I cristiani ortodossi non fanno proselitismo missionario ?La Chiesa ortodossa fa’ proselitismo?http://digilander.libero.it/gogmagog1/o ... itismo.htm Percorrendo le vie delle nostre città non è raro imbattersi nelle caratteristiche figure dei predicatori protestanti. Queste persone sono normalmente abbastanza giovani e si assomigliano tutte: camminano in gruppetti di due o tre, sono vestite classicamente, hanno un approccio molto cortese con il loro prossimo...
Quando parliamo di proselitismo la prima immagine che ricorre alla nostra mente è quella di tali predicatori itineranti, quando addirittura non emerge quella dei testimoni di Geova, assai popolari per la loro irriducibile insistenza...
Gli italiani più anziani abituati alla pratica cristiano-cattolica ricordano la romantica figura del missionario. Talora nelle giornate che la Chiesa Cattolica dedica alle missioni, alcuni missionari di vari istituti religiosi si recano nelle parrocchie in cerca di sostegno finanziario. Essi descrivono attività evangelizzatrici in paesi lontani, in luoghi che impongono non lievi sacrifici...
E la Chiesa ortodossa? Ha delle missioni? Fa’ del proselitismo? Se per missione intendiamo una realtà aggressiva che punta a far proselitismo dobbiamo proprio dire di no. Nessun cristiano ortodosso che abbia conosciuto bene l’Ortodossia fa’ dei proseliti o cerca delle persone da convertire a forza, convincendole con spiegazioni razionali. Tutto ciò non è in contraddizione con la stabile convinzione con la quale l’Ortodossia confessa la sua originale identità cristiana. Quest'atteggiamento può parere strano solo a una certa mentalità cristiana occidentale secondo la quale il cristianesimo è qualcosa da capire, da illustrare logicamente, per poi essere creduto. Un buon evangelizzatore protestante o cattolico è prima di tutto un buon conoscitore della Bibbia, un buon omileta e un buon apologeta. In tal senso egli deve "saper convincere" l’uditorio e quindi è necessario che abbia sviluppato una buona arte dialettica. A tutto questo, un tempo si aggiungeva una buona dose di "terrorismo spirituale", ossia una costrizione psicologica con la quale il predicatore obbligava gli uomini a credere e a praticare la fede sotto pena di castighi eterni nel caso in cui non lo avessero fatto. Quest’ultimo vezzo non è del tutto scomparso e si riscontra qua e là, soprattutto nelle ristrette cerchie di alcuni movimenti ecclesiali cattolici...
Il cristiano ortodosso maturo non ha nemmeno la tentazione di fare tutto ciò perché sà che chi giudica e chi interviene nella vita del fratello, credente o meno, è Dio, non lui. Sapere questo è molto importante, soprattutto nei rapporti interecclesiali e in ambito ecumenico. L’ortodosso è convinto che lo Spirito Santo agisce e anima la sua Chiesa anche perché può averlo visto in termini molto concreti. Eppure egli non giudica superficialmente e sommariamente nessuno perché l’uomo non può porsi al posto di Dio. L’Ortodosso è testimone dell’azione di Dio nella storia. Dal momento che Dio non è un principio astratto ma è una realtà vivente, Egli muove ciascun uomo in cerca delle realtà vere ed alte, in cerca di Sè. Ne consegue che la ricerca della verità, prima d’essere un’attività intellettuale e speculativa, è un’eminente attività vitale, è la ricerca molto spesso inconscia dell’unica Realtà che dà vita a tutto. Molte persone che si convertono alla verità cristiana sentono d’averla cercata in cuor loro ancor prima d’averlo compreso. Questo principio è fondamentale ed è ben chiaro all’Ortodossia. Ne consegue che nessuno spinge le persone alla Chiesa perché è Dio stesso che le invita in quella direzione, nessuno deve rispondere a domande che non vengono poste o porre discorsi che in un certo livello esistenziale non verrebbero capiti. L’eventuale evangelizzazione deve rispettare la crescita e il livello di ognuno! Non appartiene all’Ortodossia la minaccia di castighi, l’apologia non richiesta della verità, la pubblicità delle proprie virtù e della propria filantropìa. L' "attività missionaria" che l’Ortodossia compie, avviene principalmente quando il missionario, chierico o laico che sia, si purifica dai propri peccati, prega assiduamente e cerca di vivere il vangelo. In tal senso ogni cristiano è missionario! Se esiste qualcun’altro che, vedendo ciò, chiede la ragione di questo stile di vita, allora può instaurarsi un dialogo nel quale l’ortodosso illustra con discrezione i motivi per i quali agisce.
Probabilmente questo tipo di evangelizzazione è molto distante da quella occidentale di tipo cattolico o protestante e, perciò, sembra poter mietere molti meno frutti. È anche per questo che l’Occidente non la considera, come tende a sottovalutare il significato della conversione del cuore come presupposto indispensabile per fare teologia e opera pastorale. Tuttavia ciò che è certo è che nello stile ortodosso rimane un ampio spazio per sentire e riconoscere l’azione di Dio nel rispetto e nella libertà reciproca. Un cristianesimo costruito con criteri ortodossi, che aderiscono alla discrezionalità patristica, si edifica in molto più tempo ma non si scalfisce né salta via come se fosse un superficiale strato di vernice. Un cristianesimo di questo tipo ha la possibilità di conservare tutto il suo patrimonio mistico e spirituale laddove un eccessivo attivismo e apre involontariamente le porte all’accoglimento di criteri secolaristici, e di criteri che, o prima o poi, annullano la cristianità cloroformizzandola, svuotandola di senso e di valore.
La missione esterna della Chiesa ortodossa russaDocumento approvato dal Sacro Sinodo della Chiesa ortodossa russa il 16 luglio 2013.
https://mospat.ru/it/documents/o-sovrem ... ojj-cerkvi Il 27 marzo 2007 il Sacro Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha adottato un documento dal titolo “Il concetto di attività missionaria della Chiesa ortodossa russa”. Esso stabilisce i principi generali, gli obiettivi e gli scopi dell’attività missionaria, definisce la responsabilità missionaria del clero e dei laici, descrive le forme e i metodi dell’opera missionaria odierna. Una delle forme della missione di cui esso tratta è quella esterna, al cui esame dettagliato è dedicato il presente documento.
Il termine “missione” viene dal verbo latino mittere, che significa “inviare, mandare”, e designa dunque un “compito, incarico”. I primi missionari cristiani furono gli apostoli (letteralmente “inviati”) che misero in pratica il comandamento dato loro dallo stesso Signore e Salvatore Gesù Cristo: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che che vi ho comandato” (Mt 28,19-20 ).
Nel Credo la Chiesa viene definita Apostolica, il che si riferisce non solo alla trasmissione della fede e alla successione apostolica delle ordinazioni, ma anche alla vocazione della Chiesa di predicare sempre la verità cristiana. Così dunque, la missione è insita nella natura stessa della Chiesa: la Chiesa cristiana è una Chiesa missionaria.
Nel corso della storia sono cambiate le forme e i metodi del lavoro missionario, il che ha generato i concetti di missione esterna e missione interna.
1 . Il concetto di missione esterna
La differenza tra missione esterna e missione interna dipende dalla diversità dei destinatari dell’opera missionaria della Chiesa e dalla diversità delle condizioni in cui essa si svolge.
La missione interna è rivolta ai membri della Chiesa, compresi coloro che sono battezzati ma non sufficientemente istruiti nella fede ortodossa, non hanno esperienza di partecipazione alla vita sacramentale della Chiesa; essa persegue il fine della crescita spirituale dei membri della Chiesa. Parte integrante di questa missione è la catechesi e l’istruzione religiosa.
La missione esterna si rivolge a quanti sono fuori della Chiesa. I destinatari della missione esterna della Chiesa sono i seguaci di differenti credenze e coloro che professano diverse visioni del mondo, sia religiose che non religiose (laiche). Il risultato di questa missione è l’acquisto di nuovi membri per la Chiesa e, di conseguenza, la costituzione di nuove comunità ecclesiali o l’accoglienza dei nuovi membri nelle comunità già esistenti.
Per lungo tempo, la missione esterna della Chiesa consisteva nella predicazione diretta del Vangelo ai popoli non cristiani. Mettendo in pratica le parole del Salvatore, la Chiesa fin dall’inizio della sua esistenza ha predicato il Vangelo a tutti, “vicini e lontani” (cf. Ef 2,17), e questo annuncio ha portato storicamente alla nascita di tutte le Chiese locali esistenti.
Grazie all’attività missionaria della Chiesa russa, l’Ortodossia si è affermata tra le molte tribù e popoli che vivevano sul suo territorio canonico. Fino al 1917, la nostra Chiesa ha compiva la sua missione esterna presso i popoli non cristiani dell’Impero russo, nel territorio della Siberia e dell’Estremo Oriente, come anche al di fuori dell’Impero russo, in particolare in Giappone, Cina, Corea e Nord America.
La predicazione dei missionari russi era accompagnata dalla creazione di comunità per i nuovi convertiti, da una feconda attività di traduzioni, dalla costruzione di chiese e monasteri e dalla istituzione di seminari, scuole, biblioteche, ospedali e laboratori artigianali. Un esempio luminoso è la missione giapponese, frutto degli sforzi missionari di San Nicola del Giappone: iniziata da una chiesetta presso la missione diplomatica russa, essa ha dato vita alla Chiesa Ortodossa Autonoma del Giappone, che continua ancora oggi l’opera salvifica dell’evangelizzazione del suo paese.
Il risultato di molti anni di lavoro disinteressato dei missionari russi in Cina e in America è stata la creazione della Chiesa indipendente cinese, che oggi risorge dopo i pesanti anni della “rivoluzione culturale”, e della Chiesa Ortodossa in America, che ha ricevuto l’autocefalia dalla Chiesa ortodossa russa nel 1970.
Prima degli eventi rivoluzionari del 1917, la missione esterna era realizzata dalla Chiesa Russa su larga scala e in modo organizzato, ma durante le persecuzioni atee del ventesimo secolo questa attività è diventata impossibile nelle forme che aveva avuto in precedenza. Essa è continuata in modo organizzato solo parzialmente nella chiesa all’estero, mentre in Unione Sovietica si è dovuta limitare alla testimonianza individuale del clero e del laicato, spesso accompagnata dalla confessione e anche dal martirio. La missione su larga scala della Chiesa è ridiventata possibile solo dopo che essa ha riacquistato la libertà.
2. La “missione della presenza” e le sue forme
La missione intesa come predicazione diretta rimane tuttora la principale vocazione della Chiesa, ovunque ciò sia possibile e opportuno. Tuttavia oggi, accanto alla missione diretta, un significato particolare ha acquisito quella che potrebbe essere definita la “missione della presenza”, ovvero la testimonianza del Vangelo non direttamente, ma indirettamente – attraverso l’espressione delle posizioni dell’Ortodossia nei vari settori della vita sociale e culturale dei paesi in cui vivono membri della Chiesa. È necessario distinguere le seguenti forme di missione della presenza:
Informativa, consistente nella diffusione di nozioni circa la storia del cristianesimo, la Chiesa ortodossa, le culture dei popoli ortodossi; nel far conoscere all’opinione pubblica le posizioni della Chiesa su una vasta gamma di questioni attraverso i media (giornali , TV, radio, Internet), anche attraverso la partecipazione di rappresentanti della Chiesa al dibattito pubblico.
Culturale, che si realizza con la partecipazione di rappresentanti ufficiali della Chiesa, o di singoli ecclesiastici e laici, alle attività culturali per l’attuazione della testimonianza ortodossa.
Sociale, che consiste nella testimonianza di Cristo attraverso la beneficenza, le opere di misericordia, il servizio sociale, l’aiuto ai poveri e agli svantaggiati, secondo l’esortazione del Vangelo: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Matteo 5:16 ).
Personale, fatta dalla testimoninza data dai fedeli ortodossi, in parole e opere, della loro fede, della loro esperienza spirituale e dei valori cristiani.
Tutte le forme menzionate della missione come presenza sono adatte, sia per i paesi e le società in cui esiste il pluralismo ideologico e religioso, e vige il principio giuridico della libertà di coscienza e di religione, come anche per quelli in cui, per ragioni politiche e altre, non si riconosce il diritto alla libertà di coscienza, di professione e di predicazione religiosa. Particolare importanza in questi ultimi ha la missione personale, che è spesso l’unica possibile.
La Chiesa esorta alla libertà religiosa e insegna ai suoi membri rispetto e amore per ogni persona, di qualsiasi credenza religiosa. Rimanendo fedele al Vangelo, la Chiesa cerca quelle forme di missione della presenza che sono più appropriate in particolari contesti politici, sociali, culturali e religiosi.
3 . La testimonianza dell’Ortodossia tra i cristiani di altre confessioni
La Chiesa ortodossa russa non rinuncia alla testimonianza dell’Ortodossia tra i cristiani di altre confessioni. Essa ha sempre sottolineato che i contatti con i rappresentanti di altre confessioni, compresi i dialoghi bilaterali, la partecipazione a conferenze e l’impegno ecumenico nelle organizzazioni intercristiane, e altre forme di cooperazione intercristiana sono a servizio dello scopo principale, di cui si parla nel documento “Principi fondamentali delle relazioni con le altre confessioni cristiane”, adottato dal Consiglio dei Vescovi dell’anno giubilare del 2000: “la Chiesa Ortodossa è custode della Tradizione e dei doni di Grazia della Chiesa antica, e perciò vede come suo compito principale nei rapporti con i non-ortodossi la testimonianza costante e persistente che porta alla scoperta e all’accettazione della verità che si esprime in questa tradizione ” (3,1). Inoltre, nelle decisioni della riunione pan-ortodossa di Salonicco (1998) si sottolinea con forza che “noi [ortodossi] non abbiamo il diritto di recedere dalla missione affidataci dal Signore nostro Gesù Cristo di testimoniare la verità di fronte al mondo non ortodosso”. Nei casi in cui i nostri interlocutori prendono la via della revisione delle norme eterne e immutabili, che sono fissate nella Sacra Scrittura, il dialogo diventa priva di significato e si esaurisce.
4 . Il dialogo con le altre religioni
La comprensione attuale della missione è basata sulla cultura del dialogo. Il riconoscimento del principio della libertà di scelta religiosa comporta che nei rapporti con i rappresentanti di altre religioni, la forma di base della testimonianza debba essere il dialogo. La Chiesa ortodossa russa è impegnata nel dialogo interreligioso in forme diverse e a vari livelli, per esprimere e difendere le proprie posizioni su questioni di interesse pubblico, come ad esempio le norme e i valori morali, la convivenza pacifica, la giustizia, il rispetto della dignità umana, la tutela dell’ambiente, la bioetica, i diritti umani, ecc.
La Chiesa ortodossa, secondo i propri principi dottrinali e canonici, valuta il sistema di credenze e le pratiche religiose di altre religioni. Rispetto alle persone che sono seguaci di queste religioni e di ideologie secolari, la sua posizione è una posizione di rispetto e amore. Secondo quanto scriveva il grande missionario russo S. Innocenzo metropolita di Mosca: “se il predicatore non avrà in sé l’amore verso le persone alle quali rivolge il proprio annuncio, allora anche la migliore e più eloquente esposizione della dottrina non avrà alcun beneficio, poiché solo l’amore edifica” [1].
Proprio questo approccio è di aiuto alla nostra Chiesa per cercare di superare i conflitti e rafforzare la solidarietà tra le persone, attraverso il dialogo con i rappresentanti delle altre religioni e filosofie.
“Nel mondo di oggi, in cui i processi di globalizzazione, la stratificazione sociale, le attive migrazioni di massa sono accompagnate dall’istigazione alla violenza, dalla comparsa del terrorismo e dell’estremismo e dalle tensioni etniche e religiose, la testimonianza e l’annuncio della possibilità di riconciliazione tra persone di diverse nazionalità, età e gruppi sociali, dovrebbe essere uno dei contenuti principali della missione ortodossa. La missione di riconciliazione dovrebbe aiutare le persone a prender coscienza della possibilità e necessità del trionfo della pace, ai diversi livelli personale, familiare e sociale, in conformità con l’esortazione apostolica : “Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore” ( Ebrei 12:14 ) ” [2] .
5 . La missione nell’attività delle parrocchie della Chiesa ortodossa russa all’estero
Le parrocchie della Chiesa ortodossa russa al di fuori del suo territorio canonico, originariamente sono state create per la cura spirituale dei connazionali che si trovavano lontani dalla patria, ma molte di esse col tempo sono diventate una casa spirituale anche per cittadini del Paese ospitante che hanno aderito all’Ortodossia.
La Chiesa ortodossa russa si attiene strettamente alle norme del diritto canonico, e non realizza la propria missione sul territorio canonico di altre Chiese ortodosse locali, secondo la regola : “i vescovi di ogni nazione devono … agire … ognuno solo per ciò che riguarda la sua diocesi e i luoghi che ne fanno parte” (Ap. 34). Solo su invito della Chiesa locale in questione, la Chiesa russa può partecipare all’attività missionaria di essa.
Nei paesi in cui il cristianesimo è parte della cultura nazionale e ha plasmato l’identità del popolo, le parrocchie della Chiesa ortodossa russa, nel testimoniare l’Ortodossia tra la popolazione del posto, non fanno uso di quei metodi che oggi normalmente si associano al concetto di proselitismo. [3] La stessa cosa la Chiesa russa chiede alle organizzazioni religiose non ortodosse che operano sul territorio canonico del Patriarcato di Mosca. Allo stesso tempo, la Chiesa è aperta a tutti coloro che desiderano accogliere la pienezza della verità della fede ortodossa, perciò in quegli stati in cui vige il principio della libertà di coscienza, il passaggio all’Ortodossia di singole persone che in precedenza si riferivano ad altre convinzioni, religiose o non religiose, è il risultato della loro libera scelta personale.
Nei paesi in cui il cristianesimo è una religione minoritaria, l’annuncio dell’Ortodossia si realizza anche attraverso la partecipazione dei cristiani ortodossi alle opere di misericordia e di carità, poiché il linguaggio delle opere buone è comprensibile a tutte le persone di qualunque nazionalità, religione e cultura. La predicazione del vangelo di Cristo è tanto più convincente, quanto più le persone di altre fedi vedono, nell’agire di chi annuncia, la realizzazione dei comandamenti del Vangelo.
All’integrazione delle persone del luogo nella Chiesa ortodossa contribuiscono: la predicazione del Vangelo e la celebrazione del culto nelle lingue nazionali; la formazione di chierici e missionari originari del luogo; il ricorso al principio della ricezione, da parte della Chiesa, della cultura locale attraverso una predicazione viva, l’incarnazione degli ideali ortodossi nella cultura e nei costumi popolari; la consacrazione di quei tratti nazionali che permettono al popolo in questione, pur mantenendo la propria cultura, identità e autostima, di dare un contributo unico alla glorificazione di Dio nella preghiera, restando nello stesso tempo in unità armoniosa con la Chiesa intera; la creazione di condizioni per la partecipazione attiva alla vita della parrocchia dei convertiti tra gli abitanti locali, per la loro integrazione nella vita della Chiesa [4] .
6 . Piste di sviluppo della missione esterna della Chiesa ortodossa russa
Mentre supera le conseguenze dell’epoca delle persecuzioni, la Chiesa ortodossa russa riceve sempre maggiori opportunità di estendere la propria attività missionaria esterna. La missione esterna può svilupparsi secondo diverse direzioni.
Nella sfera teorica :
l’analisi delle esperienze della predicazione ai non cristiani fatta prima della rivoluzione, e la sua reinterpretazione nell’applicazione alle realtà contemporanee, lo studio dell’esperienza missionaria delle altre Chiese ortodosse locali e dell’attività dei missionari non ortodossi;
la preparazione di manuali pratici per la missione tra i non cristiani;
l’ampio coinvolgimento alla missione esterna di sacerdoti e laici della Chiesa ortodossa russa e la loro relativa formazione.
Nel campo della predicazione pratica tra i non cristiani:
le traduzioni della letteratura ortodossa, e di materiali audio e video, nelle lingue dei popoli di fedi non cristiane che vivono nel territorio di responsabilità canonica della Chiesa ortodossa russa;
l’attuazione delle raccomandazioni contenute nel “Concetto di attività missionaria della Chiesa ortodossa russa”, ovvero la celebrazione dei servizi liturgici nelle lingue nazionali, la formazione di chierici e missionari originari del luogo [5].
Nel campo dell’attività missionaria delle parrocchie della Chiesa ortodossa russa che si trovano in paesi tradizionalmente ortodossi:
la creazione nelle parrocchie di condizioni di apertura nei confronti di cristiani di altre denominazioni e non cristiani, che sono interessati all’Ortodossia;
la messa a disposizione delle chiese e monasteri, che sono regolarmente visitati da turisti non cristiani, di materiale informativo sull’Ortodossia nella lingua di questi turisti, e di indicazioni su dove si può sapere di più sull’eredità spirituale della Chiesa ortodossa.
Nel campo dell’attività missionaria delle parrocchie della Chiesa ortodossa russa che si trovano nei paesi più lontani:
l’uso delle lingue locali nella liturgia;
la traduzione e pubblicazione di letteratura ortodossa nelle lingue locali;
la realizzazione di lezioni regolari nelle lingue locali, dedicate all’Ortodossia e alla comprensione della Scrittura e della tradizione patristica;
lo sviluppo delle attività sociali ed educative delle parrocchie (club per bambini, gruppi di sostegno sociale, corsi di formazione per adulti, ecc.), orientate alla popolazione locale;
l’uso attivo dei media per presentare alla popolazione locale l’Ortodossia e le attività della parrocchia (lezioni per il pubblico esterno, mostre fotografiche ortodosse, presentazioni di nuove pubblicazioni, visite guidate nelle chiese, ecc.);
il reclutamento, la formazione e la successiva integrazione nella vita della parrocchia di candidati al sacerdozio e ai ministeri di catechisti e missionari tra la popolazione locale.
In un mondo che cambia, cambiano anche le forme della missione esterna della Chiesa, ma la testimonianza cristiana e la predicazione di Cristo a coloro che non ne hanno sentito parlare, rimane per la Chiesa un compito immutato.
[ 1 ] S. Innocenzo di Mosca, “Senza l’aiuto di Dio , nessuno può essere un vero discepolo di Gesù Cristo: dagli insegnamenti di Sant’Innocenzo, metropolita di Mosca, a un sacerdote incaricato della predicazione tra gli eterodossi e della guida spirituale dei neofiti”, pubblicato nella rivista “Giornale di storia ecclesiastica”, № 8 , 2001.
[ 2 ] “Il concetto di attività missionaria della Chiesa ortodossa russa” (2, 2).
[ 3 ] La parola “proselitismo”, nel contesto cristiano contemporaneo, non è sinonimo di “missione”. Proselitismo, a differenza di missione, ha un’accezione negativa, in quanto col termine si intendono gli sforzi di conversione alla propria Chiesa di altri cristiani, facendo ricorso a metodi riprovevoli. Tra essi, le pressioni economiche e politiche, l’approfittare delle difficili condizioni economiche della popolazione, cui si offre assistenza medica e umanitaria, la pressione psicologica e l’atteggiamento di disprezzo nei confronti delle altre confessioni religiose. Si definisce come proselitismo anche la missione organizzata tra persone tradizionalmente e culturalmente appartenenti alla comunità cristiana locale.
[ 4 ] “Il concetto di attività missionaria della Chiesa ortodossa russa” (2 , 1).
[ 5 ] Ibidem.