Evoluzione/ragione e creazione/fede non sono in contrasto

Evoluzione/ragione e creazione/fede non sono in contrasto

Messaggioda Berto » mar ott 28, 2014 8:43 pm

Evoluzione/ragione e creazione/fede non sono in contrasto
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =24&t=1169

Anca el Papa Françesco el ƚa pensa cofà mì:
ke ƚa creasion e ƚa evoƚousion no ƚe se contradixe e ƚe pol ndar d’acordo.


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -marco.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lusion.jpg



"Il big bang non contraddice la creazione"
http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/Bi ... o-Dio.aspx

Il Big-Bang, che oggi si pone all'origine del mondo, non contraddice l'intervento creatore divino ma lo esige. L'evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione, perché l'evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono". Lo ha affermato Papa Francesco in un discorso rivolto alla Pontificia Accademia delle Scienze.

“Alla conclusione della vostra Sessione plenaria, cari Accademici, sono felice di esprimere la mia profonda stima e il mio caloroso incoraggiamento a portare avanti il progresso scientifico e il miglioramento delle condizioni di vita della gente, specialmente dei più poveri. State affrontando il tema altamente complesso dell’evoluzione del concetto di natura. Non entrerò affatto, lo capite bene, nella complessità scientifica di questa importante e decisiva questione. Voglio solo sottolineare che Dio e Cristo camminano con noi e sono presenti anche nella natura, come ha affermato l’apostolo Paolo nel discorso all’Areopago: «In Dio infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28). Quando leggiamo nella Genesi il racconto della Creazione rischiamo di immaginare che Dio sia stato un mago, con tanto di bacchetta magica in grado di fare tutte le cose. Ma non è così. Egli ha creato gli esseri e li ha lasciati sviluppare secondo le leggi interne che Lui ha dato ad ognuno, perché si sviluppassero, perché arrivassero alla propria pienezza.

Egli ha dato l’autonomia agli esseri dell’universo al tempo stesso in cui ha assicurato loro la sua presenza continua, dando l’essere ad ogni realtà. E così la creazione è andata avanti per secoli e secoli, millenni e millenni finché è diventata quella che conosciamo oggi, proprio perché Dio non è un demiurgo o un mago, ma il Creatore che dà l’essere a tutti gli enti. L’inizio del mondo non è opera del caos che deve a un altro la sua origine, ma deriva direttamente da un Principio supremo che crea per amore.
Il Big-Bang, che oggi si pone all’origine del mondo, non contraddice l’intervento creatore divino ma lo esige.
L’evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione, perché l’evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono”.


“Per quanto riguarda l’uomo, invece – ha osservato - vi è un cambiamento e una novità. Quando, al sesto giorno del racconto della Genesi, arriva la creazione dell’uomo, Dio dà all’essere umano un’altra autonomia, un’autonomia diversa da quella della natura, che è la libertà. E dice all’uomo di dare il nome a tutte le cose e di andare avanti nel corso della storia. Lo rende responsabile della creazione, anche perché domini il Creato, perché lo sviluppi e così fino alla fine dei tempi. Quindi allo scienziato, e soprattutto allo scienziato cristiano, corrisponde l’atteggiamento di interrogarsi sull’avvenire dell’umanità e della terra, e, da essere libero e responsabile, di concorrere a prepararlo, a preservarlo, a eliminarne i rischi dell’ambiente sia naturale che umano.

Ma, allo stesso tempo, lo scienziato dev’essere mosso dalla fiducia che la natura nasconda, nei suoi meccanismi evolutivi, delle potenzialità che spetta all’intelligenza e alla libertà scoprire e attuare per arrivare allo sviluppo che è nel disegno del Creatore. Allora, per quanto limitata, l’azione dell’uomo partecipa della potenza di Dio ed è in grado di costruire un mondo adatto alla sua duplice vita corporea e spirituale; costruire un mondo umano per tutti gli esseri umani e non per un gruppo o una classe di privilegiati.

Questa speranza e fiducia in Dio, Autore della natura, e nella capacità dello spirito umano sono in grado di dare al ricercatore un’energia nuova e una serenità profonda. Ma è anche vero che l’azione dell’uomo, quando la sua libertà diventa autonomia – che non è libertà, ma autonomia – distrugge il creato e l’uomo prende il posto del Creatore. E questo è il grave peccato contro Dio Creatore”.

Papa Francesco ha così concluso: “Vi incoraggio a continuare i vostri lavori e a realizzare le felici iniziative teoriche e pratiche a favore degli esseri umani che vi fanno onore. Consegno ora con gioia il collare, che mons. Sanchez Sorondo darà ai nuovi membri. Grazie”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Evoƚousion e creasion no ƚe se contradixe

Messaggioda Berto » mar ott 28, 2014 9:09 pm

Descoverti i “primi tremori” del Big Bang

http://www.ilsecoloxix.it/p/cultura/201 ... mori.shtml


Roma - Arrivano dai ghiacci dell’Antartide le prime tracce dei «tremori» che hanno scosso l’universo al momento del Big Bang, 13,8 miliardi di anni fa, e che da allora ne hanno determinato l’espansione attiva ancora oggi. La notizia aveva messo in subbuglio i fisici di tutto il mondo già nel pomeriggio di ieri, rimbalzando sui blog fino ai quotidiani e oggi è arrivata la conferma dal seminario organizzato dall’università di Harvard.

Oggi l’attesa dell’annuncio era talmente forte che il server di streaming non è riuscito a sostenere tutti i collegamenti. I dati presentati dal cosmologo John Kovac sono la prima testimonianza di un evento accaduto miliardesimi di miliardesimi di miliardesimi di secondo dopo il Big Bang.

Finora non si era mai arrivati così indietro nel tempo, anche se quello che hanno visto gli astrofisici è al momento una prova indiretta delle onde gravitazionali prodotte alla nascita dell’universo. A prevederne l’esistenza è la teoria della relatività generale di Albert Einsten.

Le onde gravitazionali sono le perturbazioni create nello spazio-tempo da fenomeni violenti come, appunto, il Big Bang, o come l’esplosione di supernovae. I dati arrivano dall’esperimento Bicep 2 (Background Imaging of Cosmic Extragalactic Polarization), un radiotelescopio installato in Antartide, vicino alla base americana Amundsen-Scott.

Per il vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Antonio Masiero, è una delle conferma più attese della fisica contemporanea ed è «la seconda prova indiretta dell’esistenza delle onde gravitazionali», dopo quella fornita negli anni ‘70 da Russell Hulse e Joseph Taylor, entrambi premiati con il Nobel nel 1993. I due avevano scoperto la prima traccia delle onde gravitazionali prodotte da una stella binaria.

Un risultato «fantastico», «stupendo», ha commentato il presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) Giovanni Bignami. «Finalmente - afferma - abbiamo un’idea di come ha fatto l’Universo a diventare così grande così in fretta». Anche per l’astrofisico Paolo De Bernardis, dell’università Sapienza di Roma e dell’Infn, «è la prima volta che si sondano gli attimi vicini al Big Bang e c’è un dato sull’inflazione cosmica, ossia sulla rapidissima espansione dell’universo avvenuta subito dopo il Big Bang».
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Re: Evoƚousion e creasion no ƚe se contradixe

Messaggioda Berto » mar ott 28, 2014 9:35 pm

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Re: Evoƚousion e creasion no ƚe se contradixe

Messaggioda Berto » mer feb 04, 2015 9:42 pm

Divieto assoluto di avvicinarsi alla teoria dell’evoluzione di Charles Darwin «perché la Terra è stata creata da Allah».


No alla musica sì alle scienze: la scuola secondo il Califfo
Da Aleppo a Mosul “cancellati” Siria e Iraq, insegnamenti secondo la sharia più rigida

http://www.lastampa.it/2014/10/25/ester ... agina.html

Le classi del Califfato sono rigidamente divise fra maschili e femminili e gli insegnati devono essere dello stesso sesso degli allievi. Le divise si ispirano ai precetti salafiti: i maschi devono indossare tuniche larghe che nascondono le forme del corpo, le ragazze il velo che copre i capelli e vestiti con le maniche lunghe per non mostrare le braccia.

maurizio molinari - corrispondente da gerusalemme

Abolite musica, arte e filosofia, cancellato ogni riferimento alle nazioni di Siria e Iraq, nessun contatto maschi-femmine e interruzione obbligatoria delle lezioni in coincidenza con le preghiere islamiche: è la scuola modello Jihad ovvero le direttive per il nuovo anno scolastico che il Califfo Abu Bakr Al-Baghdadi ha fatto distribuire a tutti gli istituti sui territori controllati dallo Stato Islamico (Isis), promettendo «pene severe» nei confronti di chiunque dovesse disobbedirgli.


Le scienze religiose

Le scuole di Raqqa e Mosul, le due maggiori città controllate da Isis, sono state le prime a ricevere l’editto emanato dal «Diwan della Conoscenza» ovvero il ministero dell’Educazione del Califfato che si propone con le nuove norme di «eliminare l’ignoranza, diffondere le scienze religiose e combattere i falsi curriculum».


Bandito il nazionalismo

Il fondamentale divieto riguarda ogni riferimento agli Stati di Iraq e Siria sotto qualsiasi forma: patriottismo e nazionalismo sono banditi, inni e canzoni scolastiche vengono modificate e ovunque vi siano riferimenti agli Stati post-coloniali sostituiti dal Califfato la disposizione «obbligatoria» è sostituirli con la dicitura «Stato Islamico». L’evidente intento è sfruttare le scuole per sedimentare nelle nuove generazioni la convinzione che il Califfato esiste ed è destinato a durare negli anni a venire.


Le materie proibite

Nelle scuole dell’area che si estende dalla periferia di Aleppo a quella di Baghdad non sarà più possibile studiare musica, arte, filosofia, sociologia, psicologia, storia nonché educazione religiosa di fedi diverse dall’Islam sunnita. Si tratta di materie considerate «diaboliche» e «devianti» che scompaiono del tutto mentre fisica, chimica, matematica e scienze restano nei curriculum seppur con alcune limitazioni.
Anzitutto nei libri di testo devono essere strappate le pagine con immagini «contrarie all’Islam» e poi c’è il divieto assoluto di avvicinarsi alla teoria dell’evoluzione di Charles Darwin «perché la Terra è stata creata da Allah».
Il Califfo tiene invece molto all’apprendimento delle lingue e l’editto promuove non solo la conoscenza dell’arabo, ma anche dell’inglese, lasciando intendere di voler allevare una generazione di jihadisti in grado di muoversi senza restrizioni in giro per il mondo.


Le soste per pregare

L’imposizione della legge islamica - la Sharia - è universale ed assoluta, con frequenti riferimenti a teorie salafite e il richiamo a libri di studio ampiamente diffusi in Arabia Saudita. Ciò significa totale segregazione fra maschi e femmine in classi separate e con insegnanti solo dello stesso sesso nonché l’obbligo di «abiti rispettosi della legge islamica» e delle «soste per pregare». In occasione delle cinque preghiere quotidiane che ogni musulmano è chiamato a pronunciare le classi saranno dunque «sospese», per consentire di rivolgersi in raccoglimento verso La Mecca.


Insegnanti precettati

Assieme alle dettagliate disposizioni su materie, abbigliamento e classi, l’editto del Califfo dello Stato islamico si rivolge anche a «insegnanti, bidelli e personale amministrativo di tutte le scuole» affermando che «sono tenuti a rimanere sul posto di lavoro ed a svolgere le loro mansioni» perché se dovessero andare via, dimostrando dunque dissenso verso Isis, andrebbero «incontro a sanzioni personali e contro i loro famigliari». Ovvero, Abu Bakr al Baghdadi impone al personale scolastico di applicare le sue direttive, minacciando aspre sanzioni in caso di opposizione. «Il dovere degli insegnanti è di servire i musulmani - si legge in una comunicazione diramata a Mosul - per consentire ai residenti dello Stato Islamico di migliorare in tutti i campi della fede e delle scienze».


Il monito agli studenti

L’editto si conclude con un esplicita minaccia, formulata in maniera da investire anche gli studenti di qualsiasi età: «Gli annunci fatti sono vincolanti, chiunque agirà in contrasto con quanto stabilito andrà incontro a dure punizioni». Ciò significa che essere trovati in possesso di uno spartito musicale, di un libro di filosofia o di un’immagine «oscena» comporterà sanzioni severe.
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Re: Evoƚousion e creasion no ƚe se contradixe

Messaggioda Berto » ven feb 13, 2015 8:06 pm

El mito tibetan so ła so orexene el conta ke łi tibetani łi vien da łe simie.

http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_Tibet
In un altro mito, in primo luogo attestato nel Maṇi bka' 'bum, la gente tibetana sono la progenie dell'unione della scimmia Pa Drengen Changchop Simpa e di una orchessa della roccia. Si dice ancora che la scimmia è in effetti una manifestazione del bodhisattva Avalokiteśvara (Tib. Spyan-ras-gzigs) e la orchessa è in effetti Tara (Bodhisattva) (Tib. ' Grol-mA).

http://it.wikipedia.org/wiki/Pa_Drengen_Changchop_Simpa
Pa Drengen Changchop Simpa è la mitica scimmia progenitrice del popolo tibetano. Assieme al re Gesar e ad Avalokitesvara è una delle più importanti figure della cultura tibetana. A volte è considerato come l'incarnazione del bodhisattva della compassione. Infatti Pa significa "padre", Drengen "vecchia scimmia", Changchop può essere tradotto con "compassione" e Simpa con "cuore".

http://it.wikipedia.org/wiki/Avalokitesvara
Avalokiteśvara (sanscrito, devanāgarī अवलोकितेश्वर, anche Lokeśvara; cinese 觀音 Guānyīn Wade-Giles Kuan-yin anche 觀世音 Guānshìyīn, Wade-Giles Kuan-shih-yin; giapponese 観音 Kannon, Kwannon, anche 観世音 Kanzeon; coreano 관음 Gwan-eum anche 관세음 Gwan-se-eum; vietnamita Quan Âm (da Quán Thế Âm); tibetano sPyan-ras-gzigs dbang-phyug (pr.: "Chenrezig Wangchug"); mongolo Nidubarüsheckchi ) è, nel Buddhismo Mahāyāna, il bodhisattva della grande compassione.

http://it.wikipedia.org/wiki/T%C4%81r%C4%81
Tārā (letteralmente in sanscrito: Stella) o Arya Tārā, nota in tibetano come Dölma (sGrol-ma) o Jetsun Dölma (in cinese come Duo Luo 多羅 o come Du Mu 度母), è un Bodhisattva trascendente femminile del Buddhismo tibetano. Rappresenta l'attività compassionevole (sanscrito: karuna) e la conoscenza dell'intrinseca vacuità di ogni dualismo (prajñāpāramitā).


Il Tibet in uno sguardo

http://www.amorecompassionejamtse.it/?p=355
L´origine del popolo
Sulla questione che concerne l’origine del popolo e dei loro re I tibetani, che vivono così vicini al cielo, hanno sempre dato risposte basate su miti e leggende, una delle più antiche evoca un uovo, matrice di ogni creazione. Quest’uovo primordiale concentrava in sè tutti gli elementi – aria, terra, fuoco, acqua e spazio – e fece nascere altre diciotto uova: da una di queste scaturì un essere informe, ma capace do pensare, che provò il bisogno di vedere, toccare, ascoltare, sentire, gustare e spostarsi e allora creò a sua volta il corpo umano. Secondo un’altra credenza tradizionale, ma più recente poichè impregnata di buddismo, il tibet era popolato da demoni. Un giorno il bodhisatva Avaloketishvara stava contemplando l’universo; quest’essere spirituale, che s’era votato al bene di tutte le creature ebbe compassione di questa terra desolata del tibet e cercò un modo per popolarla di uomini, manifestandosi sotto l’apparenza di una scimmia. La scimmia-bodhisatva si accoppiò con una donna-demone. In altre versione la donna-demone è il bodhisattva di Tara, la dea che libera da ogni male. Da quest’unione nacquero sei scimmie sprovviste di coda, le quali formarono sei tribù. I tibetani, poco caritatevoli nei loro confronti di loro stessi, asseriscono che si deve a quest’antenato demoniaco la variabilità del loro umore e il carattere bellicoso del loro temperamento.
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Re: Evoƚousion e creasion no ƚe se contradixe/ o dà contro

Messaggioda Berto » mer mar 11, 2015 5:03 pm

Mi a credo ke Dio o Eloah/Elohim o Allah o Rama el se rivełe a ogni creadura e a ogni omo fin dal scuminsio de ła Creasion. Dapò la forsa de ła rivełasion ke xluxega ła pol variar da omo a omo.
Ła Creasion lè ła rivełasion divina e Dio ke lè eterno e enfenido el xe prexente ente ogni momento del tenpo e de ła storia come ente ogni pounto del spasio de l'ogneverso; ente tute łe creadure e łe robe.
No a ghè on tenpo o on logo endoe ke Dio el sipia pì prexente ke altrove.
Prasiò no a ghè omani, loghi, çità, momenti storeghi, çexe o tenpli, fedi e rełixon prefaresti/e da Dio.
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Re: Evoƚousion/raxon e creasion/fede no ƚe se dà contro

Messaggioda Berto » ven mar 13, 2015 12:33 pm

Evoƚousion/raxon e creasion/fede no ƚe se contradixe/ o dà contro!

La vera fede ła xe de bon senso, dal tuto raxonevołe e łè armonega co ła siensa; xe ła falba fede ke lè ensensà, sensa raxon e contrara a ła siensa e ke ła se pol dir "sorastasion" (superstizione) e miracołestega.
La vera fede, raxonevołe e sensà, ła xe cosiente del gran mistero divin e de ła maraveja de łe łej ogneversałi ke anema ła creasion; par la vera fede el miracoło lè ła creasione e łe łej divine ke ła promove e tien en vida; par ła vera e bona fede Dio nol fa "ati diti miracołi" ke łi vaga contro łe so łej ogniversałi par na preghiera de racomandasion o de priviłejo de coalkedon.
La vera preghiera lè coeła ke dixe "sipia fata ła to volóntà" e ke mete l'omo ente la despoxision de cognosar o entouir sta volóntà divina.
I veri miracołi łi xe respetoxi de łe lej ogniversałi e Dio nol pol contradirse viołandołe: l'ognipotensa divina no lè na farsa on capriço e Dio no lè on buratin ke prima el copa e dapò el resusita.
Non pol esarghe on morto ke resusità, pol esarghe lomè ke on ke par morto e kel torna a vivar.
Ki ke se racomanda a Dio de ndar contro a łe so lej par farghe on "piaser -miracoło" nol podarà mai ver sodisfasion ... ma ki ke prega Dio "co sipia fato el to voler" lora podaria capitar el vero miracoło divin ke lè conforme a łe lej de l'ogneverso o voler divin.



Anca i miracołi e łe cexe łi xe de orexene pagana.

http://it.wikipedia.org/wiki/Miracolo
Si definisce miracolo (dal latino «miraculum», cosa meravigliosa), in teologia, un evento straordinario, al di sopra delle leggi naturali, che si considera operato da Dio direttamente o tramite una sua creatura. Nel linguaggio comune, per estensione, il termine miracolo indica anche un fatto eccezionale, che desta meraviglia. Colui che si ritiene abbia compiuto dei miracoli di natura medica è detto taumaturgo.

Il miracolo nelle religioni
Nell'ebraismo, così come nell'Islam, i miracoli sono considerati segni dell'onnipotenza di Dio.
Nella Bibbia svariati eventi vengono presentati come miracolosi. Si deve tuttavia fare una differenza tra l'interpretazione ebraica, ovviamente limitata all'Antico Testamento, e l'interpretazione cristiana, che abbraccia soprattutto il Nuovo Testamento, del quale l'Antico è letto come prefigurazione.
I miracoli nell'Induismo
I testi sacri propri dell'Induismo contengono vari esempi di miracoli, tra cui la comparsa di un ponte sull'oceano per lasciare che gli eserciti di Rama lo attraversino, il salvataggio divino di Prahlada alla cui vita si era attentato con molti mezzi (fuoco, calpestamento ad opera di elefanti, ecc), la scomparsa del corpo fisico di Mirabai e Andal mentre entrano nel santuario di un tempio, Krishna che risuscita dai morti Parikshit. In epoca recente si sarebbero verificati miracoli da parte del dio Ganesha; tra i più rilevanti quello del 21 settembre 1995, quando in diverse parti del mondo - dall'Asia alle comunità induiste europee ed americane - le statue della divinità avrebbero bevuto del latte[3].
I miracoli nel Cristianesimo
Nel Nuovo Testamento i principali miracoli sono opera di Gesù, e sono accompagnati da un valore simbolico; spesso capita che lo stesso Gesù si rifiuti di fare miracoli per fare proseliti. Da ricordare, come momento topico, la tentazione di Satana che nel deserto propone a Gesù di cambiare i sassi in pane; Gesù rifiuta, con questo e altri segni, di far diventare i miracoli segni per convincere i testimoni. Da ricordare, dopo la moltiplicazione dei pani, come Gesù si nasconda per fuggire alla gente che voleva farlo re. Gesù evita che i miracoli da lui operati possano venir equivocati dalla folla. Numerose sono le volte che Gesù chiede ai miracolati di rimanere in silenzio e di non dirlo, è sempre fatto divieto a chi riceve un miracolo di seguirlo. Nell'ottica complessiva del messaggio evangelico, l'unico segno attorno a cui ci si deve convertire è quello duro e crudo della croce. Il Nuovo Testamento riferisce anche di miracoli operati dagli Apostoli, attribuendoli esplicitamente al potere concesso loro da Gesù, perché potessero testimoniare la loro fede e annunciare il regno di Dio. Essi vengono presentati dagli evangelisti come opere di Gesù, il Cristo, termine greco che traduce l'ebraico Messia, e sono considerati come parte della proclamazione del regno divino, a solo scopo di sollecitare il pentimento e la conversione a Dio. Nel Nuovo Testamento è presente anche la figura di Simone Mago che compie prodigi considerati veri miracoli dai testimoni.

http://it.wikipedia.org/wiki/Miracoli_di_Ges%C3%B9
La religione cristiana chiama miracoli di Gesù alcuni eventi narrati nei vangeli canonici, nei vangeli apocrifi e in altri libri del Nuovo Testamento, ritenuti prodigiosi ed attribuiti a Gesù.
Per la dottrina cattolica, e in generale per la fede cristiana, soltanto i miracoli attestati nei Vangeli canonici (diversamente dagli apocrifi) sono da considerarsi come fatti storici, con significato trascendente. Anche altre confessioni[3] esprimono di credere ai miracoli, e così anche la religione musulmana, che considera Gesù un profeta dell'Islam[4]. Secondo singoli esegeti biblici, sia cristiani sia non credenti, i miracoli di Gesù sono dei racconti allegorici.


http://www.treccani.it/vocabolario/miracolo
miràcolo s. m. [dal lat. miracŭlum «cosa meravigliosa», der. di mirari «ammirare, meravigliarsi»]. –

1.
a. In genere, qualsiasi fatto che susciti meraviglia, sorpresa, stupore, in quanto superi i limiti delle normali prevedibilità dell’accadere o vada oltre le possibilità dell’azione umana. In partic., per la teologia cattolica, fatto sensibile straordinario, fuori e al di sopra del consueto ordine della natura, operato da Dio direttamente o per l’intermediazione di una creatura: il m. della resurrezione di un morto; i m. di Gesù Cristo; il m. della moltiplicazione dei pani e dei pesci. I m. della Madonna, di un santo, compiuti da Dio per la loro intercessione o valendosi di loro come strumento (quando siano compiuti dai santi in vita), in quanto per definizione teologica i miracoli possono essere attribuiti soltanto a Dio; il m. delle noci, raccontato da fra Galdino nei Promessi Sposi; il santo dei m., per antonomasia, sant’Antonio da Padova; fare, operare miracoli. Gridare al m., annunciare pubblicamente che è avvenuto un miracolo, gridare che si è in presenza di un fatto miracoloso; per estens., sollevare rumore per cosa che appaia straordinaria, fare grandi manifestazioni di meraviglia. Sapere, raccontare vita, morte e miracoli di qualcuno, propr. di un santo, ma per lo più fig., conoscere o narrare per filo e per segno tutte le vicende, i casi, le azioni di una qualsiasi persona.

b. Per iperbole, riferito all’uomo o alle cose umane, fatto straordinario e superiore alle possibilità comuni, azione che ha effetti insperati, intervento che ha la capacità di modificare radicalmente una situazione e sim.; per lo più al plur.: abbiate pietà di questo odio e di questo amore, fate che per un m. unico io possa amare me stesso come amo una cosa pure a me inferiore (Penna); tu pretendi miracoli da me; cercherò di rimediare, ma non aspettarti dei m.; soprattutto nella frase far miracoli, fare assai più di quanto un uomo possa fare normalmente: considerata la scarsità dei mezzi di cui disponevamo, abbiamo fatto m.; è uno scolaro volenteroso che in pochi mesi ha fatto m., ha fatto progressi notevolissimi nello studio; il medico ha fatto m., ma non è riuscito a salvarlo; e di cose, con sign. simile: è una cura, una medicina, un prodotto che fa m., che ha effetti prodigiosi; la chirurgia moderna riesce a far miracoli.

2. Evento che sembra miracoloso, che ha dell’incredibile; con questo sign. è sempre usato in funzione di predicato, a proposito di fatti che superano ogni speranza o aspettativa, così da far quasi credere che siano dovuti all’intervento di forze soprannaturali, oppure di fatti tanto insoliti ed eccezionali, che non possono non stupire grandemente: fu un m. che mi trovassi io lì presente; è stato un m. che non ti sia rotta una gamba; sarà un m. se riuscirà a cavarsela; mi pare ancora un m. che sia rimasto vivo, e con uso iperb.: sarebbe un m. se arrivasse puntuale. Per la corte dei miracoli nella Parigi medievale, v. corte, n. 1 c. Frequente nella locuz. avv. per miracolo, in modo che sembra quasi incredibile: si salvò per m.; fu promosso per m.; si regge in piedi per miracolo. Spesso in forma ellittica, in frasi esclam. e per lo più di tono iron. (con intenzionale esagerazione della meraviglia): gran m., che tu non abbi fatto quello che non hai potuto (Leopardi); m. che non ti abbia trattato male!; m. che si sia ricordato di noi! Assol., ha voluto offrirci da bere: miracolo! (o che miracolo!; quale miracolo!); anche, per antifrasi, quando si finge, per ironia, di ritenere eccezionale un fatto che è invece consueto: hai preso un brutto voto a scuola: miracolo!

3.

a. Con senso più vicino a quello originario latino (non senza influenza, spesso, più o meno diretta del sign. religioso), cosa meravigliosa, fuori del comune: par che sia una cosa venuta Da cielo in terra a miracol mostrare (Dante, con riferimento a Beatrice); i m. della scienza, della tecnica, le loro straordinarie invenzioni, i loro prodigiosi ritrovati, e in genere il meraviglioso progresso rivelato dai loro prodotti; i m. dell’arte, i grandi capolavori, soprattutto delle arti figurative (e Prato dei m. è comunem. detto lo spiazzo erboso di Pisa da cui si elevano i capolavori architettonici del Duomo col campanile, del Battistero e del Camposanto vecchio); un m. di natura, spettacolo, aspetto, fenomeno naturale che colpisca per i caratteri o le qualità eccezionali.

b. M. economico, espressione con cui è indicato il rapido sviluppo che ha avuto l’economia italiana, e il benessere sociale che ne è conseguito, negli anni ’50 e ’60 del Novecento.

c. Persona che, per le sue doti straordinarie o per l’alto grado in cui possiede determinate qualità, si allontana molto dalla norma, così da destare ammirazione e meraviglia: L’alto e novo miracol ch’a’ dì nostri Apparve al mondo (Petrarca, di Laura); è un m. di bellezza, di memoria, d’ingegno, di bontà, di pazienza (ma anche un m. di bruttezza, di stupidità, di sfacciataggine); fu un bambino così precoce che ai suoi tempi era considerato un miracolo (cfr., con sign. analoghi, prodigio, portento, fenomeno). Anche riferito a cose: un congegno così perfetto, che è un m. di precisione; o alle qualità stesse: ha una memoria, una capacità d’apprendere che è un vero miracolo.

4. Con usi affini a meraviglia, in alcuni dei suoi sign.:

a. Dire, raccontare, scrivere miracoli di qualcuno, narrare sul conto suo fatti strabilianti, o esaltarne con molta esagerazione le imprese, le virtù, i pregi; analogam., di cose, vantarne i prodigiosi effetti.

b. non com. Al plur. (per lo più in unione col verbo fare), espressioni di gran meraviglia per fatti da poco, manifestazioni esagerate o insistenti di vario genere (di dolore, di stupore scandalizzato, di protesta, di stizza, di sdegno, di disgusto, ecc.): quanti m. per un aeroplano che passa, come se tu non ne avessi mai visti!; sapevi che le cose andavano male, non capisco perché ora fai tanti m.; per un piccolo taglietto al dito fai tanti m.!; quanti m. per un capello nella minestra!

5. Nel medioevo, nome generico della sacra rappresentazione, per lo sviluppo che in essa aveva la parte dedicata ai miracoli.

Miracolo!!! Il volto di Gesù appare sull'Ostia durante la Santa Messa
https://www.youtube.com/watch?v=rNp48amAhvE


La bastiema dei miracołi ke łi canvia Dio ente on buratin e ente on monarca capriçoxo kel ghe va drio a łe racomandasion e kel regała priviłej:

http://www.preghiereagesuemaria.it/libr ... racoli.htm

ESISTONO I MIRACOLI? Antonio M. Alessi - EDITRICE «I FRATELLI DIMENTICATI»
CHI CREDE ANCORA?

In un'epoca di scetticismo diffuso in cui i grandi valori e le stesse verità religiose sono trascurate e spesso osteggiate, sono molti anche tra i cristiani che non credono ai miracoli, molti addirittura affermano che non sono mai esistiti.
La stessa autorità religiosa mantiene un severo e bene giustificato riserbo contro la divulgazione di fatti straordinari che non presentano garanzie di autenticità.
Se ne occupa ogni tanto la grande stampa sensazionale pre­sentando episodi o persone che fanno notizia, smuovendo le grandi masse.
E’ doveroso constatare come oggi la scienza ha svelato fenomeni, prima avvolti nel mistero, mentre la tecnica e il progresso hanno risolto situazioni e problemi che fino a qualche decennio fa erano dovuti al caso o a fiduciosa preghiera mentre oggi possono pre­venire o evitare tanti guai di forze scatenate dalla natura: fulmini, cicloni, terremoti, maremoti...

Si dice: la scienza può spiegare tutto, molti fatti ritenuti "mi­racolosi" sono frutto di suggestione, autosuggestione, oppure provengono dalle nostre ancora limitate cognizioni scientifiche.

E' possibile accettare questa teoria?

Assolutamente no, perchè contraria alla fede, all'esperienza, alla ragione e alle più convincenti dimostrazioni di scienziati, credenti e no, che hanno vagliato con obiettività questi fenomeni, spiegabili soltanto con un intervento superiore.

Ma vediamo anzitutto cosa si intende per "miracolo". Dal latino "miraculum".

Cosa meravigliosa, fuori dell'ordinario, prodigio, esso viene definito "un fatto sensibile che si realizza al di fuori o addirittura contro le forze e le leggi della natura".

Perché i miracoli?

Per il credente è fuori di ogni dubbio che Dio, autore di tutto il creato e delle leggi che lo regolano, può manifestare, quando e come vuole, la sua potenza, operando al di fuori di essa, cioè in maniera trascendentale. Perfettamente libero nel suo agire, ha stabilito sia le leggi, sia le eccezioni che le modificano. E ciò per manifestare la sua particolare benevolenza verso qualche creatura, per affermare il suo dominio su tutto il creato o per dimostrare, con un evento miracoloso, una Verità rivelata ???.

Rimane quindi sempre una manifestazione della sapienza e bontà del Creatore. Negare la possibilità del miracolo vorrebbe dire negare non solo l'onnipotenza di Dio, ma la sua stessa esistenza.

Lo scienziato agisce nel campo dell'esperienza; è compito suo accertare se un fatto è o no secondo le leggi della natura, senza entrare nel campo della trascendenza, dove solo la "fede" può accettare e comprendere un evento miracoloso. Per questo motivo affermiamo che non può esistere opposizione tra fede e scienza: operano su due piani diversi, anche se spesso l'una integra l'altra.

"Non sono necessari ponti tra scienza e fede, scrive il fisico e filosofo Fiedrich Dessauer, perchè non ci sono abissi nè fratture fra esse. E il prof. Joseph Meurers, astrofisico di fama mondiale, afferma: "Non è vero, è volutamente falso, è una menzogna dire che la scienza e in particolare le scienze naturali sono contrarie alla fede". Max Plank, morto nel 1947, uno dei più grandi geni, definito "il padre della fisica moderna", scrive: "Religione e scienza abbisognano entrambe nella loro attività, della fede di Dio. Egli sta, per l'una all'inizio, per l'altra al termine di ogni pensiero. Per l'una è il fondamento, per l'altra la corona dell'edificio di ogni nostra con­cezione del mondo".
Leggi fisiche e naturali
Per quanto grandi e meravigliose possano essere le leggi naturali, esse riguardano operazioni strettamente legate alla materia. Per agire devono sempre essere applicate ad essa, perchè ogni effetto è proporzionato alla causa che lo produce, mai, superiore ad essa. Queste leggi operano sempre in maniera uniforme e costante, senza possibi­lità di variazioni o eccezioni. Ora se un fenomeno supera la causa materiale o non segue l'immutabilità delle leggi che lo regolano, vuol dire che l'evento è dovuto a un potere superiore, a una forza che la materia e la natura non possiedono.
Una parola non potrà mai ridare la vita a un morto, rifare un membro che era stato amputato, cambiare la sostanza dell'acqua in vino, moltiplicare dei pani, sedare una tempesta. Uno spruzzo d'acqua non potrà mai sanare d'improvviso delle piaghe cancerose o ridare perfetta integrità a corpi deformati dalla lebbra.
Tutti gli scienziati concordano che le leggi fisiche, chimiche, biologiche, matematiche... seguono una linea costante, una esattezza e stabilità che non ammettono deroghe, salvo un intervento straor­dinario, superiore. Il principio: "In natura nulla si crea, nulla si distrugge", ha una portata universale, ma non tale da escludere la possibilità di un intervento estraneo di una forza superiore che crea l'eccezione.
...
Tutta la fede in Cristo e la credibilità nel suo messaggio salvifico poggiano sui miracoli operati da Gesù per dimostrare che egli era veramente l'inviato di Dio. I suoi miracoli sono le "credenziali" con cui egli si presenta a noi come figlio di Dio e salvatore di tutti gli uomini.
Ai due discepoli, mandati da Giovanni Battista per chiedergli se era Lui veramente quello che deve venire", rispose: "Andate a raccontargli quel che udite e vedete: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono risanati, i sordi odono, i morti risorgo­no..." (Mt 11,4s). E ai Giudei che gli chiedevano se egli fosse realmente il Cristo, rispose: "Le opere che io faccio, le opere che il Padre mi ha dato da compiere, testimoniano a mio favore" (Gv 5,36).
Gesù che aveva rifiutato di gettarsi giù dal pinnacolo del tempio, perchè la sicura incolumità avrebbe avvallato l'erronea attesa del popolo, di un messia liberatore sul piano politico, non esitò a operare i più strepitosi miracoli per accreditare la sua origine divina, il suo dominio sulla natura e il suo potere salvifico e liberatore.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Evoƚousion/raxon e creasion/fede no ƚe se dà contro

Messaggioda Sixara » ven mar 13, 2015 5:43 pm

Berto ha scritto:Gesù che aveva rifiutato di gettarsi giù dal pinnacolo del tempio, perchè la sicura incolumità avrebbe avvallato l'erronea attesa del popolo, di un messia liberatore sul piano politico, non esitò a operare i più strepitosi miracoli per accreditare la sua origine divina, il suo dominio sulla natura e il suo potere salvifico e liberatore.

:D còsa ke no i s inventaria sti cristiani...

però i miracoli i ghè, anca màsa se i ghè... intendo cofà miraculum na roba, on evento, na persona da miràr... el maravejoxo... :D
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Re: Evoƚousion/raxon e creasion/fede no ƚe se dà contro

Messaggioda Berto » sab mag 23, 2015 6:20 pm

Quando il creazionismo diventò “intelligente”

http://pikaia.eu/quando-il-creazionismo ... telligente

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Re: Evoƚousion/raxon e creasion/fede no ƚe se dà contro

Messaggioda Berto » gio dic 17, 2015 11:01 pm

La fede cattolica: non nell’assurdo, ma nell’oggettivo e nel verificabile

Secondo Sentiero

http://www.itresentieri.it/index.php/ci ... abile.html

Vittorio Messori, nel suo libro dedicato alla Resurrezione, racconta che in occasione della Pasqua del 1976, il quotidiano francese Le Monde pubblicò un’intervista a diversi esponenti della chiesa francese. Veniva posta questa domanda: “Che ne sarebbe della vostra fede se il piccone dell’archeologo, in qualche luogo dell’antica Palestina, dissotterrasse le ossa di Gesù di Nazareth?” Molti semplici fedeli dettero una risposta del tutto logica, fra cui uno sconosciuto parroco di periferia: “Sarebbe la prova che la mia fede non era che un’illusione.” Invece molti preti intellettuali risposero in maniera diversa. Uno di loro, sacerdote e psicanalista, disse: “La scoperta dello scheletro di Gesù rafforzerebbe la mia credenza, perché distruggerebbe il mito della rianimazione di un cadavere. La presenza delle ossa del Nazareno mi rafforzerebbe nella fede, che per essere tale, deve essere del tutto indimostrabile.” Un teologo protestante poi aggiunse: “Questo non m’impedirebbe di credere nella Resurrezione. Anzi, un simile ritrovamento sbloccherebbe la fede, obbligandola a non fidarsi più del visibile.”

La definizione cattolica di Fede

Abbiamo voluto iniziare con queste parole per far capire quanto ai nostri tempi ci si è allontanati dal vero e cattolico concetto di fede. Si pensa, insomma, che questa (la fede) possa prescindere totalmente dal dato oggettivo, razionale e sensibile, per divenire pura accettazione di uno straordinario che può benissimo inserirsi nella sfera dell’assurdo.

Invece, la definizione cattolica di fede è ben precisa ed è questa: la fede è assenso dell’intelletto alle verità rivelate. Certamente in questa definizione si sottolinea il protagonismo della volontà (si parla infatti di “assenso”), ma nello stesso tempo si precisa che in questo assenso deve essere anche coinvolto l’intelletto. Teniamo infatti presente che laddove nella teologia cattolica l’intelletto non può dimostrare, esso è comunque chiamato ad indagare gli elementi di credibilità che sono alla base di determinate verità rivelate.

La definizione cattolica di miracolo

Ma non solo la definizione di Fede, anche quella di miracolo ci pone in questa prospettiva. Oggi spesso sentiamo frasi del tipo: è la fede che fa i miracoli.Certamente, se si pensa ai miracoli ottenuti attraverso la fede, ciò è vero; ma questa frase viene detta solitamente per affermare tutt’altro, e cioè che non devono essere i miracoli a fondare la fede ma viceversa. Ciò non solo è sbagliato ma è anche anticattolico. Come conseguenza di una simile affermazione vi è un voler giustificare tanta pigrizia spirituale, del tipo: beato chi ha la fede, io non ce l’ho e quindi non ci posso fare nulla! Ebbene, il Concilio Vaticano I dà una precisa definizione di miracolo che dice: “I miracoli sono segni certissimi della divina Rivelazione adatti all’intelligenza di tutti.”(sess.III, c.3, DB, 1790). Dunque, dinanzi ai miracoli non c’è giustificazione che tenga, perché essi si “adattano all’intelligenza di tutti.” Ed ecco perché il Vangelo di Marco, al capitolo 11, ci racconta:“Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: ‘Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stai compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene, io vi dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra.”

L’episodio mal interpretato dell’apostolo Tommaso

Qualcuno, però, potrebbe fare questa obiezione: i miracoli non sono necessari, perché Gesù loda chi non ha bisogno di essi. Infatti, c’è l’episodio che toccò all’apostolo Tommaso che racconta: ‘Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse:‘Pace a voi!’. Poi disse a Tommaso: ‘Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, emettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente!’ Rispose Tommaso: ‘Mio Signore e mio Dio!. Gesù gli disse: ‘Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!’ (Giovanni 20). Questo episodio viene solitamente utilizzato per affermare che la vera fede è quella che prescinde totalmente dai segni, cioè dal vedere e constatare. E invece le cose non stanno così: Andrea Tornielli, nel suo Inchiesta sulla Resurrezione (Milano 2005), ci dice che questa traduzione non è fondata. Egli riprende l’illustre biblista Ignace de la Potterie, il quale afferma che nell’originale greco il verbo è all’aoristo(pisteusantes) e che anche nella versione latina era messo al passato (crediderunt). Per cui la frase non è: “Beati coloro che senza aver visto,crederanno”, ma deve essere così tradotta: “Beati coloro che senza aver visto(senza aver visto me direttamente), hanno creduto.”

Dunque, Gesù riprovera Tommaso non perché vuol vedere, ma perché non si è fidato di coloro che già avevano visto. Gesù non rimprovera il “verificare”, che è insito nel credere, ma l’incapacità di Tommaso di affidarsi ai suoi amici i quali tutti ormai affermavano che il Signore era risorto; e lo affermavano non perché si basavano su una fede nell’astratto, ma perché avevano visto. Insomma, è quello che Gesù oggi ci dice: devi credere nella mia resurrezione non perché essa è assurda e inverificabile, bensì perché essa è stata oggettiva e verificata da molti…e a questi molti ti devi affidare.
Altro che fede che debba fare a meno del vedere e del toccare!
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