Teoloja de i viventi

Re: Teoloja de i viventi

Messaggioda Berto » sab dic 26, 2015 9:53 pm

Lovi (lupi)
Pierre Niederhauser
De dangereux prédateurs attaquent un groupe de personnes.
https://www.facebook.com/pierre.niederh ... 9376542809
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Teoloja de i viventi

Messaggioda Berto » lun dic 28, 2015 9:06 am

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... corida.jpg


Prima della corrida il toro viene tenuto al buio, viene percosso sui reni con sacchi di sabbia e gli vengono somministrate delle potenti purghe (a volte anche droghe) per indebolire le sue forze. Gli vengono scorticate le punte delle corna per renderle più sensibili al dolore. Gli vengono unti gli occhi di vaselina per diminuire la sua vista, e gli viene infilata ovatta nelle narici per farlo respirare a fatica. Gli viene cosparso acido ustionante sulle zampe e gli vengono conficcati spilli nei testicoli per farlo agitare e contrastare la sua naturale mansuetudine. Quando il toro arriva nell’arena non è altro che un animale terrorizzato che cerca disperatamente un’uscita. I primi torturatori ad entrare in scena sono i “picadores” che dall’alto di un cavallo conficcano una lancia nel collo del toro in modo da distruggergli i muscoli e i tendini che gli permettono di alzare la testa. Ciò provoca al toro un dolore molto intenso, una forte emorragia e una devastazione degli organi interni. I cavalli dei “picadores” sono pure delle vittime: imbottiti di sedativi, con le corde vocali recise e muniti di paraocchi vengono spinti verso il pericolo. Il materassino che dovrebbe proteggerli a volte non è sufficiente e il cavallo viene letteralmente sbudellato dalle cornate del toro, o riporta delle fratture durante le cadute. Poi arrivano i “banderilleros” che piantano arpioni di 6-8 cm nella ferita provocata dal “picador”. Questi arpioni, conficcati nel collo del toro, servono a strappargli le carni ad ogni suo movimento. La famosa “muleta” (lo straccio rosso che viene agitato davanti al toro) ha come unico scopo quello di disorientare e stancare il toro, in modo che abbassi la testa e il “matador” possa conficcargli la spada. Contrariamente a quanto si pensa, il suo colore rosso non serve ad eccitare il toro (che come la maggior parte degli animali vede in bianco e nero) ma a mascherare gli schizzi di sangue che impressionerebbero il pubblico. Finalmente arriva il “matador” che in teoria dovrebbe porre fine all’agonia dell’animale con un unico colpo di spada, conficcata fra le scapole, fino al cuore. Ma questo non accade praticamente mai. Dopo due, quattro, sei colpi di spada, il toro agonizzante coi polmoni perforati e l’interno devastato si lamenta penosamente, vomitando sangue. Verrà poi finito con la “puntilla” un pugnale corto che gli sezionerà il midollo spinale. Se la “puntilla” non taglia completamente il midollo ma lo ferisce solamente, il toro rimane paralizzato ma cosciente. Ancora vivo gli vengono tagliate orecchie e coda, i trofei di un’ingiusta vittoria; poi verrà trascinato fuori dall’arena verso il mattatoio, dove verrà fatto a pezzi. I circa 20.000 tori vittime ogni anno delle corride sono solo una piccola parte degli animali seviziati in Spagna per puro divertimento.
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Re: Teoloja de i viventi

Messaggioda Berto » lun dic 28, 2015 11:30 pm

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Re: Teoloja de i viventi

Messaggioda Berto » mar gen 05, 2016 8:46 am

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Re: Teoloja de i viventi

Messaggioda Berto » mar gen 12, 2016 10:00 pm

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Re: Teoloja de i viventi

Messaggioda Berto » dom gen 17, 2016 12:36 pm

Sto cagneto el se comove scoltando sta mouxega!

https://www.facebook.com/11632180840061 ... 0761174376
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Re: Teoloja de i viventi: resistenza batterica

Messaggioda Sixara » lun mag 30, 2016 12:15 pm

So la resistenza batterica a i antibiotici, no i ne la conta justa : l è vero sì ke la dipende da on abuso de prescri'zion de antibiotici anca cuan ke no i serve MA

Ogni anno più di 25 mila persone in Europa (in America 23 mila) muoiono per infezioni causate dalla resistenza batterica agli antibiotici.” Ciò è riconducibile a un abuso degli stessi antibiotici (che ha accelerato il processo di selezione di batteri resistenti), tutt’oggi prescritti anche per malanni impertinenti, ma specie a una loro applicazione, a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, negli allevamenti intensivi di animali: cioè più capi per metro quadro.

Cuante volte me sarà capità - tel corso de la me vita, prima de finire n ospedale pa na infe'zion ke no se rièse pì a curare - de tòre antibiotici, su consiglio medico, pa curare na malatia de tipo virale, par exenpio... e cuante volte go magnà carne - proveniente da bestie n tratamento antibiotico - tel corso de la me vita?
Tuti i jorni... noè :(
a cadarìa pensarghe so n alternativa vegetariana ma ormai l è tardi, almanco pa naltri, ma pa i putìni nò. :)
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Re: Teoloja de i viventi

Messaggioda Berto » sab lug 16, 2016 9:26 pm

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Re: Teoloja de i viventi: Il Cacciatore Celeste

Messaggioda Sixara » lun lug 18, 2016 3:25 pm

Come potrei cacciare, se prima non disegnassi?
I aforismi so la càcia de R.Calasso, Il Cacciatore Celeste, Adelphi, 2016, p.18:

" Come un sussurro, fra tende e fuochi, come filastrocche si sono trasmessi:
La selvaggina è simile agli esseri umani, solo è più santa
La caccia è cosa pura. La selvaggina ama gli uomini puri
Come potrei cacciare, se prima non disegnassi?
Il più grande pericolo della vita è che il cibo degli uomini è tutto fatto di anime
L'anima dell'Orso è un Orso in miniatura che si trova nella sua testa
L'Orso potrebbe parlare, ma preferisce astenersene
Chi parla con l'Orso chiamandolo per nome lo rende gentile e innocuo
Un inetto che sacrifica prende più selvaggina di un abile cacciatore che non sacrifica
Gli animali che si cacciano sono come donne che civettano
Le femmine degli animali seducono i cacciatori
Ogni caccia è caccia di anime
."

no savarìa dire coalo ke l xe el pì bèlo o el pì vero de sti aforismi vedici; par mi i è altri do (oltre cueo ke go zà méso) :
El pericolo pì grando pa la vita l è ke l nostro magnare l è fato de àneme e, de conseguen'za, Ogni cacia l è cacia de àneme.
E ogni cacia l è on copàre, na olta pa magnare, dopo solo pal copàre.
Mejo se i se fermava a el dixegnare le so séne de càcia so le pareti de le caverne. Mejo, sì.

Anca : L Orso l è bòn da parlare, ma el preferìse de nò, e : Ki ke lo ciama pal so vero Nome, l Orso ghe risponde, bòn e zentile. :D
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Re: Teoloja de i viventi: La cagna de Malebranche

Messaggioda Sixara » mer ago 03, 2016 10:34 am

No è ke le ghe fa na gran figura - le Tre Grandi Relijon Monoteiste - sol tratamento riservà le bestie :
Ciò che tiene insieme e salda, nell'affinità e nell'avversione, ebraismo, cristianesimo e islamismo, prima ancora dell'ossessione per l'unicità divina, modulabile e attenuabile attraverso schiere di angeli e di santi e di sante, è una comune guerra taciuta e costante, la guerra contro l'animale, una guerra sacrificale vecchia come la Genesi , el scrive Calasso tel so libro Il Cacciatore Celeste.

Gnanca i filoxofi, dire el vero, o almanco da Descartes in là; tuti sti gran pensatori, ste gran teste ca te studi so i manuali, tuti ma propio tuti, hanno dato una prova meschina nel trattare degli animali. Più che un modo per pensarli, la filosofia era una strategia per difendersi dal doverli pensare.
E 'lora n i ga pensà on bel gnente, i ga solo ke perso de l tenpo, ke no te pòi pensarlo l òmo sen'za pensare anca le bestie, so conpagne.
Ma l è vera cueo ca dixe Calasso :
Vale per gli animali quello che vale per il paesaggio: si comincia a pensarlo quando è già sfigurato. Così si comincia a pensare gli animali quando non sono più visibili, se non come pets.

pets? Nol stava tanto drìo a i pets, Malebranche; duro e puro l applicava a la letara la filoxofia de l so grando maestro Descartes.

Malebranche - el scrive Calasso - el jera "emaciato, cagionevole" par via de la "spina dorsale tortuosa e lo sterno estremamente incavato". Co l ghea vintisiè àni el se càta pa le man el Traité de l'homme de Cartesio, 'pena publicà. El lo lèze "con un tale trasporto" ca ghe viè parfìn le palpita'zion de cuòre.
Da lì n là, Malebranche "ebbe cura soltanto di essere utile alla Verità". Cuàla Verità?
Secondo lu, "Dio è il solo che agisca, sia sui corpi sia sulle menti", parké el corpo, par lu solo, no l è bòn de ajre so l ànema e l ànema, da ela sola, sol corpo. "Ogni istante perciò è l' occasione perché Dio agisca, in ciascuna anima e ciascun corpo".

"Teoria gloriosamente implausibile", el dixe Calasso, "che aveva il singolare merito di mettere allo scoperto le aporie delle successive teorie scientiste (e neuroscientiste) sul rapporto fra mente e corpo".
Tutt'intorno una sterminata popolazione di automi: gli animali.

"A tale proposito, l'abate Trublet riportò questo aneddoto su Malebranche: Fontenelle raccontava che..."
on jorno ke l jera ndà catarlo da i Padri de l Oratorio de Rue saint-Honoré, na cagna de la corte, ke la jera gròsa parké la jera drìo spetare, e bèn, sta cagna l è ndà dentro te la sala indoe ke Fontenelle el jera drio conversare co Malebranche e la se ga mésa a i so piè, rodolandose n 'zerca de na caré'za. Dopo verghe provà mandarla via,
"il Filosofo le diede una gran pedata, per cui la cagna emise un grido di dolore e M. de Fontenelle uno di compassione. Ma su - gli disse freddamente il Padre Malebranche - non sapete che non sente niente?

Eh, Fontenelle, no te lo sè mìa ke no la sente gnente? Na pelà so la pan'za a na cagna gravida, parké mai la dovarìa sentire calcòsa se l Maestro Cartesio l à dito ke nò, ke le bestie no le sente - gnente.
De soo, el Padre Malebranche el ghe zonta anca na " motivazione da teologo, quale Descartes non era:
Se fossero capaci di sentire, accadrebbe che, sotto un Dio infinitamente giusto e onnipotente, una creatura innocente patirebbe il dolore, che è una pena e la punizione di qualche peccato."
El Padre Malebranche el fa sto raxonamento cuà : se Cartesio nol ghése raxon, e 'lora se dovarìa ammettere ke miliardi de miliardi de èsari viventi, fin da l scumì'zio de i tenpi, i avarìa patìo e i patirà par senpre, "senza interruzione, pur non essendo stati lesi dal peccato originale".
Come se spiega ste robe, come podevele capitare pa òpera de on
Dio infinitamente giusto e onnipotente e soradetuto perfetto?

"Malebranche sollevò la domanda nella Recherche de la Vérité, che è del 1674. Nessun teologo cristiano, da allora, è stato in grado di rispondergli."
R.Calasso, cit,pp. 141-43

Bruto, storto e anca 'gnorante kel Padre lì, e catìvo, inutilmente catìvo verso na bestia femena ( però, quanto materiale per la psicanalisi).
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