Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Re: Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Messaggioda Berto » gio gen 16, 2020 9:22 am

Cristiani, ebrei e musulmani, dichiarazione congiunta: mai eutanasia e suicidio assistito
29-10-2019
Giacomo Kahn

https://www.shalom.it/blog/news-in-ital ... l0fzstJI0Y


I rappresentanti delle tre grandi religioni monoteistiche - Ebraica, Cristiana e Musulmana - hanno firmato ieri in Vaticano una lunga dichiarazione congiunta - 8 cartelle - dove vengono affrontati in una visione unitaria alcuni grandi temi etici, di particolare attualità: suicidio assistito, eutanasia, obiezione di coscienza, cure palliative. Il tema della comune riflessione e della relativa dichiarazione sottoscritta - in rappresentanza dell’ebraismo italiano vi era il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, anche nella sua veste di vice presidente della commissione di bioetica - è stato quello del modo in cui affrontare gli aspetti etici e morali sul problema del cosiddetto fine vita.

«L’eutanasia e il suicidio assistito - hanno sottoscritto i rappresentanti delle tre religioni abramitiche - sono moralmente e intrinsecamente sbagliati e dovrebbero essere vietati senza eccezioni. Qualsiasi pressione e azione sui pazienti per indurli a metter fine alla propria vita è categoricamente rigettata». La Dichiarazione definisce il tema, con parole sempre esplicite: «Ci opponiamo a ogni forma di eutanasia – che è un atto diretto deliberato e intenzionale di perdere la vita – cosi come al suicidio medicalmente assistito che è un diretto, deliberato e intenzionale supporto al suicidarsi – in quanto sono atti completamente in contraddizione con il valore della vita umana e perciò di conseguenza sono azioni sbagliate dal punto di vista sia morale sia religioso e dovrebbero essere vietate senza eccezioni».

La dichiarazione si sofferma anche sul comportamento che dovrebbe tenere il personale medico: «Nessun operatore sanitario dovrebbe essere costretto o sottoposto a pressioni per assistere direttamente o indirettamente alla morte deliberata e intenzionale di un paziente attraverso il suicidio assistito o qualsiasi forma di eutanasia, specialmente quando tali prassi vanno contro le credenze religiose dell’operatore». Il riconoscimento del diritto di obiettare a leggi ingiuste è il conseguente corollario: «È stato favorevolmente recepito, nel corso degli anni, che dovrebbe essere rispettata l’obiezione di coscienza agli atti che contrastano i valori etici di una persona – si legge nella Dichiarazione interreligiosa –. Ciò rimane valido anche se tali atti sono stati dichiarati legali a livello locale o da categorie di persone. Le credenze personali sulla vita e sulla morte rientrano sicuramente nella categoria dell’obiezione di coscienza che dovrebbe essere universalmente rispettata».

Il punto fermo per le tre religioni è l’origine della dignità umana, messa alla prova quando la malattia diventa grave o terminale: «L’assistenza a chi sta per morire, quando non è più possibile alcun trattamento – scrivono i firmatari – rappresenta da un lato un modo di aver cura del dono divino della vita e dall’altro è segno della responsabilità umana ed etica nei confronti della persona sofferente».

«Gli interventi sanitari tramite trattamenti medici e tecnologici - dice la dichiarazione congiunta - sono giustificati solo nei termini del possibile aiuto che essi possono apportare. Per questo il loro impiego richiede una responsabile valutazione per verificare se i trattamenti a sostegno o prolungamento della vita effettivamente raggiungono l’obiettivo e quando invece hanno raggiunto i loro limiti. Quando la morte è imminente malgrado i mezzi usati è giustificato prendere la decisione di rifiutare alcuni trattamenti medici che altro non farebbero se non prolungare una vita precaria, gravosa, sofferente».

«Incoraggiamo e sosteniamo - scrivono i firmatari - una qualificata e professionale presenza delle cure palliative ovunque e per ciascuno. Anche quando allontanare la morte e un peso difficile da sopportare, siamo moralmente e religiosamente impegnati a fornire conforto, sollievo al dolore, vicinanza, assistenza spirituale alla persona morente e ai suoi familiari».

Il documento si conclude con alcune proposte. «Dal punto di vista sociale dobbiamo impegnarci affinché il desiderio dei pazienti di non essere un peso non ispiri loro la sensazione di essere inutili e la conseguente incoscienza del valore e della dignità della loro vita, che merita di essere curata e sostenuta fino alla sua fine naturale». Dal punto di vista giuridico «leggi e politiche pubbliche che proteggano il diritto e la dignità del paziente nella fase terminale, per evitare l’eutanasia e promuovere le cure palliative». Sul piano culturale: «coinvolgere le nostre comunità sulle questioni della bioetica relative al paziente in fase terminale» facendo «conoscere le modalità di compagnia compassionevole per coloro che soffrono e muoiono»; «sensibilizzare l’opinione pubblica sulle cure palliative attraverso una formazione adeguata»; «fornire soccorso alla famiglia e ai cari dei pazienti che muoiono».



Alberto Pento
Assolutamente in disaccordo, costoro non possiedono la verità, né D-o, tanto meno sono padroni della mia persona e della mia vita.
E l'omicidio-suicidio per l'orrido Allah va forse bene?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Messaggioda Berto » gio gen 16, 2020 9:23 am

???




Recensione al saggio: “Islam, metafisica araba e filosofia moderna ebraica”,
di don Curzio NItoglia [Ed. Radio Spada]
Per capire quel che succede oggi nel medio oriente e nell’occidente atlantico/sionista


https://doncurzionitoglia.wordpress.com ... 6K7FRoFZqw


Le Edizioni Radio Spada di Milano hanno appena pubblicato (luglio 2014) il saggio

“Islam, metafisica araba e filosofia moderna ebraica. Per capire quel che succede oggi nel Medio Oriente e nell’Occidente atlantico/sionista”, di Curzio Nitoglia.

Ne faccio un sunto e lo porgo al lettore affinché possa approfondire il problema con lo studio del libro in questione.

Per capire quel che succede oggi nel mondo atlantico/occidentale e nel medio oriente bisogna studiare le principali ramificazioni dell’islam contemporaneo: 1°) il nazionalismo pan-arabo; 2°) l’integralismo qaedista e jiadhista, che affondano le loro radici nel passato remoto (medioevo) e prossimo (Ottocento/Novecento).

Si capisce, allora, che la cultura araba (non la religione islamica, specialmente se interpretata in maniera fondamentalista e fideista, a partire da al-Gazhali, priva di ogni speculazione filosofico/teologica ed esegetica) non è una forma di beduinismo rozzo, grossolano, privo di ogni spessore e profondità (quale al-Gazhali l’ha ridotta) e come è ci comunemente presentata dai mass media occidentali/atlantici “politicamente corretti”.
Infatti sia la cultura umanistico/scientifica (mutuata dall’India e dalla Cina e poi trasmessa all’Europa) che la filosofia aristotelica araba (Avicenna, Averroè) hanno toccato vertici di grande perfezione nel medioevo e poi hanno conosciuto la decadenza filosofica e soprattutto teologico/esegetica con al-Ghazali; decadenza che è divenuta assai forte, ma non ha distrutto completamente la rinascita della cultura araba non prettamente teologica, la quale è stata portata avanti dal nazionalismo sociale pan-arabista nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento, la quale, soprattutto attualmente, è avversata dall’integralismo qaedista, cresciuto dopo la seconda metà del Novecento e foraggiato dagli Usa, da Israele e dai Sauditi, in maniera apparentemente paradossale.

Nel medioevo la metafisica tomistica, studiando Aristotele, ha dovuto confrontarsi con quella araba, l’ha purgata dai suoi difetti razionalistici e l’ha perfezionata con la dottrina dell’essere come atto ultimo di ogni essenza, la quale supera lo stesso Aristotele fermatosi alla sola essenza senza giungere al suo completamento che è l’atto di essere.

Ora, la filosofia dell’occidente moderno e atlantico, che è il fondamento teorico della politica neoconservatrice statunitense, è l’illuminismo o l’empirismo anglo/americano più moderato di quello francese, ma egualmente ammalato – in maniera remota – di nominalismo e – in maniera prossima – di agnosticismo, che secondo S. Pio X è “il male del mondo moderno” e sta alla base del modernismo teologico.

Quindi L’empirismo è radicalmente opposto alla sana filosofia e alla teologia scolastica, mentre la metafisica araba medievale era solo imperfetta rispetto ad essa, ma non contrapposta a lei.

Infine

1°) se si studia la metafisica ebraica medievale (specialmente di rabbi Mosè Maimonide), che nonostante alcuni sani principi metafisici mutuati da Aristotele, da Avicenna & Averroè sfocia nel nichilismo teologico e
2°) la filosofia ebraica contemporanea (Lévinas e Buber), che è soggettivistica, strutturalista e nichilistica, si evince la radicale incompatibilità di esse con la retta ragione, la sana teologia e la divina Rivelazione.

Quindi dallo studio oggettivo e spassionato della metafisica araba, ebraica e cristiana medievale, comparate all’empirismo britannico, si evince la maggior opposizione del nichilismo teologico ebraico medievale (Maimonide) e dell’ideologia neoconservatrice statunitense (Burke, Kirk, Popper, Hayek, Mises e Friedman) e sionista odierna (Buber e Lévinas) alla metafisica greco/romana classica e della Cristianità europea (patristica, scolastica e dottrina sociale cattolica) rispetto alla metafisica araba medievale e al nazionalismo pan-arabo moderno.

Solo risalendo alle origini dei fatti odierni si può distinguere

1°) la incompatibilità tra religione coranica e cristianesimo, che tuttavia è inferiore a quella che sussiste tra il talmudismo ebraico post-biblico e il Vangelo;
2°) la affinità tra metafisica medievale araba e tomistica, che stanno tra loro come la potenza all’atto e il meno perfetto al più perfetto;
3°) l’inconciliabilità dell’agnosticismo atlantico/occidentale con la retta ragione, con la civiltà o Cristianità europea e la religione cattolico-romana, che stanno tra di loro come il bianco e il nero, il sì e il no;
4°) il disegno unitario del Mondialismo ebraico/statunitense, che si serve del qaedismo saudita in Medio Oriente per scalzare le fondamenta degli Stati arabi laici, ma non laicisti, ed instaurarvi il ‘Nuovo Ordine Mondiale’, dopo aver fatto regnare la divisione e il caos in Paesi una volta socialmente ed economicamente ordinati e non corrotti intellettualmente e moralmente dal soggettivismo immanentista della modernità atlantico/occidentale.

I rami attuali dell’islam

La cultura e la teologia classica islamica si è formata in Arabia nel VII secolo, poi (VIII/XIIII secolo) si è trasferita in Siria, in Egitto e in Iraq. Verso la fine del XIII secolo ha conosciuto la decadenza e verso la fine del Settecento, con la spedizione di Napoleone Bonaparte in Egitto (1798), ha conosciuto l’irruzione della modernità illuministica europea.

Dopo il crollo dell’impero ottomano (1917) e lo spezzettamento del mondo arabo in colonie anglo/francesi, si è assistito ad una rinascita del mondo arabo sotto forma di nazionalismo sociale anche per reazione all’innesto forzato dello Stato d’Israele nel 1948 in Palestina. Ma con il crollo dell’Urss (1990) si è andata formando un’ideologia radicale islamista, antinazionalista e antiaraba, finanziata dagli Usa, dai Sauditi e da Israele, che dal 2003 in Iraq, dal 2011 con le “primavere arabe” e con la questione dell’Ucraina/Crimea del febbraio 2014 si è spinta sino alla Russia di Putin e sta cercando di espandere nella penisola arabica (v. il Califfato dell’Isis in Iraq e in Libia, luglio 2014) e nell’Europa asiatica un nuovo mondialismo mediorientale ed euro-asiatico.

Nel secolo XIX, in un primo momento, nel mondo islamico è prevalso un certo fascino nei confronti della modernità, mentre il rigetto e la lotta anche violenta sono stati successivi. L’Egitto fu il primo Paese islamico ad inviare in Francia una equipe di 40 studiosi (1826-31) per imparare le scienze esatte, la tecnica e la letteratura e poterle applicare all’avanzamento socio-politico della Patria, senza voler rinunziare, però, alle proprie tradizioni, alla propria cultura e religione.

Perciò l’emancipazione sociale del mondo musulmano era vista sempre alla luce del rinnovamento e della rinascita della cultura araba e non in contrapposizione ad essa. Quindi lo studio della scienza e della tecnica europee avrebbe dovuto essere fatto in sintonia con un ritorno alle fonti e alle origini dell’islam ed avrebbe dovuto essere impiegato dalle Nazioni arabe per risolvere i problemi politici e sociali nei quali versavano nel XIX secolo.

L’introduzione tardiva della modernità filosofica, soggettivista, relativista e razionalista nei Paesi arabi, non conciliabile con la loro tradizione religiosa, generò un turbamento traumatico nelle popolazioni del vicino e medio oriente, anche a causa del colonialismo anglo-francese, il quale non è stato accettato dal mondo arabo, anche perché più propenso a sfruttare economicamente che a civilizzare e ad evangelizzare.

Padre Charles de Foucauld (1858-1916), missionario in Algeria e Marocco, aveva spiegato bene alle autorità francesi il pericolo di un colonialismo principalmente materiale, sfruttatore e non apportatore di cultura e Vangelo, incapace di conquistare le menti e le volontà degli arabi. In breve occorreva portare agli arabi il Vangelo, che possiede il potere di cambiare le anime nel profondo, e non il solo benessere materiale poiché gli arabi sono ancora immuni dal razionalismo illuministico e sono tuttora profondamente ordinati al Trascendente, perciò disprezzano l’ateismo e l’agnosticismo.

Purtroppo l’Europa moderna (ad eccezione dei missionari inviati dalla Chiesa e non supportati dal potere statale laicista), invece di portare il Vangelo, la patristica, la metafisica tomistica e la dottrina sociale, ha portato nel mondo arabo la cultura illuminista, agnostica, il solo sviluppo tecnologico e perciò non è stata accettata dagli arabi, anzi è stata pian piano odiata e non del tutto ingiustamente.

Di fronte all’intrusione improvvisa della modernità illuministica europea nel mondo arabo del XIX secolo, molti si comportarono come “pappagalli”, che scimmiottavano il liberalismo napoleonico, senza cercare di capirne il significato, senza distinguere ciò che era conforme alla verità e ciò che non lo era.

Tutto ciò ha portato ad una reazione fideistica, antimetafisica esagerata e alla nascita del wahabismo, del salafismo, della fratellanza musulmana e del radicalismo ideologizzato e politicizzato della cultura araba e della religiosità di un certo islam fondamentalista, il quale è entrato in conflitto sia con il sunnismo e lo sciismo tradizionali sia con il nazionalismo sociale del baathismo siriano e irakeno, sia con il nasserismo egiziano del XIX-XX secolo.

Verso la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento gli intellettuali arabi studiarono il pensiero moderno europeo alla luce della rinascita araba e si formarono una visione politica nazionale e panaraba comprensiva delle varie entità musulmane, prevalente sulla componente strettamente religiosa islamica senza rinnegarla, ma a partire dagli anni Cinquanta del Novecento questa visione panaraba è stata combattuta dall’ideologia rivoluzionaria politica jiadhista.

Il pensiero sociale panarabo, prevalentemente politico senza essere areligioso, paragonabile al ghibellinismo o al fascismo italiano ed europeo e quindi diverso sia dal marxismo ateo e materialista sia dell’integrismo religioso, ha cercato di amalgamare tutti i musulmani in una riunione di Stati autoritari e nazionalisti arabi di ispirazione islamica, ma non religiosamente integralisti, per riportare il mondo e la cultura araba ad un alto livello, già toccato nell’XI-XII secolo. Questa corrente pan-arabista guardava all’islam come cemento della riunificazione e della rinascita culturale e politica del mondo arabo, in cui l’elemento politico e nazionale arabo ha il primato su quello strettamente religioso islamico.

Il nazionalismo sociale arabo era persino tollerante nei confronti dei cristiani che erano accetti nella edificazione della cultura dello Stato arabo. Si vedano la Siria, l’Iraq, la Tunisia, la Libia e l’Egitto. La Nazione e lo Stato arabo era visto anche come strumento di emancipazione dal dispotismo turco-ottomano.

Tuttavia questa corrente di pensiero è stata avversata da pensatori o ideologi islamisti radicali e fondamentalisti religiosi, che a partire dal salafismo, il quale rifiuta addirittura tutte le innovazioni sopraggiunte nell’epoca posteriore all’islam originario dei primi pii antichi maomettani, con la fratellanza musulmana hanno polemizzato con il nazionalismo arabo e dato nascita alla rivoluzione qaedista e jihadista e alla lotta attuale contro i regimi nazionalistici panarabi o musulmani laici in Iraq, Egitto, Libia, Tunisia e Siria.

Perciò si scontrano, a partire dal XIX secolo, due tipi di islamismo: il primo nazionalista laico/patriottico, d’ispirazione religiosa islamica (“partito social-nazionalista Baath”), ma non integralista, ed infine il secondo fondamentalista e jihadista, che lotta ad intra contro i regimi nazionalistici panarabi, ma praticamente nello stesso tempo è foraggiato ad extra dagli Usa, dall’Arabia saudita e da Israele, pur dicendo di rifiutarli.

L’idea dello Stato-Nazione era vista dal nazionalismo panarabo in termini di liberazione dal giogo schiavista turco-ottomano e coloniale-illuminista franco-britannico ed era stata elaborata da intellettuali arabi, sia musulmani che cristiani. È proprio questo che il fondamentalismo wahabita e salafita non accetta e combatte con ferocia oggi in Siria e ieri in Iraq (1990, 2003), Libia, Tunisia (2011) ed Egitto e vuol rimpiazzare il concetto di patria e di “tradizione laica arabo/islamica” con quello di rivoluzione armata.

Il nazionalismo panarabo è laico e non laicista, né integralista, ossia ha cercato di costruire lo Stato come condizione per la rinascita della cultura araba, servendosi della religione islamica quale principale fattore aggregante delle diverse nazioni arabe e del singolo Stato non rifiutando l’apporto secondario dei cristiani. Certamente non vi è stata equiparazione tra islam e cristianesimo, ma non si è giunti neppure a forme persecutorie di islamismo radicale e fondamentalista, che vuol imporre l’islam in tutto il mondo con la spada ed instaurare una sharia mondiale.

Il conflitto attuale in Siria si combatte oramai da tre anni, quanto alla base o alla manovalanza, soprattutto tra l’islamismo radicalmente e integralmente religioso (il wahabismo qaedista) e la concezione laica, nazionalistica e politica dello Stato arabo d’ispirazione islamica (il regime di Bashar al-Assad), che si fonda sul trinomio “Stato, Partito, Nazione”. Ciò è ritenuto blasfemo e idolatrico dall’integralismo religioso islamista poiché tenderebbe a divinizzare la nazione, il partito e la patria, mentre solo Allah e il Corano son divini per il wahabismo, il quale, tuttavia, divenendo un’ideologia militare e politicizzata è stato definito “un islam senza Dio”, il quale viene rimpiazzato dalla rivoluzione armata islamica, che ha preso il posto di quella sovietica dopo il crollo dell’Urss nel 1989.

La rivolta ucraina (iniziata nel febbraio 2014) è stata voluta dalle forze della sovversione mondialista, che mal digeriscono la concezione politico/religiosa di Putin, il quale vuole una Patria forte, ancorata alle sue tradizioni culturali e spirituali, che la portano al rifiuto del nichilismo morale occidentale/atlantico nelle sue manifestazioni più estreme (matrimoni omosessuali, adozioni dei bimbi da parte di coppie omosessuali, educazione alla perversione sessuale a partire dai 4 anni; soubrette malvestite che irrompono nelle chiese…). Non a caso essa è scoppiata in concomitanza della presa di posizione di Putin contro tali aberrazioni, nella prossimità delle Olimpiadi che si son svolte in Russia, e che erano viste dall’occidente come un’occasione per far pressione sulla Russia in senso libertario per costringerla ad accettare la moda imperante della depravazione e sovversione atlantica.

Per sintetizzare e semplificare, senza distorcere, si può dire che l’islamismo fondamentalista o integralista rende la religione islamica un’ideologia rivoluzionaria antinazionalista, paradossalmente mondialista e “antiaraba”, che contesta lo Stato arabo/islamico per instaurare la sharia o legge coranica universale e globale. È per questo che il mondialismo o la globalizzazione del Nuovo Ordine Mondiale giudaico/americanista va d’accordo con il wahabismo e lo finanzia dall’alto (senza che la bassa manovalanza dei ribelli armati lo sappia) nella lotta attuale contro la Siria.

L’islam attuale e religiosamente radicale non si fonda più sui teologi, i quali hanno avuto in Egitto eccellenti università e scuole di pensiero filosofico/teologico, ma sull’ideologo militante, rozzo e contestatore, il quale è l’inquisitore dello Stato/Nazione/Patria arabo-musulmana non ritenuto più elemento di coesione, ma idolo che va abbattuto in nome della sharia e del puro islam, che si fonda solo su Allah e il Corano. Ecco perché lo Stato siriano è combattuto dalla contestazione religiosa radicale islamica (come la Russia di Putin è stata avversata dallo jiadhismo ceceno), che non implica tanto un discorso di fede, ortodossia o teologia quanto una orto/prassi ideologico/rivoluzionaria rozza ed incolta simile a quella farisaico/talmudica.

Vi è pure una certa somiglianza dell’ ideologia islamista radicale con il collettivismo marxista/trozkista, in quanto il primato della contestazione islamica deve portare alla rinunzia dell’individualità poiché il singolo individuo è completamente assorbito nella rivoluzione islamica (in questo simile a quella bolscevica) e scompare, come deve scomparire lo Stato arabo (anche se d’ispirazione musulmana) poiché la Nazione sarebbe un freno e un ostacolo alla rivoluzione totale e permanente islamica (come una volta era il comunismo internazionalista), che in ciò è tributaria del trozkismo come lo è il neoconservatorismo americano.

Lo Stato, secondo l’ideologia islamista radicale, può essere utilizzato per un certo tempo al fine di esportare la rivoluzione dell’ideologia radicale islamica nel mondo intero perché esso è solo un momento storico della rivoluzione islamica permanente e totale, come vuole il trozkismo per la rivoluzione comunista.

Come si vede il wahabismo contiene due facce apparentemente contraddittorie:

1°) l’eversione politica rivoluzionaria armata, antinazionalista e filo/mondialista e
2°) un forte conservatorismo religioso di stampo farisaico/calvinista, proprio come il neoconservatorismo americano. Plutocrazia democratica angloamericana, giudaismo farisaico, calvinismo massonico liberista neo-conservatore, bolscevismo – specialmente trozkista – e islamismo radicale sono le diverse sfaccettature del medesimo prisma o i tentacoli di un’unica piovra, che San Giovanni chiama la “sinagoga di satana” (Apoc., II, 9). Il mondialismo oggi aggredisce il globo da ovest (patto atlantico) e da est (qaedismo jihadista), avendo l’islamismo ideologico rimpiazzato il bolscevismo sovietico crollato nel 1990.

Giovanni Filoramo spiega molto bene che “sarebbe un errore analizzare l’islam politico rivoluzionario come un ripetitore della tradizione, perché secondo quest’ultimo la tradizione non esiste più” (cit., p. 319). Il qaedismo ha ideologizzato e rivoluzionato la “teologia” islamica, separandola dalla tradizione e rendendola “un islam ideologico millenarista senza Dio”, come lo era il comunismo; a quest’ideologia islamistica si richiamano tutti i movimenti musulmani radicali dell’islam contemporaneo.

La lotta di conquista del mondo si realizza nella jihad, la quale, più che guerra “santa”, è diventata una guerra “rivoluzionaria”: essa combatte, in maniera quasi bolscevica e persino anarchica, tutte le forme di sottomissione al potere umano, alla Nazione, tranne che ad “Allah immanentizzato” (vedi Soviet) e tende alla instaurazione del regno di “Allah secolarizzato” (vedi bolscevismo) su tutto il globo mediante la sharia (vedi rivoluzione del proletariato), trampolino di lancio della globalizzazione o del mondialismo islamico come “islamizzazione integrale della società e progetto totalizzante, il quale va accettato o rifiutato per intero” (G. Filoramo, p. 321).

Il nazionalismo panarabo è visto dal fondamentalismo islamico come la decomposizione della sharia musulmana universale e totale, che viene presentata dagli ideologi jihadisti come una “fratellanza universale”.

Il nazionalismo arabo anche se d’ispirazione musulmana, ma non integralista, è il fattore scatenante del radicalismo islamico wahabita jihadista, che lotta innanzitutto contro il nemico interno (il nazionalismo baathista) e solo dopo contro l’occidente, dal quale tuttavia viene finanziato e si impelaga in “una jihad mondiale e permanente [di tipo trozkista, nda], fondata su una comunità di guerrieri in permanenza” (G. Filoramo, p. 334). Gli “autori” ed attori principali dell’islam radicale contemporaneo non sono più gli studiosi o i teologi, ma gli imam ululanti e i militanti ideologizzati di un islam guerriero e volto 1)° alla delegittimazione cruenta degli Stati nazionalisti arabi e 2)° alla lotta puramente verbale e teorica contro l’occidente.

L’effetto paradosso dell’islam radicale è proprio questo: mentre dice in teoria di rifiutare l’occidente dal quale è foraggiato, in pratica si fa vettore di ciò che asserisce di rifiutare, non solo perché l’occidente e specialmente gli Usa hanno finanziato e armato gli jihadisti, ma perché hanno reso l’islam una pura prassi ideologica politica rivoluzionaria, avendo cancellato la teologia e la teoresi degli ulamà e studiosi islamici classici, ed infine perché spingono verso la mondializzazione e globalizzazione in quanto la destabilizzazione dei regimi e degli Stati autoritari arabi, laici ma non atei, favorisce la ricostruzione di una comunità che, volente o nolente, s’incammina verso la globalizzazione del Nuovo Ordine Mondiale (cfr. G. Filoramo, pp. 373-375).

Se gli Usa tramite la jihad islamista radicale riusciranno ad abbattere anche i regimi della Siria, del Libano e dell’Iran e ad intaccare la sovranità russa, dovranno poi confrontarsi con l’iper/terrorismo islamista radicale, il quale si presenta come il Nuovo Ordine Mondiale dell’est, che ha rimpiazzato l’Urss. Ma essendo i militanti terroristi comandati dai Saud pronti, come i sadducei, a venire a patti con l’occidente, gli Usa pensano di non dover soffrire troppo da costoro. “Chi vivrà vedrà”! Tuttavia resta l’ostacolo della Russia di Putin (che proprio in questi mesi si trova sotto assedio con le vicende dell’Ucraina e Crimea) e l’enigma (soprattutto economico) cinese, ammesso e non concesso che Siria, Libano e Iran siano vinti.

Come al-Ghazali nel XII secolo tarpò le ali alla cultura araba e i Tartari nel 1256/58, con l’invasione della Persia e la distruzione di Baghdad, completarono l’opera di arretramento della speculazione araba, così oggi i wahabiti e gli jihadisti cercano di rigettare il mondo arabo, che aveva conosciuto una certa ripresa nella prima metà del Novecento, grazie ai regimi nazionalistici e sociali (Iraq, Egitto, Libia, Tunisia e Siria), nel caos dal quale dovrebbe uscire l’ordine massonico del mondialismo ebraico/americanista (“ordo a caos”).
Purtroppo l’Europa, avendo smarrito la sua identità nel 1945, si trova oggi come un vaso di coccio in mezzo a due vasi di ferro (americanismo e islamismo) e imita pappagallescamente o l’americanismo o l’islamismo radicale, mentre dichiara guerra ai regimi nazionalisti e laici arabi (Libia, Tunisia e Siria). Essa deve ritrovare le sue origini, le sue radici, la sua anima per tornare ad essere se stessa e non lo scimmiottamento dell’occidente atlantico o dell’oriente islamico fondamentalista.

Ci troviamo di fronte ad un bivio: o tornare alle nostre fonti (la cultura greco/romana classica e cristiana patristico/scolastica/canonica), oppure seguire come un gregge la moda dominante, sia essa americanista o islamista radicale. Un autore di origine israelitica e di tendenza socialista, ma che conosceva molto bene la storia medievale (scomparso nell’aprile del 2014), Jacques Le Goff, ha scritto: “l’Europa risorgerà solo se terrà conto della sua storia: un’Europa senza storia sarebbe orfana. Poiché l’oggi discende dall’ieri e il domani è il frutto del passato. L’avvenire deve poggiare sull’eredità che sin dall’antichità ha arricchito l’Europa”.

Per cui quando si parla di vicino/medio oriente, di mondo arabo e di islam, occorre distinguere – per non cadere nell’irenismo confusionario e pasticcione o nel semplicismo falsario –

1°) la religione musulmana originaria, che nega la divinità di Cristo e la Trinità delle Persone nell’Unità della Natura divina (ed è, perciò, inconciliabile teologicamente con il Cristianesimo), dalla cultura “araba”;
2°) la quale ultima non è la “barbarie”, ossia il “beduinismo” rozzo e ignorante o lo “jihadismo” feroce e militante come i sionisti e i neocon vorrebbero farci credere, ma ha avuto notevoli pensatori e scuole di pensiero letterario, scientifico, filosofico e teologico;
3°) inoltre occorre sapere che vi è un islam nazionalista, sociale, moderno e contemporaneo, il quale non è solo “scimitarra conquistatrice”, ma è moderatamente “tollerante” verso le altre culture e religioni, specialmente il Cristianesimo;
4°) questo tipo d’islam è sorto anche come reazione allo spezzettamento della penisola arabica (dopo il crollo dell’impero ottomano) a favore del colonialismo prevalentemente affaristico/materialistico anglo/francese e del sionismo, cui nel 1917 la Gb promise una “casa nazionale” in Palestina e al quale fu concesso nel 1948 da Stalin e dagli Usa uno Stato, che ha svolto una vera e propria “pulizia etnica” nei confronti degli “arabi” o non-ebrei ed è l’origine della rivolta del mondo arabo anche “laico” contro il mondo atlantico/sionista (v. la situazione che si è venuta a creare tra Israele e la Striscia di Gaza, luglio 2014). In breve, arabo non è sinonimo di barbaro/aggressore e giudeo/americanismo calvinista non è sinonimo di civiltà o cultura apportatrice di pace e libertà.

La metafisica araba

Etienne Gilson ha scritto: «la filosofia medievale in occidente ha avuto un ritardo di circa un secolo su quella delle corrispondenti filosofie arabe e ebraiche. […]. La speculazione ellenica beneficiò della diffusione della religione cristiana in Mesopotamia e in Siria. […]. Nel momento in cui l’islamismo sostituisce il cristianesimo in oriente, il ruolo dei Persiani come agenti di trasmissione della filosofia ellenica appare con perfetta chiarezza. […] I lavori di Aristotele vengono tradotti direttamente dal greco in arabo. Così le scuole siriache sono state l’intermediario attraverso il quale il pensiero di Aristotele è giunto agli Arabi, poi agli Ebrei e quindi ai filosofi della Cristianità. […]. I filosofi arabi sono stati maestri dei filosofi ebrei, la cultura arabo-musulmana ha gettato nella cultura ebraica del medioevo un pollone estremamente vivace e vigoroso» (La filosofia nel Medioevo, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1973, p. 414-416 e 444).

Anche padre Battista Mondin osserva: «Nel medioevo i primi studiosi che riconobbero l’importanza del pensiero di Aristotele e iniziarono a tradurre le sue opere in arabo ed ebraico furono prima musulmani e poi ebrei. Più tardi, nei secoli XII e XIII, con la mediazione di questi filosofi ebbe luogo l’introduzione della teoria e delle opere di Aristotele nel mondo latino».

L’empirismo angloamericano

L’empirismo è una corrente filosofica nata in Inghilterra che equipara la conoscenza umana a quella puramente sensibile degli animali. Esso è una forma meno rigida dell’illuminismo francese. L’intelletto umano può conoscere la verità, ma solo quella sensibile o fenomenica, mentre quella intellegibile o metafisica gli sfugge totalmente. La filosofia classica e quella scolastica hanno preteso, secondo l’empirismo, di conoscere la sostanza delle cose e di elevarsi sino alla Causa prima di ogni ente, ma senza risultati. Il Trascendente potrebbe anche esistere, ma è assolutamente inconoscibile dall’uomo.

La metafisica aristotelico/tomistica

La metafisica della sostanza (Aristotele) e dell’essere (san Tommaso) asseriscono che “nulla entra nell’intelletto se prima non passa attraverso i sensi”. L’ultra-sensibile non lo si può conoscere con i sensi esterni né interni, ma non è esatto affermare che l’uomo non possieda una facoltà conoscitiva razionale e sopra-sensibile, che ci permette di leggere dentro (“intus legere”) le cose sensibili ed astrarne logicamente l’essenza intelligibile.
L’esperienza ci mostra come la teoria dei sensisti o empiristi è falsa, ossia non conforme alla realtà delle cose. Infatti l’uomo è sostanzialmente diverso dall’animale ed ha una conoscenza intellettuale e razionale superiore a quella puramente sensibile ed inoltre è fornito di libera volontà. Quindi è un fatto (e “contro il fatto non vale l’argomento”) che il sensismo o empirismo sono falsi poiché non conformi alla realtà della natura umana, fornita, come ci mostra l’esperienza, di intelletto e libera volontà, che mancano agli animali.

L’Illuminismo anglo/americano

Un altro sistema filosofico nato in America e figlio dell’empirismo è il pragmatismo, il quale insegna che è vero solo ciò che è utile, il che è falso. Infatti quando, partendo dagli effetti, risalgo verticalmente dal contingente al necessario, alla loro Causa prima incausata, evitando il regresso orizzontale all’infinito (padre/figlio…), constato di far ciò non perché mosso dall’interesse o dal sentimento irrazionale. Sarebbe molto più utile al mio interesse personale rubare piuttosto che lavorare, vivere secondo le passioni piuttosto che sottometterle alla volontà e questa a Dio. Ma ciò non è conveniente poiché la mia ragione sa che “dal nulla non viene nulla” e che “se c’è un effetto vi è una causa”. Quindi, anche se non mi fa comodo, so che Dio esiste e lo posso provare con un ragionamento rigoroso.
Parimenti a partire dagli atti che la mia anima pone (conosce/ama oggetti immateriali e spirituali: la giustizia, l’onore, la povertà) risalgo alla sua natura di sostanza spirituale, incorruttibile e immortale. Infatti i sensi non possono vedere ciò che è ultra-sensibile, spirituale e immateriale. Nessuno ha mai visto, toccato, sentito l’onore, la giustizia ecc. Quindi ho delle facoltà conoscitive (intelletto) e volitive (volontà) che sono spirituali e l’anima nella quale sono situate è essa stessa spirituale.

Sapendo con certezza che Dio esiste e che l’anima umana è immortale si pone il problema pratico del primo principio della morale “bisogna fare il bene e fuggire il male”, anche se non mi fa comodo.

Perciò la mia natura mi fa toccar con mano che l’empirismo o il sensismo sono sistemi sostanzialmente erronei poiché negano la mia capacità di conoscere la natura delle cose e la realtà trascendente questo mondo sensibile.

Ebbene la filosofia su cui si fonda la “Magna Europa” atlantico/sionista dei teocon è quella dell’empirismo.

Come si vede, la natura dell’empirismo e del sensismo è la negazione, almeno pratica, della metafisica e quindi dell’aldilà e della Religione rivelata. La Trascendenza è rimpiazzata dall’immanentismo panteistico.

Quindi la metafisica aristotelica araba di Avicenna e persino quella di Averroè sono molto più vicine alla filosofia classica della Grecia antica e alla scolastica tomistica di quanto non lo siano le filosofie della “Magna Europa” moderna, atlantica ed empirista, le quali sono la contraddizione per diametrum della sana filosofia scolastica, della teologia e persino della Religione rivelata da Dio in Cristo. Onde, se è storicamente falso presentare il mondo arabo come sinonimo di inciviltà, rozzezza, fanatismo e incultura barbarica, è parimenti falso asserire che la filosofia anglo/americana teocon, la quale si fonda sull’empirismo moderato senza giungere all’illuminismo radicale francese, è la continuazione della cultura della Vecchia Europa o della Cristianità, la quale si fonda su Platone e soprattutto su Aristotele, sui Padri greci e latini, sulla prima, seconda e terza Scolastica, che sono totalmente inconciliabili con l’empirismo e il sensismo neo-conservatore.

La vera filosofia è discepola della realtà oggettiva, alla quale si sottomette e si conforma, dei princìpi primi per sé noti, della fiducia nella capacità conoscitiva della ragione umana e non solo della sensazione. L’empirismo negando queste tre nozioni fondamentali (primato della realtà oggettiva sulla conoscenza soggettiva, validità metafisica dei princìpi per sé noti, capacità della ragione umana di conoscere veramente la realtà) è una contro-filosofia, che teologicamente porta alla contro-chiesa, della quale il giudaismo, la massoneria e il liberalismo sono le tre forze principali.

La filosofia ebraica contemporanea

Gli errori teoretici principali della filosofia ebraica contemporanea di Buber, Lévinas, Jonas e Heschel sono:

1°) il nichilismo teologico maimonideo, che porta all’agnosticismo filosofico;
2°) la cabala o lo gnosticismo esoterico giudaico divulgato e divenuto fenomeno di massa;
3°) il relazionismo o la nuova ermeneutica, che nasce con Schleiermacher ed arriva sino a de Saussure per dar vita a
4°) lo strutturalismo di Lévi-Strauss.

Questi errori filosofici teoretici fanno della filosofia ebraica contemporanea un’anti-metafisica, che nega diametralmente la metafisica medievale ebraica (Avicebron e Maimonide) per giungere al soggettivismo relativista, come la Sinagoga talmudica è la contro-chiesa o “sinagoga di satana” (Apoc., II, 9), che combatte la Chiesa di Cristo.
Qui cerchiamo di vedere i due errori pratici (politico/morali) della filosofia ebraica contemporanea. Essi sono: 1°) il mito del sionismo e 2°) il culto idolatrico della shoah.

Questi due errori pratici discendono dai quattro suddetti errori dottrinali (metafisico/teologici) poiché Israele è un popolo teologico nel bene (nel’Antica Alleanza) e nel male (dopo il deicidio) e le sue azioni, anche puramente politiche, hanno una valenza teologica e spirituale.

1°) La shoah, come ha scritto recentemente Marcello Veneziani, «ha sfrattato il Crocifisso. Auschwitz prende il posto del Gòlgota e il 27 gennaio sostituisce il Venerdì Santo. Cristo ieri messo in Croce, oggi messo tra parentesi. Con Lui si relativizza la Fede, la civiltà cristiana. Al Suo posto c’è la shoah. Perché un evento tragico di 70 anni fa tiene banco in maniera così prolungata come fosse l’unico degli orrori umani? Perché col passar del tempo, anziché sopirsi, si acuisce la memoria della sola shoah, oggi più di 30 anni fa?».
Inoltre il moderno e talmudico ebraismo non è l’erede dell’Israele dell’Antico Testamento, il quale è il padre del Nuovo ed Eterno Testamento, ossia del Vero e Nuovo Israele. Ora la pretesa del sionismo di essere ancora Israele, che invece è stato abbandonato da Dio poiché ha abbandonato e crocifisso il Messia Gesù, è una sorta di “contro-teologia della sostituzione” in cui il talmudismo deicida pretende di prendere il posto del Cristianesimo, che ha accolto il Messia.
2°) Il sionismo nasce dal presunto diritto degli ebrei di invadere la Palestina ed espellerne i Palestinesi (come i coloni americani sfrattavano i pellerossa o amerindi dalle loro terre nel XVII/XIX secolo) dopo 2000 anni di pacifico possesso della Terra santa. A tal fine Israele si presenta come la Vittima innocente (al posto di Gesù) dell’Olocausto redentivo (rimpiazzante la Crocifissione di Cristo), al quale va prestato un culto pubblico e obbligatorio (la giornata dell’Olocausto, 27 gennaio) in un’epoca laicista e secolarizzata nella quale tutte le religioni, e specialmente quella fondata da Cristo su Pietro, vengono decretate come “private” e liberalmente “individuali”.

Ecco perché il neo-conservatorismo e il giudeo/cristianesimo non stanno in piedi ed ecco perché non convincono quegli intellettuali, che recentemente hanno riabbracciato il Tradizionalismo anti-modernista, ma restano legati al teo-conservatorismo filo-sionista ed americanista de il Foglio di Giuliano Ferrara. Infatti, se da una parte la metafisica medievale araba ed ebraica era naturalmente e razionalmente sana quanto alla sostanza con degli errori accidentali che non la corrompevano sostanzialmente e che son stati corretti dal tomismo, dall’altra parte la filosofia moderna europea e ebraica sono diametralmente contraddittorie della sana ragione eretta a scienza filosofica, che è la metafisica dell’essere o la filosofia perenne.

Quindi, tirando le somme, filosofia ebraica contemporanea, neo-conservatorismo, filosofia europea moderna e post-moderna coincidono e sono in un rapporto di contraddizione con la metafisica medievale araba, ebraica (escluso l’apofatismo maimonideo) e tomistica.

Conclusione

Da tutto ciò si capisce sempre più ciò che avviene oggi in medio oriente (specialmente in Siria e in Iraq), e in Eurasia, con l’operazione di boicottaggio contro le Olimpiadi della Russia di Putin e la rivolta in Ucraina fomentata dagli Usa, dall’Arabia saudita e dall’Unione europea. Fatti che sembrano del tutto contingenti e casuali, ma che affondano la loro radici nel conflitto tra metafisica e anti-metafisica. Questa è la lotta del Nuovo Ordine Mondiale eretto dai suppositi di satana e ispirato dal Maligno contro l’Ordine che regnava ancora parzialmente nei Paesi eredi della tradizione greco/romana e scolastica, della metafisica medievale araba, il quali sono aggrediti dal teo-conservatorismo statunitense, figlio dell’immanentismo moderno, e dal fariseismo saudita, figlio del talmudismo ebraico, per distruggere le reliquie dell’ordine umano, che ci aiuta a risalire all’Ordinatore divino come dall’effetto si risale alla causa.

La questione siriano/irakena, ucraina e palestinese (Cisgiordania e Gaza, luglio 2014) sono l’ultimo atto del declino del mondo moderno e contemporaneo, che si trova oramai in uno stato di coma profondo e irreversibile (economicamente, finanziariamente, politicamente, giuridicamente, filosoficamente, teologicamente, moralmente e bellicamente).

La Misericordia divina ci sta concedendo questi ultimi anni o mesi di tempo per convertirci, dopo di che sarà l’ora della Giustizia come ai tempi di Noè, di Sodoma e Gomorra e di Gerusalemme deicida. “i mali previsti feriscono di meno”, sta a noi far tesoro dello “spatium misericordiae” che Dio ci concede prima di cadere nelle sue mani, poiché “è tremendo cadere nelle mani del Dio vivente” (Ebr., X, 31).

P. P.

26 luglio 2014

http://doncurzionitoglia.net/2014/07/28 ... dio-spada/

https://doncurzionitoglia.wordpress.com ... dio-spada/

.

Chi volesse ordinare una copia del testo “Islam, metafisica araba e filosofia moderna ebraica” puó rivolgesri a questo link:

http://www.edizioniradiospada.com/compo ... l?Itemid=0
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Messaggioda Berto » gio gen 16, 2020 9:25 am

Monsignor Crociata sull'Islam e l'islamizzazione: "Allah non è Dio"
lafedequotidiana.it
Michele M. Ippolito
7 agosto 2019

http://www.lafedequotidiana.it/monsigno ... mixkFhqepA


“Cristiani e musulmani nei secoli – affresco delle due religioni monoteiste e dei loro incontri e scontri” (edizioni Flaccovio) è l’ ultima e davvero esaustiva ricerca condotta dal siciliano Monsignor Michele Antonio Crociata, docente di storia. Di che cosa si tratta? Di un complesso studio che riguarda le relazioni tra le due religioni. La prima parte del corposo tomo è fatta da tre dispense che il sacerdote-docente ha scritto ai suoi studenti. La seconda è quasi di cronaca e numeri, con dati, statistiche e fonti giornalistiche (tra le quali è citata la nostra testata). Insomma, un eccellente studio da prendere in considerazione.

Perché ha sentito la necessità di scrivere questo libro?

“La situazione odierna della Chiesa – e, in genere, della Cristianità in Occidente – rende evidente non solo la fede integerrima di alcuni, ma anche lo sbandamento di molti altri, che di fatto si trovano in uno stato di crisi, costituito in parte di eresia e in taluni persino di apostasia. È ormai un fenomeno sotto gli occhi di tutti e non serve nasconderlo o sottovalutarlo. A tutto ciò si aggiunge una crescente presenza dell’Islam con tutti i suoi annessi e connessi. Si tratta di un Islam che si diffonde, soprattutto, tramite l’immigrazione afro-asiatica, di regola giovani vigorosi che, fra l’altro, praticano spesso e in segreto la poligamia, alla quale segue una natalità molto più alta rispetto a quella autoctona”.

É davvero possibile oggi un dialogo con l’Islam e su quali basi?

“Il dialogo interreligioso è in sé e per sé una cosa buona, ma, come insegnano il concilio e il magistero post-conciliare, non può trattare temi dottrinali, ma deve tendere solo a favorire una maggiore comprensione fra i popoli e ad avvantaggiare la concordia e la pace. Esso, perciò, è sempre auspicabile. Il dialogo, tuttavia, presuppone una disponibilità dialogante fra le parti. Un dialogo a senso unico, infatti, non sarebbe un vero dialogo e, pertanto, non servirebbe e talora potrebbe risultare persino controproducente. Non si dialoga, insomma, tanto per dialogare. Per quanto, in particolare, riguarda il dialogo tra cattolici e musulmani si ha l’impressione che le iniziative provengano oggi sempre da parte cattolica e che i musulmani le subiscano solo diplomaticamente. A me, infatti, non risulta che da parte musulmana ci siano state finora vere e proprie iniziative dialoganti verso noi cattolici. Il dialogo a senso unico, pertanto, con il passare del tempo potrebbe addirittura trasformarsi in un’operazione autolesionista”.

Si dice che siamo tutti credenti?

“Il problema fondamentale è proprio questo. È detto “credente” colui che crede in Dio, ma ciò interessa tutti (ebrei, musulmani e pagani). Noi cristiani, invece, abbiamo la pienezza della rivelazione in forza della quale, prima e più che credere in Dio, noi crediamo nel Figlio di Dio fatto uomo ed è a partire da Lui che arriviamo al Padre. É proprio per questo che il Cristianesimo non è una religione fra le tante religioni esistenti nel mondo. Aggiungo, anzi, che in sé e per sé il Cristianesimo non può essere nemmeno considerato una vera e propria religione, così come la religione è comunemente intesa.”

In che senso?

“Definire il Cristianesimo “religione” è molto riduttivo. Esso, infatti, non trova la sua essenzialità in una dottrina, in un culto o in una pratica religiosa, ma nella persona vivente e presente di Gesù e nel mistero profondo della Sua vita, della Sua morte e della Sua resurrezione. La Sua partecipazione alla vita divina, infatti, è un evento talmente unico che, di conseguenza, rende unico e impareggiabile il Cristianesimo, che da Lui scaturisce e che in Lui vive nei secoli. Il Cristianesimo, dunque, è la persona stessa di Cristo morto e risorto, un evento unico e un fatto reale che si identificano con la Sua persona. Il cristiano, pertanto, prima ancora di rifarsi all’insegnamento di Cristo e di far parte della comunità da Lui costituita, è colui che, incontratosi con Cristo, si fa attrarre esistenzialmente da Lui stesso e da quel momento egli si sforza di vivere, per quanto possibile all’umana condizione, con Lui, in Lui e per Lui. Tutto il resto – religiosità, culto, dottrina ecc. – viene dopo e ne è solo conseguenza e corredo. Il cristiano, pertanto, non è genericamente e semplicemente computabile fr i “credenti”. Noi cristiani, insomma, siamo molto diversi rispetto agli altri credenti e, nella sostanza, incomparabili. Mi rendo conto che asserire ciò in epoca di relativismo e di sincretismo, nella quale tutti saremmo chiamati a trattarci alla pari e a sedere attorno alla stessa tavola rotonda, potrebbe apparire addirittura scandaloso e, in realtà, lo è. Gesù stesso è stato storicamente scandalo per gli ebrei e stoltezza per i pagani”.

Si dice, però, che Dio è uno solo e tutti siamo sue creature. Cosa lei ha da dire in proposito?

“Che Dio sia uno è indubbiamente vero, ma egli è Trinità e non solitudine. Dio, infatti, è Padre, Figlio e Spirito Santo, un solo Dio in tre persone uguali e distinte. Ho detto che nel Cristianesimo sussiste la pienezza della rivelazione. Ciò significa che fuori dal Cristianesimo non c’è questa pienezza, ma in qualche caso solo una molto parziale rivelazione”.

E nell’Islam?

“L’Islam è indubbiamente una religione monoteistica, ma non è solo una religione. L’Islam è, soprattutto, un sistema culturale e socio-politico rivestito di una sovrastruttura di carattere religioso. Deriva anche da questo il suo ardore di conquista politica e sociale di tutti i popoli, anche e soprattutto per mezzo delle armi. A differenza del Cristianesimo, che si propone attraverso la predicazione, l’Islam in realtà si impone con ogni mezzo possibile, se necessario anche con i massacri”.

Allàh?

“Alla luce della storia Allàh è solo quel che rimane dell’antica e abbondante tradizione idolatrica degli antichi arabi, al quale Maometto attribuì il nome di suo padre Abd Allàh”.

E allora Allàh non è Dio?

“Io sono cristiano e, quindi, nient’affatto relativista, sincretista e, grazie a Dio, neppure neo-modernista. Per questo motivo rispondo con chiarezza di fede e alla luce della logica: Dio è Padre e Allàh non è Padre; Dio è Figlio e Allàh non è Figlio; Dio è Spirito Santo e Allàh non è Spirito Santo. Conseguentemente, volendo parlare senza infingimenti e senza voler fare il diplomatico, in realtà Allàh non è Dio”.

Esiste una persecuzione verso i cristiani e dove maggiormente?

“Il sec. XX e questo scorcio iniziale del sec. XXI sono stati e continuano a essere tuttora gli anni di maggiore persecuzione contro i battezzati. Oggi, infatti, l’80% di tutti coloro che nel mondo subiscono persecuzioni per motivi religiosi è costituito da cristiani. Si tratta di una persecuzione prevalentemente cruenta in Asia e in Africa e prevalentemente incruenta nel resto del mondo, soprattutto in Europa occidentale. In nessuna parte del mondo, invece, risulta che ci siano cristiani che prendano iniziative persecutorie contro i non cristiani. Queste persecuzioni anticristiane arrivano oggi da vari soggetti: i comunisti, soprattutto, in Cina e in Corea del Nord; gli induisti in India; i musulmani quasi ovunque essi sono numericamente dominanti. Dico “quasi ovunque”, in quanto ci sono al riguardo anche alcune eccezioni, anche se poche. In Europa, in particolare, è oggi crescente la “cristianofobia”, che si manifesta in mille modi, soprattutto, tramite devastazioni di chiese e di cimiteri, distruzioni di croci ecc. In alcuni Stati europei, solo per addurre qualche esempio, in questi ultimi anni ci sono stati cristiani che hanno perduto il posto di lavoro solo per essersi decisamente manifestati tali. Ci sono stati studenti cattolici espulsi dalla loro scuola per avere rigettato l’ideologia LGBT, che è non solo anti-umana, ma anche palesemente anti-cristiana. Recentemente in Norvegia i cosiddetti “servizi sociali” hanno tolto i figli minori a una coppia di sposi perché – questo è stato il “reato” – insistevano nel volerli educare “troppo cristianamente”. Il numero dei martiri in Asia e in Africa è divenuto oggi quasi incalcolabile, tanto che in taluni luoghi si comincia a parlare di un vero e proprio genocidio. Molte sono le ragazze cristiane, nei Paesi a prevalente presenza islamica, che vengono rapite, stuprate e costrette a farsi musulmane e a sposare i loro stessi rapitori. Le persecuzioni cruente o incruente in Medio Oriente, culla della Cristianità, hanno già ridotto al lumicino il numero dei cristiani in quelle regioni. Chi non viene ucciso, infatti, molto spesso abbandona la sua terra per aver salva la vita e si rifugia in Occidente”.

É in atto, a suo avviso, un’invasione con relativa islamizzazione dell’Occidente?

“Non è un’opinione, ma è una realtà ormai sotto gli occhi di tutti. L’Europa occidentale, in particolare, è destinataria di un’islamizzazione crescente. C’è, infatti, una vera e propria invasione islamica, favorita da alcuni poteri forti presenti nel nostro stesso continente e anche altrove. A volte mi chiedo: come mai questi immigrati che arrivano sui barconi o sulla navi Ong mirano tutti a venire in Europa, mentre ci sono nel Mediterraneo e attorno all’Africa porti sicuri e benestanti Stati musulmani (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto, Turchia ecc.) dai quali potrebbero essere accolti senza particolari problemi? Dietro queste inondazioni afro-asiatiche, in realtà, sussiste un progetto di invasione islamica del nostro continente e, in particolare, dell’Italia, vista come centro della Cristianità. Dopo Costantinopoli (1453), insomma, adesso sarebbe arrivato il tempo di occupare anche Roma. È chiaro che queste menti pensanti e progettanti (“Fratelli Musulmani”, massoneria mondiale, Arabia Saudita, Qatar, Soros, i loro discepoli a Bruxelles e le altre correnti politiche laiciste e anti-cristiane presenti nel continente ecc.) non stanno affatto sui barconi, che sono solo mezzi di cui si servono per raggiungere il proprio obiettivo sfruttando le necessità della povera gente. Lo scopo di fondo, però, resta sempre lo stesso (e non è storicamente neanche la prima volta): la sostituzione etnica e, soprattutto, religiosa e culturale degli attuali abitanti dell’Italia e dell’Europa. Bisogna in pratica radere al suolo ogni residuale identità cristiana del nostro continente. Esiste, in proposito, una coalizione anti-cristiana rivestita esteriormente di false motivazioni umanitarie, mentre in Africa gli episcopati nazionali gridano e scrivono contro queste migrazioni, che, fra l’altro, impoveriscono ulteriormente il continente nero, dove restano solo vecchi e bambini in gran parte denutriti. Queste forze anti-cristiane coalizzate sono fra loro molto diverse e spesso reciprocamente incompatibili, ma oggi accettano questa momentanea alleanza contro il nemico comune, che è il Cristianesimo, seguendo la dottrina di Machiavelli (il fine giustifica i mezzi). Si tratta, ovviamente, di un’alleanza provvisoria. In caso di islamizzazione del continente, infatti, questi odierni “alleati” laicisti e ateisti sarebbero i primi a saltare in aria”.

L’Islam è religione di pace?

“La risposta a questo interrogativo non può essere data da me, ma è data dal Corano, dagli altri scritti e tradizioni islamiche e dalla storia. Non bisogna mai dimenticare, infatti, che l’Islam, come ho già affermato, prima e più che una religione è in realtà un’ideologia politica, che molto spesso trasforma molti dei suoi seguaci in bombe umane lanciate contro il mondo intero nella prospettiva irrazionale di una distruzione purificatrice e nell’illusione di un paradiso edonista postumo con 72 vergini a disposizione. Questa ideologia è di regola un meccanismo che non fa più vedere gli altri come esseri umani, bensì come simboli astratti che si possono schiacciare e massacrare. É un meccanismo astuto e capace di tirar fuori la parte più oscura della natura umana, di abbattere le civiltà alternative e di portare miseria, fame e morte ai popoli ai quali impone il suo dominio. Che, dunque, l’Islam sia una “religione di pace” può essere affermato solo da chi in realtà non conosce il Corano e la tradizione islamica. La moschea stessa non è affatto corrispondente alla nostra chiesa”.

Che cosa pensa dell’atteggiamento della Chiesa nei riguardi dell’Islam?

“Ho già detto che il dialogo interreligioso è in sé e per sé una cosa buona e va fatto, ma non può avere neanche lontanamente contenuti di carattere dottrinale. Esso, infatti, ha altri fini: la pace, la concordia, il reciproco rispetto… e potrebbe servire anche a stemperare le punte più pericolose degli estremisti e dai terroristi. In questo senso la Chiesa merita il nostro rispetto e il nostro assenso. Quando, in particolare, la Chiesa insegna che tutti noi dobbiamo trattare cristianamente coloro che arrivano, sia musulmani che non musulmani, ciò è giustissimo. Se, infatti, siamo cristiani non si vede perché non dovremmo trattarli cristianamente. Chi, però, deve arrivare, se deve o no arrivare e a quali condizioni debba arrivare è competenza della sovranità dello Stato. Chiesa e Stato, infatti, sono realtà molto diverse fra loro e, conseguentemente, hanno anche compiti diversi da svolgere nella società. La Chiesa, ad esempio, per sua natura non ha confini e lo Stato, al contrario, ha confini. Per la Chiesa non esiste lo straniero, ma per lo Stato c’è differenza tra cittadino e straniero”…

Secolarismo, relativismo e perdita della fede favoriscono l’avanzata dell’Islam?

“Un albero con le radici disseccate è buono solo per essere estirpato e messo al fuoco. Il secolarismo, il relativismo e la susseguente crisi di fede conducono inevitabilmente le nazioni all’estinzione della propria identità. Il concetto laicista di nazione è troppo debole per resistere a queste prove. Lo Stato laico (non laicista) ha, quindi, bisogno urgente di valorizzare anche la sua propria tradizione religiosa. La Francia, che da più di due secoli è centro propulsore del laicismo (non della laicità), oggi è già, sotto questo aspetto, quasi al tracollo a causa della massiccia invasione islamica. E la Francia in Europa non è oggi sola in questo tracollo esistenziale. Come, infatti, un individuo senza identità ben precisa non è una vera e propria persona, allo stesso modo una nazione senza identità e senza radici culturali, religiose e storiche non è una vera e propria nazione. Se vogliamo, pertanto, salvare la nostra identità nazionale dobbiamo inevitabilmente ripristinare, alimentare e rinvigorire anche (e non solo, evidentemente) le nostre radici religiose. Diversamente non resta che predisporci a essere inondati passivamente dallo straniero e a non esistere più come popolo. Una nazione con una identità debole, incerta e variamente compromessa è, insomma, destinata a morire. Secolarismo, relativismo e neo-modernismo – quest’ultimo, in particolare, è il compendio di tutte le eresie ed è finalizzato a sradicare dalle sue stesse fondamenta la santa Chiesa – mirano a distruggere con vari metodi l’identità cristiana. Sono fenomeni che indubbiamente favoriscono l’avanzata e l’affermazione dell’Islam in mezzo a noi. Dobbiamo, perciò, prendere sempre più coscienza del nostro battesimo e della nostra attiva testimonianza. La Chiesa, in particolare, è chiamata a rinsaldare sempre più la nostra militanza cristiana e ad affermare sempre più la propria fedeltà a Cristo senza mai tradire l’insegnamento degli apostoli, dei padri e del magistero di sempre. Suo compito principale è indubbiamente la missione e l’evangelizzazione dei popoli e, in relazione e in subordine, anche la promozione umana, senza però mai dimenticare che la primaria promozione dell’uomo si realizza attraverso l’evangelizzazione. La Chiesa, infatti, è per sua natura cristologica e solo dopo ha anche aspetti sociologici. Tentare di sovvertire tale ordine gerarchico sarebbe indubbiamente deleterio per la comunità cristiana (ci sono già molte Ong nel mondo e non ne serve un’altra). Se si dimenticano queste verità è ovvio che anche la comunità cristiana, prima o dopo, è destinata a scomparire. Si pensi, ad esempio, che solo nell’ultimo anno a Londra sono state chiuse circa 500 chiese e sono state contemporaneamente aperte circa 500 moschee. Ciò, purtroppo, non si verifica solo in Inghilterra, ma in misura differenziata anche in tutti gli altri Paesi dell’Europa occidentale, Italia compresa. Che facciamo? Vogliamo assistere passivamente a questo declino”.

Perché nelle nazioni dell’est Europa resiste bene la fede cristiana?

“Nelle nazioni dell’Europa orientale, ove nel secolo scorso i cristiani sono stati ampiamente e crudelmente perseguitati dalla dittatura comunista, dopo la fine di quei regimi anti-cristiani le varie comunità religiose hanno rivalutato ampiamente la loro identità, che in questi ultimi decenni si è ulteriormente consolidata. In alcuni di quei Paesi, fra l’altro, le radici cristiane vengono oggi garantite anche da sistemi politici che sembrano tenere in grande considerazione il carattere cristiano di quei popoli e la loro antica storia. Il seme dei martiri – ci ha insegnato Tertulliano, vissuto fra il II e il III secolo – è seme di nuovi cristiani. Ciò, a dire il vero, non è stato storicamente sempre così ovunque, ma in molti casi è stato proprio così. Uno di questi casi è oggi vissuto in Europa orientale, dove, anche se in modo differenziato, le comunità ecclesiali si consolidano e rifioriscono. Certo, la massoneria e la plutocrazia, che in Occidente spadroneggiano, nell’Europa orientale hanno finora avuto possibilità molto minori e, soprattutto, non sono riuscite a impadronirsi del potere. Alla massoneria e alla plutocrazia vanno aggiunti anche gli eredi dell’ideologia comunista nelle sue varie articolazioni, che sotto mentite spoglie fanno di tutto per estirpare ogni residuale elemento che sia proprio della civiltà cristiana. Quelle orientali sono indubbiamente democrazie più giovani e cristianamente più motivate di quelle occidentali e, soprattutto, democrazie più popolari, laddove in Occidente le democrazie sono di regola condizionate dal grande capitale e dalla tecnocrazia. Anche in ordine alla dimensione etica delle masse, in Occidente si assiste purtroppo a una crescente crisi dell’umanesimo e a una corrispondente avanzata di ciò che potremmo definire “animalesimo”. Tutto ciò induce, fra l’altro, a vivere la libertà personale come se fosse anarchia e con conseguente dissoluzione in primis dell’istituto familiare, la crisi della natura stessa del matrimonio e il sovvertimento di alcune stesse leggi di natura. Con Aristotele potremmo anche dire che oggi in Occidente sono in crisi gli stessi “fondamentali dell’essere”. In Oriente, aggiungo, ci sono indubbiamente maggiori freni inibitori e il bene comune, più che essere inteso come la sommatoria dei beni individuali, viene piuttosto giustamente inteso come la sintesi di essi. Ciò, ovviamente, ha ripercussioni benefiche anche sui comportamenti individuali e di gruppo e, soprattutto, sulla famiglia, che è la cellula fondamentale della società. Se crolla questa cellula, infatti, anche la società è destinata allo sbandamento generale. Proprio a questo mirano in Occidente tutte le forze anti-cristiane”. Altro compito della comunità ecclesiale è la valorizzazione della vita liturgica. In tal senso vanno scoraggiati e, se necessario, redarguiti gli abusi. È, infatti, divenuto ormai urgentissimo porre fine a una diffusa anarchia liturgica, di cui abbiamo ogni giorno notizia e che talvolta è addirittura sconcertante e sicuramente sacrilega. Bisogna, insomma, ripartire da qui, cioè da Cristo e dal mistero pasquale, centro e culmine della vita cristiana, per cominciare a risalire la china. Tutta la vita della Chiesa, infatti, è basata su di Lui e solo con Lui e grazie a Lui possiamo riprenderci. Animati dal suo Santo Spirito saremo, pertanto, capaci di fare grandi cose, in primo luogo l’evangelizzazione, la missione e la promozione umana. Migliorare le realtà di questo mondo è in sé e per sé un compito alquanto onorevole e noi cristiani dobbiamo sforzarci di farlo, ma per noi non è e non potrà mai essere il compito principale o, peggio, l’assillo preminente. Noi cristiani, infatti, esistiamo per altro: andare in tutto il mondo, predicare il Vangelo a ogni creatura e battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Anche le relazioni internazionali, dunque, anche l’ecumenismo, anche il dialogo interreligioso, anche l’impegno per la pace non sono affatto sostitutivi di ciò. Dimenticarlo o trascurarlo, o solo far finta di dimenticarlo è un’operazione autolesionista, destinata a danneggiare, prima o dopo, la Chiesa e a favorire la scristianizzazione. Anche il mondo occidentale (e, in particolare, l’Europa dell’ovest) ha bisogno di questo: ribadire sempre e ovunque e mai nascondere la nostra identità cristiana. Non dobbiamo mai dimenticare, insomma, che con la cresima siamo tutti diventati “perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo”. Oggi serve, dunque, un Cristianesimo militante e capace di promuovere e di realizzare la nuova evangelizzazione dell’Europa neo-pagana, un’impresa che si rifiuta, innanzitutto, di accondiscendere passivamente alle richieste di questo mondo. Si tratta, dunque, di una vera e propria rivoluzione, proprio quella voluta da Gesù, una rivoluzione che, costi quel che costi, oggi può partire solo dal basso per salire sempre più in alto”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Messaggioda Berto » gio gen 16, 2020 9:29 am

Francesco spazza via il mandato missionario di Cristo: "Non potete dire a ebrei o musulmani 'convertitevi' "

https://gloria.tv/post/1hjNBPCkXesu4sxL ... czRtJvwXFY


"Per essere coerenti con la vostra Fede, non potete dire ai bimbi ebrei o musulmani 'venite e convertitevi'," ha detto Francesco durante la sua visita del 20 dicembre a una Scuola Superiore romana.

Secondo Avvenire.it, ha blaterato che “non siamo ai tempi delle crociate", come se l'evangelizzazione fosse stata inventata dai crociati.

Le affermazioni di Francesco contraddicono Cristo, che ha convertito molti ebrei e ha detto ai suoi apostoli:

"Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Matteo 28,19).

E ancora: "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato" (Marco 16,16).



Il Papa fa tremare la Curia: "Non siamo più nella cristianità"
Giuseppe Aloisi - Sab, 21/12/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... ic9UM7Doac

Altra mossa del Pontefice che con la fine dell'era Sodano, riforma la carica. Ma le parole sulla fede sono inquietanti

Un Papa così lo ricordano in pochi. Perché una confessione così dura sulla possibile "fine" del regime cristiano non si era mai vista.

In Vaticano è tempo di novità: il cardinal Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, ha rinunciato.

Al contempo, però, il Papa ha anche riformato la natura della carica. E questa contemporaneità insospettisce qualche analista, che ventila come Jorge Mario Bergoglio possa aver fatto coincidere l'addio del porporato con la novità deliberata oggi.

Tutto studiato? La domanda che circola è quella. Essere decano del collegio cardinalizio, fino a poche ore fa, significava esserlo per tutta l'esistenza, ossia dal momento della nomina in poi. Ma ora non sarà più così: il vescovo di Roma, che sta utilizzando questo ultimo periodo dell'anno per tutta una serie di cambiamenti interni ed esterni alla Santa Sede, ha disposto una durata massima di cinque anni.

La deliberazione com'è norma, è stata comunicata mediante un Motu Prorio. Jorge Mario Bergoglio, come riportato dalla Lapresse, ha scritto quanto segue: "Avendo accettato la rinunzia all'incarico di Decano del Collegio Cardinalizio del Cardinale Angelo Sodano, che ringrazio vivamente per l'alto servizio reso al Collegio dei Porporati nei quasi quindici anni del Suo mandato, ed avuto anche riguardo al fatto che con l'aumento del numero dei Cardinali, impegni sempre maggiori vengono a gravare sulla persona del Cardinale Decano, mi è sembrato opportuno che d'ora innanzi il Cardinale Decano, che continuerà ad essere eletto fra i membri dell'Ordine dei Vescovi secondo le modalità stabilite dal can. 352 § 2 del Codice di Diritto Canonico, rimanga in carica per un quinquennio eventualmente rinnovabile e al termine del suo servizio, egli possa assumere il titolo di Decano emerito del Collegio Cardinalizio". La dichiarazione del Papa, come si legge, è unica. E riguarda sia la rinuncia del cardinal Angelo Sodano sia la novità anticipata. L'alto-ecclesiastico italiano, che è stato per anni uno dei perni centrali del Vaticano, verrà sostituito. La palla, per così dire, è ora tra i piedi dei cardinali, che devono eleggere il successore dell'ex segretario di Stato di San Giovanni Paolo II.

La fine della cristianità

Oggi, però, è stato anche il giorno buono per delle consuetudini: il Papa ha rivolto i suoi auguri di Natale alla Curia di Roma. Quella che la nuova Costituzione Apostolica riformerà, elevando la Segreteria di Stato e, forse, ridimensionando la Congregazione per la Dottrina della Fede. E le dichiarazioni di Bergoglio, in modo diverso da quanto accaduto in altre circostanze, possono essere considerate "ratzingeriane". Perché il Papa, secondo quanto riportato dall'Huffington Post, ha in qualche modo parlato di "fine della cristianità". Un po' come fatto da Papa Benedetto XVI quando era solo un semplice sacerdote, discutendo del futuro della Chiesa cattolica con una radio tedesca. Era il 1969. E i toni utilizzati dal Santo Padre poche ore fa sembrano molto simili alle considerazioni del teologo bavarese: "La fede, specialmente in Europa ma pure in gran parte dell’Occidente - ha detto l'ex arcivescovo di Buenors Aires - non costituisce più il presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene persino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata". "Non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, nè i primi, nè i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica" ha detto Sua Santità. Ed è un messaggio che arriva come una lama sul una Chiesa in via di riforma.

In Vaticano, insomma, tutto sembra suggerire l'imminenza di una svolta complessiva. Vale la pena sottolineare, infine, come il cardinal Angelo Sodano sia stato in passato chiamato in causa per la presunta fiducia riposta in padre Maciel, fondatore dei legionari di Cristo, che è poi stato scomunicato per abusi. Il cardinale austriaco Schonborn, qualche settimana fa, ha raccontato almeno di uno scambio di vedute con Sodano sul tema degli abusi.



Alberto Pento
Certo, ma perché Bergoglio non rimprovera i nazi maomettani che impongono ai non mussulmani da sempre e ovunque la conversione con la minaccia di morte e puniscono con la morte omicidio e sterminio chi non si converte, chi abiura e apostasia dall'Islam e chi critica e giudica negativamente l'Islam?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Messaggioda Berto » gio gen 16, 2020 9:29 am

La nuova stretta della Cina sulle religioni
Federico Giuliani - Lun, 23/12/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/nuo ... WLLNtQFQzY

Un simposio organizzato a Pechino ha sancito che i Testi Sacri delle religioni praticate in Cina dovranno presto essere in linea con la “nuova era” di Xi

Da ora in avanti in Cina ci sarà spazio solo per le religioni “con caratteristiche cinesi”, cioè per quelle che decideranno di adattare le loro dottrine e i loro testi sacri alla “nuova era” inaugurata dal presidente Xi Jinping.

L’ultimo affondo di Pechino in ambito religioso parla chiaro: i Testi Sacri dei vari credo praticati oltre la Muraglia dovranno presto rispondere a determinati requisiti politico-culturali in linea con la visione del Partito Comunista cinese (Pcc).

Non c’è ancora una direttiva governativa sull’argomento, ma un simposio tenutosi nella capitale cinese lo scorso 26 novembre ha incoraggiato fortemente i vertici statali a "discutere su come far avanzare l'interpretazione delle dottrine e delle regole religiose in linea con le esigenze dei tempi".

Il tema principale del convegno organizzato dalla Commissione per gli Affari Etnici e Religiosi della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese - cioè il principale organo consultivo a livello statale, presieduto dal numero quattro della gerarchia cinese Wang Yi - è stato l’adeguamento al nuovo corso dei contenuti dei testi di riferimento religiosi. Al simposio hanno partecipato sedici esponenti delle comunità religiose presenti in Cina.

Il concetto espresso da Wang Yi e ripreso dall’agenzia Xinhua è chiaro: “È necessario studiare a fondo e comprendere le importanti disposizioni del segretario generale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping sul lavoro religioso". Lo stesso Wang ha parlato genericamente di Scritture, senza mai fare riferimento alla Bibbia, al Corano o ai Sutra.


Le religioni nella Cina di Xi

Nella Cina odierna è importante che ci sia “una valutazione completa delle traduzioni esistenti dei testi religiosi per i contenuti che non sono conformi all'avanzamento dei tempi", ha aggiunto Wang. L’obiettivo di questa operazione è "resistere efficacemente all'erosione di pensieri estremi ed eresie".

Ricordiamo che il pensiero di Xi Jinping sul “socialismo con caratteristiche cinesi per la nuova era” è entrato nella carta fondamentale del Partito Comunista cinese a ottobre 2017, al termine del diciannovesimo Congresso del Pcc che ha sancito la leadership incontrastata di Xi, e poi successivamente nella Costituzione cinese, a marzo 2018, quando venne eliminata la regola del doppio mandato presidenziale, spianando la strada a una leadership a tempo indefinito dello stesso Xi al vertice dello Stato.

Nel 2013 Xi aveva promosso il recupero delle religioni tradizionali cinesi, a cominciare dal taoismo. Nel 2015 la sinizzazione dei culti religiosi era stata al centro di un programma che aveva tra le sue implicazioni quella di rendere le religioni praticate in Cina “indipendenti da tutti gli influssi provenienti dall'esterno”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Messaggioda Berto » gio gen 16, 2020 9:30 am

L'ECUMENISMO È CONTRO LA LOGICA
Matteo D'Amico

https://www.youtube.com/watch?v=Gux_fPF ... uRbwMnXTjM

L'ecumenismo è il movimento che tende a riavvicinare e a riunire tutti i fedeli cristiani a quelli delle diverse Chiese.
https://it.wikipedia.org/wiki/Ecumenismo
Il punto di partenza è la comune fede nella Trinità: in Dio Padre, in Dio Gesù Cristo Figlio e in Dio Spirito Santo. La parola deriva dal termine greco oikouméne, che indica in origine la parte abitata della Terra; la scelta indica come una sorta di indirizzo nella ricerca di una sempre più stretta collaborazione e comunione tra le varie chiese cristiane che abitano nel mondo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Messaggioda Berto » gio gen 16, 2020 9:30 am

Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene
viewtopic.php?f=188&t=2893
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8930464054

Per capire cosa è l'Islam da sempre, fin dal suo inizio, basta vedere (leggere e studiare) cosa ha fatto e detto Maometto, non serve altro, lui è l'Islam il modello per tutti i mussulmani, di ogni setta e corrente, da sempre e ovunque.
Non esiste un Islam diverso da quanto fatto e detto da Maometto e dal suo idolo Allah nel Corano.
Non vi è peggiore demenza culturale, civile, religiosa, intellettuale, politica di quella che santifica e glorifica Maometto e il suo idolo.
Santificare e glorificare Maometto e il suo Idolo Alla significa e comporta accettare e considerare come bene tutti i suoi crimini e la sua ideologia/teologia politico-religiosa massimamente discriminatrice e razzista, nazista dell'Umma, predatrice, assassina e sterminatrice, priva di qualsiasi rispetto per i non mussulmani e per tutti i diversamente religiosi, non religiosi e pensanti; ideologia/teologia politico-religiosa che è il male assoluto ciò che sulla terra vi è di maggiormente incivile e inculturale.


Maometto, il Corano, Allah e i maomettani cos'hanno di buono? Nulla!
Ma cosa mai hanno da rivelare, insegnare e da trasmettere di buono, di vero, di giusto e di bello Maometto, il Corano, Allah e i maomettani, all'umanità intera e ai non maomettani? Nulla assolutamente nulla!
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6123975281
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2850

Prendo lo spunto da questa frase attribuita all'imperatore bizantino Manuele II Paleologo del 14° secolo:
"Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava"


La vuota retorica sul dialogo con l'islam e l'esempio (sbagliato) di san Francesco
di Luca Del Pozzo
8 gennaio 2020

https://www.ilfoglio.it/chiesa/2019/01/ ... XkJR4OCD2U

A fronte di fatti, numeri e cifre – magistralmente documentati da Matteo Matzuzzi sabato scorso su queste colonne – che dicono di una realtà di crescente persecuzione dei cristiani nel mondo, il fatto che il martirio di migliaia di persone ogni anno avvenga prevalentemente in paesi islamici sembra essere un dato del tutto ininfluente nel dibattito politico e culturale occidentale. Allo stesso modo in cui quando le nostre vite vengono sconvolte dall’ennesimo attacco terroristico, per pura pavidità e salvo rarissime eccezioni ci si guarda bene dal chiamare le cose col loro nome (se è vero che non tutti gli islamici sono terroristi è altrettanto vero che la stragrande maggioranza dei terroristi è islamica, vorrà mica dire qualcosa?), quando la cronaca racconta di episodi di violenza e persecuzione contro i cristiani scatta implacabile lo stesso meccanismo delle denunce a mezza bocca, delle dichiarazioni fumose con il solito sgradevole retrogusto di una compassione pelosa, quando non si tratti di un assordante silenzio.

Ad aggravare la situazione, la riproposizione come un disco rotto di una retorica del dialogo e del rispetto dell’altro fatta non solo di luoghi comuni triti e ritriti ma anche di una narrativa che attinge a storie che con il dialogo, quello vero, non hanno nulla a che vedere. Un esempio su tutti, il famoso episodio dell’incontro tra san Francesco e il sultano d’Egitto Malik Al Kamil, avvenuto a Damietta nel 1219, spesso e volentieri citato (anche di recente) a mo’ di icona del giusto atteggiamento da adottare nel “dialogo” tra l’occidente e l’islam. Episodio di cui però si dimentica (o si fa finta di dimenticare) un paio di particolari che risultano invece decisivi per evitare strumentalizzazioni e fraintendimenti. Primo, san Francesco non parlò col sultano così, tanto per farci due chiacchiere e confrontarsi sulle reciproche fedi, ma per annunciargli il Vangelo nella speranza di convertirlo a Cristo (lui e tutti i saraceni che incontrò sul suo cammino), come testimoniano le fonti e gli studiosi più autorevoli, fedelmente a quella che è la missione di ogni cristiano; a riprova, ecco cosa scrisse di quell’incontro san Bonaventura nella sua “Leggenda maggiore”: “Quel principe (il sultano, ndr) incominciò a indagare da chi, e a quale scopo e a quale titolo erano stati inviati e in che modo erano giunti fin là. Francesco, il servo di Dio, con cuore intrepido rispose che egli era stato inviato non da uomini, ma da Dio Altissimo, per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e annunciare il Vangelo della verità. E predicò al Soldano il Dio uno e trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo, con tanto coraggio, con tanta forza e tanto fervore di spirito, da far vedere luminosamente che si stava realizzando con piena verità la promessa del Vangelo: ‘Io vi darò un linguaggio e una sapienza a cui nessuno dei vostri avversari potrà resistere o contraddire’ (Lc 21,15)”.

Il racconto prosegue dicendo che il Sultano ascoltava volentieri san Francesco pregandolo di restare con lui, al che il santo rispose lanciando la famosa sfida: “Se, tu col tuo popolo, vuoi convertirti a Cristo, io resterò molto volentieri con voi. Se, invece, esiti ad abbandonare la legge di Maometto per la fede di Cristo, dà ordine di accendere un fuoco il più grande possibile: io, con i tuoi sacerdoti, entrerò nel fuoco e così, almeno, potrai conoscere quale fede, a ragion veduta, si deve ritenere più certa e più santa”. Sfida che il Sultano si guardò bene dall’accogliere per timore, dice san Bonaventura, “di una sedizione popolare”. Secondo punto, san Francesco si recò dal sultano Al Kamil a seguito dei crociati (leggi bene: cro-cia-ti), ai quali si era unito insieme a tantissimi altri pellegrini dell’epoca, desiderosi unicamente di liberare i luoghi santi del cristianesimo, in primis il Santo Sepolcro, occupati manu militari dai musulmani. Come si vede un atteggiamento, quello del santo di Assisi, lontano anni luce tanto da certa iconografia pacifista quanto da una miope cultura del dialogo che, anche in ambito cattolico, continua a guardare al dito per non vedere la luna. Chiudo con una domanda volutamente provocatoria: da zero a dieci, quante probabilità ci sono di assistere di nuovo a un “dialogo” simile a quello tra san Francesco e il sultano?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:29 am

Cristiani perseguitati. Islam, sempre il maggior carnefice
Anna Bono
16-01-2020

https://lanuovabq.it/it/cristiani-perse ... 9.facebook

World Watch List 2020, la lista dei Paesi in cui i cristiani vengono perseguitati. Il peggior Stato in cui un cristiano può vivere è sempre la Corea del Nord comunista. Ma, nel mondo, il maggior persecutore del cristianesimo resta l'islam. Lo è in 23 dei 34 stati in cui la persecuzione è “molto alta” e in 4 dei 5 in cui la persecuzione è “alta”.

mappa delle persecuzioni (giallo: forte persecuzione, arancio: molto forte, rosso: estrema)




Open Doors USA il 15 gennaio ha pubblicato come di consueto l’elenco dei 50 stati in cui i cristiani sono più duramente perseguitati. I dati della World Watch List 2020 si riferiscono al periodo dal 1 novembre 2018 al 31 ottobre 2019 e riguardano un centinaio di paesi. In base ai metodi di rilevazione adottati da Open Doors, 73 di essi presentano livelli di persecuzione che vanno da alta a estrema: alta in cinque stati, molto alta in 34 ed estrema in 11.

La situazione più drammatica continua a essere per il 18° anno consecutivo quella dei cristiani che vivono nella Corea del Nord, decine di migliaia dei quali – da 50.000 a 70.000 – scontano nei campi di lavoro il “reato” di aver pregato in casa, denunciati da qualcuno, o di essersi fatti trovare con materiale religioso proibito. Conosciamo le spaventose condizioni di vita in quei campi dai racconti dei pochi detenuti che sono riusciti a sopravvivere e a fuggire dal paese. A proibire ogni tipo di pratica religiosa in Corea del Nord è un delirante regime comunista. Un’altra dittatura, al potere da 26 anni, è responsabile della persecuzione estrema dei cristiani in Eritrea, paese che si colloca al sesto posto nella classifica 2020, risalendo una posizione rispetto al 2019. In India, decima, sono invece i radicali indù a infierire sui cristiani, tanto più impunemente dal 2014, da quando cioè il partito nazionalista indù, il Bharatiya Janata Party, è al governo. Negli altri otto Stati in cui si verificano forme estreme di persecuzione, a infliggerle è l’islam: nell’ordine, sono Afghanistan, Somalia, Libia, Pakistan, Sudan, Yemen, Iran e Siria. Si tratta di paesi in cui i cristiani sono una minoranza: sempre più esigua, come in Siria, ridotti a poche centinaia, come in Somalia. Ma nell’elenco 2020 compaiono anche Paesi in cui i cristiani rappresentano una parte consistente della popolazione: la Nigeria, dove sono circa il 46% (e i musulmani il 53%), e il Burkina Faso, dove sono quasi il 30% (e il 61% i musulmani); oppure sono in maggioranza: il Camerun, con quasi il 70% di cristiani, e il Kenya, con l’83%.

Anche in questi quattro Stati, rispettivamente al 12°, 28°, 48° e 44° posto nella Word Watch List, a perseguitare i cristiani è l’islam che, quest’anno come in quelli precedenti, si conferma la più grave e diffusa minaccia per i fedeli. Lo è in 23 dei 34 stati in cui la persecuzione è stata classificata “molto alta” e in quattro dei cinque in cui la persecuzione è definita “alta”. Dove i cristiani sono in minoranza, quasi sempre a rendere difficile la loro esistenza sono due forme di persecuzione: quella istituzionale, con leggi che discriminano, emarginano, pongono limiti alla pratica religiosa, e quella di gruppi e movimenti radicali. Altrove è l’estremismo islamico a costituire una minaccia che i governi non riescono o non cercano di contrastare. Nel Sahel, nell’Africa occidentale e orientale il pericolo crescente è rappresentato dalla diffusione e dal radicamento del jihad, la guerra santa islamica, con decine di cellule armate attive, legate ad Al Qaeda e all’Isis, lo Stato Islamico. Ancora non compare tra i primi 50 paesi di persecuzione, ma dal 2017 il jihad ha raggiunto, penetrando profondamente nel cuore del continente africano, il Mozambico: e già si contano centinaia di morti e decine di migliaia di sfollati.

L’Africa ha registrato nel 2019 un netto aumento della violenza jihadista contro i cristiani. L’Asia resta tuttavia il continente più ostile ai fedeli: un cristiano asiatico ogni 2,5 patisce un livello di persecuzione alto. Particolarmente dolorosi proprio nel periodo considerato sono stati gli effetti della politica di sinicizzazione attuata dal regime cinese, delle nuove regole introdotte per limitare la libertà religiosa a partire del febbraio del 2018.

Il rapporto che illustra la Word Watch List individua cinque dinamiche persecutorie principali: diffusione della militanza islamica violenta negli Stati deboli dell'Africa sub-sahariana; diffusione della militanza islamica violenta nell'Asia meridionale e sudorientale; aumento dell’influenza della criminalità organizzata in America Latina; rischio che la persecuzione diventi digitale: l'ascesa della sorveglianza di Stato; il cristianesimo continua a scomparire dall'Iraq e dalla Siria a causa di conflitti e instabilità.

Il rapporto sintetizza con alcune cifre la situazione globale. I cristiani minacciati di persecuzione sono 260 milioni, 15 milioni più che nel 2018, vale a dire un cristiano su otto (erano un cristiano su nove nel 2018, uno su 12 nel 2017). Le chiese, le strutture e gli edifici religiosi, attaccati, danneggiati o chiusi sono stati 9.488, un aumento impressionante rispetto ai 1.847 del 2018. Unica nota positiva è la notevole diminuzione dei cristiani uccisi, 2.983, otto al giorno!, contro i 4.136 del 2018. Per contro le cifre relative alla violenza e agli abusi sessuali sono tali da essere giustamente definite “spaventose”: 8.537 i casi denunciati, quasi tutti che vedono come vittime donne e bambine, “la punta dell’iceberg”, commenta Open Doors che da qualche anno dedica particolare attenzione alla condizione delle donne cristiane, oggetto di una persecuzione che definisce “complessa, violenta e nascosta” e che le colpisce spesso anche nell’ambito sociale e famigliare.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:30 am

Cristiani e musulmani: Insieme per proteggere i luoghi di culto

Cari fratelli e sorelle musulmani,
Dal Vaticano, 17 aprile 2020

https://press.vatican.va/content/salast ... 61.html#it

Il mese di Ramadan è così centrale nella vostra religione e perciò a voi tanto caro a livello personale, familiare e sociale. È un tempo di guarigione spirituale, di crescita e di condivisione con i poveri e di rafforzamento dei legami con parenti ed amici.

Per noi, vostri amici cristiani, è un tempo propizio per consolidare le nostre relazioni con voi, mediante i saluti, gli incontri e, dove è possibile, con la condivisione di un iftar. Il Ramadan e ‘Id al-Fitr sono, dunque, occasioni speciali per far crescere la fraternità tra cristiani e musulmani. È questo lo spirito con cui il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso porge a tutti voi i suoi migliori auguri oranti e cordiali congratulazioni.

Seguendo una tradizione a noi cara, vogliamo condividere con voi alcuni pensieri, che riguardano quest'anno la protezione dei luoghi di culto.

Sappiamo che i luoghi di culto rivestono una grande importanza nel cristianesimo e nell'islam, come pure nelle altre religioni. Sia per i cristiani, sia per i musulmani chiese e moschee sono spazi riservati alla preghiera personale e comunitaria, edificati ed arredati in modo da favorire il silenzio, la riflessione e la meditazione. Esse sono spazi dove si può arrivare nelle profondità del proprio animo, facilitando così, con il silenzio, l'esperienza di Dio. Pertanto, un luogo di culto di qualsiasi religione è “casa di preghiera” (Isaia 56, 7).

I luoghi di culto sono pure spazi di ospitalità spirituale, nei quali i seguaci di altre religioni si radunano anche per cerimonie speciali come nozze, funerali, feste della comunità, ecc. Partecipando a quegli eventi in silenzio e col rispetto dovuto alle osservanze religiose dei seguaci di quella particolare religione, essi assaporano l'ospitalità loro riservata. Questa pratica è una speciale testimonianza di ciò che unisce i credenti, senza sminuire o negare ciò che li distingue.

Sotto questo aspetto vale la pena ricordare ciò che Papa Francesco ha detto in visita alla moschea Heydar Aliyev, a Baku (Azerbaijan), domenica 2 ottobre 2016: “È un grande segno incontrarci in amicizia fraterna in questo luogo di preghiera, un segno che manifesta quell'armonia che le religioni insieme possono costruire, a partire dai rapporti personali e dalla buona volontà dei responsabili”.

Nel contesto dei recenti attacchi contro chiese, moschee e sinagoghe, perpetrati da persone malvage che sembrano percepire i luoghi di culto come bersaglio preferito della loro cieca e insensata violenza, è degno di nota quanto è riportato nel Documento sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, firmato da Papa Francesco e dal Gran Imam di Al-Azhar, il Dott. Ahmad Al-Tayyeb, ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019: “La protezione dei luoghi di culto - templi, chiese e moschee - è un dovere garantito dalle religioni, dai valori umani, dalle leggi e dalle convenzioni internazionali. Ogni tentativo di attaccare i luoghi di culto o di minacciarli attraverso attentati o esplosioni o demolizioni è una deviazione dagli insegnamenti delle religioni, nonché una chiara violazione del diritto internazionale”.

Apprezzando gli sforzi compiuti dalla comunità internazionale a vari livelli per la protezione dei luoghi di culto in tutto il mondo, è nostra speranza che la stima vicendevole, il rispetto reciproco e la cooperazione possano rafforzare i nostri legami di sincera amicizia, e consentire alle nostre comunità di salvaguardare i luoghi di culto per assicurare alle future generazioni la libertà fondamentale di professare le proprie credenze.

Con rinnovata stima e fraterni saluti, a nome del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, porgiamo auguri amicali di un fruttuoso mese di Ramadan e di un gioioso ‘Id al-Fitr.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:33 am

Per una carta universale dei diritti spirituali e religiosi
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =24&t=1788


Il maomettismo o nazismo maomettano e i maomettani o l''Islam e gli islamici sono una minaccia, una offesa, un'ingiuria, un pericolo per l'umanità intera
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2667
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5512703312


Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni", da tutte le idolatrie religiose, specialmente da quelle totalitarie, disumane, terroristiche e violente come quella nazi maomettana.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 201&t=2827
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Spiritualità e religione

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron