S-ciopare dal rìdare E l è Dio n Persona ke El lo fà...
Mentre l'annunciazione cristiana è notissima pochi hanno riflettuto sul tema dell'annunciazione ebraica.
Rispetto alla rappresentazione dell'annuncio dato dall'angelo a Maria, la scena non potrebbe essere più diversa : l'annuncio viene accolto con uno scoppio di risa. Abraham all'annuncio - portato dall'Arcangelo travestito da viandante - che egli, ormai centenario, avrà per congiungimento un figlio da sua moglie Sara, novantenne e da sempre sterile, scoppia a ridere. Sarah, in modo più ritroso , ride anche lei. E' lecito supporre che anche Dio ne abbia riso : a testimonianza di questo fatto rimane il nome che l'Eterno chiede loro di dare al neonato :
Lo chiamerete Isacco, in ebraico,
Itzkhak dal verbo
tzakhak - ridere.
Questo scoppio di riso, non è appiccicato a posteriori all'evento : ne è parte costitutiva, come spiega il rabbino M.A. Ouaknin nella brillante prefazione al suo libro La Bible de l'humour juif : " Nella Bibbia ebraica si scrivono solo le consonanti - mentre le vocali vengono aggiunte durante la lettura - e a ogni consonante corrisponde una cifra. Questa equivalenza fra lettere e cifre si chiama Gematria. Rachi - commentatore della Torah- spiega così le lettere Y TS H Q :
Y - 10, sono le dieci prove sostenute da Abramo , ma anche i 10 anni trascorsi prima di avere un figlio da Sara.
TS - 90 l'età di Sara alla nascita di Isacco
H - l'ottavo giorno, il giorno della circoncisione
Q - 100 gli anni di Abramo alla nascita di Isacco
Per Rachi, l'esistenza di YiTS'HaQ, ovvero il significato del riso e di tutto il ridere futuro, risiede nella parola, nel gioco di parole, il
witz, il motto di spirito. Il riso sarà, prima di tutto una 'esplosione di significati', uno smembrarsi della lingua per accedere alla parola.
Il gioco di parole, il giocare con le parole è un modo per reintrodurre vita e dinamismo all'interno della lingua e dell'essere che ha dimenticato come si vive e si gioisce. Il riso produce l'
esplosione ( dei significati) quando nella parola viene introdotto un soffio, un movimento destabilizzante. Questo soffio allenta, libera i confini della parola, la schiude ad altre parole, ad altre frasi, la inscrive in contesti instabili. Impulsi, variazioni,stravaganze. Ci sono in questa esplosione di significati, degli scivolamenti senza fine che travolgono nel loro irrompere ogni staticità, ogni limite, ogni frontiera invalicabile. La nascita di Isacco è una grande burla, un joke che sfida la logica, che frantuma le consuetudini del pensiero e che proprio per quest ragioni, rende possibile la storia."
M.A.Ouaknin, cit. in M.Ovadia,
L'ebreo che ride,1998, pp.10-12
E l và vanti Moni Ovadia a dire ke
Il ridere di sé e il ridere divino attengono alla dimensione del miracolo umoristico che apre alla Storia umana. Il miracolo nega l'esistenza del senso comune a favore del capovolgimento del significato, del prefigurarsi di ciò che si pensava impossibile. In sintonia con questa linea si costruisce l'umorismo ebraico. Il suo scopo è quello di esiliare l'arroganza delle certezze e di introdurre una dimensione imprevista, che stimoli la creazione di un nuovo pensiero consapevole della propria precarietà. L'umorismo ebraico appartiene ad una forma mentis irriducibilmente anti-idolatrica. la sua ambizione è quella di smascherare la violenza del pre-giudizio e di sculacciare la stupidità del mondo. Un possente corpus di insegnamenti sottostà al farsi dell'umorismo ebraico nel corso delle generazioni. Gli Ebrei ricevono con la rivelazione due Bibbie : la Torah che è scritta e la Torah che è orale, ovvero la raccolta del Talmud, libro non libro, risultato di secoli di discussioni di centinaia di Maestri che contiene tutti i pareri, quelli prevalsi come quelli emersi nel corso delle controversie. Il Talmud è il risultato del genio ermeneutico e dialettico ebraico,
risposta dell'uomo alla parola divina. Lo studio del Talmud deve essere polemico e ha bisogno del confronto, ragione per la quale non è uno studio solitario ma necessita almeno di due persone che, con assillo, si critichino per dinamizzare il pensiero e la ricerca, per impedire che la sclerosi li irrigidisca.
Speremo ke l tègna!I Maestri del Talmud si domandano : Cosa faceva Dio prima di creare questo mondo?. Creava mondi e li distruggeva, alla ricerca di un mondo che fosse buono in tutti i suoi aspetti.
Non era facile crearlo. Sembra, stando a quanto dicono i Maestri - che il nostro Mondo sia il risultato del ventottesimo tentativo e che, contemplandolo, l'Eterno sospirando abbia pronunciato le seguenti parole :
Halevay sheyaamod!, che vogliono dire '
Speriamo che tenga!'.
Questa idea che l'Eterno abbia preso il rischio della Creazione, tentandola più volte, è grandiosa ed è il titanico compendio della decisione di creare l'essere umano con tutte le sue debolezze, libero.
L'impresa è pazzesca, il ridere di per sè salvifico. Noi tutti, forse desideriamo , quando sarà il momento, di ridere con Dio di tutta questa straordinaria follia. E dove se non in paradiso? Ma il paradiso degli ebrei dov'è?
Una storiella ebraica racconta di un pagano che voleva convertirsi all'ebraismo:
Si era recato da un rabbino, un grande Maestro del Talmud allo scopo di manifestargli le sue intenzioni e la sua perplessità sul cammino da compiere, viste le scarse informazioni sulla natura reale del paradiso nel pensiero ebraico. Il rabbino lo ascoltò e si rese disponibile a sciogliere anche il dubbio del pagano sulla realtà del paradiso ebraico. Vai a casa - gli disse e prepara tutto il necessario per un lungo viaggio. E così fu - più si allontanavano e più i luoghi si facevano impervi e inospitali : zone aride, deserti gelidi, foreste pietrificate, montagne aspre.. dopo tre settimane di cammino, il pagano sfinito protestò con il rabbino per la lunghezza e l'inutilità della marcia; il rabbino sospirando gli rispose che il raggiungimento del paradiso richiede pazienza e abnegazione. Bisognava proseguire il cammino.
Camminarono ancora e raggiunsero un luogo paludoso, avvolto da umori malsani. In quella landa spettrale, su piccoli atolli di terra erano appoggiate capanne traballanti dove all'interno, i grandi Maestri dell'Ebraismo, stavano su sgabelli instabili,chini su tavolacci precari dove erano appoggiati i rotoli della Torah.
Il pagano guardò incredulo il rabbino che - raggiante- disse 'Eccoci'.
Il pagano dimostrò tutta la sua rabbia e delusione : ' Voi ebrei dovete essere un popolo di dementi in libera uscita! Questo il paradiso? Questo luogo ripugnante?.. non posso credere che anche qui, in questo niente che tu chiami Eden, loro .. i vostri maestri, i santi .. siano ancora chini su quei rotoli, tutto il tempo!'
Il rabbino sbattè lentamente le palpebre con la sorniona lentezza di un gatto carico di molti anni, poi, con un impercettibile sorriso, disse : ' Si, è così. Solo che adesso finalmente capiscono quello che leggono.'
Come mai con tanti maestri e filosofi, voi ebrei perdete tempo in cose così poco serie?. Ouaknin risponde in questo modo : l'ebraico definisce la malattia come la pesantezza dell'essere e la salute come la leggerezza. Volendone derivare una massima si può dire che '
ridere è guarire', anche se per mantenersi sani non si tratta di trasformare la vita ( da quella tragedia che è) in una farsa :
vivere è difficile e vivere con humour ancora di più.La logica tradizionale è lineare e causale : a causa corrisponde effetto e ad effetto corrisponde causa. E se provassimo a infrangere questa logica per tentare di percepire il mondo in altri modi possibili?
Il pensiero logico e razionale, è un pensiero che tende alla 'rivelazione' intesa come un processo che porta alla luce della ragione qualcosa che prima era nascosto: non concepisce il non-visibile e l'oscuro. Ciò che non si vede non esiste o per lo meno è meglio lasciarlo dov'è, al buio.
L'umorismo traccia il percorso inverso di quello dell'interpretazione, lavorando sul senso del senso, cioè sul non-senso, partendo proprio dall'ombra, dall'oscuro. L'umorismo non dice ma suggerisce, evoca, fa pensare e ri-pensare alle certezze che diamo come assolute.
L'umorismo parte dal senso per approdare al nonsenso. E'demolizione, esplosione e rimessa in questione del senso. Senso come direzione non solo come significato : l'umorismo indica una direzione, imprime una spinta, permette all'uomo di mettersi in cammino, di superarsi e di andare verso terre sconosciute a lui stesso. Terre incognite. Il vero umorismo è incontro con l'etica, per questo, conclude Ouaknin, pensiamo che
l'umorismo sia una modalità di pensiero sufficientemente nobile per essere preso in considerazione tanto dal maestro , quanto dal filosofo.No stemo 'verghe paura de l
non-senso : nò tuto se pòe capire, né spiegare. El
senso de le robe el ciàpa vie traverse de le volte, stranbe le ne pare, senzha senso... ma solo ke n aparenzha.