Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Re: Dialogo interreligioso - la Nostra Aetate e l'Islam

Messaggioda Berto » lun ago 10, 2020 8:58 pm

Vaticano, svolta del Papa nell'annuario: scompare "vicario di Cristo"
Francesco Boezi
Lun, 10/08/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 82684.html

Nell'annuario pontificio del 2020 manca l'espressione "vicario di Cristo". Critiche da parte dei tradizionalisti per l'ultima scelta di Papa Francesco

Papa Francesco è un pontefice che guarda più alla sostanza che alla forma, ma per molti cattolici l'adesione allo schema formale è sinonimo di rispetto della dottrina.

L'ultima polemica, in ordine di tempo, riguarda la mancata presenza del titolo "vicario di Cristo" nell'edizione del 2020 dell'annuario pontificio.

Il pontefice argentino, come ogni successore di Pietro, è il "vicario di Cristo", ma in quel documento sembra che alcuni titoli, compreso quello appena citato, vengano considerati alla stregua di connotazioni storicistiche. Quando Jorge Mario Bergoglio si è affacciato per la prima volta su piazza San Pietro, del resto, ha ricordato ai fedeli di tutto il mondo di essere il "vescovo di Roma". Il messaggio è stato chiaro sin da principio.

La preferenza del sudamericano può essere interpretata almeno in due modi: attraverso la natura "popolare" del pontificato di Francesco, e dunque per il tramite di una preminenza assegnata al ruolo di pastore del gregge; mediante le considerazioni del cosiddetto "fronte tradizionale", che intravede in alcune scelte dell'ex arcivescovo di Buenos Aires un allontanamento dai canoni propri della dottrina cristiano-cattolica.

Silvana De Mari su La Verità ha scritto quanto segue: "Se non è e non vuole essere il Vicario di Cristo, allora sarebbe corretto si trovasse un nuovo lavoro. E invece no. Bergoglio continua a farsi considerare papa. Il fatto che non sia più Vicario di Cristo permette alla parola Cristo di non comparire, cioè permette che Cristo sia lasciato fuori dalla scena, sia lasciato fuori dalla storia, una storia che Bergoglio preferisce scrivere da solo". Questo è il secondo modo d'interpretare la scelta del Santo Padre. Altri direbbero che Bergoglio, in quanto "teologo del popolo", disdegna le formalità elitiste. Ma il titolo di "vicario di Cristo" è una pura formalità? Sia come sia, il risultato non cambia: "vicario di Cristo" è un'espressione che non è presente sull'annuario pontificio, con tutto quello che questa assenza può comportare in termini di polemiche negli ed attorno agli ambienti ecclesiastici. Ma non è finita.

Sempre i tradizionalisti ritengono che la figura stessa del "pontefice" stia cambiando, con il proliferare di quella che i conservatori chiamano "confusione imperante". La voce della Chiesa cattolica, insomma, sarebbe diventata corale, e le "Chiese nazionali" starebbero prendendo il sopravvento. Si pensi, per esempio, al caso della Germania, dove l'episcopato nazionale, nonostante le preoccupazioni provenienti da Roma, sta discutendo di modifiche dottrinali che, per prassi e tradizione, spetterebbero semmai alla Chiesa universale ed al suo massimo rappresentante. Il ritorno delle "Chiese nazionali" accompagnerebbe naturalmente la visione di chi, più che "vicario di Cristo", penserebbe soprattutto di essere il "vescovo di Roma".

Un atteggiamento - quello di papa Francesco - che starebbe contribuendo alla riemersione di differenze dottrinali tra un episcopato e l'altro: la Chiesa polacca, giusto per fare un esempio, sarebbe molto diversa dalla Chiesa tedesca o dalla Chiesa argentina. "Vescovo di Roma" e "vicario di Cristo" non sono in contraddizione tra loro: il papa è l'uno e l'altro. Ma Bergoglio - questa è la sintesi della critica dei conservatori - avrebbe posto l'accento soltanto su una delle due titolazioni. Un'opzione che verrebbe confermata dall'ultimo annuario pontificio.


Alberto Pento
Nella prospettiva del dialogo interreligioso tra cristiani è un grande passo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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