La soferenzha de i omàni, de le bestie, de le piante... tuto el Creato l è el me
pròsimo :
" ed è sempre più mio
prossimo quanto più aumentano due elementi : la sensibilità nei suoi vari gradi, fino alla consapevolezza, e la dipendenza da me nel bene e nel male."
Come ca dixe i maestri del Talmùd anca n àlbore l è el me
pròsimo, parké anca n àlbore el sofre : " Strappa un albero prima del suo tempo - dice un maestro ebreo - e questo albero emetterà un grido che va da un capo all'altro del mondo, ma che l'uomo non è in grado di udire; più ho coscienza del mio prossimo, più si fa forte l'esigenza di un'etica
reciproca."
Berlinde De Bruyckere, artista belga, te l edizhion pasà de la Bienale d Arte de Venèzhia la ghea méso n mostra n òpera granda, n tuti i sensi
http://www.klatmagazine.com/art/biennale-arte-2013-diario-13-belgio/10002Kreupelhout la jera intitolà
e còsa ca vòe dire
Cripplewood a ghe lo ghea scrito propio J.M.Coetzee, da on cao a kelaltro del mondo :
Le sue sculture esplorano la vita e la morte – la morte nella vita, la vita nella morte, la vita prima della vita, la morte prima della morte – nella forma più privata e più inquietante. Esse portano l’illuminazione, ma l’illuminazione è tanto oscura quanto profonda».
J.M. Coetzee, comunicato stampa, 25 Gennaio 2013
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In questa installazione l’artista continua a realizzare a grandezza naturale corpi animali o umani; ma l’opera in questa occasione è un enorme olmo sradicato, nodoso e annodato, fuso in una massa di tronchi e di rami dalla somiglianza inquietante con muscoli, tendini ed ossa del corpo umano. Tra i rami dell’albero, soffici cuscini, coperte e stracci sono utilizzati per lenire e confortare questo corpo abbandonato.
Gli stampi che l’artista usa per la realizzazione dell’opera sono dipinti con una cera di varie tonalità di rosso e di blu (colori che l’artista utilizza per le riproduzioni del corpo umano) e riempiti con spessi fogli di cera bianco latte, Fragili calchi di alberi e di rami sono distesi orizzontalmente e disposti come un informe mucchio di muscoli ed ossa: un gigante corpo venato e carnoso rivela sottilmente i suoi lividi e le sue cicatrici.
La metamorfosi da uomo ad albero, e vice versa, è tangibile ma non ancora completata.
J.M. Coetzee e Berlinde De Bruyckere hanno a lungo ammirato l’uno il lavoro dell’altra, come risulta dalla pubblicazione a quattro mani ‘All Flesh’ del 2012. De Bruyckere rilegge l’intera opera di Coetzee, selezionando citazioni ed estratti che le appartengono e riarrangiandoli in accordo con i temi connessi alla sua opera. L’artista ha selezionato particolari delle proprie opere combinandoli con frammenti di testi che ha poi successivamente inviato a Coetzee. “Per mezzo di questa comunicazione, il rapporto tra il suo lavoro ed il mio è diventato sempre più chiaro”, afferma. “L’uccisione di animali, la tranquillità, il dolore, l’importanza delle ferite e delle cicatrici…in tutti i miei lavori le sue parole sono sottilmente presenti”.
L'importanza delle ferite e delle cicatrici :
Nel suo romanzo ‘Age of Iron’, Coetzee scrive: “We do not stare when the soul leaves the body, but veil our eyes with tears or cover them with our hands. We do not stare at scars, which are places where the soul has struggled to leave and been forced back, closed up, sewn in…”. De Bruyckere vede queste affermazioni come descrizione di quello in cui crede: ”Io ricucio l’anima all’interno, e non gli permetto di scivolare via. Rivelando le cicatrici, coltivandole. Questo è il momento della mia creazione, quando l’uomo cessa di esistere”.
A ghe so stà vedarla, tel padilion de l Beljo, l òpara de la De Bruyckere
la zente la ghe jrava intorno, silenzhioxa o calke mormorio. A ghe jèra scuro, i muri i jera maron-scuro e da kel luxernario coerto co n telo grezo a vegnea poca luxe, a parea de stare te na tonba.
Me ga volesto na stìmana pa ciaparme on fià da l inpresion ke la me ghea fato.