori, che si possono leggere in giro. In lacrime, lei ha persino provato a giustificarsi in una intervista su youtube in cui si scusa per il suo comportamento, e soprattutto, confessa che alcuni disturbi mentali le impediscono di pensare in maniera corretta e coerente con il suo credo.

La comunità islamica di Birmingham è balzata agli onori della cronaca nelle scorse ore dopo gli otto arresti seguiti all’attentato a Westminster. Ma è già nota almeno per chi è abituato a grattare sotto la superficie patinata di certi media, che continuano a mistificare la verità rimuovendo la parola ‘islam’ proprio là dove gioca un ruolo da protagonista. Birmingham, la seconda città per popolazione del Regno Unito, torna, infatti, spesso sulle prime pagine dei quotidiani inglesi quando si parla dei musulmani in Gran Bretagna. È la città inglese con la percentuale più alta di musulmani, ben il 22% - percentuale che in alcuni quartieri raggiunge il picco del 70% -, e che vanta la moschea più grande d’Europa. Per molti si tratta addirittura di un vero e proprio “piccolo califfato” al centro dell’Inghilterra.

Qui, le le scuole si sono lentamente islamizzate. Non solo nelle discipline: i posti in fondo alle classi sibi destinati alle ragazze; queste ultime vengono scoraggiate a rivolgere la parola ai ragazzini; imposizione del velo alle docenti; insegnamento della religione islamica per tutti; divieto di tombole o altri giochi natalizi perché “un-islamic”; denaro prelevato dal budget scolastico per finanziare un viaggio in Arabia Saudita di alcuni ragazzi di fede musulmana. Per dirla in breve quello che la polizia battezzò come “Trojan Horse Operation”, trasformare le scuole in questione in un cavallo di Troia per sfondare il muro delle leggi di Londra e far entrare i precetti islamici nel sistema educativo inglese. Come pensate che si islamizzino le società? Ce lo ha insegnato il comunismo: rieducando nelle scuole.

È per questo che un ballo volgare, ma non osceno, da parte di una ragazzina può essere processato dall’opinione pubblica che ha imparato a privare di dignità la donna come vuole la legge islamica. L’Occidente a comando pudico e moralista quando si tratta di difendere qualsiasi diritto, e che, al contrario condanna chi osa mortificare un cane, sa che schierarsi dalla parte della ragazzina di turno, e provare a difenderla, significherebbe 'offendere' i musulmani o, più in generale, uno dei simboli dell’islam - l'hijab - e si tiene ben alla larga dal cadere in un 'errore' simile. E allora diventa coerenza tacere, come avviene con i matrimoni forzati, le mutilazioni genitali femminili, i tribunali della sharia in Gran Bretagna, gli abusi e le violenze ai danni di donne e giovani ragazze, migliaia, molestate e stuprate a Rotherham.

Al contempo non si può guardare ad episodi del genere e pensare che il pubblico ludibrio a cui è stata esposta la giovane, e il pericolo che corre forse la diciassettenne di essere assassinata da qualche fondamentalista offeso dal suo comportamento, siano episodi isolati nella multietnica Inghilterra. Giusto per citarne un altro, a Darmstadt, in Germania, la diciannovenne Lareeb Khan è stata uccisa nel 2015 direttamente dai suoi genitori quando ha deciso di togliersi il hijab. Suo padre, Asadullah Khan, ha commentato senza farsi troppi scrupoli di aver ucciso la figlia per salvare l'onore della famiglia: i valori occidentali che si erano impossessati della figlia gli stavano rovinando la vita. Ma se il giornalista collettivo continua a giocare con il fuoco e ad imputare esclusivamente al presidente degli Stati Uniti Trump la responsabilità di promuovere “una grande narrazione che contrappone il mondo musulmano contro l'occidente”, che speranza abbiamo di capire cosa sta accadendo e soprattutto di salvare la nostra identità?
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Re: Ła dona entel mondo arabo, xlamego, musulman

Messaggioda Berto » gio apr 06, 2017 7:05 am

Non si converte all'Islam, gli negano i documenti per il matrimonio
Giovedì 9 Marzo 2017
di Paola Treppo

http://www.ilgazzettino.it/nordest/vero ... 07277.html

UDINE - Non accetta di convertirsi alla religione islamica e alla donna che vuole sposare, una marocchina di 45 anni che dal 2010 vive e lavora in Friuli, viene negato il documento per poter avviare le pratiche per convolare a notte con rito civile. È successo a una coppia che vive nella zona collinare del Friuli, in provincia di Udine.

Lui, Renzo, la conosce per lavoro: lei fa la badante e ha un figlio. Lui è cattolico. Lei di religione musulmana. Ma questo non impedisce loro di piacersi e volersi sposare. Così Renzo la accompagna al Consolato, a Verona, per tutte le pratiche necessarie. Per procedere con tutte le pratiche per il matrimonio civile, infatti, servono specifici documenti.

«Tutto stava andando per il meglio, ma poi in Consolato mi è stato chiesto se fossi intenzionato a convertirmi alla religione islamica - dice Renzo -. Io ho risposto che sono cristiano e che la religione islamica non la conosco e che in ogni caso non sono intenzionato a farlo. A quel punto mi è stato detto che non possono rilasciare i documenti necessari per le nozze. Perché non mi converto. Sono rimasto stupefatto. Una donna marocchina, insomma, non è libera neanche in Italia».
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