Evoƚousion/raxon e creasion/fede no ƚe se contradixe/ o dà contro!La vera fede ła xe de bon senso, dal tuto raxonevołe e łè armonega co ła siensa; xe ła falba fede ke lè ensensà, sensa raxon e contrara a ła siensa e ke ła se pol dir "sorastasion" (superstizione) e miracołestega.
La vera fede, raxonevołe e sensà, ła xe cosiente del gran mistero divin e de ła maraveja de łe łej ogneversałi ke anema ła creasion; par la vera fede el miracoło lè ła creasione e łe łej divine ke ła promove e tien en vida; par ła vera e bona fede Dio nol fa "ati diti miracołi" ke łi vaga contro łe so łej ogniversałi par na preghiera de racomandasion o de priviłejo de coalkedon.
La vera preghiera lè coeła ke dixe "sipia fata ła to volóntà" e ke mete l'omo ente la despoxision de cognosar o entouir sta volóntà divina.
I veri miracołi łi xe respetoxi de łe lej ogniversałi e Dio nol pol contradirse viołandołe: l'ognipotensa divina no lè na farsa on capriço e Dio no lè on buratin ke prima el copa e dapò el resusita.
Non pol esarghe on morto ke resusità, pol esarghe lomè ke on ke par morto e kel torna a vivar.
Ki ke se racomanda a Dio de ndar contro a łe so lej par farghe on "piaser -miracoło" nol podarà mai ver sodisfasion ... ma ki ke prega Dio "co sipia fato el to voler" lora podaria capitar el vero miracoło divin ke lè conforme a łe lej de l'ogneverso o voler divin.
Anca i miracołi e łe cexe łi xe de orexene pagana.http://it.wikipedia.org/wiki/Miracolo Si definisce miracolo (dal latino «miraculum», cosa meravigliosa), in teologia, un evento straordinario, al di sopra delle leggi naturali, che si considera operato da Dio direttamente o tramite una sua creatura. Nel linguaggio comune, per estensione, il termine miracolo indica anche un fatto eccezionale, che desta meraviglia. Colui che si ritiene abbia compiuto dei miracoli di natura medica è detto taumaturgo.
Il miracolo nelle religioni
Nell'ebraismo, così come nell'Islam, i miracoli sono considerati segni dell'onnipotenza di Dio.
Nella Bibbia svariati eventi vengono presentati come miracolosi. Si deve tuttavia fare una differenza tra l'interpretazione ebraica, ovviamente limitata all'Antico Testamento, e l'interpretazione cristiana, che abbraccia soprattutto il Nuovo Testamento, del quale l'Antico è letto come prefigurazione.
I miracoli nell'Induismo
I testi sacri propri dell'Induismo contengono vari esempi di miracoli, tra cui la comparsa di un ponte sull'oceano per lasciare che gli eserciti di Rama lo attraversino, il salvataggio divino di Prahlada alla cui vita si era attentato con molti mezzi (fuoco, calpestamento ad opera di elefanti, ecc), la scomparsa del corpo fisico di Mirabai e Andal mentre entrano nel santuario di un tempio, Krishna che risuscita dai morti Parikshit. In epoca recente si sarebbero verificati miracoli da parte del dio Ganesha; tra i più rilevanti quello del 21 settembre 1995, quando in diverse parti del mondo - dall'Asia alle comunità induiste europee ed americane - le statue della divinità avrebbero bevuto del latte[3].
I miracoli nel Cristianesimo
Nel Nuovo Testamento i principali miracoli sono opera di Gesù, e sono accompagnati da un valore simbolico; spesso capita che lo stesso Gesù si rifiuti di fare miracoli per fare proseliti. Da ricordare, come momento topico, la tentazione di Satana che nel deserto propone a Gesù di cambiare i sassi in pane; Gesù rifiuta, con questo e altri segni, di far diventare i miracoli segni per convincere i testimoni. Da ricordare, dopo la moltiplicazione dei pani, come Gesù si nasconda per fuggire alla gente che voleva farlo re. Gesù evita che i miracoli da lui operati possano venir equivocati dalla folla. Numerose sono le volte che Gesù chiede ai miracolati di rimanere in silenzio e di non dirlo, è sempre fatto divieto a chi riceve un miracolo di seguirlo. Nell'ottica complessiva del messaggio evangelico, l'unico segno attorno a cui ci si deve convertire è quello duro e crudo della croce. Il Nuovo Testamento riferisce anche di miracoli operati dagli Apostoli, attribuendoli esplicitamente al potere concesso loro da Gesù, perché potessero testimoniare la loro fede e annunciare il regno di Dio. Essi vengono presentati dagli evangelisti come opere di Gesù, il Cristo, termine greco che traduce l'ebraico Messia, e sono considerati come parte della proclamazione del regno divino, a solo scopo di sollecitare il pentimento e la conversione a Dio. Nel Nuovo Testamento è presente anche la figura di Simone Mago che compie prodigi considerati veri miracoli dai testimoni.
http://it.wikipedia.org/wiki/Miracoli_di_Ges%C3%B9La religione cristiana chiama miracoli di Gesù alcuni eventi narrati nei vangeli canonici, nei vangeli apocrifi e in altri libri del Nuovo Testamento, ritenuti prodigiosi ed attribuiti a Gesù.
Per la dottrina cattolica, e in generale per la fede cristiana, soltanto i miracoli attestati nei Vangeli canonici (diversamente dagli apocrifi) sono da considerarsi come fatti storici, con significato trascendente. Anche altre confessioni[3] esprimono di credere ai miracoli, e così anche la religione musulmana, che considera Gesù un profeta dell'Islam[4]. Secondo singoli esegeti biblici, sia cristiani sia non credenti, i miracoli di Gesù sono dei racconti allegorici.
http://www.treccani.it/vocabolario/miracolomiràcolo s. m. [dal lat. miracŭlum «cosa meravigliosa», der. di mirari «ammirare, meravigliarsi»]. –
1.
a. In genere, qualsiasi fatto che susciti meraviglia, sorpresa, stupore, in quanto superi i limiti delle normali prevedibilità dell’accadere o vada oltre le possibilità dell’azione umana. In partic., per la teologia cattolica, fatto sensibile straordinario, fuori e al di sopra del consueto ordine della natura, operato da Dio direttamente o per l’intermediazione di una creatura: il m. della resurrezione di un morto; i m. di Gesù Cristo; il m. della moltiplicazione dei pani e dei pesci. I m. della Madonna, di un santo, compiuti da Dio per la loro intercessione o valendosi di loro come strumento (quando siano compiuti dai santi in vita), in quanto per definizione teologica i miracoli possono essere attribuiti soltanto a Dio; il m. delle noci, raccontato da fra Galdino nei Promessi Sposi; il santo dei m., per antonomasia, sant’Antonio da Padova; fare, operare miracoli. Gridare al m., annunciare pubblicamente che è avvenuto un miracolo, gridare che si è in presenza di un fatto miracoloso; per estens., sollevare rumore per cosa che appaia straordinaria, fare grandi manifestazioni di meraviglia. Sapere, raccontare vita, morte e miracoli di qualcuno, propr. di un santo, ma per lo più fig., conoscere o narrare per filo e per segno tutte le vicende, i casi, le azioni di una qualsiasi persona.
b. Per iperbole, riferito all’uomo o alle cose umane, fatto straordinario e superiore alle possibilità comuni, azione che ha effetti insperati, intervento che ha la capacità di modificare radicalmente una situazione e sim.; per lo più al plur.: abbiate pietà di questo odio e di questo amore, fate che per un m. unico io possa amare me stesso come amo una cosa pure a me inferiore (Penna); tu pretendi miracoli da me; cercherò di rimediare, ma non aspettarti dei m.; soprattutto nella frase far miracoli, fare assai più di quanto un uomo possa fare normalmente: considerata la scarsità dei mezzi di cui disponevamo, abbiamo fatto m.; è uno scolaro volenteroso che in pochi mesi ha fatto m., ha fatto progressi notevolissimi nello studio; il medico ha fatto m., ma non è riuscito a salvarlo; e di cose, con sign. simile: è una cura, una medicina, un prodotto che fa m., che ha effetti prodigiosi; la chirurgia moderna riesce a far miracoli.
2. Evento che sembra miracoloso, che ha dell’incredibile; con questo sign. è sempre usato in funzione di predicato, a proposito di fatti che superano ogni speranza o aspettativa, così da far quasi credere che siano dovuti all’intervento di forze soprannaturali, oppure di fatti tanto insoliti ed eccezionali, che non possono non stupire grandemente: fu un m. che mi trovassi io lì presente; è stato un m. che non ti sia rotta una gamba; sarà un m. se riuscirà a cavarsela; mi pare ancora un m. che sia rimasto vivo, e con uso iperb.: sarebbe un m. se arrivasse puntuale. Per la corte dei miracoli nella Parigi medievale, v. corte, n. 1 c. Frequente nella locuz. avv. per miracolo, in modo che sembra quasi incredibile: si salvò per m.; fu promosso per m.; si regge in piedi per miracolo. Spesso in forma ellittica, in frasi esclam. e per lo più di tono iron. (con intenzionale esagerazione della meraviglia): gran m., che tu non abbi fatto quello che non hai potuto (Leopardi); m. che non ti abbia trattato male!; m. che si sia ricordato di noi! Assol., ha voluto offrirci da bere: miracolo! (o che miracolo!; quale miracolo!); anche, per antifrasi, quando si finge, per ironia, di ritenere eccezionale un fatto che è invece consueto: hai preso un brutto voto a scuola: miracolo!
3.
a. Con senso più vicino a quello originario latino (non senza influenza, spesso, più o meno diretta del sign. religioso), cosa meravigliosa, fuori del comune: par che sia una cosa venuta Da cielo in terra a miracol mostrare (Dante, con riferimento a Beatrice); i m. della scienza, della tecnica, le loro straordinarie invenzioni, i loro prodigiosi ritrovati, e in genere il meraviglioso progresso rivelato dai loro prodotti; i m. dell’arte, i grandi capolavori, soprattutto delle arti figurative (e Prato dei m. è comunem. detto lo spiazzo erboso di Pisa da cui si elevano i capolavori architettonici del Duomo col campanile, del Battistero e del Camposanto vecchio); un m. di natura, spettacolo, aspetto, fenomeno naturale che colpisca per i caratteri o le qualità eccezionali.
b. M. economico, espressione con cui è indicato il rapido sviluppo che ha avuto l’economia italiana, e il benessere sociale che ne è conseguito, negli anni ’50 e ’60 del Novecento.
c. Persona che, per le sue doti straordinarie o per l’alto grado in cui possiede determinate qualità, si allontana molto dalla norma, così da destare ammirazione e meraviglia: L’alto e novo miracol ch’a’ dì nostri Apparve al mondo (Petrarca, di Laura); è un m. di bellezza, di memoria, d’ingegno, di bontà, di pazienza (ma anche un m. di bruttezza, di stupidità, di sfacciataggine); fu un bambino così precoce che ai suoi tempi era considerato un miracolo (cfr., con sign. analoghi, prodigio, portento, fenomeno). Anche riferito a cose: un congegno così perfetto, che è un m. di precisione; o alle qualità stesse: ha una memoria, una capacità d’apprendere che è un vero miracolo.
4. Con usi affini a meraviglia, in alcuni dei suoi sign.:
a. Dire, raccontare, scrivere miracoli di qualcuno, narrare sul conto suo fatti strabilianti, o esaltarne con molta esagerazione le imprese, le virtù, i pregi; analogam., di cose, vantarne i prodigiosi effetti.
b. non com. Al plur. (per lo più in unione col verbo fare), espressioni di gran meraviglia per fatti da poco, manifestazioni esagerate o insistenti di vario genere (di dolore, di stupore scandalizzato, di protesta, di stizza, di sdegno, di disgusto, ecc.): quanti m. per un aeroplano che passa, come se tu non ne avessi mai visti!; sapevi che le cose andavano male, non capisco perché ora fai tanti m.; per un piccolo taglietto al dito fai tanti m.!; quanti m. per un capello nella minestra!
5. Nel medioevo, nome generico della sacra rappresentazione, per lo sviluppo che in essa aveva la parte dedicata ai miracoli.
Miracolo!!! Il volto di Gesù appare sull'Ostia durante la Santa Messa https://www.youtube.com/watch?v=rNp48amAhvE La bastiema dei miracołi ke łi canvia Dio ente on buratin e ente on monarca capriçoxo kel ghe va drio a łe racomandasion e kel regała priviłej:http://www.preghiereagesuemaria.it/libr ... racoli.htm ESISTONO I MIRACOLI? Antonio M. Alessi - EDITRICE «I FRATELLI DIMENTICATI»
CHI CREDE ANCORA?
In un'epoca di scetticismo diffuso in cui i grandi valori e le stesse verità religiose sono trascurate e spesso osteggiate, sono molti anche tra i cristiani che non credono ai miracoli, molti addirittura affermano che non sono mai esistiti.
La stessa autorità religiosa mantiene un severo e bene giustificato riserbo contro la divulgazione di fatti straordinari che non presentano garanzie di autenticità.
Se ne occupa ogni tanto la grande stampa sensazionale presentando episodi o persone che fanno notizia, smuovendo le grandi masse.
E’ doveroso constatare come oggi la scienza ha svelato fenomeni, prima avvolti nel mistero, mentre la tecnica e il progresso hanno risolto situazioni e problemi che fino a qualche decennio fa erano dovuti al caso o a fiduciosa preghiera mentre oggi possono prevenire o evitare tanti guai di forze scatenate dalla natura: fulmini, cicloni, terremoti, maremoti...
Si dice: la scienza può spiegare tutto, molti fatti ritenuti "miracolosi" sono frutto di suggestione, autosuggestione, oppure provengono dalle nostre ancora limitate cognizioni scientifiche.
E' possibile accettare questa teoria?
Assolutamente no, perchè contraria alla fede, all'esperienza, alla ragione e alle più convincenti dimostrazioni di scienziati, credenti e no, che hanno vagliato con obiettività questi fenomeni, spiegabili soltanto con un intervento superiore.
Ma vediamo anzitutto cosa si intende per "miracolo". Dal latino "miraculum".
Cosa meravigliosa, fuori dell'ordinario, prodigio, esso viene definito "un fatto sensibile che si realizza al di fuori o addirittura contro le forze e le leggi della natura".
Perché i miracoli?
Per il credente è fuori di ogni dubbio che Dio, autore di tutto il creato e delle leggi che lo regolano, può manifestare, quando e come vuole, la sua potenza, operando al di fuori di essa, cioè in maniera trascendentale. Perfettamente libero nel suo agire, ha stabilito sia le leggi, sia le eccezioni che le modificano. E ciò per manifestare la sua particolare benevolenza verso qualche creatura, per affermare il suo dominio su tutto il creato o per dimostrare, con un evento miracoloso, una Verità rivelata ???.Rimane quindi sempre una manifestazione della sapienza e bontà del Creatore. Negare la possibilità del miracolo vorrebbe dire negare non solo l'onnipotenza di Dio, ma la sua stessa esistenza.
Lo scienziato agisce nel campo dell'esperienza; è compito suo accertare se un fatto è o no secondo le leggi della natura, senza entrare nel campo della trascendenza, dove solo la "fede" può accettare e comprendere un evento miracoloso. Per questo motivo affermiamo che non può esistere opposizione tra fede e scienza: operano su due piani diversi, anche se spesso l'una integra l'altra.
"Non sono necessari ponti tra scienza e fede, scrive il fisico e filosofo Fiedrich Dessauer, perchè non ci sono abissi nè fratture fra esse. E il prof. Joseph Meurers, astrofisico di fama mondiale, afferma: "Non è vero, è volutamente falso, è una menzogna dire che la scienza e in particolare le scienze naturali sono contrarie alla fede". Max Plank, morto nel 1947, uno dei più grandi geni, definito "il padre della fisica moderna", scrive: "Religione e scienza abbisognano entrambe nella loro attività, della fede di Dio. Egli sta, per l'una all'inizio, per l'altra al termine di ogni pensiero. Per l'una è il fondamento, per l'altra la corona dell'edificio di ogni nostra concezione del mondo".
Leggi fisiche e naturali
Per quanto grandi e meravigliose possano essere le leggi naturali, esse riguardano operazioni strettamente legate alla materia. Per agire devono sempre essere applicate ad essa, perchè ogni effetto è proporzionato alla causa che lo produce, mai, superiore ad essa. Queste leggi operano sempre in maniera uniforme e costante, senza possibilità di variazioni o eccezioni. Ora se un fenomeno supera la causa materiale o non segue l'immutabilità delle leggi che lo regolano, vuol dire che l'evento è dovuto a un potere superiore, a una forza che la materia e la natura non possiedono.
Una parola non potrà mai ridare la vita a un morto, rifare un membro che era stato amputato, cambiare la sostanza dell'acqua in vino, moltiplicare dei pani, sedare una tempesta. Uno spruzzo d'acqua non potrà mai sanare d'improvviso delle piaghe cancerose o ridare perfetta integrità a corpi deformati dalla lebbra.
Tutti gli scienziati concordano che le leggi fisiche, chimiche, biologiche, matematiche... seguono una linea costante, una esattezza e stabilità che non ammettono deroghe, salvo un intervento straordinario, superiore. Il principio: "In natura nulla si crea, nulla si distrugge", ha una portata universale, ma non tale da escludere la possibilità di un intervento estraneo di una forza superiore che crea l'eccezione.
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Tutta la fede in Cristo e la credibilità nel suo messaggio salvifico poggiano sui miracoli operati da Gesù per dimostrare che egli era veramente l'inviato di Dio. I suoi miracoli sono le "credenziali" con cui egli si presenta a noi come figlio di Dio e salvatore di tutti gli uomini.
Ai due discepoli, mandati da Giovanni Battista per chiedergli se era Lui veramente quello che deve venire", rispose: "Andate a raccontargli quel che udite e vedete: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono risanati, i sordi odono, i morti risorgono..." (Mt 11,4s). E ai Giudei che gli chiedevano se egli fosse realmente il Cristo, rispose: "Le opere che io faccio, le opere che il Padre mi ha dato da compiere, testimoniano a mio favore" (Gv 5,36).
Gesù che aveva rifiutato di gettarsi giù dal pinnacolo del tempio, perchè la sicura incolumità avrebbe avvallato l'erronea attesa del popolo, di un messia liberatore sul piano politico, non esitò a operare i più strepitosi miracoli per accreditare la sua origine divina, il suo dominio sulla natura e il suo potere salvifico e liberatore.