Elora, bòna par -
e:
Mare-Pare nostr-e
ca sì tei Cèli
(...)
come fà-lo el Padrenostro ca no me lo ricordo pì?
Originale greco (testo di Matteo)
Πάτερ ἡμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς
ἁγιασθήτω τὸ ὄνομά σου·
ἐλθέτω ἡ βασιλεία σου·
γενηθήτω τὸ θέλημά σου,
ὡς ἐν οὐρανῷ καὶ ἐπὶ τῆς γῆς·
τὸν ἄρτον ἡμῶν τὸν ἐπιούσιον δὸς ἡμῖν σήμερον·
καὶ ἄφες ἡμῖν τὰ ὀφελήματα ἡμῶν,
ὡς καὶ ἡμεῖς ἀφίεμεν τοῖς ὀφειλέταις ἡμῶν·
καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν,
ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ πονηροῦ.
[Ὅτι σοῦ ἐστιν ἡ βασιλεία καὶ ἡ δύναμις καὶ ἡ δόξα εἰς τοὺς αἰῶνας·]
ἀμήν.
Traduzione latina (Vulgata)
Pater Noster qui es in cælis:
sanctificétur nomen tuum;
advéniat regnum tuum;
fiat volúntas tua,
sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum
da nobis hódie;
et dimítte nobis débita nostra,
sicut et nos
dimíttimus debitóribus nostris;
et ne nos indúcas in tentatiónem;
sed líbera nos a malo.
Amen.
Traduzione italiana (versione in uso nella liturgia cattolica)
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi
il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i
nostri debiticome noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e
non ci indurre in tentazione,[2]
ma
liberaci dal male.
Amen.
Questioni teologiche e interpretative :
Pane quotidiano: Il termine greco epiousion rimaneva, già per Origene, di dubbia interpretazione. Esso potrebbe essere tradotto letteralmente "supersostanziale" ("al di sopra della ousìa", dell'essenza), ma anche più semplicemente potrebbe significare "quotidiano" (la razione che sta sopra il piatto di ogni giorno). Da questa ambiguità del testo greco originale derivano le differenti traduzioni della parola nelle diverse lingue moderne.
Rimetti a noi i nostri debiti (pronunciato da Gesù Cristo): Siccome la preghiera chiede il perdono dei peccati, alcuni si sono chiesti se Gesù l'avesse proposta per sé stesso o per i suoi discepoli. Nel primo caso parrebbe in contrasto con il dogma della impeccabilità di Gesù, e quindi tradizionalmente l'espressione è stata interpretata come una richiesta formulata appositamente per i discepoli.
Non ci indurre (inducas) in tentazione: Le traduzioni nelle varie lingue moderne non sempre rendono al meglio il significato originale di questa richiesta; in particolare la parola italiana "indurre" è un calco fedele del latino inducas, a sua volta traduzione del greco. La frase probabilmente va interpretata come: «Non permettere che cadiamo quando siamo tentati»: la preghiera chiederebbe dunque la forza necessaria per vincere la tentazione, piuttosto che di essere esentati dalla prova che, oltre tutto, giungerebbe da Dio stesso.
Tuttavia il latino in-ducas e il greco eis-enenkes riflettono anche un aspetto peculiare della teologia biblica, in cui l'affermazione della unicità di Dio e della sua azione nel mondo porta alla drammatica consapevolezza che sia Dio stesso a "condurre" il credente "dentro nella prova" (come è narrato, per esempio, nel Libro di Giobbe).
La versione presente nel lezionario pubblicato nel dicembre 2007 dalla Conferenza Episcopale Italiana, ispirandosi a quello che poteva essere un originale aramaico, propone la traduzione «non abbandonarci alla tentazione»[4]. Alcuni vangeli apocrifi[senza fonte] hanno un'altra forma per la frase in questione, argomentando implicitamente che Dio non può tentare i suoi fedeli.
Liberaci dal male: Sia il latino malo (ablativo), sia il greco ponerou (genitivo), non permettono di distinguere se si tratti di un sostantivo neutro (che si riferisca al "male" come concetto astratto) o maschile (il "maligno", cioè il tentatore, il diavolo, Satana). Entrambe le interpretazioni rimangono, dunque, legittime.
http://it.wikipedia.org/wiki/Padre_nostroE da indove vièn-lo el
Pater ?
Da cuà :
http://www.nostreradici.it/Qaddish_Pater.htm Ecco il testo del
Qaddish nella traduzione di Edmondo Fleg :
"Sia innalzato e santificato il nome del Signore, nel mondo da lui creato secondo la sua volontà. Faccia regnare il suo regno nella vostra vita e nei vostri giorni, e nella vita di tutta la stirpe d'Israele, ora e sempre, E dite: Amen. Benedetto il nome del Signore, sulla terra e nell'eternità. Sia benedetto, lodato, onorato, esaltato, magnificato e glorificato il Nome del Santo, sia egli benedetto, oltre ogni benedizione e ogni canto, oltre ogni lode e ogni consolazione che si pronunciano in questo mondo, E dite: Amen, Siano ricevute le preghiere e le suppliche di tutto il popolo d'lsraele, davanti al loro padre che è nei cieli, E dite: Amen, Benedetto il nome di Dio, ora e sempre - una grande pace del cielo e la vita sia su noi, e su tutto Israele, e dite: Amen. Ogni aiuto mi viene da Dio che fece la terra e i cieli, Colui che fa la pace nei cieli, su di noi faccia la pace e su tutto Israele, E dite: Amen."
La traduzione, fedele al movimento della lingua aramaica, non può rendere l'accento del vocabolario iniziale, Si permetta di trascriverne qui il primo versetto, se non altro per rievocare, sebbene maldestramente, alcuni di quegli accenti che furono familiari a Gesù durante gli anni oscuri:
"Itgaddal veitqaddash sheme rabba ve o/me divera qire'ute, veyamlik mal'qute be hayye chon uve hayye de qolbeth Israel ha ayala uvizmon qariw weimru. Amen."
...
In questa preghiera collettiva del
Pater si trovano molte espressioni tratte direttamente dal rituale ebraico. Nonostante l'aridità di tale elenco, conviene citarle in questa sede: sono d' altra parte impregnate di significato religioso e rievocano per molti spiriti tradizioni commoventi.
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Padre nostro che sei nei cieli" è l'ebraico " Abinu cheba shamaim", la cui traduzione abbiamo già visto nel Qaddish
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Sia santificato il nome tuo" è la formula quasi testuale che apre il Qaddish.
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Venga il regno tuo... sia fatta la tua volontà..." Continuazione della preghiera Alenu, che contrassegna la speranza nell'avvento dei tempi messianici e l'universalismo ebraico; si può leggere: " Anche noi speriamo in te, Signore, che ci mostri in breve la gloria della tua potenza... Tutti accetteranno il giogo del tuo regno; su di loro regnerai per sempre".
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Dacci oggi il nostro pane quotidiano..." Nelle benedizioni che accompagnano i pasti e durante i quali il capofamiglia divide e benedice il pane, troviamo la seguente espressione: "Padre nostro, Nostro Dio, dacci il nostro nutrimento e provvedi alle nostre necessità ". Il tema del pane quotidiano lo troviamo anche in altri testi della Torah o del Talmud ( Esodo, XVI, 15-19), in cui si parla della manna (Talmud, Sotah 48 b).
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Rimettici i nostri peccati." Variazione della sesta benedizione del Shemone-Ezre: "Perdonaci, Padre nostro, perché abbiamo peccato contro di te; cancella e togli le nostre iniquità davanti i tuoi occhi; infatti grande è la tua misericordia. Tu sia benedetto, Signore, che hai abbondantemente perdonato."
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Non indurci in tentazione, ma liberaci dal male". Ricordo di un'idea espressa di frequente nei Salmi e di cui il Talmud fornisce diversi commenti.
Così questa preghiera fondamentale del cristianesimo è, in diversi suoi passi, nata direttamente da preghiere ebraiche fondamentali, che Gesù pronunciò durante gli anni oscuri. Non è il solo caso. Il Magnificat deriva quasi interamente dai testi dei Salmi e dei Profeti. E quando si rilegge, secondo i metodi attuali della critica letteraria, il rituale delle feste ebraiche, si ritrovano in diversi punti i temi che la liturgia cristiana o i Vangeli riprenderanno.
...
Eh ò capìo-mi... i ga sunà-su su on fià de Qadìsh, de Alenù e on poki de Salmi e... ecolo cuà el Pater
Religione d'accatto, la cristiano-cattolica.