Liceo classico e il mito della classicitàhttp://www.miur.gov.it/liceo-classico Il percorso del Liceo classico è indirizzato allo studio della civiltà classica e della cultura umanistica. Favorisce una formazione letteraria, storica e filosofica idonea a comprenderne il ruolo nello sviluppo della civiltà e della tradizione occidentale e nel mondo contemporaneo sotto un profilo simbolico, antropologico e di confronto di valori. Favorisce l’acquisizione dei metodi propri degli studi classici e umanistici, all’interno di un quadro culturale che, riservando attenzione anche alle scienze matematiche, fisiche e naturali, consente di cogliere le intersezioni tra i saperi e di elaborare una visione critica della realtà. Guida lo studente ad approfondire e a sviluppare le conoscenze e le abilità e a maturare le competenze necessarie. (Articolo 5 del Decreto del Presidente della Repubblica 89 del 15 marzo 2010).
“Ragazzi, tornate a iscrivervi al liceo classico”15 Maggio 2018
Federico Condello, filologo e docente universitario, difende in un saggio il più tradizionale tra gli indirizzi delle scuole superiori. E in questa intervista sostiene che la posta in gioco è la democrazia
di RAFFAELLA DE SANTIS
https://rep.repubblica.it/pwa/generale/ ... -196492890 Da un po' di anni il liceo classico è costretto a smarcarsi dalle accuse di chi lo considera poco adatto ai tempi. Insegnanti e classicisti si ritrovano a dover difendere una scuola che ha avuto un ruolo di primo piano ma rischia di apparire ingiustamente poco appropriata alla vita di tutti i giorni. Non è così, dice oggi Federico Condello, professore di filologia greca e latina all'università di Bologna, perorando in un saggio ricco di dati la causa...
Silvia Ronchey: “Greco e latino sono il nostro diritto al riscatto”18 Maggio 2018
La grande bizantinista e il futuro del liceo classico
di RAFFAELLA DE SANTIS
https://rep.repubblica.it/pwa/intervist ... -196771156 Sul piatto c'è la sopravvivenza del liceo classico, in costante calo di iscrizioni ormai da anni. Nel dibattito ospitato sulle pagine di Repubblica, c'è forse un aspetto che non è ancora venuto fuori. Un punto molto caro a Silvia Ronchey, ordinario di Civiltà bizantina all'università di Roma Tre, che risponde all'intervista mentre è in classe trasformando l'intervista in una lezione in viva voce: "Siamo di fronte a un nuovo o...
Nicola Gardini: “Il liceo classico? È il curriculum di chi sta alla City”17 Maggio 2018
Prima la provocazione di Condello sulla “scuola per questi tempi”. Poi la risposta di Bettini, sostenitore della sua funzione “antropologica”. Ora Nicola Gardini: “È una nostra eccellenza, ma si può rendere più ludica”
di RAFFAELLA DE SANTIS
https://rep.repubblica.it/pwa/generale/ ... -196674872Nicola Gardini guarda al dibattito italiano sul liceo classico dalla cattedra di Oxford dove insegna all'università letteratura del Rinascimento. "Credo che il liceo classico sia un patrimonio unico, importante quanto la Via Lattea o la deriva dei continenti", dice. Ma nell'ottica del professore approdato al mondo accademico anglosassone qualcosa è migliorabile: "Il liceo dovrebbe diventare più giocoso, più partecipato. Mettere gli studenti ...
Bari, appello degli intellettuali per rilanciare il Flacco: "La città ha bisogno degli studi classici"a Canfora a Laterza, sono illustri i firmatari della lettera-appelloche sollecita la città e i cittadini affinchè vengano sostenuti l'istituzione scolastica e gli studi classici
18 maggio 2018
http://bari.repubblica.it/cronaca/2018/ ... -196773277 Bari, appello degli intellettuali per rilanciare il Flacco: "La città ha bisogno degli studi classici"
La necessità che lo storico liceo classico Flacco di Bari "sia sostenuto e rilanciato" viene sottolineata da un gruppo di docenti universitari e esponenti delle istituzioni culturali che hanno sottoscritto una lettera-appello sollecitando la città e i cittadini affinchè vengano sostenuti l'istituzione scolastica e gli studi classici.
Del gruppo fanno parte Luciano Canfora, Antonio Felice Uricchio, Corrado Petrocelli, Stefania Santelia, Giuseppe Bonifacino, Pasquale Guaragnella, Costantino Esposito, Claudio Schiano, Domenico Lassandro, Alessandro Laterza, Maria Laterza, Franco Perrelli, Gaetano Piepoli, Paolo Ponzio, Vitangelo Ardito,
Pietro Cappelli, Pietro Nazza, Ferruccio De Natale, Annalisa Caputo, Dino Borri, Eugenio Di Sciascio e Luigi Piacente.
Il liceo Flacco è tra le più antiche istituzioni scolastiche di Bari "e nelle sue aule - si ricorda - si è formata la classe dirigente degli ultimi cento anni". L'iniziativa - si sottolinea - nasce dall'esigenza di rilanciare il Flacco e gli studi classici, "necessari per questa città e per la sua cultura".
Licei classisti, non si placa la polemica. Amato: "Senza fiato". I presidi si difendonoE i docenti del Visconti di Roma in assemblea: "Dovremmo chiedere scusa". Dopo l'articolo di Repubblica su scuole che pubblicizzavano l'assenza di alunni poveri, nomadi, disabili come un pregio, si moltiplicano prese di posizoni, proteste in rete, attacchi sui social
09 febbraio 2018
http://www.repubblica.it/scuola/2018/02 ... -188450212"Si resta sconcertati, senza fiato". Giuliano Amato, ex premier, giudice costituzionale, regisce in modo netto davanti al caso, sollevato da Repubblica, dei licei che si pubblicizzano alle famiglie affermando che "il basso numero di stranieri, di disabili o di studenti svantaggiati garantisce un corso di studi libero da ritardi, impacci".
"Il basso numero dei figli dei portieri dei condomini", dice Amato citando altri annunci, "avrebbe garantito omogeneità culturale tra gli studenti: si resta senza fiato, sconcertati. La Costituzione vale la domenica, nei giorni feriali ognuno fa come gli pare, la dignità è solo la mia... Bisogna fermare tutto questo la Costituzione vieta le discriminazioni" di ogni tipo. Dopo l'intervento della ministra Fedeli, che ha considerato inaccettabili quelle pubblicità scolastiche, ora interviene Amato mentre si scatena la protesta in rete, sui social.
Assemblea al Visconti, studenti divisi. Intanto questa mattina, dopo le polemiche sul Rav, il rapporto di autovalutazione che le scuole devono inviare ogni anno al Miur, alcuni studenti hanno appeso uno striscione fuori da liceo Visconti, nel cuore della città. "Tutto ciò favorisce l'apprendimento?", recitava, riferendosi alle frasi con cui il liceo più storico di Roma si è raccontato: studenti provenienti per lo più dal Centro e da famiglie di estrazione medio-alto borghese, con alunni di nazionalità straniera che si contano sulle dita di una mano, mentre quelli diversamente abili sono pari a zero.
Il cartello però non rappresenta il pensiero della totalità degli studenti, secondo cui è vero, sì, che le parole della preside nel documento siano state poco accorte, ma altrettanto vero è che siano state eccessivamente travisate. D'altronde, raccontano i ragazzi, il Rav è un documento che viene compilato dal collegio docenti, insieme a una commissione, e che infine viene letto anche dal consiglio d'istituto, composto da genitori e alunni.
La dirigente scolastica Clara Rech, con una nota pubblicata sul sito della scuola, ha spiegato di aver compilato il modulo con "dati di contesto" senza "alcun giudizio di merito o di valore". La preside ha aggiunto che l'istituto è per tradizione "democratico, antifascista e interclassista". "L'idea che l'opinione pubblica si sta facendo del Visconti non è reale - aggiungono i ragazzi - siamo figli di lavoratori comuni, non figli di papà".
Durante un'assemblea che si è tenuta in mattinata avrebbero preso la parola anche alcuni docenti, dicendo che la scuola avrebbe dovuto chiedere scusa per le frasi contenute nel documento.
Il classico D'Oria di Genova. È finito nella bufera anche il liceo classico D'Oria che figura tra le scuole che fanno pubblicità classista. Nel sito dell'istituto si legge tra l'altro "Il contesto socio-economico e culturale complessivamente di medio- alto livello e l'assenza di gruppi di studenti con caratteristiche particolari dal punto di vista della provenienza culturale ( come, ad esempio nomadi o studenti provenienti da zone particolarmente svantaggiate) costituiscono un background favorevole alla collaborazione ed al dialogo fra scuola e famiglia, nonché all'analisi, con apporti reciproci, delle specifiche esigenze formative, nell'ottica di una didattica davvero personalizzata".
Molte le proteste sui social nei confronti della scuola più famosa di Genova ( vi militarono tra gli altri Paolo Villaggio, Massimo D'Alema e Paolo Fresco) accusata di essere classista e razzista anche perché frequentata per lo più da ragazzi dei quartieri "in" della città. La preside respinge le accuse: "La fisionomia di una scuola traspare dalla sua vita quotidiana e dall'impegno di tutto il Personale. E la fisionomia della nostra scuola è da anni all'insegna di un quotidiano impegno per l'inclusione, per sostenere ogni studente nella sua individualità e nel suo percorso di crescita e per la lotta contro il disagio comunque si manifesti".
Milano: la giustificazione del preside del liceo Parini. Oggi a Milano la ministra Valeria Fedeli spiega che alcune frasi "appaiono particolarmente gravi, persino classiste", e fanno fare "un passo indietro rispetto a una delle caratteristiche fondanti della scuola italiana: la capacità di inclusione e integrazione". A Milano c'è polemica intorno al liceo classico Parini, che nel rapporto di autovalutazione dice che i suoi studenti "in genere hanno per tradizione una provenienza sociale più elevata rispetto alla media".. Ma secondo il preside, Giuseppe Soddu, c'è un gigantesco equivoco: "La nostra scuola è aperta a tutti da sempre, a prescindere dalle condizioni socioeconomiche".
Ma, preso atto di una situazione ritenuta favorevole, la scuola ha "il compito (obbligo) di contribuire a elevare il livello culturale dei suoi allievi". Questo è scritto nel Rav. Quindi si ritiene classista elevare il livello culturale degli studenti?" Noi vogliamo studenti che abbiano
desiderio di conoscere e studino con impegno e passione e gioia. Cerchiamo di aiutarli a maturare una coscienza critica dando loro una formazione solida, con la massima attenzione alla realtà odierna, per viverci e lavorarci con successo, e magari cambiarla in meglio".
Scuola, altolà di Fedeli: "Inaccettabili le pubblicità classiste dei licei"L'intervento della ministra dopo la denuncia di "Repubblica" sugli istituti che presentano come un vantaggio l'assenza fra gli alunni di poveri, disabili e stranieri. "Così si viola la Costituzione e si nega la nostra vocazione all'accoglienza. Ho chiesto un monitoraggio all'Invalsi, prenderemo provvedimenti"
08 febbraio 2018
http://www.repubblica.it/scuola/2018/02 ... -188347122ROMA – Le scuole che, per attrarre studenti, "descrivono come un vantaggio l'assenza di stranieri o di studenti provenienti da zone svantaggiate o di condizione socio-economica e culturale non elevata" violano i principi della Costituzione e travisano completamente il ruolo della scuola. A dirlo è la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, dopo la denuncia di “Repubblica” che ha raccontato come molti licei, da Milano a Roma, presentino come propri punti di forza (che favoriscono "la coesione" e "l’apprendimento") proprio l’assenza tra gli alunni di ragazzi di origine straniera, poveri e disabili.
Accade sul portale istituzionale "Scuola in chiaro", dove ogni istituto pubblica il proprio Rav (Rapporto di autovalutazione): uno strumento nato per aiutare ragazzi e famiglie a scegliere la scuola confrontando le diverse opzioni. Diversi i casi citati da "Repubblica": "Tranne un paio, gli studenti sono italiani e nessuno è disabile", scrive ad esempio il classico romano Visconti. Mentre il genovese D’Oria sottolinea come l’assenza di "gruppi particolari" (ad esempio nomadi) offra ai ragazzi un "background favorevole". "Non posso che stigmatizzare – spiega la ministra - il linguaggio utilizzato da alcuni istituti". Così "si fa un passo indietro rispetto a una delle caratteristiche fondanti della scuola italiana: la capacità di inclusione e integrazione, riconosciuta anche a livello internazionale. E si nega di fatto l’articolo 3 della Costituzione" ('Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge', ndr).
La scuola di cui abbiamo bisogno, spiega Fedeli, è "inclusiva, capace di rispettare e valorizzare le differenze. Una scuola dove nessuno si senta escluso e dove tutti i ragazzi possano (indipendentemente da provenienza e condizioni) essere formati a diventare cittadini consapevoli. Perciò, conclude la ministra, "scriverò oggi stesso all'Invalsi (l'istituto nazionale di valutazione, ndr) perché faccia immediatamente un attento monitoraggio dei Rav in riferimento a questo tipo di episodi. L'autonomia delle scuole è sacra. Ma ci sono principi irrinunciabili cui tutti dobbiamo ispirarci". Invece, "leggendo certe espressioni sembra che qualcuno li abbia dimenticati. Alcune frasi appaiono gravi, persino classiste. Non sono tollerabili e prenderemo provvedimenti”. Tanto più, avverte, che proprio il Rav "rientra fra gli strumenti di valutazione" delle scuole e dei presidi.
Licei 'classisti', ministra Fedeli: "Inviati gli ispettori. Possibili sanzioni"
La preside del Visconti: "Non siamo una scuola che esclude". "Assieme ad un gruppo di valutazione ho compilato un modulo prestampato riportando lo stato delle cose, ho riportato dati di fatto e non di valore. Il liceo Visconti lavora da sempre in maniera aperta, accogliente, multiculturale, interclassista". Clara Rech, preside del Visconti, respinge ogni accusa di classismo e "rigetta l'immagine di un istituto che si fa vanto di politiche di esclusione". "Sottoscrivo ogni parola detta dal ministro Fedeli e voglio ribadire che il rapporto di autovalutazione richiesto alle scuole dal Ministero è una mera rilevazione di dati contesto e non contiene alcun giudizio di merito o di valore. Tanto meno è una pagina pubblicitaria", spiega la dirigente scolastica. "Il liceo Visconti è per principio e tradizione una scuola democratica, antifascista e interclassista" ha sostenuto ricordando: "Collaboriamo col centro Astalli, Sant'Egidio, il pluralismo religioso fa parte della nostra tradizione: non siamo una scuola che esclude".
“ Qui niente poveri né disabili” Le pubblicità classiste dei liceiCorrado Zunino
08/02/2018
http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/na ... -licei.flcLa prosa con cui alcune scuole del Paese, spesso i licei più prestigiosi e selettivi, si sono offerte alle famiglie per attrarre l’iscrizione dei loro figli è da censura. Nell’ansia di far apparire un istituto privo di problemi, pronto a fornire la migliore didattica senza impacci con gli adolescenti stranieri o i ragazzi bisognosi di sostegno, i dirigenti scolastici hanno licenziato rapporti di autovalutazione classisti. È tutto visibile sul sito del ministero dell’Istruzione, “Scuola in chiaro”. Oltre ai numeri degli studenti presenti e alle informazioni sui percorsi di studio, ogni scuola ha offerto una valutazione di sé. Basata su parametri offerti dal ministero, ma restituita con una propria anima.
L’Ennio Quirino Visconti così si è raccontato: « L’essere il liceo classico più antico di Roma conferisce alla scuola fama e prestigio consolidati, molti personaggi illustri sono stati alunni » . L’illustrazione orgogliosa si addentra nei primi dettagli di censo: « Le famiglie che scelgono il liceo sono di estrazione medio- alto borghese, per lo più residenti in centro, ma anche provenienti da quartieri diversi, richiamati dalla fama del liceo». Fin qui, un dato di fatto. « Tutti, tranne un paio, gli studenti sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile » . La percentuale di alunni svantaggiati «per condizione familiare è pressoché inesistente » , mentre «si riscontra un leggero incremento dei casi di Dsa». Sono i Disturbi specifici di apprendimento. Il finale è una conclusione che spiazza: «Tutto ciò», e si intende la quasi assenza di stranieri e la totale assenza di poveri, « favorisce il processo di apprendimento » . Il buon apprendimento dei figli della buona borghesia di Roma Centro.
Al Visconti, « dove la maggior parte delle risorse economiche proviene dai privati, in primis le famiglie » , dove la presidente della Camera Laura Boldrini ha tenuto lezioni sulle fake news,la “ quota studenti con cittadinanza non italiana” è pari allo 0,75 per cento del totale. Lo dicono le tabelle. Solo che lo 0,75 per cento di 669 studenti non fa «un paio», ma cinque. E la quota di iscritti con «famiglie svantaggiate » è dello 0,8 per cento, un po’ più di «pressoché inesistente». Ecco, se si esce dalla pagina vetrina, quella che serve a far propaganda e richiamare iscrizioni, si scopre che i numeri del Visconti su stranieri e poveri sono più alti.
Anche l’intro dell’autovalutazione del liceo D’Oria di Genova, prestigioso e tradizionale classico, offre una presentazione di sé che accarezza l’idea per cui “ poveri e disagiati costituiscono un problema didattico”. Ecco cosa c’è scritto nel Rav: « Il contesto socio- economico e culturale complessivamente di medio- alto livello e l’assenza di gruppi di studenti con caratteristiche particolari dal punto di vista della provenienza culturale ( come, ad esempio, nomadi o studenti di zone particolarmente svantaggiate) costituiscono un background favorevole alla collaborazione e al dialogo tra scuola e famiglia, nonché all’analisi delle specifiche esigenze formative nell’ottica di una didattica davvero personalizzata » . Senza altre questioni da affrontare, sembra di capire, ci possiamo dedicare ai limitati e ricchi studenti indigeni. Infatti: «Il contributo economico delle famiglie sostiene adeguatamente l’ampliamento dell’offerta formativa».
Il Parini di Milano, altro classico storico, anche questo statale, illustra nella presentazione: « Gli studenti del liceo classico in genere hanno, per tradizione, una provenienza sociale più elevata rispetto alla media. Questo è particolarmente avvertito nella nostra scuola. A partire da tale situazione favorevole, la scuola ha il compito ( obbligo) di contribuire a elevare il livello culturale dei suoi allievi » . La dirigente scolastica del Parini, non a caso, ammette «qualche criticità nelle attività di inclusione».
È un classico parificato, però, ad utilizzare il linguaggio più esplicito sul tema. Il Giuliana Falconieri, Roma Parioli. Così la sua autovalutazione: « Gli studenti del nostro istituto appartengono prevalentemente alla medio-alta borghesia romana. La spiccata omogeneità socio- economica e territoriale dell’utenza facilita l’interazione sociale ». Ci si parla solo tra pari grado, e poi: «Non sono presenti né studenti nomadi né provenienti da zone particolarmente svantaggiate » . In questa scuola, tuttavia, c’è una questione particolare: « Negli anni sono stati iscritti figli di portieri e/o custodi di edifici del quartiere. Data la prevalenza quasi esclusiva di studenti provenienti da famiglie benestanti, la presenza seppur minima di alunni provenienti da famiglie di portieri o di custodi comporta difficoltà di convivenza dati gli stili di vita molto diversi».
Clara Rech, preside del Visconti di Roma, autrice di una delle autovalutazioni da censura, dice: «Il numero di battute a disposizione era limitato e pago un eccesso di sintesi. Rettificherò quel passaggio. Sono stata onesta nel rappresentare un dato oggettivo: al Visconti ci sono pochi studenti stranieri e non abbiamo disabili. Volevo dire che la didattica ordinaria, così, è più semplice: recuperare l’italiano di uno straniero chiede risorse e tempo. Credo che tutti gli studenti, ricchi e poveri, debbano crescere insieme e credo nella multiculturalità ».
Roma, la preside: "Scuola senza stranieri e disabili favorisce l'apprendimento". Fedeli: "Frasi gravi e classiste"di Alex Corlazzoli | 9 febbraio 2018
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... te/4147887 “Non posso che stigmatizzare il linguaggio utilizzato da alcune istituzioni scolastiche, e riportato dalla stampa nella compilazione del rapporto di autovalutazione (rav). Quando, nella sezione dedicata al contesto in cui opera la scuola, si inseriscono, alla voce ‘Opportunità’, frasi che descrivono come un vantaggio l’assenza di stranieri o di studenti provenienti da zone svantaggiate o di condizione socio-economica e culturale non elevata, si travisa completamente il ruolo della scuola”. La ministra dell’istruzione Valeria Fedeli si è rivolta così a Clara Rech, dirigente del liceo Ennio Quirino Visconti di Roma, dopo la presentazione dell’istituto sul sito del ministero dell’Istruzione Scuola in chiaro.
A sollevare il caso è stato il quotidiano La Repubblica che ha riportato la descrizione fatta nel documento di autovalutazione della scuola: “Le famiglie che scelgono il liceo – si legge nel rav – sono di estrazione medio-alta borghese, per lo più residenti in centro, ma anche provenienti da quartieri diversi, richiamati dalla fama del liceo. Tutti, tranne un paio, sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile. Tutto ciò favorisce il processo di apprendimento”.
Parole che hanno fatto infuriare i vertici di viale Trastevere. Dopo l’articolo apparso sulle pagine de La Repubblica la ministra ha deciso di prendere provvedimenti nei confronti della scuola. Il ministero ha chiesto all’Invalsi, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, di fare immediatamente un attento monitoraggio dei rapporti di autovalutazione con riferimento a questo tipo di episodi. “Alcune frasi – precisa Valeria Fedeli– appaiono particolarmente gravi, persino classiste. Non sono assolutamente tollerabili e prenderemo provvedimenti specifici a seguito dei dovuti approfondimenti. Il rav rientra peraltro fra gli strumenti di valutazione delle scuole e dei dirigenti scolastici. Terremo conto anche di questi elementi”.
Dal canto suo la dirigente del liceo è intervenuta sul caso e sul sito dell’istituto è apparsa una lettera al direttore della Repubblica dove la preside difende a spada tratta la scuola: “Il rapporto di autovalutazione richiesto alle scuole dal ministero è una mera rilevazione di dati di contesto e non contiene alcun giudizio di merito o di valore. Il Visconti è per principio e tradizione una scuola democratica, antifascista e interclassista, in cui vengono accolti ragazzi provenienti dalle più diversificate zone di Roma e provincia e in cui ciascun credo politico, religioso e, in generale, culturale, ha trovato e trova spazio e accoglienza”.
La preside se la prende con il giornale che ha pubblicato le frasi riportate nel rav: “Spiace che tanto lavoro possa vedersi squalificato e rinnegato da un articolo così aggressivamente fuorviante nel tono e nell’uso dei termini”. Intanto sul sito Scuola in chiaro le parole incriminate non sono state cancellate. Per ora restano nero su bianco.